mercoledì 16 febbraio 2011

NONSOLOARABI, OAXACA IN FIAMME

Oaxaca, 15 febbraio 2011

Dal 15 gennaio scorso Oaxaca, la seconda città del Messico, è di nuovo la scena di uno scontro dai tratti insurrezionali, se non rivoluzionari, come cinque anni fa, nel 2006, quando da giugno a fine novembre la città e metà dello Stato omonimo, tribù indigene comprese, si rivoltò contro il governatore Ulises Ruiz e i presidenti-canaglia, succedutisi quell'anno, Vicente Fox e Felipe Calderon (quest'ultimo ladro delle elezioni del 2006, presidente abusivo grazie allo spostamento di un milione di voti dal vincitore della sinistra, Lopez Obrador, a sua volta boicottato dall'ineffabile Marcos). Il tema, allora, come oggi, erano un governatore e presidenti eletti con i brogli, le infime condizioni di vita della maggioranza della popolazione, la complicità con il narcotraffico, utilizzato per militarizzare e reprimere l'intero paese, la decimazione di contadini e indigeni, privati delle loro terre a vantaggio di imprese e latifondisti, la devastazione dell'ambiente ad opera delle multinazionali, la distruzione dell'agricoltura grazie al dumping Usa che arma di sussidi i coltivatori Usa di mais, desertificando il paese che ne era il massimo preoduttore mondiale. 

Nello specifico, l'elemento scatenante dell'insurrezione (con la liberazione del centro città, la resistenza a brutalità, arresti, torture, sparizioni eseguiti da polizia locale, polizia federale, esercito, marines, elicotteri, la  partecipazione alla lotta di tutti gli strati della popolazione), fu una causa tra le più nobili: l'istruzione. Insorsero per primi gli insegnanti, seguiti subito dagli studenti, dalle donne, dai campesinos, dagli indigeni, dalle organizzazioni sociali ed ambientaliste, da gran parte del ceto medio.

Il governo aveva tagliato gli stipendi agli insegnanti della scuola pubblica, i finanziamenti a quella scuola, introdotto corsi di manipolazione delle coscienze e conoscenze, e elargito vasti privilegi e benefici alle scuole private. Vi rieccheggia qualche riferimento nostrano? Non è la strategia planetaria del capitalimperialismo  per mettersi sotto i piedi masse rincoglionite e inerti?


Io ero a Oaxaca pochi mesi fa, al centro di un giro per il Messico  storico, di Emiliano Zapata e Pancho Villa, e odierno, dall'insanguinato confine del Nord con i padrini-padroni Usa, sovrintendenti di tutto quello che di drammatico succede in Messico, da quando ne rubarono metà nell'800, fino al Chiapas e al confine col Guatemala. Il Messico del narcotraffico intrecciato al regime e alle banche Usa, della finta guerra ai narcos e di quella vera al popolo, della militarizzazione capillare, del primato di morti ammazzati nel mondo, della strage di migranti e dello spaventoso femminicidio. A Oaxaca, Mercedes, una militante della "Guerra di Oaxaca" del giugno-novembre 2006, mi aveva fatto rivivere i giorni eroici di quella grande, interminabile rivolta di popolo, con i suoi insegnanti all'avanguardia, i suoi studenti, le sue emittenti libere o liberate che erano le radio di campo dei rivoluzionari, i suoi medici volontari che, per sottrarre i feriti al sequestro dei militari, avevano allestito presidi medici nelle zone della battaglia, le sue donne, come sempre in America Latina, all'avanguardia delle lotte, i suoi cittadini che sostenevano i  combattenti con viveri, acqua, rifugio, i suoi morti, almeno 12, i suoi esuli all'estero, i suoi torturati e desaparecidos.

Chi di quell'epica lotta era stato testimone e attivista non aveva messo i remi in barca. Ne erano prova i numerosi presidi di strutture in lotta che occupavano lo zocalo, la piazza centrale  e, nel caso dei Triqui di San Juan Copala, i presidi li avevano estesi fino a Città del Messico, le tante associazioni impegnate nel sociale, nell'ambiente, per le donne, per un "altro mondo necessario", le quotidiane manifestazioni di settori di società seviziati e sfruttati dal più feroce regime neoliberista e dalla sua strategia di trasferimento della ricchezza dal basso verso un ristretto vertice criminale. A Oaxaca, come in Chiapas, a Chihuahua, in Guerrero, in forma guerrigliera, nel Distretto Federale, il lascito di Zapata, Villa, Benito Juarez e della tante lotte succedutesi negli anni fino all'incandescente primo decennio del nuovo secolo, serpeggiava in una coscienza divenuta negli anni passati e nei molti scontri vittoriosi arma di combattimento popolare, arma di costruzione di massa


