venerdì 23 agosto 2013

LE PRODEZZE IN SIRIA DEI FRATELLI DEI FRATELLI EGIZIANI

“Nei nostri sforzi di affrontare il nemico abbiamo dimenticato la nostra umanità. Abbiamo coscientemente annullato il valore della vita umana in Iraq e Afghanistan… abbiamo ucciso innocenti e, anziché accettarne la responsabilità, ci siamo nascosti dietro il velo della sicurezza nazionale e del segreto di Stato allo scopo di evitare di doverci giustificare. A Guantanamo teniamo rinchiusi da anni prigionieri mai processati, siamo stati ciechi davanti a torture ed esecuzioni, abbiamo commesso infiniti altri atti nel nome della guerra al terrorismo. Ma, come dice, Howard Zinn, non c’è bandiera tanto grande da poter coprire la vergogna di uccidere innocenti. Quando decisi di rivelare informazioni secretate, lo feci per amore del mio paese e rispetto per gli altri… Subirò la mia pena sapendo che a volte si deve pagare un prezzo elevato per vivere in una società libera. Pagherò volentieri questo prezzo se ciò significa che potremmo avere un paese concepito nella libertà e dedicato al presupposto che tutte le donne e tutti gli uomini sono nati uguali. (Bradley Manning)


(Dichiarazione del soldato Bradley Manning all’atto della sua condanna a 35 anni di prigione per aver diffuso informazioni su crimini di guerra Usa in Iraq, a partire dal video che mostra piloti d’elicottero mitragliare civili e giornalisti a Baghdad e gioirne. Prima del processo, condotto da un tribunale militare, il 25enne Manning è stato tenuto nudo in feroce isolamento e sottoposto a torture per 1.294 giorni. Salutiamo in lui un eroe della resistenza umana e auguriamo al suo compagno in eroismo umanitario, Edward Snowden, protetto dalla Russia, di sfuggire agli assassini della più grande macchina della morte mai esistita).



Gas stragista nella tradizione delle operazioni False Flag
Come ricorda Thierry Meyssan, il prestigioso informatore francese di Reseau Voltaire che, primo assoluto, ha smascherato l’epocale auto-attentato dell’11 settembre con l’inconfutabile saggio “L’incredibile menzogna”, l’ingegnosità dell’operazione “guerra planetaria e infinita al terrorismo”, pianificata dalla cupola capital-militar-finanziaria occidentale per realizzare la dittatura mondiale che agevoli il più grande trasferimento di ricchezza dal basso in alto, sta nel riuscito controllo su entrambi i corni del dilemma, del conflitto: l’amico, cioè la cosiddetta “comunità internazionale”, assoggettata allo Stato più potente, e il nemico all’uopo costruito, allevato e relativamente bene gestito. E’ il classico teatrino dei burattini, dove battaglie finte sono combattute da nemici di latta, appesi al filo di un unico burattinaio. Si tratta di trasformare l’illusione in realtà e far restare a bocca aperta i piccoli spettatori, situazione ottimale per estrargli dalla tasca la monetina. Dovesse esserci qualche ragazzetto più vispo che non se la beve e denuncia i fili da cui pendono quelli che se la danno di santa ragione, ecco che la claque ne tacita i sospetti. Tra noi adulti la claque che conforta l’illusionista si chiama concerto mediatico.


Lo spettacolo si replica da innumerevoli anni. Pensate alla maestria di Roosevelt quando menò per il naso i giapponesi fino a fargli bombardare preventivamente la propria flotta, per avergli fatto credere che gli Usa li avrebbero attaccati l’indomani. Ma con l’11 settembre, attribuito a un estremismo islamico chiamato “La base” (Al Qaida), in precedenza coltivato da testi terroristici stampati in Texas e distribuiti nelle scuole coraniche da finti maestri ed effettivi agenti sauditi, il meccanismo si perfeziona e si proietta su scala globale, temporale e geografica. La ripetitività delle repliche è tanto grossolana da estenuare il più boccalone dei bambinetti assemblati davanti al teatrino. Non fosse, appunto, per quella claque, assordante da sinistra e destra e perciò obnubilante. Siamo passati per la falsa dittatura e la falsa pulizia etnica di Milosevic, le armi di distruzione di massa di Saddam, la bomba atomica iraniana, le stragi terroristiche, rozzamente travestite da islamiche, di Londra, Madrid, Bali, Mumbai, Casablanca, Amman, Boston, e in ogni caso il burattinaio faceva saltellare tutti gli attori dai fili di un’unica mano e il pubblico, zeppo di utili idioti pacifisti e amici del giaguaro, piangeva, rideva, ci credeva. Qualche ragazzetto smanierato, tipo Franti, riusciva a infilarsi dietro al sipario e a scoprire il marchingegno. Ma quando poi lo raccontava, c’erano mille Garrone (avrete letto “Cuore”, no?) a dargli sulla voce. Le favole piacciono. Rassicurano che stiamo dalla parte del Cavaliere senza macchia e paura.

