venerdì 26 aprile 2013

L'11 SETTEMBRE DI BARACK OBAMA (e il terrorismo in Iran, in Siria, in Saviano e nel manifesto)



Possiamo facilmente perdonare un bambino che ha paura del buio. La vera tragedia nella vita sono gli esseri umani che hanno paura della luce. (Platone)

C’è un qualche senso nel dibattito pubblico in una società dove a pochissimi è stato insegnato come pensare, mentre a milioni è stato insegnato cosa pensare? (Peter Htichens)

Le forme peggiori di tirannia , e certamente quelle di maggiore successo, non sono quelle contro le quali ci battiamo, ma quelle che si insinuano nell’immaginario della nostra coscienza e nel tessuto delle nostre vite, in modo da non essere neppure percepite come tirannia. (Michael Parenti)

E’ talmente nauseabonda la carcassa della politica italiana, nella quale l’unico lembo vivo, non ancora affetto da cancredine, che emerge sopra le larve e sopra l’agitarsi parallelo dei dietrologi da strapazzo, è la pattuglia del M5S (che, appunto non proviene dalla politica politicante, ma dalla “comicità” e dai territori delle lotte), che stamane preferisco occuparmi di Boston, alias l’11 settembre di Barack Obama.
Partigiani e carogne

Ma un accenno al volo alle oscenità nazionali lo voglio fare. Ieri, nel “Servizio Pubblico” di un Santoro che precipita sempre più nella servizievole sterilità di un cerchiobottismo funzionale al regime, in cui si riscattano solo l’impareggiabile giustiziere Travaglio e, occasionalmente, un fuoricoro come Landini, ha svolto il suo compitino il solito Saviano. Chiamato, nientemeno, a celebrare il 25 aprile. Compitino che ha svolto per la piena soddisfazione dei mandanti Mossad-Cia. I partigiani, vincitori del 25 aprile, quelli di cui Grillo ha correttamente denunciato il tradimento da parte di tutti i corifei della giornata, venivano da quella testa di morto ricondotti nella biasimevole condizione di “violenti”. L’alternativa giusta e buona usciva dall’esaltazione di chi al carnefice del Cile, Pinochet, aveva opposto ben altro strumento di resistenza e riscatto: un gruppetto di inoffensivi squinternati che contro le stragi di un divertito dittatore installato dagli USA (mai menzionati!), proponevano “l’allegria”. Allegria come precursore dell’ ”altro mondo possibile”, poi offerto agli sghignazzi dei necrofori capital-imperialisti in marcia sul mondo dagli utili idioti e amici del giaguaro di Porto Alegre e dei Forum Sociali Mondiali. A questo PR dagli occhi di cobra della criminalità politica organizzata hanno immediatamente risposto, con una battaglia durata 24 ore, gli allegrotti di Madrid, in assedio, con corpi e strumenti, ai covi degli equipollenti di Spagna dei nostrani PD e PDmenoelle.

Del resto, Saviano è in ottima compagnia. Eccelle in questo girone della Giudecca il “manifesto” dell’acidissima e un po’ catatonica Norma Rangeri, house organ dei collaborazionisti nonviolenti e dei pseudoprogressisti sionisti. L’attacco a Beppe Grillo e degno del colpo di coda di un serpente a sonagli colpito a morte. L’agonizzante giornaletto, ormai privo di ogni punto di riferimento teorico-pratico e perciò palafreniere della carrozza PD-PDmenoelle con sul retro i paggetti vendoliani, ha incaricato la componente affratellata in religione (e non solo) ai mazzieri israeliani, nel giorno della Liberazione, di colmare di martiri ebrei e di Shoah l’intera commemorazione della liberazione partigiana. Si può anche fare, magari sbilanciandosi un po’. 

Quel che non si può fare, quando ci si dà del giornalista, è scatenare contro Grillo uno tsunami di fango per aver lui sacrosantamente definito il 25 aprile, come celebrato dai suoi affossatori passati e present, un “25 aprile morto” (con foto grottesca del brutto Grillo e foto carezzevole del bel Napolitano). Senza peraltro menzionare di sfuggita il succo del discorso, che era sul tradimento dei cialtroni celebratori, capeggiati da Napolitano (golpista, peraltro elogiato nello stesso contesto da tale Domenico…Romano). Oggi, 26 aprile, con acrobazia da biscazziere baro, Romano, tra un lecca lecca a Napolitano e uno allo scendiLetta che avrebbe sbaragliato i grillini in streaming, consegna Grillo al ludibrio di tutti i benpensanti “antifascisti”, inconsapevoli di un fascismo attuale ancora più nefasto e magari da combattere oggi perché morde oggi, perchè questo "comico" avrebbe  “ucciso il 25 aprile”. Come un La Russa o un Fiore qualsiasi. Quanto di estremamente giusto e accorato Grillo ha invece scritto è giustiziato come “demagogico”. Fate voi:

Nella nomina a presidente del consiglio  di un membro di Bilderberg il 25 aprile è morto; nella grassa risata del piduista Berlusconi in parlamento il 25 aprile è morto; nella distruzione del nastro delle conversazioni tra Mancino e Napolitano il 25 aprile è morto; nella dittatura dei partiti il 25 aprile è morto…” (Prosegue sul blog di Grillo). Aggiungerei: il 25 aprile è morto ammazzato dall’assassino della sovranità italiana e dei diritti dei suoi cittadini. Il 25 aprile vero e incontaminato dai vermi che da quella morte sono scaturiti, non poteva essere celebrato in modo più puntuale e serio.. Un’altra nefandezza di Grillo, per colmare la misura, è poi il suo agghiacciante invito a risparmiare sui viaggi ad Auschwitz. Specie su quelli che, nutrendosi delle vittime, i sionisti (e non solo), sfruttano per proseguire l’olocausto palestinese. Credo di interpretare Grillo, alla luce di sue precedenti esternazioni su Israele, inserendo nel concetto anche l’opportunità di devolvere quanto risparmiato, con qualche viaggio ai lager in meno, anche a un’Auschwitz presente. E che si chiama Gaza, Jenin, Bilin, Betlemme, Gerusalemme, Palestina. Dove anche oggi i prigionieri politici vengono fatti digiunare, vengono torturati e vengono alimentati artificialmente a morte. Proprio come nella Guantanamo del Gauleiter Obama.

La Siria vince, i ratti non ce la fanno, arrivano i morti viventi
Lasciate anche che, prima di arrivare a Boston e ai trucchi del prestidigitatore Obama (solo 3 morti e 150 feriti di un presidente nero e democratico rispetto alle 3000 vittime nelle Torri Gemelle:del presidente bianco e repubblicano, ma Obama si rifà ampiamente con i droni), dica due parole sulla Siria. Siria che della nefandezza di Boston è l’elevazione all’ennesima potenza quale si meritano le popolazioni inferiori del Sud del mondo. Nelle ultime settimane, a dispetto delle migliaia di tagliagole, armi sofisticate, milionate di dollari e teste di cuoio Usa e Nato fatte affluire in zona, l’esercito siriano, sostenuto da un popolo irriducibile, ha sbaragliato le bande mercenarie su tutti i fronti. Tagliando le vie di rifornimento ai ratti da Libano, Giordania e Turchia, ha ripulito le vie di comunicazione con quei confini, ristabilendo il controllo su quasi tutti i centri abitati dell’area.

Fallita, davanti alla travolgente evidenza delle interferenze straniere, costituenti quella guerra d’aggressione che il diritto internazionale, da Norimberga in poi, definisce il massimo crimine contro l’umanità, la compattezza mediatica nelle mistificazioni, non bastando a demolire l’unità della resistenza patriottica l’orrendo terrorismo praticato dai ratti sui civili, ecco  che si ripete lo stereotipo Iraq, Libia, Serbia, Afghanistan. Su imbeccata del solito Mossad, il ministro della difesa Usa, Chuck Hagel, denuncia l’ennesima comparsa di armi di distruzione di massa, nella fattispecie gas Sarin, che Bashar el Assad avrebbe usato contro il proprio popolo. Non ne esistono le prove, ha dichiarato Hagel, ma basta la parola dei sionisti e dei “rivoluzionari” siriani, i quali ultimi avevano preparato la mossa sparando sulla gente granate di cloro confezionate con quanto trovato in un deposito farmaceutico statale. Fatto per il quale il governo siriano aveva immediatamente chiesto un’indagine dell’ONU, ancora di là da verificarsi. Ma basta la parola dei ratti e di Hagel. Sia Tel Aviv che Washington, che le petrodittature amiche del Golfo, avvertono che Damasco ha oltrepassato la “linea rossa”. Alla guerra per procura seguirà ora l’invasione Nato? E il movimento per la pace davanti a questo ennesimo genocidio dell’Impero cosa fa? Dorme, ma, mentre dorme, strizza l’occhio.


