lunedì 11 maggio 2009

GIUSEPPE PINELLI: LA STRAGE DI STATO CONTINUA














Il presidente Napolitano ha ricordato due giorni fa, nell’occasione della giornata delle vittime del terrorismo e del primo incontro tra le vedove Pinnelli e Calabresi, l’anarchico milanese fuoruscito da una finestra al quarto piano della Questura di Milano. Singhiozzava il presidente migliorista e simultaneamente ribadiva, anche per oggi, il teorema degli “opposti estremismi” con il quale allora si voleva e pedissequamente anche oggi si vuole soffocare l’opposizione vera alla dittatura capitalista e alla fascistizzazione. A Pinnelli, sul cui demenziale “malore attivo”, che secondo il magistrato D’Ambrosio, futuro candidato PCI, ne aveva causato la spontanea estromissione dalla finestra, da questa sola istituzione è stato riconosciuto il ruolo di ingiustamente perseguitato e vessato, 40 anni troppo tardi. Nessuno ha ricordato che fu Calabresi a togliere l’inchiesta sulla strage di Piazza Fontana a un collega, che stava indagando sugli ambienti di estrema destra (poi risultati colpevoli), per indirizzarla verso i compagni della sinistra. Nessuno ha ricordato che le indagini sul volo da una finestra piena di poliziotti furono condotti e fatti archiviare dagli stessi e che non si volle mai approfondire nulla con un procedimento giudiziario. Neanche oggi. Quando forse qualcuno presente nella “stanza piena di fumo” e perciò “da ventilare”, potrebbe aver avuto qualche evoluzione di coscienza. Nessuno ha colto l’occasione del 40° per ricordare le decine di giovani ammazzati nelle piazze del terrorismo di Stato, da Giuseppe Pinnelli a Giorgiana Masi a Francesco Lorusso, laboratorio degli ammazzamenti in atto e programmati oggi a casa nostra e in giro per il mondo.
Noi di Lotta Continua – quelli che non hanno tralignato - invece ricordiamo, ricordiamo tutto. Ricordiamo di aver rovesciato il paradigma di un potere ottuso, perfido e sanguinario attraverso lo smascheramento della “Strage di Stato”, con le nostre lotte, con innovazioni davvero rivoluzionarie di contenuti e forme, di assoluta validità contemporanea, con canzoni come questa: la migliore orazione funebre per il compagno Pinnelli.

LA BALLA DEL PINNELLI
Quella sera a Milano era caldo
ma che caldo che caldo faceva
brigadiere apra un po’ la finestra
ad un tratto Pinelli cascò.

Signor questore io gliel’ho già detto
lo ripeto che sono innocente
anarchia non vuoi dire bombe
ma giustizia amor libertà.

Poche storie confessa Pinelli
il tuo amico Valpreda ha parlato
è l’autore del vile attentato
e il complice di certo sei tu.

Impossibile, grida Pineili
un compagno non può averlo fatto
e l’autore di questo delitto
tra i padroni bisogna cercar.

Stiamo attenti indiziato Pinelli
questa stanza è già piena di fumo
se insisti apriam la finestra
quattro piani son duri da far.

Quella sera a Milano era caldo
ma che caldo, che caldo faceva
brigadiere apra un po’ la finestra
ad un tratto Pinelli cascò.

L’hanno ucciso perché era un compagno
non importa se era innocente
‘Era anarchico e questo ci basta”
disse Guida il feroce questor.

C’è un bara e tremila compagni
stringevarno le nostre bandiere
noi quel giorno l’abbiamo giurato
non finisce di certo così.

Quella sera a Milano era caldo
ma che caldo, che caldo faceva
brigadiere apra un po’ la finestra
una spinta e Pinelli cascò,

E tu Guida e tu Calabresi
Se un compagno ci avete ammazzato
Per coprire una strage di stato
Questa lotta più dura sarà.

2 commenti:

francesco giordano ha detto...

Ancora una vicenda privata la fanno diventare una cosa pubblica: dopo gli incontri con le minorenni di Berlusconi comincia la questione tra la famiglia Calabresi e la famiglia Pinelli.

