mercoledì 3 marzo 2010

SPECCHIO SPECCHIO DI TANTO STRAME - CHI FA PIU' SCHIFO NEL REAME? (con nota in coda su Cuba e "suicidi")













Chi è peggio, Bush o Obama, Mussolini o Berlusconi, Berlusconi o D’Alema-Fassino-Bersani, Gentile o Berlinguer-De Mauro-Gelmini, Polverini o Bonino , Marcegaglia o Angeletti, il brigante che ti assalta la casa o il caro vicino che ti inquina il pozzo….?

Questa città è quello che è perché i suoi cittadini sono quello che sono
(Platone)
Non si infila nella schiena di un uomo un coltello per 24 centimetri e poi lo si estrae per 15 centimetri per dire che si è fatto progressi.
(Malcom X)


Provocazione? Manco per niente. Domande retoriche piuttosto. Ne sono convintissimo. Da quando, piccolissimo, ho capito perfettamente che il comunista, il proletario, il giovane, il vecchio, la donna, il bambino, il diverso, il popolo, cioè la quasi totalità di ciò che formicola a due gambe su questa zattera malandata, vengono fregati assai meglio da Jerry che da Tom, da Titti che da Silvestro, da Bip-Bip che dal Willy Coyote, soprattutto da Topolino che da Gambadilegno. Da grandicello ho aggiunto: da Odisseo che da Polifemo, da Gesù che dal Sinedrio, da Marco, Matteo, Luca e Giovanni che da Nazinger…. In parole assordanti: da Marcos zapafinto che dal mafio-fantoccio Calderon. Tutto sommato è un’abbagliante banalità: dal nemico che ti affronta sul davanti che dall’ “amico” che ti fotte da dietro.

Avrei voluto – ma non ho potuto perché a Viareggio a parlare di Honduras (colpo di Stato, ricordate? Cent’anni fa) - esserci a Piazza del Popolo per il secondo Giorno Viola, tra quei fighetti, sciammannati, farlocconi, bravi compagni, figli di zoccola, disperati, furibondi, trombe del vento, galantuomini, voltagabbana, bambinoni, speranzosi, sopratetti, infiltrati, lupi e agnelli, sacrosanti, ciarlatani e chi più ne ha più ne metta: quella che Platone chiama la sua città con i suoi cittadini. E che una volta si chiamavano “le masse”. E guai a non starci, tra le masse, raccomandava Gramsci. Altro che la puzza al naso degli eterni onanisti in su la cima di torri fatiscenti. Ci si deve stare e provare a fare egemonia, insegnava il genio. E se non ci riesci devi insistere, perché chi non ci va e non ci prova e non insiste lascia l’egemonia alla Bonino e ai doppiogiochisti e travestiti, a tutti quelli che sperano nel viola come involuzione del rosso. A chi punta, sì, a buttar giù un premier ormai ridotto a un cencio logoro e sozzo, ma solo per usarne i materiali di risulta al fine di consolidare uno Stato borghese, brigantesco, sanguinario, sgherro mercenario degno della mistificazione Obama, però di buone maniere a tavola e in tivvù non urla “mavalà!”.

Alla precedente “Giornata-no-Berlusconi “ (al diavolo i burini colonizzati del “Nobday”) c’eravamo andati con tanto di striscione “ITALIA-HONDURAS, NO AL FASCISMO” e, nel deserto di accenni viola all’effetto collaterale delle guerre bipartisan a popoli innocenti, avevamo tentato un po’ di egemonia tra le centinaia che ci hanno puntato, fotografato, interrogato e poi applaudito. Stavolta, invece, nella protesta contro l’annichilimento degli articoli 1, 3 e 21 della Costituzione, lavoro, uguaglianza, libertà, neanche il mio bassotto Nando c’era a ricordare l’articolo 11 che quegli altri articoli li estende e applica al resto del mondo, così garantendoli anche a noi. Lavoro: per la guerra si corrompe il lavoro in mercenariato killer, con le spese militari si lasciano sul lastrico i senza casa, alla fame i senzapane, alla morte i malati, all’idiozia gli studenti. Uguaglianza: con la guerra si codifica la diseguaglianza tra comandanti e comandati, tra chi ha il diritto di rapinare e ammazzare e chi il dovere di essere derubato e ammazzato. Libertà: con la guerra ti mettono sull’attenti corpo, mente e lingua e se fai “riposo” finisci come Abu Omar. Se con le “emergenze” Bortolasconi ci ha consegnato legati a furfanti e sbirri, quale emergenza migliore della guerra per mettere tutti in fila per il plotone d’esecuzione, legale, morale, biologico?

