giovedì 25 febbraio 2016

SIRIA, LIBIA, EGITTO, PUPAZZI E VENTRILOQUI

Siria, Libia, Egitto, pupazzi e ventriloqui

A timpani sfondati e vista annebbiata
La forsennata baraonda intorno ai diritti di circa 7000 cittadini italiani, legittimi secondo i più, aberranti secondo i meno, ma dove i bambini si devono conformare alle preferenze degli adulti, bene o male che gli facciano, ci ha inflitto un acufene bilaterale che ci tappa le orecchie a qualsiasi altra percezione. Fosse anche quella che riguarda, che so, 180 tra donne, bambini, uomini, polverizzati a Damasco e a Homs dagli attentati di un mostro jihadista made in West che, in fuga sul campo militare, si rifa macellando civili. Già nel 2012 avevo visto Homs liberata e i miliziani in fuga rifarsi con stragi terroristiche a Damasco, dove m’è saltato accanto un palazzo mentre un autobus volava fin sopra a un viadotto e per strada c’era più sangue che asfalto (vedi “Armageddon sulla via di Damasco”). Gladio, Cia, Mossad e servizi vari l’hanno insegnato da tempo: non sai come uscire dall’impasse, devi aprirti una via di fuga, o di guerra? Fai saltare per aria un po’ di gente e palazzi e avrai, sia il consenso delle masse, sia la loro sottomissione alle “misure di sicurezza”.

lunedì 22 febbraio 2016

MOBILITIAMOCI CONTRO LE GUERRE

Nell'imminenza della guerra alla Libia, ordinataci dalla Nato, per tornare a distruggere e depredare quel paese e alla luce della sempre più massiccia aggressione della coalizione Nato-Israele-Golfo a Siria e Iraq, cui si oppone la vittoriosa resistenza del popolo siriano, assistito dalla Russia, il COMITATO NO GUERRA NO NATO diffonde questo volantino. Invitiamo a riprodurlo e a distribuirlo ovunque.



BASTA GUERRE!

L'Italia, dopo aver occupato, depredato e massacrato la Libia dall'invasione del 1911 allo sterminio del 2011, si appresta, ancora con la NATO e sotto comando USA, a una nuova guerra contro il paese africano.

Le precedenti incursioni della sedicente "comunità internazionale" hanno ridotto una nazione prospera e pacifica in un ammasso di rovine, lacerato da cento fazioni, percorso da bande di predoni, tutti impegnati a depredare i libici delle loro risorse petrolifere e idriche.

Il parossismo bellico di Turchia, Qatar e Arabia Saudita, strumenti di USA, NATO e Israele nella frantumazione degli ultimi Stati della regione che non accettano la dittatura colonialista, la Siria e l’Iraq, prospetta l’apocalissi di una conflagrazione mondiale.

Dopo aver utilizzato i cosiddetti “dittatori arabi” come pretesto per le loro aggressioni, questi paesi ora fingono di voler combattere il jiadismo terrorista di Isis e Al Nusra, da loro stessi creato e diffuso dall’Africa al Medioriente, dall’Asia all’Europa, in una spaventosa escalation di crimini di guerra e contro l’umanità.

Un apparato mediatico bugiardo, legato alle centrali del bellicismo imperialista e alle sue industrie delle armi, sostiene una serie ininterrotta di aggressioni nel segno di un nuovo e più letale colonialismo che distrugge Stati, stermina popoli, provoca l'immensa tragedia dei rifugiati, volge in distruzione e morte quanto viene sottratto a ospedali, scuole, welfare.

Il governo italiano ci rende corresponsabili di questo immenso oceano di sangue. La nostra Costituzione lo rifiuta. Le guerre d'aggressione sono il massimo crimine contro l'umanità. I popoli hanno diritto all'autodeterminazione. Sosteniamone la resistenza. Fermiamo gli assassini. Via la NATO, via le basi USA dall’Italia.

