martedì 28 luglio 2015

Tecnonazisti e Fratelli Musulmani; tutto fa NATO

Tecnonazisti e Fratelli Musulmani

"Quando si presenta una causa e ti rendi conto fin nel midollo che è giusta, ma rifiuti di difenderla, in qual momento incominci a morire. E non si sono mai visti tanti cadaveri che si aggirano parlando di giustizia". (Mumia Abu Jamal)

"Come possono coloro che diffondono i semi del terrorismo combatterlo? Chi volesse combattere il terrorismo potrebbe farlo con politiche razionali e realistiche, fondate sulla giustizia e il rispetto della volontà di popoli di determinare il proprio futuro, gestire i propri affari, restaurare i propri diritti diffondendo conoscenza, combattendo l'ignoranza, migliorando l'economia, suscitando coscienza sociale e promuovendola.". (Bashar el Assad)

Eccomi qua. Bentrovati tutti. Si riparte tra flutti di cianuro domestico e gangster Nato in Medioriente, ma anche a fianco delle recenti vittorie di curdi siriani, patrioti di Assad, Hezbollah, esercito di Baghdad e milizie scito-sunnite iracheno-iraniane.

Notarella domestica. Matteo Renzi, sbruffone e smargiasso da farci sganasciare, intanto fa. E come se fa! Un pallone bucato, ma rigonfiato e ritemprato dal recordman dei genocidi con bonus di infanticidi, nello Stato-più-canaglia-di-tutti. Un Renzinihau, anche Renzibama, tonificato sotto lo sguardo vigile dei suoi angeli custodi, gli israeliti Gutgeld (“Buondenaro”, nomen omen) e Carrai con imprimatur Sion-Nato. Altro che annuncite. E’ subito ripartito, saltando una decina di ostacoli democratici, verso la meta mafio-tecnonazista. Sta rovesciando il paese costituzionale come un calzino e, a parte l’ostinata resistenza dei 5Stelle che, contro lo tsunami della malavita politico-amministrativa-imprenditoriale coalizzata nelle più larghe intese mai viste,fanno quello che possono. Procede su un velluto appena sfrangiato dai vari microrganismi dissidenti dentro e fuori dal suo partito. Visto come fa il campione turco in patria e in giro, Renzi, che non è dammeno a nessuno e sa far primeggiare l’Italia, ne ha subito copiato le misure più significative. Anzi, le ha anche superate: a Erdogan la riforma tecnonazista della costituzione non è riuscita, con l’Italicum e la riforma costituzionale Renzi l’ha umiliato. Che Erdogan impari: bastava evitare lo scoglio democratico del voto e farsi nominare da un proconsole qualsiasi della Cupola finanziaria nazismogena, tipo Napolitano. Renzi accelera. Due sono al momento le sue ossessioni, dopo essere riuscito a far passare, grazie al regime del non-voto, anche il regime del voto da lui prederminato. Così la forma è salva.


Telefonini sì, ma ciechi e sordi quando passa il potente
Non gli basta il parco buoi mediatico che muggisce all’unisono con le sue cazzate. Qualche bue è pur scappato e hai visto mai che si provi a disarcionarlo. Così, dopo la legge che ha messo all’angolo i giudici sotto la scritta “la legge è uguale solo per la plebe” e, se non vi sta bene, vi facciamo processare dai nostri e vi dimezziamo lo stipendio, c’è l’emendamento Pagano (NCD), della componente ultradestra del pappa e ciccia di destra PD-NCD-FI. Lieve correzione della legge sul processo penale che stabilisce che qualsiasi ripresa fatta a chi non lo sa è reato e che spedisce chi  l’ha registrata in carcere fino a 4 anni. Vale per i giornalisti? Un momentino, per alcuni è sembrato troppo. E poi i giornalisti sono ormai quasi tutti felicemente a paga. Vale certamente per tutti gli altri.

