lunedì 9 novembre 2009

MURI













Muro tra Usa e Messico, muro di Baghdad, muro in Palestina, muro di Padova

Da giorni ormai ci scassano la minchia, come bene dicono in Sicilia, con le celebrazioni del ventennale della caduta del “Muro di Berlino”. Stamane alla radio, nella trasmissione sportiva, ho sentito pure i subumani della cronaca calcistica (fatta eccezione per il grande Oliviero Beha) delirare sulla caduta del muro e sulle magnifiche sorti e progressive che quella demolizione avrebbe realizzato a est del muro. Il muro fu abbattuto da una folla di ubriachi di illusioni, ingenuità e astuti inganni. Lungi da chiunque l’idea che questa valutazione significhi l’identificazione con quei detriti del “socialismo reale” che furono i Brezhnev, i Cernienko e, peggio, i Gorbaciov. Semmai comporta un meritato rispetto e riconoscimento per la DDR che, nel mondo di quel “socialismo” della nefasta coesistenza e spartizione di genti con il capitalismo imperialista, faceva un po’ parte a sé. A Togliatti o Berlinguer, questi prelati dell’inquisizione e del compatibilità controrivoluzionaria, i dirigenti della DDR stavano come canguri a conigli. A Lenin e Gramsci avrebbero fatto meno ribrezzo di quei padri del bipartisan a perdere. Lo sanno bene gli abitanti della Germania Est che confrontano oggi la loro situazione sociale derelitta, appena superiore a quella degli altri socialismi esteuropei sbaraccati e desertificati dalle voraci mafie messe su dalle “democrazie” occidentali, con la pensione a cinquant’anni, la scuola e la sanità gratuite, la piena occupazione, la casa, casetta se volete, garantita e, last but not least, il Berliner Ensemble, Bertold Brecht o Christa Wolff. Guardatevi “Goodbye Lenin“.

Feci con mio figlio Oliviero un viaggio nella DDR e verso il muro che stava pencolando. Cosa che tutti vi tacciono, compresi i subumani degli spurghi calcistici, è il fatto che dalla Germania Est già da anni si poteva transitare verso ovest, a visitare parenti, amici, ricordi. E viceversa. E’ vero che lungo le autostrade da Dresda – polverizzata piena di umanità e vuota di soldati da quel bel campione della democrazia e dei diritti umani che era Churchill, una specie di orco cannibale – a Berlino ogni qualche chilometro ci toccava nettare il parabrezza dalla fuliggine di un apparato industriale che ogni vantaggio assicurava al paese fuorchè la tutela dell’ambiente e dei polmoni. D’altra parte continuavamo a incrociare la divertente “Trabant” che era di fibra sintetica (geniale), sparava fetori dalla marmitta, ma durava l’intera vita del possessore. Qui o la cambi ogni due anni, l’auto, o ti sputano appresso. Questione di accumulazione o di qua o di là. A Berlino Ovest, nel Kurfuerstendamm, andammo a cercare il numero 173 dove aveva vissuto mio nonno, fatto fuori dalla fame nel 1943. C’era stata la ricostruzione democristiana: una forca caudina di negozi di lusso, grandi magazzini, chincaglierie per gonzi. La volgarità fatta Berlino. Ci rifugiammo tra gli eterni tigli di Unter den Linden, a est, dopo la Porta di Brandenburgo, e venimmo vezzeggiati da un quartiere neoclassico tenuto come un roseto a Kew Gardens. Non solo, in vicoli, che lì si chiamano Gassen, in piazzette e recessi attorno al Potsdamer Platz, oggi stuprati in nome della Volkswagen e di altre multinazionali e banche dai macigni terroristici dell’architetto regimista Renzo Piano, venimmo accolti da caldi localini all’antica, dove si chiacchierava, poetava, spettacolava, beveva in letizia e armonia. E poi anche tutto il resto era come quando ero ragazzo, non aveva subito lo sderenamento da frenesia innovativa, perlopiù indotta da scaltri imbonitori della speculazione. Belli ed eterni i sanpietrini di tutte le strade su cui sobbalzavamo
senza dover temere ulteriori rapine dalle nostre tasche di contribuenti per riasfaltare, mettiamo, la Salerno-Reggio Calabria. Sentimentalismo? Chissà.