Eredi del Churchill, primo gassatore in Iraq
Come quei bravi Fratelli Musulmani che da tre anni attuano il terrorismo più efferato della storia umana tra Iraq, Libia, Siria, Libano, fino a lanciare granate chimiche sulla popolazione. Tanto non è la loro, di popolazione, visto che sono alcune decine di migliaia rastrellati in ben 83 paesi dalla Nato e dai Fratelli del Golfo e, finché con Morsi potevano, dall’Egitto. I satelliti d’osservazione, ci comunica il portavoce del ministero degli esteri russo, Lukashevic, documentano che quei tiri al gas nervino sono partiti da zone sotto controllo dei “ribelli” e hanno colpito civili inermi, che il razzo vettore è identico a quello utilizzato dai “ribelli”, con sostanze fornite dalla Turchia, il 19 marzo scorso a Khan al-Asal  e che si tratta con ogni evidenza di una provocazione ordinata al mercenariato Nato per eliminare dalla scena la progettata conferenza di pace a Ginevra e consentire l’agognato intervento diretto dei mandanti. A sostegno giungono, oltre al precedente dell’altro capo-ispettore ONU, Carla Del Ponte, che aveva confermato l’uso di armi chimiche solo da parte dei “ribelli”, testimonianze dirette e video che mostrano i jihadisti iniettare a cadaveri, vittime del presunto attacco di Assad, sostanze evidentemente mirate a rafforzare la presenza di gas venefici al momento dell’ispezione degli osservatori ONU. Non solo, a Jobar, sobborgo di Damasco, l’esercito ha scoperto un laboratorio di sostanze tossiche di produzione saudita da immettere negli obici dei terroristi. Una conversazione telefonica tra caporioni del Free Syrian Army si parla di armi chimiche da richiedere ai fornitori turchi. E va ricordato il filmato degli stessi mercenari in cui si testano gas tossici su conigli ingabbiati che muoiono di colpo. Tutto questo ve l’hanno raccontato i media di cui lo stesso massimo bugiardo politico sinistrato, D’Alema, dice che sono al 75% bugiardi?
Niente di nuovo, se si ha la circospezione di ricordare i milioni di fotogrammi che illustrano torture, decapitazioni, esecuzioni a freddo di prigionieri, stragi di famiglie disobbedienti, sequestri, stupri, tutti commessi dai fratellini e dalle loro teste di cuoio salafite, wahabite, takfiriste, insomma Al Qaida.
 Siria: mercenario con bandiera di Al Qaida.

Se nelle testa del solito ragazzetto sveglio dovesse sorgere il dubbio che quel cattivissimo moro che compie sfracelli, in questa replica chiamato Assad, è il più cretino del cosmo se bombarda con gas la propria gente, nella propria capitale, sotto gli occhi dei notoriamente maliziosi osservatori ONU appena arrivati, così infrangendo la compatta lealtà della stragrande maggioranza del suo popolo e del suo esercito e dandosi una picconata sui coglioni da far impallidire Tafazzi,, c’è la solita claque a sommergerne le contestazioni con le standing ovation al cavaliere crociato. Né serve, lasciando la metafora, il grottesco spread (in vernacolare “differenziale”) tra le cifre delle vittime attribuite al presidente siriano e che, balzando da cento, a duecento, a cinquecento, a milletrecento, a seconda delle fonti, illuminano il caos delle faide che lacerano le varie brigate di lanzichenecchi, quale obbediente al Qatar, quale all’Arabia Saudita, quale a Israele, quale ad Al Zawahiri, quale a tutti e qualcuno anche solo a se stesso, alla propria indole cannibalesca e al soldo dell’Emiro.

Assad matto da legare
Sono travagliati da dubbi i pacifisti meno integrati nelle armate imperiali. Finisce nello stampato piccolo, sotto titoli che sbranano Assad, le paroline “non verificato”, “smentito dal regime”. Il “manifesto” della mazzata al cerchio e del buffetto alla botte cita, senza chiosare, tutte le accuse dell’opposizione e della “comunità internazionale” che la dirige, chiude in 5 righe le smentite del governo siriano e si mette l’animo piddino in pace. Del resto, chi più convincente del ministro della Difesa dello Stato gangster sionista, Moshe Yaalon, che da poco aveva disintegrato con un missile dal mare venti soldati in un centro di ricerca siriano e poi, ieri, aveva fatto seguire all’attentato stragista nella Beirut di Hezbollah il bombardamento di una sede palestinese tra Beirut e Sidone. Questo credibilissimo serial killer matricolato, lasciato sullo sgabello del burattinaio il solo Obama, è sceso nel pubblico per proclamare la verità indefettibile che, sì, ovvio, è stato Assad ad aver cosparso di gas nervino la sua gente. Naturalmente lo aveva fatto perché le vittorie militari ottenute non gli bastavano. Ha voluto allargare il mare di sangue mettendoci un poco di quello dei suoi, voracissimo fino alla demenza, ancora  insoddisfatto delle eclatanti vittorie militari sui terroristi islamisti, a partire dalla liberazione della regione di Latakia e di tutto il resto del paese, esclusa una striscia di confine con la Turchia dove vegeta un neocostituito “emirato islamico”, con tanto di sharìa: donne intabarrate in nero, “matrimoni islamici a tempo” concessi ai validi combattenti, contrabbando e droga, sterminio e cacciata dei cristiani, espulsione dei curdi siriani (che, però, alleati di Assad, li hanno castigati pesantemente. E’ agli attacchi degli islamisti che è dovuto l’esodo di migliaia di curdi verso il vicino Kurdistan iracheno, attribuito dai media alla “guerra civile”, colpa di Assad. Finiranno, insieme ai curdi turchi, costretti all’espatrio dalla resa di Ocalan, sotto il controllo e alle dipendenze dei servizi e degli immobiliaristi israeliani che dominano quella regione).