Cinque anni fa, come oggi, la scintilla è stata una provocazione del regime contro il diritto alla conoscenza, all'eguaglianza e alla libertà di pensiero: l'assalto ai residui diritti della scuola pubblica a vantaggio di un'abnorme espansione della scuola privata e di un'istruzione finalizzata a rafforzare il modello economico di rapina, di annichilimento politico, di disfacimento e alineazione culturale imposto a tutti i paesi clienti e ascari degli Usa. Gran parte delle 13.550 scuole pubbliche dello Stato di Oaxaca sarebbero rimaste paralizzate per il deflusso di alunni dal pubblico a un privato praticamente esentasse. Il meccanismo messo in opera, in combuitta con la Chiesa, da tutti i regimi ancellari del dominio imperialista allo scopo di ottenere una massa amorfa, intellettualmente ineffettuale e sterilizzata, socialmente frantumata. Mi ricordo le parole di una militante zapatista del Chiapas, Mercedes, di quei militanti che avevano abbandonato al suo destino un subcomandante Marcos imprigionato nel suo isolamento etnicista e nei suoi onanismi affabulatori), ma avevano dato nuovo slancio alla lotta contadina nel segno di uno zapatismo, né turistico, né cinematografico: "Ai campesinos che recuperano le loro terre, non solo si lanciano addosso gli sgherri paramilitari del regrime, ma li si privano per prima cosa dei servizi essenziali, dall'acqua all'istruzione. I bambini del Chiapas sono al 50% denutriti e altrettanti sono senza scuole. L'obiettivo è allevare un popolo che non sa utilizzare che il machete e non ha le risorse materiali e intellettive per far niente di più che lo schiavo agricolo" . Così anche in Oaxaca, fino alle maquiladoras, le fabbriche di assemblaggio multinazionali del Nord, dove ragazze dai 14 anni in sù vengono spremute fino a quando sono da buttare.


Il 15 febbraio scorso è ridiscesa in campo l'APPO, Assemblea popolare dei popoli di Oaxaca, che negli anni passati aveva saputo dare all'insurrezione un quadro organizzativo, una tenuta e una chiarezza di obiettivi che, evidentemente, la repressione di questi anni, i veleni di una società infiltrata dalla criminalità politica ed economica, non avevano saputo soffocare. Iniziata, come allora, dagli insegnanti del sindacato di classe "Sezione 22", la rivolta ha preso nel giro di ore poossesso del centro della grande città, occupando lo Zocalo e trincerandosi dietro a barricate erette nei punti strategici. L'intervento dei federali, della terroristica "Polizia preventiva", quella che nel 2006 aveva bombardato di gas CS tossici la popolazione dai carri armati e dagli elicotteri, ha provocato la dura risposta dei manifestanti, a colpi di mazze, pietre e incendi di veicoli militari, contro i gas e le armi da fuoco. Un giornalista, Gilbardo Mota di Radio Raga, ha avuto la gamba trapassata da un proiettile. 20, la sera del 15, i feriti tra i manifestanti, 5 tra i poliziotti. 

Felipe Calderon, un figuro non dissimile dal nostro guitto mannaro, sotto schiaffo anche in parlamento per il tasso alcolico delle sue performance pubbliche, aveva scelto il giorno dell'annuncio del nuovo massacro dell'istruzione pubblica, per fare visita a Oaxaca. Sono stati diretti anche contro questo inetto e corrotto cialtrone i lanci dei sassi degli insorti di Oaxaca.Il ministro dello Stato per la Sicurezza Pubblica (una specie di Maroni), che faceva da valletta al presidente, è stato acchiappato e malmenato.  


Oggi, 16 febbraio, l'APPO annuncia che la resistenza continua, che verrano costruite nuove barricate, che le zone occupate resteranno tali. Vedremo se si tratta di una fiammata del fuoco che cova sotto la cenere di una normalizzazione solo apparente, o della ripresa del grande incendio. E' nella consapevolezza dell'inevitabilità di una nuova esplosione determinata dall'insopportabilità delle condizioni di vita dettata ai popoli subalterni dal modello di sfruttamento e devastazione occidentale, che lo Stato colonizzato da Wall Street, anche per garantirsi la sicurezza del transito della droga dalla Colombia ai mercati Usa e alle banche che ne traggono la massima parte del proprio profitto, ha lanciato quella che chiama "la guerra al narcotraffico". Una guerra di classe, forte di 135mila effettivi di tutte le forze armate e di polizia, addestrate e armate dal Pentagono, guidate da consiglieri israeliani, e di quei miliardi di dollari che il Plan Merida assegna per la bisogna al governo di Città del Messico. 


Hillary Clinton, descrivendo la situazione messicana come insurrezionale, ha prefigurato una nuova guerra di Washington al "terrorismo". Oltre a essere già schierate al confine, onde falcidiare, insieme a volontari cacciatori di teste, i disperati, spodestati nei propri paesi dalla depredazione Usa, che sognano un fallace ricupero di vite e dignità nella metropoli imperiale, unità dell'esercito statunitense sono pronte all'intervento. Le loro "forze speciali", meglio dette squadroni della morte, sono già alacremente attive in Messico, in combutta con i cartelli alleati al potere. Coloro che hanno inneggiato, da destra a un'inconsulta "sinistra", a un  Obama, benevolo e pacifico democratizzatore di un Egitto "in preda al caos e al disordine", si rendano conto che l'imperialismo, il padrone, varieggia sempre tra carota e bastone, l'una e l'altro finalizzati a spopolamento, dominio e rapina. In Egitto con una giunta militare che, fingendosi riformatrice, cerca di stringere un cappio vasellinato attorno alla testa della rivoluzione, in Messico con una giunta narcomilitare (modellino Kosovo) che, esauriti gli strumenti economico-politici di addomesticamento, fa del paese il campo di battaglia finale tra élite e popolo. In Honduras, appena 20 mesi fa, con il colpo di Stato, la dittatura, un regime fantoccio alla Karzai e, anche lì, con gli squadroni della morte del collaudato Negroponte .Non ne perde una, il capitalismo necrocrate in deficit di accumulazione, delle sue opzioni di morte.

