giovedì 23 febbraio 2017

QUALE PARTITA DEI RUSSI IN SIRIA?



ll meraviglioso inciucio Cia-neocon-Pentagono-radicalchic-dirittoumanisti che Donald Trump ha avuto il merito – tra i tanti suoi andirivieni – di portare alla ribalta, peraltro esclusivamente in virtù della sua non partecipazione allo tsunami russofobo su cui si basano almeno trent’anni di imbandigioni e festini della classe dirigente euro-atlantica, pare aver di fronte una Russia che, come la mia Fiorentina, insiste col possesso palla, ma poi resta frastornata davanti alle ripartenze dell’avversario.

Cari amici e interlocutori, affezionati come me al ruolo di contenimento, se non di contrasto, che la Russia di Putin svolge nei confronti del bellicismo delirante dello Stato Profondo attivo negli Usa, sembrano non voler vedere le difficoltà che Mosca sta avvertendo e soffrendo. Difficoltà che si accentueranno una volta che la variabile impazzita Trump sarà stata spazzata via e che l’apparato atlantico-liberal-pseudosinistroavrà ripreso il controllo di una situazione da mantenere costantemente sul filo altamente remunerativo della tensione con la Russia – provocazioni Nato dirette e da far condurre ai subalterni europei – se non sia quel campione degli scacchi che sa prevenire o neutralizzare ogni mossa avversaria ha un che di apodittico, quasi  religioso.

Temo invece che l’assalto frontale diretto contro la Russia e contro chi osa mettere in discussione il carattere malvagio di Putin e di tutto un popolo che lo supporta all’80% stia provocando esitazioni ed incertezze sul piano tattico, con possibili esiti controproducenti su quello strategico.Temo che sia poco avveduto diluire la propria azione di rivendicazione e in difesa delle giuste ragioni che in questi anni si sono sostenute, di fronte al radicalismo estremista con cui la coalizione sinistro-destra occidentale attacca (si pensi che, opponendosi a Trump, per la “sinistra” e il manifesto, perfino John McCain, il padrino di Al Baghdadi e dei nazi di Kiev, è diventato un “compagno di strada” che nemmeno sbaglia).
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A chi arriva la testa mozza di un maiale, a chi quattro cadaveri di ambasciatori

Questi non si fermano davanti a niente. Hanno sacrificato 3000 dei loro il’11 settembre e fatto sparire almeno 3 milioni di umani dal 1991. Questi sono quelli di Abu Ghraib. Questi pubblicano rapporti del Senato sulle loro stesse torture, tanto nessuno, tantomeno Amnesty e consorelle, ci fa caso. Sono un branco di belve che, assaporato sangue in Afghanistan, Libia, Siria, Iraq, Yemen, non si sognano di rinunciare al banchetto grosso. In tre mesi sono morti 4 alti rappresentanti dell’establishment russo all’estero. Novembre 2015: Mikhail Lesin, fondatore dell’odiatissima, perché anti-fake news, tv russa in inglese RT e consigliere di Putin, muore in un albergo di Washington. L’autopsia rivela un forte trauma cranico, le indagini si fermano lì. Gennaio 2017: diplomatico russo in Grecia viene trovato morto nel suo bagno. Nessuno apre un’indagine. Sempre a gennaio Alexander Kadakin, ambasciatore russo in India (paese che gli Usa vogliono strappare al Patto di Shanghai e perciò attivano ondate di terrorismo nel nemico Pakistan, che solo un Emanuele Giordana del manifesto riesce ad attribuire ai Taliban) muore di infarto. Non aveva mai sofferto di cuore. A dicembre 2016 viene ucciso Andrej Karlov, ambasciatore russo ad Ankar. e principale artefice del riavvicinamento turco-russo. Totale, scandalosa assenza di misure di sicurezza. I servizi segreti turchi sono tuttora integrati alla Cia. Giorni fa muore, di nuovo d’infarto, senza aver mai segnalato problemi cardiaci, un assoluto protagonista della diplomazia mondiale: Vitaly Chirkin, autorevolissimo e rispettato ambasciatore russo all’ONU, che era riuscito a far passare al Consiglio di Sicurezza la mozione per la tregua in Siria.

Ambasciatori che portano pena

Tutti questi decessi, così ravvicinati, sono avvenuti fuori dalla Russia.Tutte le vittime erano protagoniste di iniziative diplomatiche favorevoli alla riduzione delle tensioni e a buoni rapporti della Russia con gli Usa e il resto dellì’Occidente, con Grecia e Turchia in particolare. Intollerabile nella visione delle cose dei neocon cum Cia et sinistera sinistra. Come corredo ai sacrosanti dubbi che una storica macchina assassina come gli Usa e USraele deve suscitare, c’è il contributo alla morte di Churkin offerto dalla talmudista Sarah Kenzior, una dai neocon acclamata “esperta di Stati autoritari”, nota per le mediocri storie horror sui nazi razzisti di Trum nascosti sotto il letto: Churkin sarebbe stato ammazzato da Putin, o dal suo fantoccio americano Flynn, perché sapeva troppe cose circa l’agente KGB in sonno Donald Trump e avrebbe potuto rivelarle. Non ridete: negli Usa le fake news sono quelle che scriviamo noi. Peccato che Churkin aveva documentato di aver incontrato Trump solo due volte, trent’anni, fa in occasione di incontro tra uomini d’affari.

