mercoledì 13 luglio 2011

Fu vera gloria!


Quando la verità è sostituita dal silenzio, il silenzio è una menzogna (Yevgeny Yevtushenko)
Se non sei furibondo, vuol dire che non stai attento (adesivo a Londra)
Durante una guerra le notizie devono essere date per istruire, piuttosto che per informare (Joseph Goebbels)
Uccidi la tua religione, prima che la religione uccida te (Ennio Montesi)

Cari amici, questo sarà fino a circa metà agosto l’ultimo pezzo. Non avrò in questo periodo molta frequentazione con internet. Cercherò di rispondere alla posta quando posso, ma per il resto vi lascerò in pace. State bene e furibondi.


Verso la vittoria
E’ il momento di fare salti di gioia lanciando ponti di speranza verso la vittoria della Libia, della rivoluzione libica e di questa autentica primavera araba lunga 42 anni. Ci saranno ripensamenti, contrasti tra i bombaroli stragisti coalizzati, mediazioni, compromessi, rinunce, innovazioni, forse cambiamenti dolorosi, ma il dato monumentale, storico, politico, etico, è che i mostri necrofori e necrofagi non hanno trionfato. La loro umiliazione, il loro fallimento, se le notizie qui sotto verranno confermate e avranno traduzione operativa, è un incoraggiamento a tutte le resistenze del mondo, dall’America Latina al mondo arabo, dall’Africa all’Asia, da Piazza Syntagma alla Val di Susa. Grazie Libia!

Al netto dei cedimenti francesi, dovuti probabilmente a esaurimento dei mezzi, resta però la determinazione imperialista di appropriarsi della Libia, eliminare dalla scena Cina e Russia, omologare sotto il colonialismo tutto il Medioriente e proseguire con la riconquista dell’Africa. E qui la parola decisiva passa agli Usa che potrebbero, o seguire la Francia per i costi insostenibili alla loro economia in bancarotta, o demenzialmente affidarsi ancora all’illusione che Pentagono e industria bellica possano continuare a fare da motore e ciambella di salvataggio. Farebbe pensare alla seconda opzione quanto detto dal neo-licantropo a capo del Pentagono, Leon Panetta, già stragista Cia (droni dappertutto e assassinii mirati): "Gli alleati, dopo i 90 giorni a cui è stata estesa l’aggressione, saranno a corto di risorse belliche e toccherà agli Usa impadronirsi finalmente della ribalta da protagonista".

Damasco: manifestazione all’ambasciata Usa

Di contro c’è, però, il nuovo fronte Siria, sul quale gli Usa stanno esercitando un crescente impegno. La Gorgone Hillary (già, “l’angelo” del ”manifesto” ai tempi della corsa presidenziale), con la protervia piratesca tutta sua, ha sentenziato che il presidente siriano Assad è “delegittimato”. Merita lo sghignazzo collettivo del milione e mezzo di siriani che insistono a radunarsi per sostenere la resistenza ai mercenari Nato-Israele spediti da Arabia Saudita, Giordania, Turchia, Fratellanza Musulmana. Merita anche che lo sdegno siriano si eserciti sulle rappresentanze diplomatiche dei colonialisti d'assalto. Violazioni del diritto ben più sostanziali sono state le visite degli ambasciatori di Usa e Francia agli integralisti islamici di Hama, punta di lancia, come in Libia, della revanche colonialista, per concordare la strategia di regime change e di eliminazione dell’altro baluardo antimperialista e antisionista della regione.
manifestazione a Lima, Perù

Forse la mossa francese indica che gli aggressori, constatato che un eventuale sbarco di truppe d’invasione comporterebbe, alla vista della determinazione di tutto un popolo, problemi diplomatici (la risoluzione 1973 non lo prevede, tutti sono contrari), costi eccessivi ed esiti problematici, ripiegano sulla soluzione B: spaccare in due la Libia e accontentarsi della Cirenaica, con Tripoli però ridotta a più miti consigli rispetto ai rapporti con le multinazionali, ai suoi propositi di unificazione e indipendenza africana e di una valuta panafricana legata all’oro. Oppure, infine, è tutta una sciarada per gettare fumo negli occhi a un’opinione pubblica nazionale e internazionale stufa di subire macelleria sociale per finanziare avventure colonialiste dall’esito sempre più incerto. In quel caso ai propositi di dialogo e mediazione (“con Gheddafi nella stanza accanto”, come hanno detto i francesi coprendosi di ridicolo), mirati a tranquillizzare il volgo, potrebbe seguire qualche 11 settembre, o qualche Lockerbie da attribuire a Gheddafi, o un'altro colpo di genio come quello del viagra ai soldati per stuprare bambini, rinfocolando così il consenso di massa all’ ”intervento umanitario”. Stiamo, dunque, cauti. Ma intanto ci possiamo ben permettere di registrare un arretramento oggettivo dei cannibali e dei loro scagnozzi sul terreno.


Grande è il disordine sotto la cupola Nato
Ecco le novità. Sono confermate in Francia, Libia e Russia le notizie secondo cui il regime di Parigi, primo avvoltoio a lanciarsi sulla Libia per punirla dell’emarginazione delle sue società petrolifere e delle infrastrutture,
- riconosciuta l’impossibilità della vittoria su Gheddafi e la stragrande maggioranza di un popolo che sta incondizionatamente con lui e contro traditori e aggressori,
- vista l’inaffidabilità, l’inettitudine, l’incapacità di avanzare, il carattere brigantesco e integralista dei mercenari di Bengasi,
- subita l'onta delle rivelazioni sulle atrocità commesse da questi suoi ascari prezzolati e vendipatria e la smentita di quelle attribuite ai lealisti da parte di Ong e media che, pure, erano stati i primi a inventarsele per giustificare e agevolare l’aggressione,
ha intimato ai lanzichenecchi islamisti-Cia di Bengasi di entrare in trattative con il governo di Tripoli ed ha essa stessa incontrato emissari di Gheddafi. Lo hanno dichiarato i ministri degli Esteri e dell’Offesa, Juppé e Longuet, ventilando una sospensione dei bombardamenti. E, ieri, un popolo in festa ha celebrato a Tripoli, di strada in strada, il primo giorno senza bombe e missili.

Queste ammissioni sono venute dopo che il generale francese Vincent Desportes aveva affermato che, al di là di tutte le loro vanterie di essere avanzati e aver preso centri abitati, i ribelli non sono minimamente in grado di mantenere la promessa di arrivare a Tripoli e che è ora che si prenda in considerazione un compromesso con le autorità libiche. Sommessamente i responsabili francesi hanno eliminato la clausola, ribadita dai ribelli e dai loro padrini Usa, dell’eliminazione fisica o politica di Muammar Gheddafi e del suo allontanamento dal paese, chiedendo solo che si spogli del potere. Ma, come sanno i conoscitori onesti della Libia, Gheddafi da molti anni non è più un’articolazione del potere avendo rinunciato a tutte le cariche istituzionali. E’ la Guida, il padre della patria, il simbolo dell’unità nazionale, l’immagine e lo spirito della nazione, ma non ha alcun incarico di potere o istituzionale, che è invece affidato ai comitati rivoluzionari popolari e, in ultima istanza, al Congresso Nazionale del Popolo della Jamahiriya socialista, che ne delega l’esecuzione al governo.
Tripoli, 1,7 milioni


Tutto questo viene dopo che, a quattro mesi dall’inizio dell’attacco Nato e a cinque dal golpe e dal pogrom dei criminali di Bengasi e di Misurata, la coalizione delle più potenti armate del mondo è stata costretta allo stallo dalla resistenza delle forze armate e del popolo di Libia. Viene dopo la manifestazione del 1. Luglio a Tripoli dove un terzo della popolazione libica ha manifestato per Gheddafi, la resistenza, la sovranità, la sconfitta degli aggressori. Viene dopo che per cinque mesi decine di migliaia di cittadini libici, giovani, donne, anziani hanno fatto giorno e notte gli scudi umani attorno agli edifici di Gheddafi e del governo dimostrando l’incrollabile determinazione dei libici di non cedere ai predatori interni ed esterni. Viene anche dal crescendo di proteste di buona parte del mondo nel quale la banda di aggressori mantiene interessi non trascurabili e che non devono essere messi a repentaglio: Unione Africana con Sudafrica e buona parte degli Stati africani, tutta l’America Latina, i grandi paesi emergenti detti BRICS, con in testa la Russia e la Cina che, avendo in tasca il debito Usa, tiene nel cappio la cricca di Washington.

