mercoledì 16 marzo 2011

VIVA L'ITALIA, L'ITALIA DEL '48-'49, DEL 20 SETTEMBRE, DEL 25 APRILE, DEL 12 DICEMBRE, DEI FRATELLI CERVI, DI VALLE GIULIA, DI FRANCESCO LORUSSO, FRANCO SERANTINI, SAVERIO SALTARELLI, GIORGIANA MASI, MARIO LUPO... (e c'è anche Bakunin)



Tirannide indistintamente appellare si deve ogni qualunque governo,
in cui chi è preposto alla esecuzione delle leggi, può farle,
distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto eluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono o tristo, uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammetta, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.
E siccome, là dove ci è patria e libertà, la virtù in sommo grado sta nel difenderla e morire per essa, così nella immobilmente radicata tirannide non vi può essere maggior gloria, che di generosamente morire per non viver servo.
(Vittorio Alfieri)

Gli italiani, gli intellettuali, gli artisti, sono poco coraggiosi? Sì, lo sono sempre stati. Sono stati vent’anni sotto un governo fascista, ridicolo, con un pagliaccio che stava lassù... Ci ha mandato l’Impero, le falangi romane lungo Via dell’Impero; ha fatto le guerre coloniali, ci ha mandato in guerra... il grande imprenditore ha detto: «Lasciatemi governare, votatemi, perché io mi sono fatto da solo, sono un lavoratore, sono diventato miliardario, vi farò diventare tutti milionari». Ormai nessuno si dimette, tutti pronti a chinare il capo pur di mantenere il posto, di guadagnare. Pronti a sopraffarci, a intrallazzare. Non c’è nessuna dignità. E’ la generazione che è corrotta, malata, che va spazzata via. La speranza è una trappola inventata dai padroni, quelli che ti dicono "State buoni, zitti, pregate, che avrete il vostro riscatto, la vostra ricompensa nell’aldilà... sì, siete dei precari, ma fra 2-3 mesi vi assumiamo ancora, vi daremo un posto". Come finisce questo film? Non lo so, spero che finisca con quello che in Italia non c’è mai stato: una bella botta, una bella rivoluzione. C’è stata in Inghilterra, in Francia, in Russia, in Germania, dappertutto meno che in Italia. Ci vuole qualcosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto... che è schiavo di tutti. Se vuole riscattarsi, il riscatto non è una cosa semplice. E’ doloroso, esige dei sacrifici. Se no, vada alla malora – che è dove sta andando, ormai da tre generazioni.
(Mario Monicelli)

In questo post si varieggia tra la Ballata della Fiat, canzone del '69 che integra "Bella Ciao" ed è oggi incredibilmente attuale, l'Inno di Garibaldi e perfino Bakunin. Non è difficile trovare cosa hanno in comune. La volontà di una patria, sì, ma quella degli uguali, liberi e giusti. Li dedico a un Risorgimento che è stato la nostra Baia dei Porci, la nostra Rivoluzione Bolivariana, la nostra resistenza palestinese, la nostra primavera araba, la nostra Comune di Parigi, il nostro risveglio da un sonno di secoli, risveglio grazie a coloro che avevano continuato a vegliare. E peste colga chi lo denigra



17 marzo, 150 anni dall'Unità d'Italia.

Festeggiamo l’unità d’Italia? Senz’altro, anche se meglio sarebbe stato farlo per un'altra ricorrenza piuttosto che quella della proclamazione del cialtrone Vittorio Emanuele II a re d’Italia, aspetto massimamente negativo di quell’unità e di tutto il Risorgimento, oltre tutto quando ancora mancavano alla famiglia nazionale sia Venezia che Roma. Un giorno migliore sarebbe stato il 20 settembre, quando l’unità di quanto prima era spezzettato tra insignificanti e rissosi possedimenti totalitari di conti, principi e sovrani di taglio vandeani, trovò compimento con la conquista di Roma, l’abbattimento del papa-re, la dissoluzione dello Stato Vaticano, la fine, col potere temporale, della dittatura cattolica, l’eliminazione del carcinoma che aveva metastatizzato gli italiani per oltre mille anni.

E’ indubbiamente un passo avanti che milioni di italiani sventolino oggi la bandiera che la rivoluzione repubblicana e anticlericale regalò alla Repubblica Cisalpina liberata. E non c’importa una cippa che nostalgici, reazionari, ignoranti agitino del Risorgimento il vittimismo degli spodestati, le sofferenze inflitte dai piemontesi savoiardi e cavouriani al Sud. Le rivoluzioni, ammonisce Mao, non sono un pranzo di gala. E poco ci cala se in quella ritrovata comunità nazionale si insinuino i rottami di regime, vendipatria e ascari del dominatore straniero dal 1922 a oggi. Parassiti di una dignità e di una consapevolezza popolare dentro la quale cercano di occultare la propria resa ai predatori esterni, insieme agli ottusi e spesso non innocenti sicofanti della frammentazione e dell’egocentrismo municipale, nel nome della presunta fine dello Stato nazione. Sicofanti che oggettivamente sono quinte colonne disgregatrici al servizio degli Stati nazione più grossi e più feroci. Vendipatria che, da Togliatti e De Gasperi ai maramaldi e coglionazzi di oggi, hanno offerto a burocrati mafiosi non eletti la sovranità legislativa e monetaria, alla banda di briganti USA-Israele-UE la sovranità politica e militare, ai terminali delle elites mondiali FMI, BM, WTO, BCE, la sovranità economica e finanziaria, con il denaro che dovrebbe essere a dispozione della comunità attraverso lo Stato messo alle dipendenze della buona volontà (rapinatrice) dei capitali privati internazionali.



