venerdì 1 aprile 2011

LA MARCIA DEGLI AUSILIARI DEL NE'-NE'

Consiglio vivamente questi video su quella che chiamano la “rivoluzione libica”
(Video di “giovani rivoluzionari” di Bengasi  che, a frustate, costringono soldati lealisti prigionieri , in ginocchio, a mangiare carne di cane, massima offesa alla dignità di un musulmano).
(Video di Libera TV con intervista a Amedeo Ricucci, inviato di guerra RAI, sulla terrificante disinformazione che ha promosso l’aggressione)
CITAZIONI
Antonio Dangelo: nessuno dei babbioni dirigenti di questi mononucleari gruppetti sedicenti comunistardi ha mai chiesto , da molti anni a questa parte o declamato con forza, fuori l’Italia dalla Nato fuori la Nato dall' Italia. Sara' un caso che oggi fanno le anime morte dell'umanitarismo volontaristico all' uranio impoverito?
Daric Olga: Non siamo noi a decidere cosa è e cosa non è la sinistra. I partiti sono pagati dall'Europa e per ricevere denari devono fare la politica che prescrive la Costituzione Europea. E mai possibile che in Italia non si è fatta coscienza di cosa è l'Unione Europea ? Milosevic era di sinistra e l'hanno ucciso, no ? E Ceausescu ? Essere comunisti è proibito nell'Europa globalizzata. Dunque l'Italia fuori dalla Nato e vice versa, si, a condizione di uscire dall' Unione Europea; se no, come volete farlo?
ROMA (Reuters) giovedì 31 marzo 2011 13:35 - I bombardamenti occidentali sulla capitale libica hanno provocato decine di vittime civili, in particolare un bombardamento ha fatto crollare un'abitazione, uccidendo 40 persone. Lo ha detto oggi il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Giovanni Martinelli in un'intervista ad un'agenzia cattolica. Visto che l’ha detto un bianco cristiano qualcosa è uscito su tg e giornali. Quando l’hanno detto “i mercenari del pazzo sanguinario”, ovviamente erano balle.

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Avete visto come, ora che le forze patriottiche di Gheddafi stanno ricacciando nelle loro tane mercenari e loro padrini, che saltano fuori civili maciullati dai missili umanitari e che la muta dei cani da guerra occidentali è in pieno marasma sul che fare, tra di loro, rispetto agli ascari scatenati e spappolati e per Gheddafi, giornali e tv della nostra libera stampa abbiano fatto scivolare verso il lontano basso e il lontano interno? It’s the press, baby.

L’appello degli italiani brava gente per la manifestazione per la pace, il 2 aprile a Roma e ovunque, inizia così: “Ancora una volta i governanti hanno scelto la guerra. Gheddafi ha voluto la guerra contro i propri cittadini e i migranti che attraversano la Libia. E il nostro paese ha scelto la guerra contro Gheddafi”. Seguono le firme di noti pacifisti: Strada, Ovadia, Vauro, Vergassola, Morgantini e si accodano Arci, Donne in nero, Punto Rosso, Tavola della pace (quelli di D’Alema in testa), Rifondazione, Sinistra Critica, Arci, Acli, CGIL, Libera e Gruppo Abele e tutta la compagnia di giro del né-né (di cui vanitosamente rivendico la paternità, quando lo usai per la prima volta da Belgrado con Casarini che inveiva contro Milosevic e faceva bastonare i sostenitori della Jugoslavia e D’Alema che bombardava donne e bambini). Non vi ho trovato il Campetto Antimperialista, ma quello già aveva dato il suo contributo con le idiozie anti-Gheddafi di quel Pasquinelli-quaquaraquà che già si era erto a corifeo dei trapanatori sciti di teste sunnite, per conto di Tehran, in Iraq. Soggettoni.

