martedì 10 settembre 2013

Siria e Val di Susa unite nella lotta - Una partigiana molto ex e una partigiana sempre - Siria e Russia, scudi umani - Paccottiglia pacifinta





 Trilussa
 LA NINNA NANNA DE LA GUERRA
 (1914)

Ninna nanna, nanna ninna,/ er pupetto vò la zinna:/dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello / Farfarello e Gujermone / che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe / che se regge co le zeppe, / co le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero. / Ninna nanna, pija sonno /ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai / che succedeno ner monno / fra le spade e li fucili
de li popoli civili / Ninna nanna, tu nun senti / li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna / per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza / a vantaggio de la razza / o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede, / ma che serve da riparo/ ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini / che c'insanguina la terra / sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini / che prepara le risorse / pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello, / finchè dura sto macello: / fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani / che se scambieno la stima / boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti / nun se fanno comprimenti: / torneranno più cordiali
li rapporti personali. / E riuniti fra de loro / senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso / su la Pace e sul Lavoro / pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Pochi sono i luoghi dove mi chiamano a presentare i miei lavori che mi abbiano dato la gioia e la commozione dell’altra sera a Bussoleno in Val di Susa, dove hanno voluto vedere il docufilm “Armageddon sulla via di Damasco”. Nella valle della più bella resistenza offensiva, prodotta da quel pezzo di paese dove vivono vecchi  irriducibili e giovani non decerebrati, ero arrivato per la prima volta a cavallo tra i due decenni durante i quali la tenuta di questo popolo eletto ha superato perfino quella dei formidabili anni ’70. Già allora i difensori dell’integrità della propria storia, del proprio territorio, della propria visione di futuro, maturando, come suole, nella battaglia tattica una coscienza strategica valevole per l’intera umanità, si erano districati dai lacci e lacciuoli delle ambiguità cerchiobottiste che hanno paralizzato e poi svuotato di significato ed effettività le antiche sinistre e, poi, i loro detriti formicolanti nell’esistente dato e accettato. Avevamo proiettato una volta “Genocidio nell’Eden”, nel quale i valsusini hanno saputo mescolarsi al popolo iracheno votato, come loro e dallo stesso nemico, alla scomparsa dalla carta geografica e dalla storia. E, l’altra, “Serbi da morire”,  nel quale lucidamente vedevano il parallelo tra l’automutilazione dell’Europa da parte di cricche criminali assoldate dal Moloch imperiale, e quella analoga operata dalle stesse cosche attraverso la desertificazione della loro terra.


Oggi gli eroici combattenti della Val di Susa vivono, con una consapevolezza superiore a qualsiasi altra comunità organizzata, maturata nel confronto con il terrorismo del proprio Stato canaglia, in stretta fratellanza di conoscenza e intenti, un internazionalismo tradito a partire dai realpolitici del “socialismo in un solo paese” e della conseguente resa della “coesistenza pacifica” (che ora, nel nostro misero piccolo, viene chiamata “pacificazione”, “larghe intese”). La voragine nel corpo della Valle, che la vedrebbe spianata da un genocidio socio-culturale, corrisponde al buco nero che si vorrebbe scavare nel cuore di un’altra comunità resistente, quella che, collocata tra Atlantico e Oceano Indiano, un millennio fa ci ha riscattato alla civiltà e nel secolo scorso ci ha mostrato come si sconfiggono trivellatori e rapinatori. Cittadini del mondo in Siria (su cui più avanti) e cittadini del mondo in Val di Susa. A pochi anni di distanza gli uni cacciarono i predatori colonialisti e, i secondi, primi partigiani della Resistenza, gli occupanti nazifascisti. Oggi, entrambi affrontano chi, in nuove vesti ma con lo stesso Dna, torna ad avventarsi sulla preda sottratta. Allora come adesso, genti che, lottando per sé, si battono e sacrificano per il resto dell’umanità.

Nicoletta e le altre
A distanza di pochi giorni mi è capitato di passare dalla notte in cui le supercazzole di una donna erano riuscite a spegnere, uno dopo l’altro, qualsiasi barlume stellare, a un’altra, sulla quale una donna, come Giosuè per vincere  la battaglia di Gerico, aveva fermato il sole. Fuor di metafora,  Lidia Menapace, partigiana allora e Nicoletta Dosio, partigiana sempre. Cominciamo con Nicoletta. E’, come tutti sappiamo, la bandiera della Val di Susa, minuta e delicata come un flauto di pastore, che però emette sibili e trilli da perforare le montagne, incarna le generazioni che si sono succedute nella determinazione di lottare e nella sicurezza di vincere. Ci siamo rincontrati nella “Credenza” di Bussoleno, quartier generale della resistenza No Tav e focolare del mondo.

