Cari frequentatori di questo spazio di intemperanze. Prima di congedarmi da voi per una decina di giorni, causa lontananaza da internet, vi raccomando di leggere il documento qui sotto, ennesima manifestazione del dissenso ebraico che, dopo Gaza, ha conosciuto una crescita e una diffusione senza precedenti. Questa rottura del consenso, o della tolleranza, con cui la maggioranza vociferante della diaspora ebraica aveva sostenuto ogni nefandezza dello Stato razzista e colonialista, è uno degli elementi che segnano la crisi di Israele e quindi il suo declino.
Si può concordare o meno con ogni concetto espresso in questo nobile documento, ma la fine dell'impunità israeliana e il riconoscimento della sua feroce pulizia etnica rappresentano una volta storica, geopolitica, geostrategica e culturale e aprono la strada verso l'unica soluzione realistica della questione mediorientale: lo Stato unico democratico, laico e binazionale e, in prospettiva, l'unità araba antimperialista storicamente determinata.
Sono grato a questi amici ebrei che anche, meglio di me, notoriamente al di sotto di ogni sospetto, rispondono a quei propagandisti sparaballe cari al Mossad che da qualche tempo inondano il mio blog costringendomi a rifiutarne la pubblicazione. Pubblico invece volentieri le parole degli ebrei onesti, anche per coloro che dall'antisionismo scadono nell'antiebraismo.
A presto,
Fulvio
Il documento di costituzione della Rete Internazionale Ebraica Antisionista
Siamo una rete internazionale di Ebrei che si dedica senza riserve alle lotte di emancipazione degli esseri umani, di cui la liberazione del popolo Palestinese e della sua terra è una parte indispensabile. Il nostro obiettivo è la distruzione dell’ ’apartheid israeliano, il ritorno dei rifugiati Palestinesi e la fine della colonizzazione israeliana della Palestina storica.
Dalla Polonia all’Iraq, dall’Argentina al Sud Africa, da Brooklyn al Mississippi, molti Ebrei hanno fatto propria questa richiesta di giustizia e il desiderio di un mondo più giusto, unendosi ad altri in lotte collettive. Gli Ebrei hanno partecipato in maniera determinante alla lotta dei lavoratori durante il periodo della depressione, al movimento per i diritti civili, alla lotta contro l’apartheid in Sud Africa, alla lotta contro il fascismo in Europa e a molti altri movimenti di cambiamento sociale e politico. La storica e costante pulizia etnica portata avanti dallo Stato di Israele nei confronti del popolo Palestinese per cacciarlo dalle proprie terre contraddice e tradisce questa lunga storia della partecipazione ebraica alle varie lotte di liberazione.
Il Sionismo – la moderna ideologia fondante che si è incarnata nello Stato di Israele – affonda le sue radici nel periodo del colonialismo europeo e si è diffuso immediatamente dopo il genocidio nazista. Il Sionismo si è nutrito dei più violenti ed oppressivi avvenimenti del diciannovesimo secolo, a spese dei molti sforzi e dell’impegno degli Ebrei per la liberazione. Per rivendicare questi sforzi, e un posto nei vibranti movimenti popolari del nostro tempo, il Sionismo, in tutte le sue forme, deve essere fermato.
Questo è cruciale, soprattutto per via dell’impatto del Sionismo sul popolo Palestinese e sulla regione circostante. Il Sionismo disonora anche la persecuzione e il genocidio degli Ebrei d’Europa utilizzando la loro memoria per giustificare e perpetuare il razzismo e il colonialismo europei. È responsabile del massiccio allontanamento e alienazione degli Ebrei Mizrahi (Ebrei di discendenza africana e asiatica) dalle loro diverse origini, lingue, tradizioni e culture. Gli Ebrei Mizrahi sono presenti in questa regione da più di duemila anni. Quando il Sionismo ha preso piede, le storie di questi Ebrei sono state sviate dal loro corso e messe al servizio della segregazione degli Ebrei imposta dallo Stato di Israele.
In quanto tale, il Sionismo ci coinvolge nell’oppressione del popolo Palestinese e nello svilimento delle nostre stesse eredità, lotte per la giustizia e alleanze con gli esseri umani nostri fratelli.
Ci impegniamo a: Opporci al Sionismo e allo Stato di Israele
Il Sionismo è razzista. Si prefigge il dominio politico, giuridico ed economico degli Ebrei e dei popoli e delle culture europei sui popoli e le culture indigene. Il Sionismo non è solo razzista, è anche antisemita. Appoggia l’immaginario europeo sessista e antisemita dell’effeminato e debole “Ebreo della diaspora” e contrappone ad essa un “nuovo Ebreo” violento e militarista, perpetratore piuttosto che vittima di violenza razziale.
Il Sionismo quindi cerca di rendere bianchi gli Ebrei con l’adozione del razzismo bianco nei confronti del popolo Palestinese. Nonostante il bisogno di Israele di integrare i Mizrahi per poter mantenere una maggioranza ebraica, questo razzismo si traduce anche nell’emarginazione e nello sfruttamento economico della popolazione Mizrahi socialmente indigente. Questa violenza razziale comprende anche lo sfruttamento dei lavoratori immigrati.