La pace, l’internazionalismo a difesa dei cannibalizzati, l’antimperialismo contro chi ci sottrae la libertà prima, l’autodeterminazione, l’articolo 11 appunto, stanno sotto gli zoccoli dei cavalieri dell’Apocalisse. Il loro ricordo è inguattato tra i neuroni sfatti degli arteriosclerotici di “sinistra”. Avete voi, che c’eravate, udito la collera contro le guerre che stiamo facendo, o sostenendo, esternata dai pollai in cui si covano le uova di struzzo del Grande Nuovo Partito? Cito solo i primi che mi vengono in mente: PC Internazionalista, Campo Antimperialista (si fa per ridere), Rete dei Comunisti e anche veltroniano (lo sghignazzo si fa più forte), Comunisti Uniti, Nuovo Partito Comunista, Partito Comunista marxista-leninista, PCd’Italia, Partito Maoista, Coordinamento per il Partito Comunista, per non parlare delle congreghe ex-parlamentari (e ne esimo il solo PdCI, per merito di una pubblicistica che ancora si impegna bene su queste cose). Cosa volete che di guerra e imperialismo si parlasse in una piazza onnipartisan, la cui ciliegina sulla torta era una Bonino sparapanzata da “Rosati”, nota bettola proletaria, reduce dalla pannelliana burletta dei quattro giorni quattro di sciopero del magna-magna (mentre il povero verde Bonelli se ne stava, dimenticato da tutti, in ospedale al 20°)? Reduce, soprattutto, la comare secca dal mattatoio sociale del liberismo da Pantagruele, dall’assalto all’articolo 18, dall’incitamento ai genocidi sparsi imperial-sionisti, dai tentacoli terroristici o “di velluto” infilati nei paesi da condurre all’obbedienza e all’annichilimento da parte della “comunità internazionale”.

Come poteva quella piazza offendere la lacrimevole sensibilità di una Giuliana Sgrena, cara ai servizi e dunque afflitta dalla morte in Afghanistan del nostro spione, Pietro Antonio Colazzo, più che da quella di quasi due milioni di civili iracheni? O come poteva incrinare l’altissimo senso civico e patriottico di un Nichi Vendola che, inneggiando al Colazzo, impegnato a spianare la strada alle stragi Usa-Nato di quei venti milioni di terroristi afghani, ne esalta “la responsabilità e la dedizione al delicato impegno cui sono chiamati molti italiani impegnati all’estero in missioni di pace… cui siamo grati tutti noi (sic, sic, sic!)? Era una bella pagina, quella del “manifesto”, nella quale, l’impetuosa esaltazione svendoliana dell’art.11, era circonfusa da una vessillifera della lobby ebraica che plaudiva alle sorelle collaborazioniste afghane e alla loro radio installata a Herat all’ombra protettiva dei Tornado di La Russa. Ricordate Radio B-92 di Belgrado e di Soros, adorata da Casarini e dai sinistri tutti? Commossi entusiasmi coronati sul retro dall’implorazione dell’ex-effimero, attuale patetico, Nicolini, agitante le impolverate medaglie dei suoi giochetti da ”Modello Roma”, per una qualsivoglia candidatura sotto la coda di Bonino e della cricca del lanzicheneccho Veltroni. Per finire con l’annuncio di tale mezzamonaca Adriana Zarri, che settimanalmente ci appesta con il suo chiacchiericcio da scuola materna e che, informati gli ansiosi che “da piccola prediligevo il verde… e ora sono una donna lieta” , ci consola con la notizia che “anche il nostro papa ama i gatti”. Saremmo impazziti senza saperlo. Sullo stesso giornale, fagocitata dalla lobby, la solitamente fuori-dal-coro Norma Rangeri scriveva: “La candidatura di Emma Bonino, come anche quella di Nichi Vendola… gruppo di irriducibili (sic!), non sono incidenti di percorso, ma due possibilità di ridare credibilità alla politica e speranza alla sinistra…” Gli incidenti sono tutti nostri. Quelli di credibilità tutti di Norma.