Il Cairo, 15 febbraio 2011

Il Messico è l'anteprima di quanto si va progettando per molti paesi nel mirino dell'imperialismo. Da noi ci si è già portati avanti parecchio con il lavoro: magistratura da mettere al muro, criminalità come ordine costituzionale, cogestione mafiosa dell'economia e del controllo del territorio, corruzione endemica dell'apparato statale e virus iniettato nel corpo della società, controllo sociale, tecnologico, poliziesco e militare, deflagrazione culturale ed etica. Che il fuoco di fila che divampa, davvero abbagliante, dalle piazze di Oaxaca ai campi del Chiapas, dalle donne martiri in marcia a Ciudad Juarez alla rivolta contadina e operaia e, come da una fatiscente rete di oledotti, scoppia nel resto del mondo, possa scaldarci. Meglio, raggiungerci.

30 commenti:

Anonimo ha detto...

APPELLO A TUTTE LE SINISTRE- POLITICHE, SINDACALI, DI MOVIMENTO - E A TUTTO L'ASSOCIAZIONISMO DEMOCRATICO ANTIBERLUSCONIANO: (15 Febbraio 2011)
FARE COME IN TUNISIA E IN EGITTO
UNA GRANDE MARCIA NAZIONALE SU PALAZZO CHIGI PER IMPORRE A BERLUSCONI LE DIMISSIONI.


Mentre le classi dirigenti del Paese scatenano una guerra sociale contro il mondo del lavoro e la giovane generazione, precipita la crisi politica e istituzionale della seconda Repubblica. Senza che le opposizioni parlamentari sappiano indicare una via d'uscita positiva per le ragioni dei lavoratori, dei giovani, delle donne.

Il governo Berlusconi cerca di sopravvivere alla propria crisi accentuando tutti i suoi aspetti più reazionari: le pose bonapartiste del Capo, il disprezzo delle formalità democratiche, la corruzione più sfrontata dei parlamentari, sullo sfondo della prostituzione di regime. Mentre Confindustria ottiene il sostegno alle peggiori misure contro i lavoratori, la scuola pubblica , i diritti sindacali. E il Vaticano incassa ulteriori regalie in cambio dell' assoluzione del Sultano e dei suoi “peccati”.

A loro volta le opposizioni parlamentari appaiono paralizzate dalla propria crisi e dal proprio stesso disegno: volendo rimpiazzare Berlusconi con un governo affidabile per gli industriali, i banchieri, i vescovi, non possono mobilitare contro Berlusconi le energie dei lavoratori e delle masse. Per questo si oppongono ad ogni sciopero generale, e progettano grandi alleanze trasformiste estese addirittura a partiti clericali, a settori della destra, eventualmente persino alla Lega.

Il risultato è che Berlusconi resta in sella, col rischio di un ulteriore slittamento reazionario dell'intero quadro politico e sociale.

E' necessaria una svolta. Sono i lavoratori e le grandi masse popolari che possono porre fine al governo Berlusconi aprendo la via di una vera alternativa.

In questi mesi nelle strade e nelle piazze di tutta Italia - seppur in modo discontinuo- si è manifestata un'opposizione di massa. Le mobilitazioni dei metalmeccanici e della Fiom ad Ottobre e a Gennaio. Le lotte degli studenti a Dicembre. Le manifestazioni delle donne il 13 Febbraio, hanno rivelato, in forme diverse, un potenziale enorme di ribellione. Questo potenziale non deve essere disperso, né subordinato alle manovre di palazzo. E' giunto il momento di unificarlo in una grande azione di massa, di carattere straordinario, capace di imporre una svolta:

UNA GRANDE MARCIA NAZIONALE DI LAVORATORI, GIOVANI, DONNE, SU PALAZZO CHIGI, CON L'ASSEDIO PROLUNGATO E DI MASSA DEI PALAZZI DEL POTERE, SINO ALLA CADUTA DEL GOVERNO.