I Sionisti propagano il mito che Israele è una democrazia. In realtà, Israele ha istituito e sostiene politiche e prassi interne che discriminano gli Ebrei di origine Mizrahi ed esclude e ghettizza il popolo Palestinese. Inoltre Israele, sostenuta dagli Stati Uniti, mina alla base qualsiasi movimento arabo che lotta per la sua liberazione e un cambiamento a livello sociale.
Il Sionismo perpetua il senso di eccezionalità degli Ebrei. Per difendere i propri crimini, il Sionismo racconta una versione della storia ebraica totalmente separata dalla storia e dalle esperienze di altri popoli. Diffonde l’idea che l’olocausto nazista sia un’eccezione nella storia dell’umanità – nonostante sia uno dei tanti olocausti, da quelli dei nativi del Nord e del Sud America a quelli in Armenia e Rwanda. Separa gli Ebrei dalle vittime e dai sopravvissuti di altri genocidi invece di accomunarci ad essi.
Attraverso una condivisa islamofobia e desiderio di controllo del Medio Oriente e dell’Asia occidentale, Israele fa fronte comune con i fondamentalisti cristiani ed altri che chiedono la distruzione degli Ebrei. Insieme chiedono la persecuzione dei Musulmani. Questa promozione comune dell’Islamofobia serve a demonizzare la resistenza al dominio economico e militare dell’Occidente. Porta avanti una lunga storia di collusione sionista con regimi repressivi e violenti, dalla Germania nazista al Sud Africa dell’apartheid alle dittature reazionarie in tutta l’America Latina.
Il Sionismo afferma che la sicurezza degli Ebrei dipende da uno stato ebraico militarizzato. Ma Israele non garantisce la sicurezza degli Ebrei. La sua violenza porta instabilità e paura per coloro che rientrano nella sua sfera di influenza e mette a rischio la sicurezza di tutti i popoli, incluso quello ebraico, ben oltre i suoi confini. Il Sionismo ha contribuito volutamente a creare le condizioni che hanno portato alla violenza contro gli Ebrei nelle nazioni arabe. L’odio nei confronti degli Ebrei che vivono in Israele e altrove, provocato dalla violenza e dal dominio militare di Israele, viene usato per giustificare ulteriore violenza da parte sionista.
Ci impegniamo a: Respingere il retaggio coloniale e la continua espansione coloniale
Il momento in cui il movimento sionista ha deciso di fondare uno Stato Ebraico in Palestina, è diventato un movimento di conquista. Alla stregua della conquista imperiale e delle ideologie genocide nelle Americhe e in Africa, il Sionismo si basa sulla segregazione dei popoli e sulla confisca della terra che produce pulizia etnica e dipende da un’implacabile violenza militare.
I Sionisti hanno lavorato a stretto contatto con l’amministrazione coloniale Britannica contro le popolazioni autoctone della regione e le loro legittime speranze di libertà e autodeterminazione. L’immaginario Sionista di una Palestina “vuota” e desolata ha giustificato la distruzione della vita dei Palestinesi così come lo stesso tipo di razzismo ha giustificato lo sterminio dei Nativi Americani, la tratta atlantica degli schiavi e molte altre atrocità.
Dagli insediamenti in continua espansione al Muro dell’Apartheid, l’impegno di Israele al dominio coloniale lascia il suo segno danneggiando l’ambiente e distruggendo la morfologia fisica della Palestina. Il fallimento delle politiche per porre fine alla resistenza Palestinese spinge Israele verso una violenza sempre crescente e politiche che, se portate al loro estremo, terminano nel genocidio. A Gaza, lo stato israeliano rifiuta l’accesso a cibo, acqua, elettricità, aiuti umanitari e forniture mediche come arma per minare le fondamenta della vita umana.
Israele, un tempo complice dell’assalto britannico e francese all’unità e all’indipendenza arabe, è ora un socio subalterno nella strategia delle forze alleate statunitensi per il controllo militare, economico e politico del mondo, in particolare nel dominio della strategica regione del Medio
Oriente e del Sud Ovest asiatico. Il pericolo di una guerra nucleare causata da un attacco israelo-statunitense dell’Iran ci ricorda che Israele è una bomba atomica che deve essere urgentemente smantellata per salvare le vite di tutte le sue vittime attuali e potenziali.
Ci impegniamo a: Contrastare le organizzazioni sioniste
Oltre ad aver ideato la creazione di Israele, il Sionismo ne ha determinato le politiche internazionali di dominio militare e antagonismo verso i suoi vicini e ha istituito una complessa rete globale di organizzazioni, gruppi di pressione politica, società di pubbliche relazioni, circoli nelle università e nelle scuole per sostenere e promuovere le idee sioniste nelle comunità ebraiche e nella società in generale.
