lunedì 7 luglio 2014

SERVO ENCOMIO, CODARDO OLTRAGGIO, tra Italia, Palestina e Ucraina


“Dico con tutta la forza della mia anima che il nostro paese è realmente un paese che fa parte del quadro occidentale, appartiene all’Unione Europea, alla NATO e questo non si mette in discussione …” (Alexis Tsipras – intervista ad Antenna tv (emittente greca) maggio 2014)

ULTIMISSIME DELLA NOTTE DEL 7/7/2014 dopo la chiusura di questo post.
Il leader di ISIL, Abu Bakr al Baghdadi, è stato colpito e ferito gravemente da un pilota siriano su un Sukhoi russo nella provincia orientale irachena di Anbar. Il califfo del neo-istituito Califfato Islamico di Siria e Iraq si troverebbe in stato di coma e dovrebbe essere trasportato in Turchia. Se la notizia è confermata, si tratterebbe del più breve califfato della storia. Fonte: l'agenzia siriana "Syrian Perspective". 
In ogni caso, viva la Siria e la sua aviazione.


Vi  consiglio di leggere, sul blog di Beppe Grillo, il discorso che il leader Cinque Stelle ha pronunciato all’apertura del Parlamento Europeo e poi confrontarlo con quello pronunciato dal berluschino clonato dalla Cupola in occasione dell’assunzione della presidenza del semestre a presidenza italiana. L’elencazione delle malefatte della cosca di Bruxelles mi pare eccellente e del tutto condivisibile, densa di contenuti di denuncia e proposte, salvo l’ormai cronica carenza nei Cinque Stelle – al netto di sporadici riferimenti corretti a situazioni specifiche (Ucraina, Medio Oriente, Iran…) - di  un programma generale di politica estera. Sta alla sfilza di bolle sparate dal bullo di sapone, con quella burina grandinata di citazioni e nomi per esibire una cultura che non c’è, come le Catilinarie di Cicerone stanno a uno sketch di Panariello. Un misto di fanfaronate da guappo di borgata e di battutine all’insegna del servo encomio ai serialkiller di classe che hanno raso al suolo l’Europa meridionale e fanno da ausiliari alle guerre imperiali, e del codardo oltraggio alla verità e all’onestà. Roba che solo la messa cantata dei media, TG3 berlingueriano (nomen omen) in testa, riesce a trasformare da naufragio in crociera di lusso.

 A palazzo Chigi
Lasciamo l’argomento sul clown da tunnel degli orrori a un prossimo articolo, quando potremo celebrare le sue ultime imprese a rafforzamento di legalità e democrazia, come  il nuovo senato di sfaccendati, tratti dal vivaio del malaffare regionale e comunale, con l’immunità concessagli per poter continuare a delinquere (un bell’assist ai Cinque Stelle), o come la ghigliottina sulla dialettica parlamentare di cui l’autoriciclata (da SEL al PD) Boldrini  ha fatto il pilastro della rinata Camera delle Corporazioni. Di servo encomio e di codardo oltraggio (di cui si dichiarava “vergin” Alessandro Manzoni nei confronti del glorificato Napoleone) non è “vergin” rispetto ai potenti neanche il meno ortodosso membro della classe dirigente renziana. E siccome la testa del pesce ne fa puzzare perfino la coda, servo encomio e codardo oltraggio sono la regola deontologica dei velinari del genocidio in corso in Iraq e Palestina (e in Siria, Ucraina, Venezuela, Nigeria e via snocciolando il rosario delle nefandezze occidentali). Servo encomio nell’avallo alla truffa False Flag di Usa, Israele e Arabia Saudita, che vorrebbe far passare per jihadisti fuori controllo i propri lanzichenecchi mandati a realizzare una frantumazione tripartita dell’Iraq finora fallita. Raggiunge l’apice, come sempre con taglio bipartisan, nei due pesi e due misure applicati all’apocalisse palestinese. Specularmente, il codardo oltraggio sono le menzogne, faziosità, distorsioni e i depistaggi che colpiscono alle spalle le vittime di coloro a cui si riserva il servo encomio.

