giovedì 27 ottobre 2011

Al Guadalquivir delle stelle




Piuttosto fallire con onore, che riuscire con la frode. (Sofocle)


Sui gradini salì Ignazio / con tutta la sua morte addosso.
Cercava l’alba, / ma l’alba non era. / Cerca il suo dritto profilo,
e il sogno lo disorienta. / Cercava il suo bel corpo
e trovò il suo sangue aperto. / Non ditemi di vederlo! …
Non ci fu principe di Siviglia / da poterglisi paragonare,
né spada come la sua spada / né cuore così vero.
Come un fiume di leoni / la sua forza meravigliosa,
e come un torso di marmo / la sua armoniosa prudenza.
Aria di Roma andalusa / gli profumava la testa
dove il suo riso era un nardo / di sale e d’intelligenza… (Garcia Lorca)


Linciaggio:odio e frustrazione, di chi non ce l’ha fatta a essere umano, perché l’umanità l’ha venduta per 30 denari (e anche meno), per un uomo vero.


Dai recessi più oscuri del preumano, prima della clava per la sopravvivenza, da un brodo primordiale di cellule che si frantumano e si divorano in un parossismo di annichilimento, coloro che si arrogano la direzione dei destini del mondo traggono il materiale per forgiare strumenti di autodifesa e di dominio. Di terrore. Torturatori di Guantanamo e Abu Ghraib, combustori di corpi nell’Inquisizione, crociati crocifiggitori e impalatori, stupratori e mazzieri in divisa di poliziotti, militari di Tsahal, bombardieri all’uranio e al fosforo, gassatori italiani del popolo libico ed etiopico,  sperimentatori eugenetici del nazismo tedesco e statunitense, creatori dei videogiochi dalla vincita per primato di assassinii. E “giovani rivoluzionari” islamisti. Il pulp, lo splatter di Dario Argento sono una patetica rincorsa del reale.



Ero a Favignana per il TG3 e non ci sono tornato perché avevano promesso che me l’avrebbero fatta pagare. I pescatori di tonno. Era la mattanza. Una mattanza-varietà-folklore, poiché il tonno ora lo scandagliano, rastrellano con le reti e fulminano. Uno show-mattanza per famigliole festanti accorse su barche a pagamento. Dal tunnel, in lotta forsennata per la libertà, i tonni finivano nella “camera della morte”, una vasca di tela in superficie. In bella vista per l'arena di 180 gradi. Energumeni a grande torso nudo facevano precipitare mazze e artigli acuminati su corpi scintillanti che si dibattevano e, squartati, allagavano il mare di sangue. Si dibattevano per tempi straziantemente lunghi e mai avevo conosciuto una tale forza nella disperazione. Gli uomini in alto urlavano borborigmi antichi, infierivano nel rossore dell’ eccitazione. Il loro era orgasmo da vita che succhia morte per rigurgitarla. Quello degli spettatori, masturbazione. Filmato l'orrendo scempio, scesi in un angolo della “camera della morte” dove, lacerati, ancora ansavano e vibravano i tonni. Ne accarezzai uno. Tutti i viventi hanno diritto alla vita e al rifiuto del dolore. I giustizieri se ne adombrarono, di quel gesto di pietà per la preda cannibalica.


Mi fa pensare a quello che ho visto poi al G8 di Carlo Giuliani, uniformati e con le stellette del servizio al popolo che infierivano su inermi, stesi, contorti e nudi di tutto. Con ferri gommati, calci, pugni, caschi, calci di fucile, a esaurimento, per minuti. Diaz e Bolzaneto. Visto lì e visto, o saputo, cento altre volte, chè di terremotati o pensionati, di balordi o irregolari, di migranti o detenuti, alla mercè di uniformati, formati alla tortura, si trattasse. Sempre inermi, balocchi di sadici, immuni e impuniti per legge del signore. E così che vogliono affrontarti, così che sanno prevalere. Alla pari, da mercenari la cui lealtà e il cui impegno durano quanto i 30 denari percepiti, fuggono come topi. La cupola dei licantropi così li vuole e così li forma (ricordate Full Metal Jacket?) a sua guardia pretoriana. Sfruttare, esaltare il necrofilo orgasmo da violenza sui deboli, storia lunga millenni e soprattutto storia nostra, cristiana. Nessun picchiatore sa combattere un avversario qualsivoglia, la sua dimensione è quella del fucilatore nazisionista di fronte al bambino con il sasso. E’ per questo, per renderti preda facile, che ti disarmano a forza di liturgie della “non-violenza” (tua, non loro). Fenomenologia planetaria, da Israele a Piazza San Giovanni in Roma all'ora dell'autodifesa per sopravvivere, da Santiago o Atene a Valdisusa, da Wall Street a Londra o Parigi. Da Bengasi a Tripoli.


Muammar Gheddafi, arabo, africano, libico. Quanto basta per renderlo inviso a loro, prezioso a noi e compagno delle vittime che ci infliggono da Portella delle Ginestre e da Piazza Fontana. Le vittime degli dei sono tutte sorelle. I carnefici e i loro mandanti sono tutti gli stessi. Nostra progenie. Nostro peccato originale. Li avete visti, i torturatori, all’opera sul corpo inerme di un combattente fino alla fine per il giusto, per il bene. E’ il suo eroismo, la sua capacità di amore, la sua forza, che hanno fatto ribollire subconsci e alimentato la furia cannibalesca degli impotenti. E’ perché mi specchio orrido nella tua bellezza che ti penetro con un tubo di ferro, ti scotenno, ti strascino e sbatto e colpisco, ti lacero le carni, ti annichilisco nel mio urlo a Dio, Allah u Akbar, ti perforo con il piombo. Ai suoi seviziatori, Mutassim, il figlio, ha tirato sberleffi e ai loro uncini ha risposto nel momento della morte, “Le mie ferite sono le mie medaglie”. Talis pater… Oggi un altro figlio, Seif al Islam, guida la Resistenza. Su tutto questo il CNT dei felloni ha cercato di stendere il velo, liso e intriso di veleno, della menzogna e dell’umiliazione. "Gheddafi ferito da pallottola vagante e tosto trasportato in ospedale, morto all’arrivo"; "Gheddafi rintanato in un tubo", reminiscente del buco nel quale i bollettini del Pentagono hanno infilato il Saddam virtuale, mentre quello vero sparava contro il nemico le ultime munizioni. Di inventiva ne hanno poca. Di impunità mediatica, tantissima.


La jena umana rideva. Parafrasando Cesare: Siamo venuti, abbiamo visto, lui è morto, ha, ha, ha! Era venuta a Tripoli, puntuale, la Persefone degli inferi, per farsi un girocollo con le ossa di Gheddafi, un paio di guanti con la sua pelle. Del grottesco rimbalzo delle versioni sulla morte, tutte diverse, mi convince quella comparsa e subito rinchiusa nel cassetto dei frodatori medatici. Truppe speciali Nato riescono a penetrare nell’estremo ridotto della difesa di una Sirte polverizzata, catturano Gheddafi, suo figlio, li interrogano alla loro maniera, li trattengono in attesa del giorno del segnale. Quando Hillary Clinton sarebbe arrivata all’appuntamento per proclamare la vittoria su tacchi infilati nel corpo del nemico abbattuto. Allora hanno messo quei corpi vivi nelle mani dei giustizieri. Gente di Misurata. Trofeo di guerra per chi doveva eliminare, con la ritualità di macellerie da videogioco di formazione, colui che si era opposto nel nome dell’uomo alle orrende nefandezze compiute dalla Nato (“Non mi arrenderò mai”, mandò a dire al boia di Washington) e dai detriti di barbarie a Misurata e nei centri conquistati. Con l’operazione Osama bin Laden, assassinio di uno morto dieci anni prima, non si era potuto fare perché trattavasi di controfigura da nascondere nel mare. E da far sparire, con lo schianto del loro elicottero, gli operativi di quella missione. Ma con Gheddafi si è tornati all’antica maniera, quella di Lumumba, di Omar al Mukhtar, di Ceausescu, di Saddam: il nemico straziato, umiliato, sbranato. Quanto più lo mostriamo, tanto più ci rispettano e restano atterriti davanti alla nostra potenza. Non è per diffondere questo messaggio che normalmente pudiche trasmissioni televisive e foto in tutto il mondo ci hanno cannoneggiato per giorni con le immagini del martirio di Gheddafi e degli avvoltoi che grufolavano sul suo corpo? Che vi sia di lezione. Anche perché così vi abituate, tante atrocità alla fine diventano normalità, ci si può convivere. Anche la sinistra che, arricciato un po’ il naso davanti a quell’ uomo finito peggio di un maiale nel mattatoio, per otto mesi si è fatta minchionare dal messaggio totalitario e unanime del Gheddafi pazzo, del dittatore che uccide la propria gente, dei “giovani rivoluzionari”. Per otto mesi ha pestato nel torbido, rimasticando sciocche falsità sulla primavera araba anche in Libia, o sulle efferatezze del regime 42ennale del “dittatore”.