E, comunque, cosa c’entrano coloro che, da padre Dante ad Alfieri, da Cola di Rienzo a Mameli, Saffi, Armellini, Dandolo, Bandiera, Mazzini, Garibaldi, Cattaneo, a tutti i giovani repubblicani e progressisti che diedero la vita per il migliore ideale possibile in quei tempi, con quanti, dai Savoia al Mussolini della subalternità concordataria e al padrone nazista, l’unità l’hanno pervertita in dittatura e complicità colonialista? Cancellando l’era di libertà di pensiero, di coscienza e di fede aperta dagli avi audacemente precursori. Li avessimo oggi, al tempo di rigurgiti feudali e bigotti come Bersani, Berlusconi, Vendola, Ratzinger. Come dimenticare che l’unità d’Italia è stata fatta contro il sanfedista Pio IX che, lo sottolinea Vera Pegna sul “manifesto”, non riconobbe lo Stato Italiano, ne scomunicò re, parlamento e governo e volle risolvere in un bagno di sangue la Questione Romana. Con alle spalle le potenze del Congresso di Vienna, come noi avremmo poi avuto quelle di Yalta e dell’esproprio atlantico.

Rispunta tra chi inalbera la bandiera contro coloro che, fuori e dentro il paese, del popolo fanno preda e vittima degli interessi globalizzati di elites cleptocrate e necrocrate, il filo rosso che unisce i rivoluzionari del ’48 ai mille di Garibaldi, ai partigiani e alla generazione del ’68-’77. Certo, avevano limiti ideologici, dettati dal tempo e dai rapporti geopolitici di forza, quei combattenti delle Repubbliche di Roma, Venezia, Napoli, delle insurrezioni di Genova e Milano, i garibaldini cacciatori delle Alpi nel Trentino, il Garibaldi fondatore della Prima Internazionale Operaia con Bakunin e Marx e difensore della Comune di Parigi, anti-monarchico e antipapalino sull’Aspromonte, il Mazzini dell’uguaglianza sociale nella Repubblica, della internazionalissima Giovine Europa, i bersaglieri che abbatterono a Porta Pia il più criminale potere sui corpi e sulle menti dai tempi di Roma.



E' il filo rosso dal quale si dovrebbe snodare il nostro avvenire di esseri umani definiti da una storia, una cultura, una vicenda politica, dolori e umiliazioni, conquiste e cadute. Di esseri umani che hanno per patria la solidarietà e, nella loro pluralità, il proprio originale contributo unitario alla felicità e alla giustizia, Leonardo, Dante, Garibaldi, Francesco Lorusso, i fratelli Cervi. Chi avrebbe saputo far meglio dei nostri risorgimentali nelle circostanze date? La loro rottura con l’esistente oppresso e schiavistico è forse qualcosa di più radicale di quanto oggi i migliori di noi riescano a immaginare e ambire. Paragonare, a detrimento della seconda, la Rivoluzione d’Ottobre con la rivoluzione repubblicana e unitaria è come denigrare Spartaco a fronte di Che Guevara. E il Che Guevara del volgo disperso che nome non ha, proprio come quello di Cuba, è stato al di là di tutti i distinguo Giuseppe Garibaldi. Non ligio a nessuna Chiesa, accorso a sostegno di istanze di liberazione e di giustizia per gli uomini ovunque nel mondo, patriota con l’intelligenza e la grandezza della visione internazionalista.



Facciamo tanta festa, ci commoviamo, per le insurrezioni a costo della vita delle masse arabe e, pochi di noi, anche per un popolo libico che, sotto la guida di chi lo ha liberato e ha contribuito alla liberazione dell'Africa, si batte per la seconda liberazione da sciacalli interni e avvoltoi lontani. Pretendono, questi popoli, di uscire da un concerto globale che campa sulla rapina, la guerra, il genocidio, la dittatura in tutte le sue forme evidenti o mimetizzate. Come i nostri partigiani, come noi del ’68, come Garibaldi e Goffredo Mameli riprendendo un anelito vecchio di un millennio e che fu proprio del popolo esattamente come lo è oggi in Egitto, Tunisia, Bahrein, Giordania, Yemen, Marocco, la parte migliore dell’America Latina.

Sorridiamo del clamore enfatico dei versi del nostro inno, come se un’espressione dello spirito del tempo dovesse aggiornarsi di epoca in epoca, a seconda dei gusti letterari e dell’aria che tira. Alla stessa maniera, si potrebbe sghignazzare del "garzoncello scherzoso di codesta età fiorita" e aggiornare Leopardi in chiave rap. Sprezziamo un vessillo nato dalla rottura con l’esistente, anziché rivendicarlo a un’Italia liberata delle sue scorie borghesi, clericali, capitaliste, vassalle, concedendolo in appalto a chi vi avvolge il suo obolo tossico versato alla servitù a stelle e striscie e al despotismo del grumo parassita europeo, Yalta e Washington, Sigonella e Wall Street, Maastricht e Lisbona.

Sarebbe interessante vedere che faccia farebbero i martiri della Repubblica romana, napoletana, veneziana, dei vespri siciliani e dei Mille, delle Cinque Giornate di Milano, non solo a vedere questa fetecchia di Italia attuale, ma come coloro sulle cui spalle graverebbe il compito di fare un'Italia dell'unità, libertà, sovranità e dignità, onorano chi questo discorso ha iniziato quasi due secoli fa e per esso ha dato la gioventù e la vita. Scrive Gianpasquale Santomassimo: "Vorrei che qualcuno ricordasse che Goffredo Mameli era morto per una repubblica democratica, quella romana, dalla costituzione modernissima e in tema di cittadinanza molto più moderna delle legislazioni successive.