Le sollevazioni popolari di Tunisia ed Egitto hanno dimostrato una volta di più che la forza delle grandi masse è capace di rovesciare in poche settimane regimi trentennali: sbaragliando la loro reazione, dividendo sul campo le loro forze, costringendoli infine alla resa. Il governo Berlusconi, tanto più oggi, non è certo più forte del regime di Ben Alì o di Mubarak. ....
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
15/2/11


( ATTORNO A QUESTO APPELLO VOGLIAMO APRIRE UNA DISCUSSIONE PUBBLICA TRA LE FORZE DELL'OPPOSIZIONE OPERAIA E POPOLARE,A OGNI LIVELLO, RACCOGLIENDO ADESIONI E OSSERVAZIONI.)
Partito Comunista dei Lavoratori
Fonte
■email: info@pclavoratori.it
■web: http://appelloallesinistre.blogspot.com/

Anonimo ha detto...

devo ammettere che ero un fan del subcomandante marcos.
però, stando alle ultime notizie mi sembra che si sia eclissato granché.
il suo messaggio politico era condivisibile, una lotta pacifica, ma un esercito che non spara o che utilizza fucili di legno mi sembra un pò una buffonata.
che sia anche lui un "arnese" C.I.A.?

certo è che essersi messo di traverso nella candidatura di amlo non è stato un buon colpo, perché il messico ha molto bisogno di uscire da una situazione da quello stato di narcosi che sta vivendo: il paese della rivoluzione per antonomasia ridotto a una contrada di saccheggiatori e criminali.

ecco, io vorrei approfittare per suggerire un titolo di un libro che ho molto apprezzato e che secondo me, pur in chiave romanzata, racconta in modo eccellente cosa è il messico oggi, la sua criminalità,la sua corruzione, la sua dipendenza dagli usa; questo libro è "il potere del cane" scritto da don winslow editore einaudi.

non me ne voglia fulvio grimaldi per la pubblicità che faccio del libro e della casa editrice; tuttavia confido nella assoluta validità del video-doc, che pur non ho ancora visto, che lui stesso ha confezionato per far conoscere un pezzo di quella terra lontana e che vi assicuro, essendoci stato, di un fascino e di una straordinaria bellezza:
potrei scrivere pagine pagine.


que viva mexico!!

saluti

alberto

bambilu ha detto...

il Muro di Berlino
Rau$ Todo$
il qulo di Birla$coni
Rau$ Todo$
champagna erettorale
Rau$ Todo$
10, 100, 1000 milioni di voti alle ULTIMARIE
Rau$ Todo$
MA IN TALIA LA SINISTRA NON C'E' MAI STATA SOLO I SINISTRI A PARTE nOI IDEALISTI !

davide ha detto...

realtà complessa quella delle rivoluzioni che vede sconvolto il sistema geopolitico medio orientale e del nord africa.Rivolte che hanno di fatto spezzato le catene dei rispettivi regimi e altre che sono chiaramente pilotate e manovrate dalle forze colonialiste-iran,ad esempio-
Proprio per questo prima di muovere generalmente le masse ,quale progetto politico abbiamo da dare a loro?Quello democretino sionista ed euroatlantista pare il più forte e seguito-in pratica tutto l'anti berlusconismo star system tv-stampa- e gli altri?Sapranno qualora si dovessero muovere le masse dare un contributo reale alla svolta?O si fermeranno alle parole d'ordine,agli slogan rivoluzionari da bignami e studenti distratti,ma egocentrici?La sostanza è:un programma politico dove la questione di classe e nazionale siano unite,con il controllo del partito rivoluzionario sulla direzione delle masse e poi della costruzione di uno stato,la nazionalizzazione dei punti strategici e produttivi del paese,politica estera chiaramente anti colonialismo american-sionista-euroatlantista.Piccole cose,ma utili.Vedo invece molti volenterosi reduci che tengono compagnia a un portavoce egocentrico e poco attento alla politica come strategia e tattica-parlo di molti gruppi estremisti.
La massa non la si può muovere su spinte avventuristiche e spontaneiste,perchè non si andrebbe oltre al primo stadio della rivoluzione- "la sollevazione"-quindi si manifesti apertamente un programma politico socialista,nazionale,con l'attenzione alla politica estera molto approfondita-certi estremisti alla fine sono democretini fino al midollo,sostenendo di fatto le derive imperialiste contro governi che moralmente saranno non accetabilissimi
ciao!

Sacrabolt ha detto...

Interessante come Google News Mexico, termometro dell'entropia informativa di una nazione, contenga in prima pagina notizie soporifere. Se si va a cercare "Oaxaca", c'è di peggio...
El Diario de Yucatan oggi riesce a sintetizzare in una frase anche il nostro meschino futuro

El sector privado, la Iglesia local y el PRD condenaron las manifestaciones de violencia ocurridas el martes durante la visita del presidente Felipe Calderón Hinojosa a Oaxaca.

Fulvio ha detto...