Viene dopo che gli Stati Uniti, oberati dal più grande debito della storia, 14mila miliardi, pari all’intero PIL, sono con un piede nella fossa della bancarotta, non riescono a racimolare 4mila miliardi per arrivare al giorno dopo perché il Dna della classe che ha spurgato Obama gli impedisce di prelevarli dall’1% e dalle 500 famiglie che detengono il 50% della ricchezza nazionale. Un’opinione pubblica Usa, ridotta al 10% di disoccupazione e al genocidio sociale di quella maggioranza che eufemisticamente è chiamata “classe media”, espressasi al 64% contro la guerra alla Libia (non per scrupolo umanitario o legalitario, ma per orrore delle proprie tasche vuote), e che fra pochi mesi dovrà votare per il presidente, ha messo al confronto il proprio degrado e la propria disperazione, lavoro, pensione, sanità, istruzione, casa perdute, con i 4 trilioni di dollari (4mila miliardi) spesi per distruggere Iraq e Afghanistan, i 400 miliardi spesi nella guerra interna “al terrorismo” (cioè nella creazione di uno Stato di polizia), i quasi mille miliardi di spesa militare “stretta” annuale (superiore a quella di tutti gli altri messi insieme), i nuovi costi della guerra alla Libia (550 milioni di dollari solo nei primi 10 giorni) e delle guerre a bassa intensità (mercenari, droni e missili), contro Yemen e Somalia e i quasi settemila concittadini soldati “ufficialmente” caduti (includendo le morti occultate e i contractor che non si contano, la cifra va decuplicata). E dal confronto è uscito un pensierino niente affatto affettuoso e che si esprimerà alle prossime elezioni presidenziali, con nella memoria anche le centinaia di miliardi sfilati ai contribuenti e regalati ai predatori bancari perché si potessero rimettere all’opera. Analoga riflessione in Francia sta portando quei licantropi gigolò a ritirare gli artigli. Spuntati.

venerdì scorso al Cairo

Guardate qui cosa sanno combinare quelli che dalla canicola estiva non si fanno incenerire la loro primavera. I soliti calcoli alla Brunetta dei capobastone imperiali avevano pensato di rimettersi in pancia l’Egitto esploso contro Mubaraq, mettendo al posto di costui alcuni suoi scherani. Poi i profumi di una democrazia vagheggiata da milionate di egiziani, giovani e donne in testa, che comprendeva giustizia sociale, affanculo la globalizzazione, resistenza a Israele, oltreché liquidazione del fantoccio zannuto, sono stati inquinati dal tanfo di una democrazia all’occidentale, con al posto di quello unico, un gruppazzo di burattini con le stellette e la disponibilità a menare, e alla consolle multinazionali e Pentagono. Hanno sopravalutato il ruolo mistificatore e normalizzatore dell’agenzia Cia locale, Fratellanza Musulmana, e hanno, come sempre, sottovalutato la coscienza e la determinazione di chi dal retro s’era tolto una mazza chiodata e non per farsela sostituire da un manico di scopa. Che bello sarebbe se una parte dei combattenti di Piazza Tahrir andasse a fare un po’ di pulizia anche a Bengasi. Da Piazza Tahrir del Cairo a Piazza Verde di Tripoli c’è un filo. Ed è rosso.

Da noi, o minestra o finestra. E tutti pronti col cucchiaio.


E l’Italia. Quest’Italia ora investita dall’uragano della speculazione, all’orlo del default, con il debito che supera di un terzo del PIL, ma che si diletta a svenarsi per giocare ai soldatini di piombo che fanno fuori i selvaggi. Quello che ci viene scagliato addosso in questi giorni di mattanza euro-draghiano-tremontiana è puro terrorismo mediatico-finanziario. Il via viene  dato dalle agenzie di rating che danno della spazzatura ai titoli dei paesi che poi l'FMI s'incericherà di ridurre in spazzatura. Sono le discariche di spazzatura che, da loro, miracolosamente si trasforma in oro, esattamente come succede a Napoli con i cugini della criminalità organizzata non ufficiale. Questi 11 settembre finanziari servono a farci trangugiare il più massiccio trasferimento di ricchezza dal basso verso il cucuzzolo della combine sinistra-destra.

E’ il solito trucco delle ombre cinesi: si minaccia l’apocalisse generale, la Grecia e peggio, eminentemente per impedire che qualcuno possa dubitare dell’irrimediabile necessità di ingropparsi una finanziaria che lascerà tutti nudi come vermi nel mezzo di uno sconfinato deserto ambientale e sociale.Tutti, meno quelli che i soldi delle nostre pensioni, dei nostri risparmi, dei nostri ospedali e scuole, li investono in portaerei, F-35, missili Cruise e Tav e spille d’oro per mignotte. Ombre cinesi che poi diventeranno terminator in carne e ossa quando, fra due anni, al gemello scemo di Berlusconi, quello che però si lava e si arrotola le maniche alla operaio, toccherà far sbranare dai sempre identici mandanti quanto della società ancora ha sussulti di vita. Imbecilli come sempre, i consociativisti di seconda fila, scaturiti dal partito di Togliatti, Berlinguer e Rossanda, concorrono famelici all’unità nazionale, che si chiami “governo tecnico” o “d’emergenza”. Imbecilli fino a un certo punto. Pensate alla mosca cocchiera delle bicamere di compensazione, Massimo D’Alema. Giustamente definito un arrogante stupido alla luce dei suoi ininterrotti fallimenti nei tentativi di commistione con Berlusconi, ma che probabilmente tanto fallito non è se lo si guarda sotto il panciotto, dove custodisce triangoli, compassi e grembiulini e ordini di servizio Cia. Il discorso vale per tutta la loggia dei Fassino, Veltroni, Bersani, Napolitano, Vendola… il bel lascito di quello che qualcuno insiste a definire il “Glorioso Partito Comunista Italiano”, quello che fu decisivo nel criminalizzare e sopprimere l’unico momento eversivo e rivoluzionario – ’68-’77 – della storia repubblicana (caro Davide, ci deve essere pure stato qualche carcinoma dormiente tra i vertici di quel partito, fin da Salerno, alla faccia dei milioni di militanti ed elettori che ci credevano e si dannavano l’anima e il corpo.. Se non lo riconosciamo non riusciremo mai a liberarci delle scorie e fare qualcosa di valido e nuovo).

Un’ideuzza semplice semplice contro il vampirismo speculativo sarebbe quella di tassare un pochino le transazioni finanziarie. O espropriare qualcuno dei congiunti mafiosi, o strizzare qualche megagalattico evasore, mettendo questa gente alla ruota della macina al posto dello sfiancato somaro. O smetterla di obesizzare quelli degli armamenti e delle centrali nucelari che gli regalano le scorie da usare ai sensi di Maltus. Ma non si può. Chi farebbe funzionare il Truman Show? Chi quella gabbia di criceti bipolari nella quale quegli animaletti impazziti suscitano ilarità e spasso tra chi li osserva correre in giro all’infinito rimanendo sempre fermi?

Cosa pensano gli italiani (al 74% contrari all’aggressione alla Libia, a dispetto dei Napolitano, La Russa e Bersani con il pugnale tra i denti, il gagliardetto sopra la testa e cotale vicinanza al comune sentire dei loro elettori ) quando intravvedono dietro agli occhiali opacizzati dai loro leader e giornali lo spudorato bagliore di 12 tra Eurofighter, Tornado e F-16 che defecano missili da 250mila euro l’uno sulla gente a Tripoli, i barbagli di portaerei, corrazzate, navi appoggio, lanciamissili, mezzi da sbarco inseriti nel blocco navale Nato finalizzato a far morire di fame, oltreché di bombe all’uranio, 6 milioni di libici (salvo quelli che, con i tre milioni di lavoratori saheliani già ospitati in Libia, si rovesceranno su Lampedusa). Quando si cacceranno in testa che non trovano lavoro, asili nido, insegnanti, medici e cure, case e viveri, perché Napolitano e la Russa preferiscono pagare l’onore di reggere lo strascico a Usa e Israele con 100 milioni al mese (e siamo a 500) per la riconquista di briciole libiche e un milione per soldato ogni anno in Afghanistan (dove ce ne sono 4000 a 4.500 euro al mese), senza calcolare le altre missioni che ci riempiono di orgoglio e di cadaveri e che, diversamente dalla miserella Germania che si tira fuori, garantiscono il nostro ruolo nella comunità internazionale, come assicura il custode delle violazioni della Costituzione? E, incidentalmente, non vogliamo fare una standing ovation ai Taliban che riescono a colpire quando e come vogliono e addirittura al cuore del regime fantoccio, dove hanno liquidato, nel fratello del “presidente”, il fiduciario del narcotraffico Usa?