Gheddafi era giovane e davvero bello e magnetico quando, nel 1977, lo vidi a Sebha, a otto anni di una rivoluzione di popolo, guidata dai giovani ufficiali nasseriani. Era già in piedi quella sua costruzione sociale, la Terza Dottrina Universale, che verrà poi declinata nel Libro Verde, basata sulla democrazia diretta, espressa attraverso assemblee di base, comitati popolari, congressi nazionali che dibattevano, decidevano, governavano. Un atto drammaticamente eversivo, terrorizzante per i padroni dell'ordine esistente-fine della storia, perché tale da far crollare di colpo il castello di carte false della “democrazia rappresentativa”, quella dei mandati elettorali a prescindere. In quel Congresso nazionale, Gheddafi annunciò la sua rinuncia a qualsiasi incarico di potere nelle nuove istituzioni. Rimase la Guida, certamente dotata di enorme autorità morale e politica. Il padre della patria. E iniziarono alcune delle tante forme di oppressione brutale che i distributori di interventi umanitari hanno rimproverato a Gheddafi, fin dal giorno in cui, nel 1969, aveva cacciato dai piedi della Libia il re-travicello Idris, bengasiano, islamista duro, despota e fantoccio dei britannici, perpetuatore dei trent’anni del più feroce dei colonialismi, quello italiano. Fu l’inizio di 42 anni di ininterrotta oppressione. Oppressione inflisse al suo paese quando lo liberò delle basi angloamericane e ne nazionalizzò il petrolio, fin lì rubato dalla regina d’Inghilterra. I libici soffrirono oppressione quando i livelli di vita della popolazione migliorarono fino a diventare i primi del Continente e il paese si meritò gli elogi dell’ONU per la sua difesa dei diritti umani: sanità e istruzione gratis, sostegno agli anziani e cura dell’infanzia, mortalità infantile minima, alfabetizzazione totale, casa assicurata alle nuove coppie, piena occupazione e 2 milioni di lavoratori immigrati con gli stessi diritti dei cittadini. L’oppressione assunse forme acquatiche con l’alluvione di acqua potabile che la più grande opera idraulica del mondo, realizzata a partire dalla scoperta di un gigantesco mare fossile, forniva da bere a tutto il popolo, facendo simultaneamente “fiorire il deserto” come nessuno l’aveva mai saputo fiorire, neanche rubando l’acqua ai suoi titolari… Oppressione fu certamente quella che sconfisse gli alqaidisti tozzi del Gruppo di Combattimento Libico Islamico, autori, su istigazione feudal-capitalista, di una serie di rivolte contro il governo e di tentativi di assassinio di Gheddafi. Sono quelli che oggi comandano a Tripoli liberata e costringono il pendaglio da forca a stelle e strisce e presidente del CNT, Mustafa Jalil, a proclamare l’islamizzazione costituzionale della Libia, con tanto di sharìa e governance saudito-qatariota. Al posto delle assemblee, dei dibattiti e delle decisioni di popolo, ci saranno partiti, ovviamente equipollenti tra di loro, come vogliono, sotto etichette di varia fantasia, le omogenee borghesie capitaliste. Ci saranno elezioni. Non si corrono più rischi con le nostre elezioni. Ce lo siamo garantito in Iraq, Afghanistan. Messico, con Bush. Si potrà blaterare, ma guai se si dovesse andare in piazza a spiegazzare la giacca a un Marchionne, a un Rothschild, o a un George Soros. Le donne si sentiranno finalmente libere sotto il burka.


Ma non si doveva tutti quanti andare a strappargli il velo, alle donne musulmane?


Fortissima fu l’oppressione gheddafiana nei confronti dei suoi ministri e cicisbei che ambivano a nient’altro che a fare, vuoi come i satrapi produttori di petrolio, per la svendita dei diritti e delle ricchezze dei loro popoli, vuoi come i manipolatori, venditori e speculatori multinazionali, cui inflisse accordi che riservavano a loro il 10% della resa e al paese il 90%, distribuito fra tutti i cittadini, al contrario preciso di quanto avveniva tra Exxon, Total, BP, Re Abdallah e califfi vari. L’oppressione si estese ai palestinesi dei cui rappresentanti, bulimici di protettori israeliani e business, e dei cui nazicolonizzatori, denunciava alla Lega Araba e all’ONU i crimini e il malaffare. L’oppressione esercitata da questo tiranno assunse dimensioni mondiali quando, fin dal 1969 e per sempre, si batté con tutti i mezzi contro l’apartheid e per la liberazione dei popoli d’Africa, e non solo, dal gioco coloniale. A impegnarsi a fondo contro questo oppressore e i suoi modi si sono battuti per quarant’anni le monarchie assolute che, privatizzati i propri paesi, per privatizzare e rendere al libero mercato la Libia inviarono combattenti e soldi ai rivoltosi islamisti; i nostalgici realisti ansiosi di rioccupare il trono di Idris; la ciurmaglia Al Qaida-Fratelli Musulmani determinata a depredare il paese e asservire il popolo a forza di sharìa, taglio delle mani, pulizia etnica di neri; i patrioti nella cerchia dirigente che sotterraneamente brigavano con Cia, MI6 e cupola finanziaria, per allestire, insieme a un po’ di ammiratori di Barbara d’Urso (TV show alla Berlusconi), per la fratellanza capitalista occidentale quel banchetto coloniale che sempre garantisce qualche briciola alla servitù; la “comunità internazionale” che, in rappresentanza del 7% degli strati ricchi mondiali, ma dotata di Nato e dei suoi mezzi di distruzione di massa, ha provveduto a disintegrare popolo e paese. Esempio di grandioso salto evolutivo tecnologico, Sirte rasa al suolo casa per casa, acquedotto per acquedotto, fogna per fogna, ospedale per ospedale, deposito di viveri per deposito di viveri, persona per persona. E mai arresa. Come non si sono mai arresi i cittadini non spuri di una nazione che impertinentemente era diventata tale, fuori dal circuito chicaghiano della globalizzazione e della fase finale imperialista del capitale. Credete che quel popolo, privato di mezzi di difesa, alla furia genocida della più grande coalizione armata avrebbe resistito otto mesi (e resista!) senza il patrimonio disseminato in quelle menti e in quei cuori da Muammar Gheddafi in quarant’anni di dignità e di giustizia sociale, di libertà e sovranità, senza il padre e fratello-guida, erede dei martiri della migliore umanità, Lumumba, Sankara, Allende, Che, Mandela, Kenyatta, Ho Ci Minh?


E mentre queste forze della “superiore civiltà” ripercorrevano le stesse vie aperte dalla conferenza di Berlino del 1985 su chi dovesse rubare più Africa e uccidere più africani, affrontando il “dittatore sanguinario”, carri armati made in Usa, ma pilotati da sauditi, rollavano verso Bahrein per schiacciare sotto cingoli e mitraglia una sollevazione di popolo contro un tiranno autentico. Droni Usa sostenevano a forza di stragi il despota yemenita contestato dal popolo più impoverito del mondo, come il governo marionetta insediato a Mogadiscio da coloro che hanno condannato la Somalia al caos creativo perpetuo.


L’Africa voluta dal visionario realista di Sirte era una definitiva prova di oppressione. Popoli affidati dall’astuto geografo coloniale a perenni dispute fratricide, confessionali, etniche, tribali, sotto il tallone di fermissimi governanti eletti con il gioco delle tre carte ed eterodiretti, avevano intravvisto all’orizzonte la nascita di un loro continente, unito e capace di tener testa. Gheddafi aveva proposto la strategia liberatoria di un’unità degli africani e gli aveva fornito i mezzi materiali: banche, investimenti, valute, telecomunicazioni, progetti sociali. 


L’esistenza di una cupola degli affari e del potere – assurta a principale se non unica istanza destinata a determinare monopolisticamente le scelte strategiche, a scapito di tutto il resto - orientando le teocrazie e gli stessi organi rappresentativi, governando il flusso di risorse finanziarie e di determinazioni politiche, con decisioni irrevocabili, sottratte al controllo dei destinatari di quelle decisioni: di coloro che ne pagheranno il prezzo e ne sosterranno i sacrifici. Infine la formazione di un fronte bipartisan da sopravvivere agli stessi conflitti interpartitici perché cementato da una commistione e condivisione di interessi materiali, da una rete di affari trasversale e indifferente alle linee di demarcazione politica… Così ben scrive il buon Marco Rivelli, guru della sinistra democraticamente antagonista. Ma si riferisce alla TAV e chissà perché non alla Libia. Eppure se ne sarebbe potuto trarre il fortificante messaggio che siamo tutti nella stessa barca e a quanto viene fatto ai libici corrispondono, in economie di scala, la rapine e le devastazioni della Valdisusa.