A questa manifestazione, che incongruamente parte sotto la citazione “La guerra non si può immunizzare, si può solo abolire” di Einstein, il papà della bomba e delle centrali atomiche, non partecipo. Per la prima volta in cento cortei contro la guerra. Lascio che si nettino le coscienze pacifintizzate e vaiolizzate da ignoranza, dabbenaggine, opportunismo, ambiguità, solipsismo, jattanza, coloro che, almeno nebbiosamente, sanno di averla giustificata, la guerra. Ma dubito che sentiranno un moto dell’anima in quella direzione: quando la presunzione si sposa all’ignoranza il risultato è scemenza. Quella che non si riscontra nelle decine di migliaia di statunitensi che, da molto prima di noi, marciano per tutti gli Usa denunciando la guerra imperialista di distruzione, morte e rapina, a sostegno di una banda di bigotti e sanguinari mercenari, fatti passare per “giovani rivoluzionari”, sostenuti e guidati da alcune centinaia di tagliagole dei servizi occidentali, senza specularmente inveire contro “il dittatore” da abbattere. Gli dia retta il manifestaiolo Tommaso De Francesco, che partecipa all’allegra brigata del né-né e, echeggiando la Voce del Padrone, scrive:”Saremo in piazza…” per cosa? Ma ovviamente in primis “per dire basta a Gheddafi. 42 anni di potere assoluto sono sufficienti, se ne deve e se ne può andare…” Tanto ci tiene alla sua democrazia, TDF, che si appropria del diritto primario di ogni popolo sovrano di decidere i propri governanti. E’ lui, a nome di tutti noi, poi, a poter dire se 40 anni di potere siano sufficienti, mica i cittadini libici! Quando la tracotanza si sposa all’ignoranza…

Concludiamo il tristo elenco con alcune presenze immancabili del 2 aprile. E’ per sottolinearne la coerenza: Chi votò nel 2004 l’O.d.g. berlusconide per rilanciare il nucleare in Italia, mettendosi sotto gli anfibi il referendum, e per riattivare le centrali dismesse di Trino e Caorso? C’era, ovviamente il verde Boato, già qualificatosi per il suo pre-berlusconiano “pacchetto giustizia”, ma c’erano e restate sbiogottiti: Vendola, Diliberto, PIsapia, Ramon Mantovani, Russo Spena, Maura Cossutta, Crucianelli, Belillo, Folena, Bettini, Mussi, Visco… il fior fiore di quelli che marciano il 2 aprile per abbattere Gheddafi, mentre se ne abbatte il popolo con missili armati delle scorie delle centrali nucleari..

Democrazia a Bengasi
Non solo petrolio e briglie geostrategiche e geopolitiche liberomercatiste a tutta l’Africa. Facendosi dettare da agenti Cia ed economisti neoliberisti il testo del documento, il 19 marzo i caporioni golpisti di Bengasi fondarono una nuova Società Petrolifera Nazionale e una nuova Banca Centrale. Appena due giorni prima gli Usa e i britannici avevano inserito nella risoluzione 1973  della No-fly-zone un testo che li autorizzava a congelare (cioè rubare) i conti della società petrolifera di Stato e della Banca Centrale Libica. Ecco perché le jene neoliberiste di mezzo mondo si sono date da fare per riconoscere immediatamente il Consiglio Nazionale di Transizione, oggi diretto da due mercenari Cia. Quei denari, come tutti gli altri del Fondo Sovrano libico, distribuiti, come suole per pagamenti esteri, in banche e società internazionali, verranno, per grazia dei passamano di Bengasi, privatizzati  e svenduti a multinazionali tipo Goldman Sachs, Bechtel, General Electric. E’ quanto i “liberatori” fecero per prima cosa nel 2004 in Iraq. Controllare la Banca Centrale significa controllare il tasso d’interesse, il debito, cioè controllare ogni cosa. E’ il sistema bancario, bellezza. Renderci tutti, nazioni o individui, schiavi del debito. E perciò che i golpisti di Bengasi hanno fatto della loro “Banca Centrale”, su disposizione “alleata”, l’autorità monetaria competente per le politiche monetarie del paese. Quindi responsabile di un assetto sociale ed economico che liberi la Libia dalle provvidenze pubbliche che le avevano garantito il primato dello Sviluppo Umano nel continente, tasse quasi zero, casa, scuola, sanità assicurate, prezzi degli alimenti di base, sottratti all’inflazione da manipolazione occidentale attraverso sovvenzioni, eccetera, eccetera. Era proprio la salvezza dei civili che stava a  cuore alla “coalizione dei volenterosi? Ci hanno pensato i marciatori contro Gheddafi? Se andate a vedere, ci hanno pensato dozzine di politici e giornalisti del Sud del mondo, capeggiati da Hugo Chavez (appena giustamente insignito in Argentina del “Premio Giornalistico Rodolfo Walsh”, il più prestigioso riconoscimento giornalistico latinoamericano. A lui auguri e a Telesur grazie) e dai paesi dell’ALBA.