Certo, per chi in Egitto ha appassionatamente sostenuto il democratico Morsi e i pacifici manifestanti della Fratellanza (a cui nei giorni scorsi la Guardia Costiera egiziana ha sequestrato un carico di armi spediti dai Fratelli libici), facendo andare in brodo di giuggiole brave personcine come il già citato Moshe Yaalon, i nababbi del Golfo, la Casa Bianca con le sue appendici interne ed esterne, lo Stato Maggiore italiano, diventa difficile criticare e prendere le distanze dai battaglioni di Fratelli Musulmani, rafforzati anche da Fratelli in armi spediti da Morsi, che in Siria compiono orrori e nequizie da far trasecolare il transilvanico Vlad l’Impalatore. Sapranno compiere il miracolo della schizofrenia di Obama che fa la guerra all’universo mondo, affamandolo, bombardandolo e spiandolo, perché si tratta di “guerra ai terroristi” e, poi, di quei terroristi fa la sua fanteria. Genocidi da compiere per interposto “nemico”. Paradossale. Ma normale, per i bimbetti vestiti alla marinara che si affollano plaudenti davanti al teatrino.

Come ti rigiro la frittata egiziana
Tanto più che ci sono dubbi opinionisti come Giuliano Ferrara, Magdi Allam, lo stesso Fratello turco Erdogan, Netaniahu, che, approvando il “colpo di Stato” del generale Al Sisi dimostrano che, per quanto inarchino le sopracciglia, gli Usa starebbero con i militari. Se questi gaglioffi incensano i militari ne discende che i Fratelli sarebbero per i democratici e le sinistre la parte amica e chi non ci sta è un infame nemico della democrazia e paggetto dell’imperialismo. Quanto a Israele, ovvia la sua forzata adesione al "golpe", sia perchè la Fratellanza, decapitata, sta vivendo il suo declino regionale, sia perchè spera di poter contare sul corpo complice all'interno delle gerarchie militari. Il dato che la rivoluzione contro il despota Morsi e la manomorta fondamentalista su istituzioni, economia, cultura, libertà, paese, fosse stata fatta da alcune decine di milioni di egiziani laici, democratici e patriottici, e anche socialisti, che hanno forzato la mano ai fin lì tollerantissimi militari, e che hanno subito poi l’assalto armato dei Fratelli, non sfiora il pubblico davanti al teatrino. E viene ovviamente occultato dai nuovi corifei dei generali. Come nessuno menziona l’importantissima presa di posizione di “Tamarrod”, forza trainante della raccolta di 22 milioni di firme contro Morsi e della successiva insurrezione, che il nuovo governo deve cancellare il trattato di pace israelo-egiziano di Camp David, punto di partenza per la disintegrazione della nazione araba e del destino dei palestinesi.
 Piazza Tahrir, donne contro Morsi

Il giochini dei Ferrara e compagni (lasciando nel cassonetto Allam che è un caso di ossessione compulsiva ben retribuita), ricordano il “Saddam uomo degli americani”, il “Milosevic doppiogiochista per gli Usa”, il “Gheddafi complice delle banche e multinazionali occidentali”, la “Primavera araba fatta da Cia e Ned”. Che questi cialtroni dichiarino la loro simpatia per i generali, oltreché rispondere a un sotterraneo riflesso condizionato fascistoide, serve al solo scopo di screditare il movimento rivoluzionario che  ha costretti i generali a disfarsi della peste integralista, prima scelta dell’imperialismo e dei petrodittatori. Questi ultimi si sono ora divisi tra sostenitori della Fratellanza sconfitta (Qatar, Tunisia, Libia, i rinnegati di Hamas – arrivati ad addestrare terroristi di Al Qaida in Siria - e dell’ANP, il Libano, dove gli sponsor Usa e UE del terrorismo, per favorire Israele e gli affini Fratelli Musulmani di Saad Hariri, hanno iscritto nell’elenco delle organizzazioni terroristiche Hezbollah, cioè l’intera resistenza libanese, nemici mortali dei Fratelli) e coloro che, vuoi per rivalità per l’egemonia regionale (soprattutto tra Arabia Saudita e Qatar), vuoi perché opportunisti sul carro del vincitore, mantengono l’appoggio anche al nuovo regime, sperando di potere, a forza di miliardi, controbilanciare il potere condizionante delle masse della Primavera egiziana. Altrettanto si augurano gli Usa e l’UE con la moderazione del loro disappunto espressa dalle pressioni sui generali con la cancellazione delle principali manovre militari dei primi, e dalla cancellazione degli aiuti dei secondi. Vista la malapartita con i surrogati islamisti, capito benissimo che dietro ai militari c’è una forza di popolo irriducibile dal 2011 e che ha ripreso a dettare l’agenda egiziana, non rimane altra scelta che provare a imbrigliare un esercito tradizionalmente (ma non storicamente) al proprio servizio, senza alienare troppo i fantocci governativi e i mercenari sul campo, oggi incapaci di reggere il proconsolato. Equilibrismo forzato e senza rete.