Ora, non siamo immersi in un mondo dove chiunque ha per le mani un aggeggio per riprendere, cellulare o telecamerina che sia? E non è grazie a questa diffusione capillare degli strumenti, che abbiamo visto passare tangenti dalle mani di un imprenditore nelle tasche di un politico? O il fuorionda del Favia scilipotizzato? O la meccanica dell’assassinio di Carlo Giuliani e le conseguenti sevizie nella Diaz? O poliziotti che calpestano ragazze atterrate, o strangolano giovani passanti? O truffatori, maghi, imbroglioni, discepoli di Renzi e di tutti i suoi predecessori senza esclusioni, che fregano l’innocente? O certi bastardi che danno fuoco ai Rom? O motovedette che speronano gommoni?  O le orge di qualche farabutto ai domiciliari? O anni di  porcate come registrate dalle Iene, da Striscia o Report? Grazie ai mezzi di ripresa siamo tutti testimoni, siamo tutti giornalisti, l’informazione è sfuggita al sequestro dei potenti e si è democratizzata. Se ora esentano dalla galera quelli iscritti all’albo, non fanno che ridurre di un cincinnino il fenomeno che ha più inquietato gli squali del loro bacino elettorale e gli ufficiali pagatori delle  lobby. Quello del cittadino collaboratore di giustizia. Del pentito di mafia si erano già occupati.

Scioperi? Quando mai!
Testimoni di nefandezze anche i sindacati, almeno nelle espressioni che sfuggono al controllo delle centrali collaborazioniste. Con Pompei e Alitalia è successo il finimondo, la crisi della Repubblica, la spinta nel precipizio, il sabotaggio della nazione e delle sue fortune economiche. A Pompei, nel più disastrato –dallo Stato – dei nostri giacimenti archeologici, lavoratori cui hanno decurtato lo stipendio e allungato l’orario di lavoro, sospendono il lavoro per un’ora di assemblea.Traditori della Patria, affossatori della sua economia. Fuori, per un’ora sotto il sole, le vittime.Turisti, martiri più martiri degli altri gli australiani e i giapponesi, vengono da così lontano e sono anche nostri alleati Nato. Classica inversione dei termini dell’equazione. Il ministro Franceschini , precipitatosi arruffato e trafelato nel sito da lui e dai suoi predecessori affidato allo sfacelo, anatemizza, con sdegno da vero apostolo della cultura i reprobi, causa di un danno “irreparabile”.
E’ il ministro che sovrintende allo sfascio, non solo di Pompei, ma di tutto il patrimonio artistico italiano, che taglia i fondi all’Accademia della Crusca, secolare ed estremo custode della lingua italiana, anche contro i burini monoglotti degli anglicismi del cazzo, che riduce all’impotenza e alla penuria gli istituti del restauro e ogni ricerca, che fa parte di un governo che uccide la libera istruzione, che sottopone le sovrintendenze, custodi del nostro unico oro, a prefetti culturalmente minushabentes, cioè a un governo di analfabeti intellettuali, perché non disturbino le scelleratezze dello Sblocca Italia, che impone a studenti, insegnanti, genitori il tacco di ferro di un preside-Gestapo, commesso scolastico dell’impresa più munifica.

A Fiumicino, hanno scioperato i piloti e assistenti dell’ex-compagnia di bandiera, sopravvissuti alla decimazione degli sfasciatori dell’azienda perché si vendesse a saldi, ma con guiderdone per loro, e ridotti a precari col futuro in bilico sui libri contabili del padrone degli Emirati. Lotta costituzionale  in difesa di lavoro, vita, famiglia, del decoro nazionale. Criminalizzati come nemici della nazione dal coro assordante della stampa e dagli acuti del solista.

Così per tutti quelli che scioperano, salvo che vincano contro il ricatto, ma con pesante diminutio, degli investitori che attribuiscono la solo momentanea soluzione al sodale Renzi. Trattasi ormai di offensiva generalizzata e voluta definitiva contro quest’altro, estremo presidio dei diritti dei lavoratori. Mentre in parallelo, a distruggere i presidi degli ultimi magistrati non normalizzati dal CSM e dagli ukase del regime contro indagini e rinvii a processo e a protezione dei malfattori (centrale del carbone di Vado Ligure, Ilva, ecc.), corre l’offensiva a sostegno e promozione della delinquenza politico-economico-mafiosa organizzata, pilastro del regime. Dice il ducetto gonfiato: “Mai più scioperi selvaggi!”. Dove “selvaggi” è pleonastico, perché, visto l’andazzo giallo di CGIL-CISL-UIL-UGL, lo saranno tutti.