Quel muro fu eretto nel 1961 da Kruschev e dai dirigenti della DDR per porre un freno all’infiltrazione continua e massiccia di spie, provocatori, destabilizzatori, disinformatori, da parte dei servizi occidentali, principalmente Usa e di Bonn. Serviva anche a non permettere che cittadini dell’Est andassero a far soldi arruolandosi in quell’armata di prezzolati della reazione controrivoluzionaria e a impedire che, abbagliati dalle sirene del consumismo, dei farlocchi andassero a farsi gabbare dal tritacarne capitalista. Brutto muro, a volte delittuosamente insanguinato, comunque meno dei genocidi economici e militari che l’imperialismo andava perpetrando nel Sud del mondo, in fuga dal colonialismo. Muro da porsi almeno all’80 per cento sul groppone dei revanscisti occidentali. Muro infinitamente meno brutto dei democratici muri di oggi, tutti eretti dallo schieramento della “democrazia” e dei “diritti umani”. Vedi le foto. E un fiore di bellezza rispetto ai muri che i licantropi occidentali e i loro ascarucci (tipo sindaco di Padova) vanno costruendo intorno a popoli da incarcerare ed estinguere. Ma anche di muri, ai quali fanno mettere la calce a noi stessi, attorno alle nostre menti e al nostro cuore a forza di terrorismo della paura, della menzogna, delle guerre, degli attentati, del razzismo, dell’individualismo, del libero mercato. Potessimo avere un muro da fargli crollare addosso e seppellirli per sempre!

14 commenti:

davide ha detto...

questa volta hai superato te stesso.Non basta dirti bravo o altro.
Sono le parole che io penso,e spesso devo pure nascondere a compagni beoti e ascari dell'occidentalismo americano,quello più farabitto:dei diritti civili richiesti per altri,quando se guardassero la loro storia di genocidi e stermini,magari imparerebbero molto di più

Si che un muro crolli sulle teste di democretini,sionisti,bloggers rebeldi al soldo dell'imperialismo
Provo uno schifo e una profondissima tristezza per come van le cose-gente che blatera di 4 internazionali e poi sui loro giornali sostengono le masse delle rivoluzioni verdi-per fortuna ci sei te, a scrivere cose intelligenti.Cose preziose per un "giovane " comunista in perenne resistenza e costruzione

fred ha detto...

Carlos Reyes ritira la sua candidatura al la presidenza dell' Honduras e spiega il motivo:

http://www.telesurtv.net/noticias/secciones/nota/61300-NN/carlos-reyes-retira-su-candidatura-a-la-presidencia-de-honduras/

fred

L'arte, l'artista. ha detto...

Dobbiamo imparare dalla storia...

E' vero, oggi come allora ci sono nuovi muri, quelli della paura, della fame e della miseria, dello squilibrio nella distribuzione delle ricchezze...
Ci sono muri ideologici che ci impediscono di guardare oltre e di far arrivare la voce...

C'era oppressione del muro nella DDR, c'è l'oppressione e la sfiducia nel futuro in tutta la società di oggi...

Anonimo ha detto...

Caro Fulvio,

sabato 31ottobre ho visto un servizio sul muro fatto da Alberto Angela.E devo dire abbastanza misurato, al punto che hanno intervistato berlinesi che hanno asserito "si stava meglio prima" e hanno affermato che quelli dell'ovest li continuano a trattare come pezzenti, come tedeschi di serieB. Perlomeno non era uno di quei servizi beceri con i quali ci stanno inondano in questi giorni.

A proposito della rivalutata Trabant, hai visto il film "Go, Traby, Go"? Cercalo in internet perchè è delizioso e rivaluta la vecchia Trabant. Su eMule lo trovi sicuramente.4 anni fa a Budapest ne ho viste circolare parecchie, alcune autentici gioiellini.

Nello stesso anno è venuto a Trieste, al seguitodel mercatino europeo che qui si fa ogni anno, un tedesco dell'Est che gira il mondo con una Trabant modello pick up.Ha un sito internet che ti manderò al più presto, perchè credo ti possa interessare.

Anni fa, prima che il giornale Linus diventasse un'ignobile ciofeca chiamando come opinionista Cofferati et similia, avevano fatto un articolo dal titolo "Oestalgia" sulla riabilitazione dei prodotti dell'Est. Avevano scoperto che la copia DDR della Nutella, per esempio, era migliore dell'originale, con più nocciole e cacao. Che gli elettrodomestici prodotti nel paese duravano di più. E via di questo passo.

Io ricordo ancora gli articoli dell'Unità di 20 anni or sono. Non mi ricordo il nome del giornalista (può essere Massimo Cavallini? Boh) ma mi ricordo l'orrore che ho provato nel leggere la descrizione delle "masse dell'Est" che guardavano con "occhi famelici" (ti giuro che ha usato questo aggettivo,perchè mi è rimasto timbrato nella mente per tutti questi anni) i negozi che vendevano videoregistratori che loro non avrebbero potuto comprare con il loro stipendio!

All'epoca ricordo che i videoregistratori erano carissimi anche per noi, tra l'altro, e non se ne sentiva la necessità del possesso.

Questo, e tu lo sai meglio di me, è un chiaro esempio di manipolazione dell'informazione.

Grazie e buon lavoro

Alma

bambilu ha detto...

maldestra taliana...
coi coperchi...senza pile... capitale della balle...
sgominato...
sotto il MURO spiaccicato!!!!!!

amaryllide ha detto...

al soldo dell'imperialismo? Magari, Davide, magari. Questi sono così fessi che fanno i loro lavoretti da lupanare completamente gratis.