Democrazia a casa nostra
Ma no, che non ci hanno pensato. Tutti questi giustizieri di dittatori sono consapevoli dell’insuperabile valore della loro democrazia salva-civili e abbatti-dittattori, tanto da arrogarsi il diritto di decidere sui modus regendi di popoli che nella loro, di democrazia, non si sono mai sognati di mettere becco. Forse, chissà, perche non sono tanto convinti di una democrazia che criminalizza i fuggitivi, partecipa a tutte le guerre da genocidio, morde il mondo come un serpente a sonagli morde il coniglio; ha capi che, in società con la mafia, rubano e allestiscono stragi, sorvegliano i loro cittadini come neanche li mio bassotto punta il tasso, dopo averli intossicati di menzogne e consumi suicidi; tagliano la pipì, la mensa, la salute, le vacanze, il tempo libero, a lavoratori con paghe da raccoglitori di pomodori e distribuiscono 100 milioni di dividendi anche a chi guadagna quanto 1.037 dei suoi dipendenti; accecano ogni vista del futuro ai giovani, prostituiscono bambini per vendere ciarpame in tv, impongono un’istruzione  da schiavi, sfrattano depredati dalle loro case, campano di narcotraffico, armi ed evasione fiscale,  attendono terremoti per sfasciare comunità e speculare sui tuguri di cartone e di merda culturalmente parlando, si mettono a capo personaggi che hanno sistemato nel cesso la costituzione democratica…

2 aprile, epitaffio della sinistra
La manifestazione arcobaleno del 2 aprile illustra l’inesistenza  della Sinistra nel mondo occidentale evidenziandone la tracotante, eurocentrica, incapacità di analisi, classica dei rivoluzionari da salotto e delle sue chimeriche rivoluzioni non violente e colorate. Gente che si inebria dei “comitati rivoluzionari sorti spontaneamente a Bengasi e in tutto il paese per la libertà e la democrazia”, sollecita aiuti, spesso non meglio specificati (Rossanda, l’indicibile), agli ammutinati, invocava la liquidazione di Gheddafi e sorvola su vessilli monarchici, presenze occidentali spurie, rifornimenti dalla giunta militare egiziana, antilaicismo spinto, caccia al “gheddafiano” e al lavoratore “negro”. Socchiude anche gli occhi sui motivi vergognosi – petrolio e quattrini -  rivelatisi nei primi provvedimenti dei capibanda e preferisce guardare verso il deserto e vederci “Gheddafi che uccide il proprio popolo”. Ma si riunisce in cortei di purificazione a denunciare quella Nato che ai golpisti è indispensabile per averla vinta su un popolo da eliminare in parte e, per il rimanente, da depredare e mirafiorizzare. Quella Nato che, senza il supporto della sinistra glamour e dell’intellettualità happy hour  nella satanizzazione dell’irriducibile “dittatore”, difficilmente ce l’avrebbe fatta a sottrarre al popolo libico tutto quello che faticosamente aveva strappato ai colonialisti, per collocarvi le maquiladoras collaudate sui corpi delle donne messicane.