C’erano, immanenti senza che si vedessero, i fratelli iracheni, afghani, libici, siriani, palestinesi. C’era una marea di persone, di quelle che siamo abituati a vederecombattere, indefessi negli anni, alla faccia di chi  li fa violentare dai comandos dello Stato Canaglia. C’erano i costruttori della verità economica, scientifica, politica, del TAV, a partire da un grande amico e compagno nella Serbia stuprata e contaminata. Claudio Cancelli, punta di lancia nell’opporre alla bulimia idiota del buco le ragioni della conoscenza, del rispetto e della saggezza. Da Giorgio Cremaschi e Gianni Vattimo sono arrivati i saluti. C’erano, ad apparecchiarci i cibi incontaminati della Valle, a curare la logistica e ad allestire le tecnologie della proiezione, alcuni “terroristi” dalle armi di distruzione di massa, quali cesoie, bottiglie d’acqua e maschere antigas. Ragazzi che, ce ne fossero  un po’ ovunque, avremmo svoltato, come dicono a Roma. La meglio gioventù, che un magistrato Torquemada, mutato in alchimista pazzo, pesta nel suo mortaio per offrirla alla masticazione degli zannuti sodali armati di telecamere di regime, escavatrici ndranghetare e manette. Un “terrorista” oggi serve ad allargare il buco domani.

A questo proposito, tutta la mia solidarietà al “Cattivo Maestro” Erri de Luca, su cui si sono avventate le sette piaghe mediatico-TAVianee per aver lo scrittore napoletano dichiarato che i sabotaggi ai devastatori della Val di Susa sono un diritto sacrosanto, al di là delle leggi berlusconianamente inflitteci a protezione della devastazione. Si vede che Erri, già mio compagno in Lotta Continua e combattivo capo del nostro Servizio d’Ordine, ha riesumato un po’ dell’ottimo Zeitgeist di allora, che aveva dissipato nell’infatuazione per Israele, devastatore massimo, e per il librone dei falsari biblici che ne costituiscono il manuale di guerra. E, visto che siamo all’11 settembre, ricorrenza del primo  di quelli in cui gli USraeliani amano allestire i loro crimini contro l’umanità (scommetto che, non fosse per i russi, il papa, toppate sesquipedali e altri intralci, avrebbero scelto questa data per scatenarsi sulla Siria), togliamoci lo sfizio di chiedere ai curatori ereditari del PCI  cosa fecero nel 1973, loro e Lotta Continua, di fronte ad un Allende che ci rimise il Cile e la vita per aver disatteso tutti gli avvertimenti della sinistra rivoluzionaria sull’imminenza del golpe Usa-Militari.  Berlinguer, coda tra le gambe, corse a rintanarsi nel Compromesso Storico con i sodali italiani del golpe e, peggio, a invocare su tutti noi la “protezione” della Nato. Le conseguenze le paghiamo ancora oggi. LC, ancora integra, mobilitò la sinistra nel segno di “Armi al MIR”, il MIR essendo l’inascoltata formazione rivoluzionaria cilena che per anni resistette alla dittatura.   


Dicevo di Nicoletta Dosio, una piccoletta con qualche ruga tracciata da sentimenti e pensieri nei quali si incrociano dolori, per fortuna guariti da rabbia e forza, e quella serena allegria che ti dà il saperti dalla parte dei giusti. Bellezza e amore. Ha introdotto il mio racconto filmico dei cinquant’anni di un’unica guerra contro gli innocenti, dal Vietnam alla Siria, da Giorgiana Masi ai No Tav, evidenziando quanto struzzi e cacciatori di struzzi seppelliscono sotto la sabbia dei depistaggi e delle menzogne: siamo un’unica famiglia umana e abbiamo contro un unico carnefice, che si tratti della disintegrazione di un territorio, o della demolizione della cittadella di Aleppo, della falcidie di popoli liberi, o della riduzione in coma di comunità e classi. Internazionalismo. Il 99%, che ha il 10%, contro l’1%, che ha il 90%.

Lidia Menapace. Eravamo a una festa di Rifondazione bene allestita da bravi compagni in Romagna. Sul volto della vispa nonagenaria non ho scorto nulla di quanto lumeggiava su quello della valsusina. Semmai, ma forse ce lo vedevo io in certe occhiate in tralice, il rancore con cui spesso si cerca di redimere una propria colpa. Nello specifico, il voto, di chi si proclamava pacifista integralista, per il mercenariato italico alla guerra contro l’Afghanistan. Un servizio reso ai macellai dell’Afghanistan per aver sostituito in Parlamento, nel 2006, senza battere ciglio di vergogna, il renitente alla guerra Marco Ferrando, coerentemente cacciato dal non-violento per eccellenza, frequentatore di volgarità miliardarie nei circoli esclusivi degli antropofagi. In Internet ancora risplende di oscena ipocrisia il divincolamento dialettico con cui Menapace, nella dichiarazione di voto, ha giustificato la sua mutazione in Menaguerra. Una scilipotata ante litteram. Dopo un tale tonfo, non le sarebbe dovuto rimanere che tacersi per sempre.  E’ bastato, per l’antica partigiana, l’irriducibile pacifista e la femminista delle “donne vocate alla pace perché fin dalla maternità sanno occuparsi di creature fragili, ignude, inermi, bisognose”, che Napolitano chiamasse il mattatoio Nato “missione di pace”.  
 