Davide.
"Quale progetto politico abbiamo da dare a loro"? Ma chi siamo noi per dare progetti politici ad altri, soprattutto a chi negli ultimi 60 anni ha saputo due volte muoversi in avanti meglio di noi. Marx e Lenin li sanno leggere anche loro, e Chavez e Nasser e Saddam. E interpretarli forse meglio di noi con i nostri catechismi. Vedo che a egiziani e arabi in genere tu hai già fornito l'ordine del giorno, tattica e strategia. Vogliamo imparare che non si fa così. Che le nostre verità sono state bruciate dai fallimenti, che ogni comunità elabora i suoi pianiverso uguaglianza, giustizia, libertà e CON I SUOI TEMPI. MOrirà mai l'eurocentrismo. Possiamo solo raccontare loro quando e come abbiamo vinto (per un po') e come e quando abbiamo perso (un bel po'). Scusa, Davide, apprezzo molto i tuoi dotti contributi, ma quando ce vo', ce vo'.
Fulvio

davide ha detto...

per carità,espongo solo un mio pensiero che poi giustamente può essere criticato.
Reputo però che l'organizzazione anche delle rivolte sia importante,per difendere il popolo ,anzi le masse -che son indistinte e talora anche interclassiste- al fine di non farli cadere nelle mani dei maleintenzionati,delle quinte colonne.
Io parlo delle masse da noi,in italia,la piazza affinchè diventi luogo di rivolta rivoluzionaria dovrebbe avere un programma politico ben preciso-che ho esposto nel post precedente-per avere un'arma oltre alla ribellione nelle piazze e cercare di prendere il potere.
Sul mondo arabo,mi spiego meglio.Lungi da me dar informazioni e direzioni a loro.Sapranno conquistarsi la loro libertà,che gestiranno come vogliono.La democrazia liberale in fin dei conti è un regime che proprio per via della sua natura classita ed elitaria non si pone sul consenso popolare e lo deve "prendere" attraverso un uso sofisticato della schiavitù dei popoli-usando i diritti umani,la democrazia,la libertà come specchietti delle allodole.
Non credo che noi occidentali potremmo mai dar lezioni agli altri umani di altre terre.
Nondimeno sono forti le infilitrazioni nelle rivolte iraniane e penso anche libiche.
Sicuramente dovrei documentarmi meglio sulle realtà politiche di quella parte.Ora mi son fermato all'unione sovietca,poi toccherà alla jugoslavia e al mondo arabo.Studio politica per i fatti miei qui in edicola,durante i ritagli di tempo.Facile che possa sparare minchiate!Sono ancora in formazione e in perenne studio!

ciao,davide

Anonimo ha detto...

solo quando gli taliani non avranno più di che comprarsi benzina e ricariche telefoniche finalmente la rivoluzione scoppierà anche in talia... non prima e si tratterà di riovlgimento non di evoluzione

Anonimo ha detto...

Cari compagni, come scrisse gia' 40 anni fa Elsa Morante ne "La Storia", il termine "massa" e'ambiguo e forse controproducente. Questo, come del resto anche "rivoluzione" afferisce al campo della fisica e significa, strettamente, "materia inerte".
Quale misfatto semantico per chi invece invoca la sollevazione di soggetti attivi e coscienti!
Chiamiamolo/i POPOLO/I.
Scusate l'intermezzo, che non vuol affatto essere pedante..se non si e' in grado di "dire" un concetto o un'idea, significa ahime' che non la si ha nemmeno troppo chiara in mente.
Sono millenni che i popoli sono affabulati (per meglio essere sfruttati)..costruiamo il nostro vocabolario, facciamo le pulizie di primavera nel nostro cervello.. il caos e'grande sotto il cielo, la situazione e' dunque eccellente.
Grazie dello spazio
Edoardo

Unknown ha detto...

Caro Fulvio,

Scusami se cambio argomento ma...

Ho recentemente letto il tuo bel articolo su Mario Draghi," La Guerra Globale di Sion "

Giulio Tremonti ed altri propongono Mario Draghi come nuovo presidente della BCE al posto di Jean Claude Trichet. ( tutti Bilderberg )

Domanda: Chi in Italia ...ha le palle per combattere questi traditori dello STATO...?

Siamo d'accordo che dobbiamo USCIRE dal EURO e UE e tornare alle nostre monete SOVRANE ?

bambilu ha detto...

sono d'accordo con Edoardo sull'obbligo di essere precisi nell'uso delle parole secondo il
loro significato

bilderberg tutti da buttare naturalmente, ma uscire dall'euro ora che i buoi della riduzione del potere d'acquisto al 50% effettuato dai commercianti non mi pare intelligente e poi chiamare
le monete "sovrane" mi pare disdicevole manco il "buepop" è sovr'ano, caso mai sovraqulo!

davide ha detto...

le parole hanno di questi tempi una forte ambiguità.La precisione non nasce da esse,ma dall'intento politico con cui le si usa.Di per sè non esistono parole buone da usare e cattive da non usare.
Nel corso contro gli avversari,Togliatti parla di Masse,se non sbaglio usa questo termine anche Gramsci.In ogni caso non mi pare che questo termine manchi nella frasologia comunista.
Lo stesso termine rivoluzione è facilmente traviabile.Sopratutto in tempi come questi,laddove si è abbandonata l'ideologia di partito,in favore di quella anti ideologica.Per questo a Sorus è facile organizzare rivolte contro i dittatori.
Ritenendo validissimo il concetto di lotta di popolo in chiave indipendenza nazionale dal colonialismo delle forze "democratiche",credo che vada usato il termine massa.Proprio perchè generico,plasmabile,indistinto.L'azione da parte dei comunisti deve essere l'egemonia delle lotte ,lotte che mischiano gente e ruoli-mi pare che in egitto questo fosse evidente,una rivolta interclassista- per indirizzarle durante e dopo verso un discorso nazional-classista.
Di fatto ora c'è stata una spinta rivoluzionaria e la controrivoluzione si è già fatta sentire,al di là del pignolismo sulle parole di derivazione morettiana.^_^

ps:speriamo solo che la controrivoluzione "democratica e per la libertààààà" non riduca lo scenario medio orientale come quello della ex unione sovietica.
Certo,da parte nostra dobbiamo specificare l'uso del concetto dietro la parola.Sempre o quasi sempre

Fulvio ha detto...