Hanno esposto, con la vestale assassina celebrante in letizia, il corpo di Muammar martoriato, malmenato, tagliato, sodomizzato, nella cella frigorifera di Misurata, quella nella quale si consumavano i riti della tonnara dei "giovani rivoluzionari": neri e soldati sgozzati e smembrati, ragazze violentate e mutilate (ne avete prova nel mio documentario e in mille riprese fatte nel delirio del massacro e occultate dai media). Chi non aderiva, sgozzato e carbonizzato. La belva ci poteva ridere sopra. Le milizie di un Allah confezionato da cristiani, assoldate e drogate di sangue, del tutto inette in battaglie con chi si batteva per la causa dell'uomo, battaglie mai vinte prima che la Nato facesse di vita deserto, tabula rasa. I briganti di ventura a cui i mandanti avevano dato l’incarico del Terrore, ancora una volta avevano superato se stesse. Bene. 


Bene anche per il papa.Tanto da non elicitare neanche un lieve tossicchiare di riprovazione dalla finestra dell’Angelus. Del resto Giovanni Martinelli, vescovo di Tripoli e vicario del papa, , protagonista positivo del mio filmato con le sue temerarie denunce dei massacri Nato e la difesa di Gheddafi e delle sue opere, non è forse rientrato ora a Tripoli aspirando a pieni polmoni “la nuova aria di libertà nelle strade”? Veramente strade neanche ancora libere da migliaia di corpi massacrati a forza di liberazione islamista. Chissà se Martinelli si ricorderà, quando caleranno i veli sui visi delle donne e bruceranno le chiese, delle parole dettemi sull’altra libertà, quella di prima, quella di tutte le religioni in Libia, quella dei cittadini che disponevano del proprio destino. Sempre preti sono. E se c’è una dittatura, una monarchia assoluta garantita da IOR e castighi infernali, di quelli esemplificati su Gheddafi, non stava a Tripoli. .


A noi hanno abituato a pensare in schemi binari: si, no. E’ roba Usa, sono i film western che ci hanno incastrato in un dualismo ontologico: di là il cattivo, di qua il buono, l’indiano e Custer, lo sceriffo e il il dolce sciroppo della semplificazione: il buono e il cattivo. Ci risparmia di dover scartabellare tra informazioni su cose lontane e complesse, la cultura, la storia, l’immaginario, i bisogni, le strutture sociali, sul perché così e non come da noi. Dobbiamo rispondere lottando contro queste strumentali, banali e fuorvianti personalizzazioni. Quelli infatti parlano di Gheddafi e solo di Gheddafi, cane pazzo, dittatore, tiranno sanguinario, venduto all’Occidente, venduto all’Oriente. Il popolo libico è solo un affresco sul fondale della farsa. Puntare sul personaggio serve a non far conoscere un popolo che sanguina, cui spezzettano i bambini, su cui lanciano torme di subumani, che affogano nell’uranio e bruciano nel fosforo, cui polverizzano case, scuole, ospedali. E, soprattutto, un popolo che con Gheddafi stava bene. Li avete mai visti, questi libici? Si sono ammonticchiati per otto mesi e il cumulo cresce e crescerà. Chissà a quali portentose missioni giornalistiche si dedicavano a Tripoli, o Bengasi, o Misurata, i miei colleghi, per non aver mai avuto modo di vedere quel sangue, quei frantumi, quegli orrori dei mercenari (dei media e dei sinistri parleremo in un prossimo post). Forse ora, però, l’individualismo isterico che genera questa sineddoche, la parte per il tutto, trova la sua nemesi nel tutto che si riconosce nella parte. “Gheddafi vive”, non è una figura retorica. Uno che ha dedicato tutta la sua vita al popolo, ai popoli, ne ha condiviso fino all’ultimo momento la lotta e da forze necrofaghe, troppo cavernicole per essere definite demoniache, è stato straziato, diventa sangue e coscienza della sua gente.


Nei tempi della storia, incommensurabilmente piccoli a metro di universo, ma decisivi per il pur breve cammino dell’uomo, della vita, Muammar Gheddafi è immortale. Gheddafi è la Libia. E l’uomo nuovo. Gheddafi è tutti noi in marcia. La comunità degli uomini ha perso un uomo, sottrattogli da ominicchi, ruffiani e quaquaraquà. Ma ha guadagnato una guida nella tempesta.
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Il sangue versato (Garcia Lorca)
(premesso che non abbiamo nulla contro il toro che ha seccato Ignazio, lo sappiamo metafora della belva subumana che non tollera la specie fatta uomo)

Non voglio vederlo!
Di’ alla luna che venga,
ch’io non voglio vedere il sangue
d’Ignazio sopra l’arena.
Non voglio vederlo!
La luna spalancata.
Cavallo di quiete nubi,
e l’arena grigia del sonno
con salici sullo steccato.
Non voglio vederlo!
Il mio ricordo si brucia.
Ditelo ai gelsomini
con il loro piccolo bianco!
Non voglio vederlo!
La vacca del vecchio mondo
passava la sua triste lingua
sopra un muso di sangue
sparso sopra l’arena,
e i tori di Guisando,
quasi morte e quasi pietra,
muggirono come due secoli
stanchi di batter la terra.
No.
Non voglio vederlo!
Sui gradini salì Ignazio
con tutta la sua morte addosso.
Cercava l’alba,
ma l’alba non era.
Cerca il suo dritto profilo,
e il sogno lo disorienta.
Cercava il suo bel corpo
e trovò il suo sangue aperto.
Non ditemi di vederlo!
Non voglio sentir lo zampillo
ogni volta con meno forza:
questo getto che illumina
le gradinate e si rovescia
sopra il velluto e il cuoio
della folla assetata.
Chi mi grida d’affacciarmi?
Non ditemi di vederlo!
Non si chiusero i suoi occhi
quando vide le corna vicino,
ma le madri terribili
alzarono la testa.
E dagli allevamenti
venne un vento di voci segrete
che gridavano ai tori celesti,
mandriani di pallida nebbia.
Non ci fu principe di Siviglia
da poterglisi paragonare,
né spada come la sua spada
né cuore così vero.
Come un fiume di leoni
la sua forza meravigliosa,
e come un torso di marmo
la sua armoniosa prudenza.
Aria di Roma andalusa
gli profumava la testa
dove il suo riso era un nardo
di sale e d’intelligenza.
Che gran torero nell’arena!
Che buon montanaro sulle montagne!
Così delicato con con le spighe!
Così duro con gli speroni!
Così tenero con la rugiada!
Così abbagliante nella fiera!
Così tremendo con le ultime
banderillas di tenebra!
Ma ormai dorme senza fine.
Ormai i muschi e le erbe
aprono con dita sicure
il fiore del suo teschio.
E già viene cantando il suo sangue:
cantando per maremme e praterie,
sdrucciolando sulle corna intirizzite,
vacillando senz’anima nella nebbia,
inciampando in mille zoccoli
come una lunga, scura, triste lingua,
per formare una pozza d’agonia
vicino al Guadalquivir delle stelle.

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Muʿammar Abū Minyar ʿAbd al-Salām al-Qadhdhāfī
(Orazione funebre di Chavez a Mu’ammar dal Giulio Cesare di Shakespeare)
[24.10.2011] di GilguySparks