Iran, chi è il terrorista?
Girando per l’Iran, in ogni città ho visitato le sedi dell’Associazione di Difesa delle vittime del terrorismo. Ho incontrato i genitori, le mogli, i figli, di persone assassinate dai Mujahedin e-Khalk, setta di iraniani che, a suo tempo, avevano lottato contro la dittatura dello Shah di Persia, sanguinario fantoccio degli Usa tornato sul trono dopo il colpo di Stato Cia contro il premier nazionalista Muhammad Mossadegh. Fuggita dalla rivoluzione islamica e stabilitasi dal 1980 in un campo in Iraq, passata dopo la distruzione dell’Iraq agli ordini degli Usa, questa banda di terroristi guidati dal Mossad, sotto il comando tirannico della coppia Massud e Mariam Rajavi che la dirige come fosse un culto alla Scientology, ha ucciso oltre 16mila iraniani, da presidenti a magistrati, da scienziati nucleari a civili qualsiasi, per niente connessi al regime. A suo tempo classificati negli Usa tra le organizzazioni terroristiche, ne sono stati cancellati nel gennaio scorso su ordine di Obama. Lobby finanziarie e industriali potentissime li colmano di sostegni in Congresso, di armi e di fondi. Oggi la stampa occidentale definisce questi terroristi psicopatici “combattenti per i diritti umani”.

Un precedente che sottolinea la compenetrazione delle istituzioni governative statunitensi con quel terrorismo contro il quale, a partire dall’auto-provocazione dell’11 settembre, gli Usa dichiarano di condurre una guerra globale infinita. Da qui a individuare negli eventi della maratona di Boston un profumo di operazione false flag, cioè propria, ma attribuita ad altri, l’annusamento è opportuno. Ne hanno fornito ineccepibili motivazioni le solite fonti di un “paranoico complottismo” che, a dispetto della potenza atomica dei media imperiali e subalterni, sono riusciti in quasi tutte le occasioni a dimostrare la falsità delle versioni ufficiali su attentati di questo tipo.Tutti, del resto, utili agli intenti geostrategici e domestici della Cupola, funzionali a rilanciare guerre di conquista e annientamento della democrazia.

Boston: Il piccolo 11 settembre di Obama

Il logo dell’Impresa di Contractors “Craft International”, attiva a Boston nelle fasi dell’attentato. La scritta dice “Nonostante quanto ti abbia raccontato la mamma, la violenza risolve i problemi”. 




Le sequenze fotografiche qui riprodotte (e che potrete ingrandire) dovrebbero esonerare totalmente i due fratelli ceceni, Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev dall’accusa di aver collocato gli ordigni esplosi sulla linea d’arrivo della maratona di Boston. Dovrebbero invece, una volta di più, far puntare i riflettori sulle forze di sicurezza, FBI e polizia locale, non fosse altro per avere l’apparato federale una lunga storia di manipolazione di soggetti mentalmente fragili, indotti da agenti infiltrati a compiere attentati che poi, ma non sempre, vengono sventati all’ultimo momento dalla fenomenale efficienza dei federali. La rassicurazione fornita dal successo dell’FBI conta molto meno del terrore seminato a piene mani ogni due per tre. L’effetto voluto è questo.


Le foto mostrano i due fratelli con zaini diversi, per colore e forma, da quelli indicati come quelli, neri, depositati ai margini del percorso e poi esplosi. I resti di uno zaino lacerato dallo scoppio risultano chiaramente di colore nero. Mentre la versione ufficiale afferma che i due fratelli, ormai privi degli zaini, erano rimasti in zona fino all’esplosione e poi, come si conviene a un attentatore, si erano allontanati con calma, le foto evidenziano che il fratello giovane, seguito a distanza da quello maggiore, fugge a gambe levate insieme ad altre persone. Col braccio destro regge per la cinghia il suo zainetto.



Non solo, ma Dzhokhar ha ancora lo zaino e lo tiene, come a un certo punto prima dell’esplosione (dove lo si vede sospeso sopra i piedi di una ragazza), nella mano destra, appeso alla cinghia. Più importanti, direi decisive, sono invece le sensazionali immagini di due soggetti nella zona degli attentati, con in spalla due zaini neri esattamente del tipo poi fotografato e indicato come contenente l’ordigno. Chi sono?