Dalle porte dell’inferno

Non è coincidenza quanto sta accadendo in Iraq, Siria, Nigeria,  Ucraina, Africa sub sahariana, Unione Europea, per quanto, come ho ricordato nel post precedente, utili idioti e amici del giaguaro insistano a ignorare, contro la lezione di Maria Montessori, i dettagli in comune, le connessioni organiche, i fili che uniscono i puntini e ci presentino ogni fatto come episodio a se stante. In modo che al disegno complessivo della belva non si sappia che opporre un impotente volta per volta. Lo scatenamento in Palestina della belva israeliana cum lobby ebraica mondiale, passata dagli antipasti del genocidio a bassa intensità al piatto forte dell’olocausto, è tappa del tour du monde nazi-imperialista capeggiata dall’asso con stella di David e gregari in maglia a stelle e strisce, o con 12 stelle su fondo blu.
Ripeto da altri miei pipponi geopolitici: dalla calata delle cavallette del terrorismo jihadista in Siria e Iraq, Israele si ripromette la definitiva liquidazione di quello che, con Saddam, ma poi anche con il blocco Damasco- Baghdad-Tehran, costituiva il principale ostacolo al dispiegarsi del Grande Israele (non tanto, per ora, con l’estensione dei confini, quanto con il dominio geo-strategico e geo-economico). Gliene viene il petrolio dal protettorato curdo e dalle aree tra Arabia Saudita e Iran e il definitivo annientamento della prospettiva nazionale panaraba. Ultime notizie parlano di un maggiore impegno congiunto di Russia e Iran, oltre all’invio dei cacciabombardieri Sukhoi e di combattenti Pasdaran, per sostenere il governo iracheno e quindi l’arco scita fino a Damasco. Damasco che, di suo, sta riconquistando il nord di Aleppo e prova anche a insidiare il controllo islamista (ISIL e AL Nusrah, che, peraltro, si scannano fra di loro), sull’est inserito nel califfato. La situazione è in movimento..

Le False Flag, bandiere dei pirati issate dai corsari  di Sua Maestà al momento degli attacchi contro i galeoni spagnoli, oggi svettanti sulle schiere degli ascari jihadisti scatenati in Siria  e in Iraq da sauditi, Israele e Occidente imperialista, per frantumare questi poli della resistenza antimondialista, hanno la stessa autenticità di quelle assegnate a Hamas in occasione dell’autorapimento e assassinio Mossad dei tre membri dell’insediamento di nazisti sionisti a Hebron. E qui è indifferente se rapimento e uccisione sono stati fatti direttamente dai servizi israeliani, o da qualche surrogato pseudo-islamista da questi manipolato.

Come al solito la tracotanza e quindi il pressapochismo del terrorismo USraeliano , già visti in tante occasioni, dall’11 settembre in qua, i cui buchi i media si affannano a ricucire, anche stavolta  si è lasciato dietro indizi che sono prove. Cosa che nessuna voce della cosiddetta informazione ha lontanamente preso in considerazione. Tutti a implicare che è stato Hamas, per quanto questo abbia smentito. Dieci minuti dopo che i tre integralisti sionisti avevano fatto l’autgostop in area C1, cioè sotto totale controllo israeliano, dove non si muove neanche una mosca senza che piombi la Gestapo, e su una strada rigorosamente riservata agli israeliani, alla polizia dell’occupante è arrivata una telefonata che tutto rivelava. Una voce disperata gridava “sono stato rapito” e subito si sono sentiti quattro colpi di arma da fuoco e poi alcuni gemiti e silenzio. Chiamata interrotta. Nessuna reazione da parte dei gendarmi, se non quando, otto ore dopo, i genitori degli scomparsi gli denunciavano il fatto. Ci vuole altro per almeno sospettare un’operazione sporchissima?  Il tasso di infamia della giunta di Tel Aviv supera ogni precedente storico. Ricordiamoci gli agenti del Mossad che esultavano, saltellando sul tetto di fronte, mentre filmavano le Torri Gemelle in fiamme. Furono arrestati da poliziotti inconsapevoli e poi subito rispediti a casa.

 Uno dei “ragazzini” israeliani rapiti e uccisi alla prese con “terroristi” palestinesi.

Lo Stato infanticida

L’urgenza dell’operazione è stata dettata a Netaniahu dalla crescente insubordinazione sociale interna, che si cerca di neutralizzare con la classica invenzione del nemico esterno, dal crescente isolamento di Israele perfino tra la sedicente “comunità internazionale” (i paesi Nato), determinato dal sostegno internazionale al “governo di unità nazionale Fatah-Hamas”. Un governo che potrebbe assumere il ruolo di interlocutore più credibile per molti Stati e che rafforzerebbe la prospettiva di un riconoscimento dell’ONU. Isolamento vistosamente evidenziato dal rafforzarsi della campagna BDS (Boicottaggio Disinvestimenti Sanzioni) con l’adozione, da parte di governi, imprese, banche, di misure contro l’export di prodotti israeliani originati dai territori occupati. E perfino negli Stati Uniti, trascinati da una classe dirigente ricattata finanziariamente, mediaticamente, ed elettoralmente dall’onnipotente lobby ebraica, contro gli interessi degli stessi Usa, al traino della folle aggressività israeliana interna ed esterna, si moltiplicano le voci che sollecitano un cambio di direzione e un freno al genocidio portato avanti con il dilagare delle colonie e con le stragi.