Il Califfo a Brescia
Sugli stessi binari del treno che corre ad alta velocità verso il tecnonazismo, un altro ghiotto pasto da apparecchiare ai suoi promotori: la guerra al terrorismo, come insegnano Usa, Ue e Nato, impagabile pretesto per la stretta delle libertà democratiche su tutti i fronti di classe, specie in vista di ulteriori “interventi umanitari” e dell’adozione del TTIP, trattato di “libero” scambio Usa-UE che ci farà chiudere baracca, con tanto di buonanotte dei suonatori. Ultimo  colpaccio, l’arresto a Brescia di due balordi senz’ arte né parte che, sprovvisti di qualsiasi credibilità e del minimo dispositivo per l’azione, fanfaroneggiavano di militanza e attentati islamisti, e addirittura di far saltare per aria una delle più protette basi militari, quella di Ghedi, con le sue bombe atomiche. Sarebbe come se un non vedente avesse progettato di fare il tiro con l’arco. Più pericolosi per la sopravvivenza dello Stato di chi ha abbattuto le Torri Gemelle. Boccone prelibato per tecnonazisti, anche se roba da Bagaglino, ma diventata, nell’apoteosi della paura celebrata da politici e media, minaccia mortale di ritorno dei mori e utile pretesto per partecipare allo scontro di civiltà con bombe fuori e Stato di polizia in casa. Salvini, con le sue intemerate alla trucida contro migranti terroristi e rom untori di peste, serve allo stesso scopo. Quei farlocconi narcisisti sono serviti al’avanzata del processo tecnonazista commissionato al caporale di giornata Renzi dai feldmarescialli del Reich, sono, “si parva licet…”  l’equivalente della false flag delle armi chimiche di Assad a Ghouta, che dovevano servire per rovesciare i marines addosso alla Siria, o le mitragliate jihadiste in Tunisia che hanno facilitato l’ennesima stretta repressiva del governo islamista, con tanto di pena di morte e fine degli assembramenti popolari.

Avanti march, di corsa!
Se non è una grandinata del fare questa? E ne abbiamo trascurato tanti di chicchi di grandine come palle da tennis. Che regalo, quello dell’Espresso, quello del medico delle rughe e del governatore della Sicilia, in cui si roteano coltelli intorno alla gola della figlia di Borsellino! Davanti a tanta infame abbaglio, non  concorreremo tutti a plaudire al pacchetto anti-intercettazioni “tra privati”, o da privato politico a privato mafioso, o dove Boschi chiede a Boldrini:”Che 5Stelle ti sei inchiappettata oggi?” La privacy, che diamine!  Messina Denaro, nel vasto lettone dell’ammucchiata nazionale, può dormire sonni tranquilli. Quale classe politica plurinquisita o condannata oserebbe torcere un capello al socio che sa tutto di lei? E’ tutta questione di accentrare, verticizzare, togliere contrappesi: tecnonazismo. L’ambiente, la salute vanno fatti spremere dagli amici fino all’ultima goccia di linfa o di sangue? E allora via il Corpo Forestale dello Stato, con quella sua mania di protezione preventiva della salute ambientale e umana. Incastriamolo nella Polizia di Stato. Ha davvero rotto i coglioni a proteggere orsi marsicani, o fringuelli da trappola, a scoprire Seveso, l’avvelenamento Edison dell’Abruzzo, le piogge d’amianto, a mostrarci il Golfo dei Poeti di Spezia trasformato in discarica tossica (su questo abbiamo lavorato insieme) e denunciare il traffico mafio-massonico-militare del rifiuti tra La Spezia e i paesi oltremare, o tra i fornitori europee di scorie e il fondo del nostro mare. Ma le cliniche private e le case farmaceutiche che ci stanno a fare?

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Un solo Gauleiter per tutti
Quanto alla mia vecchia RAI, nella quale, mentre tutti belavano, qualcuno poteva ancora cinguettare, la fusione di reti, tg, sigle, programmi, personale, avviata da Monti con l’inizio del percorso extra-elettorale della “sinistra”- destra culo e camicia, con Renzi  si è sublimata in Te Deum a reti unite. Era inevitabile che, sulla falsariga preside-castigamatti rispondente solo al potere economico via potere politico (e viceversa), dal balcone di Renzi prendesse il volo in direzione Viale Mazzini il megadirettore galattico su poltrone di pelle umana vaticinato da Fantozzi. Pelle di dipendenti e utenti. Non risponderà più agli scorticati, o ai loro vindici in parlamento, o nel paese. Come il preside, il sovrintendente alle belle arti, il comandante della Guardia Forestale, il CSM, il generale della finanza, il direttore del giornale e tutti gli altri corpi celesti che ruotano attorno al sole, risponderà, direttamente, a voce alta e sbattendo i tacchi, al Grande Maestro dell’Universo.