 Prima e dopo

Sono due contractors dell’impresa Craft Internationa, una delle più note società Usa di professionisti della sicurezza. Cioè mercenari paramilitari impiegati dal governo nei teatri bellici e di “sicurezza” e intelligence interne, dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia alla Siria e al fronte sociale interno, per fare il lavoro troppo sporco perfino per i militari e per la Cia. I due sono riconoscibili dall’abbigliamento e dal copricapo classico, con il logo della ditta, appropriatamente un teschio. Sono loro che si trovano nel posto delle esplosioni e che poi si allontanano di corsa, senza uno degli zaini, poco prima delle esplosioni. In precedenza, prima della tragedia, erano stati fotografati mentre parlavano al cellulare. Per ricevere le ultime istruzioni? Fondatore e presidente della Craft è Chris Kyle, eroe nazionale e il più decorato (anche da Israele) dei cecchini delle forze armate Usa, attivo in Iraq e in altri teatri di guerra, prima da militare e poi da capo della ditta di mercenari.

Con impressionante analogia con altre operazioni dello stesso genere, a New York e a Washington durante gli attacchi a Torri Gemelle e a Pentagono, a Londra durante l’attacco al metrò e al bus, a Madrid mentre veniva fatto saltare il treno, a Boston, negli stessi momenti, in cui avvenivano le esplosioni era in corso un’esercitazione anti-terrorismo. Massiccio e senza precedenti era il dispiegamento di forze delle varie polizie di Stato, di città e federali, con tanto di cani anti-droga che un esplosivo come la polvere pirica, dal forte odore, lo sanno individuare con la massima facilità.

A Madrid, dove un appartamento con dentro i presunti attentatori fu fatto saltare per aria uccidendo tutti all’interno, come a Londra, dove i presunti terroristi morirono nello scoppio, come a New York, quando i presunti responsabili in parte riapparirono in vita in Arabia Saudita e in parte finirono nelle grinfie dei torturatori e strizzacervelli di Guantanamo (Mohammed Sheikh Khaled, la “mente”, fu sottoposto a 180 procedure di waterboarding, annegamento simulato). Così anche dei due fratelli il maggiore fu travolto da un SUV della polizia e poi trafitto da vari colpi e il secondo crivellato da spari, uno nella gola, mentre era nascosto in una barca. Una testimone del primo “conflitto a fuoco” ha rivelato alla radio di aver visto gli agenti uccidere a freddo Tamerlan. Si elimina il problema di manipolare il cervello degli “attentatori” fino a quando ammettono tutto quello che devono ammettere.

Mentre i genitori ceceni dei due giovani sono convinti che fossero innocenti e siano stati incastrati, un solo parente, glorificato di credibilità da tutti i media, assicura che si trattava di pericolosi estremisti islamici, indubbiamente colpevoli della strage. Costui è un bel tomo: si tratta dello zio Tsarni che ha lavorato per la vetrina Cia, USAID, nell’ex-repubblica sovietica del Kazakistan, al tempo in cui gli oligarchi facevano razzia e vendevano alle multinazionali Usa i beni del paese. Tsarni è un magnate del petrolio (SKY Energy Corporation), al momento coinvolto in un’indagine criminale internazionale per essersi appropriato di 6 miliardi di dollari della banca kazaka BTA. Candidato magnifico al ricatto se mai ce n’è stato uno. Come se non bastasse,Tsarni è anche indagato in rapporto alla vendita della magione del Principe Andrea, per la quale furono pagati prezzo 5 milioni di dollari sopra il pezzo di mercato.

Un’altra curiosità è il messaggio a un sito web, “4Chan”, in cui un anonimo, a poche ore dall’attentato, anticipa con miracolosa preveggenza le esatte procedure che avrebbero seguito gli investigatori. Precisava che sarebbe stato incolpato un giovane di vent’anni (ne aveva 19), che diranno che lo ha fatto perché mentalmente instabile e che lo troveranno il venerdì di quella settimana. Rivela anche che nell’abitazione del sospettato si sarebbero trovate armi e una pubblicazione dell’Associazione Nazionale delle Carabine (NRA).