Pacifisti di complemento
Capriole del tutto ideologiste se ne sono viste di tutti i colori nelle reazioni all’eliminazione dalla scena della forza più reazionaria, oscurantista, filoimperialista e autocratica che, mandataria del recupero colonialista in chiave neoliberista, impesta l’intero mondo arabo e minaccia, sottobraccio a Israele, l’Iran. Dai democraticismi che hanno trasformato il regime dittatoriale di Morsi e il soffocamento di ogni istanza rivoluzionaria della Primavera da parte della Fratellanza, in “prima fase di vita democratica dell’Egitto moderno”, ai replicanti della hitlerizzazione propagandistica di ogni leader disobbediente alla “comunità internazionale”, che hanno visto nel tragico incidente dei gas lacrimogeni finiti in un bus sequestrato da islamisti armati, per liberare un agente di polizia catturato, una riedizione delle camere a gas (mentre si scordano dei 25 poliziotti giustiziati con un colpo alla nuca dai Fratelli nel Sinai). Ancora oggi il “manifesto” dello sprovveduto Tommaso De Francesco intinge la penna nel vituperio contro il nuovo assetto, straparlando della “liberazione di Mubaraq”. Così viene definita la chiusura nell’Ospedale Militare del Cairo dell’ex-dittatore, per decadenza dei termini di una delle molteplici accuse di corruzione. Provvedimento spettante all’ultraottuagenario ammalato. Il 25 agosto il tribunale affronterà le imputazioni di omicidio e strage per le vittime dell’insurrezione del 2011. E dunque sarebbe stato opportuno ricorrere a calma e gesso, prima di deprecare la restaurazione del vecchio regime (“Ritorno all’ancient regime”, titolano i piddini del “manifesto”). Anche in vista della risposta che a tale offesa dei martiri, degli umiliati e oppressi, darebbero gli egiziani che nella lotta, prima contro il tiranno e poi contro la cosca dei suoi succedanei islamisti armati, ci hanno scommesso il futuro e la vita.

C’è da vedere come se la caveranno le prefiche del “funerale della democrazia” in Egitto se, come a molti analisti pare probabile, alle prossime elezioni presidenziali dovesse affermarsi il candidato più accreditato dalle masse della Primavera. Quel Hamdin Sabbahi, nasseriano, leader del Fronte Nazionale delle opposizioni laiche e di sinistra, privato dai maneggi islamisti del ballottaggio con Morsi un anno fa, che incarna la migliore tradizione egiziana di rivendicazione di sovranità nazionale, opposizione al sionismo e all’imperialismo, giustizia sociale, fine della macelleria neoliberista. Questa componente, che sta suonando le note più alte nel concerto delle musiche di Primavera, è del tutto ignorata dalle sedicenti sinistre in Occidente. Analogamente ai collusi-collisi della destra dichiarata, contano di silenziarle guardando dall’altra parte, quella dei democratici Fratelli  schiacciati dai generali.

Il pensiero degli egiziani su Morsi

Il triangolo della morte mediorientale: Usa-Israele-Fratelli
E in questo modo danno il loro contributo a quella che dovrebbe essere la nuova era del colonialismo fondata sugli accordi segreti tra Fratelli, Stati Uniti e Israele. Come scrive Thierry Meyssan, per la Confraternita, l’islamizzazione forzata delle società del Nord Africa e del Levante; per Washington, la globalizzazione economica con le sue privatizzazione di ogni cosa, per Tel Aviv, una teocratizzazione islamista, analoga alla sua, sionista, la frantumazione degli Stati della regione, la conferma della pace separata di Camp David. L’intellettuale libanese Hassan Hammade la mette così: “La Confraternita è diventata la punta di lancia del sionismo arabo”. Divisi in gruppi e sottogruppi, ma tutti diretti da capi che sanno inoculare fanatismo fino al martirio e a ogni efferatezza contro il nemico, e tutti si richiamano all’insegnamento del favorito dei britannici Hassan al Banna (1906-1949). Ancora oggi il Coordinamento Internazionale dei Fratelli è installato a Londra. Matrice, la Fratellanza, di tutti i gruppi salafiti e dell’agenzia Cia Al Qaida, dai cui ranghi è sortito l’attuale capo Al Zawahiri che, facendo uccidere  lo screditato Sadat, ha fatto ascendere al potere Hosni Mubaraq, capo dell’aviazione di Nasser (mistificazione pari a quella di Obama dopo Bush) ed è oggi capo spirituale dei Contras siriani. Minoritaria in tutti gli Stati in cui si è sviluppata, lo è anche in Egitto, dove ha preso il potere grazie al boicottaggio di oltre due terzi degli elettori. Una delle sue strategie di dominio è la distruzione di ogni testimonianza di culture altre (le comunità e i templi cristiani e sciti) e del patrimonio storico di ere pre-islamiche, come dimostra la  recente, tragica, distruzione in Egitto, da parte  di un gruppo salafita armato, del museo archeologico di Mynia  e dei suoi reperti millenari.
E’ questa  la natura di una costellazione radicata con una gamba nel medioevo dei più mortiferi oscurantismi politico-confessionali, con l’altra, nel neoliberismo imperialista corredato di sussidiarietà alla CL. Vale la pena stracciarsi le vesti per la sconfitta degli integralisti, avvenuta per grazia di  una democratica e laica sollevazione di popolo che i generali, alla luce dei rapporti di forza, devono più o meno volentieri, assecondare? Direi che dovremmo riservare la nostra solidarietà, il nostro impegno, a chi si sacrifica per far vivere la Primavera araba genuina. Oggi contro gli agenti sconfitti della restaurazione capital-imperialista in chiave teocratica. Domani, forse, nello scontro con un esercito che dovesse prevaricare la volontà di emancipazione e di dignità dell’Egitto libero.
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Aggiungo alcuni contributi