Carbonizzato dai coloni

Ci deve essere qualcosa di molto insidioso nell’atteggiamento israeliano verso Israele, se perfino un ultrà sionista, come Furio Colombo su “Il Fatto Quotidiano”, piagnucola sull’ “isolamento” dell’ ”Unica Democrazia del Medioriente”, pur davanti “all’assassinio da parte di Hamas dei tre ragazzini israeliani”. Se finora il vittimismo ebraico-israeliano di questi corifei della giunta nazista di Tel Aviv, ribadito all’infinito dall’uso speculativo dell’olocausto, rappresentava il trucco per mascherare le azioni dello Stato più violento del mondo, oggi le riserve e perplessità internazionali, perfino tra gli amici più saldi, danno all’isolamento delle giunta israeliana una consistenza vera. La belva ha fatto il passo più lungo della gamba. Se oggi il regime sionista si limita a polverizzare un po’ di gente e un po’ di case a Gaza (“Obiettivi terroristi”, li chiama la RAI), ma è costretto a sospendere una nuova operazione “Piombo Fuso”  e ulteriori sfracelli in Cisgiordania, se oggi nel mondo ci si indigna per coloni nazisti che bruciano vivi sedicenni e per l’ ”esercito più morale del mondo” che massacra di botte quindicenni con passaporto americano, oltre a fucilare ragazzetti che lanciano sassi, distruggere migliaia di case palestinesi e sbattere in carceri della tortura a tempo indeterminato donne e bambini, si potrebbe sospettare che lo “Stato degli ebrei” inizia a suscitare perplessità anche fuori dai recinti delle persone perbene e della storica solidarietà con i palestinesi.

Mohammed Abu Khdeir, 16 anni, bruciato vivo. Tari Abu Khdeir, suo cugino, 15 anni, massacrato dai soldati.

Sviluppo positivo, ma dalle gambe corte finchè il destino dei palestinesi resterà nelle mani dell’attuale classe dirigente. Le prospettive di salvezza dall’estinzione del popolo più perseguitato dei nostri tempi non saranno assicurate dal raffreddamento della complicità internazionale con Israele senza che vi sia una ripresa della resistenza, armata di sassi, molotov o altro. La solidarietà compassionevole con le vittime, come praticata dai filo-palestinesi da poltrona alla finestra, ai genocidi fa l’effetto di una zanzara. Fastidioso, ma sostenibile con un po’ di Fargan marca Shoah. La ciurma di ladroni attorno al miserando Abu Mazen, avendo cospirato con Israele per l’eliminazione di Arafat ed essendosi impinguiti con gli aiuti Usa e del Golfo, dunque ricattabile fino al midollo, non può esimersi neanche oggi dall’agghiacciante collaborazione con la Gestapo dell’occupante nella repressione di quanto ancora vive in Palestina. E che ci sia vita in Palestina, nonostante una vicenda peggio e più lunga della Shoah, lo dimostrano gli shebab che ancora una volta oppongono poco più dei loro corpi ai terminator nei carri armati. Ma senza leadership e relativa organizzazione e visione strategica, senza un Marwan Barghuti cui gli israeliani hanno inflitto sei ergastoli, il respiro della rivolta sarà corto. E gli stretti rapporti di Hamas con il Qatar e  la sua appartenenza ai Fratelli musulmani, che operano ovunque nella regione contro gli interessi nazionali dei popoli arabi, non fanno pensare a un’alternativa.