E non ci vengano a scassare i marroni quelli che saltano la distinzione elementare tra principio di nazionalità e "nazionalismo", tra clima culturale del primo Ottocento e quello del secondo. Nacquero con Garibaldi e Mazzini la Prima Internazionale, la Giovine Italia e la Giovine Europa, ci si batteva nell'ottica della libertà di molte nazioni, in fratellanza e non in competizione e prevaricazione. Quella tale di Lecce che si scandalizzò del titolo "Patria Palestina" di un mio documentario, definendolo maschilista e violento, abbia l'umiltà e la curiosità di aggirarsi tra palestinesi senza patria, cubani patrioti in cammino verso la società senza classi (almeno fino a poco fa), comunisti Vietcong, iracheni uniti per millenni e disintegrati nel nome di un Ordine Mondiale, popoli del Sud del mondo che unendo la volontà di essere nazione con quella di una società e di un mondo di uguali e liberi, hanno potuto sottrarsi ad anacronistici domini imperiali. Se è vero che ci sono forze numericamente infime e moralmente senza scrupoli che preparano una tirannide mondiale, di cui vediamo i prodromi nei superconglomerati militari ed economici, negli organismi antidemocratici sovranazionali, come non rendersi conto che la saldezza delle unità politiche, sociali, culturali, formatesi nel travaglio e nella volontà delle genti di superare le frammentazioni e gli isolazionismi di clan e tribù, di contadi e campanili, siano il primo ostacolo a tale progetto?

Non ci ha insegnato nulla, a due passi da noi, la Jugoslavia, protagonista del progresso e della giustizia globale, ridotta in affastellato di ringhiosi paesuccoli criminogeni, alla mercè di mute di predatori, di nessunissimo rilievo nella vicenda del riscatto umano? Idioti di sinistra ripetevano l'anatema di "ultranazionalisti" contro chi difendeva una patria nella quale gli egoismi particolaristici, potenziati dai divide et impera imperiali, erano stati sconfitti da quanto univa e rendeva forti, rispettati e ascoltati.

Forse quella sinistra che ha gettato alle ortiche la bandiera rossa, facendone il tappeto rosso per una destra vendipatria, questa sì antinazionale e a condizionamento leghista, per sua natura serva e tramite delle forze che di noi fanno uso e scempio, nel garrire di questa bandiera tricolore, dalla dominante rossa, potrà trovare la forza per un'unità che sia di avanzata e non di ripiegamento e connivenza. Fuori la Nato dall'Italia, fuori l'Italia dalla Nato. Senza di che, niente rivoluzione




Inno di Garibaldi
Si scopron le tombe, si levano i morti
i martiri nostri son tutti risorti!
Le spade nel pugno, gli allori alle chiome,
la fiamma ed il nome d'Italia nel cor:
corriamo, corriamo! Sù, giovani schiere,
sù al vento per tutto le nostre bandiere
Sù tutti col ferro, sù tutti col foco,
sù tutti col nome d'Italia nel cor.

Refrain:
Va' fuori d'Italia,
va' fuori ch'è l'ora!
Va' fuori d'Italia,
va' fuori o stranier!

La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi
ritorni qual'era la terra dell'armi!
Di cento catene le avvinser la mano,
ma ancor di Legnano sa i ferri brandir.
Bastone tedesco l'Italia non doma,
non crescono al giogo le stirpi di Roma:
più Italia non vuole stranieri e tiranni,
già troppi son gli anni che dura il servir.

Refrain.
Parole di e su Ippolito Nievo, garibaldino
A riconfortare lui e gli altri, del resto, bastava la sola presenza di Garibaldi, per il quale egli concepì una dedizione assoluta: “Ei nacque sorridendo / né sa mutar di stile. / Solo al nemico e al vile / E' l'occhio suo tremendo. // Stanchi, disordinati / Lo attorniano i soldati; / D'un motto ei li ristora, / Divide i molti guai, / Gli scarsi lor riposi, / né si fu accorto mai / Che fossero cenciosi. // Conscio forse il cavallo / Di chi gli siede in groppa, / Per ogni via galoppa / né mette piede in fallo. / Talor bianco di spume / S'arresta ad ambi i lati / Fa plauso al loro nume / La folla dei soldati. // Chi no'l vide talfiata / Sulle inclinate teste / Passar con un'occhiata / Che infinita direste?” .

Anche il morale del poeta si ridestava, nell'azione: “Quando il cannone da vicin rimbomba, / Penso alla patria, e le pistole appronto. / Quando all'assalto odo sonar la tromba, / Penso alla patria, ed ogni rischio affronto. / Quando nel fumo fischiano le palle, / Penso alla patria, e i passi e i colpi affretto. / Quando i nemici volgono le spalle, / Penso alla patria, e dietro lor mi getto.” .

I Cacciatori entravano così vittoriosi in Bergamo (8 giugno 1859), e in Brescia (13 giugno 1859), fra l'esultanza di quelle popolazioni; quindi l'avanzata garibaldina riprendeva, preceduta dalle guide a cavallo: “Cavalieri improvvisati / Senza sacco e senza affanni, / A combatter siamo andati / Le falangi dei tiranni, / Noi di guerra fummo araldi, / Fummo guide e scorridor: / Viva, Viva Garibaldi, / Presto in sella, o cacciator!... Quando il bianco, il rosso, il verde / A Verona sien sbocciati, / Mostrerem come si sperde / La semenza dei Croati. / Non più rocche, non più spaldi / I Tedeschi avranno allor. / Viva, viva Garibaldi, / A carriera, o cacciator.” .

La delusione provata dai volontari è dal poeta confermata: “La primizia dei Veneti allori / Chi ci vieta, chi indietro ci caccia, / Noi che primi dei Barbari in faccia / Femmo l'itala spada brillar? // Tra gli oppressi e i fugati oppressori / Qual fantasma di tregua compar? // Fu destino. Un comando dall'alto, / Un arcano comando è venuto, / Che seguendo il cammin già battuto / Colle nevi ci manda a pugnar.” . Così, in Valtellina, si addestravano le giovani reclute: “Ieri avanzavasi / In Valtellina / Un'accozzaglia / Garibaldina / Pezzente ed ilare / Come Gesù. // Chi colla sciabola, / Chi col moschetto, / Chi colla tunica, / Chi col farsetto, / Tutti son laceri / E scalzii più. // Tai delle Esquilie / Alle pendici / Venner di Romolo / I primi amici, / Padri di Consoli / Di Imperator... Fuori che i sandali / Non hanno ai piedi; / Quanto a voi simili sono gli eredi, / Sol ricchi d'anima / Di gioventù!”; anche i discendenti di Roma dovevano comunque imparare a marciare: “Presto, stringetevi / Giberne e sacchi; / Fate sul lastrico / Sonare i tacchi!” / Grida un ironico Caporalin. / “Chi tacchi battere / Scalzo non seppe, / Li farà battere a Cecco Beppe!” / Risponde un diavolo / Garibaldin.”.

già all'inizio, poneva l'interrogativo, che si erano posti e si ponevano in molti: “Si chiede, si ciancia / Se provvido o infesto / L'aiuto di Francia / Si debba chiamar / Se a un ibrido innesto non possa menar.”.