C’è un’offensiva mondiale, di portata apocalittica, che punta all’appropriazione del petrolio e di tutto, passando sopra autostrade lastricate di cadaveri, e questi mitologi della rivoluzione e della verità, ci mettono i guard-rail. A casa loro agitano contro Marchionne e Maroni e in difesa delle vittime di costoro; fuori, reggono lo strascico dei marchionni e vi soffocano le vittime di quelli. E’ la loro idea di “internazionalismo”. E’ la nuova “sinistra Nato”. Quando coincidono la “narrazione”, i referenti morali e gli obiettivi della “sinistra” con quelli dei suoi presunti nemici, capitalisti e imperialisti, riuniti nel golem Nato, vuol dire che qui non c’è più nessuna sinistra. E siccome siamo a buon punto di una catena di grosse aggressioni, ognuna delle quali ci costa e costerà occhi della testa e gonfierà invece la borsa, l’assolutismo ideologico e il controllo militare su tutti noi, questi damerini e damigelle della “sinistra” ci faranno ridere fino a tristi lacrime quando torneranno, fatta fuori la Libia, a prendersela con Marchionne o Maroni.

Uno dei discorsi che fanno i  compagnucci più rigorosi della parrocchia rosa-tramonto è che quei regimi totalitari del Terzo Mondo non hanno niente a che fare con il socialismo. Dato per indiscutibile che molti di essi registrino consistenti elementi di progresso sociale, di consenso e partecipazione popolari, riforma agraria, nazionalizzazioni, emancipazione della donna, diritti civili e sociali ineguagliati in Occidente, ciò che conta qui, oggi, non è tanto una discussione dottrinale sul socialismo in questo o quel paese, bensì la lotta contro l’imperialismo dittatura mondiale. Ma cosa volete, una sinistra che è tanto illuminata da  potere, meglio dei fatti, meglio della documentata stragrande maggioranza dei libici, meglio di tutti gli analisti latinoamericani, interpretare la realtà libica, poi naviga coerentemente nell’oscurità quando si tratta di elaborare alternative credibili che, a casa sua, le garantiscano l’appoggio maggioritario dei lavoratori. Allora tocca capire che dietro all’irrazionale odio per il leader libico si nasconde una cosciente politica di colonizzazione di chi non ha e non vuole ciò che noi già abbiamo, e tanto meno quello che vogliamo, promettiamo e non sappiamo minimamente fare.

Sinistra tricefala
Sono tre le posizioni di una sinistra sistemata nella tasca posteriore dell’imperialismo. Le prime due sono concordi nella demonizzazione di Gheddafi e del sistema libico, ma sono divise tra una corrente bellicista e una più o meno anti-bellicista, causa la discrepanza sulla necessità di una guerra per distruggere il governo di Gheddafi. Quella bellicista, PD, ecologisti incongrui, sindacati e affini, è intimamente intrecciata nei modi politici ed economici dei centri imperialisti e dice di appoggiare l’intervento come male minore rispetto ai massacri di Gheddafi del proprio popolo. L’antibellicista del “né con Gheddafi né con la guerra”, che auspica la distruzione del governo libico, annovera qualche “sinistra parlamentare”, la maggioranza della sinistra extraparlamentare, autoproclamatasi emme-elle o trotzkista, Ong e piattaforme pacifiste varie. Coincide con gli aggressori negli obiettivi, ne differisce nei metodi. Entrambe queste varianti considerano che i valori di democrazia, diritti umani, libertà, ecc., come intesi dal liberalismo borghese europeo, e le forme di organizzazione delle società europee, siano del tutto preferibili ad altre forme di governo e società sviluppatesi in vari paesi del Sud, disinvoltamente definite “dittature” o “autocrazie”. E’ una sinistra grottescamente eurocentrista nel modo di guardare al resto del mondo e ai suoi conflitti sociali che, a volte, riesce a contagiare perfino qualche organizzazione progressista nel Terzo Mondo, vedi alcune formazioni palestinesi, che mimeticamente adottano quell’analisi politica. In ogni caso, entrambe le correnti vogliono per la Libia, in forma più o meno consapevole, una soluzione neocolonialista, mentre difendono l’eliminazione di colui che oggi guida la resistenza al neoclonialismo.