Per arrossire un poco, noto: negli Usa, nel cuore del mostro, il 20 marzo la coalizione antiguerra “ANSWER” organizza una marcia sulla Casa Bianca e manifestazioni di massa a Los Angeles e San Francisco. A Berlino il 26 febbraio i deputati della “Linke” si sono fatti espellere dal Bundestag per aver innalzato 70 cartelli con i nomi dei 140 massacrati da bombardieri tedeschi nel settembre scorso a Kunduz. Su uno c’era scritto: “Ali Mohammed, contadino, 35 anni, nove figli”. 111 deputati tedeschi hanno votato contro l’estensione del mandato militare di un altro anno in Afghanistan. In Olanda, per l'opposizione dei laburisti al prolungamento del contingente olandese in Afghanistan, cade addirittura il governo. Nel parlamento italiano, contemporaneamente, si è votato per il rifinanziamento del nostro necrointervento (si sono astenuti solo quelli di Di Pietro) e non si è sentita volare una mosca. L’unico che, fuori, ha emesso un fiato è stato Gino Strada. Che, a Rai Tre, dato del criminale di guerra all’uomo del cambio Obama, ha precisato, alla faccia delle Giuliane Sgrene - che preferiscono “Usa e Nato a un “emirato afghano” perché “i taliban non sono una forza politica con cui si può trattare una condivisione del potere” - e delle Marine Forti e di tutto il cucuzzaro ebraico lobbista che spapagelleggiano su Al Qaida e terroristi: “Agli Afghani non piace essere occupati dagli stranieri. Perciò fino a quando ci sarà occupazione, ci sarà guerra”. Giusta, aggiungo. E a chi dice altro, peste lo colga. Colga anche quell’altro manifestaiolo da “civiltà occidentale” di “Lettera 22”, Emanuele Giordana, che sul suo ennesimo pamphlet anti-Resistenza, condito di lacrimucce sulle “strage Usa di civili”, a proposito delle carneficine della, felicemente fallimentare, offensiva “Moshtarak”, fa giganteggiare il titolo “Uno spot pro-terroristi “ (grassetto mio).