Blogger Italiana in Egitto denuncia media occidentali
La blogger e scrittrice Sonia Serravalli, 39 anni, da 8 in Egitto,denuncia l'informazione «parziale» divulgata dai media occidentali dalla deposizione di Morsi alle odierne manifestazioni pro-Morsi. Serravalli vorrebbe si aprisse un confronto
inserito da camilla ghedini
E’ diventata blogger per vocazione, per missione, perché da sempre ama le parole scritte, quelle che lasciano traccia e se necessario, testimonianza. Sonia Serravalli ha 39 anni, una laurea in lingue, è ferrarese, ma la città estense, e la nazionalità italiana, le percepisce come una pelle che le si è ormai staccata, che talvolta rimette, quando torna in patria, per liberarsene subito con serenità. Vive a Dahab, sul mare, da 9 anni, scrivendo libri. E’ del 2007 L’Oro di Dahab (Il Filo Edizioni) , sull’attentato del 2006, e del 2011 Se baci la Rivoluzione (Ibuk Edizioni), entrambi finalizzati alla scoperta dell’incontro tra due culture mediterranee, quella araba e quella italiana, che secondo lei si guardano ancora con troppa diffidenza e incapacità di comprendersi. In Egitto, in mezzo a gente che ama, Sonia ha vissuto attentati, rivoluzioni e ha così deciso di mettere la propria voglia di raccontare il mondo e la propria idea di mondo, a disposizione della ‘causa’ degli egiziani. Con colleghi della comunità internazionale cura il blog, www.rivoluzionando.wordpress.com, nato con la rivoluzione egiziana del gennaio 2011. Con il milanese Marco Pieranelli e l’egiziano Tarek Khalifa ha recentemente fondato la pagina Facebook La verità sull’Egitto dopo il 30 giugno, con cui cerca di divulgare in molteplici lingue cosa succede in questo Paese dalla deposizione di Morsi in poi. Lei sta dalla parte degli Egiziani che si sono ribellati a Morsi, lei è contro i Fratelli Musulmani che invece lo rivorrebbero, ma lei è soprattutto per la verità, per un dibattito approfondito. «Vorrei che i media internazionali non emendassero, non falsassero, si limitassero a raccontare i fatti. Questo purtroppo non avviene e così l’Egitto che vivo io, e che viviamo noi tutti qui, non è quello delle immagini che passano in tv». Sa bene Serravalli che il suo parere non è il ‘verbo’, ma lo difende, anche da chi imputa che vivere al mare, e non a Il Cairo, rende più ‘superficiali’ certe prese di posizione. Lei scrolla le spalle, certa di operare al meglio. Le chiediamo quale potere affida alla parola, alla testimonianza diretta, e lei è un fiume in piena. «Scrivo dall’età di 5 anni, ma per quanto riguarda l’Egitto, sento particolarmente l'esigenza di testimoniare il vero quando mi scontro con canali che diffondono informazioni deformate. Parlano di popolazione spaccata in due, di golpe. Ma questa è la realtà che gli Stati Uniti vogliono dipingere, per giocare allo stesso vecchio gioco visto decine di volte negli ultimi decenni in Cile, Vietnam, Corea, Afghanistan, Iraq, Sudan, e per giustificare un intervento laddove servono petrolio, connivenze con il potere o, come in questo caso, il controllo del Canale di Suez e di Hamas. La situazione politica in Egitto è difficile, ma è resa molto più difficile dai mass media occidentali. Ne stiamo risentendo tutti, e non parlo solo del fatto che i milioni di persone che lavoravano nel turismo da due anni fanno fatica a mantenere le loro famiglie, parlo dell'immagine che viene data di questo Paese all'estero, soprattutto nelle ultime settimane. Parlo del fatto che le parole hanno un peso e un potere performativo e che bisogna stare attenti a usare termini come ‘guerra civile’, che non riguardano affatto la situazione fino ad oggi, con 40 milioni di persone che tra giugno e luglio si sono riversate nelle strade per gridare ancora una volta il loro sostegno a un governo transitorio dell'esercito in questa fase. Parlo dell'errore semantico dell'uso e ormai abuso della parola ‘golpe’, mentre non esiste democrazia più potente di quando il ‘demo’ scende in piazza a milioni per chiarire, in modo pacifico, che il loro Presidente non solo non ha rispettato le promesse né la volontà dei 700 martiri del 2011, ma stava smembrando il Paese, lo stava vendendo a pezzetti per interessi che non sono più nazionali, ma internazionali. Parlo del continuo sottolineare che Morsi fosse un presidente "democraticamente eletto", quando venne fatto credere a gran parte della popolazione che non votare lui andasse contro la propria religione. Il mondo intero ha visto che il popolo si è espresso, l'esercito si è trovato costretto a prendere una posizione per evitare una guerra civile. Che sia forse questo – si interroga - a dare fastidio al resto del mondo? Che siano stati i primi a farlo? E che un ‘colpo di stato popolare’ come lo definiscono qui, successivamente affiancato dall'esercito, dia fastidio in quanto nuovo fenomeno storico e sociale? Che non lo si voglia chiamare con il suo vero nome e lo si voglia per forza sporcare, perché rappresenterebbe un pericolo enorme, fornendo l'esempio ad altre decine di nazioni sull'orlo del baratro? Serravalli ce l’ha particolarmente coi Tg italiani che in questi giorni, quelli delle manifestazioni Pro-Morsi «divulgano notizie non corrispondenti alla realtà. Quelli che lo rivogliono, e manifestano, sono circa 700.000 contro gli 80 milioni di cittadini – osserva - . Molti sono confluiti in Egitto da Siria, Afghanistan, Palestina, Yemen, Libia… ». Serravalli sa di avere opinioni non sempre condivisibili, ma le enuncia comunque «affinché almeno ci si confronti, perché i problemi dell’Egitto non riguardano solo l’Egitto». Trae la sua energia dagli egiziani stessi, «con cui parlo, con cui convivo, che intervisto. Qualcuno direbbe che qui, in questo Paese, mi ha portato il caso, ma io credo che tutto abbia un significato. Non sono mai partita per una vacanza e basta. Sono sempre partita per guardarmi intorno e inserirmi il più possibile, per conoscere le realtà da dentro. Rimango qui per un senso di appartenenza e di casa che non ho mai provato altrove». E dell’Italia? «Sento staticità, immobilismo e l’illusione disturbante che in fondo vada bene così. Non ritrovo più la spinta vera al concetto di libertà e democrazia». 