E’ comunque una gran fortuna per il nostro paese avere lo stellone. Lo stellone vero. Quello di una sinistra che, basandosi sulla sua storica e scientifica analisi di classe, dell’imperialismo fase suprema del capitalismo, sul diritto dei popoli alla propria sovranità e alla resistenza con tutti i mezzi, memore di tutti i crimini stereotipatamente ripetuti dall’Occidente nelle sue guerre sociali e coloniali, nella scia di una tradizione millenaria, e basandosi anche sulla consapevolezza dei veri sentimenti di pace e di giustizia del suo popolo, fin dal primo momento ha saputo indicare la retta via per uscire economicamente, politicamente ed eticamente indenni dal conflitto. Come? Individuando negli Scilipoti di Bengasi e nei loro peones monarchico-fondamentalisti i “giovani rivoluzionari” del riscatto libico dalla 42ennale dittatura sanguinaria di Gheddafi che, procedendo in democrazia partecipativa, ha relegato l’Indice ONU di Sviluppo Umano della Libia, paese più povero del mondo dopo la dipartita di italiani e britannici, al primo posto continentale. Peones dello stampo dei nostri “Responsabili”, ma qui necessitati al terrorismo più sanguinario, ovviamente solo per reagire agli sterminii gheddafiani, ma anche un po’ per non deludere i docenti Cia-Mossad dei corsi Abu Ghraib e Guantanamo,Torri Gemelle, Metrò di Londra e Treno di Madrid. Peones meschinelli e pochini che, per restare in piedi, hanno dovuto invocare l’intervento dei noti pacificatori e democratofori Usa-Nato-Saudia-Israele, più Rossanda.

Non facendo, questa “sinistra”, nessuna distinzione, di sapore razzista ed escludente, tra chi al Cairo, a Tunisi, in Bahrein e in Yemen sollevava il capo dalle ceneri della propria combustione sociale e culturale e veniva decapitato senza alcun soccorso “umanitario” della comunità internazionale e del suo pitbull da combattimento TPI, e quanti a Bengasi scorticavano vivi tutti gli operai neri e facevano pulizia etnica dei concittadini non commoventemente monarchici, non fieramente jihadisti, non modernamente neoliberisti, non atlanticamente democratici. Tutta gentaglia, questa, controrivoluzionaria che, diversamente dalle 50mila famiglie sottrattesi all’aurora rivoluzionaria neoliberista-islamista, fuggendo da Bengasi nella notte, si può anche capire che abbiano dovuto essere abbrustoliti e appesi ai ponti dai “giovani rivoluzionari”.

Una “sinistra” giunta a vertici sublimi di solidarietà internazionalista nei fatti, mica nelle chiacchiere, con l’appello della veneranda maestra Rossanda Rossanda – congiunto alle sacrosante bastonate ai suoi giornalisti che si erano fatti abbindolare dalle pailettes del “cane pazzo” – a formare, in appoggio ai “giovani rivoluzionari” di Bengasi, “brigate internazionali” sul modello di quelle di Spagna. Nientemeno. Quando una ha l’impeto internazionalista nel sangue. Da quella uscita, che meriterebbe la stessa qualifica che Calderoli dette alla sua legge elettorale, ho incessantemente teso l’orecchio verso gli scintillanti boulevard della Ville Lumiere, per cogliere un qualche fiato di resipiscenza che l’onestà intellettuale della veneranda maestra e la sua ineguagliata perspicacia sicuramente avrebbe espettorato. Non ho udito niente. Ma un tanfo di presunzione e abissale ignoranza da quella direzione ha circonfuso i miei gerani. Che subito sono avvizziti. Chissà da dove soffiava.

Ma Rossanda non è sola. E da mo’ che il suo giornale (Pintor ne abbia pietà) ha appaltato a fiduciari delle lobby imperiali l’intera sua pagina estera. Con il famigerato Liberti e il suo patto di sangue con i “giovani rivoluzionari di Bengasi”, Marina Forti e Giuliana Sgrena che mimetizzano sotto il velo della loro guerra al velo il sostanziale supporto a quelli che portano democrazia sotto forma di stragi di civili, narcotraffico, ladrocinio di Stato, devastazione culturale e corrotti despoti locali, Irene Panozzo e Emanuele Giordana della binettiana “Lettera 22”, che imperversano tra Africa e Asia, fedeli agli ordini di servizio imperiali, non sapendo nulla di occupazione e atrocità Nato, ma sapendo tutto sull’oscurantismo taleban, con la Panozzo che dal Sud-Sudan, recentemente strappato all’unità nazionale, essuda festante eccitazione per l’indipendenza conquistata, senza sprecare una parola su chi, da 60 anni, ha brigato per quella frantumazione (e ora ci prova col Darfur): Usa, Israele, Ue e Vaticano. Ottimo giornalismo.

L’ultima arrivata tra questa lobby delle salmerie Nato, tale Miriam Giannantina da Damasco, è ottima allieva della scuola delle Forti e Sgrene: i paginoni di cui la onora la davvero modesta direttrice Rangeri, sono stupefacenti per equilibrio di fonti: tutte di attivisti, dirittoumanisti, oppositori, rigorosamente anonimi. A meno che non si tratti di intervista a personaggio che si può permettere di diffamare il governo legittimo, in quanto membro eccellente dell’internazionale dei “diritti umani”. Tipo l’impeccabile Amnesty International che si è precipitata a sostenere le ragioni di Hillary quando ha condannato i “massacrI di Assad”, preteso la sua delegittimazione e, implicitamente, avallato il solito “intervento umanitario”. Una ripetizione del modulo Libia che più scoperta e grossolana non si può. Per Amnesty e la compare Human Rights Watch c’è sempre tempo per uscirsene con la smentita delle balle diffuse, come in Libia, quando ormai anche qualche giornalista è riuscito a sputtanarle e, comunque, i giochi sono fatti e la Libia spaccata butta sangue.

Nelle paginate dalla Siria di questa Giannantina da espulsione dall’Ordine, neanche col microscopio riuscireste a trovare una qualche notizia sulle bande armate che, penetrate da fuori e istruite dagli ambasciatori Nato, trucidano civili e poliziotti nel nome della Sharia e della Nato, né, tantomeno, qualche accenno di analisi su chi potrebbe avere un interesse a smantellare quel paese ostinatamente laico, ostinatamente renitente al furto del Golan, ostinatamente accanto ai palestinesi e libanesi migliori e ostinatamente a fianco del Grande Satana Iran. E’ il giornalismo di una sinistra moderna.


Coerenza napolitana
L' Operazione Barbarossa (l'invasione nazista dell'URSS) civilizza i popoli slavi: dato che il nostro "sicuro Alleato è lanciato alla conquista della Russia" vi è la necessità assoluta di "un corpo di spedizione italiano per affiancare il titanico sforzo bellico tedesco", allo scopo di "far prevalere i valori della Civiltà e dei popoli d' Occidente sulla barbarie dei territori orientali".
Giorgio Napolitano - "BO'", Luglio 1941, giorn. univ. del GUF di Padova
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Se vi prendete la briga di andare sul sito di Alternativa Comunista, quattro pseudo trotzkisti di Cremona scissi da Ferrando, capirete tono e contenuto di questa mia invettiva.