Ai piani alti, altre curatrice di creature fragili e inermi sghignazzavano.Tipo le risate di Hillary Clinton sul corpo di Gheddafi, straziato dai suoi lanzichenecchi, come su tutte le “creature fragili e inerme” che quest’Idra subumana ha divorato nelle sue mattanze in giro per il mondo. La neopartigiana Nato ha anche raccontato la fola di un capitalismo “per nostra fortuna in crisi finale”. Bella crisi quella di un capitalismo che, trasferendo in cinque anni di saccheggio, “nell’imminenza del baratro”, quasi tutto dal basso al vertice, ha invece  decuplicato i suoi profitti decuplicando la miseria planetaria e radendo al suolo paesi. 
 
Son cose che, l’astuta oratrice lo sa, accattivano e confortano un pubblico (quello stremato di Rifondazione) che della crisi sente stringere al collo il cappio. Se poi si completa questo ringalluzzimento con l’annuncio che sta per partire il movimento reale che “muta” (abolisce, Lidia, abolisce, sono i falsari riformisti che si limitano a “mutarlo”) lo stato di cose esistente, il consenso è assicurato. Si tollerano, con un sospiro, anche certe arcaicità ginocratiche che, a dispetto dell’inconfutabile complementarietà dei sessi, categorizzano la donna come scrigno del bene e l’altro genere ontologicamente marcato di peccato originale. E se c’è qualche stronza, sarebbe solo perché vi ha allignato la stronzaggine maschile, sono donne-uomo. Una specie che, a dire il vero e a fare un giro d’orizzonte tra parlamenti, poteri, talk-show e telegiornali, madri padrone, sta proliferando. E anche tra piazze, uffici e camere da letto. La stronzaggine, semplicemente, è trasversale. Visto “Armageddon sulla via di Damasco”, Menaguerra si è proiettata davanti allo schermo e ha lamentato che nel film  mi sia permesso di inserire, oltre alla Rossanda che chiama “rivoluzionari” i mercenari Nato in Libia, anche la jena ridens del Dipartimento di Stato, oscurando così l’apporto decisivo per le sorti del mondo del femminismo. “Quella è solo una donna che fa l’uomo”, ha ringhiato. Le donne che, da un capo all’altro del mondo, la mia telecamera aveva colto nel ruolo di punta contro chi fa e vota la guerra,  militare o sociale che sia, Menaguerra, chissà com’è, non deve averle notate.
Nicoletta e Lidia, due modi di avanzare nella vita.


La luce in fondo al tunnel e la paccottiglia che intralcia il cammino
Si frantuma nel ridicolo la supercazzola USraeliana delle armi chimiche. Satelliti e documenti russi e di tante altre fonti, che dimostrano l’origine turco-saudita della loro fornitura e il loro uso da parte dei terroristi. Il comitato dei veterani Cia che, informati da gole profonde ancora in servizio, illustrano a Obama la falsità delle sue accuse. La botta micidiale del sequestrato dai jihadisti, Pierre Piccinin, storico e accademico belga, e quella più sommessa di un Domenico Quirico, che deve rispondere a Mario Calabresi, con la prova delle barbarie nel corpore vili di sporchi infedeli da parte dei presunti “rivoluzionari democratici” e la testimonianza diretta degli accordi via skype tra i comandanti mercenari per il loro attacco chimico. Prove, invece, della nequizia di Assad che, dopo venti giorni, ancora non vengono esibite e non potranno esserlo mai. Le 1.429 vittime dei gas delle veline occidentali che si riducono a un paio di centinaia nell’accertamento diretto di medici e testimoni, perfino dei “ribelli” (ricordare gli “8mila trucidati a  Srebrenica”, o i “10mila polverizzati dalle bombe di Gheddafi” . L’atroce scoperta che i bambini gassati, esibiti alla dabbenaggine dei creduloni e cerchiobottisti, erano stati rapiti dai jihadisti nelle zone patriottiche di Latakia. Foto, video e comunicati sulla “strage di Assad” confezionati prima dell’evento e istantaneamente diffusi nel mondo. Ispettori ONU mandati a indagare sul fatto e a cui si inibisce di stabilire chi sia stato. I tagliagole di Al Qaida scoperti dalla polizia turca in possesso di gas tossici e il filmato dove costoro sperimentano su conigli sostanze letali e ne promettono l’impiego sui sostenitori di Assad. La discussione tra dirigenti del Pentagono sulla necessità di un evento orrendamente traumatico per giustificare l’attacco Usa alla Siria, non dissimile dal vaticinio dei neocon di Bush-Cheney, alla vigilia delle Torri Gemelle, di un’altra Pearl Harbour per avviare il PNAC, Program for a New American Century. Eccetera eccetera eccetera. Altrettanti dossier da inserire nel megamagazzino delle provocazioni false flag che punteggiano l’esistenza e le aggressioni USraeliane, spesso praticate anche su vittime spendibili della propria comunità, 3mila a New York.