Alla paranoica aggressività del fronte di guerra, la Russia risponde con avvedutezza diplomatica, ma anche con reticenze e ambiguità che richiederebbero chiarimenti e che vorrei proprio poter attribuire ad accortezza e lungimiranza. L’unica reazione decisa alle provocazioni di Nato e Poroshenko mi è sembrata quella del riconoscimento da parte delle autorità russe dei passaporti delle repubbliche di Donetsk e Lugansk e degli altri documenti la cui assenza aveva privato quei cittadini di ogni status giuridico: certificati di nascita, patenti, targhe, eccetera. E un piccolo passo verso il riconoscimento delle repubbliche, contro gli accordi di Minsk e contro la finora avallata integrità territoriale dell’Ucraina.

Le situazioni contradditorie si evidenziano soprattutto in Medioriente. Intanto il vertice Astana 2 Russia-Iran-Turchia-Opposizioni,,in Kazakistan è stato fatto fallire fallito con lo schiaffo dato a russi e iraniani da turchi e opposizioni siriane a con il loro arrivo in ritardo tale da non potersi più approvare la dichiarazione prevista per l’incontro di Ginevra. Il che ci  dice qualcosa sul’intesa Putin-Erdogan. Altri schiaffi arrivano, brucianti, da Israele che continua a bombardare impunemente la Siria, e specificamente Damasco, ogni qualvolta i suoi ascari jihadisti si trovano in difficoltà. Ieri sono state colpite le installazioni militari sul monte Qalamoun che sovrasta Damasco, mentre l’Esercito Arabo Siriano stava ripulendo alcune sacche di terroristi nei sobborghi della capitale. Giorni fa l’esercito siriano è stato colpito da Israele sul Golan, nel governatorato di Quneitra. La Russia ha ritenuto opportuno avviare un dialogo con l’asse israelosaudita, gli israeliani fanno le loro nefandezze, Mosca tace. Cautela. Ok.


Erdogan si pappa pezzi di Siria e tu che fai?
Ma poi c’è la questione davvero surreale di una Russia partecipe della lotta di liberazione siriana, con Damasco che insiste correttamente sulla riconquista di ogni centimetro quadrato della patria, e di una Russia che affianca, insieme agli Usa, la penetrazione dei turchi del despota pazzo Erdogan in territorio siriano. Con il rischio che intorno alla strategica città di Al Bab, sotto controllo Isis, le due composite parti si trovino faccia a faccia, chi proveniente da Nord, chi da Sud. Intanto gli Usa che affermano di bombardare l’Isis unitamente a russi e turchi, sostengono i curdi che continuano a mangiarsi fetta dopo fetta della torta arabo-siriana, e i russi ancora brigano per riallacciare rapporti con quegli stessi lanzichenecchi degli Usa. Erdogan occupa oltre 2000 km quadrati di Siria, dichiara ogni due per tre che non intende lasciare i territori occupati, viola spudoratamente la sovranità siriana, per la quale la Russia è da tre  anni impegnata alla morte, militarmente, finanziariamente, politicamente. Con la sua faccia. Come è possibile condividere una simile situazione con i turchi, che evidentemente giocano una partita tutta loro e contro il popolo e governo protetti della Russia? Inesorabilmente qui casca l’asino.

Non ci si illuda che Erdogan sia sincero nella vantata guerra all’Isis, milizie da lui co-create, foraggiate, armate, addestrate, in combutta con Golfo e Nato. Il dissidio è strumentale, contingente, esibito. Domani e sotto sotto succedono altre cose. Se Usa e Turchia volessero far fuori questi loro apprendisti, li bombarderebbero, insieme ai russi, a Palmira e Raqqa, obiettivi per i quali si ha la sensazione che i siriani siano stati lasciati soli. Finora la coalizione a guida Usa ha essenzialmente distrutto infrastrutture e depositi cruciali della Siria e ha ovunque agevolato l’avanzata o, al peggio, la salvaguardia dell’Isis. Non ci si illuda neanche su Trump e variopinta combriccola. S’è visto al tempo dell’attacco alla Libia, quando all’ONU gli aggressori giuravano che si trattava di proteggere la popolazione con una no-fly-zone e basta, a cosa è servito illudersi.