Il rallentamento di Netaniahu non susciti illusioni. E’ tattico e basterà un qualche 11 settembre fatto meglio e ancora più raccapricciante a rinsaldare l’internazionale filo-israeliana e la stessa società degli occupanti. Israele ha altri fronti da curare e da cui trarre le soddisfazioni affidate, a seconda della situazione specifica, ai nazisti imperversanti in Ucraina, o agli affini teocrati islamisti in Siria, Iraq, Nigeria. Qui, come nella controffensiva imperialista, fascistizzante e turbocapitalista, condotta contro i paesi antagonisti latinoamericani (Venezuela con il terrorismo, Argentina con i crimini bancari) con l’ausilio di regimi vassalli  e sostenuta da intelligence e teste di cuoio israeliane, gestori della “sicurezza” per i governi amici e quinte colonne negli altri, il tiro a due USA-Israele procede unito e avanza al galoppo. Lo stesso vale per altri scenari, a partire dall’Ucraina, passando per i vari conflitti della strategia del “caos creativo” accesi dagli ausiliari islamisti in Africa, nei cinesi Xinyang e Tibet e arrivando fino al Myanmar, paese promesso agli Usa dal loro agente Aung San Suu Kyi, dove la destabilizzazione del “divide et impera” è invece affidata ai pogrom contro la minoranza musulmana (4% di 60 milioni) condotti dai buddisti. Caos creativo.

La costola irachena dell’umanità è in corso di frantumazione, definitiva almeno per il tempo prevedibile. Il cuore siriano della nazione araba rischia l’infarto grazie all’inserimento della parte orientale del paese, quella petrolifera, nel cosiddetto califfato islamico dichiarato dal fantoccio Abu Bakr al Baghdadi (clone dall’altro fantoccio, Osama bin Laden). Il quale, per rendere più convincente il ruolo di nemico mortale dell’Occidente di cui a Washington, Riad e Tel Avivi lo hanno rivestito, dopo aver annunciato la prossima conquista di Gerusalemme, ora promette addirittura la marcia su Roma. L’opinione pubblica occidentale può e deve spaventarsi del nuovo Saladino. Ne verranno altri benefici all’1% in termini di strumenti di “sicurezza” e totalitarismo. Basta vedere le misure subito prese dagli Usa per seminare il terrore e militarizzare aeroporti e rispettivi passeggeri in tutto il mondo.
 Pratiche ISIL

Il martirio dei russi d’Ucraina
Nel fronte Nord della guerra dei nuovi feldmarescialli SS, le cose non sembrano andare meglio. Ore fa ho saputo, con un botto allo stomaco, della caduta di Slaviansk e poi di altre quattro città delle repubbliche popolari in rivolta contro il regime nazista di Kiev. Il ricordo non può non correre, desolato, alla Repubblica spagnola, quando i precursori dei criminali di oggi, sostenuti, come in Ucraina, dalle potenze canaglia nazifasciste videro accorrere da tutto il mondo volontari della libertà e dell’antifascismo. Il segno della degenerazione antropologica a cui ci hanno ridotto i regimi totalitari occidentali sta nel l’indifferenza, quando non complicità, tacita o manifesta, di tutti coloro i cui referenti storici si erano sacrificati in Spagna. 

Sull’immane bagno di sangue, perpetrato in Donbass dai proconsoli neonazisti della cupola criminale alla conquista del mondo, è calato il silenzio. A onore del foglio “comunista” che, su tutti gli altri fronti scodinzola al seguito dei diritti umani come interpretati dai masnadieri imperiali, va citato un Simone Pieranni che, insieme a uno sparuto gruppo di redattori resistenti (Colotti, Giorgio, Dinucci), tiene testa alla lobby e a collaborazionisti vari.

E qui si pone la questione Putin, la cui linea d’azione ho fin qui difeso. La sua disponibilità a condurre negoziati con Kiev e relativi sponsor, spintasi fino a prendere per buona la truffa della “tregua”, servita a nient’altro che a far arrivare in Donbass gli armamenti pesanti che ne stanno radendo al suolo le città, fino a riconoscere come legittimo interlocutore l’oligarca Poroshenko scaturito da elezioni burletta e fino a far ritirare dalla Duma l’ipotesi di un intervento a salvezza dei propri fratelli minacciati di genocidio, sembra rivelarsi tattica debole e perdente. L’immensa popolarità guadagnata dal ricostruttore della Russia con la riconquista della Crimea, ne risulta compromessa sia in Donbass, sia in patria. E un Putin dalla credibilità minata nella propria circoscrizione nazionale e internazionale non può che incoraggiare l’aggressività del mostro mondialista.