C’è un’ultima tendenza, fortemente minoritaria che, senza essere necessariamente pro o contro il governo legittimo della Libia, trova motivi sufficienti, in sintonia con i media e i governanti di quei paesi in America Latina che di progresso e antimperialismo sanno, per sospettare della limpidezza e genuinità dei “rivoluzionari di Bengasi”. Capisce che è in atto un’operazione imperialista per togliere di mezzo un governo nazionalista e non succube delle multinazionali e della loro macelleria sociale. Correttamente, leninisticamente, questa sinistra senza virgolette afferma che una giusta posizione antimperialista è prendere partito per Gheddafi come massimo rappresentante di uno Stato sovrano aggredito dall’imperialismo e tralasciare le eventuali discrepanze, da considerare secondarie. In questa corrente si collocano alcuni partiti comunisti, come il KKE greco e la maggioranza dei governi latinoamericani. Tra le tre, la più perniciosa per l’internazionalismo e la solidarietà  è sicuramente quella del né-né del 2 aprile, visto che, difendendo all’apparenza posizioni anti-guerra, concede legittimità politica a un imperialismo impegnato a distruggere lo Stato libico. Risultato pratico: una mobilitazione inefficace e ambigua che placa gli animi nella consapevolezza di aver lavorato per giustizia e pace. Ne vengono forzature e abusi della realtà come i civili tutti ammazzati da Gheddafi, i mercenari africani, gli scudi umani comandati, mentre i superarmati rivoltosi, per quanto conigli in fuga senza missili Nato, sono civili rivoluzionari che di civili non ne hanno colpito neanche uno. Un ulteriore cerotto sulla coscienza se lo applicano denunciando come Gheddafi, tutt’altro che coerente antimperialista, con l’imperialismo abbia convissuto e brigato e, dunque, abbia affossato quella che era l’iniziale rivoluzione libica. Si dovrebbero chiedere cosa avrebbe dovuto fare uno Stato sottoposto per decenni a brutali sanzioni, bombardamenti, isolamento per salvaguardare le buone condizioni e la vita stessa del suo popolo.

La Libia come non la si vuole vedere il 2 aprile
Forse non è vero che la Libia era solo un limone spremuto dall’ingordigia di Gheddafi e di una sua famiglia tipo Borgia, forse non era poi, a parte i fisiologici aspetti di corruzione nella burocrazia al vertice (allora prendiamocela anche con Cuba e, comunque, lanci la prima pietra…), quella dittatura  spietata che schiacciava popolo e migranti e monopolizzava a fini di clan le ricchezze petrolifere. Forse c’era realtà nei Comitati Popolari che riunivano i rappresentanti, direttamente eletti e revocati, di settori sociali e tribali e, salendo per li rami, fino al Congresso del Popolo, prendevano le decisioni politiche e risolvevano i conflitti. Forse tocca riesaminare le categorie “dittatura” e “democrazia”. Forse quello di Libia era un assetto più vicino alla “dittatura del proletariato” di quanto non lo sia mai stato un paese del nostro emisfero. Quanto alla sinistra occidentalista, che disconosce l’esistenza di altre forme di organizzazione sociale rispetto a quelle prodotte dal capitalismo in Europa e Nord America, queste complessità  politiche, sociali, culturali, storicamente e geograficamente determinate, non riescono a entrare nella ristrettezza della sua mentalità eurocentrista, per la quale le categorie del pensiero liberale (vedi “il manifesto” alla Rossanda), come democrazia/dittatura, buoni/cattivi, sono le uniche che la sua analisi sociale accetta.