Sfogliati dalla margherita tutti i possibili  “t’amo” democrazia, diritti, ambiente, libertà, non rimaneva che il petalo “t’amo” salute. Era ora, visto che eravamo ancora davanti alla Grecia, ultima in Europa, nella spesa per la salute dei propri cittadini.  Ci ha pensato Beatrice Lorenzin, showgirl di prima fila dello spettacolo renziano, anche lei docile strumento nelle mani del solito terminator Gutgeld. Via l’ennesimo taglio alla possibilità del cittadino di curarsi dalla pesti sparse dagli untori di sistema. Altri 7 miliardi tolti alla sanità pubblica in tre anni. Via ospedali di vicinanza, si arrangino gli infartuati a fare i chilometri di Pino Daniele. Via i nosocomi che non producono profitti almeno quanto Veronesi. Medici puniti se ti prescrivono cure, esami e analisi non ritenuti necessari dal consulto d’eccellenza dei primari Lorenzin-Buondenaro. Stipendio dimezzato ai “medici che sbagliano”, come ai giudici e a chi filma o intercetta nefandezze. Niente ricoveri dove non ci sono posti letto almeno quanti ne vanta  l’Hilton  e niente riabilitazione a chi sa ancora trascinarsi su quattro zampe. Quanto ti viene concesso lo decide il governo, su indicazione delle  lobby. Si chiama eliminare gli sprechi.. Chi siamo noi a pretendere cure quando, nella patria di ogni bene, 50 milioni di cittadini, medicare o non medicare di Obama, non hanno accesso alla sanità? Via un po’ di anziani, non può che favorire la crescita, non siamo il paese più vecchio del mondo? Malthus se la ride.


Fratelli musulmani, figli e nipoti  
Altra nota sui fatti del giorno, fonte di infinite cazzate di commentatori e analisti a corto di un minimo di competenza, o impegnati nel depistaggio che impedisca di individuare attori e giochi. I quattro dipendenti della Bonatti rapiti in Libia lavoravano su commissione ENI alle strutture petrolifere di Mellitah, in zona interamente controllata dai Fratelli Musulmani di Tripoli e dalla più feroce delle milizie anti-Gheddafi, gli scuoiatori di neri di Misurata, che è poi anche la zona dalla quale parte il 90% dei migranti, altro strumento islamista per fare pressione su Italia ed Europa. Rapimenti e traffici di profughi sono le pedine di un gioco geopolitico che ha per obiettivo, primo, l’estromissione della compagnia petrolifera italiana dal suo attuale quasi-monopolio di gas e petrolio libici, a vantaggio di francesi e statunitensi e, secondo, un ricatto a Roma perché abbandoni il sostegno al governo laico di Tobruk, riconosciuto da tutti, regolarmente eletto e sicuramente meno maleodorante dell’altro. Non che qui si voglia difendere un ENI che ha per oggetto sociale la trasformazione di  territori in pozzi neri e del mondo in camera a gas. Ma che siano gli Usa a fargli causa per tangenti, gli Usa le cui Exxon o Chevron si vanno da decenni comprando i governi di tutto il Sud del mondo, è come dare il Premio Nobel per la pace a Obama e definire guerrafondaia la Russia.

Logica, logistica e obiettivi di tutto questo vanno fatti risalire ai Fratelli Musulmani di Tripoli, sostenuti dal Qatar che sponsorizza, insieme alla Fratellanza, tutte le sue emanazioni jihadiste in Libia, Siria, Egitto, Nigeria, Iraq e Yemen. I golpisti di Tripoli si ritrovano isolati dopo che il mediatore ONU, Leon, è riuscito a far accettare alle varie parti in conflitto l’accordo per un governo di unità nazionale. Accordo boicottato ancora una volta dai delegati del Qatar e dalle loro milizie jihadiste, le bande terroriste di Misurata  e i nuovi mercenari dell’ISIS. Fiduciaria, fino all’estromissione del despota Morsi per volontà di 20 milioni di egiziani, firmatari della petizione anti-Morsi e poi protagonisti di una rivolta di massa per la rimozione di chi imponeva la Sharìa insieme al divieto di scioperi e manifestazioni, la Fratellanza passerà alla storia come la madre dei terrorismi jihadisti di ogni denominazione, origine e sigla. Terrorismi impulsati e foraggiati dal Qatar, reclutati, addestrati e armati dalla Turchia del Fratello Erdogan e, con attenzione anche alle alternative, dalla più astuta Arabia Saudita, tutti sotto il madrinaggio di USraele. Si tratta della linearità storica di un’organizzazione fatta nascere dagli inglesi contro il movimento anticolonialista e nazionalista egiziano degli anni ’20, tenuta in vita nella clandestinità dai maestri terroristi di Cia e MI6 contro gli antimperialisti socialisti Nasser, Gheddafi, Assad, poi rilanciata dagli Usa a ricambio di amici tiranni non più sostenibili e, infine, armata di ventura per la destabilizzazione e il caos creativo in tutta la regione.

