lunedì 24 marzo 2014
domenica 9 marzo 2014
L'8 MARZO DI MEDEA
Strappo qualche minuto all’urgenza del montaggio del nuovo
docufilm. Mi ha preso un’altra urgenza. Irresistibile quanto la marcia di scarponi
chiodati su corpi di donne che, simultaneamente, vengono compiante e celebrate
dagli stessi marciatori.
La cosa che più colpisce, ma che rivela la realtà delle
cose, è quest’otto marzo all’insegna di ipocrisia, infingardaggine, inganno e
turpitudine. Emblematico di tutto questo è stato il trattamento, nei media di “sinistra”,
della serie di assassinii successi proprio nei giorni del massacro delle mimose
recise (rimarchevole eccezione l’articolo di Annamaria Ravera sul “manifesto”
dell’8 marzo). Tg e giornali grondavano dolore e indignazione per le tre donne
uccise dai rispettivi conniventi. E siamo d’accordo, pur turandoci il naso dal fetore
di tartufismo e opportunismo. Silenzio totale negli stessi giorni, tranne un
fugace e asettico accenno in ore tv e radio infrequentabili, sull’altrettanto,
e forse più, efferato assassinio a Cesano Maderno del padre e marito, a
coltellate dalla moglie e a martellate dalla figlia. Mentre del tutto sepolti
da ignavia e cattiva coscienza rimanevano il figlio di 11 anni ucciso dalla
madre con una forbice a Cosenza, le tre bambine di 3, 10 e 13 anni sgozzate
dalla madre a Lecco, l’altro ragazzino di 11 anni, sempre nel cosentino, cui la
madre ha tagliato la gola. Qui non si tratta di pari e patta. Qui si tratta di
deontologia.