Gheddafi a sinistra
Per uscire dall’isolamento e liberarsi della tagliola delle sanzioni, la Libia accettò una misura di privatizzazioni, di rapporti commerciali e diplomatici con l’Occidente. E pure i salamelecchi con Berlusconi che, quanto meno, tenevano alla larga gli avvoltoi anglo-franco-Usa e compensavano, con il risarcimento dei 5 miliardi, le infinite sofferenze e nefandezze inflitte a quel popolo. Con un matrimonio di convenienza, garantì petrolio, oltreché a cinesi, russi e indiani, anche ad alcuni paesi occidentali non troppo intrusivi, in cambio della sopravvivenza del suo popolo (ora compromessa). Ciononostante il paese restò in cima alla classifica continentale per livelli di vita, diritti alla salute, alla casa, all’istruzione. Ma su questa strategia si frantumò l’unità del gruppo dirigente tra chi voleva spingere avanti il processo, fino ad arrivare a un mercato libero alla predazione esterna, e sono i dirigenti transfughi oggi a Bengasi, Londra, Parigi, e chi, come Gheddafi, pensava che con questo cammino si era arrivati all’orlo del baratro. Datano da un paio di anni fa i tentativi del leader di riorientare questa politica, con la rinazionalizzazione delle imprese, la ripresa in mano libica della colossale opera del “Grande Fiume Sotterraneo” (in Libia non si paga né l’acqua, né la luce e la benzina costa 10 centesimi), una più equa distribuzione dei proventi dagli idrocarburi, la lotta alla corruzione ai vertici della burocrazia, a vantaggio dei settori meno privilegiati e a detrimento di quelli più agiati. Una scelta irritante per burocrati voraci e partner della Libia che avevano di mira il saccheggio all’irachena, o alla messicana. Gheddafi si spostava a sinistra. Da qui, l’attivazione delle quinte colonne, dei quisling e dell’aggressione. Con le mosche cocchiere sinistre che, pungendo, iniettavano il veleno del “Gheddafi che fa la guerra al suo popolo”.

Dittatura? Democrazia?
Concludendo, guardandosi allo specchio sullo sfondo dei suoi salotti, o dei suoi giornali sovvenzionati, la sinistra che si proclama marxista (vedi anche l’ambiguo Burgio sul “manifesto”: “natura dispotica del regime di Gheddafi”, “brutalità della sua reazione contro un’insurrezione popolare tesa a instaurare un regime democratico”) considera in fondo che la forma di governo occidentale dovrebbe essere quella desiderabile per i popoli oppressi. Perciò non dedica una parola a definire il contenuto delle parole “dittatura” e “democrazia”, lasciando da parte la questione fondamentale posta da Marx e da Lenin: dittatura e democrazia sono concetti vuoti se non si precisa quali classi o gruppi sociali esercitano la dittatura, o la democrazia, chi controlla lo Stato e al servizio di quali interessi.

Parafrasando Lenin, che definì l’imperialismo la fase suprema del capitalismo, quando questo sta per decomporsi definitivamente, si può dire che la sinistra Nato è la fase suprema della sinistra occidentalista, la fase terminale di una sinistra alla deriva che sta perdendo le sue ultime occasioni per collegarsi alla realtà delle masse nel suo e negli altri paesi.  