Donne, omosessuali, trans, la vera contraddizione
Tutto questo è squallido e atroce, ma il migliore giornale della sinistra “radicale” non la manda a dire quando si tratta di ergersi a contrasto sul vero nodo epocale, la terrificante sorte riservata al genere non maschile e non eterosessuale. Sono le vittime di questa oppressione che gli fanno lanciare il cuore oltre l’ostacolo (anche di guerre e genocidi). Levate alte le bandiere con i volti di Cinzia Cracchi, la pupa mollata e vendicativa dell’ex-sindaco bolognese Flavio del Bono, e di Patrizia D’Addario, militante del pappone Tarantino e balocco di Papi, icone della dignità femminile offesa e riconquistata (a lezione delle donne che non si vendono e non ricattano), si stendono paginate e gigantografie per “Mr. World Gay”. L’occasione è peraltro ghiotta. A Copenhagen, capitale del paesuccolo più razzista d’Europa (nel cui cimitero si rivolta come una trottola Hans Christian Andersen), si svolge la storica gara, per il “manifesto” nobile ed edificante, a eleggere il più bel gay del mondo. Arriva anche a Copenhagen, tra le appropriate deplorazioni da parte dei cinesi di uno degli eventi apicali dell’abbrutimento morale, culturale, antropologico, “il più bello della Cina”. Ha tanto di passaporto, è uscito liberamente da una selezione, entra e esce dal suo paese, ma all’americanismo antirusso e anticinese del “manifesto” non sfugge l’occasione di definirlo “segreto” e, riecheggiando a sproposito Calderoli, “clandestino”. Né si fa mancare l’invettiva contro la Cina (che ben altre critiche si merita) ricordando che questo vessillifero della libertà alla Dolce e Gabbana viene dallo Xinjiang, la regione della minoranza islamica cara a Bonino e Obama. Dove, mentre in Cina non esiste proprio una questione gay (ne esistono di più serie), è proprio la comunità musulmana, cara a Obama e a Bonino, specie quando incenerisce negozi e negozianti Han, a ostracizzare gli omosessuali.
Con gli uiguri omofobi dello Xinjiang in Cina, con lo strizzacervelli omofobo alle elezioni regionali, tale è la Bonino, da tempi immemorabili col coltello tra le zanne nella trincea della tolleranza (salvo se si tratta di renitenti alle “democrazie occidentali”) e contro le discriminazioni sessuali. “E’ venuto giù il teatro dei suoi sostenitori”, scrive con qualche sana perplessità, bisogna ammetterlo, la manifestaiola Preziosi, “applausi alle stelle” quando la fatina radicale dai capelli turchini (sì, quella che ha fatto impiccare all’albero Pinocchio) è apparsa tra Marco Pannella e Massimo Fagioli. Fagioli, uno che ha rovinato Marco Bellocchio, sodalizzato con l’imitatore Bertinotti, tagliato le sinapsi agli gnocconi della sua psicoterapia di gruppo tipo Testimoni di Jehova. Non solo esercita la sua nonviolenza infliggendo agli omosessuali la scomparsa dalla scena (“la pulsione omosessuale non esiste, è pulsione di annullamento), ma dal suo sgabelletto da guru di Hyde Park, dalle pagine del suo giornaletto “Left”, cerca di rosicchiare la cattedra regale di Franco Basaglia, inveendo contro il liberatore dei diversamente intelligenti e contro la 180, una delle poche glorie legislative, con la Costituzione, della nostra centocinquantennale storia, ora prostituita a Bertolaso per l’anniversario. E ditemi che questi sono meglio della Polverini. Il confronto è tra chi stupra con o senza vasellina. Del secondo ti accorgi meglio. Perfino il venerando maestro Asor Rosa, che pur a volte sbatte contro gli spigoli del suo acume politico, ha osato: “Questi sono peggio del fascismo”. Lì c’era uno Stato, aberrante, ma che faceva “pubblico”. Lì c’erano federali che rubavano, ma spesso venivano processati. Lì c’era un progetto etico-estetico-ideologico, per quanto brutalmente totalitario. Qui c’è un buco nero di carogne semoventi, infette e infettanti, un’esplosione di neoplasie più letali della Seconda Guerra Mondiale, qui annaspiamo in un verminaio come non s’è visto dai tempi dei bizantini di “Brancaleone”. Ci sono dei coglioncelli che vogliono darmi del “nostalgico”? Allora sentite: il fascismo ha avuto il merito di suscitarsi contro i partigiani e un popolo di sinistra. A questi non si riesce a suscitare contro che un Travaglio, o un souvenir del duomo di Milano che non coglie nel segno.

A chiusa di questa penosa rassegna, saettiamo verso l’alto. “La Repubblica” titola “Donne kamikaze pronte a colpire – a Londra torna l’allarme terrorismo. La jihad si affida alle martiri” e il qualificabilissimo Renzo Guolo precisa: “Donne non più sacrificabili perché inutili, destinate a ricomporre, nello smembramento del loro corpo, il primato del corpo sociale maschile, ma protagoniste di un annullamento militante in Allah… nel tragico tentativo di raggiungere l’uguaglianza in un campo maschile per eccellenza: quella della violenza del sacro”. L’ottusità eurocentrica di questo intellettuale da ampolla del Po equivale a quella delle virago antivelo che si fanno passare per femministe, nel comune intento di stravolgere identità, ruolo, ragioni delle donne che, accanto a quelle eterodeterminate, coscientemente si autodeterminano. Magari perché gli fanno schifo le D’Addario e le Cracchi. Magari perché, come scrive Gino Strada, neanche a loro piace l’occupazione straniera e che siano stupratori in divisa estera a strappargli il velo.

A costoro risponde Nadia, irachena, stuprata in prigione da bruti statunitensi. Al ritorno a casa, “disonorata”, l’attendeva il coltello del fratello. Quello che Saddam Hussein era riuscito a spuntare e che la cricca scita installata da Usa e Iran è tornata ad affilare. Nadia ha scelto di onorare un onore che nessuno aveva potuto toglierle. Si è cablata dalla testa ai piedi e si è fatta esplodere in mezzo a una pattuglia americana. Nadia o D'Addario?

