mercoledì 28 novembre 2012

IL ROSSO E IL NERO. Pastoncino di studenti, signori delle primarie, signori della fame, signori della guerra e streghe.



Semo venuti già menati. (Striscione studentesco 24 novembre 2012)

 Don’t be choosy, choose to fight. (Striscione all’Università di Ca’ Foscari) 

 Du’ cancri in più? Una minchiata (Fabio Riva, secondo il GIP Patrizia Todesco coperto da Vendola) 

Son rose e fioriranno
Da cronista di vicende di guerre, conflitti, rivolgimenti, di scuole e aule universitarie ne ho frequentato parecchie. Rimanendo sempre felicemente sorpreso di quante mele buone si trovassero nei cesti marciti intrecciati da chi di questi luoghi, assopita e dispersa la mitica classe operaia, ha oggi il più sacrosanto dei terrori. Non per nulla quelli che vanno dai 15 ai 25 anni sono di nuovo in queste ore, come quarant’anni fa, al centro del bersaglio che è diventata l’umanità del 99%. Ho avuto il privilegio di essere invitato a parlare di Palestina, Siria, informazione, Nato, “dittatori” islamici, guerre di Obama e di Monti, al liceo “Vian” di Bracciano. Menti fresche e attente, come quelle di lupacchiotti cui il rimbombo sempre più vicino dei fucilatori e, magari la falcidie dei fratelli maggiori, ha insegnato a dubitare di ogni fruscio nel folto, di ogni esca e trappola, con l’unica certezza che quei colpi mirano a uccidere. Altro che quella fauna sparsa a prezzemolo sulle comunicazioni di tv e stampa, che ci vorrebbe rassicurare come i “ggiovani” siano quelli decerebrati e giulivi che, non calandogliene niente di studio e posto fisso adeguato a desideri, ideali e talenti, sgomitano, gli uni contro gli altri, sconvolti per un verso o per l’altro, nei recinti del loro onanistico apparire apprestati da allevatori e domatori. 

domenica 18 novembre 2012


ALBERI DI UN BOSCO, O UN BOSCO DI ALBERI?

Ogni guerra quando arriva, o prima che arrivi, viene presentata non come guerra, ma con atto di autodifesa contro un maniaco omicida. (George Orwell)

Ogni aggressione è fondata sull’inganno. (Sun Tzu)

Se i miei soldati iniziassero a pensare, nessuno di loro resterebbe nell’esercito. (Federico il Grande)

Se inviti la gente a pensare, solleciti la rivoluzione. (Ivana Gabara)

Non temere rapinatori o assassini. Sono pericoli esterni, miserevoli. Dovremmo temere noi stessi. I pregiudizi sono i veri rapinatori, i vizi i veri assassini. I grandi percili sono dentro di noi. Perché preoccuparsi di quanto minaccia le nostre teste o borse? Pensiamo piuttosto a quanto minaccia le nostre menti. (Victor Hugo)

Di olocausto in olocausto
Su Gaza, al di là del congiungersi al coro mondiale (un po’ fievole da noi) di con-dolore per vittime e abitanti di Gaza e di deprecazione dei macellai nazisionisti, sarebbe bene ragionare un po’.

venerdì 16 novembre 2012

GUERRE, CROCI E DELIZIE. Chi muore, chi non scappa più.




Il tiranno ha tre obiettivi. Uno, l’umiliazione dei suoi sudditi; sa che un uomo di poveri spiriti non complotterà contro nessuno. Due, la diffusione di sospetti tra di  loro; poiché nessun tiranno verrà rovesciato se gli uomini non avranno iniziato a fidarsi gli uni degli altri ed ecco perché i tiranni sono in guerra con gli onesti; sanno che il loro potere ne viene minacciato, non solo perché non accettano di sottoporsi al dispotismo, ma anche perché sono leali l’uno all’altro e ad altri uomini e non fanno i delatori. Tre, il tiranno vuole che tutti i suoi sudditi siano incapaci di reagire, giacchè nessuno tenta l’impossibile e non si tenterà di abbattere un tiranno se si è privi di forza. (Aristotile)
 Madrid 14 nov. 2012