Mi dispiace, perchè tra voi ho alcuni vecchi amici, ma quello che state scrivendo su Libia e Siria (Mastrogiulio) è talmente demenziale, arrogante, ignorante e ingiurioso per qualsiasi comunista, oltre che per la maggioranza dei libici e siriani che resistono all'assalto Nato e ai suoi briganti mercenari, da farvi apparire o spie, che non siete, o cretini totali. Ma com'è possibile una tale presunzione? Come è possibile che voi, che non avete mai messo becco in Libia, ripetiate pedissequamente, senza la minima nozione di classe, le infami menzogne elaborate dalle centrali della disinformazione dell'imperialismo bellico? Trotzky vi rinnegherebbe come la peggiore delle malformazioni delle sue idee. Sono decenni che frequento il Medioriente, sono centinaia le smentite e le prove delle falsità e voi vi schierate con chi invoca il mostro necroforo Nato, massacrando nel contempo centinaia di lavoratori neri, fatti passare per mercenari, venuti in due milioni in Libia per le ottime condizioni offerte (i lager sono un'invenzione di Maroni e Rossanda), che massacra il loro popolo! Non li avete visti, almeno in internet, il milione e 700mila che il venerdì hanno manifestato a Tripoli per Gheddafi e contro l'imperialismo. Tutti pagati o terrorizzati? Quante idiozie: Gheddafi fantoccio dell'imperialismo! E l'imperialismo lo fa fuori! L'imperialismo ha odiato Gheddafi da quando sosteneva tutti i movimenti di liberazione, lottava contro satrapi e fantocci per l'unità araba e africana, perchè nei contratti privilegiava gli interessi della Libia, perchè rifiutava la globalizzazione e le privatizzazioni concordate da infiltrati con le multinazionali (costoro si sono subito messi a capo della "rivolta" di Tripoli, finanziata e armata dal monarca del Qatar).
Non avete il minimo rigurgito a trangugiare il veleno mediatico imperialista, ne siete, nella vostra inutilità, un grottesco puntello. Di masse, nella vostra microtorre d'avorio, non sapete niente e le disprezzate. Ne sanno infinitamente di più quelli che, dall'alto della vostra impotenza e accidia, disprezzate, Fidel, Chavez.Eravate in agonia cronica. Ora, palesemente assurdi come siete, non servite neppure a sostegno delle atrocità di imperialisti e ascari. Vedrete che bella Libia, che bella Africa, che bel Medioriente, una volta spazzati via Gheddafi e Assad e affidato i regimi ai vari fratelli musulmani e infiltrati neoliberisti al servizio dell'imperialismo. Siete morti.




L’Unica Democrazia del Medioriente, l’esercito più morale del mondo

Shani Sivilya, una per tutte

Una guardia di frontiera donna ammette di aver abusato di un minore palestinese
Umm al-Fahem – Ynet, Safa. Un tribunale israeliano di al-Quds (Gerusalemme) ha emesso ieri pomeriggio un notizia di reato nei confronti di una guardia di frontiera israeliana donna, accusata di aver abusato e torturato un minore palestinese. Ancora, non è stata decisa nessuna condanna.
Shani Sivilya ha ammesso di aver compiuto il fatto nei pressi di un checkpoint: “L’ho picchiato, poi gli ho puntato al capo un’arma scarica minacciando di premere il grilletto mentre gli urlavo contro ‘morte agli arabi’”.
L’azione sarebbe stata condotta con l’aiuto di un altro ufficiale, Zion Benishti, e si sarebbe protratta per ore mentre trasportavano il minore su un’auto verso una stazione di polizia.
“Gli arabi sono tutti prostitute”, continuava a infierire sul minore terrorizzato Silvilya.
Canale 10 della Tv israeliana ha riportato la notizia aggiungendo i commenti del tribunale: “La condanna serva da lezione per prevenire comportamenti e atti di razzismo”.
Il bambino palestinese fu arrestato nel marzo 2010 dalle guardie di frontiera israeliane e, portato in una stazione di polizia, fu molestato dai soldati israeliani. Contro il minore gli ufficiali israeliani sollevarono minacce di morte, anche con l’uso di armi, e lo maltrattarono mentre lo tenevano con il capo coperto con un sacchetto nero di plastica.
Per l’esercito israeliano queste sono sentenze puramente simboliche. Proprio da qui partono gli ordini di tortura e maltrattamenti su palestinesi, ovunque ci sia un contatto con essi: ai posti di blocco, per le strade, nel corso di operazioni mirate.
(Nella foto: Shani Sivilya).
Fonte: InfoPal

martedì 5 luglio 2011

TERRORISTI, VIOLENTI, EVERSIVI, STRAGISTI, DITTATORI, ABUSATORI DI DONNE: il lessico funzionale all'11/9, dove il bue dà del cornuto all’asino



From: LIBERTA' PER I TRE LIBICI
Sent: Thursday, June 30, 2011 9:52 PM
To: LIBERTA' PER I TRE LIBICI
Subject: COMUNICATO SULLA CONFERENZA STAMPA PER I TRE LIBICI
le nuove crociate
Scritto da Comitato per la libertà dei 3 patrioti libici
Venerdì 24 Giugno 2011 14:59
Il Comitato per la libertà dei 3 patrioti libici ringrazia tutti coloro che hanno espresso solidarietà ai tre libici, arrestati ingiustamente, firmando l’appello da noi promosso. Il tribunale del riesame sta ancora decidendo sulle sorti di Nuri, ma noi non abbiamo dubbi che la richiesta di scarcerazione verrà rigettata. La battaglia sarà lunga e dura. Intanto stiamo inoltrando richiesta per poter far visita a Nuri in carcere, pur consapevoli che si opporranno a tale iniziativa.
Qui sotto incolliamo il comunicato che abbiamo scritto subito dopo la conferenza stampa del 27 giugno alla presenza del legale di Nuri.
Vi terremo informati.
.combattenti libiche


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In coda troverete l’annuncio dei compagni Usa per una manifestazione davanti alla Casa Bianca del 9 luglio. Tanto per farci vergognare un po’ della nostra inettitudine. Poi un comunicato stampa e un appello che tutti dovremmo indirizzare alle ambasciate dei paesi del Consiglio di Sicurezza che non partecipano all’aggressione alla Libia.


100 GIORNI DI ASSALTO DELLA LIBIA DA PARTE DELLE PIU’ GRANDI POTENZE MILITARI DEL MONDO E DI MERCENARI SUSSIDIARI, SCONFITTI AD OGNI PASSO, CONTRO UN PAESE PRIVATO DAI BOMBARDAMENTI DI PRATICAMENTE TUTTE LE SUE CAPACITA’ DI DIFESA, CON UN POPOLO MASSACRATO MA IN PIEDI E UNITO CONTRO I MOSTRI, CON UN LEADER PIU’ FORTE E PIU’ AMATO CHE MAI. VIVA LA LIBIA, TRINCEA DELL’UMANITA’.


Avanguardie della dittatura, avanguardie della liberazione
Vent’anni di assalti alla Val di Susa per fottere quella popolazione e devastare quel territorio con l’opera più cretina e delittuosa concepita dopo Ponte di Messina, Gasparri. McDonald’s e Disneyland. Rende 20 miliardi (poi sicuramente raddoppiati) ai farabutti delle imprese, come ovunque in buona parte mafiose e dunque care al governo, e inonda di inquinamenti tossici e acustici la valle, deturpandola per sempre, alla faccia della ferrovia già esistente e che trasporta al 30% della sua capacità, visto che si tratta di corridoio idiota che non interessa nessuno perché tutto viaggia da Marsiglia, Genova, Trieste, da sud a nord. Con in ballo 20 miliardi e più per i soliti noti, era conseguenza logica che le prodezze spacca-crani e avvelena-polmoni dei guardioni dei bucaioli alla Lunardi venissero esaltate e ne venisse richiesta l’accentuazione (manca ancora il morto) dal violatore della Costituzione per eccellenza. Uno che va in deliquio per le bombe su Tripoli e le stragi di civili in Afghanistan, fatto com’è non può non eccitarsi ancora di più se i suoi sbirri massacrano “terroristi” connazionali. Napolitano, incitando alla repressione, ha denunciato “gruppi addestrati alla violenza eversiva”. No, non parlava degli energumeni in divisa che pestano sistematicamente chiunque sollevi il capo dalle sue macerie, sociali o materiali, né dei mandanti che a far macerie si divertono e ci guadagnano, né parlava di quei garanti della nostra sicurezza che ogni due per tre ammazzano di botte chi trovano al buio sul marciapiedi. Era la copia di Sarkozy quando lanciava mercenari e missili sulla gente di Libia “per fermare Gheddafi che massacra il proprio popolo”.Questa è l’Europa unita. Unita come fra loro le ‘ndrine. Dal nastrino sul Borsalino anni’30 del presidente, pci-ista di Washington, è poi spuntato il blackissimo bloc Maroni che, con nell’occhiello il grey-bloc Bersani e al naso il rosa-bloc Vendola, con il solito esprit de finesse dei suoi cavernicoli, si è promosso magistrato e ha formulato l’accusa di “tentato omicidio” ai lanciapietre. Bè, che c’è da stupirsi? Detto da uno della gang che vuole sparare su chi fugge dalle proprie bombe, che sogna di scendere dalla Val Brembana con gli schioppi, che fa picchiare qualsiasi capannello di irritati, fossero anche pensionati, donne o terremotati, la cosa ha una sua stringente logica.