COMITATO NO GUERRA NO NATO

venerdì 19 febbraio 2016

GRIMALDI VERSUS CREMASCHI e viceversa

Inoltro un amichevole ma rigoroso scambio epistolare tra me e Giorgio Cremaschi su temi che agitano i preparativi per la prossima manifestazione contro la Nato e le guerre, a partire dall'appello formulato da Eurostop. Credo che possa stimolare riflessioni e prese di posizioni.
Fulvio



From: Fulvio
Sent: Friday, February 19, 2016 12:37 PM
Subject: Re: [nowaroma] I: Re: (ComitatoNoNato) Fwd: 12 marzo

E grazie anche a te, caro Giorgio, con queste premesse sono sicuro che marceremo ancora insieme, anche se guardando a volte verso orizzonti diversi.
Però una cosa: che da sindacalista verresti ucciso in Egitto viene smentito proprio da Regeni, che frequentava riunioni, assemblee e personaggi dei sindacati, soprattutto di quelli detti "indipendenti". Tutti ancora vivi e attivi pubblicamente. Semmai i sindacati e gli operai vennero perseguitati, fino alla proibizione di tutti gli scioperi, dal Fratello Musulmano Morsi.
Sul povero Regeni, vorrei chiedere a te a tutti i media che ne esaltano le virtù di militante per la democrazia e i diritti umani, cosa ci facesse a lavorare a tempo pieno in una ditta privata britannica di spionaggio (lo chiamano "consulenza per multinazionali e governi"), "Oxford Analytica", retta dall'ex-capo dei servizi segreti britannici e da John Negroponte, il serialkiller di massa che imperversava con i suoi squadroni della morte contro le popolazioni civili dell'America Latine dell'Iraq.
Un abbraccio,
Fulvio

mercoledì 17 febbraio 2016

NATO-SIRIA: BLUFF O SALTO NEL BUIO? REGENI-EGITTO: ALTRO CHE AL SISI, JOHN NEGROPONTE!




Scherzano, o preparano l’apocalisse?
In molti esprimono, sui recenti movimenti degli aggressori della Siria, un’opinione “moderata”, come dire, non allarmistica, tutto sommato ottimistica. Il pandemonio scatenato sui bombardamenti degli ospedali non sarebbe che la ripetizione di vecchie provocazioni false flag per mettere in difficoltà i russi. Gli Usa, visti come divergenti rispetto agli indemoniati cani da guerra turchi e sauditi, premono per tirare il fiato, la Merkel spara a salve con la sua richiesta di una no-fly zone attorno al confine, dato che gli europei non la seguono e il suo soffietto ai latrati di Erdogan sarebbe solo un trucco perché il nazisultano blocchi  a casa sua i rifugiati. Altri si sentono rassicurati dal fatto che “oggi il mondo sa che sul campo siriano ci sono anche i terroristi” (ci sono solo quelli!) e danno la colpa ai gruppi terroristi della mancata accettazione di cessate il fuoco che Putin e Obama avrebbero concordato.

lunedì 15 febbraio 2016

MESSICO, ANGELI E DEMONI NEL LABORATORIO DELL'IMPERO



In allegato copertina e manchette del docufilm "MESSICO, ANGELI E DEMONI NEL LABORATORIO DELL'IMPERO"
 
La visita del Papa ha riportato alla ribalta il Messico, uno dei paesi più devastati del mondo. Mentre Bergoglio stringe la mano al presidente Pena Nieto e si diverte con lui indossando un sombrero, 13 persone inerme sono state uccise dal narcotraffico.
Il Messico è totalmente alla mercè delle multinazionali Usa e del Pentagono che è presente con le sue forze speciali e assiste l'esercito, la marina e l'aviazione messicani nella cosiddetta "guerra al narcotraffico" che non è che il pretesto per militarizzare il paese e reprimere, a forza di stragi (vedi i 43 studenti dello Stato di Guerrero), ogni insubordinazione sociale.
 
Con il NAFTA,, trattato di libero scambio firmato nel 1994 tra Usa, Canada e Messico, modello del TTIP in preparazione tra Usa ed Europa, il Messico ha svenduto la sua sovranità, l'ambiente, i diritti dei lavoratori, la legalità repubblicana. Il TTIP prepara un destino ancora più nefasto all'Europa.
Presidenti come Calderon e Pena Nieto sono padrini e complici del narcotraffico che imperversa impunito da un capo all'altro del paese.
 