A completare il quadro di una evidente messa in scena c’è la circostanza che le autorità russe, fin da due anni fa, avevano segnalato all’FBI i due fratelli Tsarnaev come possibili elementi estremisti. L’FBI li aveva presi in cura, li aveva visitati, ne aveva perquisito le case. Le famiglie di entrambi risultavano economicamente disagiate, ma, dopo il contatto con l’FBI, i due ceceni possedevano larghi mezzi finanziari e potenti macchine sportive. Se ne potrebbe dedurre una classica manipolazione di sprovveduti, indottrinati alla maniera come si fa con i candidati ad Al Qaida, indotti a trovarsi nel posto sbagliato al momento giusto onde poter essere incriminati e additati al mondo intero come ennesimi jihadisti, impegnati nel terrorismo islamico contro la civiltà occidentale.


Il risultato voluto è stato raggiunto. Come per le Torri Gemelle e gli attentati “islamici” affini, a dispetto delle mille testimonianze, documentazioni, analisi che disintegrano le versioni ufficiali e dimostrano la matrice di Stato del terrorismo, un’opinione pubblica decerebrata dai mass media si rafforzerà nella convinzione che le guerre obamiane contro il terrorismo islamico, in atto (Siria, Yemen, Somalia, Afghanistan, Pakistan), o da lanciare (Iran), siano irrinunciabili per garantire libertà, democrazia e sicurezza nel “mondo libero”. E che, parallelamente, l’annichilimento delle libertà individuali e collettive nel proprio paese, come esemplificate dallo stato d’assedio imposto a Boston nel dopo-attentato, con l’occupazione militare della città, il confinamento delle persone nel le proprie case e le perquisizioni e i fermi a casaccio, è cosa buona da accettare per la salvezza di vite e beni. Noi seguiamo a ruota. Lo Stato di polizia e la guerra permanente non sono più ante portas. Sono qui.




C’è, nella stessa nostra stagione dello sconforto, una splendida notizia. Dopo l’esecuzione a Bengasi dell’ambasciatore USA e di tre suoi scagnozzi, salta a Tripoli l’ambasciata di Francia, cioè del paese che si è fatto sicario dell’Impero nell’assalto all’Africa, distruggendo la Libia e aggredendo i paesi del Sahel. Se l’esecuzione di uno dei boia Usa della Libia potrebbe aver espresso l’insoddisfazione dei mercenari salafiti per l’insufficiente bottino politico-economico ottenuto, con in sottofondo uno scherzetto alla brigantessa Hillary Clinton da parte dei suoi concorrenti, la festa di fuoco di Tripoli porta tutti i segni della ricompensa gheddafiana e tuareg ai liberatori francesi di Libia e Mali.  

5 commenti:

Emilio ha detto...

Come Te, un pò qua e là.
Credo che l'immagine più adeguata della nostra storia contemporanea - nostra intendendo non solo quella dell'italietta della politica delle lobby, del malaffare mischiato ad incompetenza, dei privilegi immeritati, dell'abitudine a lasciar correre, del delegare ad altri più inadeguati di noi il nostro futuro - sia quella della zattera della Méduse.  E non per un vezzo "tardorientalista" (la Méduse affonda al largo del Banc d'Arguin, davanti alla Mauritania, nel luglio del 1816) o francofilo (la rappresentazione più nota è il quadro di Géricault, al Louvre) ho preferito questo episodio all'italianissimo evento più recente del Concordia nelle due dita d'acqua della meno esotica Isola del Giglio.Preferisco la Méduse perché è la rappresentazione dell'universalità dell'incompetenza, della internazionalità delle cariche attribuite per motivi di nascita o politici e non per merito. Tutto il mondo è paese.
Ma la Storia non insegna niente.  E' storia.
Come nel governo italiano dei Monti (avevamo ben sei virgulti di sangue blu, da Moavero a Terzi, l'uomo dei marò) e del "nuovo" nipote di Mubaraq Enrico Letta, anche per la Méduse si andò alla ricerca di blasoni sicuri, il visconte Duroy de Chaumareys  non navigava da più di vent'anni ma fu messo al comando della fregata. La cosa più intelligente che seppe fare fu mettersi in gara con le altre navi della flotta, prendere astutamente una “scorciatoia” e affondarsi nelle secche vicine alla baia del Levriero.Fin qua non grandi differenze dal nostro comandante Schettino, se si esclude l'abbandono della nave per i più sicuri scogli della costa del Giglio. La responsabilità fu doppia, anche in quel caso lontano, vi è incompetenza anche nell'affidare una responsabilità ad un incompetente...
La vera ragione per la quale ho scelto questo episodio è un'altra ed è legata all'epilogo della vicenda della Mèduse, o meglio dei superstiti sulla zattera: vagando per l'oceano si mangiarono i compagni morti e morenti. E' qua la fotografia della nostra politica, del governo Letta, della scelta Napolitano. Una politica allo sbando, tra i marosi dell'insuccesso di un modello economico che ha sempre più sostituito, prima nei contenuti poi anche nel lessico, il modello sociale. Napolitano ha barattato la politica per l'insabbiamento, il primo - grottesco - provvedimento che ha preteso è stato quello di distruggere le prove delle conversazioni con Mancino.  Nessuno ha detto niente.
Anche di questo verrà attribuita responsabilità a Grillo? Anche delle bassezze di oltre 50 anni di politica del malaffare, di tradimento delle aspettative di una nazione, di giorno in giorno asservita agli interessi delle lobby finanziarie d'oltreatlantico verrà chiesto conto all'unico opinionista ( e Dominiddio sa se evito questo termine ma è l'unico che posso attribuire correttamente a Grillo, per evitare quell'incongruo comico che oramai poco gli rende giustizia, visto l'impegno nell'azione politica) che ha avuto il coraggio di mettere la faccia su una proposta alternativa, di denunciare gli accordi sotterranei antidemocratici, di sottrarsi ai tranelli del "mescolarsi"? Uomini di Trilaterale, Massonerie varie e gruppi della finanza usuraia, resteranno ancora argomenti disinnescabili con la semplice accusa di "complottismo"? L'onnipresente immarcescibile D'Alema, eroe degli scandali della Missione Arcobaleno, la Bonino, capace di offendere la dignità delle donne afghane e di sospendere gli aiuti agli ospedali, esempio fulgido della pelosa filantropìa del colonialismo alla Graziani. Il tam-tam mediatico intanto riprende a diffondere il politically-correct delirare di Saviano stavolta impegnato a riscrivere la biografia nientemeno che di un pacifista come Pinochet, Saviano, enfant prodige della "cultura del riscatto" .
Il problema non è che questi cannibali si mangino tra di loro, prima o poi accadrà, il problema è che prima masticano noi.