Carmelo Pugliatti ha detto...

Coraggio,c'è ancora la Corea del Nord.
Perchè non emigrate in quell'angolo di paradiso in terra?

davide ha detto...

il sospetto tragico che lavorino gratis,premiati dal fatto che possan scrivere le loro scemenze,mi ha sfiorato il cervello più di una volta.Allora devo rivedere la mia tesi sul Democretinismo,accidenti!

Al simpa che ci dice di andar a vivere in corea del nord,dico:aspettiamo.Mi sa che tra poco la corea del nord verrà lei da noi.L'impero americano e sionista mica è eterno!

Anonimo ha detto...

Vi ricordate il muro di Cassino (o di Teano, abbattuto da Garibaldi e Vittorio Emanuele II)? Scherzi a parte, anche la "liberazione" del meridione (sono meridionale, calabrese per la precisione) è stata ed è tuttora osannata dalla storiografia conformista. Ma non è stata tutta gloria, a cominciare dalla rivolta contadina di Bronte repressa da Bixio, che ha fatto capire la realtà: il Meridione era stato annesso dai savoiardi, non era stato liberato, e le sue industrie erano state sacrificate a quelle del nord, le foreste della Sila disboscate dai piemontesi per farci la flotta italiana. ricordate il Brigantaggio e la sua feroce repressione? Noi meridionali non siamo stati liberati.
Riflettiamo facendo questo parallelo storico

Roberto Antonucci

Anonimo ha detto...

Sei un grande finalmente ti ho ritrovato ricordo ancora i tuoi stupendi servizi su Rai Tre insieme al mitico Nando, secondo me sei uno dei più grandi giornalisti che non ha paura di dire la verità. Vorrei sapere se è possibile cosa ne pensi di Mario Albanese di Teleambiente con la trasmissione "2 minuti". Adesso hanno cominciato a rompere con la blogger "Fulgencia Batista" con la raccolta di firme facciamo qualcosa

davide ha detto...

e chi sarebbe fulgencia battista?
Trovo deprimente che la figura del blogger sia diventata "rivoluzionaria".Chiaramente sempre nel segno delle rivoluzioni colorate.

Anonimo ha detto...

Caro...Patané,
mi sembra che lei incroci pericolosamente il piano dell'umanitá con quello dei regimi.
Finisce quasi per giustificare il muro di Berlino e i fascisti della DDR solo perché nel suo viaggio in Ostdeutschland lei ha assaporato piú umanitá di quanta ne intraveda nel "Regime Democratico" della globalizzazione, dell'imperialismo e del libero mercato.
Ma i regimi vanno confrontati tra di loro, e non con l'umanitá che loro sopravvive.
L'umanitá é insita nelle persone, e ne troverá anche al di lá dei nostri muri mentali, anche nel Capitalismo, anche nel Nuovo Ordine Mondiale che purtroppo sta per nascere dal prossimo Forum di Kobenhaven.
L'umanitá sopravvive; é vittima, violentata e calpestata, di qualsiasi regime, e il muro di Berlino e la DDR rimangono una tirannide contro l'umanitá e altre tirannidi moderne e sofisticate non renderanno piú accettabile.
Se si accetta di anteporre una ideologia alla umanitá si costruiranno ancora muri, a Berlino, in Israele, nelle nostre menti, e saremo complici della tirannide eterna dell'uomo sull'uomo, dategli il nome che piú conviene in un determinato momento: fascismo, comunismo, revolucion, golpe, NWO.
La ringrazio per le sue idee.
Patrizio Senese, Frankfurt

bambilu ha detto...

La Poestrocca di Oggi è:
1 Re sul Treno assisto!
1 Baro.Ne nella Bara... col Sor Riso!
Indovinate chi è!......

Sacrabolt ha detto...

Sul lungo muro di cemento armato di un CPT (ora CIE) l'accordo con la questura era che durante una manifestazione ci si potesse scrivere sopra con le bombolette spray. Lessi cose banali tipo "no alla guerra" "lager" "no CPT" e, sorpresa, il cognome di un assessore con un epiteto; la sua firma infatti permise la costruzione di questo mostro, nonostante la mancanza di una urbanizzazione adatta. Egli ebbe, seppur in maniera fortuita, il potere di dire NO e non lo usò. Dopo un paio di giorni dal muro sparì solo quel cognome.
Questo dovrebbe farci capire la vacuità delgi slogan "progressisti" e l'importanza dei nomi.
Tutti possono far un figurone colla fidanzata o al circolino arci gridando "guerra brutto", pochi scrivono nomi e cognomi dei responsabili delle nostre italiche efferatezze qui nei CPT e nel mondo.

Fulvio è memoria di fatti e di nomi: diventiamolo anche noi.