Mentre nel mondo le donne si mobilitano per il "Giorno del Miliardo" contro la violenza sulle donne, in nessuna occasione si parla delle principali vittime delle guerre Nato, dal Medioriente all'Africa e all'Asia, che sono le donne. Nè si parla del Messico, capitale mondiale del femminicidio.
Il Messico è nostro alleato nella cosiddetta "Comunità Internazionale"
 

Il Nafta ha prodotto 56 milioni di poveri, il 47% della popolazione, 27mila sono le sparizioni forzate da quando Pena Nieto è presidente, 120mila sono i morti ammazzati sotto le presidenze di Calderon e Pena Nieto, al 92% rimaste non indagate e impunite. 109 sono i giornalisti uccisi, 20 gli scomparsi, 4000 le denunce di torture negli ultimi 14 anni. Dal 2005 al 2014 sono scomparse 4.300 donne. Nel solo stato di Città del Messico vengono uccise 7 donne al giorno. Il governo effettivo del territorio è in mano ai cartelli dei narcos, nel pieno consenso delle amministrazioni e del governo.
 
Tutto questo viene nascosto sotto le celebrazioni per la visita del papa che, sì, denuncia il narcotraffico, ma non fa riferimento ai suoi complici statali interni e statunitensi, che comprendono una gerarchia ecclesiastica in perfetta simbiosi con il potere.
 
Tutto questo e molto di più è documentato e illustrato nel docufilm di 90' "MESSICO, ANGELI E DEMONI NEL LABORATORIO DELL'IMPERO", l'unico documentario italiano e, forse, europeo, che racconti questo Messico, alla mano di testimoni, vittime, protagonisti della resistenza politica e sociale, viaggiando dal Nord di Ciudad Juarez, al cuore della ribellione popolare in Oaxaca, al confine con il Guatemala da dove invadono il Messico centinaia di migliaia di migranti in fuga dai loro paesi saccheggiati dagli Usa, per diventare manovalanza dei narcos, morire, o finire sparati dalle guardie su entrambi i lato del muro tra Usa e Messico. Il film prefigura cosa sarà l'Italia se passa il TTIP.
 

IL film si può richiedere scrivendo a visionando@virgilio.it.

sabato 13 febbraio 2016

VESSILLIFERO ROSSO DELLA FALSE FLAG NERA - E Soros traccia il solco.



Monaco 1938-2016
La sciarada è in enigmistica lo schema per cui unendo due parole se ne forma una terza: X+Y = XY. Capirai che impresa. Di conseguenza è anche il modo per dire di una chiacchierata che non porta a niente, si arrotola su se stessa. E quello che abbiamo visto a Ginevra, poi a Vienna, poi di nuovo a Ginevra e, ora, a Monaco. Con i gufi che già strillavano alla Monaco della resa, rianimando il patto di Monaco del 1939 con Chamberlain che avrebbe ceduto a Hitler, con le conseguenze immaginabili. A parte il fatto che gli anglosassoni, allora e fino a qualche anno dopo, speravano che la Germania di Hitler costituisse un baluardo contro l’assai più temuta URSS, e le si avventarono addosso solo quando divenne manifesto che quel baluardo si sbriciolava (e anche perché i tedeschi rompevano ai colonialisti inglesi in Africa), la Monaco dell’altro giorno rappresenta, come i negoziati precedenti, una sciarada. La chiacchierata finisce con un OK, vocabolo nuovo, ma con dentro le stesse parole di prima. 

I siro-irano-russi che avanzano e vanificano l’intero disegno del Nuovo Medioriente, gli statunitensi (con Israele sulla spalla destra) che non se la sentono di finire nel pantano in fase pre-elettorale, i francesi che non ce la farebbero mai da soli, i turco-sauditi che se la vedono proprio male, anche internamente, se tutto quanto hanno combinato in 5 anni, mettendo in piedi lo sfracello Nusra-Isis e appendici terroristiche, non portasse alla cancellazione perlomeno della Siria. Sono questi ultimi a spingere per l’intervento di terra. Ridicolo quello delle armate raccogliticce di Riyad, svaporerebbero al primo impatto con i ben altrimenti motivati combattenti patriottici. Lo si è visto in Yemen, dove, dopo un anno di bombardamenti a tappeto e di blocco genocida,  stanno sempre lì e subiscono i contrattacchi Huthi sul proprio territorio. Più credibile quello turco, seconda forza Nato dopo quella Usa, ma anche lì c’è da aver dubbi sulle motivazioni di soldati che vedono la propria gente a casa massacrata da uno pseudo sultano pazzo.