Sugli scontri in Val di Susa abbiamo subito lo stesso rovesciamento della verità, da proprio tutti, che in questi mesi di ignavia ci ha paralizzato rispetto all’onere e all’onore di batterci per la Libia e per Gheddafi. Cinquantamila hanno marciato per salvare valle e vite contro una mandria di tirannosauri sopravvissuti al giurassico. Sono, al pari dei libici, l’avanguardia della civiltà e della difesa della Terra, lavorano in magnifica sinergia tra famiglie in corteo e attivisti della risposta al terrorismo di Stato. Si trovano affiancati ai primatisti, nel nuovo secolo, della resistenza che decide di diventare controffensiva: il popolo di piazza Syntagma ad Atene, i sindacati greci all’11° sciopero generale, i ragazzi che ritengono criminogeno non rispondere agli ascari in uniforme. In Grecia, pari alla nostra vergogna cosmica bersanian-vendoliana c’è solo il KKE degli ultraortodossi eurostalinisti, arcignamente e taffazzisticamente isolati in una piazzetta diversa, col naso arricciato a coda di maiale sul disdegno dei “violenti” e “provocatori” che non ritengono giusto subire mazzate e gas venefico senza difendersi.. Credo che i ragazzi di Val di Susa e quelli di Syntagma siano compagni e fratelli di quelli di Piazza Tahrir al Cairo, a Baghdad, a Tunisi, di Piazza della Perla in Bahrein, di Piazza Tahrir in Yemen, di Piazza Verde a Tripoli. Sai quanto gliene sarebbe fregato a Mubaraq o Ben Ali di qualche corteo con sound system, ballerini, tamburini, in pacifico snodamento per la città. Sai quanta attenzione gli avrebbe dato quel moloch che è l’opinione pubblica nutrita a hamburger mediatici.

Resta la stupefacente quanto paranoide contraddizione di chi esulta sui fiori della primavera araba che agli sgherri del tiranno rispondono con mazze e sassi e poi incita mubaraqamente a spezzare le reni a chi fa le stesse cose, con le stesse buone ragioni, contro la tirannide nazionale. Chiamasi “onestà intellettuale” e vede le destre, Pd, PDL, le “sinistre”, SEL, IDV, e detriti centristi uniti nella sua pratica. E’ la stessa che a codesti fa fare le prefiche sui supposti 180 agenti feriti e applaudire su quei quattro “black bloc” giustamente malmenati. Roba da niente: un 19enne con traumi gravissimi grazie al candelotto sparatogli in petto, un ecologista con traumi lacero-contusi alla testa, il setto nasale e una mano fratturati, un attivista in ospedale per le botte ricevuti, tutti i fermati bastonati…

Prove tecniche di dittatura, osserva Grillo e per stavolta ha ragione. Altro che Gheddafi o Assad. A proposito del quale ultimo, vince il Pulitzer del giornalismo da lupanare tale Miriam Giannantina, cui il “quotidiano comunista” elargisce gli stessi spazi di intossicazione Cia che aveva offerto al famigerato Stefano Liberti da Bengasi e Misurata, dove tutto vedeva salvo le ragazze stuprate e uccise dai ribelli.. Davanti a questa trombettina dei necrofori Nato, impallidisce perfino Lucia Goracci del TG3. La summa di tutto questo è, cari ragazzi, che nulla fa paura al potere quanto la capacità di risposta di masse che così diventano coscienti delle proprie capacità politiche e fisiche. Gridavano quelli della resistenza antigolpista in Honduras: “Nos tienen miedo, por que no tenemos miedo”, hanno paura di noi perché non abbiamo paura di loro.

Vorrei trarre da quanto sopra un’analisina d’accatto di quanto stanno facendo alla Grecia e agli altri paesi da strizzare e buttare. Tutti, altalenando sull’ossimoro “crescita-tagli”, ululano per la crescita. Ma fanno finta. Sanno benissimo che in una Terra dalle risorse sovraconsumate e della capacità di sopportazione esaurite, una qualche crescita la si fa solo a debito altrui, come dire stringendo il cappio al collo delle nazioni in eccesso. Nessuna crescita da tasche svuotate nel nome della crescita. Ci spogliano e schiavizzano a poco a poco facendoci credere che è indispensabile per la crescita e per un futuro radioso, proprio come il “sol dell’avvenire” in salsa togliattian-berlingueriana. Sanno che anche per loro il pianeta sta decretando il redde rationem, e che quindi la crescita, la LORO crescita, l’estrema crescita del capitalismo, si realizza solo torcendo lo straccio umano fino all’ultima stilla. Gli basterà per un paio di generazioni. Eppoi si parla di violenza dei ragazzi di Syntagma, di Val di Susa, o di Tripoli!
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Parla Muammar
Alcune frasi del discorso di Muammar Gheddafi il 1.luglio a Piazza Verde, Tripoli, davanti a oltre un milione di patrioti, dopo 100 giorni di bombardamenti, 20mila incursioni Nato e 20mila vittime (proporzionalmente in Italia i manifestanti sarebbero 12 milioni. Mai si è vista un assembramento di ribelli a Bengasi che superasse le poche migliaia di manifestanti, tanto per capire chi e cosa rappresenta il popolo libico).

"Guardate questa folla, i bambini, le donne. Queste persone non sono qui perché glie l’ho ordinato io. Sono qui di loro libera volontà. In questa guerra non affrontate me, affrontate queste masse. Io non sono niente. Se volete la pace con la Libia, rivolgetevi alle masse. Qualsiasi cosa vogliate, trattate con le masse. Il regime non è un regime gheddafiano, è un regime libico…. Il popolo libico è capace, un giorno, di portare lo scontro in Europa e nel Mediterraneo. Potrebbe attaccare le vostre case, i vostri uffici, le vostre famiglie che potrebbero diventare obiettivi militari legittimi poiché voi avete fatto dei nostri uffici, delle nostre sedi, delle nostre case e dei nostri bambini obiettivi militari che definite legittimi. Perciò vi consigliamo di ritornare sui vostri passi prima di rischiare una catastrofe… Silvio Berlusconi, Nicolas Sarkozy e David Cameron, vi consiglio di fermare la vostra campagna e di non farvi guidare da un pugno di rinnegati a Bengasi, di ritirarvi perché non avete alcuna possibilità di sconfiggere questo valoroso popolo, di ascoltare il popolo libico che vuole la pace… Quanto a me, non lascerò mai questo paese. Moriremo per la Libia". Ineccepibile no?


Vermi nel letamaio
Chi potrebbe dargli torto se domani, come immagina l’ottimo Dinucci sul “manifesto” (uno dei pochi che non ti fanno avvolgere in quel giornale il pesce fin dal primo mattino), dopochè il Consiglio di Sicurezza abbia ordinato una no-fly-zone sull’Italia governata dalla criminalità organizzata, cacciabombardieri dell’Unione Africana bombardassero il Quirinale, Palazzo Chigi e un po’ di scuole, ospedali e civili sparsi per il paese? Specie se il Tribunale Penale Internazionale, dopo aver condannato all’ergastolo il procuratore corrotto e falsario Moreno Ocampo, emanasse un mandato di cattura nei confronti di Berlusconi, Bersani, La Russa, Frattini e co. per crimini di guerra e contro l’umanità? Vorremmo che a raccontarcelo fosse quella embedded da salmerie del TG3, Lucia Goracci, a riscatto delle sue infamie da Tripoli, quando, per esempio, davanti a un oceano di famiglie che s’impegnano per il loro leader e per la resistenza, rigurgita il “sospetto che siano pagati” (classico transfert) e si riferisce a Gheddafi come all’ “uomo di Lockerbie”, rilanciando viperinamente il veleno dell’accusa, falsa e smantellata dagli stessi giudici, della paternità libica di quell’attentato. Va registrata invece come il segno della persistente opera di Gheddafi per l’unità, l’indipendenza e la dignità dell’Africa, il rifiuto dell’Unione Africana di accettare il provvedimento del venduto dell’Aja. E questo a dispetto della presenza nell’Unione di quinte colonne occidentali come Etiopia, Nigeria, Uganda, Kenya, Marocco e altre. L'egemonia la esercita l'anticolonialismo. Se sommiamo il miliardo di africani alle popolazioni di Russia, Cina, dei BRICS, che tutte si sono espresse contro l’aggressione e i suoi crimini, abbiamo tre quarti dell’umanità che si oppone al golem imperialista.