Gli italiani odiano i bambini
Voltiamo pagina, come usano ripetere dieci volte, in tutti i telegiornali, i creativi della conduzione. Molte madri si psicomangiano vivi i propri figli nel tentativo di ricacciarseli nella pancia cui erano sfuggiti, così l’italiano-massa psicouccide i bambini, i giovani, tutto quello che lui non è più e mai più potrà essere, bloccando una desolata, quando non sordida, corsa verso la morte. E non è solo la fenomenologia crassa di quel genitore che s’inorgoglisce sulla bara del disoccupato, o del fanatico, spedito dalla macchietta-horror La Russa a sgomberare per i padroni il campo dai suoi simili fuoriporta. O di quegli istruttori politici, etici e tecnici che, da corpi loro affidati per “ordine pubblico o internazionale”, estraggono cervello e cuore e li rimpiazzano con chip fabbricati nei laboratori di Frankenstein. Mariastella Gelmini, la furbetta della scuolaretta, versione fuffa del Gentile littorio, avuta la strada spianata dagli aziendalisti e mercatisti suoi predecessori, ha coronato lo sbrindellamento della scuola pubblica agitando il frustino e annunciando, con le note labbra da promozione, la trionfale cifra di 3.574 mascalzoni fulminati con il 5 in condotta nel primo quadrimestre (oltre 63mila con il 5 anche in altre materie, 10mila in più del 2009). Visto che la scuola gentiliana per classi sociali, ma comunque per formare “l’uomo fascista”, è stata metamorfizzata kafkianamente in scuola privata per sola classe dirigente, la quasi totalità di quei criminalizzanti 5 li hanno comminati ii detriti della scuola pubblica, in tal modo ancor più etnicamente pulita.

Questo succede in un paese dove ai giovani hanno fatto come ai torrenti, quelli dell’acqua viva e che corre. Li hanno cementificati tra argini e spallette, togliendogli spazi golenali di espansione e di matrimonio col territorio e le sue genti. Così questi, quando piove una goccia in più del previsto da un qualsiasi Bortosordoecieco, non più si estendono pacifici e si sposano ai campi, ma tracimano, aggrediscono, invadono, devastano. Non hanno scelta, ma vengono imputati di “disastro naturale”. Argini di cemento come catene ai piedi dei raccoglitori di pomodori. E non gli restano che quelle, ai ragazzi. Il mio paese non ha uno straccio di spazio per quattromila giovani. Locandine per ogni dove li indirizzano in discoteca dalla “Lussuriavenus Priscilla e le sue scottanti sorprese. Partecipa Noemi”. Per mettere un’ immagine su Youtube, il ragazzo si deve far perquisire l’ano da qualche macchietta-horror che fa il ministro degli interni (la Gelmini è impegnata con la bocca). Da ogni latrina mediatica gli spurgano vapori di esaltazione per quei suoi fratelli maggiori che, fuori dal precariato, fanno grande la patria e premiata la propria professione, spaccando per ogni dove testi e culi a casalinghe, bimbetti e partigiani, tutti “terroristi”. Il coglione più stronzo di tutti trionfa nel più fantasmagorico e popolare evento nazionale, senza aver mai capito dove mettere l’apostrofo e dove l’accento, ma vantando una discendenza da cottolengo criminale. Non c’è comunicazione che arrivi da altare, scranno e trono che non intimi a chi cresce di farsi pianta saprofita, sborrone parassita, paraculo fregaiolo. E tutto nel rinfrescante tsunami di volgarità e imbecillità che confonde questi messaggi. Ma l’avete visti quei servizi della “Jene” in cui l’arguta inviata a Montecitorio chiede ai nostri massimi rappresentanti, ottusi o attoniti nella risposta, quando si scoprì l’America, o l’articolo 1 della Costituzione, o che significa Darfur (risposta “un fast food”)? E la parallela e vana interrogazione a sconvolti di discoteca su quanti centimetri abbia un metro e quante volte il tre stia nel trenta? Talis pater, talis filius, dicevano i romani. Così maestri e discepoli di Mariastella Gelmini?

E’ angosciante. Ma più angosciante di tutto sono i bambini prostituiti alla pubblicità televisiva. Siamo l'unico paese "civile" a vantare tale sconcio. Non c’è più merendina obesogenica, automobile gassatrice, ovetto da carie, spaghetto, bibita tossica, forno a radiazioni, farmaco ulcerante, intimo da testosterone, che non venga venduta arruffianando il gonzo – e ahinoi i bambini – con sculettanti e festanti corpi infantili. E poi dicono di fare la guerra alla pedofilia. Genitori mezzani si gloriano della vendita dei propri figli a violentatori che gli insegnano a fingere letizia e goduria sparando balle su prodotti di merda. Chè così lo insegnano anche ai minuti spettatori. Uccisa la loro autenticità, immancabilmente virtuosa, saranno futuri cazzari furbastri e cinici, cloni del guitto mannaro. Se non è guerra ai giovani questa!
Quando risponderemo?