Così X dice basta bombardamenti, Y replica basta terroristi e XY resta a vedere cosa capita sul terreno. Con curdi, o divisi, o paraculi, un po’ con gli Usa, un po’ con Mosca e in ogni caso in fase di espansione su territori arabi; terroristi all’orecchio di Ankara e del Golfo che, scappando, gridano “prima via Assad”, Assad che, sacrosantamente, dice prima va liberata tutta la Siria, “ribelli moderati” che nessuno sa dove si trovino, ma figurano al primo posto nell’agenda occidentale. Intanto Aleppo e le vie del Nord e del Sud venngono sgomberate dalla feccia mercenaria e, al momento, ai colpevoli di tutta la tragedia non resta che attivare gli sguatteri mediatici perché frappongono ai giusti la muraglia dei "milioni di profughi siriani bombardati dai russi". Stiamo a vedere.

L’altra faccia della medaglia canaglia: assalto all’Egitto
Alla testa della falange macedone lanciata contro l’Egitto e contro i rapporti Italia-Egitto stanno i tre giornalon La Repubblica, La Stampa, il Corriere della Sera, voci del padrone  euro-sion-atlantico. Ma davanti a loro, brandendo il vessillo  della guerra al “dittatore sanguinario”, già serbo poi ripetutamente arabo, zampetta impettito il “manifesto”. Mentre, di fronte alla manifesta assurdità delle teorizzazioni sulla morte di Giulio Regeni, i giornaloni stanno abbassando gradualmente i toni, magari spostandosi sull’altro versante Cia-Mossad anti-arabo, quello di Aleppo e dei “bombardamenti russi sui civili”, il “quotidiano comunista” li innalza al diapason. Un articoletto arrivato in redazione a metà gennaio, viene riesumato, contro la volontà della famiglia (che ha la dignità di non prestarsi a basse manovre) e pubblicato il giorno dopo il ritrovamento del corpo. Tanto per ribadire che Regeni bazzicava con chi non era simpatico al regime e perciò dal regime è stato tolto di mezzo.

In queste cose Soros è una garanzia
E’ un enorme castello di sabbia che le più agguerrite firme del giornale vanno costruendo, con per punta di diamante il Fratello Musulmano Giuseppe Acconcia, anche lui, come Regeni, con retroterra “American University”, ma anche “Opendemocracy”  del bandito George Soros, nientmeno (e si capisce tutto). E se qualcuno va sospettando che l’accademico friulano di formazione anglo-americana possa essere stato una spia, un padrino come Acconcia non è figura da attenuare tali sospetti. Fondamenta dell’edificio di sabbia, muri portanti e architravi, sono composti da capisaldi lessicali della giurisprudenza come “potrebbe”, “sarebbe”, “probabilmente”, “forse”, “secondo testimoni”, “sembrerebbe”. Misero brecciolino che la prima onda pulita si porta via.

George Soros

Mentre si arrampica sugli specchi della totale mancanza di prove per le sue accuse al presidente egiziano Al Sisi, il forsennato colpevolista a tutti i costi, con un calcolo delle probabilità tutto virtuale, finisce col trarre sostegno alla sua tesi preconfezionata dell’”assassinio dell’oppositore” dalla “provata dimensione orripilante della repressione di regime”. Se non è stato Al Sisi in persona a strappare le unghie a Regeni, saranno stati i suoi sgherri, o i suoi corpi separati. Massimo impegno, nella costruzione dell’eroe e martire sbranato dal mostro golpista, viene dato alla caratterizzazione della vittima come militante di sinistra, temerario oppositore che doveva celare la paternità dei suoi articoli (cosa che in Egitto nessuno dei pur virulenti critici del governo fa), era costantemente preoccupato, che si trovava tra tanti oppositori diretto alla celebrazione dell’anniversario della rivoluzione e fu vittima di una retata…. 