Amici, libici, compagni, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Muʿammar, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia per Muʿammar. Il nobile Jalil v’ha detto che Muʿammar era ambizioso: se così era, fu un ben grave difetto: e gravemente Muʿammar ne ha pagato il fio. Qui, col permesso di Jalil e degli altri – perché Jalil è uomo d’onore; così sono tutti, tutti uomini d’onore – io vengo a parlare al funerale di Muʿammar. Egli fu mio amico, fedele e giusto verso di me: ma Jalil dice che fu ambizioso; e Jalil è uomo d’onore. Molti prigionieri islamisti egli ha riportato a Tripoli, il prezzo del cui riscatto ha riempito il pubblico tesoro: sembrò questo atto ambizioso in Muʿammar?
Quando i poveri hanno pianto, Muʿammar ha versato lacrime: l’ambizione dovrebbe essere fatta di più rude stoffa; eppure Jalil dice ch’egli fu ambizioso; e Jalil è uomo d’onore. Tutti vedeste come tre volte gli presentai una corona di re ch’egli tre volte rifiutò: fu questo atto di ambizione?
Eppure Jalil dice ch’egli fu ambizioso; e, invero, Jalil è uomo d’onore. Non parlo, no, per smentire ciò che Jalil ha detto, ma qui io sono per dire ciò che io so.
Tutti lo amaste una volta, né senza ragione: qual ragione vi trattiene dunque dal piangerlo? Oh senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione. Scusatemi; il mio cuore giace là nella bara con Muʿammar e debbo tacere sinché non ritorni a me.
Perché se io fossi Jalil e Jalil Chavez, qui ora ci sarebbe un Chavez che squasserebbe i vostri spiriti e che ad ognuna delle ferita di Muʿammar donerebbe una lingua così eloquente da spingere fin le pietre di Tripoli a sollevarsi, a rivoltarsi.
Soltanto ieri la parola di Muʿammar poteva opporsi al mondo intero: ora egli giace là, e non v’è alcuno, per quanto basso, che gli renda onore.
O signori, se io fossi disposto ad eccitarvi il cuore e la mente alla ribellione ed al furore, farei un torto a Jalil e un torto a Jibril, i quali, lo sapete tutti, sono uomini d’onore: e non voglio far loro torto: preferisco piuttosto far torto al defunto, far torto a me stesso e a voi, che far torto a sì onorata gente.
Ma qui ho una pergamena col sigillo di Muʿammar – l’ho trovata nel suo studio, è il suo testamento: che voi, popolo, udiate soltanto questo testamento, che, perdonatemi, io non intendo leggere, e andreste a baciar le ferite del morto Muʿammar, ed immergereste i vostri panni nel suo sacro sangue; anzi, chiedereste un capello per ricordo e, morendo, ne fareste menzione nel vostro testamento, lasciandolo, come un ricco lascito, alla prole.
Pazienza, gentili amici, non debbo leggerlo; non è bene che voi sappiate quanto Muʿammar vi ha amato. Non siete di legno, non siete di pietra, ma uomini, e essendo uomini, e udendo il testamento di Muʿammar, esso v’infiammerebbe, vi farebbe impazzire: è bene che non sappiate che siete i suoi eredi; ché, se lo sapeste oh, che ne seguirebbe!
Se avete lacrime, preparatevi a spargerle adesso.
Tutti conoscete questo mantello: io ricordo la prima volta che Muʿammar lo indossò: era una serata estiva, nella sua tenda, il giorno in cui sconfisse re Idris: guardate, qui il pugnale di Jibril l’ha trapassato: mirate lo strappo che Belhaji nel suo odio vi ha fatto: attraverso questo il ben amato Jalil l’ha trafitto; e quando tirò fuori il maledetto acciaio, guardate come il sangue di Muʿammar lo seguì, quasi si precipitasse fuori di casa per assicurarsi se fosse o no Jalil che così rudemente bussava; perché Jalil, come sapete, era l’angelo di Muʿammar: giudica, o Allah, quanto caramente Muʿammar lo amava! Questo fu il più crudele colpo di tutti, perché quando il nobile Muʿammar lo vide che feriva, l’ingratitudine, più forte delle braccia dei traditori, completamente lo sopraffece: allora si spezzò il suo gran cuore; e, nascondendo il volto nel mantello che tutto il tempo s’irrorava di sangue, il gran Muʿammar cadde. Oh, qual caduta fu quella, miei compagni!
Allora io e voi e tutti noi cademmo, mentre il sanguinoso tradimento trionfava sopra di noi. Oh, ora voi piangete; e, m’accorgo, voi sentite il morso della pietà: queste son generose gocce. Anime gentili, come?
Piangete quando non vedete ferita che la veste di Muʿammar? Guardate qui, eccolo lui stesso, straziato come vedete, dai traditori.
Buoni amici, dolci amici, che io non vi sproni a così subitanea ondata di ribellione. Coloro che han commesso questa azione sono uomini d’onore; quali private cause di rancore essi avessero, ahimè, io ignoro, che li abbiano indotti a commetterla; essi sono saggi ed uomini d’onore, e, senza dubbio, con ragioni vi risponderanno. Non vengo, amici, a rapirvi il cuore. Non sono un oratore com’è Jalil; bensì, quale tutti mi conoscete, un uomo semplice e franco, che ama il suo amico; e ciò ben sanno coloro che mi han dato il permesso di parlare in pubblico di lui: perché io non ho né l’ingegno, né la facondia, né l’abilità, né il gesto, né l’accento, né la potenza di parola per scaldare il sangue degli uomini: io non parlo che alla buona, vi dico ciò che voi stessi sapete, vi mostro le ferite del dolce Muʿammar, povere, povere bocche mute, e chiedo loro di parlare per me: ma se io fossi Jalil, e Jalil Chavez, allora vi sarebbe un Chavez che sommoverebbe gli animi vostri e porrebbe una lingua in ogni ferita di Muʿammar, così da spingere anche le pietre di Tripoli a insorgere e a ribellarsi.
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"Gimme Some Truth"

By John Lennon.

I'm sick and tired of hearing things
From uptight, short-sighted, narrow-minded hypocrites
All I want is the truth
Just gimme some truth



Lyrics

I'm sick and tired of hearing things
From uptight, short-sighted, narrow-minded hypocrites
All I want is the truth
Just gimme some truth

I've had enough of reading things
By neurotic, psychotic, pig-headed politicians
All I want is the truth
Just gimme some truth

No short-haired, yellow-bellied, son of Tricky Dicky
Is gonna mother hubbard soft soap me
With just a pocketful of hope
Money for dope
Money for rope

I'm sick to death of seeing things
From tight-lipped, condescending, mama's little chauvinists
All I want is the truth
Just gimme some truth now

I've had enough of watching scenes
Of schizophrenic, ego-centric, paranoiac, prima-donnas
All I want is the truth now
Just gimme some truth

No short-haired, yellow-bellied, son of Tricky Dicky
Is gonna mother hubbard soft soap me
With just a pocketful of hope
It's money for dope
Money for rope

Ah, I'm sick to death of hearing things
from uptight, short-sighted, narrow-minded hypocrites
All I want is the truth now
Just gimme some truth now

I've had enough of reading things
by neurotic, psychotic, pig-headed politicians
All I want is the truth now
Just gimme some truth now

All I want is the truth now
Just gimme some truth now
All I want is the truth
Just gimme some truth
All I want is the truth
Just gimme some truth



40 commenti:

Roberto Antonucci ha detto...

Si sà, la storia è vecchia e Malcolm X aveva ragione quando diceva che la stampa trasforma la vittima in carnefice e il carnefice in vittima. Per cui ora gli italioti esultano stupidamente per la caduta del "dittatore" senza capire che dalla Libia avevamo quell'aiuto e la tutela di un interesse che era anche il nostro; ora che la Libia è nei mani delle scimmiette ammaestrate della Total-BP-Exxon, la Francia e la Germania ci legano il cappio al collo, come stanno facendo sulla Grecia, distruggendo la nostra società e rubando a noi per dare alle loro banche: contenti stupidi?
Tornando ai "dittatori" per i quali gli italioti vanno in orgasmo ogni volta che si fanno guerre di "esportazzzzzzzione della democrazzzzzzzia": ma lo avete capito che nella Neolingua dell'era del Socing sono "dittatori" tutti coloro che difendono il proprio popolo e la loro nazione? Così Gheddafi, Milosevic, Saddam Hussein, Lumumba, Castro, Chávez, Morales, ecc.. Guarda caso però non sono dittatori, ma "santi-subito", tutti coloro che invece svendono la loro nazione nascondendosi sotto un fintopatriottismo anticomunista, come Pinochet, Videla, Somoza, Ríos Montt, Stroessner, Duvalier, Mobutu, che guarda caso, a differenza dei "dittatori" che sono linciati, loro invece muoiono nel loro letto. Ricordate, a proposito degli esportatori di democrazzzzzia, la Thatcher che si spese per la liberazione di Pinochet? E, sempre in tema, sapete che il Senato l'anno scorso ospitò una baldracca argentina che voleva, sotto la maschera delle "vittime del terrorismo dimenticate", riscrivere la storia della dittatura militare argentina benedetta dalla P2?

Anonimo ha detto...