Madre Russia
Chi ne esce alla grande, tra mosse del cavallo diplomatiche e militari che hanno sparigliato il poker col morto di Obama, è la Russia di Putin, impostasi agli occhi dei vedenti come il polo responsabile e intransigente di un rassemblement mondiale di avversari della guerra e di consapevoli delle nefandezze USraeliane. La strepitosa proposta di mettere sotto controllo ONU gli eventuali arsenali di armi chimiche siriane, subito recepita da Ban Ki Moon sotto pressione della stramaggioranza dei 192 paesi membri e accettata dal presidente Assad, campione davanti al mondo di saggezza e verità, pone il covo dei cospiratori con le spalle al muro. Sul piano dell’immagine, davanti a 7 miliardi di persone meno l’1%, gli Stati Uniti subiscono la più grande sconfitta dopo il Vietnam e i Pentagon Papers rivelatori del complotto.

Spiaccicato su quel muro, John Kerry, l’emulo malvagio del Powell cretino con la provetta dei presunti gas iracheni, si dimena correggendo questo controllo internazionale in surreale consegna agli Usa di tutto l’armamentario entro quattro giorni. Al ridicolo di questi trogloditi non c’è mai fine. Ma, dato che trogloditi e antropofagia-dipendenti sono, oltreché pupazzi appesi ai fili di chi delle figure di merda se ne frega, non è escluso che la luce in fondo al tunnel si riveli un bagliore simile a quello che ha accecato Falluja. Dovrebbero esitare, se non altro, poiché, dopo centinaia di giornalisti arresisi all’evidenza, non pret a porter come i nostri, di agghiaccianti video, di califfati della sharìa e dei matrimoni a ore celebrati tra “ribelli” e prede, perfino due autorevoli comunicatori dell’ufficialità occidentale, partiti a celebrare la bellezza della “rivoluzione democratica”, hanno raccontato di essere scampati a un incubo popolato da mostri. Non facciamoci illusioni: sono mostri partoriti, allevati, addestrati e armati alle mattanze, in scuole con le stelle e strisce e la stella di David sul pennone. Se li abbandoni alla sicura sconfitta per mano del popolo siriano, rischi di ritrovarteli in casa. Ieri a sentire il temerario Piccinin ci si è allargato il cuore. Ma conviene calma e gesso.


Paccottiglia
Liberiamoci le scarpe della melma dei nostrani Tea Party in versione  trotzkista, ora arricchitisi di una nuova conventicola, abusivamente sedicente “Sinistra Anticapitalista”, che ha inondato la rete di sanguinolente contumelie antisiriane, copiate dalle escandescenze di alienati come Sarah Palin o Magdi Allam. Sono  divertissement da lucidatori di bare in Transilvania. Fuori dai film-monnezza non contano una cippa. Più prezioso è il lavoro degli inservienti ai fusti di cannone che si tappano le orecchie quando parte il colpo. Sono gli equilibristi mediatici, proliferanti a “sinistra”, che camminano sul filo sorreggendosi  con la bandiera arcobaleno nella sinistra e il ritratto del “dittatore sanguinario” nella destra. Quelli del se e del ma, del né-né, che hanno nella CGIL un’estrinsecazione esemplare. Sono quelli che “se una luce in fondo al tunnel c’è, può solo essere la democrazia  portata dalla “comunità internazionale”. Non si è lanciata ancora ieri, a 10 giorni dal fiasco della provocazione chimica, la squallida sindacalista maggioritaria, tenuta al guinzaglio dai due compari della Triplice, reduci tutti e tre dall’ebbrezza della sbronza al Circolo della Caccia di Squinzi, a infettare il colto e  l’inclita con un comunicato “sull’atroce uso di armi chimiche contro la popolazione perpetrato con ogni probabilità dal regime di Bashar el Assad. Un efferato crimine contro l’umanità…”? Non ha avuto l’impudicizia di accompagnare questo cross al bomber in area con l’appello a esibire a ogni finestra le sputtanatissime bandiere della pace?