L'altro scoglio:Siria-Libano
Restando in ambito arabo, ecco arrivata la seconda mossa contro la Siria antimperialista e antisionista, dopo l’intervento dei mercenari della quadruplice Usa-Israele-Arabia Saudita-Fratelli Musulmani: l’altro tribunale fantoccio di USraele, quello per il Libano, smascherato da prove e testimoni nella sua accusa a Damasco per l’assassinio nel 2005 dell’ex-premier Rafiq Hariri, ha ripiegato ora sugli alleati della Siria in Libano, Hezbollah. Coprendosi di ridicolo nel tentare di occultare le evidenti responsabilità del Mossad in quella classica provocazione USraeliana, quest’altra corte, basata anch’essa nella belligerante Olanda, ha chiesto l’incriminazione di quattro esponenti di Hezbollah. Un tentativo di rimontare la china mettendo in difficoltà la nuova maggioranza nazionalista, poichè a Beirut era caduto il governo del rampollo di Hariri, Saad, un detrito della destra alle dipendenze dei sauditi che in questi giorni ha dato il suo contributo all’infiltrazione in Siria di mercenari integralisti. Lo hanno ribadito in Siria le confessioni di numerosi di questi che facevano cecchinaggio contro la folla e contro le forze di sicurezza. Ricordate i 120 poliziotti trucidati e gettati in fosse comuni al confine con la Turchia, di cui altri mercenari alla Goracci blateravano come di soldati uccisi dai propri ufficiali perché si sarebbero rifiutati di sparare sui manifestanti anti-Assad? Anche qui, come a Tripoli, la risposta è venuta da quel milione e mezzo di persone che, l’altro venerdì, hanno ridicolizzato le adunate degli oppositori, manifestando per Assad e contro USraele a Damasco. Ne avete visto qualche immagine sui vostri schermi? Magari sì, ma fatte passare, come è stato svelato ripetutamente, per dimostrazioni dell’opposizione democratica.

Un interrogativo paralizzante è come mai questi augusti consessi giudiziari, compreso l’archetipo sulla Jugoslavia che oggi se la deve vedere con la dignità dell’innocente Mladic, si siano lasciati sfuggire tra le dita il sangue e le ossa frantumate in giro per il mondo da democratofori come D’Alema, Bush, Reagan, Condoleezza Rice, Clinton, Madeleine Albright, Hillary, il satrapo stragista del Bahrein, il delinquente kosovaro Thaci, i fantocci imperiali narcotrafficanti, ogni singolo dirigente nazisionista dal ’48 in qua e via via tanti altri. Ha fatto la fine del tesoro di Dongo la documentazione diffusa dal Centro per le Ricerche sulla Globalizzazione (Center for Research on Globalisation, CRG), il più autorevole istituto del genere, che denuncia l’impiego di uranio nei bombardamenti Nato sulla Libia e lo definisce “crimine di guerra”. Come altri crimini di guerra denunciati sono i bombardamenti su scuole, ospedali e case che hanno provocato migliaia di vittime. Afferma il CRG che, oltre a costituire crimini di guerra, l’aggressione travalica e viola radicalmente le risoluzioni ONU che avevano limitato l’intervento alla zona di non sorvolo. Tutto deja vue, in Serbia, Afghanistan, Iraq, Gaza, probabilmente Yemen e Somalia, due delle sei guerre di Obama. E’ cinismo psicopatico quello che consente alle coscienze cristiane di ridurre milioni di persone – comprese le proprie, nel ruolo di invasori e occupanti – a pene, orrori fisici, morte perpetua nei millenni. E noialtri ci aggiriamo nell’iperuranio della sinistra e assistiamo a questa apocalisse senza fiatare.


Democrazia! Democrazia!
A questo proposito risulta davvero grottesco come da noi, che da vent’anni facciamo i mercenari, degli Usa per le guerre a popoli liberi e innocenti, e del capitale di rapina per le macellerie sociali su folle inebetite da elezioni fasulle e da decerebrazioni culturali, si insista a cianciare di “democrazie da instaurare”. Noi gente delle crociate, degli imperi cannibali, delle inquisizioni, dei macelli bellici dei nostri stessi popoli per i profitti delle élites, dei saccheggi e stermini coloniali, di Abu Ghraib, Guantanamo e CIE, delle devastazioni sociali ed economiche, delle leggi porcata, dell’olocausto libico per mano fascista, della prostituzione di Cgil, Cisl, Uil, insomma delle dittature prima monarchiche e poi borghesi, abbiamo la faccia come il culo di un diarreico a parlare di democrazia da far fiorire. Ognuna dei paesi che abbiamo disintegrato aveva un ordine sociale più giusto e più partecipato del nostro. Ci vantiamo di essere pluralisti e dialettici, altro che Gheddafi o Assad che stanno lì solo da qualche decennio, perché da due secoli, senza soluzione di continuità, ci facciamo spolpare e rintronare da sanguisughe, alternative tra loro quanto lo è l’acido solforico al vetriolo. Cambiano i cappucci, ma cosca e sagrestia sono le stesse e sono perenni. Pensate ad Andreotti, condannato per mafia. Pensate a chi ci sgoverna, da dove e come viene


L’acqua svendoluta
E, a proposito, mi viene in mente il solito Svendola, quello dalla faccia di pongo e dalla lingua bifida come un cobra. Mentre, di solito, noi con l’acqua ci liberiamo delle impurità, quello dall’acqua si è visto portare via il trucco, rossetto compreso. Nel primo mandato, oltre a governare una cosca di ladroni della sanità e dei postriboli, aveva privatizzato l’Acquedotto Pugliese, il più grande d’Europa, preferendo azionisti speculatori sulla sete a Riccardo Petrella, il più stimato esperto di acqua-bene comune del paese. Poi, sotto la pressione popolare di una sussultante primavera italiana, si era rassegnato a fare una legge regionale per la ripubblicizzazione. Ma l’ha tenuta nel cassetto per oltre un anno, forse sperando che il vento cambiasse. E tuttora, nonostante l’uragano referendario, questo Qui pro quo traccheggia. Anzi, facendo incazzare l’intero movimento (ma è un bene perchè così esce fuori il ghigno appeso all’orecchino), insiste perché i cannibali privati delle multinazionali conservino il ladrocinio del 7% del profitto dalla gestione del sistema idrico. Robaccia che il secondo quesito referendario ha abolito. E c’è chi si stupisce, quando da tempo avrebbe dovuto vedere spuntare da quella fuffa pugliese alla Carolina Invernizzi i quattro inceneritori promessi alla compagna Marcegaglia, le piattaforme petrolifere al largo, i 120 milioni di euro della sanità al S. Raffaele del pescecane dell’acquario di papi, Don Verzé, i missili all’uranio degli elogi a Israele e al distruttore dello Stato italiano, Mario Draghi. E tanti altri sconci. Poteva mancare, Vendola, nel coro dei ringhianti contro “i violenti eversori” della Val di Susa? No, non poteva.

Quanto all’acqua, serve sempre qualche confronto con il mondo dei selvaggi. Dall’altro lato del Mediterraneo abbiamo le condizioni di sei milioni di persone sottoposte al quarantennale giogo disumano del pazzo criminale di Libia. Quello che, in pochi anni, aveva sollevato il paese quanto il colonizzatore italiano l’aveva sprofondato in trenta. Grazie a quella che i tecnici internazionali definirono l’Ottava meraviglia del mondo, l’immane opera idraulica di 6mila chilometri iniziali di acquedotti che pescano da un mare sotterraneo di acqua fossile dolce, ogni cittadino libico ha acqua potabile, ogni ettaro di terra coltivabile è irrigata. Non si paga. E già, è pubblica. Arriva in tutte le case, anche in quel milione di case popolari esentasse e gratuite che sono rimaste a metà per merito dell’intervento umanitario Nato. Che schifo di dittatura! Ha proprio ragione Vendola a schierarsi piuttosto con Israele: quelli sì che hanno una gestione onesta ed equa di questo bene comune. Con una condizione nobilitante: comune a tutti fuorchè ai palestinesi che indecorosamente ne rivendicano l’appartenenza alla loro terra.