Io voglio fare ogni sforzo per capire pesi e contrappesi, utile e dilettevole, pizza e fichi, geopolitica e il cortile di casa mia, locale e globale, morale e realistico, pragmatico e ideale. Ma su uno che per sei anni ha scatenato l’inferno sulla Siria e ora vorrebbe mangiarsene un pezzo, su uno che in faccia all’alleato russo, che pensa il contrario, spara “io entro in Siria per porre fine al ruolo di Assad”, non ci sto. Transigere qui significa aprire una falla nel rapporto di forze – oltreché nella giustizia – che quella apertasi nella diga della California è un rigagnolo. Poi cos’è questo silenzio davanti alle reiterate invocazioni trumpiane di “save zones” in Siria, dove ammassare profughi e sfollati. Non suona come la “fascia di sicurezza” in Siria proclamata da Erdogan? E poi questi tira e molla: quante volte Mosca ha annunciato ed effettuato il ritiro delle sue forze, la fine del suo intervento e quante volte è tornata in forze e ha ripreso l’intervento. Come se a Mosca ci fosse un tira e molla tra fazioni opposte. Spesso certe tregue sono servite a gettare un boccone di buona volontà nelle fauci di presunti amici,  impazienti avversari,  disinformatori e disinformati, mentre intanto i turchi rifornivano, riarmavano e i terroristi, bastonati, si rinfoltivano e riorganizzavano.

Infine la già vexata questio della Costituzione, che Damasco vuole unitaria e i russi propongono federale, come se spettasse a loro (ha commentato l’inviato siriano all’ONU), con dentro il seme di una spartizione che era nei lunghi piani imperialsionisti e che fa gorgogliare di saliva le bande curde, Ankara, Tel Avivi e petrosceicchi. E se il neo-capo Cia Pompeo è corso a Riad a dare la massima onorificenza della Cia “per la lotta al terrorismo” al principe ereditario saudita che, nell’armadio, ha centinaia di migliaia di cadaveri siriani, Mosca ha subito risposto con la prestigiosa Accademia delle Scienze russa che ha eletto Henry Kissinger suo membro “per meriti conseguiti con i suoi studi globali” (con i quali, tra le altre cose, dopo aver inserito l’America Latina, a forza di garrota, nel contesto Usa, ha fatto a Mosca il regalo di Maidan. Tra le motivazioni per il riconoscimento scientifico ci deve essere la scoperta di Kissinger, frugando tra gli effetti del terrore e delle guerre scatenati in tutto il mondo, che “il potere è l’afrodisiaco estremo” .

Più va bene per Mosul, più va male per Amnesty

Alla faccia di questi arcipelaghi di sconcerto e di dubbi, c’è la consolatoria certezza della vittoria irachena a Mosul. Si parlava, con cinico scetticismo delle misere capacità dell’esercito iracheno e delle sue Forze di Mobilitazione Popolare (interetniche, a dispetto di chi si ostina definirle scite) di fronte al troppo grosso oggetto del contendere (tra Isis, turchi, curdi e iracheni). Che ci sarebbero voluti mesi, anni. Mentre Mosul Est è già libera e ora si sta rapidamente avanzando su Mosul Ovest, al di là del Tigri, su cui tutti i ponti sono stati fatti saltare, dove già è stato preso il cruciale aeroporto. Dopo che le milizie popolari erano riuscite a bloccare il deflusso di mercenari da Mosul verso Raqa, sotto protezione aerea e delle Forze Speciali Usa, dopo che i peshmerga, pretoriani dei boss feudalmafiosi Barzani e Talabani, cari a Occidente e manifesto, erano scomparsi dalla scena, i 2000 jihadisti non potranno che vendere cara la pelle e farla saltare a quei civili che osassero tentare la fuga verso i liberatori.

E qui, pedissequamente ripetitivo, non poteva non entrare in campo l’intendenza delle armate bellico-mediatiche di Usa e Israele, composta dalle tre Moire, figlie della Notte per Esiodo, figlie dell’Impero per noi, figlie di zoccola per molti,  con in mano il filo della vita degli umani, da tessere o da recidere. Da tessere, al momento, quella dei mercenari nelle guerre surrogate, scatenate dal signore delle Moire. Da recidere, possibilmente quella di tutti gli altri. Si parla di Amnesty International, Human Right’s Watch e Save the Children, con associate Ong varie. Tutte benemerite vivandiere delle armate, già fattesi conoscere per le strampalate affermazioni sui 13mila strangolati da Assad, sui mercenari stupratori di Gheddafi, sulla pulizia etnica di Milosevic.  In perfetto sincronismo, ricevuto l’ordine del giorno dall’alto, hanno ripetuto le geremiadi sull’Aleppo votata al genocidio, zeppa più di bambini (evidentemente nati anche per partenogenesi) che di abitanti, con gli ospedali fracassati, la fame, la sete, le bombe-barile di Assad e il resto delle note puttanate. Stereotipamente, ma a voce resa altissima dall’eco offerta dai media unificati e dai soci di minoranza. Da noi, quelli scoperti, come Un Ponte per… e quelli travestiti, come “il manifesto”.