Colonialisti tra il 1884 e il 2011-04-2011
I capi di 14 potenze capitaliste  europee, più gli Usa, si incontrarono in una conferenza a Berlino 126 anni fa, per decidere come l’Africa, le sue terre e le sue vaste risorse, godute da una popolazione allora autosufficiente, potessero essere divise tra loro in colonie. Nessun africano era stato invitato al Congresso di Berlino del 1884. Quel congresso fu l’inizio della trasformazione del capitalismo in un sistema di imperialismo globale. Entro il 1902, il 90% dell’Africa era finita sotto controllo europeo. In tutto il continente, esclusa l’Etiopia, l’autogoverno venne spazzato dalla carta geografica. La cosiddetta “corsa all’Africa” di Gran Bretagna, Francia, Belgio, Italia, Germania, Portogallo, Spagna e Usa rese possibile la crescita e l’arricchimento delle moderne classi capitaliste, banchieri, monopoli, sindacati. E, come prima l’America Latina, l’Africa venne saccheggiata  e decimata (20 milioni di morti nel solo Congo belga), mentre i capitalisti occidentali si addentrarono nel XX secolo con nei forzieri le più grosse fortune della storia umana.
La Conferenza di Londra del 29 marzo 2011 fu convocata dalle stesse potenze che parteciparono all’incontro del 1884. L’Unione Africana rifiutò di partecipare, così come la maggioranza degli Stati africani, tranne Marocco e Tunisia. Non c’erano né Russia, né Cina, né India, né Brasile, il che non impedì al Washington Post  e a tutta la stampa di titolare: “I leader mondiale affermano che la campagna militare continuerà fino alla destituzione di Gheddafi”. E fino a quando non troveranno un sostituto accettabile per l’imperialismo, oggi universalmente chiamato “comunità internazionale”.
C’è una differenza tra Berlino e Londra. Allora se ne potevano infischiare di accampare la scusa dei “diritti umani” e della “democrazia”. Non c’era molto da preoccuparsi dell’opinione pubblica. La coscientizzante rivoluzione russa non c’era ancora stata e neanche quella messicana. Oggi si proclama pubblicamente e ossessivamente che i motivi sono puri: salvare vite e promuovere la libertà. Poi venne la felice stagione dell’anticolonialismo armato di massa e le potenze indebolite dal loro scontro interimperialista per il dominio del mondo, gli uni, e dell’Europa, gli altri, dovettero soccombere alle lotte di liberazione, sostenute da URSS, Cina, Nord Corea, Germania Democratica, Cecoslovacchia, Cuba e… Libia di Gheddafi. Ora siamo alla rivincita e, a partire dalla Libia, dal Nordafrica, dal Sudan, gli ex-colonialisti vogliono imporre regimi fantoccio che concedano loro il prelievo delle risorse continentali. Nel colonialismo classico  le potenze acquisivano formalmente il potere statale e, con esso, quello giuridico, amministrativo e militare. Gli indigeni fornivano personale amministrativo, burocrati, soldati, risorse naturali e manodopera semischiavistica, condizioni presenti anche nell’attuale neocolonialismo nel quale, però, lo Stato è formalmente lasciato in mano di clienti autoctoni.
Quella contro la Libia è una guerra dei ricchi. L’ordine imperialista globale formatosi negli anni ’80 del 19°secolo e che continua oggi, è il più grande violatore dei diritti umani di ogni tempo e luogo e, lo disse un moderato come Martin Luther King, il massimo promotore di violenza nel mondo oggi. E prendetevela con Gheddafi, masochimbecilli!

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Fulvio, non trovi che sia una giusta punizione quella di perdere certamente tutto il business italiano con la Libia chiunque vinca, come hanno gia' notato vari, avendo cosi' partecipato ad un crimine di guerra contro l'interesse "nazionale"?

D'altra parte, per una rara occasione nella storia d'italia, avremmo potuto fare allo stesso tempo i nostri porci interessi e la cosa moralmente giusta opponendoci all'aggressione NATO e restandone fuori, rispettando i patti con Gheddafi e guadagnandone cosi' una rispettabilita' che non abbiamo mai avuto. Occasione persa cercando di fare i furbi come al solito accodandoci al padrino del momento e per cui perderemo miliardi e guadagneremo in profughi.

rossoallosso ha detto...

condivido tutto e giusto perchè lo condivido penso sia giunto il momento di riconsiderare le noste priorità,fare distinguo di natura politica è un lusso che ormai non ci possiamo più permettere.concetti elementari come solidarietà,diritti sociali,dignità,libertà pubblica ed indiduale ci coinvolgono tutti e non hanno colore di sorta.il "divide et impera" ci sta riducendo come marionette in mano a pochi burattinai che considerano solo ,dietro elargizione di un tocco di pane,chi è disposto a farsi legare mani e piedi e manovrare nel teatrino ben sceneggiato con lusrtrini e paillettes per far credere che tutto è bello e giusto,chi non si adegua viene considerato terrorista e lasciato marcire in galera.

http://www.eurasia-rivista.org/8909/nel-nome-della-vittima

Le rivoluzioni di Tunisia ed Egitto se qualcosa ci hanno insegnato è proprio questo, per vincere il tiranno globale dobbiamo contrapporre una rivoluzione globale che coivolga,su concetti elementari,tutta la parte sana della società da qualunque parte essa provenga

Anonimo ha detto...

interessante

http://www.megachipdue.info/tematiche/guerra-e-verita/5926-tempesta-sulla-libia-un-war-game-profetico.html

friz

Anonimo ha detto...

interessante

http://www.megachipdue.info/tematiche/guerra-e-verita/5926-tempesta-sulla-libia-un-war-game-profetico.html

friz

Fulvio ha detto...