Il terrorismo jihadista nel Sinai, con ininterrotte stragi di militari e civili egiziani, gli attentati all’autobomba al Cairo e in molte città del paese, lo scatenamento della barbarie di Al Nusra, da qualche tempo riabilitato in Occidente (vedi il comunicato dell’Assopace, i reportage di Formigli a “Piazza Pulita” ) in funzione di presa di distanza  dall’ altrettanto sanguinario ma meno controllabile (?) Isis, le efferatezze di Boko Haram in Nigeria, alibi per l’appena annunciato intervento militare Usa nel più grande Stato petrolifero africano da spezzettare, fino alla strage di curdi a Suruc in Turchia, hanno quell’unica matrice. E ora il Fratello Erdogan, psicopatico tiranno massacratore del proprio popolo, oltreché dei curdi del PKK e di Kobane, indubbio mandante di Suruc, ha fatto il botto che rasserena l’intero Occidente.  Grande exploit. Dopo aver per anni, sotto egida Nato e con il concorso di quattrini e armi del Golfo e della protezione di Israele, assalito la Siria con i suoi surrogati Isis e Al Nusra, aderisce alla coalizione internazionale che finge di bombardare lo Stato Islamico e le concede, all’uopo, la base di partenza di Incirlik. Fantastica sceneggiata della “comunità internazionale” con due copioni leggermente divergenti sul piano tattico, ma omologhi su quello strategico.

Per sfasciare gli Stati nazionali laici e multiconfessionali, oggi uniti nel fronte scita (ma, in Iraq, con crescenti apporti sunniti), per l’imperialismo occidentale occorre arrivare a mini-entità etnicamente coerenti, curda, scita e sunnita (tripartizione di Libia e Iraq, spartizione della Siria e del Libano), secondo il modello disegnato da Israele nel rapporto del grandisraelista Oded Yinon del 1982. Da questo punto di vista il Kurdistan iracheno, colonia USraeliana, è già la materializzazione dello squartamento dell’Iraq. Quello siriano, dovrà costituirsi in elemento di disgregazione della Siria (a dispetto del fatto che quelli della Rojava sono alleati sul campo e in politica di Damasco e non prefigurano alcuna indipendenza statuale (che gli viene attribuita strumentalmente dagli analisti occidentali) , ma solo quell’autonomia all’interno della Siria, già concordata con il governo di Assad.  Proprio in queste ore, nella riconquista della città siriana di Hasakeh, truppe siriane e milizie YPG  combattono insieme contro i jihadisti. Succede da anni. .Alle bande del Califfo impegnate nel Nord di Siria e Iraq e a quelle di Al Qaida-Al Nusra (assistite dai bombardieri, dalle armi e dalle cliniche di Netaniahu), spetta il compito del  caos creativo nelle zone non riservate ai protettorati curdi e tuttora disputate ai governi nazionali di Damasco e Baghdad. Se davvero a volte la Coalizione le colpisce è perché devono attenersi alla distribuzione di territorio come ordinata dai mandanti.