Bell'attacco lirico alla Manuel Scorza e bel pezzo pieno di poesia. Mi fa piacere che anche Chavez abbia sentito il bisogno di trasformare l'orazione funebre di Marcantonio per Cesare, da me inviata nei commenti all'ultimo post. Ora, dopo aver commemorato e pianto, dopo la tristezza e la rabbia deve arrivare senza ulteriori indugi il momento del dibattito e indicazioni chiare sul che fare. Si preparano denunce a Napolitano per aver infranto l'articolo 11 della Costituzione partecipando alla guerra, come in Francia denunciano Sarkozy per crimini contro l'umanità, ma soprattutto dobbiamo riunire le forze per rilanciare la fuoriuscita dell'Italia dalla Nato e della Nato dall'Italia. Lo so è molto controcorrente ma se non si trova il modo, la corrente ci spazzerà via come a Montegrosso. Più guerre si preparano volute dal premio nobel per la pace. La Siria è vicinissima e con tutta probabilità sarà in concerto con un attacco atomico di Israele all'Iran. In Africa centrale, Uganda e Sudan si dispiegano truppe. Mercenari blackwater controllano l'Irak e i marines possono scordarsi di tornare a casa. saranno solo dislocati.
Mohammed Shakespeare

Anonimo ha detto...

fantastico l'articolo di fulvio.

la fine di gheddafi era nell'agenda delle potenze occidentali, soprattutto nel momento in cui egli è diventato amico di berlusconi e dunque in un momento di estrema debolezza della potenza più amica di gheddafi stesso.

gheddafi ha commesso un grosso errore: farsi amico di berlusconi.
gheddafi non è putin, il quale si può anche permettere delle amicizie del cazzo, non aveva alle spalle un apparato militare in grado di preservare l'incolumità del suo popolo e berlusconi non poteva fare altro che tradirlo, perché berlusconi è un uomo totalmente impotente a causa della sua incapacità cronica anche nella politica estera.

le rivolte sarebbero state represse prontamente se i servizi italiani lo avrebbero avvertito per tempo. Invece berlusconi ha addirittura tolto dalla libia il suo miglior uomo dell'intelligence.

ma d'altra parte, le rivolte in egitto e in tunisia, preparate sicuramente all'esterno per abbattere due personaggi che non potevano più essere funzionali al potere usa, avrebbero dovuto mettere in allarme già da tempo gheddafi.
purtroppo, al di là dei tradimenti, io credo che gheddafi negli ultimi tempi abbia commesso degli errori di sottovalutazione della fronda interna e sopravvalutazione della fiducia nell'amicizia coi paesi occidentali; non ha capito la fronda che si stava creando in libia e non ha capito che l'amicizia con berlusconi e con l'italia di questi tempi gli sarebbe stata fatale.
peccato.

ecco, in sintesi la mia analisi.

saluti

alberto

giorgio ha detto...

grazie.

bazarov ha detto...

Da Vauro al vescovo di Tripoli, un plauso ai "signori dietro-front" che, in un battito di ciglia, rinnegano le loro idee e le loro parole del giorno prima per gettarsi cuore e portafoglio, acclamati da ali di folla festanti, nel caldo abbraccio del mainstream mediatico insozzatore di verità.

EDOARDO ha detto...

Ho sentito Martinelli a radio 1, prima ha detto che geddafi era un criminale, poi ne ha tessuto le lodi per 10 minuti imbarazzando gli interlocutori.Bisogna capire che deve difendere 50000 cattolici stranieri e inermi che vivono lì.

Filippo Bovo ha detto...

Bellissimo articolo. Penso anch'io, come bazarov, al tradimento di tanti. Le parole di Mons. Martinelli, in particolare le sue ultimissime dichiarazioni, sono veramente scandalose. Forse le avrà dette su pressione delle gerarchie vaticane (che non hanno mosso condanna alcuna, nemmeno verbale, a questa guerra), forse nella vana speranza che il suo voltafaccia possa servire a difendere i cristiani di Libia e i beni della sua diocesi. Ma veramente certe parole se le poteva risparmiare ("Gheddafi meritava la forca"), dato che con le sue dichiarazioni precedenti s'era già garantito di poter portare a casa sana e salva la pellaccia insieme alla pagnotta.
Ho letto che anche Tiziana Gamannossi ha recentemente cambiato le proprie posizioni, criticando Gheddafi ed elogiando i ribelli. Me la ricordavo ben diversa, quando collaborava con la Fact finding commission di Tripoli e rilasciava interviste che andavano contro quanto detto dai media mainstream (Fulvio certamente se la ricorderà, perchè con lei intervistò un ex ribelle nel suo bellissimo documentario "Maledetta primavera"). Anche in questo caso penso che si tratti di un cambiamento dettato dalla necessità di adattarsi agli eventi, per poter portare a casa la pelle e la pagnotta. Però quanta tristezza, amici.
Ciao, Filippo.

andrea ha detto...

Facendo questa schifezza i ribelli hanno fatto un favore a Gheddafi e al figlio Moutassim. Li hanno resi immortali. Mentre i vari 2rais" filoccidentali scappano o tentano di scappare, lui è rimasto. Lui aveva detto che sarebbe morto da martire e così è stato. Ha detto ai suoi carnefici se sapevano distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato. Ma che ne sapevano quei decerebrati. Loro sono come i mastini se vedono il sangue si eccitano. E non si accorgono che stanno combattendo per gli scommettitori. E anche Moutassim che ben conscio di essere vicino alla fine sfida i ratti dicendogli che ognuna delle sue ferite è una medaglia.

Questi sono uomini, assieme a Khamis,e non quegli ominicchi che ci governano.

So che Gheddafi non era un comapgno ideologicamente parlando, ma per me è entrato nel "pantheon" degli eroi della rivoluzione.

Sarai sempre nel mio cuore, tu e i tuoi eroici figli.

E spero che un giorno io possa avere la possibilità di lavare l'onta del vostro sangue.

andrea ha detto...

Facendo questa schifezza i ribelli hanno fatto un favore a Gheddafi e al figlio Moutassim. Li hanno resi immortali. Mentre i vari 2rais" filoccidentali scappano o tentano di scappare, lui è rimasto. Lui aveva detto che sarebbe morto da martire e così è stato. Ha detto ai suoi carnefici se sapevano distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato. Ma che ne sapevano quei decerebrati. Loro sono come i mastini se vedono il sangue si eccitano. E non si accorgono che stanno combattendo per gli scommettitori. E anche Moutassim che ben conscio di essere vicino alla fine sfida i ratti dicendogli che ognuna delle sue ferite è una medaglia.

Questi sono uomini, assieme a Khamis,e non quegli ominicchi che ci governano.

So che Gheddafi non era un comapgno ideologicamente parlando, ma per me è entrato nel "pantheon" degli eroi della rivoluzione.

Sarai sempre nel mio cuore, tu e i tuoi eroici figli.

E spero che un giorno io possa avere la possibilità di lavare l'onta del vostro sangue.

andrea ha detto...

Facendo questa schifezza i ribelli hanno fatto un favore a Gheddafi e al figlio Moutassim. Li hanno resi immortali. Mentre i vari 2rais" filoccidentali scappano o tentano di scappare, lui è rimasto. Lui aveva detto che sarebbe morto da martire e così è stato. Ha detto ai suoi carnefici se sapevano distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato. Ma che ne sapevano quei decerebrati. Loro sono come i mastini se vedono il sangue si eccitano. E non si accorgono che stanno combattendo per gli scommettitori. E anche Moutassim che ben conscio di essere vicino alla fine sfida i ratti dicendogli che ognuna delle sue ferite è una medaglia.

Questi sono uomini, assieme a Khamis,e non quegli ominicchi che ci governano.

So che Gheddafi non era un comapgno ideologicamente parlando, ma per me è entrato nel "pantheon" degli eroi della rivoluzione.

Sarai sempre nel mio cuore, tu e i tuoi eroici figli.

E spero che un giorno io possa avere la possibilità di lavare l'onta del vostro sangue.

Anonimo ha detto...

Fonti libiche rilanciano l'ipotesi di Gheddafi vivo!

http://www.mathaba.net/news/?x=629132

Ah se fosse vero!!!! Se lo fosse davvero "una risata li sommergerà".
Fabrizio

Anonimo ha detto...

Per l'onu scade il 31 ottobre il mandato Sulla Libia. Se è vero che affideranno illegalmente al Qatar il controllo militare, si potrebbe pensare ad attuare variegate forme di boicottaggio alle agenzie nel mondo della qatar airways.

Antonio ha detto...

Grazie Fulvio!
non servono commenti.
era giorni che aspettavo un tuo scritto: GRAZIE!

alex1 ha detto...