Tutto falso, smentito dai genitori e frettolosamente rivisto inventando una serata che avrebbe dovuto trascorrere con il suo tutor dell’American University per discutere del dottorato sui sindacati. Ma anche questo puntello al castelluccio di sabbia si sgretola  perché il giovane, quando è stato rapito, stava andando semplicemente a una festa. Si ripiega sulla sua militanza, del tutto presunta, con i sindacati “indipendenti” (islamici), dove, forse, qualcuno l’avrebbe fotografato. Embè, se qualcuno l’ha fotografato alla riunione dei sindacati, non si scappa: Al Sisi lo voleva morto e torturato. Elementare, Watson.

Esagerando si prendono cantonate
Il “manifesto” deve la sopravvivenza alle pubblicità, alle sovvenzioni di Stato e agli inserti di campioni del bolscevismo come Eni, Enel, Telecom, Coop. Gli deve evidentemente qualche riscontro. In questo caso un accanimento forcaiolo sul cattivone di turno che, però, gli annichilisce i neuroni e gli fa credere che quella di non far sparire una vittima del regime in un mistero insondabile per sempre, ma di farla trovare morta ammazzata e seviziata in piena vista, lungo l’autostrada, praticamente  con il dito puntato sul capo dello Stato, è la conferma che quel dito punta bene. E che quindi Al Sisi, oltre a essere una belva antropofaga, è anche fesso.

Il sogno  del Fratello Musulmano

E qui, il giornaletto, vetusta mosca cocchiera delle opposizioni di Sua Maestà, toppa alla
grande. Interpreta la scomparsa di Regeni il 25 gennaio, anniversario di Tahrir, come taffaziana manifestazione di protervia del regime. L’ideuzza che, magari, un rapimento in quella data poteva essere l’astuta trovata di chi al regime voleva assestare un bel colpo, non gli balena. E se gli balena, viene subito cacciata. Perché qui siamo all’inettitudine giornalistica potenziata dal pre-giudizio programmato in sintonia con i grandi burattinai della riconquista coloniale. Ma, a proposito di Eni e compagnia mercante, se la combriccola di Acconcia intendeva compiacere i potentati nostrani di quella riconquista, ha toppato ancora di più. Non si è accorta, non si è voluto accorgere, che il ritrovamento del corpo torturato il 3 febbraio è un’altra coincidenza. C’era al Cairo, proprio quel giorno, la ministra dello Sviluppo Economico, Guidi, e con lei sostavano famelici alle porte del governo i dirigenti di Confindustria, Sace e di 60 imprese italiane. Si trattava di definire i dettagli degli accordi per sette e passa miliardi conclusi quando Renzi visitò Al Sisi. E, guarda il caso, la coincidenza con l’orribile ritrovamento ha fatto sospendere l’incontro e rientrare a casa la delegazione. Il “manifesto” non l’ha notato. I neuroni si
sono voltati dall’altra parte.

Niente valzer con arabi. Moro e Mattei l’avevano appreso sulla loro pelle

Per il momento restano sospesi, non solo i grandi affari che il primo partner europeo e terzo mondiale dell’Egitto contava di concludere. Ma, toh, proprio all’ENI , grande inserzionista del “manifesto”, addirittura con osceni inserti che magnificano le trivellazioni in Basilicata, è toccato il contraccolpo peggiore. Era stata l’Eni ad aver scoperto al largo dell’Egitto il più grande giacimento di gas del Mediterraneo, lo Zhor. Questo non solo avrebbe contribuito all’indipendenza dell’Italia da altre fonti energetiche (in particolare da quella imposta dagli Usa con il gasdotto dal suo protettorato Azerbaijan, il famigerato TAP che minaccia di devastare il Salento) e avrebbe dato forza e prestigio alla compagnia di Stato, ma avrebbe assegnato al partner egiziano un ruolo geopolitico e una prosperità economica senza precedenti. La storia, i corsi e ricorsi di Vico, si ripete, si sa. E pare proprio essere tornati ai tempi dell’Eni, di Nasser, di Mossadeq in Iran, di Aldo Moro minacciato dall’israelita Kissinger. Roba astrusa per il “manifesto” di Rangeri-Acconcia, buchi neri, per stare à la page.