A Gaza no. Proviamo a Tripoli?
E visto che siamo capitati in Palestina, amici, permettete un’osservazione molto politically incorrect. La piovra nazisionista è riuscita ancora una volta ad avvolgere nelle sue spire i compari della criminalità statale organizzata e a bloccare con i suoi tentacoli le eliche della Flottiglia “Free Gaza”. Terroristi contro pacifisti. Una Grecia, già dignitosa al tempo dell’assalto alla Serbia, si è fatta sodomizzare da Israele. Messa, com’era, davanti al plotone d’esecuzione della mafia finanziaria, come poteva illudersi di non irritare con le barche dal pavese palestinese il cuore pulsante di quella mafia? Tutta la mia solidarietà ai naviganti, bloccati sul bagnasciuga come, alla luce dei Netaniahu e Obama, era da aspettarsi fin da subito, ma mi continua a ronzare nelle orecchie lo stridìo di uno Zeitgeist impertinente: “Tutti a Gaza, nessuno a Tripoli”. I morti, tutti arabi, si pesano?

Se vi piacciono i film dell’orrore con protagonisti gli sgherri della Gestapo, solo che questo non è fiction, guardatevi un video youtube nel sito “Alternativa”: un plotone di questi scherani dello Stato infanticida che sparano candelotti CS, tossici e proibiti, ad altezza di bambino, su un gruppo di ragazzetti che fanno volare aquiloni. I bambini resistono, tornano sotto al naso dei nazisti decine di volte, rialzano gli aquiloni, infilano le due dita della vittoria in faccia ai mostri, rivengono sparati da due metri, una ragazzina viene buttata per terra e malmenata, così un paio di pacifisti internazionali e via infierendo. I serial killer dello Stato Ebraico contro gli aquiloni. Devono avere una strizza… Ci fossero stati lì un po’ di compagni della Val di Susa o di Atene, Napolitano avrebbe avuto modo di espettorare, “vivo e vibrante”, contro la “violenza eversiva organizzata”. Ma quegli sgherri avrebbero almeno pagato un prezzo per avere, con i CS, strizzato i polmoni e gettato i semi di futuri guasti fisiologici in questo popolo di teppisti da estinguere. E finchè non pagano qualcosa, la storia insegna, non ce n’è per nessuno.



Strauss-Kahn e varie ed eventuali
Avrei ancora molte cose di cui sparlare, visto il tempo trascorso dall’ultimo post, impegnato com’ero nella frenetica rincorsa al completamento del docufilm su Libia e primavere varie. Ma, ricordando gli inviti che mi sono stati fatti a non essere estenuantemente lungo, mi limiti ad alcuni asterischi.
• Continua l’assalto dell’Occidente per la ricolonizzazione dell’Africa. Liberata, a forza di massacri di legione straniera, la Costa d’Avorio dal suo governante anticolonialista, Gbagbo, frantumato il Sudan, incasinando il Darfur e istigando la secessione del Sud nel segno del catto-sion-Usa-imperialismo, stuprata e disintegrata la Somalia, ora ai suoi mercenari del Sud Sudan gli Usa hanno fornito armi per centinaia di milioni di dollari in modo che le tribù cessino di scannarsi tra loro per il petrolio, e si avventino, sempre per il petrolio, su Abyei, che invece gli accordi hanno assegnato al Nord. Niente più Grande Sudan interetnico e interconfessionale afro-arabo, niente più carburane alla Cina.

• Quel gigolò con lo spadone di Sarkozy getta tonnellate di armi alle bande penetrate in Libia dai paesi confinanti a sud e a ovest. I governi di questi paesi, Niger, Mali, Algeria, Ciad protestano perché quelle bande appartengono ad “Al Qaida nel Maghreb”. Sarebbero perciò quelli che Sarkozy e tutta la compagnia di giro dello Scontro di Civiltà definiscono terroristi ed esibiscono come pretesto per l’irrinunciabile necessità di portare la democrazia nel Sahara e Sub-Sahara. Che, da lì, è tutta discesa fino a Città del Capo, dove c’è quel presidente Zuma che insiste a rompere i coglioni strepitando contro l’assalto alla Libia. Intanto si spera che ai renitenti alla lucidità inizi a trasparire che tutto ciò che fa terrorismo e viene chiamato Al Qaida è cosa loro.
• Ottime notizie dall’Iraq, invincibile dopo 8 anni. Mentre da febbraio masse crescenti di “violenti eversivi”, a dispetto dei loro morti ammazzati, manifestano contro il regime dei ladroni fantocci e dei loro padrini Usa, ha ripreso grande slancio la guerriglia, detta di Al Qaida da Giuliana Sgrena (che non si avvede degli Al Qaida veri a Bengasi), ma condotta da decine di migliaia di guerriglieri della liberazione. Mentre non si contano più le distruzioni di edifici governativi e le eliminazioni di miliziani dei fantocci, sono tornati a impennarsi anche le liquidazioni di militari Usa, pur rintanati nei loro covi fortificati: al 30 giugno erano già 15. E non entrano in nessun calcolo i mercenari, contractors, che qui, come in Libia e Afghanistan, devono fare il lavoro di bassa macelleria e costituiscono la più cospicua forza militare sul campo. In cambio di 1000 dollari al giorno si può ben ammazzare, ma anche, pazienza, non apparire nei body count.
• Confermato, in sensibile ritardo rispetto ad altri non embedded e alle dichiarazioni del governo libico, dai co-belligeranti Amnesty International e Human Rights Watch, i quali devono pur conservare un cincinnino di credibilità a sinistra, che Gheddafi non ha commesso alcuna atrocità, né stupri, né mercenari, né fosse comuni, e ammesso, in ritardo, che le atrocità le perpetrano i ribelli, la Corte Suprema Usa è corsa ai ripari legalizzando per l’ennesima volta, al seguito di Bush, Obama e vari ministri della Giustizia, la tortura. Dando attuazione al verdetto, ha respinto la richiesta di 250 cittadini iracheni di procedere contro i responsabili degli abominii di Abu Ghraib. Nessuna sorpresa, nessun tagliagole sadico mercenario, detto contractor, è mai stato punito per i suoi stupri e le sue stragi. E ai militari Usa è assicurato, per accordo intergovernativo, l’impunità per qualsiasi nefandezza compiuta in qualsiasi paese del mondo a marchio di origine controllata. Comprensibile che un ministro della giustizia corrotto e che aveva condannato a morte infermiere bulgare venisse preso a calci da Gheddafi e finisse al posto che gli sta bene: a capo del Consiglio Nazionale di Transizione a Bengasi.
• A sguazzare nella bratta ogni tanto viene da ridere vedendoci spuntare qualche mostriciattolo. Caso Strauss-Kahn, dove il migliore ha la rogna, la peste, la febbre suina e l’Aids (se esistesse) e dove tutto il caravanserraglio che si agita intorno all-ex-capo del FMI è composto da correligionari di Israele e quindi da suoi fan e agenti: è la finanza, bellezza. Alle ginocrate che imbrattano di idiozia e protervia specista la lotta delle donne, non era sembrato vero di poter tornare a ululare sul malo destino delle donne, tutte, Hillary Clinton e Rossana Rossanda, Ruby e Santanchè comprese, ontologicamente oppresse, soppresse, seviziate dagli uomini, tutti, e sul fagocero trasudante dollari che, osceno animale maschio, si getta sulla prima povera cameriera di New York e la stupra, squinternandole pure l’utero. Ci hanno inzuppato la mente clitorizzata per giorni e da tutti i palchi dell’Occidente. Poi è saltato fuori ciò che gli avveduti, non lobotomizzati dalla cupola massonica femminile, avevano sospettato fin dall’inizio, a dispetto di tutti gli abusi sulle donne che uomini e donne compiono ovunque tutti i giorni. Cioè che, una volta di più, la legislazione dei diritti civili aveva messo in mano a certe zoccole uno strumento di ricatto ed estorsione come non se l’erano mai sognato. Basta dire: quello mi ha usato violenza e una persona da incastrare è fottuta (così come l’urlo “al pedofilo” per chi accarezza un bambino, o quello di stalker a chi non ha fatto che fischiarti dietro in segno di approvazione e così ti ha offerto una pistola fumane). Alle obnubilate dalla frenesia di potere attraverso il vittimismo non è rimasto neanche un neurone per sospettare che a voler eliminare dalla scena un potente e, dunque, un rivale, un fastidio, potevano esserci, oltre a una povera cameriera (ti figuri l’imbarazzo delle brave cameriere di New York, mobilitatesi per ingiuriare il paperone francese?), anche qualche losco figuro nell’ombra. Si, vabbé, poteva essere stata una trappola per eliminare il soggetto dalla corsa all’Eliseo. Sarkozy di efferatezze del genere ne fa più del paesano Bertoldo. Si è addirittura inventato i “giovani rivoluzionari” stuprati da Gheddafi. Ma restava il fatto, infinitamente più scandaloso, del porco e della verginella.