Donbass

Putin al crocevia
Forse Putin conta in cambio su un’attenuazione dell’aggressione alla Siria (che nel frattempo sta però perdendo un suo pezzo con le principali aeree petrolifere) e delle minacce all’Iran (peraltro indebolito dalle concessioni nucleari di Ruhani, sempre più contrastate nel paese). Forse spera che gli interessi economici di Germania e Francia nei rapporti con la Russia possano spingersi fino a rallentare il delirio militarista degli psicopatici angloamericani. Con più ragione potrebbe voler vedere l’effetto che fa la costruzione del nuovo blocco euroasiatico con Cina e repubbliche ex-sovietiche, gradito anche dagli altri BRICS e, nell’immediato, la corsa di questi paesi verso valute sostitutive del dollaro (si parla di un rublo russo basato sull’oro, denominato “Doppia Aquila”), in grado effettivamente di  mandare in rovina quella parte dell’economia globale che si fonda sulla moneta Usa. Ma sono prospettive di medio e lungo periodo, mentre intanto i russi del Donbass vengono massacrati e ricondotti al dominio di chi li definisce alla nazista “Untermenschen”, subumani,  e se ne augura lo sterminio atomico.

Ora i patrioti antifascisti russi si sono ritirati a fortificare l’estrema resistenza lungo l’asse Donetsk-Gorlovka-Lugansk. Putin ha ancora una possibilità per confermarsi il difensore del diritto internazionale, dell’autodeterminazione dei popoli e dei paesi aggrediti dagli antropofagi della Vandea occidentale. Fu la  concreta ipotesi di un intervento in difesa della Siria, oltre allo smascheramento russo della False Flag chimica attuata da turchi e sauditi, a fermare, lì per lì, l’attacco Usa-Nato. Se ora Putin si ripromette un contrasto allo squartamento dell’Iraq attraverso l’impiego dei propri cacciabombardieri, cosa gli impedisce di adottare un’analoga linea per quella metà dell’Ucraina che è stata russa e vuole tornare russa? La risposta è nota: si rischia un first strike, primo colpo nucleare, degli Stati Uniti e, dunque, una conflagrazione mondiale, al termine della quale non ci resterebbe che il “day after”. Preoccupazione pienamente giustificata, ma, al momento, nulla sarebbe peggio di una persistente inattività russa.

Il nuovo nazismo che sta prosperando in tutta la “comunità internazionale” (da noi sotto forma di trucido avanspettacolo) impiega in Donbass i tagliagole dalla croce uncinata e tutta la panoplia di forze speciali, squadroni della morte, armamenti sofisticati, mezzi di comunicazione,  che la Nato mette a disposizione di ogni crimine di guerra e contro  l’umanità. E allora cosa impedisce a Putin di sostenere con forze equivalenti le ragioni dei suoi compatrioti nel Donbass? Forse Putin potrebbe battere con più forza i pugni sul tavolo diplomatico, forse potrebbe fare la mossa dimostrativa di denunciare gli stragisti di Kiev al Tribunale Penale Internazionale. Forse, soprattutto potrebbe chiudere all’Ucraina e ai suoi complici europei il rubinetto del gas, non lasciando passare nemmeno più un centimetro cubo (hai voglia di aspettare il gas da scisti Usa). Un mio eccellente, indignato e sarcastico interlocutore sul blog vorrebbe consegnare a Putin il “Premio Yeltsin”. Io aspetterei ancora un attimo. Ma insomma, quest’uomo si deve muovere. Al momento non ci rimane altro.

 L’osceno cerchiobottismo del vignettista del “manifesto”

19 commenti:

rossoallosso ha detto...

io a rossoallosso darei il premio "duro e puro" anche se ha votato Grillo.

P.S.
è morto all'età di 86 anni Shevardrnadze,un georgiano è morto nel suo letto dopo aver diligentemente assolto il suo compito Usraeliano. l'altro georgiano,quello buono,è morto molto prima lasciando purtroppo il lavoro a metà.
E così va il mondo,dobbiamo sperare che i devastatatoriassassiniserialimafiosi siano talmente rigorosi con se stessi da autodenunciarsi al mondo tanto da portare questo alla consapevolezza e rendere totalmente inutili le scenografiche scomuniche papali

Anonimo ha detto...

Putin è solo un porco borghese che si fa i comodacci suoi, figuriamoci se poteva sostenere una Repubblica POPOLARE come quelle del Donbass, gente che ha avuto il coraggio di espropriare l'oligarca locale Avsakov! Ma stiamo scherzando? E' un miracolo se non fa sparare anche da est sui PARTIGIANI COMUNISTI del Donbass.

Anonimo ha detto...

Grazie Fulvio...

alex1 ha detto...