Fulvio ha detto...

Ciao Emilio, il tuo intervento è interessante, ma ti ho già detto una volta che questo blog non dovrebbe accettare commenti superiori alle 4000 battute. Eppoi, questa è la rubrica dei commenti a un articolo del blog, non lo spazio per articoli da blog di altri. Scusami, ma sono le regole. Stavolta pubblico ancora. Ma ti chiedo di mantenerti nei limiti.

Anonimo ha detto...

bonino agli esteri ... entro l'anno siamo in guerra !

alex1 ha detto...

Con la Bonino forse l'Italia tornera' in guerra anche prima. Ho paura che le sconfitte dei ratti sul piano militare ma sopratutto su quello politico possano scatenare un'altra guerra diretta dei paesi "giusti", pardon democratici contro la Siria, colpevole come la Libia di aver osato resistere ed aver fatto scoprire la natura "democratically correct" dei "ribelli" eterodiretti. La loro sconfitta costringerebbe molti paesi dell'area a riporre i loro piani espansionistici e probabilmante a subire possibili ripercussioni interne. La Turchia, ad esempio, data in forte crescita economica, vuole ricostruire una sorta di "nuovo impero ottomano" mentre Israele vuole sottomettere una volta per tutte il Libano, cosa mai pienamente riuscita nonostante tre invasioni militari.
La stampa cerca come puo' di mettere in cattiva luce il M5S, e le veline dell'informazione nostrane, Saviano incluso, esaltano chi subisce senza difendersi, e senza disturbare i manovratori". Valga per gli operai e lavoratori a rischio licenziamenti, valga per chi si oppone allo scempio del territorio, tanto che il 25 aprile e' diventata la festa della "normalizzazione sociale", una ricorrenza "apolitica", con tanto di esaltazione della figura del "partigiano da cortile" (tanto per parafrasare Malcom X, che la sapeva lunga) quello che il giorno dopo la "liberazione" ha finito la lotta e si e' messo senza fiatare al servizio delle "istituzioni democratiche" e del sistema capitalista. Un punto che mi ha fatto riflettere, qualcuno dei difensori ad oltranza della Costituzione mi sa spiegare che significa esattamente "l'Italia e' una repubblica fondata sul lavoro"? Forse l'Italia monarchica non si fondava sul lavoro dei salariati e sul profitto dei padroni?

Anonimo ha detto...

Per Luigi Preiti
http://www.youtube.com/watch?v=RI19SxiLXkE
Fabrizio