Altro che la bancarotta economico-sociale dell’iperliberista Fratello Musulmano Morsi tenuto in piedi dai soldi del Qatar, corredata da una repressione di sindacati e opposizioni laiche e socialiste a forza di sharìa e carcere, che Acconcia ha trasformato in felice democrazia. Piacevolezze che hanno sollevato contro il padrino del jihadismo wahabita venti milioni di egiziani, sulla cui collera sono poi andati al potere i militari, con Al Sisi che ha vinto le successive elezioni. La risposta dei FM? Un’ondata terrificante di terrorismo dal Sinai a tutto il paese. Più una pioggia di paracadutisti del Battaglione Acconcia.
A chi poteva andare di traverso un simile sviluppo?  Accompagnato anche dall’intesa italo-egiziana per una soluzione della crisi libica che consistesse, in prima, necessaria, linea, nella sconfitta del tumore jihadista incistato a Tripoli, Misurata (gli stragisti del popolo nero di Tawarga) e a Sirte e Derna, con l’Isis trasferito da Siria e Iraq, sui traghetti dei soliti sponsor, invisibili ai controllori di ogni canotto che galleggi da quelle parti, per occuparsi dei terminali petroliferi.

Poteva infastidire, e alla grande, coloro che si sono accaniti contro il turismo egiziano, 20% del PIL (ora ridotto al 14%) con gli attentati in serie nei resort delle vacanze; che hanno abbattuto il Metrojet russo con i suoi 224 passeggeri reduci da Sharm el Sheik; che alimentano, da Israele e dalla Saudia, il terrorismo nel Sinai; che, avendo trovato un gran lago di gas tra Israele e Cipro (subito sottratto ai palestinesi di Gaza), pensavano di avere conquistato il rubinetto energetico della regione; che si erano molto preoccupati del raddoppio del Canale di Suez realizzato da Al Sisi e che prometteva di tirare l’Egitto fuori dalle secche della crisi; che, impegnati a demolire la presenza statuale nazionale, laica, panaraba in Siria, Iraq, Yemen, dopo aver disintegrata quella libica, mal tollerano gli ultimi bastioni resistenti in Nord Africa, Egitto e Algeria. Per il momento non si parla di Sudan, uno perché già sistemato con la secessione del Sud petrolifero organizzata da Israele, Usa, Vaticano e comboniani, e con le turbolenze innescate nel Darfur, due perché Khartum non dà più, per ora, segni di insubordinazione.

Ma più di tutto questo irritava la prospettiva di un’Italia, naturalmente proiettata verso il mondo arabo, privata dalle sanzioni e dai blocchi di oleodotti (il South Stream che la Nato ha ordinato alla Bulgaria di stoppare) dei proficui rapporti con la Russia, che si rifa attraverso intese reciprocamente benefiche e tonificanti con l’Egitto . Da qui la carica suonata dai soliti noti dell’empireo al proprio mercenariato dei media e delle Ong dei diritti umani (e Soros paga): Al Sisi come Kim Yong Un, Milosevic, Gheddafi, Saddam, Assad, ovviamente  lo “Zar” di Mosca, Barbablù.  Questo eterno pallottoliere delle atrocità attribuite al leader del paese di turno da squartare, risulta a distanza di tempo ripetitivo, stereotipato e perlopiù finto e falso. Se anche qualche pallottola fosse genuina, il punto non è questo, ma lo è l’intento criminale di coloro che snocciolano il pallottoliere. Ma Giulio Regeni è stato una trovata nuova. Ben confezionata in ogni dettaglio.

Insomma, non bastando le contumelie lanciate contro il dittatore golpista da settori sempre più ridotti e poco credibili, da poveri Acconcia, ci si è risolti al solito colpo grosso, tipo Parigi, tipo Colonia, tipo Boston. Un primo avvertimento: l’attentato al consolato italiano del Cairo. Quindi il ragazzo italiano, metamorfizzato in un piccolo Che Guevara, finito nella gabbia e poi nelle fauci dell’orco. Orco egiziano, arabo, laico, che fa costruire infrastrutture e centrali nucleari ai russi (proprio come Nasser con gli omonimi lago e diga) e concorda con Xi Jinping grandi interventi cinesi, si presta a sradicare il carcinoma jihadista in Libia (l’unico che può farlo, con ciò minacciando le bande di ventura dell’Occidente, fondamentali alibi per guerre e repressioni interne). Insopportabile.