E non mancate di notare la coincidenza di questi rapporti su quanto di orribile gli iracheni faranno a Mosul Ovest, come iracheni, come sciti e come longa manus dell’Iran, con l’ammissione fatta dal Pentagono, dopo lunghi dinieghi, che, sì, è vero: sono state impiegate armi all’uranio contro l’Isis. Però in due occasioni soltanto. Contro le loro colonne di autocisterne. Due particolari a corredo: le colonne di cisterne col petrolio rubato ai siriani e iracheni e destinato al sultano Erdogan, le aveva bombardato solo la Russia, gli Usa se n’erano ben guardati; scienziati e medici  in Siria documentano che, invece, l’uranio è stato impiegato in lungo e in largo su tutto il paese che ora è irrimediabilmente contaminato, con in sorte quanto di raccapricciante io avevo visto nei bambini nati deformi e nell’incremento dei cancri del 100%, durante le mie visite in Iraq tra il 1991 e il 2003, e in mezzo anche in Serbia, dopo il passaggio di Bush, Clinton e Obama.

In fondo quei jihadisti che bruciano, annegano, crocifiggono sono esseri umani…
E’ tutto uno stracciarsi le vesti su cosa incombe sulla povera Mosul Ovest, sui civili, sui bambini, stretti nei loro vicoletti dove si può avanzare soltanto radendo al suolo ogni cosa animata e inanimata. Che quella gente, come quella di Aleppo e di tutti i centri abitati occupati dall’Isis, da tre anni subisce una sorte atroce, viene decimata per un respiro non esattamente integralista, per un mancato omaggio al califfo, per una radio ascoltata, per un televisore posseduto, per la punta di un naso mostrata, viene scuoiata, giustiziata in massa, stuprata nei matrimoni a ore, incendiata, tutto questo è passato in cavalleria. Il “male assoluto” delle depistatrice Hannah Arendt sta in chi è costretto a usare la forza per porre fine a tutto questo. La gioia, l’esultanza, la gratitudine manifestata ogni volta dai liberati ai loro liberatori non hanno il benché minimo rilievo cronachistico e tantomeno storico.

… anche rivoluzionari e sicuramente la Libia gli andava data in pasto (Rossana Rossanda)
E anche qui, in tutte le recenti occasioni create dallo Zeitgeist delle larghe e indiscriminate intese, comprese quelle che vorrebbero innalzare patiboli a Trump e scavare fosse ai “populisti”, il fronte è larghissimo e unisce neocon a pacifisti, servizi segreti e relativi squadroni della morte a dirittumanisti, neoliberisti e libertari, fautori del pubblico e fautori del privato. Il fenomeno può sorprendere qualcuno per la sua tracotante e spudorata visibilità, ma vi assicuro, parte da molto lontano. Pensate a quando Rossana Rossanda, ancora in capo al “manifesto”, strappò le orecchie all’onesto inviato a Tripoli, Maurizio Matteuzzi, che aveva osato, alla vista delle cose reali, di contrastare la narrazione imperial-talmudista-rossandiana del Gheddafi brutale dittatore e dei rivoluzionari democratici che avrebbero dovuto essere sostenute da brigate internazionali come quelle di Spagna. Tocco poi a noi farlo, con le immagini e le voci, e ne ricavammo anatemi.

Oggi, nel “manifesto” che è quello che è, la ragazza del secolo torna a ciabattare gossip e pontificare astruserie contemplative dagli agi di Parigi. E’ sempre quel “manifesto” che a noi, radical–non-chic del ’68-’77, parve da subito un’abile tentativo di pompieraggio: Gli Usa non vogliono il PCI in area potere? Ok, lo spacchiamo. Ma vediamo anche di non dare troppa corda a questi che vogliono fare la rivoluzione, addirittura battendosi in piazza. Un “manifesto” oggi tutto lustrato, orgogliosamente patinato e per niente più finto pauperistico, senza più angustie da mancanza di fondi (toh!) che, in odio ai populisti tutti, s’è fatto addirittura John-McCainiano, perché il vecchio tirapiedi degli armieri guida le turbe contro Trump; e addirittura palazzinaro, perché Raggi e Grillo non vogliono l’eco-esteto-socio-catastrofe a Tor di Valle; e perfino pro-uberiano, visto che la sindaco/a è scesa in piazza a sostenere la vandea tassinara che non accetta di dover sottostare a regole di cui la liberalizzazione (dalla “lenzuolata” di liberalizzazione del neo-rossastro Bersani, alla totale liquidazione dell'industria manufatturiera italiana, fino alla distruzione dell'Alitalia privatizzata) concede l’esenzione agli amici degli amici.

Ragione di più per stare con Raggi (tanto più ora che lo scempio di Tor di Valle pare evitato) e con i tassisti e contro chi li picchia con mazze o parole. Quanto a Trump si vedrà. Dall’altra parte, comunque, insiste a manifestarsi di peggio. E diciamo anche che chi piange su Mosul in corso di liberazione dimostra una volta di più di essere al servizio di coloro che i jihadisti li hanno creati, mandati e che continuano a usarli. A partire dall’infinitamente amata e compianta Hillary Clinton. Hai voglia a chiamarti “quotidiano comunista”

15 commenti:

alex1 ha detto...