Il macellaio turco, asso della Nato

Soluzione sgradita al neo-ottomano subimperialista Erdogan, insofferente al costituirsi di para-Stati curdi a rafforzamento delle istanze indipendentiste dei curdi PKK. Istanze che hanno ripreso vigore nella reazione alla sanguinosa repressione del sultano, a dispetto dei cedimenti di Ocalan e della creazione in vitro di un parallelo partito curdo, compatibile e compromissorio, l’HDP dello Tsipras turco, Demirtas. E così Erdogan, copertosi, con finti attacchi ai suoi compari dell’Isis (figuriamoci se, dopo averli allevati e usati per anni contro Damasco, ora gli si rivolta contro: mal gliene verrebbe), verso la simulazione occidentale di una guerra all’Isis, dove si bombarda il deserto dalle parti del Califfo, ma si colpiscono infrastrutture e civili siriani, Erdogan stermina i curdi “cattivi” in Turchia, Siria e Iraq, rastrella migliaia di oppositori, ammazza manifestanti. Ottiene a compenso della farsa anti-Isis, l’agognata “non fly zone” di 50 per 90 km all’interno della Siria. “Zona cuscinetto” dove far arrivare finalmente gli scarponi neo-ottomani, al comando delle Forze Speciali Nato. E non ha perso, il tiranno turco: suoi carri armati sono penetrati e vengono affrontate in queste ore dalla resistenza curda e araba siriana.

Dell’intero gioco delle parti il nodo cruciale, condiviso tra Turchia, Israele e la Coalizione, era questo. Si aprono scommesse su quanto tempo debba passare prima che nella “zona cuscinetto” quattro sguatteri siriani “moderati” possano proclamare la nascita di un “governo democratico” su territorio siriano, che tutti riconosceranno e che la Nato non potrà non esimersi dall’assistere nella “liberazione” del paese. Al Califfo, capitano di ventura al soldo dei Fratelli Musulmani e degli zii occidentali, si assegnerà quanto basta a tenere sotto pressione chiunque devii dalla retta strada, in Libia, Siria, Iraq, Africa, paesi ex-sovietici, Xinjang. Gli saranno garantite le rette dei petrolieri e dei trafficanti di carne umana. Per noi, nel resto del mondo, deve rimanere il Golem che giustifichi ogni fase della marcia al tecnonazismo e ogni fregola di guerra della Nato.

Il supercaliffo turco: “Ah se non ci fosse il “manifesto”!
Di tutto questo ci fa una rappresentazione onirica l’inviato dei FM nel “manifesto”, Giuseppe Acconcia (meglio A-sconcia), implacabile nelle falsificazioni pro domo del suo delfino islamista. Barcamenatosi per un po’ in Kobane tra il doveroso omaggio ai combattenti YPG, impostogli da un giornale e dal suo vasto bacino radical-chic, che adora i combattenti laici e socialisti, quando curdi, e li detesta quando siriani, e la sua irresistibile passione per i Fratelli Musulmani che i curdi li vogliono spazzare dal presente e dal futuro, è presto tornato al ruolo di portavoce dell’islamismo politico, purchessia. Una voce del coro miserella, ma affidabile. Quanto quelle dei fan della civiltà occidentale e della sedicente “società civile” e collaborazionista afghana, Battiston e Giordana, o quella dell’osceno carchiobottismo squilibrato di Pieranni tra Kiev, russi, cinesi e rivoluzionari del Donbass. Una pagina esteri in cui, tra marosi sempre più alti e inquinati, riescono ancora a veleggiare residui corsari della verità come Dinucci, Giorgio, Colotti. Buona fortuna!

Così il Fratello Erdogan e il suo partito sciovinista e razzista, che stanno fascistizzando e fondamentalistizzando lo Stato, con l’eliminazione di poliziotti, magistrati, giornalisti non ossequiosi e con la repressione nel sangue di ogni opposizione, vengono gratificati di “Islam moderato”, al pari dei terroristi jihadisti in Egitto e Tripolitania. Si sente, dal profondo del cuore, un malrepresso giubilo per il consolidarsi dell’alleanza teocratica, subimperialista e paranazista, tra Turchia. Arabia Saudita e Israele, da sempre sogno Nato. E con voluttà, il vaticinatore di una Sharìa anche in Italia e nel mondo, ripropone nel giornale le bischerate dell’emittente del padrino qatariota, Al Jazeera, quando, con doppio salto mortale carpiato, addossa al governo laico di Tobruk il rapimento dei quattro operatori petroliferi italiani, prelevati a 1000 km di distanza sotto il patrocinio dei cari Fratelli di Tripoli. O attribuisce ad Assad le armi chimiche fornite ai jihadisti dall’Arabia Saudita e dalla Turchia. O, partendo da quella che giudica la ricomparsa sulla scena da protagonista dell’Iran, grazie all’accordo con gli Usa, delinea un radioso futuro islamista per l’intera regione, una volta tolto di mezzo l’odiato Egitto di Al Sisi, grazie all’intesa tra i grandi delle confessioni musulmane, Iran e Arabia Saudita. Ayatollah e califfi per tutti. Sogni di un amico del giaguaro cui dovrebbe essere riservata una prospera vita da pensionato a Dubai.