Giulio Regeni, alla prova dei fatti e della logica, non è l’oppositore falciato da uno spietato tiranno, non è Pietro Micca e neppure Gaetano Bresci, come ce lo vorrebbe far sognare Acconcia. E’ l’inconsapevole mina di chi vuo far saltare il rapporto Italia-Egitto, affidata dall’alto a una manovalanza probabilmente dei Fratelli Musulmani.. E’ una mazzata-avvertimento mafioso ad Al Sisi. E’ una tirata d’orecchi a Renzi. Per l’unica cosa buona che ha fatto in tutta la sua vita politica. E di cui il merito, come ai tempi di Mattei, va a chi fa da sempre la politica estera non subalterna dell’Italia, all’Eni. Che tiene in vita il “manifesto”. Ingrati!

giovedì 11 febbraio 2016

EGITTO-ALEPPO, MANOVRA A TENAGLIA. La Siria vince, ma i curdi a che gioco giocano?



“Come le pecorelle escon dal chiuso a una, a due, a tre, e l’altre stanno timidette atterrando l’occhio e il muso; e cio’ che fa la prima, e l’altre fanno, addossandosi a lei, s’ella s’arresta, semplici e quete, e lo ‘mperchè non sanno…” (Dante, Purgatorio, canto III)

“L’Italia è stata grandiosa.Il suo impegno nella coalizione-anti-Isis è sostanziale, uno dei più grandi in termini di persone, di contributi finanziari e militari in Iraq e, in particolare, per la sua leadership in Libia nel processo di formazione del governo. La ringraziamo”. (John Kerry, Roma, 2/2/16. In merito all’invio di complessivamente 2000 professionisti italiani, la presenza più cospicua dopo quella dei 3000 Usa, di cui 450 alla diga di Mosul, per una difesa da nessuno – l’Isis è feroce, ma non scemo, non allagherebbe mai i suoi territori – ma il cui restauro  da 280 milioni, è stato affidato all’Italiana “Trevi”. Sono 3000 mercenari Nato, come i Marò in uso pubblico a protezione di interessi privati, che però contribuiscono alla tripartizione necolonialista della nazione irachena).

Filo-qua e filo-là, a prescindere.
Prima di parlare dei curdi, vorrei comunicare la mia risoluta antipatia e il mio fondato sospetto su gran parte dei filo-curdi, specialmente quelli organizzati. Mi riferisco non tanto a coloro che inseriscono i curdi nel loro interessamento per popoli negati ed esclusi dal concerto degli Stati riconosciuti. Ma a quelli che mitizzano i curdi in quanto tali e ne fanno una pietra di paragone impropria e strumentale a scapito di altre realtà etniche, o nazionali. Curdi che diventano, qualsiasi cosa facciano, archetipi dei migliori valori, con implicito disconoscimento di altri, magari altrettanto o più degni di stima e sostegno (penso ai curdi di Kobane, esaltati, e ai combattenti siriani, iracheni, libici, denigrati o ignorati). In questo modo i curdi vengono collocati in una specie di Truman Show, dove ogni cosa è perfetta, armoniosa, giusta, bella e, invece, sotto sotto, molte cose sono finte, sbagliate, o turpi. In questo senso i filo-curdi si pongono sullo stesso piano dei filo-palestinesi, dei filo-cubani, dei filo-vietnamiti, tutti filo a prescindere, per i quali la qualità dei soggetti della loro passione è un dato acquisito per sempre, apodittico e consacrato da aporie incrollabili.

lunedì 8 febbraio 2016

MAMMA, M'HANNO CACCIATO ANCORA! Breve storia di espulsioni e cacciate d'onore

"Nessuno può darti la libertà. Nessuno può darti uguaglianza, giustizia o qualsiasi cosa. Se sei un uomo, le prendi" (Malcolm X)

"Stai sempre con i tuoi princìpi. Anche se stai da solo" (John Quincy Adams, 6° presidente degli Usa)

"Tolto dalla lista, cogliendo la sua offerta,
fino alla riunione di NoWar-Roma, mercoledì prossimo, per decidere il futuro della lista" (Lista No War)