Condivido in pieno le perplessità sulla linea attendista della Russia. La spiegazione posso trovarla solo in una difficoltà economica e politica che la rende consapevole che al momento può solo fare una guerra di difesa. In fondo le sanzioni ci sono e si fanno sentire, Trump è impegnato in una lotta interna contro l'establishment CIA_Soros_Killary e non la sta spuntando mentre l'Europa, che non è semplicemente "serva degli USA" come spesso vengo a sentire, ma ha nel programma di conquista dell'Est, definito come "allargamento ad Est","contenimento della Russia" ancora un caposaldo. Aggiungiamoci le morti dei suoi migliori ambasciatori e l'incidente aereo di Odessa, molto sospetto. L'errore grave di non aver avallato il rovesciamento del fronte nel Donbass nell'autunno 2014 e poi nell'inverno 2015 ma di aver addirittura fatto accettare con gli accordi di Minsk un arretramento della linea ai patrioti antifascisti, ha comportato per gli abitanti di quelle repubbliche di dover stare sempre sotto il tiro dei missili e degli ordigni ucraini, oltre ad aver dato la possibilità ed il tempo ai paranazisti di kiev di riarmarsi e fare piazza pulita di molte organizzazioni di opposizione (e di oppositori) negli altri territori. Il concedere i documenti russi può essere vista con una duplice ottica: 1) riconoscere le due repubbliche come terre russe alle quali dare maggiori possibilità di sopravvivenza ( fra l'altro si era fatto anche un referendum) 2) concedere la possibilità ai più logori da questa guerra di fuggire in Russia e de facto, indebolire la volontà di resistere della sua popolazione. Vedremo quali saranno gli effetti. Ma per come la vedo io, la Russia non interverrà militarmente a difesa dei resistenti. A meno non sia attaccata direttamente. Non ci sono prospettive tranquillizzanti in questi mesi.

Anonimo ha detto...

alla fine della fiera come dare torto alla Grande Madre Russia se si è rotta il cazzo di salvare un mondo che non vuole essere salvato,già troppo ha pagato in tal senso.
Ad ogni modo in un senso o nell'altro è alla clava che bisogna tornare.

Fulvio Grimaldi ha detto...

Alex 1@
Hai ampliato e perfezionato il mio discorso. Grazie. Non posso purtroppo che essere d'accordo. Speriamo in qualche buon motivo, in qualche sorpresa.

Paolo Selmi ha detto...

"E, mutando discorso, Kutuzòv cominciò a parlare della guerra di Turchia e della pace conclusa. - Sì, sono stato molto criticato, - disse - sia per la guerra sia per la pace... ma tutto viene a suo tempo. "Tout vient à point à celui qui sait attendre!" [34. Tutto arriva a tempo per chi sa aspettare]. Anche laggiù i consiglieri non erano meno numerosi di qui... - aggiunse, ritornando ai consiglieri che gli dovevano evidentemente stare a cuore. - Oh, i consiglieri, i consiglieri! - esclamò. - Se avessi dato retta a tutti, là in Turchia, non avremmo mai concluso la pace né terminato la guerra. Tutto fatto in fretta e furia, ma le cose fatte in fretta non hanno mai fine. Se Kamenskij non fosse morto, sarebbe finito male. Con tremila uomini prendeva d'assalto una fortezza. Conquistare una fortezza non è difficile, è difficile vincere una guerra e per riuscirvi non si deve né assediare né attaccare. Ci vogliono, invece, "tempo e pazienza". Kamenskij mandava i suoi uomini alla conquista di Rusùk, e io con queste due sole cose, tempo e pazienza, ho preso più fortezze di lui e ho fatto mangiare ai Turchi la carne di cavallo... - Scosse il capo. - E con i Francesi sarà la stessa cosa! Credi alle mie parole - aggiunse Kutuzòv, animandosi e battendosi il petto. Mangeranno anche loro carne di cavallo! - E di nuovo i suoi occhi si velarono di lacrime." (Lev N. Tolstoj, Guerra e Pace, traduzione recuperata sulla rete ma del tutto fedele all'originale http://www.world-art.ru/lyric/lyric.php?id=18555&public_page=205)

Caro Fulvio, e se avesse, ancora una volta, ragione il vecchio generale Kutuzov?