Valle Giulia 2
Non siam scappati più” dice e ripete il ritornello. E dice anche, la canzone Valle Giulia, Piazza di Spagna, splendida giornata… No alla scuola dei padroni, via il governo, dimissioni… Han impugnato i manganelli  e han picchiato come fanno sempre loro, ma all’improvviso è poi successo un fatto nuovo, un fatto nuovo, un fatto nuovo: non siam scappati più, non siam scappati più”. Corsi e ricorsi. E non finisce in farsa. Tutto sembra cambiato intorno a noi rispetto allora. Ma anche allora traevamo linfa mentale e forza fisica dall’essere inseriti in un moto ondoso mondiale che si abbatteva su un’unica diga. Il rampicante è da sempre che cerca di soffocare la quercia e la quercia è da sempre che resiste al rampicante. Il 14 novembre, perciò, un fatto vecchio-nuovo. Ma con sulla pelle ancora i segni galvanizzanti del 15 ottobre 2011 e di tanti esempi No-Tav. Siamo diventati elleni, portoghesi, spagnoli, arabi. Valle Giulia come oggi. Allora studenti che non scappano più e, più in là, cortei immusoniti e irati, ma sobri e disciplinati, guardati a vista dal Servizio d’Ordine del PCI. Oggi studenti, con dietro altre categorie, che non scappano più, di là solenni processioni immusonite e irate, condotte a vista dal servizio d’ordine CGIL. Ed elogiate dai media. Chi è l’avanguardia?

martedì 13 novembre 2012

ERMENEUTICA DEL MENOPEGGIO. Rombama, le due facce sporche della stessa moneta falsa



Rieleggere Obama sarebbe come se il Titanic facesse marcia indietro e colpisse l’iceberg di nuovo.

Amici, questo è lungo. Una specie di dossier. Ma se non volete farvi imbrogliare dai media e politici unanimi da destra a sinistra, e conoscere quello che c’è sotto la pelle nera del Menopeggio Obama, dei suoi mandanti e, quindi, cosa potrà succedere al mondo e a noi nel prossimo futuro, leggete. Magari spargendo la fatica su qualche giorno. Ciao.

Chi si accontenta… muore (Morgan)

Evviva Obama, che ha tentato, in modo timido ma vero,  di mettere in moto una logica capitalistica progressista. (Pierluigi Sullo, il cantore del sub Marcos, quello della defunta rivista Carta(ccia)

La libera elezione di padroni non abolisce i padroni di schiavi,. (Herbert Marcuse)

Quando una società entra in decadenza, anche il linguaggio decade. Le parole sono usate per mistificare, non per illuminare, azione è liberare una città distruggendola. Le parole servono a confondere, in modo che alle elezioni il popolo voti solennemente contro i propri interessi. (Gore Vidal)

Siamo al bivio: una via  conduce alla disperazione e allo smarrimento. L’altra porta all’estinzione totale. Speriamo di avere la saggezza di fare la scelta giusta. (Woody Allen)
Nulla è così indegno di una nazione civile che permettere di essere “governata” senza opposizione da una cricca irresponsabile che cede a istinti di base. E’ certo che oggi ogni cittadino si vergogna del suo governo. Chi tra noi ha la minima idea della dimensione della vergogna che cadrà addosso a noi e ai nostri figli quando, un giorno, il velo ci sarà caduto dagli occhi e il più terribile dei crimini  - crimine che supera ogni dimensione umana – uscirà alla luce del giorno? (Società Rosa Bianca, resistenza tedesca antinazista)

Obama, effetti collaterali
Nelle 48 ore dopo la rielezione del “meno peggio” candidato alla presidenza degli Usa, cioè della vittoria di misura, ma pianificata e controllata, del peggiore presidente degli Stati Uniti dallo sbarco degli integralisti genocidi, alqaidisti ante litteram, della Mayflower, sono successe alcune cose significative. In Argentina la ricca borghesia compradora, agraria e redditiera, annichilita dalla rivolta dei Que se vayan todos del 2001 (un’anticipazione latinoamericana di Grillo?) e poi tenuta al guinzaglio corto dai due Kirchner, si è scatenata contro la presidente Cristina. Motivo ufficiale, una ventilata modifica costituzionale che autorizzerebbe un suo terzo, per l’Argentina auspicabile, mandato. E’ già successo, per fortuna, in Venezuela, è malaugurata prassi in Europa, dove il capo dell’esecutivo può anche caricarsi di 11 mandati successivi (Andreotti). Motivo vero, le politiche sociali di Cristina, la sua indipendenza dagli Usa, la sua museruola ad alcune multinazionali (non tutte purtroppo), la sua amicizia con Chavez e gli altri progressisti del continente e, soprattutto, la sua legge contro l’oligopolio dei mezzi d’informazione in mano al noto 1%. Obama inaugura la conferma alla Casa Bianca con la solita rivoluzione colorata contro uno Stato da destabilizzare. Ora c’è da vedere cosa s’inventa contro Daniel Ortega, visto che in Nicaragua i sandinisti hanno trionfato nelle elezioni amministrative e forniscono un pessimo esempio agli assoggettati, ma non domi, Honduras, Guatemala, Salvador, Costarica.

martedì 6 novembre 2012

Siria, l'ora della verità? (Con contributi su fattarelli nostri)


Siria, l’ora della verità (con contributi vari, anche a proposito della manifestazione del 27 ott.)

Ucciso dai ratti in Siria un grande artista palestinese.