Aggiungo in coda, per chi avesse ancora voglia di leggere, alcune risposte che, travolti dall’uragano degli anatemi contro Cuba, vi potrebbero essere sfuggite. La verità ha gambe perfette, ma cortissime, altrochè. Inseguiamola.

Stimati amiche ed amici,

Ho il piacere d'inviare il link del video tramsesso dalla TV cubana che spiega le ragioni del decesso del cittadino cubano Orlando Zapata Tamayo, mettendo in chiaro la manipolazione dei media contro Cuba.


http://www.youtube.com/watch?v=b8kfIpv5VMU


Saluti.

Fidel Vladimir Pérez Casal
Consigliere Stampa ed Affari Politici
Ambasciata di Cuba in Italia


Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba

Iscritta al Registro Nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale al n.82

Segreteria: via P. Borsieri, 4 20159 MILANO tel.+39. 02.680862 fax+39.02.683082
amicuba@tiscali.it http://www.italia-cuba.it/

Comunicato Stampa sulle dichiarazioni USA su Orlando Zapata

E’ incredibile la facciatosta degli Stati Uniti sulla vicenda di Orlando Zapata Tamayo. Non solo l’Amministrazione statunitense ha ancora aperta quella orrenda prigione che è Guantanámo dove hanno torturato e privato dei diritti umani decine di persone innocenti; ma hanno nelle loro carceri da 11 anni cinque innocenti cubani che stavano sventando attentati terroristici contro il loro paese organizzati da elementi controrivoluzionari cubani che vivono in Florida.

Gli Stati Uniti stanno violando impunemente i loro diritti umani e civili sottoponendoli a un regime carcerario durissimo e ingiustificabile dopo processi farsa con i quali li hanno condannati a pene spropositate.

Adesso ci sarà una copertura mediatica senza nessun ritegno su Orlando Zapata che farà ulteriormente calare il silenzio sull’arroganza e la brutalità degli Stati Uniti contro Cuba.

Ricordiamo a tutti che dall’inizio di questo anno ad oggi sono 10 i detenuti suicidatisi nelle carceri italiane, nessuno di questi ha avuto lo spazio che i media stanno dando a questo Orlando Zapata.