Premetto che, da comunista, non nutro particolare predilezione per un signore della guerra rispetto a un altro. Da marxista-leninista, penso che la nozione di imperialismo valga per gli statunitensi, così come per i russi, i turchi, gli israeliani o gli iraniani. Aggiungiamoci, se vogliamo, l'aggettivo "straccione" che tanto piaceva al vecchio Churchill riferendosi a quello italiano, ma la sostanza cambia di poco. E' vero altresì che un mondo multipolare, attraversato da divisioni fra diversi imperialismi, sia - quantomeno - più auspicabile di un mondo a dominio unico, a pensiero unico, e così via discorrendo: se non altro perché si tiene un pertugio aperto perché, un domani, sia più semplice sfruttare le contraddizioni interimperialistiche per raddrizzare qualche torto. E mi fermo qui.

Parto dal Donbass. Ricordiamoci sempre che parliamo di guerre a "bassa intensità". Russia e USA sanno benissimo che le bombe termonucleari le debbono tenere negli arsenali, che il gas nervino lo possono usare solo le spie per far fuori qualche fratellastro scomodo, e che se ogni tanto scappa qualche "colpo basso" al fosforo o all'uranio impoverito, bisogna negare tutto, anche l'evidenza (vero generali dell'Esercito Italiano di stanza nei Balcani? E quei poveri cristi che vivono ancora, in quei posti, respirando quelle polveri? Chi sono i criminali di guerra?). Guerre a bassa intensità, quindi. Nel Donbass persino l'aviazione è da quasi tre anni che non si alza in volo: aviazione ucraina, ovviamente, dopo che hanno iniziato a tirargli giù un Mig dietro l'altro. Quando Putin diceva che, se avesse voluto, in due settimane sarebbe arrivato a Kiev, non bluffava. Diceva la pura verità. Ha preferito invece proseguire su un'altra strada, più proficua. Davvero qualcuno pensava che la fine non dello stato ucraino, di fatto ormai inesistente, ma del territorio controllato da Poroshenko, non avrebbe comportato una guerra totale contro la Russia?

Paolo Selmi ha detto...

(continua)
Aggiungo, davvero qualcuno pensa che in questi due anni quello che resta dell'Ucraina si sia rafforzato?
Basta guardare gli indici economici di questo Paese per rendersi conto del contrario (PIL a -28,1% nel 2014, a -31,3% nel 2015, 2016 non pervenuto! fonte ufficiale http://index.minfin.com.ua/index/gdp/)
La catastrofe economica a cui Poroshenko ha condotto il suo Paese, è pari solo a quella militare (ben sintetizzata in questo articolo tradotto in italiano https://aurorasito.wordpress.com/2017/02/08/le-quattro-battaglie-che-hanno-spezzato-lesercito-ucraino/). La continua violazione degli accordi di Minsk, inoltre, ha accresciuto l'odio (spiace dirlo, ma il sentimento è quello) di chi si è vista distrutta la casa verso chi li vorrebbe "federare" o riconoscere come "regioni autonome". L'Ucraina è al collasso e in mano a un criminale e a oligarchi locali, ciascuno con la sua squadraccia di riferimento. Se non si fanno più "maidan", è perché chi alza un dito fa una brutta fine: con buona pace di Mogherini e OSCE che girano la testa dall'altra parte.
In questo senso, la notizia del riconoscimento dei passaporti è un primo passo verso il riconoscimento delle due Repubbliche da parte russa. Diplomaticamente parlando, un successo. "Своих не бросаем" ("Non molliamo i nostri"): finora i fatti sembrano dare ragione a Putin.

Chiudo con la Siria: anche qui, la situazione migliora di giorno in giorno per l'esercito siriano e per i suoi alleati russi e iraniani.

Erdogan ha appena detto (notizia di poco fa) che l'operazione Scudo Eufrate è conclusa, "ha raggiunto i suoi obbiettivi" http://colonelcassad.livejournal.com/3265545.html#cutid1
Ehm... diciamo che su El Bab, Manbij e Raqqa (obbiettivi dichiarati inizialmente) è riuscita a prendere la prima (e con enorme fatica... da novembre a fine febbraio!).

(continua)

Paolo Selmi ha detto...

(conclude)
I siriani, nel frattempo, si sono fermati a Tadif e hanno aspettato. Su quel fronte. Verso est, hanno invece iniziato una massiccia offensiva verso Deir Hafer (https://southfront.org/syrian-army-further-develoing-advance-against-isis-in-direction-of-deir-hafer-in-eastern-aleppo/). Attualmente continuano a guadagnare terreno e a meno di 5 km da quel centro nevralgico (http://colonelcassad.livejournal.com/3252492.html), di importanza vitale per un sedicente stato islamico in estrema difficoltà (tabelle abbastanza eloquenti sul tracollo economico dell'ultimo periodo qui http://colonelcassad.livejournal.com/3254801.html#cutid1).
Prova ne è, che Bzaa, El Bab e Tadif, sono state mollate per concentrarsi sulla difesa di Deir Hafer. I turchi si sono posizionati su questo "triangolo" che arriva fino a Tadif e non se ne andranno molto presto. Ai siriani fa comodo, visto che Rojava non potrà più unirsi ai territori curdi dell'ovest e creare quel grande Kurdistan che qualcuno da oltreoceano gli aveva promesso. Immediatamente a Sud, i siriani hanno chiuso sotto Tadif qualsiasi velleità turca di proseguire, così come i curdi di Rojava la chiudono a Est. In questo senso, turchi e curdi si bloccano a vicenda. Chi avanza invece sono i siriani. Poco fa eravamo già a 13 km da Palmira (http://colonelcassad.livejournal.com/3257395.html), è notizia di oggi che a Tadmor mancano 7 km (http://www.sana.sy/ru/?p=101841) e il fronte a Deir Ez-zor sembra essersi nuovamente stabilizzato. L'isis sfonda solo a Deraa, ma contro quel che resta di Jabhat al sham (ex An Nusra, ex al qaida, ex ex... http://colonelcassad.livejournal.com/3259388.html). Topi che, fino a poco tempo fa speravano di spartirsi bottini da mille e una notte, e che ora si scannano tra di loro.