Grazie per tutti i commenti, di divisione o condivisione.
Sulla questione masse-popolo, mi sembra un po' la disputa sul sesso degli angeli. Le parole assumono significati diversi a seconda del contesto, non le si può imprigionare in un'unica camicia. Masse è da sempre, giustamente, il termine socialista e comunista per distinguere la maggioranza oppressa e sfruttata dall'elite minoritaria. Avercela contro la parola massa, potrebbe anche nascondere un virus individualista. Il termine popolo mi pare possa essere utilizzato quando una comunità nazionale o plurinazionale si unisce contro un dittatore intollerabile per tutti, o contro un dominatore esterno. La battaglia, penso, andrebbe fatta soprattutto contro la neolingua che rovescia il significato delle parole: democrazia, libertà, nuovo, moderno, giustizia, e contro la pessima abitudine dei provinciali di adornarsi di parole di lingue che neanche conoscono, dilagante in Italia.
Quanto a George Soros (credo che con "Sorus" si intenda il bandito USraeliano della speculazione), non organizza affatto rivoluzioni contro dittatori, ma le sedizioni contro governi ostili all'imperialismo da destabilizzare (Serbia, Iran, Ucraina, Cina, Venezuela, tutte le rivoluzioni colorate). Attribuirgli la gestione della insurrezioni autentiche e "di massa" contro dittatori, tipo Mubaraq, significa scambiare un tentativo di infiltrazione e di depistaggio verso soluzioni gradite da parte dell'imperialismo con la grandiosa e nobile forza appunto delle masse. Queste non lo meritano. Ne ho parlato ripetutamente nel blog. Cerchiamo di non vedere fischi dove ci sono eccellenti fiaschi. Anche se ci consolerebbe con la constatazione che tutti sono impotenti come noi.
Fulvio.

Anonimo ha detto...

Fulvio, cosa pensi di questo articolo ?
Castro: un dittatore al servizio dei Gesuiti
http://www.informarmy.com/2011/02/castro-un-dittatore-al-servizio-dei.html

bambilu ha detto...

d'accordissimo con il grande FulGri! bello fulgri a me piace! infatti io odio quelli che non sapendo l'italiano storpiano l'inglese. una sola persona mi ha fatto piacere questa lingua per la sua meravigliosa dizione: un attore
di nome richard dawkins come il più famoso ateo biologo che non sono stata in grado di rintracciare
peccato è notevole come l'arte del dire possa rendere bella una brutta lingua anche questa è evoluzione Il vero Comunista non compete perché nessuno può competere con lui !

davide ha detto...

si Soros,tanto pirla rimane lo stesso!
Certo si deve comprendere caso per caso,una cosa a me per l'egitto e la tunisia,ma ben altro potrebbe essere la libia.
Temo un altro caso "paesi dell'est e unione sovietica",anche se il colonialismo yankee-euro-sionista è indebolito.Insomma grande confusione sotto il cielo,ottima cosa per il compagno mao...e se va bene a lui!
Noi stiamo con le masse non dirette dalle quinte colonne e con i governi indipendenti ed ostili al colonialismo occidentale,attenti all'uso distorto non solo delle parole,ma anche dei fatti.

buona giornata a tutti


ps:i miei commenti li scrivo in edicola,in quel di lissone brianza,quindi talora i ragionamenti appaiono confusi perchè scrivo e devo anche servire i clienti!Lo sapesse brunetta cosa faccio durante l'orario lavorativo!^_^

Anonimo ha detto...

a proposito di massevisto che pochi o nessuno ne parla bisognerebbe dare risalto anche alle proteste dei lavoratori e studenti in Wisconsin,dove dal 15 feb. si ripetono continuamente contro le riforme(o meglio "tagli") sociali volute dalla amministrazione Obama,riforme occultate approfittando della disattenzione dei media concentrati sulla Libia.

Fulvio ha detto...