Il loro pubblico, nell’orrore imperialista come nelle fabbriche massacrate, sono i narcotizzati, gli ignavi e gli accidiosi del quieto vivere, meglio, del quieto agonizzare. Sopravvivono, anche loro, come quelli delle altre “larghe intese”, della “stabilità”, della “pacificazione”, del fango sui “divisivi”, delle Menapace e delle Tavole della Pace, dei papi che hanno preceduto un più accorto Bergoglio, consapevole dei sensi della sua circoscrizione, deprecando l’inquinamento senza mai nominare gli inquinatori. Già si erano esibiti, con Flavio Lotti (in attesa di nomina a senatore a vita da parte del custode dell’art.11?) e la paccottiglia delle varie ONG pacifinte, saprofite di ogni mattanza, ai raduni dei ratti jihadisti in Italia. Da sempre accompagnano lo scavo dei tunnel, che perfori la Val di Susa, la vita di un popolo, il futuro dei subalterni, sabotando ogni luce in fondo con l’avallo alle menzogne del carnefice. E recidendo ogni volontà operaia, popolare, di rispondere al genocidio sociale, bloccandola con la frode di una crisi di cui non si deve vedere la fine, visto che la fine sarebbe la caduta dell’arma letale nelle mani dell’1% predatore e, insieme, quella dei suoi pali. Come sarebbe la fine dei propri titoli-patacca di nobiltà democratica e dirittoumanista, se non ci fossero più leader da satanizzare in “dittatori sanguinari”.

Non ci resta, almeno oggi, che ridere. Ridere di contentezza perché l’incredibile valore di un popolo, come altri prima di lui Anima Mundi e perciò in trincea per tutti noi, ha avuto il sostegno di una grande nazione e di un leader saggio e coraggioso che ha saputo raccogliere per la giusta causa la totalità dell’umanità e la maggioranza dei suoi governanti. Russia, nuovamente, come quando sul Cremlino sventolava la bandiera rossa, scudo dell’umanità.

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Ci hanno raccontato in questi mesi, e ancor più nelle ultime settimane e giorni, uno scontro tra il Male e il Bene, con i “ribelli” (sostenuti e fomentati dalle armi occidentali e delle petro-monarchie del Golfo Persico) civili, democratici, bastioni di civiltà. Nel luglio scorso sono nati in Siria i primi figli del jihad al nikah, il matrimonio ad ore che in alcuni casi rende lecito anche lo stupro. Nei mesi scorsi lo Sceicco wahabita Mohammed al-Arifi ha fatto un appello per l’arruolamento delle donne per la jihad in Siria ed emanato una fatwa per il jihad al nikah, un matrimonio che – dopo averlo “consumato” – i miliziani possono sciogliere (anche dopo poche ore appunto) ripetendo per tre volte la formula rituale del ripudio per annullare le nozze, così che queste vere e proprie “schiave del sesso” possano essere sposate da un altro miliziano. In tutto questo la volontà della donna non viene minimamente contemplata e, anzi, il jihad al nikah rende lecito al “marito temporaneo” lo stupro della donna che non volesse acconsentire. Nella notte tra il 22 e il 23 luglio a Khan al-Asal, un villaggio a maggioranza sciita e alawita a sud-ovest di Aleppo, è stato teatro di una terribile strage criminale. Secondo alcune dettagliate ricostruzioni (riportate al link http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1821 ) affiliati allo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, Jabhat al-Nusra e sostenitori del califfato islamico hanno dapprima attaccato e poi invaso il villaggio e, dopo aver massacrato i militari siriani, hanno ucciso tutti quelli che si trovavano per le strade, fatto irruzione nelle abitazioni e ucciso i giovani sparando alle loro teste, decapitato gli anziani e bruciato decine di donne, completando l’orrore criminale accanendosi sui corpi dei morti prima di gettarli in una fossa comune alla periferia del villaggio. Il quotidiano britannico Telegraph ha denunciato che a Deir Ezzor e Hassaké molti sono stati costretti a fuggire altrove, a convertirsi forzatamente o a “pagare per la rivoluzione”. Un’altra strage (fonte: http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1835 ) è stata compiuta da Jabhat al-Nusra, Liberi del Levante, Brigate dei Mouhajirin, Aquile del Levante, Aquile della dignità e Brigata dei libici in 10 villaggi abitati prevalentemente da alawiti tra Kafrayya, Talla, Barmasse, Anbaté e Beit Shokouhi. A Balluta la popolazione è stata radunata fuori dalle case e sono stati uccisi tutti i giovani e i bambini con coltelli di fronte alle loro famiglie. Ad Abu Mecca sono stati sgozzati tutti gli abitanti, così come ad Istarba.