La situazione è e rimarrà ancora per molto critica, se non tragica, ma gli obbiettivi cominciano pian piano a essere realizzati e molti saranno ancora i nemici che "mangeranno la carne dei loro cavalli".

W Tolstoj e un caro saluto
Paolo

paolo ha detto...

SE ti seguo e ti leggo non da ora pur in forma da omino della strada (stavo per dire passante) un motivo ci sarà. Impossibile per me bere tutto il mucchio di cazzate che dal tempo della sua esistenza propagano sugli italioti mamma Rai e la tv spazzatura che D'alema definì patrimonio di cultura. Così come la stampa del dilagante fattore K etc. Basterebbe un minimo di riflessione storica sulle stragi di stato per capire come siamo e chi ci ha ridotti così.
Non si può che condividere (e non per pigrizia o per ignoranza)le tue escursioni estere che le sinistre costruende e quelle costruite e sfatte ignorano dimostrando una lungimiranza (e una complicità) che non supera il loro naso. Dove vorranno andare da pesciolini nell'acquario neoliberista se non fotocopiarsi ad esso. Ma con questa fissa quasi millenaristica del M5S!! parlarne senza cognizione di causa della peggiore genia amministrativa che si sia mai capiatata a Livorno! Nemmeno vossero degli alieni invece che ex : PD,PRC pentiti,Verdi che non hanno mai riso,avanzi di liste civiche, riciclati di Comune.. Ne parlate (al plurale)così a occhio e croce senza essere a conoscenza dei fatti che solo noi uomini della strada conosciamo per esperienza diretta. Falli moltiplicare e saranno (già lo sono) peggio del PD. NOn mi pronuncio su realtà che non conosco tipo Roma: ma la Raggi ce la fanno conoscere e tu che dubiti giustamente di madre Teresa di Calcutta, ne fai un santino!Ho Fulvio!

paolo ha detto...

che fai censuri?

Paolo Selmi ha detto...

Fulvio ciao!
mancano gli altri due commenti che ti ho fatto subito dopo il primo riguardanti Donbass e Siria.
non ho nulla perché blogger.com, a differenza di altri siti, non ti lascia una copia con sotto "in attesa di approvazione", e rimani quindi con niente in mano. Se riesci a recuperarli, riesci a vedere la fine dell'analisi sul Donbass e tutta quella sulla Siria.
Su quest'ultima ti do un aggiornamento. Tadif è stata presa dai siriani: corridoio chiuso.
http://colonelcassad.livejournal.com/3268158.html
Come è possibile vedere nelle mappe riportate, con Tadif i siriani chiudono i turchi per poi andarsi a ricongiungere coi curdi a est, chiudendo anche loro. Più a sud, si sta dirigendo a est e ormai è a 4 km da Dejr Hafir. In particolare, l'ultima cartina mostra come, dalla liberazione di Aleppo, abbiano liberato altri 500 kmq.
Che non è poco
Buona domenica
paolo

alex1 ha detto...

Anche se non c'entra molto, sul Corriere Aldo Cazzullo difende il lavoro gratuito perche' "si impara sempre qualcosa" ...L'ideologia che si vuole far passare e' quella che sia il lavoratore che deve qualcosa al padrone, per cui non deve pretendere nulla. Il referendum burla promosso da "Cuore" venti anni fa che faceva il verso a quelli pannelliani ("Abolizione del salario per favorire il volontariato") sta diventando realta'. Anzi la realta' supera la fantasia, perche' l'abolizione del salario non significa automaticamente abolizione di altri obblighi, cosa che Cazzullo evidentemente vuole eliminati.
http://www.corriere.it/lodicoalcorriere/index/26-02-2017/index.shtml

Oriundo ha detto...