La notizia della presa di Slavianska (sapevo che una settimana fa le truppe "filoeuropeiste" attaccavano l'aeroporto, punto strategico) mi getta tristezza, è dai giorni dell'attacco dei Qatarioti du Tripoli che non ho tanto senso di frustrazione. Mi chiedo cosa ne è degli abitanti di quella città, delle violenze subite da chi è rimasto e dalle condizioni delle migliaia di profughi. Spero sia solo una ritirata, ma il silenzio assoluto dei giornali e dei media mi fa pensare che la verità, per quanto manipolata, non potrebbe non crare alcuni problemi ai "democratically correct" di Bruxelles e nostrani. Non si è ancora arrivati a far passare l'uccisione e le violenze sui "filorussi", compreso bruciarli vivi dentro una sede sindacale come una azione logica e perfettamente normale, (forse perchè ancora la propaganda parla di "un europa di pace"?) ad accusare i loro leader di crimini in quanto le vittime civili e non sono tutte da una parte. Non so se ci sono tante similitudini con la guerra di Spagna, non vedo internazionalisti intervenire a difendere l'Ucraina libera che rivendica anche nei simboli la lotta all'occupante nazista ed ai suoi collaborazionisti di settanta anni fa. Il papa tace, i pacifisti invitano i palestinesi feriti ed umiliati al "dialogo" con i loro aguzzini ma tacciono su questa che non è una guerra etnica, come si vorrebbe far credere, salvo il fatto che il principio di "autodeterminazione" tirato fuori a sproposito per il Tibet e per il Kossovo, va a farsi benedire a favore dell'"integrità territoriale".
Vedo drammatiche analogie con l'aggressione della Kraijna, i cui resistenti furono attaccati dopo aver ricevuto promesse di tregua in cambio di disarmo (unilaterale!) probabilmente sacrificati da Belgrado in cambio di un accordo di pace (Dayton) che non ha impedito ai mandanti di quei conflitti di attaccare la Yugoslavia al cuore nel 1999 e di smembrarla pezzo per pezzo. Putin potrebbe rischiare anche la stessa Crimea, oltre a vedersi arrivare milioni di profughi. Ho paura che, come è stato detto fra i vari commenti, l'esperienza di governo popolare del Donbass abbia preoccupato qualcuno anche a Mosca. Non so se il presidente russo abbia agito cercando un accordo ad ogni costo, non so se merita il "premio Yeltsin", secondo me ha la colpa di non aver neanche formalmente riconosciuto quelle autorità legittime, ma escluse dalle trattative, mentre ha di fatto legittimato il governo golpista. Non credo che in questa fase ci sarebbe stato il rischio di un conflitto nucleare, avrebbe dovuto schierare le come minimo le truppe al confine, mentre il ritirarle ha dato luce verde alle truppe speciali dei golpisti. Non credo inoltre che tale aggressione possa essere avvenuta senza la partecipazione di unità mercenarie o gruppi speciali NATO provenienti dagli stati baltici e dalla Polonia. A proposito della Polonia va ricordato che nel 1920 il governo di Pilduski, regime fascista sostenuto da Francia ed Inghilterra, qualcosa di simile all'attuale governo di Kiev, attaccò la Russia rivoluzionaria portando carestie e distruzioni per centinaia di chilometri all'interno dell'attuale Bielorussia. Tanto per fare un pò di memoria storica.

rossoallosso ha detto...

Ayelet Shaked giovane deputata israeliana terrorista e genocida,sul popolo palestinese:
"Tutto il popolo palestinese è il nemico compresi anziani e bambini,città e paesi,immobili e infrastrutture anche le madri che partoriscono piccoli serpenti"

Nazi per nazi,il Donbass come la Palestina

Segretius ha detto...

Se Putin è un porco borghese noi italiani cosa siamo?
In aiuto di chi ci siamo mai mossi?
Io credo che Putin, non senza sofferenza, sia "fermo" perché è perfettamente consapevole della provocazione us nato, sa che il nemico sta' aspettando la minima mossa per trovare pretesti, sa anche e sopratutto che qualsiasi manovra dovesse intraprendere potrebbe mettere a rischio ben più dell'esistenza della parte russa dell'Ucraina, scatenando un vero e proprio conflitto con conseguenze mostruose anche per noi.
In prima linea "al fronte" ci sono loro, i russi, che in passato hanno dato milioni di vittime anche per noi borghesi di merda; forse siamo proprio noi che dovremmo dare un segnale prendendo una posizione, invece che aspettare l'azione degli altri, l'appello, Fulvio, dovrebbe essere rivolto a noi stessi, invece che investire sulla forza e la coerenza storica di altri.....

Anonimo ha detto...

Turchia? Vicina, ma forse anche conferma degli accordi tra USA-NATO-ISIL

Anonimo ha detto...