17 commenti:

Riccardo ha detto...

Ero alla credenza giovedi sera, ammutolito e sbalestrato da un bel mal di denti, ma non potevo mancare di essere presente alla proiezione ed al dibattito, abbiamo la scorza dura per fortuna...
Grazie che ci dimostri che ancora é possibile fare Giornalismo con la G maiuscola.

alex1 ha detto...

Devo dire che al di là del contenuto politico, ho letto con particolare soddisfazione questo articolo, tanto interessante quanto scorrevole nella descrizione dei posti e dei personaggi. E lo dico io che non sono proprio un divoratore di libri.
A proposito di "donna è bonta, maschio è violenza" avete letto certe rubriche sul Manifesto dedicate al "femmicidio" dove in realtà si cerca di criminalizzare l'uomo in quanto tale, sopratutto se ex marito od ex compagno? Nell'ultimo articolo ci sono vomiti logorroici sulla "società maschilista" ed sui giudici che pongono ancora qualche limite alla donna di fare e di ottenere tutto quello che le pare, perchè, in quanto donna ha ragione a prescindere. Non è un caso che queste scalmanate femministe antimaschio come la Menaguerra siano sempre dalla parte dei "giusti", dei valori di democrazia occidentali da imporre ai paesi "arretrati e maschilisti" con le "missioni umanitarie" fatte anche con i bombardieri ed elicotteri d'assalto.

Fulvio ha detto...

Alex1,
Grazie per gli apprezzamenti e per la pazienza di arrivare fino in fondo. E complimenti per l'eccellente sintesi di uno dei più subdoli tentativi di spaccare gli oppressi e contrapporre gli uni agli altri.

giorgio ha detto...

Per la terza volta consecutiva nella Storia, la Russia ha fermato una Guerra Mondiale.
Hai ben colto Fulvio come si possa insozzare la bandiera arcobaleno,invitando ad esporla nel mentre ci si accoda alla necroforia occidentale. La CGIL supera persino la più prudente e pur guerrafondaia Bonino.

Anonimo ha detto...

9/11
queste sono soddisfazioni:
http://video.corriere.it/11-settembre-grillino-accusa-se-sono-organizzati-usa/cf0c2070-1b0c-11e3-a75c-ad7543f2d611
"se lo sono organizzati gli USA"
alla Camera!!
sono soddisfazioni..12 anni dopo, ma meglio che niente!
OCD

Anonimo ha detto...

L'Accademia delle Scienze sovietiche aveva definito il Femminismo e l'Eurocomunismo deliri di massa.......

Scusa Fulvio ma l'idea di Lenin del socialismo in un solo paese non mi pare fosse così errata, visto che riuscirono ad opporsi al più potente esercito del mondo, estendere successivamente il socialismo verso ovest ed anche verso est, grazie alla guerra che l'URSS dichiarò al Giappone e all'avanzata in territorio cinese delle truppe sovietiche anche dopo la fine ufficiale del conflitto, spianando la strada alla successiva rivoluzione cinese. Da un paese si arrivò a coprire un sesto dell'orbe terracqueo. Inoltre se la Russia e la Cina dei giorni nostri possono porre un veto all'Onu, impedendo stragi di innocenti, pur essendo questi stati regrediti ad uno "stadio di sviluppo capitalista", lo si deve all'eredità della seconda guerra mondiale e agli accordi di Jalta.

Mi sbaglio?

Ciao.

Siqueiros

Fulvio ha detto...

Siqueiros@
A me risulta che sia stato Stalin a proclamare il socialismo in un solo paese, integrato da Yalta.
Sbaglio?

Fulvio ha detto...

Siqueiros@
A me risulta che sia stato Stalin a proclamare il socialismo in un solo paese, integrato da Yalta.
Sbaglio?

alex1 ha detto...