Srebrenica e Radio B-92, fari del quotidiano comunista
Del resto il “quotidiano (anti)comunista”, che nel suo pollaio cova a ripetizione microrganismi sinistri dalla vita di una mosca,  non stende tappeti rossi a reazionari, controrivoluzionari, non amplifica la vulgata imperiale rovesciando la sinistra nella destra solo attraverso le incursioni islamiste di Acconcia. I casi e gli stenografi del processo sono innumerevoli. Vorrei, in un prossimo articolo, ritornare sulla sequela di oscenità manifestaiole che hanno imbrattato i lettori intorno alla data della ricorrenza di Srebrenica. Ancora una volta il “manifesto” si è crogiolato nel veleno che, nell’ unanimità con tutto il cocuzzaro mediatico al servizio delle “guerre umanitarie contro le dittature”, sparge sulle menti dei dabbenuomini suoi lettori, avallando la False Flag perpetrata dalla Nato e dal suo manutengolo fascista e integralista Izetbegovic. Ma se, con tanta buona volontà e una parte anche nostra di dabbenaggine, questo stupro della verità potrebbe essere attribuito a pigra e ignorante ripetizione delle balle di chi deve coprirsi dall’accusa di aver disintegrato e raso al suolo un paese libero e antimperialista, il paginone in ultima sulle glorie, lamentevolmente defunte, della radio belgradese B-92 qualifica il foglio di collaborazionismo duro e puro.

La ricordate, quella radio, lasciata sopravvivere e spargere menzogne da un troppo democratico Milosevic, con cui predecessori in tute bianche della grottesca brigata Kalimera in Grecia, stabilirono gemellaggi. Quella dalle cui finestre piovvero proiettili di ogni genere e insulti al corteo di anziani partigiani serbi che celebravano la vittoria serba contro il nazismo. Quella i cui redattori scendevano in piazza a rompere la testa ai manifestanti con la scritta “Target” sul petto? Quella facente parte del circuito Cia di Radio Liberty e Radio Free Europe (lo stesso per cui lavorava la “martire” Politovskaja), governato da Amsterdam e finanziato dal noto diritto umanista George Soros. Quella che, nelle fasi finali dello stupro della Jugoslavia e della distruzione della Serbia, blaterò al mondo le glorie degli sguatteri Nato di Otpor, becchini del loro popolo e successivi protagonisti, riccamente prezzolati da Cia e National Endowment for Democracy, di tutte le rivoluzioni colorate in paesi da ricondurre all’obbedienza. Proprio quella. Quella che una paginata di escrementi celebra come grande, glorioso, nobile monumento alla professione giornalistica e all’integrità politica e morale.


Non resta che la nausea. Quando l’avrò superata, ne scriverò meglio. E ce la vedremo anche con i turiferari del nuovo e gentile Obama, mentre copre di coriandoli diplomatici i  i corpi infettati della libera Cuba e del libero Iran, e salva dalla cacciata dall’euro, voluta da Schaeuble, la cara Grecia, fedele militante e generoso acquirente Nato, indispensabile fortezza Bastiani al limite del deserto dei Tartari. Garantisce il fido Tsipras. Conferma il suo ministro della Difesa, l’ultradestro Panos Kammenos, che, con i gangster del vertice Nato in Turchia, gorgheggia “We are the children, we are the future” e giorni fa, sottobraccio in Israele al collega mass killer Moshe Yaalon, inneggia alla sempre più stretta integrazione militare tra Grecia e Israele. Roba succulenta per Nato e Israele, con un paese che per il militare spende il 7,5% del budget (il triplo degli altri europei). Del resto, non aveva promesso fin dall’inizio, il rivoluzionario Tsipras, che nella Nato ci stava bene e bene ci sarebbe rimasto? Non aveva nominato a luogotenente d’Italia la compagna Spinelli, scilipoti radicalchic, ma di indefettibile matrice siondebenedettiana e Bilderberg?  Inezia che agli strafatti di Syriza della Brigata Kalimera deve essere sfuggita.

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