La Segreteria Nazionale



Orlando Zapata

di Alessandra Riccio

Venerdì 26 Febbraio 2010

Dicono che Orlando Zapata era fondatore del partito Alternativa Repubblicana ma non sappiamo di questo partito né i programmi né la consistenza. Dicono che era un prigioniero politico ma sappiamo che dal luglio del 1990 entrava e usciva dalla galera con le accuse di possedere armi bianche, due volte per truffa, per esibizionismo, per disordine pubblico e resistenza, due indiscipline che ha continuato a praticare nel carcere.Nel 2001 era in libertà e come libero cittadino aveva deciso di associarsi ai gruppi di dissenso contro il governo. Nel 2003 torna in prigione, probabilmente come uno dei più di cinquanta dissidenti il cui arresto ha suscitato molto scalpore anche in Europa, motivando sanzioni e prese di distanza. Fatto sta che quel giovane muratore è diventato un “prigioniero politico” per gli avversari del governo cubano che invece lo ha considerato piuttosto un delinquente comune che dava continui grattacapi. La sua condanna iniziale a tre anni era cresciuta in successivi processi fino a 25 anni per azioni violente e aggressione a funzionari penitenziari.Il 18 dicembre del 2009, Zapata aveva iniziato uno sciopero della fame perché non venivano esaudite le sue richieste di avere in cella una cucina e un telefono personale. Pareva ossessionato dal problema del cibo e mangiavo solo quello che gli portava la sua famiglia.Ostinato nel proseguire il suo sciopero della fame, non risulta che i suoi compagni di lotta, i gruppi dissidenti, i simpatizzanti che dai luoghi dell’ esilio tifavano per lui abbiano cercato di farlo desistere per lo meno quando la situazione si stava protraendo oltre il possibile. In altre occasioni, lo sciopero della fame di alcune teste più visibili del dissenso era stato interrotto a tempo. I giorni della sua agonia Orlando li ha passati nell’infermeria del carcere, poi nell’Ospedale Provinciale di Camagüey e alla fine nell’Ospedale Nazionale per Reclusi dell’Avana sempre sotto la sorveglianza del medici che gli hanno praticato le terapie di alimentazione forzata; una sopraggiunta polmonite bilaterale ha posto fine a quell’agonia.Sua madre lo ha potuto accompagnare e non ha negato che al figlio siano state prestate tutte le cure necessarie; d’altra parte, appena qualche mese prima Zapata era stato operato di un tumore al cervello. Ma adesso c’è chi si scaglia anche contro i medici cubani, accusandoli di aver servito i tenebrosi disegno dei fratelli Castro, ormai descritti come dei consumati torturatori sempre pronti alle peggiori abiezioni.La morte di Zapata, disgraziatamente coincide con la Presidenza Spagnola alla Comunità Europea e con il lavoro paziente del Ministro degli Esteri Moratinos, per convincere il parlamento europeo a normalizzare i rapporti con Cuba dopo quell’infausto 2003. Questa coincidenza ha scatenato negli ambienti ostili al governo cubano una cieca indignazione che gonfia i dati, tace i dettagli, esagera nelle accuse e dà per scontato che a Cuba si pratichino morti extragiudiziarie, si torturi e si violino i diritti dei detenuti.Yoani Sánchez ha avuto la tribuna d’onore sul quotidiano spagnolo “El País”, in assoluto il giornale che ha preso più a cuore la morte di Zapata. In una Tribuna veemente, la blogger più famosa del mondo si indigna –fra gli altri infiniti orrori del mondo castrista- che al povero Zapata fossero state vietate le visite dei familiari. Da dodici anni due dei Cinque prigionieri politici detenuti nelle carceri statunitensi non possono ricevere la visita delle loro mogli perché il dipartimento di Stato teme che possano rappresentare un pericolo per il paese.Sulla tomba di Orlando Zapata, invece della pietà, si è voluto scatenare la bagarre utilitaristica, facendo di quel muratore indisciplinato e ribelle uno strumento di macabra utilità nella pur legittima battaglia che ciascuno ha il dovere di condurre per affermare le proprie idee


<<>> FONTE: blog La Isla desconocida / Enrique Ubieta <<>>

7 commenti:

durlindana ha detto...

Se c'è la guerra e la guerra c'è è colpa dei soldati!
Senza soldati....non c'è guerra!
Io non mi sposto più per nessuno!
Io non credo a niente ed a quasi nessuno!
Io odio Topo Lino! E soprattutto odio il cana rino infame...!
E quelli contro Cuba e Fidel sempre li Castro!
Quello là non è morto di fame è morto d'imbecillità e comunque chissenefrega!
Pensavo che si trattasse del N'Hobby Day...... ah ah ah ah!

Mariano Orrù ha detto...

Salve Compagno Fulvio, è da un pò che ti seguo.
A dire il vero a volte con un pò di difficoltà per il
linguaggio e la terminologia che usi.
Essendo io un ostinato e prendendo per buoni i consigli di Marx e di Gramsci a riguardo, sfoglio con piacere il vocabolario della lingua Italiana.(ti premetto che non sono una vittima della Gelmini), piuttosto....
dell'eta' e delle possibilità economiche mancate.
Detto cio', ti chiedo e mi chiedo, se quelle sigle da te citate, siano veramente carenti nell'occuparsi in tutti
i sensi dei conflitti nel mondo e delle verità
nascoste dall'imperialismo Usa-Israele.
Non per prendere le difese di alcuno, però mi capita spesso di andare sui loro siti e notare una forte attività in quella direzione(almeno di alcuni).
Essendo vicino alle idee troskjiste e simpatizando per la rifondazione della IV Internazionale ci terrei
a ricordarti che il compagno Ferrando, in merito non
ha avuto dubbi (come di certo ricorderai), ad essere
coerente (Nassirya) riguardo al diritto di ogni popolo, di ribellarsi agli invasori...etc. ricevendo la
purga di stile Stalinista dal CPN del PRC, perdendo così l'occasione di andare a far parte della congrega
Prodi-D'alema-Bertinotti. Quindi...diamo merito al Compagno
della sua onestà e coerenza, considerando i tempi che corrono e i pochi esempi, di cio' rimasti.
Questa non vuole essere una polemica, nei tuoi confronti, ma bensi' una mia richiesta personale
di chiarimento da parte tua. Se lo ritieni opportuno e se non sei troppo occupato, sarei onorato di una tua
risposta e se non chiedo troppo, qualche consiglio
sul mio Blog http;//caneliberonline.blogspot.com/

Anonimo ha detto...