Webabuser.
Già, è un dato fondamentale che avcrei dovuto sviluppare di più. Grazie. Cialtroni , vili pugnalatori alle spalle e taffazzisti.
Fulvio

Anonimo ha detto...

Fulvio, hai detto una cosa sacrosanta:

"Forse tocca riesaminare le categorie “dittatura” e “democrazia”. Forse quello di Libia era un assetto più vicino alla “dittatura del proletariato” di quanto non lo sia mai stato un paese del nostro emisfero."

Aggiungerei che Ben Alì e Mubarak non erano "dittatori" ma semplici funzionari di basso livello dell'imperialismo, che non decidevano nulla di testa propria e sono stati semplicemente licenziati dai loro padroni, perchè ormai inservibili. Gheddafi, lui sì è un vero dittatore e ben venga la sua dittatura, perchè è una dittatura del popolo e non dell'impero!

Luciano

atea vegana ha detto...

L’anima o quello che con questo abusato termine dell’inesistente viene definito, è l’intelligenza emotiva, core e coraggio, niente altro. E soprattutto non è immortale. per fortuna, pensate l’immortalità delle teste di cazzo torturatrici ed assassine sterminatrici di “carne” e di “pesce” e di “materia” scienziati del cozzo e della frigna! E pensando che emergency è una ong, tenuto conto del teatrino daniele mastrogiacomo… non gli ho dato più 1 euro… e poi dicono che l’intuito non è scienza!è la vera scienza e la vera coscienza e solo i probi l’hanno. La colpa del crimine non è dei carnefici, è delle vittime! Con la forza della volontà ci possiamo disfare dei cannibali! Liberi pensatori di tutto il mondo UNIAMOCI! Atea Vegana IO a lor rompo la bottana!

Anch'io ho scelto di non trovarmi vicina a quelli che battono a piazza navona e bene ho fatto, pur non essendo a conoscenza di tutti i loro nominativi! PLC!

Anonimo ha detto...

Fulvio, come sempre letto e postato, ....la notizia dell'ultima ora sembrerebbe, l'interrogatorio al vile traditore Kussa (l'omologo del ns. Di Pietro ) sui fatti di Lockerbie e nell'omicidio dell'agente di polizia londinese Yvonne Fletcher,.... sembrerebbe il preludio per l'intervento della corte di giustizia internazionale,(i macellai con l'abito d'ermellino )oramai gheddaffi= wanted dead or alive,.
Vuoi vedere che in settimana spiccano un mandato di arresto per genocidio???????? e conseguente caccia all'uomo con centomila marines in giro per la libia?
Il video di etlaboro è ripugnante , è una barbarie....

concordo con il pensiero di rossoallosso,su democrazia e dittatura , poi, preferisco la prima,quella in nome e per il popolo!!!!!!!!!! la democrazia è una cazzata semantica di proporzioni inaudite!!!!! una parola sulle mignotte di piazza Navona ....da ridere ...penosi!!!!!!!!!!!

p.s. mignotte= prostituzione intellettuale , non userò' più tale termine, farei un oltraggio alle mignotte, che in quanto tali rispetto!!!

napoli 3 aprile 2011

renato piacentino

Anonimo ha detto...

eh no stavolta non sono d'accordo col renato... le mignotte o madr'ignote "sputtanano" le femmine u-mane... vi pare una bella professione quella di usare la Narice come merce o fonte di lavoro? vi sono attività più dignitose... se di Dignità vogliamo parlare!