Camilla Ghedini
(18 Agosto 2013)

Magnifico post sul Blog di Grillo
Cos'è Comunione e Liberazione e cosa rappresenta per la politica italiana? Perché ogni anno ministri e presidenti del Consiglio sentono la necessità di chiederne la benedizione andando in pellegrinaggio a Rimini come una volta i re con i papi? Un contenitore che ha accolto Andreotti (benedetto sia il suo nome) come una rockstar. Un movimento che ha protetto e riverito Forminchioni per decenni e che ora prende nel suo capace grembo gli ectoplasmi Letta e Lupi, due democristri dell'inciucio, oggi ribattezzato larga intesa, come chiamare escort una prostituta. Comunione e Fatturazione è un'ingerenza ecclesiale nella politica. Chi la protegge fa carriera, diventa un intoccabile, e CL ricambia sempre con affetto peloso. Rimini è una città martire. Invasa ogni anno dalle truppe cammellate di democristiani vecchi e nuovi. I suoi abitanti ci lanciano un grido di dolore. Liberiamola e liberiamo l'Italia.
"In questi giorni noi di Rimini abbiamo lanciato più richieste di aiuto, ma nessuno le ha accolte. Nessuna associazione, né ente, né movimento politico ha considerato che questo è il periodo in cui siamo letteralmente invasi dalla gente diComunione e Liberazione.
Alcuni provano a giustificare la mancanza di solidarietà con il fatto che, a noi, l'evento porta "indotto". Questa parola è molto sopravvalutata, inoltre ci sono pochi pro e molti contro. Domanda: se questi sono una mandria di Formigoni chi paga le cene e gli alberghi? Va a finire che si fanno compilare fatture, ricevute e poi perdono tutto.
Parliamoci chiaro, già siamo invasi da prostitute ed abusivi... la gente che ci è capitata in questa settimana proprio non ce la meritavamo. Non stiamo parlando dei ragazzini, sponsorizzati Wind, che impestano di volantini anche le mensole del bagno chimico del porto, no, loro sono giovani e ingenui, fanno quello che la setta gli dice di fare. Ci riferiamo ai "Giano Bifronte" che questo strano governo ha creato. Avere Formigoni, Lupi e Letta sotto lo stesso tetto è una cosa che fa tremare. CL ha dato un nuovo significato alla parola ecumenico, da ieri è: coloro che non hanno schifo di nulla.
E poi della prestazione del presidente del Consiglio ne vogliamo parlare? Non è che si limita a promettere assurdità a livello nazionale, mentre l'Italia sprofonda nel baratro, fa ben altro. Letta è stato capace, almeno così abbiamo letto sui giornali, di impicciarsi anche degli accadimenti locali, promettendo ordine pubblico, una nuova questura e il suo impegno per togliere il Lungomare al Demanio donandolo a Rimini.
Ora... noi già abbiamo parecchio da fare con il nostro Taglianastri locale, ma che venga direttamente il Presidente del Consiglio a coglionarci proprio non lo possiamo sopportare. Perché (leggasi con voce disperata) in italia abbiamo CL? Non potevamo anche noi, come in ogni nazione occidentale sottoposta a dittatura delle lobbies, una bella setta moderna come ... Scientology ad esempio!
In America ogni volta che Scientology fa un Meeting ci puoi vedere Tom Cruise, John Travolta e magari Jennifer Lopez canta un pezzo. A Rimini dobbiamo sorbirci le giacche di Formigoni, vi sembra giusto? Il titolo di quest'anno era "Emergenza Uomo"... capite perché?
Per favore.. non abbandonateci. Molti di Comunione e Liberazione ritengono una cosa contro natura l'amore tra persone dello stesso sesso, ma non si fanno scrupolo a favorire un nugolo di politici che si strusciano senza ritegno l'un con l'altro e il capo degli struscioni, quello che prometteva amore in post-it a Monti (*), fa il tenutario del bordello. Non siamo così fanatici da pretendere lo stesso trattamento di Sodoma e Gomorra, ma le premesse ci sono tutte.
Siamo disperati, aiutateci." Davide Cardone, un cittadino di Rimini

(*) Testo del pizzino: "Mario, quando vuoi indicami forme e modi con cui posso esserti utile dall'esterno sia ufficialmente, sia riservatamente. Per ora mi sembra tutto un miracolo, ed allora i miracoli esistono! Enrico"

18 commenti:

theyogi ha detto...

un futuro presidente usa, magari tra 30anni....?