Riguardo ai voltafaccia del Vescovo e dell'imprenditrice non bisogna essere troppo sorpresi purtroppo. Chi ha necessita' di tenersi tutte le strade aperte, per conto terzi (il Vescovo, che e' un funzionario del Vaticano) o per conto proprio (gli imprenditori, od almeno la maggior parte di loro) e' piu' disposto a cambiare bandiera, di chi ha meno da perdere, cioe' dei salariati. Spero che la resistenza libica si mantenga forte e non deponga le armi, anche se, come avvenuto in Irak, ad una parte di essa verra' offerto di "collaborare" con i democratici bombardatori. Resta il fatto che, purtroppo, la Jamairia con il suo progresso sociale ed economico, non esistera' piu' per molti anni. Le ingenti distruzioni, la rapina delle sue risorse finanziarie, l'eliminazione fisica di buona sua classe politica ha probabilmente rigettato quel popolo alla condizione di dipendere per la sua sopravvivenza dagli "aiuti" (investimenti con richiesta di garanzie)di stati esterni. James Baker alla vigilia della prima guerra del Golfo disse agli Irakeni "vi ricacceremo nel Medio Evo". Almeno non era ipocrita...Come temevo gia' in Luglio, un occidente declinante che si prepare ad una macelleria sociale, con le potenze coloniali in testa, non poteva tollerare di essere tenuto in scacco da uno Stato dall'altra sponda del Mediterraneo dove, oltre a sanita' ed istruzione gratuite (sempre presentateci come "utopie") garantiva ai nuovi sposi una casa a prezzi ridotti e finanziamenti a tasso zero. E che apriva una banca centrale africana fondata sul dinaro aureo, cosa che avrebbe tolto l'Africa dal cappio del FMI. Il petrolio diventava, a mio parere, un interesse quasi secondario. Meglio per i "democratici" farne tabula rasa, anche se sarebbero stati necessari molti mesi, o forse anni alla Nato ed ai suoi scagnozzi, per portarsi a casa il petrolio libico.
A proposito ho letto un articolo dal sito "appello al popolo" di Stefano d'Andrea dove si parlava dell'intervista rilasciata da un generale Nato al Manifesto il quale si stupiva della accanita resistenza libica a Sirte, e paragonava i soldati libici, in inferiorita' numerica e di mezzi militari, a "belve feroci". Giustamente prevaleva la rabbia del commentatore (del sito, non del Manifesto ovviamente) verso le parole di disprezzo di questo generale verso chi combatteva eroicamente per difendere la propria terra. Quali sono i valori che questo generale insegna ai propri soldati?
Alessandro

Anonimo ha detto...

“Si no existe la organización, las ideas, después del primer momento de impulso, van perdiendo eficacia, van cayendo en la rutina, van cayendo en el conformismo, y acaban por ser simplemente un recuerdo. “ Ernesto Che Guevara

davide ha detto...

secondo me il problema non è la nuova posizione di ex amici dei gheddafiani.Non mi interessa scadere nel gioco del dajie ar traditore di turno,su questo punto ho perso molti anni di politico che avrei potuto usare meglio.
Una sola cosa mi interessa e dovrebbe in realtà interessarci tutti:quando le teste di cazzo infami e criminali saranno sole,la resistenza lealista e gheddafiana è forte abbastanza per massacrare- non uccidere che poco,ma trucidare-questi banditelli?O gli attacchi della nato hanno spezzato un po' la loro potenza di fuoco e risposta?

E poi in ultimo:il massimo dell'arroganza colonialista e paternalista sono i "compagni" che straparlano alla cazzo di Gheddafi,ma non hanno letto nemmeno un rigo del Libro Verde,come del resto ignorano il funzionamento del partito baath o del sistema economico e politico cinese,ma straparlano da pappagalli dei regimi occidentali.

Massimiliano ha detto...

Grazie per l'articolo, che rende omaggio a un grande visionario (nel senso buono). voglio essere sincero ho avuto un profondo dolore per la fine di quest' uomo che ho sempre ammirato da quando ho l'età della ragione.

giovanni ha detto...

Grazie per l'articolo,certo ha aumentato il mio dolore per l'assassinio di un grande uomo, che stimavo e ammiravo da molti anni e di suo figlio, ha aumentato la rabbia per la distruzione di un sistema di governo egualitario e lungimirante che noi ci sognamo, ma la verità è quella che è. Con tanti discorsi vergognosi sulla "democrazia",ipocriti,sopratutto costruiti sui cadaveri di decine di migliaia di morti,l'unica cosa importante, per ora, è prendere coscienza che l'occidente imperialista è disposto a tutto, ma proprio a tutto, nel male, per controllare a suo vantaggio l'intero pianeta, anche perchè molti da noi a "sinistra" non hanno capito o non vogliono capire nulla da questa tragedia. Un saluto commosso,pieno di grande dolore e riconoscenza a Muammar, ai suoi figli e nipoti massacrati da Nato e loro ascari, al Popolo Libico, nobile e coraggioso , ai suoi cittadini assassinati. Giovanni.

Anonimo ha detto...

Tale Sarantis Thanopulos, (psichiatra) ha scritto questo indecente articolo sul famoso quotidiano comunista "il manifesto". Come può un decerebrato di questo livello arrogarsi il diritto di "curare" la malattia mentale? Ve lo passo senza commenti oltre il vomito.
Fabrizio

La morte del tiranno
La fine di Gheddafi non ha nulla di tragico. Egli ha tradito il destino che mesi fa si era assegnato: portare la guerra fratricida all'estrema conseguenza della propria morte sul campo di battaglia piuttosto che rinunciare al potere. Messo alla prova del momento fatale, di fronte all'assunzione fin in fondo della responsabilità delle sue azioni, ha tentennato davanti ai suoi predatori e come la stragrande maggioranza degli esseri umani nella sua condizione ha finito per soccombere in modo piuttosto inglorioso (oltre che orribile). La mescolanza di spavalderia e di scaltrezza sulla quale ha costruito la sua fortuna gli ha impedito di uscire di scena in modo dignitoso e pacifico, risparmiando a se stesso, alla sua famiglia e ai suoi connazionali un'avventura dolorosissima. Non era folle e non era saggio: era un tiranno. Una delle ragioni psicologiche più importanti del successo dei tiranni è la loro abilità (favorita dalle circostanze) di imporre agli altri il loro senso di realtà. Temuti e odiati sono, al tempo stesso, ammirati e rispettati come padri tanto rassicuranti quanto autoritari e arbitrari nelle loro scelte e nel loro giudizio. Feroci o "illuminati" che siano fanno della repressione il correlato funzionale della regressione psicologica collettiva che rende possibile il loro avvento (certificando a volte il brusco cedimento di un processo rivoluzionario). Tuttavia appena la loro presa sui loro sudditi tramonta la loro incapacitá di interpretare la realtà in modo non autoreferenziale diventa evidente e li trascina nella catastrofe. La loro fine (politica o fisica) è in primo luogo un parricidio metaforico: un rito di iniziazione che istituisce una società di pari (fratelli) e consente di introiettare il potere arbitrario (carismatico) del padre trasformandolo in autorità democraticamente gestita e condivisa. A volte le circostanze rendono l'eliminazione materiale del padre padrone inevitabile. Ma questa può assumere il significato liberatorio del tirannicidio solo se segna un punto di non ritorno, un necessario taglio netto con un regime dittatoriale che prelude alla costruzione di una società più libera. Se invece i sentimenti della comunitá insorta restano impigliati nel rigetto puro, nel solo odio, fatto fuori un tiranno ne prendono il posto altri. Solo il tempo ci dirà se l'insurrezione libica è una rivoluzione democratica, se l'omicidio brutale di Gheddafi è un tirannicidio o un parricidio irrisolto che elimina un padre terribile senza sostituirlo con un'autorità collettiva credibile. La spiegazione ufficiale della sua morte, che chiama in causa una pallottola vagante, non è un segno incoraggiante ma forse è stata inventata per far fronte all'ipocrisia occidentale che sostituisce con il suo sadismo voyeristico la violenza omicida di altri. Per il momento l'unica cosa che si può dire con certezza è che a Gheddafi è stato negato il processo come luogo e tempo in cui ricomporsi emotivamente, il diritto di essere psichicamente vivo di fronte alla condanna. Saddam Hussein ha avuto più fortuna: essere processato gli ha permesso di andare incontro alla morte mostrando più dignità dei suoi uccisori e di essere presente in sé mentre moriva e non preda di emozioni incontrollabili. Tra tutte le uccisioni quella di annichilire una persona emotivamente mentre la si uccide fisicamente è la più violenta, la più distruttiva.

Filippo Bovo ha detto...

Un link terribile: video delle atrocità della guerra in Libia:

http://noalaguerradelibia.blogspot.com/

Ciao, Filippo

rossoallosso ha detto...

Complimenti a Fulvio per l'articolo al quale aggiungo questa intervista che ben rappresenta la storia di Uomo,il Suo Paese e il Suo Sogno ma sprattutto del perchè era considerato "pazzo"dagli occidentali che non concepiscono altro se non il profitto

http://libyanfreepress.wordpress.com/2011/10/29/la-libia-che-ho-conosciuto-a-libia-que-eu-conheci-italiano-portuguese/

Gianni ha detto...