E il calice dell'amarezza, al colmo, traboccava: “Cianciar di diritti, / D'allori, di storia! / Mendici sconfitti / D'un cencio di gloria, / Piuttosto parliamo / Di quello che siamo. // Diritti ed allori, / Cambiato viaggio, / Ci vengon di fuori, / Si pagan di omaggio; / Inchini e milioni / Or fan le nazioni!”.

L'Italia centrale era ancora in armi con Garibaldi; e Nievo non poteva non essere là e incitare: “Italia! Italia!| / Dall'Alpi al mare / Sola a regnare / Noi ti vogliam... Sorgi! Le lacere / Membra rauna, / Libera ed una / Sorgi all'imper!...Duchi e Pontefici / Lottano invano / Col tuo Romano / Soffio guerrier. … Trento, Venezia, / Palermo e Roma / La fronte han doma, / Servono ancor. / Ma in pugno a un popolo / Folto e Gagliardo / E' lo stendardo / Dei tre color. / Ma in armi stringonsi / Dieci milioni / Contro due troni / Contro un altar... Altar sacrilego / Porpore abiette / Vili vendette / non vogliam più // Resti un sol popolo / Sotto il tuo cielo / E un sol Vangelo: Quel di Gesù. // Italia! Italia! / Dall'Alpi al mare / un solo altare / S'erge per te. // Iddio, la patria / Sovr'esso stanno, / Non il tiranno / né il Papa-Re!”.

Alla fine, il 1859 si chiudeva con mezza Italia ancora irredenta; un cruccio assai difficile da sopportare per Ippolito: “Ma a me, che ancora – piego i ginocchi / Dinanzi al fango – che m'insozzò, / A me che resta? - Tergermi gli occhi / Se di vergogna – morir non so!”.
Patria e Nazionalità Michail Bakunin

Lo Stato non è la Patria; è l’astrazione, la finzione metafisica, mistica, politica, giuridica della Patria;ma si tratta di un’amore naturale, reale; il patriottismo del popolo non è un’idea, ma un fatto; e il patriottismo politico, l’amore dello Stato, non è la giusta espressione di questo fatto, ma un’espressione snaturata per mezzo d’una menzognera astrazione, sempre a profitto di una minoranza che sfrutta. La Patria, la nazionalità, come l’individualità è un fatto naturale e sociale, fisiologico e storico al tempo stesso; non è un principio. Non si può definire principio umano che quello che è universale, comune a tutti gli uomini; ma la nazionalità li separa: non è, dunque, un principio. Principo è, invece, il rispetto che ognuno deve avere pei fatti naturali, reali o sociali. E la nazionalità, come l’individualità, è uno di questi fatti. Dobbiamo, dunque rispettarla. Violarla è un misfatto e, per parlare il linguaggio di Mazzini, diviene un sacro principio ogni volta che è minacciata e violata. Ed è per questo ch’io mi sento sempre e francamente il patriota di tutte le patrie oppresse.
L’essenza della nazionalità. La Patria rappresenta il diritto incontestabile e sacro di tutti gli uomini, associazioni, comuni, regioni, nazioni, di vivere, pensare, volere, agire a loro modo e questo modo è sempre il risultato incontestabile di un lungo sviluppo storico. Pertanto, noi ci inchiniamo innanzi alla tradizione e alla storia; o meglio la rispettiamo, e non perché ci si presenta come astrazione elevata a metafisica, giuridicamente e politicamente per intellettuali e professori del passato, bensì perché essa ha incorporato di fatto la carne e il sangue, i pensieri reali e le volontà delle popolazioni. Se si parla di una certa regione - il canton Ticino (in Svizzera) per esempio - essa apparterrebbe evidentemente alla famiglia italiana: la sua lingua, i suoi costumi e le sue particolarità sono identiche a quelli della popolazione della Lombardia e, di conseguenza, dovrebbe passare a far parte dello Stato Italiano unificato.
Crediamo che si tratta di una conclusione radicalmente falsa. Se esistesse realmente una sostanziale identità tra il canton Ticino e la Lombardia, non ci sarebbe dubbio alcuno che il Ticino si unirebbe spontaneamente alla Lombardia. Ma non è così, e se non si sente il grande desiderio di farlo, ciò dimostra semplicemente che la Storia reale - quella in vigore generazione dopo generazione nella vita reale del popolo del canton Ticino, è la dimostrazione della sua contrarietà all’unione con la Lombardia - è cosa completamente distinta dalla storia iscritta nei libri.
D’altra parte, bisogna dire che la storia reale degli individui e dei popoli non solo procede verso uno sviluppo positivo, bensì molto spesso verso la negazione del suo passato e per la ribellione contro di esso; e questo è il diritto della esistenza, l’inalienabile diritto di questa generazione, la garanzia della sua libertà.
La nazionalità e la solidarietà universale. Non c’è niente di più assurdo e al tempo stesso più dannoso e mortifero per il popolo che erigere il principio fittizio della nazionalità come ideale di tutte le aspirazioni popolari. La nazionalità non è un principio umano universale. E’ un fatto storico e locale che, come tutti i fatti reali e innocui, ha diritto ad esigere la sua generale accettazione. Ogni popolo fino alla più piccola unità etnica o tradizionale possiede le proprie caratteristiche, il suo specifico modo di esistenza, la sua maniera di parlare, di sentire, di pensare, e di agire; e questa idiosincrasia costituisce l’essenza della nazionalità, risultato di tutta la vita storica e sommatoria totale delle condizioni vitali di questo popolo.
Ogni popolo, come ogni persona è quello che è, e per questo ha un diritto ad essere se stesso. In questo consistono quelli chiamati diritti nazionali. Però se un popolo e una persona esistono di fatto in una determinata forma, non ne consegue che l’uno e l’altro abbiano il diritto ad elevare la nazionalità in un caso e l’individualità nell’altro, come principi specifici, e nemmeno si debba passare la vita discutendo sopra la questione. Al contrario, quanto meno pensano a se stessi e più acquisiscono valori umani universali, più si rivitalizzano e più si caricano di sentimento, tanto la nazionalità quanto l’individualità. La responsabilità storica di tutta la nazione. La dignità di tutta la nazione, come dell’individuo, deve consistere fondamentalmente nel fatto che ognuno accetta la piena responsabilità delle sue azioni, senza cercare di colpevolizzare altri. Non sono molto stupide le lamentele lacrimose di un fanciullo che protesta perchè qualcuno lo ha corrotto e condotto nella cattiva strada? E quello che è improprio nel caso di un ragazzo lo è certamente anche nel caso di una nazione, cui lo stesso sentimento di autostima dovrebbe impedire qualunque intento di imputare ad altri la colpa dei propri errori.
Patriottismo e giustizia universale. Ognuno di noi dovrebbe elevarsi sopra questo patriottismo piccolo e meschino, per il quale, il proprio paese è il centro del mondo, e che considera grande una nazione quando è temuta dai suoi vicini. Dobbiamo porre la giustizia umana universale sopra tutti gli interessi nazionali e abbandonare una volta per tutte il falso principio della nazionalità, inventato recentemente dai despoti della Francia, Prussia e Russia per schiacciare il supremo principio della libertà. La nazionalità non è un principio, è un diritto legittimo come l’individualità. Ogni nazione, grande o piccola ha l’indiscutibile e medesimo diritto ad esistere, a vivere in accordo con la propria natura. Questo diritto è semplicemente il corollario del principio generale della libertà. Tutti quelli che desiderano sinceramente la pace e la giustizia internazionale devono rinunciare una volta per sempre a quello che si chiama la gloria, il potere la grandezza della Patria, a tutti gli interessi egoisti e vani del patriottismo.