Caro Fulvio Grimaldi, ho scoperto questo blog da qualche settimana e lo trovo molto interessante. Non ho mai avuto simpatia per le versioni ufficiali della storia e meno che mai per la vergogna israeliana in palestina: nemmeno ho simpatia per il nero premio nobel per la pace armata. E così ti ringrazio di darmi conferma attraverso la tua esperienza di come vanno le cose nell'impero. Tuttavia c'è una cosa che non mi convince e te l'ho già segnalata in un commento al tuo post su "Obama santo subito" del 20/07/2009. Tra varie cose condivisibili a un certo punto tu scrivi la frase "la nixoniana bufala dell'uomo sulla luna." E lì devo ammettere che mi si è gelato il sangue. Passi per l'11 settembre sul quale ho molte incertezze, ma quella della bufala dello sbarco sulla luna è una tipica tesi complottista smentita e strasmentita. Non vorrei che la "credenza" (perché di questo si tratta) di una bufala lunare inficiasse l'opinione che mi sono fatto della validità della tua controinformazione. Quello che voglio dire (e scusami se ci riesco malamente) è che un conto è fare controinformazione, un conto è seguire la deriva complottista. Diventa una cosa dalla quale non se ne esce più. Altrimenti dai risaputi giochetti CIA e Mossad si arriva a credere ai cerchi nel grano, al 2012, ai rettiliani e chi più ne ha più ne metta. Controinformazione deve essere anche discernimento. Gli USA sono un paese imperialista MA hanno mandato uomini sulla luna. Travaglio è probabimente filoisraeliano più per classe sociale di appartenenza e ignoranza degli argomenti, che perché è collegato al Mossad. I complotti esistono (ne sono convinto anch'io), ma bisogna capire cosa è complotto e cosa è vita normale. Per il resto ti ringrazio perché trasmetti passione per verità e giustizia. Proprio perché si ha bisogno di qualcuno che aiuti a guardare nel buio del pensiero unico, vorrei che si evitasse di scivolare nel complottismo: sarebbe come sostituire una paranoia con un'altra paranoia. Scusa la prolissità ma questa cosa mi sta a cuore.
con stima
Massimo Villivà

Maurizio ha detto...

Complimenti.. quello che hai detto sui bambini nelle pubblicità è sacrosanto. La storia di Nadia è commovente.. dove è successo, quando?

Fulvio Grimaldi ha detto...

Non essendo consentito rispondere direttamente ai commenti, come qualcuno mi chiede, do una risposta sintetica in questa sede a caneliberoonline. Primo, la lingua italia mi è più cara di chi la parla. Perciò non l'accetto polverosa e incartapecorita, fissa una volta per tutte. Imparo dalla flessibilità e creatività stupende della lingua inglese.Secondo,il silenzio sull'antimperialismo non tocca le microformazioni trotzkiste (ne conosco almeno 4),tanto è vero che non le ho citate nell'elenco degli obliosi. Infatti proclamano l'antimperialismo, ma poi l'asino casca quando si tratta di sostenerlo: "Chavez non va bene, Castro non va bene, la resistenza irachena non va bene, i taliban non vanno bene, gli irlandesi sono cattolici, nel Venezuela non si è ancora abolita la proprietà privata". Si tratta di un antimperialismo un po' solipsista e sterile. Il dogma sopra la realtà. Anche questo è eurocentrismo e incapacità di vedere il contesto storico, culturale, internazionale.
Con ciò sono molto amico di Ferrando.
Ciao.

Unknown ha detto...

Grazie Fulvio per tutto ciò che scrivi sono queste poche cose che rimangono in Italia per conoscere la verità.
Altrimenti saremmo nell'oscurantismo assoluto in Italia

Anonimo ha detto...

nono sto più di tanto a commentare...solo una cosa: definire guolo un inttellettuale da ampolla del po significa non conoscere minimamente di chi si sta parlando..almeno informarsi prima...