E invece, toh, la povera cameriera migrante era donna di malaffare, peggio delle olgettine, mignotta, socia e moglie di una pendaglio da forca con cui commerciava in stupefacenti e ricatti. E a Strauss-Kahn, tipaccio di bocca buona, l’aveva data spontaneamente e aveva pure preteso la tariffa da bordello a 5 stelle.. Riemerso dall’oceano di merda, nel quale l’avevano affogato ginocrate e i loro mandanti della criminalità finanziaria, il satrapo francese può tornare, con tutta la sua cosca USraelita, a fare le bucce al collega Sarkozy, con tutta la sua cosca USraelita. E’ un gioco al massacro tra capicosca, altro che di uomini contro donne, occultato e mistificato ancora una volta da certe virago maschilistizzate, in modo che il comune mortale non ci capisca un tubo. E probabilmente c’è dietro anche un obiettivo più grosso. Quello di togliere di mezzo un capo del FMI che aveva rallentato la guerra di sterminio della finanza mondiale, voluto evitare il massacro della Grecia e promuovere il ruolo degli emergenti BRICS, per sostituirlo con un ortodosso del capitalismo apocalittico a dittatura Usa. Riina al posto di Provenzano. Il giorno dopo la nomina di Christine Lagarde, testa di Medusa della mafia bancaria, a successore di Strauss-Khan, la trappola per topi s’è riaperta e il panzone arrapato ha avuto il suo riscatto. Intanto il piatto era stato vinto. Al posto dell’elegante, ma micragnosa nouvelle cuisine strauss-khaniana, è ricomparso sulla tavola dell’imperatore e dei suoi scudieri il grasso porceddu. Tanto i commensali sono sempre quelli, la Lobby. Mentre le stelle di sinistra stanno a guardare. Tranne che ad Atene, in Val di Susa, a Tripoli e in qualche capitale araba.

Ciao. A voi e a Nando.







COMUNICATO STAMPA
Contro la guerra della Nato in Libia, una campagna di email ai membri non belligeranti del Consiglio di Sicurezza Onu
La Rete No War (Italia) e il gruppo US Citizens for Peace and Justice-Rome si fanno promotori di un’iniziativa contro la guerra: una campagna internazionale di appelli via email ai membri non belligeranti (permanenti e non permanenti) del Consiglio di Sicurezza Onu.
La guerra illegale alla Libia è condotta da alcuni paesi della Nato, con l’alleanza di alcune petromonarchie del Golfo; è una guerra fondata su informazioni false, portata pervicacemente avanti con vittime dirette e indirette; i paesi belligeranti violano la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che è stata votata in marzo “ a protezione dei civili libici”. La guerra continua malgrado le tante occasioni negoziali disponibili. Già agli inizi di marzo, Fidel Castro chiede – invano- ai popoli e ai governi di appoggiare la proposta di mediazione del Venezuela, approvata dai paesi dell’Alleanza Alba.
Molti paesi membri del Consiglio di Sicurezza hanno già manifestato volontà negoziali e potrebbero utilizzare come strumento di pressione questo appoggio popolare da parte di cittadini di paesi Nato.
Ecco come partecipare alla campagna, semplicemente, con una email. Basta mandare il testo seguente (in inglese) nel corpo del messaggio alle email di: Russia, Cina, India, Sudafrica, Nigeria, Gabon, Bosnia Erzegovina, Libano, Colombia, Portogallo, Germania. Per informazioni (ma l’appello va inviato direttamente agli indirizzi dei paesi!): boylan@interfree.it;mari.liberazioni@yahoo.it
CAMPAGNA PROMOSSA DA RETE NO WAR E U.S. CITIZENS FOR PEACE & JUSTICE- Rome

“Stop alla guerra Nato in Libia: scriviamo ai membri non belligeranti del Consiglio di Sicurezza Onu”
Alcuni paesi della Nato, con l’alleanza di alcune petromonarchie del Golfo, stanno conducendo da tre mesi in Libia una guerra illegale a sostegno di una delle due fazioni armate che si affrontano; una guerra fondata su informazioni false, portata pervicacemente avanti con vittime dirette e indirette; una guerra che continua malgrado le tante occasioni negoziali disponibili fin dall’inizio.
Che fare? La pressione popolare nei confronti dei paesi Nato è certo necessaria, ma non basta. Potrebbe essere utile, se attuata in massa, una campagna di email dirette a paesi non belligeranti e membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, chiedendo loro di agire. Molti di quei paesi hanno già manifestato volontà negoziali e potrebbero utilizzare come strumento di pressione questo appoggio popolare da parte di cittadini di paesi Nato. Già agli inizi di marzo, Fidel Castro ha chiesto – invano- ai popoli e ai governi di appoggiare la proposta di mediazione del Venezuela, approvata dai paesi dell’Alleanza Alba.
Per questa ragione i gruppi Rete No War e U.S. Citizens for Peace & Justice-Rome hanno consegnato un analogo appello ad alcune ambasciate a Roma.
Ecco come partecipare alla campagna, semplicemente, con una email. Basta mandare il testo seguente (in inglese) nel corpo del messaggio alle email di: Russia, Cina, India, Sudafrica, Nigeria, Gabon, Bosnia Erzegovina, Libano, Colombia, Portogallo, Germania. Per informazioni (ma l’appello va inviato direttamente agli indirizzi dei paesi!): boylan@interfree.it;mari.liberazioni@yahoo.it
Email delle rappresentanze dei paesi: ChinaMissionUN@Gmail.com; rusun@un.int; India@un.int; portugal@un.int;contact@lebanonun.org;chinesemission@yahoo.com;dsatsia@gabon-un.org;
delbrasonu@delbrasonu.org; info@new-york-un.diplo.de;siumara@delbrasonu.org; bihun@mfa.gov.ba; gabon@un.int;colombia@colombiaun.org;pmun.newyork@dirco.gov.za; perm.mission@nigerdeleg.org;perm.mission@nigerdeleg.com;aumission_ny@yahoo.com, AU-NewYork@africa-union-nyo.org; LamamraR@africa-union.org;waneg@africa-union.org;presidentrsa@po.gov.za;unsc-nowar@gmx.com

Nell’oggetto della email scrivere: PLEASE STOP NATO WAR IN LIBYA. APPEAL TO NON-BELLIGERANT MEMBERS OF THE UNSC COUNCIL
Testo da inviare
WE APPEAL TO NON-BELLIGERENT MEMBERS
OF THE U.N. SECURITY COUNCIL

- to put an end to the misuse of U.N. Security Council Resolution 1973 to influence the internal
affairs of Libya through warfare, by revoking it, and
- to press for a peaceful resolution of the conflict in Libya, backing the African
Union’s central role in this context.

We thank those countries that have tried, and are still trying, to work towards peace.

Our appeal is based on the following:

- the military intervention in Libya undertaken by some NATO members
has now gone far beyond the provisions of Security Council Resolution 1973, and is based on hyped-up accounts of defenseless citizens being massacred by their government, while the truth is that, in Libya, there is an on-going and intense internal armed conflict;

- we are aware of the economic and geo-strategic interests that lie behind the war in Libya and,
in particular, behind NATO support of one of the two armed factions;
- NATO military intervention in Libya has killed (and is continuing to kill) countless civilians, as well harming and endangering the civilian population, including migrants and refugees, in various other ways;

- the belief, at this stage, only non-belligerent countries – and particularly those with U.N. Security Council voting rights – can successfully bring a peaceful end to the conflict through negotiations and by implementing the opening paragraph of UNSC Resolution 1973, which calls for an immediate ceasefire.

Respectfully yours,
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