Tiziano ha detto...

Ciao Fulvio, solo un appunto: quando citi dichiarazioni dovresti mettere la fonte. Grazie e buon rientro (anche se di buono c'è poco)
Tiziano

Mauro Murta ha detto...

Giusto per capire quale considerazione abbiano i media filoccidentali dell'intelligenza dei loro lettori: sul sito di Al Arabiya il servizio "UK, Sweden FMs say Syria perpetrated chemical attack on Ghouta" mostra un "ribelle" con la maschera antigas in un'area presumibilmente contaminata, mentre sullo sfondo un altro ratto gironzola tranquillamente a muso scoperto.
L'ho fatto notare anche sul blog del Fatto Quotidiano e subito le teniie si sono scatenate. Buon segno...

Fulvio ha detto...

Tiziano@
Basta andare su Reseau Voltaire e cercare Thierry Meyssan sui Fratelli Musulmani-

Mauro Murta@ Grande segugio della buona informazione.

Theyogi@
Che vuol dire?

alex1 ha detto...

Molto importanti le dichiarazioni di Manning, penso possa essere considerate un eroe della lealta' e della verita' che, pur non tradendo il suo essere militare denuncia quelle verita' che solo pochi dei pacifisti "democratically correct" dicono senza se e senza ma.
Un'interessante articol sul New York Times che svela la realta' dei "ribelli" antisiriani


American Tells of Odyssey as Prisoner of Syrian Rebels

C. J. CHIVERS

The New York Times - ‎Thursday‎, ‎August‎ ‎22‎, ‎2013


Segno che in America hanno ben capito chi sono questi "ribelli" e che forse lo stesso Obama ha paura di appoggiare apertamente.

Mauro Murta ha detto...

Se i russi continuano a permettere i bombardamenti della Siria come hanno fatto finora con quelli israeliani, i siriani dovrebbero cacciarli dalla base di Tartus e poi, se le hanno, usare tutte le loro armi chimiche contro Israele, Turchia e Giordania (Qatar e Arabia Saudita purtroppo sono lontani). Tanto il loro paese sarebbe comunque devastato come l'Iraq, almeno farebbero un po' di pulizia.

Mauro Murta ha detto...

Segnalo sul sito Comedonchisciotte l'articolo di Francesco Santoianni "SARIN IN SIRIA. COMPLIMENTI MEDECINS SANS FRONTIERES!" che sbugiarda tutte le menzogne sul "crimine di Assad".

Fulvio ha detto...

Mauro Murta@
Sulle armi chimiche che la Siria dovrebbe lanciare: anche ai migliori capita di bere un bicchiere di troppo.

alex1 ha detto...

Il fatto che ormai ci siamo tanti assuefatti alla menzogna che poco importa all'occidentale medio di capire come funziona la propaganda...forse perche' e' piu' comodo e rassicurante pensare che "se lo dicono tutti ed in tanti, sara' piu' o meno cosi'". Troppa fatica e tempo per cercare qualche informazione meno asservita, oppure cercare nelle pieghe della stessa informazione mainstream qualche cosa che puo' far contribuire almeno al dubbio ed alla verita'. Forse sono pessimista e sconfortato ma e' cosi'.Ad esempio nessun giornale riporta le conclusioni della Del Ponte, non certo un agente russo o dei talebani, sulla responsabilita' del "esercito libero siriano". Per cui, come mi argomentavano ai tempi della Guerra alla Serbia "non saranno stati 10000, ma forse solo 1000, o 500 comunque Milosevic e' un dittatore che opprime i kossovari e va rimosso" dando per scontato che i serbi dovevano subire una punizione collettiva per non essersi schierati contro l'esercito che li proteggeva o per non essersi unilateralmente disarmati. Nessuno ha dato l'etichetta di "terroristici' agli attentati che hanno insanguinato il Libano recentemente. Anche quei flebili lamenti della sinistra pacifista che di solito si accompagna alla fase piu' eclatante degli interventi USA oggi sono quasi assenti...Il fatto che contrariamente a quanto successe con Bush, penso difficile che questa volta Obama riesca a resistere alle lobby sioniste che premono per una Guerra "a favore di Israele" che mai potrebbe permettersi di fare da solo contro paesi come la Siria e l'Iran, (ma aggiungerei anche il Libano) che hanno dimostrato di sapersi contattare e resistere. Inoltre Israele potrebbe avere problemi simili a quelli che sta avendo la Turchia e l'Egitto non sembra avere fretta di rientrare sotto l'egemonia occidentale ed USA. Trovo anche strano che la Russia non abbia fatto qualche mossa anche dimostrativa (invio di due navi da Guerra in zona, per esempio) pur utilizzando una base siriana. Non penseranno che basti un no all'ONU. L'occidente democratico ha visto sconfitti i suoi beniamini in Siria e barcollare due dei suoi fedeli guardiaspalle, Turchia ed Egitto Non credo possa tollerare che il medio oriente possa cercare di sfuggire al suo colonialism di ritorno.

Fulvio ha detto...

Alex1@
Temo che la tua pessimistica analisi sia fondata. Ma spero ancora che, anche se non è visibile, Russia e altri si muovano in maniera decisa. E poi quel 60% e passa di statunitensi che sono contro un'altra guerra. Anche l'Egitto, paese strategicamente decisivo, tolti di mezzo i fratelli musulmani, protagonisti dell'aggressione a Libia e Siria, non è più tanto affidabile per l'Occidente.