Quella dell'anonimo su Castro manovrato dai gesuiti è la più divertente del giorno, del mese, dell'anno e di più. NOn bastava la fonte bastarda, la sua sconcia terminologia imperialista a smerdare la pataccona? Un conto è discutere della subalternità del nuovo governo cubano alla Chiesa cattolica, evidenziata dall'affare dei detenuti liberati su intervento dell'arcivescosvo; un conto far circolare questa robaccia tossica e grottesca. Poi verrà Martì manovrato dagli Usa, Garibaldi dagli inglesi, Scipione dai cartaginesi, Benigni da Mussolini, io dai sionisti e, ovviamente, l'insurrezione araba inventata e diretta da Soros e Kissinger... Quanta incomprensione per l'intelligenza e il valore deller MASSE!
Su, ragazzi, perchè intingere la penna nella merda?
Fulvio

davide ha detto...

ti sei mai occupato come giornalista dell'U.a.r. e di federico umberto d'amato,il potente capo degli affari riservati?
Sto leggendo un libro interessante che parla di costui e dell'ufficio affari riservati.
Poi ci son quelli che ridono e ti danno del dietrologo,la storia italiana è piena di complotti!^_^

ps:per cui secondo te la rivolta in libia contro gheddaffi non è un azione stile rivoluzione colorata?Te lo chiedo perchè non ho capito ancora nulla,so' de coccio

Fulvio ha detto...

Davide.
So e ho letto di Umberto F. Amato, l'anima nera dietro a tutto il terrorismo di Stato.
Quanto alla Libia, anch'io non saprei che produrre un boh. Quando ci sono stato ho visto un popolo che, al confronto di tutti gli altri, stava bene e con i Comitati Popolari aveva modo di partecipare. Dall'altra parte c'era uno che ha finito col fare il pagliaccio stile caudillo, barcamenarsi tra opzioni opposte, forse per sopravvivere all'assalto imperialista. So anche che buona parte dei rivoltosi viene da matrici fondamentaliste e secessioniste. Ma certo c'è anche popolo incazzato. E' comunque un'insurrezione più spuria delle altre e l'imperialismo UE-USA-Israele si sta leccando i baffi.
Fulvio

Maurizio ha detto...

E' ovvio che sulla rete tutto può essere detto senza il minimo fondamento di verità, ma la mobilitazione militare italiana esiste e non sembra essere una preparazione alla conquista, bensì un appoggio allo Stato libico, almeno così sembra.
D'altra parte non posso paragonare Gheddafi a Mubarak, questo no, però è fuor di dubbio che una svolta ci sia stata anni fa in Libia, non a caso è diventata un partner strategico dell'Italia. Allora delle due l'una: o la Libia antimperialista era solo una facciata ed in realtà si trattava di una "colonia" economica italiana, oppure l'Italia del Bunga Bunga, dei tronisti e delle bombe umanitarie aveva sviluppato una tale indipendenza da legarsi sfacciatamente ad un paese nemico degli USA e di Israele.
Se il popolo o la parte più politicizzata di esso vuole lo Stato Islamico, Stato Islamico sia! Perchè no? Dopotutto è un sistema alternativo al capitalismo, se applicato. Non mi preoccuparei del "nuovo Afghanistan" (a parte che quello vecchio COMUNQUE sta resistendo, per cui in questo senso ben vengano 1000 Afghanistan) poichè semmai la Senussia è su posizioni fin troppo moderate, piuttosto che fanatiche. Io sono dell'idea, come dici tu, che noi - occidente - non abbiamo proprio nulla da insegnare.

Gattiva Calico ha detto...

grazie per i lumi sulla libia. certo che u$ionrael ci ha provato con l'iran e quelli stanno con le navi da guerra nei loro pressi... mica fessi...
ci provano ora con la libia? il basso.boss taliano ha baciato la mano ad ambefiosi: maledetto 16 e muammar unico...
a quello che dicono i ven dolati pennastri ovviamente non credo...
stella sua in fronte poi... dc dc dc dc dc...meno male che è mercoledì e da lunedi prossimo si cambia sfascista a prima pagina !
il fatto è che ammazza7, 8, 9 tutti...sono prevedibili. l'11 settembre è stato il massmo ma l'hanno copiato dall'a.poca.lisca versett 9-11 che ora pare sia scomparso dalla fibbia !
ma quanto NON sono BUONA !
Gattiva Calico

Anonimo ha detto...

che gli anonimous non abbiano avuto parte rilevante in ciò che sta succedendo nel magreb certamente è vero,però questo continuo richiamare ad un loro coivolgimento penso possa servire in futuro per giustificare leggi censorie verso la rete.
penso sia questo il loro compito principale,ma ne vedo anche un altro e cioè di catalogare molti internauti che operano in buona fede,altrimenti non si capisce come mai,per persone che fanno dell'anticensura il loro cavallo di battaglia, per ogni loro iniziativa ci si debba obbligatoriamente registrare ( http://anonnews.org/?p=press&a=item&i=554 ),non è forse un controsenso questo? oppure qualcuno di voi ,piu' esperto di me,ha qualche giustificazione plausibile?

Anonimo ha detto...

dai fulvio,
gheddafi è un prodotto italiano che nel tempo ci è sfuggito di mano a causa dell'insulsaggine di berlusconi.

gli italiani gli hanno sempre salvato il culetto da ustica in poi.
lo abbiamo sempre appoggiato fino al momento che lui ha fatto lo stronzo arrivando in italia appuntando al petto la foto dell'eroe(giustamente) anti-italiano.

lo scemo di turno, il berlusca, lo ha lodato per ottenere i respingimenti, e il tendopolaro si è montato la testa: risultato il caos.

gheddafi forse ha preteso di troppo da se stesso credendo che l'italia lo tirasse fuori dalla merda per l'ennesima volta, ma ha sbagliato i conti perché l'italia, oggi come oggi non conta un cazzo sul piano internazionale; si è fidato del nostro bufalaro e ci è rimasto come un pivello.


tu dici che usa ue israele si leccano i baffi?
hai ragione, ma nella merda ci siamo noi italiani perchè in europa di noi non se ne fotte nessuno; e se andiamo avanti così con il bufalaro, va a finire che pure contro l'europa dovremo andare!!
anzi, lo siamo già in sostanza: ci schiacceranno come delle merde.