@Anonimo (del 30 ottobre)

Lo psicoanalista l’ha fatta fuori dal vaso.
Questa nota metafora, rozza ma efficace, mi sembra più incisiva delle sue, che sono appunto delle sguaiate, maleodoranti e fragorose c...te (defecazioni), che l’autore delle stesse, grondandone, si compiace di contemplare e ostentare come un bambino. Autoreferenziale chi?
Il mio lavoro è molto vicino al suo, nominalmente (Scusate il nickname, che equivale quasi all’anonimato; non ci tengo a espormi in generale, tantomeno in questo clima politico e culturale. Di esperti narcisisti del cazzo ce ne sono una caterva, tutti deleteri).
Ciò mi permette di considerare che non ci si deve impressionare, i rivoluzionari sono rari tra gli psicoanalisti quanto lo sono nel resto della popolazione, e i fanfaroni altrettanto numerosi, come gli adulatori e i servi dei poteri dominanti. Però devo dire che, da loro, almeno ci si potrebbe aspettare intelligenza e senso dei limiti delle proprie conoscenze. Anzi, è diritto di chiunque esigere dai membri di tale casta almeno una certa sobrietà intellettuale, se non una profondità ed una poetica che, loro lo sanno (me lo hanno insegnato i migliori fra essi), invidiano ai letterati e ai pensatori realizzati, oltre che a Freud stesso.
Quindi fai benissimo a giudicarlo un imbecille. E, aggiungo, quello che veramente lo rende insopportabile a prima vista è la sua insolenza, non saprei come altro chiamarla. Questo patetico saccente trombone crede di dire qualcosa di vasto e profondo su un uomo e una tragedia al cui confronto scompare, lui meschino e tutto l’Occidente malato terminale, facendo leva sulla sacralità di terza mano della sua confraternita - vero cemento dell’ideologia più infiltrante - dove la conoscenza della storia e la coscienza politica non stanno proprio di casa.
Purtroppo incontrerà i gusti di una bella fetta dei lettori del quotidiano comunista, assetati di verniciature intellettualoidi. Non so se perderò il mio tempo a scrivergli commenti diretti, non voglio dare importanza alla sua vetrina, e prima di tutto su questi temi credo non abbia niente da dire, tutto da imparare e nessuna voglia di farlo.

davide ha detto...

preda di emozioni incontrollabili?Lo hanno violentato e torturato.Quelle luride e squallide teste di cazzo,persino mussolini è stato eliminato con più dignità da parte dei resistenti.
Gheddafi deve essere distrutto anche da morto,godono i colonialisti a sapere che un eroe che non ha abbandonato il popolo perchè una merda umana francese,un pirla inglese,una figa di legno americana , volevano rovinare il suo paese.
Egli è rimasto con il popolo che ha combattuto per lui e la jahmiryia.
Vorrei vedere chi fosse sottoposto a una sodomizzazione con tubo di ferro,non si mettesse a strillare o implorare.Il vigliacco,cari infami non è lui.Siete voi pennivendoli,esperti di sta minchia,voi che non volete sporcarvi le mani ma vi masturbate pensando alle sofferenze dei veri uomino come Muammar El gheddafi,o Saddam Hussein o Milosevic.
Voi vigliacchi infidi che vi nascondete dietro ai diritti umani e li levate a chi aveva casa,lavoro,istruzione,sanità gratuita ed era il paese più ricco d'africa.Voi non li vedete i tiranni in doppiopetto che si arricchiscono sfruttando la precarietà,il licenziamento facile,no.Voi vigliacchi godete come i servi sciocchi dei colonialisti.
Poi pontificate contro la violenza,perchè sapete che le vostre teste di cazzo stanno bene solo nelle ceste.Divise dal corpo

andrea ha detto...

Questo pseudo strizzacervelli che lavora a Napoli è uno di quei sinistri che ce l'ha con i paesi che non si piegano al nuovo ordine.

Basta vedere gli appelli che firma : http://liberezrafah.blogspot.com/p/italiano_27.html

Sono tutti uguali sinistra e libertà siryza, prc ...

Per loro Fidel Castro, Gheddafi e Pinochet non fa differenza.

L'importante sono i diritti civili, ma con la erre moscia sennò non fa figo.

allah Muhammar wa Libya abbas

Anonimo ha detto...

anglorkDA REPUBBLICA: Il premier Jibril: "Trovati ordigni nucleari"
L'Aiea darà la conferma nei prossimi giorni.

TRADUZIONE DAL DEMOCRATICHESE;
Attaccare la Siria e L'Iran al carrozzone libico. Vedrai che i materiali per costruire le bombe nucleari glieli aveva dati la Siria! E come no! Quelle usate su Tripoli all'uranio impoverito dalle navi americane erano di zucchero filato! Ma che bugiardo Gheddafi, vedete abbiamo fatto bene a farlo fuori!
BASTA!!! Fabrizio.

Anonimo ha detto...

Da Comedonchisciotte:
(MARCOPA)
Questo messaggio e' tratto dalla lista pace di Peacelink, lo giro perche' la lista e' comunque accessibile a tutti e soprattutto perche' c'e' il link al blog del prof.Alberto Cacopardo che spiega in maniera approfondita l' ultima risoluzione ONU sulla Libia, la 2016, e le possibilita' che questa introduce per la difesa dei diritti umani nella "nuova" Libia.
" Se c'è un'azione che si possa fare adesso con qualche probabilità di efficacia è premere sul Procuratore del Tribunale Penale Internazionale dell'Aia Luis Moreno Ocampo perché, in base al mandato della risoluzione 2016 del 27 ottobre, e in base alle dichiarazioni del portavoce del CNT Ghoga lo stesso giorno, agisca contro i responsabili di tutti i crimini di guerra commessi dagli insorti, cosa, questa sì, che è giuridicamente più che praticabile.

Torno a ripetere che la risoluzione 2016 ha creato una situazione giuridica del tutto nuova in base alla quale il perseguimento di quei crimini è diventato tecnicamente possibile. Se mai nascesse una rete per la verità sulla Libia, questa è la prima cosa di cui dovrebbe occuparsi.
E torno ad allegare il link all'analisi di quella risoluzione, invitando gli interessati a guardarla, dato che nessuno sembra essersi ancora accorto della sua importanza a questo scopo.

http://albertocacopardo.blogspot.com/2011/10/risoluzione-onu-2016-2011-del-27.html

Il perseguimento dei crimini in Libia è una questione molto seria,in cui tutti ci dovremmo sentire coinvolti. Pochi hanno notato, per esempio, che la Croce Rossa ha dichiarato di aver scoperto a Sirte 267 cadaveri di gheddafisti uccisi dopo la cattura. Questa sì che è una fossa comune... Insisto peraltro che, sebbene sia altamente probabile che i crimini degli insorti siano più gravi di quelli dei gheddafisti, l'ultima cosa da fare è fingere che questi ultimi non ne abbiano commessi. Il problema è semmai che i responsabili sarà difficile trovarli in vita. "

Anonimo ha detto...

Leggere e divulgare.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=40459

Fulvio ha detto...

Anonimo, prima di parlare, sulla falsariga di quali informazioni? genericamente di "crimini" commessi sotto Gheddafi, bisognerebbe finalmente elencarne qualcuno. Ma anche se ti dai molto da fare, non ne troverai che, forse, un millesimo dei crimini che si compiono dalle nostre parti.
Forse di aver creato la società più benestante, democratica e libera di tutto il Continente? Attenti al cerchiobottismo!

giovanni ha detto...

Vorrei segnalare il caso del Dott. Omar Abuzaid DORDA alto funzionario libico, ex ambasciatore delle Nazioni Unite, attualmente detenuto e torturato dai membri del NTC. La sua vita è in grave pericolo. Persone come il dottor DORDA sono importanti per qualsiasi prospettiva politica anti -Nato in Libia, così ora le brigate Abdelhakim Belhaj di Tripoli stanno cercando di ucciderlo. Sollecitando la comunità internazionale, le organizzazioni umanitarie, ONU e Consiglio d’Europa per chiedere tempestivamente il rilascio e garanzie per la vita di questo uomo rispettato, i cui diritti umani sono gravemente violati, da parte del regime della ‘nuova democrazia’ libica.
E ‘stato gettato da una finestra ed uno dei suoi medici ha detto alla sua famiglia che entrambe le gambe erano rotte ed è stato picchiato e torturato durante il mese passato.
Per notizie dettagliate e per reperire indirizzi telefonici ed e-mail di Organizzazioni internazionali da contattare (sperando che serva...)
andare sul sito http://www.libyan free press.net

Giovanni.

alex1 ha detto...