Mauro Murta ha detto...

Sono astemio, le mie cazzate sono tutta farina del mio sacco.
Penso, purtroppo, che i mostri occidentali abbiano deciso di attaccare e, spero di sbagliarmi, i russi non faranno niente come al solito.
Se è così la Siria non ha scampo e l'unica cosa che le resta da fare è fare il più male possibile agli aggressori, preferibilmente a Israele. Forse questo potrebbe finalmente innescare la vera rivolta araba. Se iracheni e libici avessero voluto o potuto farlo, forse non saremmo a questi punti.

Emilio ha detto...

...purtroppo in occasione della risoluzione sulla no fly zone per la Libia nè Russia né Cina si agitarono più di tanto. In seguito guardacaso il BRIC divenne BRICS, allargandosi alla "importante" e "nuova" realtà politico/economica del Sudafrica (e il Fondo Monetario Africano concepito da Gheddafi che fine ha fatto?). E purtroppo al di là dei bicipiti più volte mostrati da Putin sulla questione siriana nutro forti dubbi che gli equilibri complessivi gli suggeriscano di porre veti su iniziative che - a quanto pare - sarebbero ormai prossime, in quella gara all'interventismo che pare impegnare principalmente i paesi con più gravi problemi finanziari (Stati Uniti, Francia, Italia...la Germania si defila), sarà mica per distrarre l'attenzione dai problemi contingenti o perché l'Italia migliore, come sbava Letta, sarebbe quella in divisa che porta la democrazia calibro 7,62 in Afghanistan?

Emilio

Mauro Murta ha detto...

Come previsto, i russi hanno dato il via libera alla distruzione della Siria. Vedere qui:
http://italian.ruvr.ru/2013_08_26/120235805/
I poveri idioti credono che poter piluccare qualche briciola dal pasto dei mostri e non si accorgono che il piatto forte sono proprio loro.

Anonimo ha detto...

Cari Alex1 e Fulvio,NON solo la Russia si é mossa da un bel pò,visto,che oltre ad aver messo x 3 volte al CdS dell'ONU(come la Cina)il veto contro ogni intervento militare contro la Siria.
Ha schierato nel Mediterraneo ben 16(sedici)navi da guerra,delle quali,almeno 5/6 sono permanentemente di stanza nel porto Siriano di Tartus.
Poi vi é da dire che Putin ha consegnato nelle mani dell'ONU le foto satellitari ed i rapporti,questi sì veritieri!del GRU sull'uso o meno delle armi chimiche in Siria.
Ora se poi all'occidente(ed agli USA,in particolare)tutto ciò non frega un beneamato cazzo(ma io se fossi in Obama ci penserei non una ma almeno 10 volte,prima di attaccare la Siria)questa é tutta una altra storia,vedremo prossimamente gli sviluppi futuri del caso(sperando che i leaders occidentali rinsaviscano al più presto!)
alexfaro

Anonimo ha detto...

Bisognerebbe diffondere le informazioni corrette e le prove che smentiscono le balle dei media di regime. Sarà una proposta idiota, ma riempire le metropolitane delle più grandi città di volantini, concisi ma esaustivi, permetterebbe di raggiungere anche i più pigri ed ignavi. Almeno queste porcate verranno fatte con un consenso ridotto od una maggiore consapevolezza della popolazione della natura criminale della cupola e dei suoi burattini al governo. Raccogliendo tutte le informazioni presenti nei siti creati da coloro che non si piegano alla menzogna e che conoscono il significato della parola "dignità", non sarebbe difficile creare un documento unitario, da tradurre in più lingue. Facciamo qualcosa!
Siqueiros

alex1 ha detto...

Ciao Fulvio

Hai letto sul Manifesto l'articolo di De Francesco? Un raffinato esempio di cerchiobottismo. Cita tutte le pistole fumanti degli ultimi conflitti dell'imperialismo (Racak, Saraievo, ecc.) denunciandone la manipolazione mass mediatica per giustificare le aggressioni. Ma il veleno sta in fondo, quando non mette dubbi sul fatto che il presidente Assad sia un criminale contro il proprio popolo e ne auspica l'eliminazione. Da perfetto democratically correct, tanto per placare qualche coscienza che si dovesse turbare..per fortuna che ci sono, se no bisognerebbe inventarli.

Anonimo ha detto...

Articolo de Il Giornale un pò confuso e non del tutto preciso (vi sono alcune sbavature non di poco conto), ma che dimostra, se ancora ce ne fosse stato bisogno, che il livello di disonestà intellettuale e di criminalità dei sinistrati di SEL e del PD è incommensurabilmente superiore a quello dei berlusconiani.

Saluti
Marco

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/siria-ed-egitto-libia-islamisti-campioni-inganni-foto-945665.html

Fulvio ha detto...

Marco@
Tragicamente vero.

Alex1@
Siamo in sintonia. Ho appena terminato un pezzo sul tema.

Anonimo@
Quella dei volantini nelle metropolitane e ovunque è una gran bella idea. Ci vorrebbe un minimo di organizzazione, di attivisti, di soldi. Dove sono? Vuoi chiederli al PRC? A SEL??? Se fossero meno ignoranti, potrebbero occuparsene i grillini. Ma devono ancora andare a scuola.