25 commenti:

Anonimo ha detto...

come dice un mio Amico tutte le bandiere nazionalistiche sono da stracciare.
capisco che in passato per riconoscersi sotto uno Stesso Pensiero ci si potesse individuare per mezzo di una "bandiera". ed anche li, sai gli "infiltrati"... ora come ora quando tutti gli Ideali sono stati assassinati e solo PP Pochi Probi [non li voglio chiamare giusti che è trooooppo biblico.vecchiotesta.piagnone] Resistono, è acconcio variare le parole de lì no ! la musica può restare immutata: fra gelli di taglia litaglia è inkazzata... nell'elmo di scipio ci fa la frittata...dov'è la vittoria? staffà la cicoria...che a tavola d'ora la fame se fa...ecc ecc ecc

e parlano di madre patria....il precursore del moderno TRANS, che poracci come pirlaskony vogliono essere giorno e notte contempora-neamente! a proposito di tapini: una povera prostituta pagando, si affranca dal magnaccia protettore. mi chiedo: quanto potrà volere lo "stato" di taglia per affrancare Me come contribuente e consumat*? con ovvia pubblicità del fatto giuridico, strumento per rendere certi nei confronti dei terzi l'accadimento intervenuto.

che dite sepòffà?

Maurizio ha detto...

Fulvio, siamo d'accordo su TUTTO, ma questa cosa dell'Unità.. proprio non riesco a non presentarmi qui nello spazio per le discussioni a dirti che non son d'accordo con te.

Ammetto che devo ancora finire di leggere tutto (non basta quanto ti dilunghi tu, ci metti pure Bakunin! :-) ma dubito che ti sia trasformato in neoborbonico..

Guardo a quel periodo e non vedo che ombre, ombre e ombre.. a cominciare da Garibaldi e la sua avventura dei 1000, a finire a Mazzini passando per Cavour.
L'unica luce del periodo sono i fuochi notturni accesi dai Briganti.

Con Stima, un sempre polemico
Maurizio.

Fulvio ha detto...

Caro Maurizio, sei davvero poco e tendenziosamente informato. Lscia perdere i Savoia e Cavour e pensa che inculata è stato il Risorgimento per il papa e i cattolici. La più grande vittoria in mille anni. Oltre ad aver voluto democrazia, repubblica, uguaglianza, libertà. Ti pare poco? Attento a non pensarla come i leghisti o i neoborbonici. Tieni presente il contesto, un popolo che si ribella contro un'Europa intera reazionaria. Ne avessimo di Garibaldi e Mazzini, oggi. Mi pèare che tu non abbia letto molto bene il mio blog. Non basta contrapporgli i briganti masasacrati dai Savoia, ma pure reazionari assai.
Fulvio

gulab ha detto...

uhm... questa volta sono perplesso di quanto scrivi fulvio.
in italia non c'è stata una rivoluzione ed è difficile leggere quel "non c’importa una cippa che nostalgici, reazionari, ignoranti agitino del Risorgimento il vittimismo degli spodestati, le sofferenze inflitte dai piemontesi savoiardi e cavouriani al Sud".

si è trattato di un'aggressione militare verso una nazione sovrana.
e la metto sullo stesso piano della libia o dell'iraq. il popolo che ci sta in mezzo patisce la stessa violenza e brutalità.