Tanto per sorridere un po’, su questo sfondo grigio-nero popolato da utili idioti e amici del giaguaro (con tutto il rispetto e l’ammirazione per i giaguari, non riesco a inventarmi una definizione più felice di questa, per quanto logorata dalla ripetizione e dalla sterminata proliferazione dei soggetti che vi si devono riconoscere).Tanto per sorridere un po’, e non per una pulsione narcisista all’esibizione autobiografica. Quella la lascio agli onanisti atomizzati in facebook, twitter, hashtag e via decerebrando e analfabetizzando. Tanto per sorridere un po’ su cosa capita a chi si avventura tra gli alberi belli nel bosco di Alice e si ritrova afferrato, strangolato e spazzato via dai rami. E’ la storia delle mie cacciate, o uscite volontarie. La racconto perché è ricca di significati e, sebbene non cruenta, è parte di un clima che promette di sublimarsi in un esito alla turca. Dove chi sta fuori, non resta fuori, ma finisce in carcere, o salta per aria, o finisce sotto un camion.

sabato 6 febbraio 2016

GIULIO REGENI, DOVE VOLANO GLI AVVOLTOI



Due cose sono infinite. L’universo e la stupidità umana. E non sono sicuro dell’universo”. (Albert Einstein).

Le azioni sono ritenute buone o cattive, non per il loro merito, ma secondo chi le fa.Non c’è quasi genere di nequizia– tortura, carcere senza processo, assassinio, bombardamento di civili – che non cambi il suo colore morale se commessa dalla ‘nostra’ parte. Lo sciovinista non solo non disapprova atrocità commesse dalla sua parte. Ha anche una notevole capacità di non accorgersene”. (George Orwell)

Un eroe? Calma e gesso.
Sulla persona di Giulio Regeni, trovato morto con segni di tortura al Cairo, probabilmente fatto trovare morto con segni di tortura, non ho elementi e quindi diritto di pronunciarmi. Prendo atto della sua formazione accademica anglosassone, della sua vicinanza giornalistica al più discutibile e filoccidentale informatore sul Medioriente (Giuseppe Acconcia, “il manifesto”), del suo impegno per i "sindacati indipendenti". Leggo anche della notizia riferita dal “Giornale” secondo cui Regeni avrebbe lavorato per il servizio segreto AISE. Prendo quest’ultima notizia con le pinze, come con pinze lunghe cento metri prendo l’uragano di interpretazioni uniformi e apodittiche, nella solita chiave razzista eurocentrica, scatenate, sul solito pubblico basito e disarmato, in perfetta unanimità dai due giornali opposti di opposizione (“manifesto” e “Fatto Quotidiano”) e dalla gran maggioranza dei mainstream media di stampa e radiotelevisivi. In ogni caso, compiango la sua morte e il dolore dei suoi.

lunedì 1 febbraio 2016

L'IRAN COME E' E COME VORREBBERO CHE NON FOSSE




L'Iran è tornata alla ribalta per il suo ruolo in difesa della Siria, dell'Iraq, del diritto internazionale e nella lotta contro il mercenariato jihadista dell'imperialismo. Ma anche grazie al recente, discutibile accordo con gli Usa sul nucleare, avversato dai sionisti di Israele e dell'Occidente, ma anche dai settori antimperialisti del paese che non accettano la distruzione dell'industria nucleare civile del paese. Poi i soliti commentatori ignoranti, o a libro paga Mossad-Cia, si sono scatenati in occasione della visita in Italia del presidente Rouhani. Quest'ultima ha dato la stura alle solite imbecilli speculazioni mistificatorie e campagne denigratorie, prodotte dai circoli neoliberisti e bellicisti che non tollerano il ruolo geopolitico che questo paese sovrano e indipendente, antico e giovanissimo, esercita in Medioriente e nel mondo. 

Per avere una visione dell'Iran corretta, non manipolata, esente da mistificazioni imperialiste ed eurocentriste, vi ripropongo il mio abbastanza recente docufilm "TARGET IRAN", girato in loco tra le donne, i giovani, i politici, gli artisti, gli studenti, i lavoratori, le vittime del terrorismo Mossad-Cia e nelle stupende città del paese. Se le avete, vi farà cascare le scaglie dagli occhi su quello che è destinato a essere un protagonista del futuro internazionale.  Lo potete richiedere scrivendo a visionando@virgilio.it