Il sistema NATO-USA e governo ombra nazieugenetista ipercapitalista , è piuttosto banalmente distruttivo, interessano manodopera, silenzio (da oppositori), risorse.

Anonimo ha detto...

Sabotare-fermento-caos-depredazione senza rispettare leggi e contemporanea eliminazione oppositori e rincoglionimento utili idioti da pagare sempre meno come vicari e sicari

Anonimo ha detto...

Ascolto RCA 88,9 specialmente il venerdi. Il giornalista che fa la rassegna stampa, non solo letta, ma molto ben commentata, Francesco Rossi [mi sono subdolamente informata sul suo nome] ci ha avvertito...ci faranno fare la fine dei Palestinesi...
Da idea scaturisce idea:
loro "sinistra" tecnica: "capeggiare per affondare": massimo dilemma, infausto sbertin8, napolinontamo, ecc, ecc, ecc. Dobbiamo diventare "i Saggi di NON...." e far loro abba$$are TJUTTE le penne!
morgana la fata "buriana"

Fulvio ha detto...

segretius@
Sono perfettamente d'accordo con te. Bisognerebbe che tutti passassero da una visione particolaristica - e anche emotiva - a una analisi geopolitica.

alex1 ha detto...

Rivoluzione a Mosca? forse se la meritano ma non colorata...I russi non la permetteranno mai. Giusto una settimana fa Radio rai trasmetteve la cronaca della prima rivoluzione colorata (peraltro fallita) quella del 1989 in Cina. Poche centinaia di provocatori, che si sono tirati dietro poche migliaia di illusi con le parole vuote di "democrazia occidnetale, libero mercato" passati per eroi.
al dim la' delleimmagini del ragazzo e del carro armato, che peraltro non gli fa del male (chissa' se I carri armati israeliani fanno lo stesso oggi con I ragazzi di Gaza, ma ho I miei dubbi) sembra che mentre a Pechino la provocazione sia stata piu' o meno pacifica, in alter citta' gruppi armati abbiano attaccato caserme e stazioni della polizia. Chiedo conferma ed ulteriori notizie a chi ne sa di piu' per smantellare, anche a sinistra il mito degli "eroici manifestanti" per la democrazia filo-occidentale. In Russia hanno gia' infiltrato le armate pussy riot e LGBT, credo che I russi, simpatizzanti o meno per Putin, abbiano imparato la lezione. In Italia siamo ancora lontani ancora troppa sinistra "democratically correct" tipo lista Tsipras e similari va dietro a queste esche da richiamo.

alex1 ha detto...

Sul fatto che Putin sia bloccato dal timore di una Guerra di vaste proporzioni non sono cosi' sicuro. Se cosi' fosse vuol dire che la conquista di Mosca e della Russia e' solo questione di tempo e che si stia preparando una "resa negoziata". Neanche la Russia rivoluzionaria del 1920 cedette l'Ucraina a forze ostili, sapevano che lasciare ai controrivoluzionari l'Ucraina e la Crimea significava lasciare le basi per una nuova aggressioni (oltre che le risorse alimentari necessarie per sopravvivere al "cordone sanitario") con I nemici a poche centinaia di chilometri da Mosca.

alex1 ha detto...

Grande Eddie Vedder, uno di quelli che non cedono al politically e democratically correct. Solo pochi mesi fa Bob Dylan fu attaccato dai croati per aver detto che " serbi vedono la Croazia come gli ebrei il nazismo" ed un comico francese di origine nordafricana e' stato attaccato come antisemita per aver osato ironizzare sulla comunita' ebraica. Altri artisti rispetto ad un Benigni, abile e divertente nel passato, ma da quindici anni devoto al democratically correct piu' servile (ridicolo il paragonare la Costituzione Italiana ad Imagine in una trasmissione di un paio d'anni fa od ad inventarsi problemi sul costo degli handicappati ai bambini delle elementari nel film "la vita e' bella, problemi che nessuno di quell'epoca ha mai letto o risolto, per quanto ne so io) per esaltare sempre e comunque i valori della liberta' in chiave occidentalcentrica.

alex1 ha detto...

Ed a proposito di Polonia, alleata di ferro di Obama: rifiuta la Mogherini come responsabile degli esteri. Sarebbe filorussa per voler trattare con Putin riguardo a South stream. C'e' sempre qualcuno piu' realista del re.

Anonimo ha detto...