per il sud italia è stata una sventura. anche se idealmente tanti meridionali del tempo sognavano una nazione italiana.
sono italiano, mi sento italiano, e posso anche pensare a questo anniversario come qualcosa che in fondo dopo 150 può contribuire a unirci maggiormente come popolo. forse però dopo 150 si può anche iniziare a dire tutta la verità di quello che è accaduto.
e nelle scuole, nei dibattiti, nei discorsi ufficiali questa verità è rimossa.

la chiesa credo che rinunciando al potere temporale che deteneva da secoli si sia rinforzata, ha solo cambiato pelle. di fatto non ha mai smesso di dominare in italia.

e su bakunin... mi è sempre rimasto in testa fin da ragazzo, quello che bakunin scriveva su mazzini e garibaldi, per lui veri eroi.
ci continuo a pensare ancora, e ancora non mi spiego tante cose

saluti

davide ha detto...

fulvio,scusa...Ma io oltre ai valorosi compagni da te citati,ci metterai anche :bordiga,gramsci,longo,teresa noce e pure Togliatti.
La storia del comunismo italiano nel suo intero,seppure divisa e contrastata da lotte interne ,incomprensioni,tensioni,è splendida se accostata ad esempio a quella liberale e a quella fascista

w garibaldi w l'italia unita w il comunismo!

Anonimo ha detto...

cosa significa?

http://www.carmillaonline.com/archives/2011/03/003835.html#003835

saluti

alberto

Anonimo ha detto...

Passate le celebrazioni, contestate e non, ecco che la cricca dei bastardi costruisce un'altra unità, senza opposizioni, al massimo qualche astensione. Aggrediranno un altro paese sovrano, raderanno al suolo città, stermineranno civili(questa volta veri) donne e bambini. Metteranno un altro governo fantoccio, ruberanno il petrolio, l'acqua, spargeranno morte e cancro, guerre e veleni, si insedieranno coi loro culi pesanti per continuare l'aggressione più in giù dovunque ci siano ricchezze residue da accaparrare. Cavallette cieche cosa avranno in mano dopo aver conquistato tutto. Un pianeta in agonia, un deserto senza speranza di vita. Federico

Maurizio ha detto...

No, guarda Fulvio, in questo caso mi sembri tu poco informato. E' evidente che non sai cosa è successo qui dopo l'Unità.
Democrazia? ma quale e quando? Eguaglianza? tra oppressi e oppressori? ammesso e non concesso che sia esistita davvero, tu mi insegni che l'egual diritto borghese non è giustizia.
Il Risorgimento è partito da qui, sono io che lo sto difendendo, non tu. I martiri di Gerace sono - appunto - di Gerace e non di Pavia. I loro ideali sono stati traditi. E' stata una occupazione militare.

Briganti reazionari? Anche nella resistenza irachena (FARO dell'INTERA UMANITA') ci sono islamisti sciiti e sunniti, baahtisti di "destra" e di "sinistra".. non ha una sola anima, e così il Brigantaggio.. poi tu parli di Briganti come se fossero un fenomeno relativo al risorgimento, in realtà è molto più antico e complesso.
E poi che gli inglesi abbiano corrotto mezzo regno di napoli è un fatto, che abbiano aiutato anche militarmente i "1000" è un fatto, che Garibaldi fosse massone è un più che legittimo sospetto.

NON LA PENSO COME LEGHISTI E LEALISTI BORBONICI AFFATTO, NON VOGLIO DIVIDERE NESSUN PAESE!!!
VOGLIO CHE SI FACCIA L'UNITA' VERA E CHE SI RISCRIVANO I LIBRI DI STORIA!

rossoallosso ha detto...

Non c'è niente da fare ,non si riesce nemmeno a ricordare l'Unità Italiana senza sentire l'obbligo di non pestare i piedi al Vaticano.
Forse ricordare la data dell'istaurazione della seppur breve Repubblica Romana con l'abbozzo di una prima Costituzione è troppo sovversivo?è vero che l'Italia era ancora da venire ma un avvenimento di tale valore storico andrebbe valorizzato e non ignorato.
Purtroppo nella mediocrità che ci circonda trovano campo ambigui personaggi come questi due.
Fulvio non vorrei rovinarti la giornata,ma se desideri martellarti i coglioni puoi sempre leggere questa intervista delle due SS.

http://mag.wired.it/rivista/storie/io-l-italia-il-risorgimento-e-obama.html#content

Anonimo ha detto...

ho appreso dalle radio tipo 88.9 che la gggente ha corcato di fischi i fasci fatti rifatti strafatti lerisse le allé maGAgne ed i terzokkistrabici! che goduria....
meglio che spupazzare george clooney!
forza muammar!

Fulvio ha detto...

Risorgimento.
Possibile che ci sia chi fa confusione tra Risorgimento (Garibaldi, Mazzini, Repubblica romana, eccetera, cioè una rottura drastica e salutare con un passato di merda, di servitù e dominii), e Savoia, regno d'Italia eccetera. Maurizio dice di essere informato immaginando che il Sud prima di Garibaldi stesse meglio. Era un pozzo nero, addirittura peggio di quello coloniale successivo, e tale è rimasto, contro i propositi dei risorgimentali. Rinascimento, Risorgimnto,Resistenza. Abbiamo poco altro di decente. Eppoi, resta il momento più alto della nostra storia anche solo perchè ha abbattuto il tumore cattolico e questa vittoria della migliore umanità si è estesa per ben 70 anni.
Gli dobbiamoi eterna gratitudine.
Fulvio

davide ha detto...