Si dice che la Russia abbia fermato una guerra mondiale. Forse è un pò eccessivo, sicuramente un conflitto regionale di grandi dimensioni. In realtà io parlo un pò controcorrente riguardo alla mediazione della Russia, che sicuramente ha per il momento vinto il confronto diplomatico con gli stati imperialisti. I quali però non hanno intenzione di mollare un centimetro, hanno sempre le navi e le truppe in zona (ricordiamo del contingente italiano ed ONU in Libano, forse più a garantire la frontiera israeliana che a fare interposizione) probabilmente cercano piu' tempo per organizzare un attacco che al momento non si presenta molto agevole. Come successe contro la Yugoslavia nell'autunno del 1998, le "trattative" di Rambouillet non ebbero altro risultato che preparare meglio la guerra del 1999 dopo i falsi negoziati di Parigi. Oggi come allora, l'occidente non offre nessuna contropartita all'iniziativa diplomatica russa, di disarmare i "democratici ribelli", (un pò inquinati da qualche islamista di troppo, ma non per colpa loro, colpa del regime di Assad ovviamente) non se ne parla nemmeno. E' un iniziativa che per paradosso, mette ancora più pressione sulla Siria, perchè consente di superare lo smacco subito dalla propaganda occidentale sulle responsabilità dell'attacco, vero o presunto, con armi chimiche. Insinua che il regime siriano abbia le armi chimiche, e di conseguenza, il sillogismo porta alla conclusione che le abbia usate e che potrebbe ancora usarle. Opportunità subito colta da Avaaz, la quale nell'ultima mail, dopo aver salutato l'iniziativa negoziale per porre fine alla guerra (su cosa debbano negoziare poi non è chiaro) afferma che "e' indubbio che la responsabilità dell'attacco chimico è del regime di Assad". Ed il ministro Mauro, ultimamente, dopo aver rivendicato il merito della linea sulla prudenza ("che non significa passività di fronte alle responsabilità della guerra" così più o meno ha detto) ha ripreso la litania dei "moniti al regime siriano". Da ricordare a quelli meno attenti che l'Italia ha anche formalmente rotto le relazioni diplomatiche con la Siria, cacciando la rappresentanza diplomatica che stava a Roma sotto l'Altare della Patria.Altro che neutralità od equidistanza! Ogni volta che negli ultimi tempi avevo occasione di passare di lì mi confortava vedere la bandiera siriana all'esterno, mi induceva ottimismo, adesso che non la vedo più sento un senso di angoscia e preoccupazione.

Anonimo ha detto...

Ciao Fulvio,

peccato che il mio commento si sia volatilizzato.

Su Jalta hai ragione, fu Stalin.

L'idea del socialismo in un solo paese invece non è farina del sacco di Stalin, ma di Lenin, benché fu Stalin che la realizzò:

" « L'ineguaglianza dello sviluppo economico e politico è una legge assoluta del capitalismo. Ne risulta che è possibile il trionfo del socialismo all'inizio in alcuni paesi o anche in un solo paese capitalistico, preso separatamente. »

Lenin: Sulla parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa,1915

Anche Che Guevara era della stessa opinione:


« [...] la società socialista si può affermare anche in un solo paese, anche nelle condizioni del più accanito accerchiamento imperialista, come quello che ha dovuto affrontare l'Unione Sovietica. »

Ernesto Che Guevara in "La costruzione del partito"

Certamente il pensiero dei grandi rivoluzionari del passato deve essere tenuto in considerazione e contestualizzato, non copiato ed incollato come capita di leggere in rete da bravi compagni che pensano ripetere integralmente le stesse teorie senza tener conto delle mutate condizioni.

Sugli attentati in genere, e nello specifico su quelli della Val di Susa, credo invece che Lenin e Stalin avessero ragione nel condannare il terrorismo.

Ciao

Fulvio ha detto...

anonimo@
" « L'ineguaglianza dello sviluppo economico e politico è una legge assoluta del capitalismo. Ne risulta che è possibile il trionfo del socialismo all'inizio in alcuni paesi o anche in un solo paese capitalistico, preso separatamente"

Queste sono constatazione di fatto, molti decenni prima che si sviluppassero movimenti rivoluzionari in Grecia, Spagna, Italia, tutti traditi e abbandonati da Stalin e dai suoi successori, in vista del tradimento strategico della "coesistenza pacifica" e del "compromesso storico". L?esito naturale sono Nato e "larghe intese"
Quanto ai terroristi in Val di Susa, in funzione di Stato di polizia, valgono i "dittatori" di Iraq, Libia, Siria, Iran. Fetida ripetizione di Genova G8. Del resto siamo abituati dal '68, fino al KKE greco, isolatosi dal fantastico movimento di massa di resistenza, che si chiamino "provocatori" e "terroristi" coloro che non si piegano alla dittatura e alle devastazioni capitalimperialiste.
Esiste un solo terrorismo, quello degli Stati Canaglia Occidentali e dei loro mercenari islamisti.

Anonimo ha detto...

OT
@Fulvio
su come gli antropofagi affamati di carne e profitto conducano un'altro tipo di guerra, in casa propria, o quasi
http://www.independent.co.uk/news/uk/home-news/revealed-private-equity-firms-are-making-millions-out-of-failing-childrens-care-homes--yet-care-for-vulnerable-is-unacceptable-8815656.html

su GI ho trovato solo questo:
http://en.wikipedia.org/wiki/GI_Partners

potresti indicare come ottenere maggiori dettagli,in questo caso, sugli azionisti di GI, e, in generale, di qualsiasi multinazionale che si intenda boicottare?
Spero non ne avrai a male che uso il tuo spazio commenti per questa mia richiesta (vivo nello U.K. e mi interessa boicottaggio prodotti corporates USA e UK), ma ho visto che di recente hai dato consigli, richiesti, su quali testate giornalistiche o siti 'alternativi' consultare per un'informazione piu' corretta.

grazie mille

OCD

Luciano ha detto...