Della prima storia non c’è nulla di nuovo, conosciamo bene che l’immoralità della borghesia è capace di tutto, nulla di nuovo, quindi
Sull’altra questione occorre, a mio avviso, precisare alcune cose: la prima, appunto, è che si tratta di una questione privata tra le due famiglie. Se trovano il bisogno di parlarsi potevano farlo molto prima, non si capisce perché hanno aspettato tanti decenni. Potevano farlo prima ed in silenzio giacché è discutibile pensare che le loro questioni possano interessare il mondo intero.

Ma ovviamente l’intenzione di Napolitano, assopire i conflitti, per far vincere l’oppressione è il suo compito storico.
Fin dal 1956, quando applaudiva i soldati russi che sparavano sugli operai ungheresi.

Non si capisce bene cosa vuol dire Licia Pinelli quando dice pubblicamente di aver stima di Napolitano: a parte gli applausi per le fucilazioni degli operai ungheresi ci ricordiamo che ha accettato che l’Italia portasse una guerra colonialista in Iraq ed in Afganistan; che si è espresso a favore dei criminali israeliani contro il popolo palestinese, che accetta le leggi razziste italiane nei confronti dei migranti, che è il presidente di un paese che ha oltre 3 omicidi di lavoratori al giorno, è un paese antidemocratico visto che non applica minimamente la Costituzione, guarda appunto l’articolo 11, quello sul diritto al lavoro, quello sull’antifascismo ecc...
Quale stima si possa avere di un simile personaggio non è dato sapere.

Chi ha lottato negli anni ’60, ’70,’80,’90, 2000 e vuole ancora lottare per una società giusta, dove non vi sia lo sfruttamento non capisce perché dobbiamo assistere a queste sceneggiate, a queste “pacificazioni”, come se noi denunciati, picchiati, incarcerati in quegli anni ce l’avevamo con la famiglia Calabresi e non con questo Stato, con i padroni e padrini.
E che pacificazione ci può essere con questo sistema, peggiore di quello degli anni ’70?

E chi ha ucciso sparando Saltarelli, vigliaccamente di botte Franco Serantini, di miseria e freddo il piccolo Massimiliano Ferretti, ancora sparando e sparando Franceschi, Lo Russo?
Nostri compagni, nostri fratelli, sangue del nostro sangue, nervi dei nostri nervi…..


P.S.: Franco Fortini dopo i funerali di Giuseppe Pinelli scriveva:
“Intanto sopravveniva altra gente. Guardavano verso la cassa,in fondo alla trincea. Dall'altra parte del fossato ho rivisto la testa candida di Giovanni. Scivolando sulla fanghiglia, facendomi largo tra i fotografi, anch'io sono arrivato sul ciglio della fossa. Le bandiere nere si abbassavano. Un giovane con una corta barba ha detto con voce tranquilla alcune parole: "Pinelli è stato assassinato. Addio, Pino. Non dimenticheremo né te né quelli che ti hanno ucciso".


Francesco Giordano

Francesco. ha detto...

Non molto tempo fa, passando per Piazza Fontana, ricordo come una guida turistica a capo di una comitiva di giapponesi, abbia liquidato la strage con 2 parole, molto probabilmente un cenno all'evento nudo e crudo.
Già, che altro raccontare ad un turista, quando l'intero Paese Italia ha dimenticato?

Una lapide e qualche frase, non resta altro. E' davvero l'ennesimo esempio di rimozione collettiva di una memoria troppo pesante da rielaborare, per un popolino di bigotti e benpensanti (poi puttanieri, razzisti e pure fascisti nell'intimo).

Caro Grimaldi, ancora una volta, con quali parole ci si può relazionare all'uomo della strada? Al redivivo-paninaro 'gnorante come una scarpa, all'adolescente vuoto come comanda Mediaset, alla casalinga che "guardi a me queste cose non interessano", come fare breccia in questa paresi della ragione e del sentire? La propaganda di regime non è sufficiente a spiegare questo atteggiamento. Le alternative esistono, dalla rete alla carta, al semplice esercizio della logica. Forse avremmo bisogno di psichiatri piuttosto che di giornalisti.