Vi è differenza fra Stato Nazione e Regno?Il lombardo -veneto sotto controllo austroungarico,il regno dei borboni-spagnoli se non dovessi errare-e il popolo di che nazionalità?Austriaca ,spagnola , oppure lombarda,veneta,campana ,quindi:ITALIANA?
Penso che non siano paragonabili affatto la guerra in iraq ,quella che scoppierà in Libia,cioè Stati nazioni che invadono altri stati-nazioni con popolazioni assolutamente diverse,con quello capitata in Italia.Certamente che i soldati savoiardi o chi per essi abbiano commesso gravi delitti,pontelandolfo o anche Bronte,ma non son così sicuro che i Borboni fossero migliori,che il Sud avesse tanta di quella richezza che i poveretti evacuavano pepite d'oro e così via
Per quanto mi riguarda la Kaos edizioni ha pubblicato le Memorie di Giuseppe Garibaldi e le sto leggendo.Ci vedo un grande uomo che ha combattuto persino in sudamerica per la repubblica,la libertà,gli uomini,ma non nel modo che fanno i dissidenti dell'imperialismo,ma come un soldato leale verso una grande causa.

Detto questo senza dubbio leggerò anche Terroni di Aprile o altri libri del genere.Nondimeno gli esiti nefasti della monarchia non sono da sommare alle imprese garibaldesche,a mio avviso

Anonymous ha detto...

http://mundoconmisojos.blogspot.com/2011/03/libia-una-realidad-muy-diferente-lo-que.html

vi segnalo questi video e il blog di Leonora ( in spagnolo)
sulla Libia !
...
C'avevano pure l'elettricità gratis !

Dodo ha detto...

Ciao,Fulvio.
Per come la penso io la vera unità dell'Italia si è realizzata con la guerra partigiana,unico momento,nella nostra storia,in cui il popolo si è unito davanti a un nemico comune.

Oggi,invece,è partito l'ennesimo intervento umanitario,perchè da 10 anni a questa parte la politica estera dell'occidente nei confronti del sud del Mondo si fa a suon di bombe,missili,e furto delle risorse.
E l'Italia è in "prima" fila come sempre.
Quì,oggi,abbiamo una povertà dilagante con tutto quel che ne consegue,però il ministro della difesa ci fa sapere che gli aerei (da guerra) possono essere "pronti in 15 minuti".Tempo fa,a Torino posto da cui scrivo,al pronto soccorso dell'ospedale Molinette due persone son state parcheggiate 4 giorni sulle barelle in pronto soccorso (nonostante avessero subito entrambi un ictus),poi rispediti a casa (mancavano i posti in ospedale),però i "nostri" aerei da guerra "sono pronti a decollare in 15 minuti",giusto per fare un esempio.
Bello schifo,che è il nostro paese,e poi vogliono dar lezioni di democrazia agli altri!

PS:Bravo Davide che haati citato Teresa Noce :)

Fulvio ha detto...

Chi segue questo blog sa che inserisco tutti i commenti, anche quelli dichiaratamente ostili o sospetti di provocazione. Non pubblico scemenze, come quelle di chi scrive che Mazzini era "il più grande satanista d'Europa" e "Garibaldi un manutengolo dei Rothschild". Non voglio rendere ridicolo nessuno dei miei interlocutori, né tantomeno il blog.
Quanto a chi denuncia Garibaldi massone, chiedo: e allora? La sai la distinzione tra massoni (lo erano i carbonari rivoluzionari) del Risorgimento e massoni alla Gelli o Napolitano?
Infine: il FPLP anatemizza Gheddafi. Anche qui: e allora? Il FPLP non è da anni quello, col quale collaboravo, quello di George Habbash o del detenuto Sa'adat. Ha subito un processo di degenerazione analogo a quello di tutta la sinistra palestinese, a sua volta simile alla nostra, e non ha più peso rilevante nella vicenda politica palestinese. Naturalmente questo riguarda i bonzi burocrati e corrotti - come li ho visti a Gaza - e non quel poco che rimane di base (e dei suoi validi reappresentanti in Italia).Il PFLP ha chiuso da quando si è accucciato zitto zitto sotto la chioccia ANP. E in ogni caso, anche se venisse un qualche padreterno a parlarmi male di Gheddafi oggi, lo saprei individuare come utile idiota o amico del giaguaro. NOn c'è proprio discussione di fronte a questa immane scelleratezza degli infiltrati locali e dei loro padrini genocidi.
Fulvio

Maurizio ha detto...

"E in ogni caso, anche se venisse un qualche padreterno a parlarmi male di Gheddafi oggi, lo saprei individuare come utile idiota o amico del giaguaro."

Confermo e sottoscrivo..

Infine per l'unificazione d'Italia.. mi piacerebbe sapere dove hai trovato le fonti che parlano di quella situzione disastrosa del regno delle due sicilie.
SONO CONTRO TUTTE LE DIVISIONI, in Libia come in Italia, Cina, Turchia e Palestina. Unità unica via, ma vera non le farse come Israele o questa Italietta coloniale verso il sud.

Gianni ha detto...

Sul FPLP e la Libia:

purtroppo mi sembra che il problema non riguardi per niente soltanto il FPLP.
Lo so per questa via:

è fin dall’inizio propagandistico della campagna di guerra contro la Libia che il noto Vittorio Arrigoni, peraltro assolutamente benemerito per il suo coraggio e per le sue cronache da Gaza durante e dopo “Piombo fuso”, inneggia al popolo libico che caccia il tiranno, citando tanto di proclami di Hamas, Jihad islamica, PFLP e Fatah;

verificare sul suo blog:
http://guerrillaradio.iobloggo.com/

Gli ho chiesto di dare una mano ai suoi lettori per apprendere le profonde ragioni di tale avversione, che ad una prima lettura stupisce per le assonanze formali con le “posizioni” della NATO e dei “volenterosi”! (E, nella lettura personale di Arrigoni, assume nettamente i modi della propaganda più rozza, sul genere “Gheddafi pazzo”).

Arriva anche a questo:

"No Fly Zone sulla Libia?
E perchè non sulla Palestina
continuamente massacrata dagli F16 israeliani?"
http://www.facebook.com/pages/I-support-a-no-fly-zone-over-Palestine/198304200190470

Ribadisco, ho interpellato direttamente Arrigoni per esporgli le mie perplessità, quindi non intendo denigrarlo, tanto meno obliquamente. Non faccio che citare quanto lui stesso ha pubblicato, e che quindi è lecito supporre che lui voglia diffondere. Peccato che il chiarimento richiesto non sia arrivato.