(Vedere, nella colonna di sinistra del blog, il video con l’intervista a Mohammed Rafah che, come meglio non si potrebbe, spiega ai decerebrati dal menzognificio degli aggressori, chi e cosa sono in gioco nella battaglia di civiltà sostenuta contro i barbari dal popolo siriano).

Non è la prima volta che i ratti mercenari si accaniscono contro i rifugiati palestinesi in Siria, con tanti saluti ai rinnegati di Hamas e dell'ANP che si sono messi sotto la tutela politica e finanziaria del satrapo del Qatar, amico di Israele, distruttore della Libia e carnefice della Siria. Hanno rapito e poi ucciso a Damasco, venerdì 2 novembre, il palestinese Mohammed Rafah, 30 anni, uno dei più noti e apprezzati attori del cinema e del teatro arabi, protagonista delle serie tv che celebra la lotta di liberazione contro i colonialisti francesi. Mohammed è una nuova vittima della campagna omicida di Mossad e Cia, già praticata in Iraq e Iran, che, per decapitare la testa pensante della nazione, mira a eliminare gli esponenti della cultura, della scienza, dell'arte siriani impegnati nella difesa del loro paese. In queste ore l’accozzaglia di salafiti libici, qatarioti, sauditi e teste di cuoio occidentali, sta dando l’assalto a Yarmuk, campo di 150mila del mezzo milione di profughi palestinesi della Nakba, di cui Mohammed Rafah era figlio. Ieri hanno centrato con un razzo un minibus civile. Sei morti, di cui tre bambini e una donna. Ne avete visto un solo accenno nella stampa e tv italiane? Yarmuk è un ostacolo da eliminare, dato che vi è egemone il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina-Comando Generale, schierato con la Siria e il suo governo, a dispetto dei rinnegati di Fatah e Hamas.   Una notizia che mi arriva proprio ora illustra l'ulteriore passo di Abu Mazen, illegittimo presidente palestinese dal 2009, verso la svendita della causa del suo popolo. In un'intervista a un canale tv israeliano è arrivato a balbettare la rinuncia implicita al diritto dei 5 milioni di profughi palestinesi al ritorno nelle loro terre. Diritto sancito dalla risoluzione 194 dell'ONU  e di cui i nazisionisti avevano, fin dalla truffa di Oslo, fatto carta straccia. Era inutile che il cialtrone rinnegato aggiungesse, a ulteriore soddisfazione dei suoi padroni, che per lui la Palestina consiste solo di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est: il 17% della terra che ai palestinesi spetta di diritto, con tanto di carcinomi dei coloni incistati in mezzo. 

domenica 4 novembre 2012

Il rosso e il nero. Libia, Siria, Palestina...





Non fatevi fregare quando paternamente vi battono sulla spalla e vi dicono che non ci sono nel mondo diseguaglianze gravi contro le quali valga la pena battersi. Se gli credete, essi, nei loro palazzi di marmo e nelle loro banche di granito, dai quali derubano i popoli del mondo pretendendo di farne il bene, avranno un potere assoluto. State in guardia, poichè appena gli sembrerà opportuno,per proteggere il loro oro, vi spediranno in guerre le cui armi, subito sviluppate da scienziati servili, diventeranno sempre più letali, fino a quando, con un cenno della mano, saranno capaci di fare a pezzi milioni di voi. (Jean-Paul Marat, martire della rivoluzione francese).

Pacifisti o antiguerra?
"Incidentalmente vorrei qui sottolineare come punto nobile, minuto ma alto, sia stato, nella manifestazione anti-Monti del 27 ottobre, lo spezzone dei No War, che spesso ho criticato per quella loro buonista, prudente e ambigua, invocazione alla tregua e al dialogo, indirizzata a entrambe le parti, carnefice e vittima. Slogan e striscione di quelle brave persone dicevano “Giù le mani dalla Siria” e anche “Con la Siria senza se e senza ma”. Bene, piccoli pacifisti crescono".

Questo ho scritto nel precedente post “Ratti tra i piedi…”, in un paragrafo intitolato “In marcia o in sfilata?”.
Ma gli striscioni che hanno caratterizzato positivamente e, per la prima volta, un corteo delle sinistre non erano stati fatti da coloro, No War romani, per i quali,come scritto sopra, da tempo denuncio l’inadeguatezza di un pacifismo che finisce col negare il suo scopo condannando le “violenze da qualunque parte provengano”. Astrattamente non violenti, pur denunciando le interferenze straniere nell’aggressione a Libia e Siria, finiscono con l’essere reticenti sulle ragioni dell’aggredito, avallando implicitamente (chi tace acconsente) le mostrificazioni che le centrali della disinformazione compiono ai danni di governi e leader per giustificare le guerre Nato. Pare che anche nell’occasione del corteo romano alcuni di questi, in ossequio a un politically correct che non li ponga fuori dagli spazi consentiti o tollerati, si siano espressi in tal senso nelle interviste date ai media