Anonimo ha detto...

ops, saluti da alberto

per il post sulla libia e del bufalaro.

mi ero dimenticato di firmarmi.

Fulvio ha detto...

Dai Gattiva Calico, fai uno sforzo per farti comprendere alle intelligenze italiche medie, o medio-inferiori come la mia, senza costringerci a defatiganti decrittazioni. Le tue osservazioni preziose se ne avvantaggerebbero. Te lo dico con simpatia e stima, prima che qualcuno dei nostri interlocutori passi alle pernacchie.
Fulvio

Fulvio ha detto...

Alberto.
Si vede che in Libia non ci sei mai stato, il che può non essere decisivo, ma che neanche ne hai studiato la storia. Il colonialismo non dimentica mai chi lo ha battuto e si vendica anche secoli dopo. Quello che succede oggi in Libia è propedeutico all'arrivo della Nato. Mica si potevano lasciare petrolio e posizione geostrategica in mano a uno così inaffidabile ed eccentrico.
La rivolta è stata affidata ai reazionari ultrà religiosi della sempre secessionista Cirenaica. Quanto al giudizio su Gheddafi, beh dovrebbe essere un po' più articolato per aspetti e per fasi e meno fumettistico alla Mossad, Tanto prezioso era per l'Italia che senza di lui parleremmo ancora di "Italiani brava gente". Senza di lui e Saddam tanti movimenti di liberazione nel mondo non avrebbero avuto appoggi e sostegni, irlandesi in testa. Dobbiamo evitare semplificazioni e di ascoltare le megaballe mediatiche occidentali. Hai visto il riserbo di Obama? Ben diverso dal sostegno ai rivoltosi del Cairo. Gli sta bene che uno scontro interno tra fazioni e tribù libiche, con la sua manina dentro, appaia al mondo come una richiesta di democrazia... occidentale e quindi imperiale. Si può sempre ottenere di più che un socio in affari: per esempio la disperatamente cercata base per Africom e Nato. Quanto all'Europa, dalla quale l'Italia parrebbe isolata, in culo sia a questa Italia berlusconiana, sia alla fetecchia Europa.
Fulvio.

Anonimo ha detto...

Fulvio, grazie per la risposta su Castro. Capisco che l' argomento non ti diverte ma per quelli come - o peggio di - me, privi di adeguati strumenti di discriminazione, una confutazione più articolata e sostanziata forse sarebbe più utile.
Per il momento faccio tesoro delle cose che hai detto sperando vorrai ritornarci sopra.

Un'altra patata bollente di oggi che ti voglio sottoporre è questa :
Chavez attacca un accampamento indigeno
http://lombardia.indymedia.org/node/36560.

Se hai tempo e voglia mi piacerebbe sentire cosa pensi anche su questo.

Grazie

Fulvio ha detto...

Anonimo.
Quanto a Castro, non ricordo di averne scritto in questo post. Forse intendevi il fasullone Marcos? Quando il mittente è anonimo, come tanti, diventa difficile rintracciare la corrispondenza.
Sulla notizia degli indigeni aggrediti, prendila con molto sale, vista la fonte del tipo da sempre uno dei più ambigui e bizzarri. Poi si parla di processo. Processo per cosa? Forse che si tratti di repressione di chi ha compiuto reati? Io so due cose per certo. Che Chavez e la sua costituzione hanno per la prima volta riconosciuto ai nativi autonomia, i loro territori e servizi come sanità e scuola. E che in molti paesi latinoamericani frange di indigeni lavorano per la destabilizzazione di governi progressisti e antimperialisti (Nicaragua, Bolivia, Ecuador), su antistoriche basi etniciste che sabotano l'unità di classe, come le divisioni tra sciti e sunniti tentano di frantumare l'unità dell'Iraq, o copti e musulmani, sud e nord del Sudan, tribù contro tribù in Libia, e via dicendo lungo il filo del divide et impera occidentale.
Ricordiamoci delle balle raccontateci sulla presunta repressione dei curdi da parte di Saddam. Compresaq la Bufala dei curdi gassati a Halabja. La verità era che si trattava di alcune tribù di signori della guerra curdi al soldo degli Usa. La verità nascosta era anche che Saddam, primo tra i governanti dei paesi con curdi, nel 1974 concesse al Kurdistan autonomia, parità di lingua ufficiale, l'università di Sulemanieh, un sacco di infrastrutture e scuoile e la partecipazione al governo centrale con il Partito Democratico Curdo e il partito comunista.
Fulvio.

Anonymous ha detto...

Mi riferivo alla storia di Castro controllato dai Gesuiti