Anonimo ha detto...

odissea all'alba...cavallo di troia... il somaro è zar.cosy la troia è labbronzato. la serva.it sapeva. la lega conosce bene le armi che vendette a muammar e sotto kaka$i! Peste Li Colga!
se si levassero dagli joni zarkosy la reine dangleterre ernanodorcore, gli a$$a$$ini sarebbero impegnati e lascerebbero in pace la Libia! non è un'idea moooolto augurale cvesta?

Gianni ha detto...

Sul FPLP e la Libia:

purtroppo mi sembra che il problema non riguardi per niente soltanto il FPLP.
Lo so per questa via:

è fin dall’inizio propagandistico della campagna di guerra contro la Libia che il noto Vittorio Arrigoni, peraltro assolutamente benemerito per il suo coraggio e per le sue cronache da Gaza durante e dopo “Piombo fuso”, inneggia al popolo libico che caccia il tiranno, citando tanto di proclami di Hamas, Jihad islamica, PFLP e Fatah;
verificare sul suo blog:
http://guerrillaradio.iobloggo.com/

Gli ho chiesto di dare una mano ai suoi lettori per apprendere le profonde ragioni di tale avversione, che ad una prima lettura stupisce per le assonanze formali con le “posizioni” della NATO e dei “volenterosi”! (E, nella lettura personale di Arrigoni, assume nettamente i modi della propaganda più rozza, sul genere “Gheddafi pazzo”).
Arriva anche a questo:

No Fly Zone sulla Libia?
E perchè non sulla Palestina continuamente massacrata dagli F16 israeliani?
http://www.facebook.com/pages/I-support-a-no-fly-zone-over-Palestine/198304200190470

Ribadisco, ho interpellato direttamente Arrigoni per esporgli le mie perplessità, quindi non intendo denigrarlo, tanto meno obliquamente. Non faccio che citare quanto lui stesso ha pubblicato, e che quindi è lecito supporre che lui voglia diffondere. Peccato che il chiarimento richiesto non sia arrivato.

Anonimo ha detto...

Mazzini, Garibaldi e Pisacane non hanno lottato perchè un giorno tutti gli Italiani potessero tifare, da Palermo a Torino, la nazionale di calcio, oppure perchè politici ipocriti e preteschi come Napolitano e Ciampi si potessero riempire la bocca con la parola "Patria". In altre parole, non hanno combattuto per una Unità puramente politica, poco più che istituzionale, ma per una Unità spirituale, morale, sociale (Mazzini, che pure avversò il nascente socialismo, parlò chiaramente di "schiavitù salariata") dell'Italia prima, dell'Europa poi, infine dell'Umanità. Bene, hanno perso. Mazzini si spense in mezzo alla solitudine e alla miseria. Garibaldi si abbandonò all'amarezza dell'esilio a Caprera. Pisacane, il più fortunato dei tre, si fece saltare la testa per non essere fatto a pezzi dai contadini che cercava di emancipare. Invece di festeggiare, dovremmo portare il lutto, ricordare ciò che sarebbe potuto essere e non è stato, e magari ripartire da lì (penso soprattutto a chi, come me, è ancora giovane).
valerio b

davide ha detto...

x dodo:Ho avuto la fortuna di avere i due libri di Teresa Noce:Vivere in piedi,Rivoluzionaria Professionista.Due splendidi capolavori che ben spiegano la militanza e la vita di un comunista,sotto il fascismo e nella quotidianità.Longo,Togliatti,vengono descritti finalmente tolti dal rancorismo estremista o da quello destronzo.Ora la Storia non sempre premia i volenterosi e i "buoni",questo però non vuol dire gettare nella pattumiera le ottime intenzioni e il grande sacrificio di essi,con i risultati talora poveri.
Garibaldi,Gramsci,Longo,Noce,ci metto anche Togliatti,hanno fatto quello che potevano e dovevano fare,il resto son le critiche del se e del ma,a cui non presto nessuna attenzione.

Arrigoni contro Gheddafi e quindi contro la logica umana,si trova in bella compagnia dei farabutti che plaudirono il massacro di Gaza.Classico esempio di un giovane ,per quanto in gamba,compagno di questi disastrati anni.Pazienza.

Anonimo ha detto...

mentre alcuni intelettualoidi sinistronzi facevano le pulci a Gheddafi e io invece ricordavo loro di come fosse l'ultimo dei problemi e che il vero problema era il destino del popolo libico,tralaltro ricevendo nemmeno uno straccio di risposta,eccoli accontentati tutti quanti:

http://www.globalproject.info/it/mondi/Libia-uranio-impoverito-nei-missili-Usa-e-Gb/7883

Anonimo ha detto...

Qui lo studio dettagliato del prof. Zucchetti sull'uranio impoverito nei missili cruise sulla Libia.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8091

Anonimo ha detto...

"Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti" (Antonio Gramsci in "Ordine Nuovo", 1920).
Prendo atto della censura (fascista), di un libero pensiero.
Ribadisco che l'unità d'italia fù in realtà una guerra imperialista di annessione e saccheggio,dove i garibaldini possono essere paragonati ai moderni UCK e simili.

Anonimo ha detto...

Da ricerche effettuate Anonimo 34 marzo ha proprio ragione. I mazzini i cari baldini ecc, furono appoggiati dagli inglesi anche con le navi perché questi erano interessati ad unificare il mercato della penisola-unificare per far consumare-del resto ggente che si inventa la rivoluzione nord.mericagna solo per non pagare le tasse sul te te te…L’u-mano è un bruto stupido ed assassino-per fortuna poche eccezioni esistono-forse ce n’erano di più fra gli austriaci-si dice fossero organizzati ed ordinati-sarà vero? Se si o modestamente mi sento più austriaca.occhi biondi e capelli celeste. è probabile !