Non ci sono piu' notizie di guerra dalla Libia. Allora sembra che gli aggressori abbiano avuto la meglio definitivamente? Che i Grandi Democratici possano brindare con il sangue dei libici, appropriarsi delle loro risorse, ridurre un fiero popolo che non emigrava all'estero se non per lavori dignitosi o addiritura per conseguire lauree o masters (come era in parte anche per gli irakeni prima delle guerre Onu - Nato), a operai sottopagati, a badanti usate al bisogno e poi cacciate, se non di peggio? Spero proprio non sia cosi' che ci siano riprese da parte dei lealisti, visto che francesi ed inglesi non vogliono restarne invischiate ed hanno affidato al Qatar il compito di dirigere le "bonifiche" e di "normalizzare" la Libia.
Intanto in Grecia il legittimo governo che ha deciso di sottoporre a referendum le durissime misure della BCE ha cambiato tutti i vertici militari, fra le proteste dell'opposizione filo UE. Non vorrei essere pessimista, ma non e' che questo paese potrebbe diventare una "nuova Libia" o ricevere le attenzioni dei democratici come la Yugoslavia negli anni novanta, se decidesse di non consegnarsi con le mani legate alla volonta' della BCE? Od essere oggetto di un nuovo golpe, come peraltro la storia gia' ricorda?
Alessandro

Anonimo ha detto...

Alex per rincuorarti sappi che la resistenza in Libia dopo il lutto per la morte di Gheddafi si sta riorganizzando con alla testa Saif el Islam e si registrano numerosi scontri a fuoco in vari quartieri di Tripoli ed in molte località. Certo la stampa mainstream non ne parlerà mai. In questa fase viene attuata una tattica di guerrilla ove piccolissimi gruppi armati fanno fuori bersagli mirati sia umani che logistici. I cecchini sparano e si dileguano nel nulla. Oltre a questo si assiste a scontri interni al CNT per la gestione del dopo"liberazione". Ognuno vuole la sua fetta di torta e bande armate di al Qaeda si scontrano sparandosi addosso con i cosiddetti gruppi moderati. Purtroppo continuano le razzie, gli stupri, le violenze ed i furti ai danni della popolazione civile che comunque si ribella e reagisce in moltissimi casi. I delinquenti usati dalla Nato in bande armate vogliono ora la loro ricompensa di guerra, il loro bottino.
Anche a livello di comando si assiste ad uno scontro aperto inter-imperialista. Le varie compagnie petrolifere si scannano per il petrolio. Ricordi quando Obama in una intervista televisiva prese al volo un moscone che gli ronzava attorno? Sembra avere avuto la stessa abilità in Libia: dopo aver fatto fare il lavoro sporco a francesi, inglesi, italiani, qatarini ecc. con una mossa da maestro è riuscito a mettere alla guida del governo Abdurrahim el-Keib uomo della CIA che sarà il rappresentante della dottrina Obama in Libia. Mi auguro che la resistenza lo faccia restare con quel moscone in mano.
Fabrizio

rossoallosso ha detto...

in ricordo di Pier Paolo il "visionario"

Gli italiani

L'intelligenza non avrà mai peso, mai
nel giudizio di questa pubblica opinione.
Neppure sul sangue dei lager, tu otterrai

da uno dei milioni d'anime della nostra nazione,
un giudizio netto, interamente indignato:
irreale è ogni idea, irreale ogni passione,

di questo popolo ormai dissociato
da secoli, la cui soave saggezza
gli serve a vivere, non l'ha mai liberato.

Mostrare la mia faccia, la mia magrezza -
alzare la mia sola puerile voce -
non ha più senso: la viltà avvezza

a vedere morire nel modo più atroce
gli altri, nella più strana indifferenza.
Io muoio, ed anche questo mi nuoce.

RED DOG ha detto...

Ciao Fulvio grande giornalista scusa se ti disturbo ma guarda questo video che ho trovato su youtube è molto interessante (anche se è un pò datato)
http://www.youtube.com/watch?v=3a_x1pTGEtc&feature=youtu.be
un saluto e continua così anche in ricordo del mitico Nando
ALL DOGS ARE REDS

rossoallosso ha detto...

guarda che combinazione il nuovo governatore libico dice che la Libia ha bisogno di liquidità e si rivolge all'FMI,non sarà per caso di sinistra? ;-)

alex1 ha detto...

Come pensavo il Governo della Grecia ha ritirato il referendum dopo le pressioni BCE, non ha voluto rischiare qualche brutta avventura. Illuminante la metafora del tacchino da parte di un dirigente EU (non ricordo il nome), per cui chi subisce i tagli sociali, sanita' e pensioni e' paragonato ad un animale destinato al macello...mi sembra chiaro, forse non lo e' per tanti democretini ed interventisti umanitari che si sciacquano la bocca di Europa, diritti umani...
A proposito sembra che tre italiani siano stati condannati a Cuba per avere "giocato" prima e poi lasciato morire da sola in un campo una ragazza cubana di soli 12anni in crisi respiratoria... Ovviamente, nel caso che la giustiza cubana non si cali le braghe come quella italiana nel caso di Amanda Knox, c'e' gia da parte di qualcuno la campagna contro la "tirannia" che condanna innocenti (tanto piu' se cittadini occidentali) e per la democrazia ed i "diritti umani". Ci sono piu' notizie di Nuri, il ragazzo libico arrestato a Luglio per aver osato pensare ad una manifestazione contro i "ribelli"? Non se ne parla piu'...Interessante poi quella lettera dell'insegnante che cita i commenti degli studenti che da un lato sono soddisfatti dei bombardamenti umanitari e si rammaricano che Gheddafi non sia stato torturato abbastanza, e dall'altro partecipano alla marcia della "pace" da Perugia ad Assisi dominata dall'opportunismo pacifista con l'elmetto in testa.

alex1 ha detto...

Le truppe americane si apprestano a laciare l'Iraq, e si discute se hanno effettivamente vinto la guerra o no. Forse Obama gia' pensa di utilizzarli altrove, magari in Libia a sostegno dei democratici "ribelli" cacciatori di negri, od in Siria. C'e' da dire che pure sul Manifesto si ammette che l'Amministrazione Obama conta come suoi alleati la direzione Curda (sempre presentati come povere vittime dall'Iraq ma mai dala Turchia) e, udite udite, lo sciita Al Sadr, da sempre presentato come anti occidentale ed integralista...Devo dare atto a Fulvio di averci visto giusto in questo groviglio di manipolazioni e di disinformazione mediatica, che voleva l'Iraq che faceva la guerra contro l'Iran con il sostegno di tutto l'occidente.
Alessandro

Anonimo ha detto...

"tre italiani siano stati condannati a Cuba per avere "giocato" prima e poi lasciato morire da sola in un campo una ragazza cubana di soli 12anni in crisi respiratoria..."

non saranno gli stessi che hanno fatto il "servizietto" alla povera Yara Gambirasio? la dinamica sembra proprio la stessa! che il loro Zio o chi per Lei li stramaledica. che vengano sparati nell'etere intorno ad urano e mai più si riproducano!
morgana

Gianni ha detto...

Per farsi un’idea dei sedicenti pacifisti e del loro naufragio sulla Libia:
anime ostentatamente belle e fragili convivono con anime torbidamente manipolatrici, entrambe perverse, sotto le insegne della Pace, ma prendono posizioni talmente distanti fra loro che dovrebbero scannarsi vicendevolmente per dare uno sbocco dialettico sensato a tale schizofrenia.
Piagnucolosi e bolsi nati ieri (colpevoli di far perdere tempo e lucidità a tanti con le loro lagne informi), oppure anche vecchi gaglioffi ex-terroristi dell’Irgun tormentati dai sensi di colpa israeliani e riciclati in astuti e scellerati gatekeepers.
Ometto commenti, lo spettacolo è garantito dai testi stessi.

http://www.peacelink.it/pace/a/34982.html

http://www.peacelink.it/editoriale/a/34949.html

http://mobile.ilmanifesto.it/area-abbonati/inedicola/manip2n1/20111102/manip2pg/09/manip2pz/312626/

Propongo di martellare il manifesto con commenti alle perfide carognate di Avnery, almeno lì qualche lettore non ci sta e può sentirsi incoraggiato. Marescotti, lo lascerei a bollire nel suo masochismo; se non ha il coraggio di reagire alle parole del primo, ha ragione a martoriarsi e godrebbe di ogni attacco contro di lui.
Utile rinfacciare a Avnery la perfetta convergenza con il trionfo dichiarato da Rasmussen, per es. qui:

http://www.repubblica.it/esteri/2011/10/31/news/libia_fine_missione_nato-24189034/?ref=HREC2-1

Anonimo ha detto...

Buone notizie dal Sahel:

http://www.eurasia-rivista.org/il-fronte-di-liberazione-della-libia-si-organizza-nel-sahel/12062/

Vincenzo ha detto...

Caro Fulvio, non ho capito bene la tua opinione sui berberi libici. Dici che i berberi hanno rappresentato da sempre la quinta colonna dei poteri forti stranieti contro la Jamairia, però poi parli dei Tuareg ultimi difensori dei valori della rivoluzione verde. Il punto è che anche i tuareg sono berberi. Puoi fare un po' di chiarezza?
Grazie.