Quello che stanno facendo ai Palestinesi lo stanno facendo a Me.
E' arrivata l'ora per gli Atei, per la Nostra e la Vostra sopravvivenza, di scatenare l'offensiva contro TUTTE le religioni e contro TUTTE le forme di preghiera ad enti inesistenti, prodotti SOLO dalla mente squilibrata dell'u-mano”. Non è un caso che il loro D'Io è SOLO MASCHIO, padre, pa-drone. Se proprio dobbiamo pregare, preghiamo il Nostro Spirito, quello che ci “anima”le”. Se l'odio di quattro Miao Maio Miao Miao verso i prepotenti a$$a$$ini potesse annientarli, il problema sarebbe risolto. E' una questione di numeri. Ci vorrebbe l'odio di tre per due uguale sei...miliardi di probi u-mani. Gli austriaci, incluso adolfo, non ci hanno MAI bombardato,a parte Bari, sembra; gli $tatunitensi $cudorosso SI. Con bombe non ancora nucleari, bombe ordinarie, quelle in voga nel 1943.
morgana

Sacrabolt ha detto...

@Alex1 sui moti nella Cina dell'89...

il ragazzo colla borsa della spesa ha fermato il carro armato cattivo e tutti i massmedia ci si fanno le pippe da più di vent'anni, mentre se ne fottono di chi ha avuto minor fortuna, come quell'inglese che tentando la stessa cosa, morì sepolta da una ruspa sionista... qui niente pippe anzi censura.

in giro c'è un interessante rapporto sui fatti di Tienammen, in cui si ricava, grazie alle testimonianze raccolte, che effettivamente ci furono molte vittime, ma a diverse centinaia di mentri dalla quella piazza dove un accrocchio di giornalisti narrava i massacri di studenti per sentito-dire. Lontano dagli occhi vogliosi dei nostri sacerdoti della verità, si consumava l'omicidio di decine di militari, inviati per mantenere l'ordine e bruciati vivi quando erano ancora nei bus che li portavano in centro, centrati dalle molotov dei democratici "studenti"; quelli che tentaroo di salvari scappando dai mezzi in fiamme, furono picchiati a morte ed impiccati, sempre dai vogliosi studenti desiderosi di libertà. Diversamente dal massacro-narrato, di questo ci sono anche le testimonianze fotografiche, ma non frega molto a nessuno.
Se dici "tienammen" evochi a chiunque un sentimento di "comunismo brutto". Questa è l'amara realtà.


PS: sul mio sito c'è ancora l'immagine di una delle spedizioni punitive a Gaza. Sono stanco di aggiornarle... stesse raccapriccianti foto, basterebbe ogni tanto solo cambiare la data nella didascalia.

alex1 ha detto...

@Sacrabolt: credo che fosse un'attivista americana, ma "cosa vuoi paragonare" quella era la "ruspa del popolo eletto, unica democrazia del Medio Oriente", che doveva portare i valori occidentali ai "recalcitranti bifolchi" che, infarciti di idee socialisteggianti, panarabe oppure un pò integraliste islamiche devono "imparare la lezione del capitalismo liberale e democratico". Ironie a parte, riguardo i fatti di Pechino nel 1989, mi ricordo benissimo che un cronista Radio Rai, poco prima dell'"attacco dell'esercito" aveva raccontato che i primi soldati che erano penetrati praticamente disarmati nella piazza per tentare un dialogo erano stati circondati, fatti spogliare, malmenati ed umiliati dai "manifestanti democratici". Dopo poche ore questa versione scomparve completamente e si parlò solo di decine di migliaia di morti fra i manifestanti, esaltati come martiri del "sistema comunista" a prescindere. Fermo restando che due dei leader della "rivolta" ai momento della repressione erano già al sicuro negli USA con tanto di status "giusto". All'epoca uno dei pochi che non esaltò quei "giovani" manifestnti che pretendevano addirittura le dimissioni del primo ministro cinese fu lo scrittore Paolo Volponi, attaccato di "veterocomunismo" solo per questo (si era nell'89) da un coro quasi unanime. Mi riferivo nel post precedente ad azioni di gruppi armati in azione in altre città che avrebbero, con la copertura di manifestanti, attacato stazioni di polizia, un pò come accatte a Bengasi in quella "maledetta primavera del 2011".

rossoallosso ha detto...

intervista a Nikolaj Starikov scrittore e storico russo molto vicino a Putin che giustifica le ragioni del mancato coinvolgimento diretto russo nel Donbas, senza farsi mancare futuri scenari.
Che ognuno tragga le proprie conclusioni.

http://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=35&id=2608

altra interessante analisi è qui:

http://www.ortodossiatorino.net/DocumentiSezDoc.php?cat_id=35&id=2703