Fulvio, sulla Russia e' semplice: NON vogliono la III G.M. MA non sanno neppure loro come evitarla. Vogliono dar prova di buona volonta' 'ecumenica' ( influsso del Patriarcato ortodosso ) cercando posizioni concilianti nelle diverse contese tra il Donbass, la Siria e altrove ma ne sono poi loro stessi a farne le spese. Tentano di evitare l'inevitabile perche' non lo vogliono. Gli altri SI. E' questa la vera differenza ideologica di oggi: chi si schiera per la guerra ha gia' deciso e non vuole sentire ragioni, non vuole neppure considerare l' altro' come soggetto di diritti, lo considera solo come spoglia per il domani e l'odio dei media ne e' indice veritiero, l'unico segnale incontestabile che hanno gia' DECISO. In queste condizioni cosa dovrebbe fare un Paese come la Russia circondato da nemici totali ? Difendersi puo' bastare per sopravvivere ? Anche un cauto endorsement verso la pace negli USA viene preso come segnale di appeasement verso il 'nemico'...nemico gia' deciso perche' questo e' il segnale che viene dato e neppure troppo subliminale. Chi e' per la pace e' CONTRO di noi dice il deep-state: avete guardato alla Tv stasera Obama, il suo volto strafottente, avete sentito le sue parole piene di minacce, avete notato il plauso infame degli astanti, tutti giornalisti embedded pronti a qualsiasi mostruosita' pur di esser da quella parte, dalla parte 'giusta' della Storia? Che illusioni possiamo mai farci ? Un abbraccio

Claudio ha detto...

Nessuno di noi conosce il vero motivo per cui la Russia sia così passiva di fronte a tante angherie USraeliane. Io parlo di pancia e non perché ho informazioni speciali ma secondo me Putin non la racconta tutta. Se volesse potrebbe sputtanare gli inganni perpetrati negli ultimi anni e anche un po' prima, dal 9/11 al Gheddafi dittatore fino all'uomo sulla luna. Questa pantomima in Siria non mi convince per niente e non mi meraviglia nemmeno. La giustificazione economica, ad esempio, non regge: costa molto di più mantenere un piccolo esercito per anni che buttarsi e in un mese fare piazza pulita dell'ISIS dei Turchi e vari e ridare la sovranità ad Assad. Non hanno detto niente quando sventravano la Jugoslavia o l'Iraq o la Libia. Sinceramente mi aspettavo anche solo una voce da parte loro invece solo silenzio. I conti non tornano. La Russia gioca con le vite più o meno come gli altri e credo che molto probabilmente anche Putin deve rendere conto a qualcuno.

alex1 ha detto...

xClaudio: ad essere sinceri qualche tentativo timido di evitare lo sbranamento della Yugoslavia c'e' stato con Primakov, ma la dirigenza Eltsin era per lo piu' compromessa con I potentati UE ed occidentali, ma sopratutto la Russia di allora non era quella di oggi, sembrava in paese sull'orlo della frantumazione interna con la Guerra in Cecenia e le repubbliche caucasiche pronte ad annettersi territori russi. Certo lo scopo non era tanto quello di difendere la Yugoslavia, cosa che I rapporti di forza non consentivano, ma di trovare in accord che "stabilizzsse" la situazione evitando effetto domino con crisi e "primavera colorate" sempre piu' prossime ai suoi confini.
Questa tattica e' praticamente fallita con gli accordi di Minsk, che non solo non hanno spento l'incendio antirusso in Ucraina ma addirittura rischia di gettare ancora piu' benzina sull'incendio che I parafascisti ucraini vorrebbero esportare anche oltre.

alex1 ha detto...

Ecco il link sulla terza grazia concessa dal "nostro" presidente Mattarella ai sequestratori e torturatori di Abu Omar.http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/02/28/abu-omar-grazia-parziale-per-agente-cia-sabrina-de-sousa/3423168/.
Evidentemente certi agenti di area CIA possono rapire e torturare chi vogliono in Italia, tanto anche se qualche giudice decidesse di fare qualcosa ci sara'la grazia presidenziale per loro. Sono gli stessi che pretendono, ad esempio, simili riverenze trattamento dai "paria" indiani per la questione dei Maro'. Nella scala gerarchica dei "giusti", della "piu' antica democrazia" dei "popoli eletti" dei popoli "brava gente" e di quelli "meno civili" evidentemente ognuno ha il suo posto
Tuttavia trovo veramente discutibile questo editorial di Giulietto Chiesa che vuole illustrare I giovani come tutti discotecari rimbecilliti. Credo che questo sia il modo piu' sbagliato per approcciare e sensibilizzare I giovani alle politiche interne ed internazionali ed all'impegno sociale e politico.
http://www.pandoratv.it/?p=14730&doing_wp_cron=1488322191.0389609336853027343750

rossoallosso ha detto...

@alex1
condivido le tue perplessità su G.Chiesa che pur argomentando in modo sostanzialmente condivisibile lo fa con un approccio sbagliato perchè magari nello stesso ambito decine di ragazzi hanno risposto correttamente ma non sono stati mostrati e poi la chicca finale quando dice di non fidarsi di tutto quello che passa in rete e lui ci fa addirittura un editoriale.
Un genio.