Puntuale come la pubblicità,arriva la solita stilettata anti Stalin, reo di aver "tradito" la rivoluzione in Spagna, in Grecia e in Italia,puntando invece alla coesistenza pacifica e al compromesso storico!Secondo queste tesi, Krusciov,Togliatti, Berlinguer,Gorbaciov, Occhetto ecc. sarebbero seguaci di Stalin? Ma per favore! Fulvio, tu dovresti ricordarti, al contrario dei sessantottini più giovani che ancora non erano nati, l'aria che si respirava quando morì Stalin. La borghesia e i revisionisti latenti (che erano obbligati a mantenere un rispetto formale nei suoi confronti) tirarono un sospiro di sollievo, perché secondo loro era un "paranoico" che vedeva nemici dappertutto e avrebbe scatenato la terza guerra mondiale se fosse vissuto più a lungo.In realtà era lucidissimo, vedeva i pericoli interni ed esterni all'Urss, quei pericoli che dopo si sarebbero manifestati nella loro pienezza. Quanto a Yalta,ridicola la versione di Churchill del foglietto con le percentuali di spartizione dell'Europa (a guerra non ancora finita!)L'unica cosa vera fu che alla fine della guerra (di ogni guerra) "la potenza vincitrice occupante impone il proprio regime politico nel paese occupato" Questo disse Stalin, e non con compiacimento, ma perché era la pura e semplice verità, traducibile se volete,col proverbio napoletano: "Quando sei incudine sopporta, quando sei martello batti". Quanto alla Grecia,che si trovava sotto il tallone angloamericano, i paesi socialisti aiutarono i patrioti comunisti, ma non potevano predisporre un intervento militare, come poi avvenne in Corea,in circostanze più favorevoli.Comunque il fattore decisivo per la sconfitta della rivoluzione greca non fu di carattere militare, ma politico, in conseguenza della frattura fra Tito e Stalin. Il KKE subì una dolorosa lacerazione e a maggioranza si schierò con Stalin (e secondo me aveva ragione), di conseguenza Tito, che inizialmente era stato un focoso interventista, chiuse le frontiere e abbandonò i comunisti greci al loro destino. La storia è complessa e piena di sfaccettature, ma per la cultura borghese-libertaria al solito è più comodo semplificare e lanciare invettive.
LUCIANO

alex1 ha detto...

Solo per un ricordo del cantautore cileno Victor Jara, torturato e massacrato esattamente 40 anni fa dagli sgherri di quelli che oggi sarebbero definiti "ribelli democratici contro la dittatura ed il caos"

Fulvio ha detto...

Luciano@
Davvero riaprire qui una discussione su Stalin buono o no buono non mi interessa. A parte la sua liquidazione dei migliori rivoluzionari delle origini, rimane il ruolo in giro per il mondo dei partiti stalinisti, coerentemente stalinisti.
Forse qualcuno altro ha il tempo per risponderti.

OT
Mi dispiace, non sono adeguatamente informato.

Tiziano ha detto...

Ora hanno trovato i missili con le scritte in cirillico che avrebbero lanciato 350 lt. di Sarin...quanto ci metteranno a partire gli ameriani (la "c" non c'è volutamente)?Sono convinto che l'intervento ci sarà! Tra non molto per fare i loro comodi non si dovranno nemmeno trovare certe scuse, la popolazione è talmente addormentata che non si sconvolgerebbe nemmeno se questi assassini rivelassero le loro vere intenzioni.

Anonimo ha detto...

rispondo io a Luciano. io non sapevo nulla di Joseph Steelman come lo chiamerebbero oggi gli amanti di quella lingua di merdella dell'anglosassone che gli italiani analfabeti della nostra, la lingua più bella, seconda il francese, per me è ovvio; quegli italiani che dicono e scrivono una parola slang italico ed una slang angosassone. Non sapevo nulla, ma il mio cervellotto organizzato ed intuitivo per esperienza teorica e fattiva, dichiarò: la persona che gli infami newnazi|U$|i$rael|gb!f denigrano è brava e degna, la prova è che gli infami torturatori bombar datori la calunniano. eccezione hitler perché troooppo "identico" a loro. e questa teoria NON FALLISCE MAI. se vengono per cacciarmi un occhio, sono autorizzata a caccargliene due. dicevano gli antichi. non avevano torto. come mi suoni... ti canto...altrimenti NON C'E' ARMONIA
morgana schopenhauer