Miliardi di dollari USA vengono versati annualmente ad Israele per sostenere l’occupazione e il sofisticato e brutale esercito israeliano. La macchina da guerra che finanziano è una dei leader nell’industria globale delle armi, che prosciuga risorse indispensabili ad un mondo che ha un disperato bisogno di acqua, cibo, cure mediche, alloggi ed istruzione. Nel frattempo, l’Europa, il Canada e le Nazioni Unite sostengono l’infrastruttura dell’occupazione mascherandola da aiuti umanitari al popolo Palestinese. Insieme, gli USA e i loro alleati collaborano all’allargamento del dominio della regione e alla eliminazione dei movimenti popolari.
Una rete internazionale di istituzioni e organizzazioni sioniste sostiene l’esercito israeliano e gli insediamenti ebraici militanti con finanziamenti diretti. Questa rete fornisce anche il sostegno politico necessario a legittimare e promuovere politiche e invii di aiuti. Nei singoli paesi, questa rete censura le critiche a Israele e prende di mira singoli individui e organizzazioni tramite schedature, violenza, reclusioni, deportazioni, disoccupazione e altri ricatti economici.
La rete sionista favorisce la diffusione dell’islamofobia. Suona i suoi tamburi di guerra all’estero e spinge per una legislazione repressiva in casa. Negli USA e in Canada, le organizzazioni sioniste hanno sostenuto l’approvazione della legislazione “antiterrorismo” che prevede che chi si organizza per promuovere il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele e sostenere organizzazioni palestinesi, iraniane, irachene, libanesi e musulmane debba essere messo sotto processo in quanto sostenitore del terrorismo e colpevole di tradimento. Sia in Europa che negli USA, fantomatiche organizzazioni “ebraiche” sono attualmente in prima linea nel chiedere una guerra contro l‘Iran.
Stanno comparendo crepe sia nelle fondamenta del sionismo che nello stesso dominio mondiale statunitense. Nella regione, continua una straordinaria resistenza della Palestina e del sud del Libano all’aggressione e occupazione israeliana e statunitense nonostante le risorse limitate e i molti tradimenti. Nel mondo, il movimento di solidarietà con il popolo Palestinese e contro la politica statunitense e israeliana sta acquistando slancio. In Israele, questo slancio si può vedere nel crescente dissenso che permette di reclamare due eredità degli anni ’60: Matzpen, una organizzazione israelo-palestinese ed ebraica antisionista, e il Partito Mizrahi delle Pantere Nere. In Israele c’è anche un crescente rifiuto dei giovani ad accettare la leva obbligatoria nell’esercito.
In seno ai governi e all’opinione pubblica negli USA e in Europa, i costi del sostegno incondizionato a Israele vengono sempre più messi in discussione. Israele e gli USA cercano nel sud globale nuovi alleati che si uniscano alle loro conquiste economiche e militari. Il crescente rapporto tra Israele e India è un tipico esempio di questo. Condividendo l’interesse al controllo politico e al guadagno dei pochi a spese dei molti, l’élite Indiana e di altri paesi del Medio Oriente e dell’Asia occidentale collude con i piani economici e militari dell’occidente nella regione.
La propaganda della Guerra Globale al Terrore da parte dell’Occidente risuona dell'islamofobia che è richiesta e promossa dall’élite indiana e ha fornito la scusa per una dura repressione del dissenso da parte di vari regimi del Medio Oriente e del sud-ovest asiatico. Nonostante questo, stanno nascendo movimenti popolari che hanno alle spalle una ricca storia di lotte anticoloniali che sfidano e finiranno per sconfiggere questa alleanza.
Insieme ai nostri alleati, vogliamo contribuire ad allargare quelle crepe, finché il muro non cada e Israele non resti isolata come era isolato il Sud Africa dell’apartheid. Ci impegniamo a portare avanti la battaglia contro quelle organizzazioni che pretendono di parlare per noi, e a sconfiggerle.
Ci impegniamo a: Dare la nostra solidarietà e a lavorare per la giustizia
Mettiamo i nostri cuori, menti e impegno politico a sostegno del variegato e dinamico movimento di resistenza del popolo Palestinese e della lotta alle ingiustizie di cui le nazioni in cui viviamo sono responsabili.
Sosteniamo senza riserve il Diritto al Ritorno dei Palestinesi. Chiediamo l’abrogazione della razzista legge israeliana sul ritorno che privilegia i diritti di qualsiasi persona che venga ritenuta Ebrea dallo Stato di Israele a stabilirsi in Palestina escludendo così i Palestinesi e trasformandoli in rifugiati.
Rispondiamo con tutto il cuore all’appello dei Palestinesi a sostenere il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni contro Israele.
Sosteniamo la richiesta di rilascio dei prigionieri politici palestinesi e di porre fine alla reclusione di leader politici palestinesi, donne, bambini e uomini, come metodo di controllo e terrore.
Non sta a noi decidere quale strada debba prendere il popolo Palestinese nella costruzione del proprio futuro. Non pretendiamo di sostituire la nostra voce alla sua. Le nostre strategie e azioni deriveranno dal nostro attivo contatto con coloro che sono impegnati nelle varie lotte di liberazione in Palestina e nella regione circostante. Sosterremo la loro lotta per la sopravvivenza, per difendere le proprie posizioni e per far progredire il loro movimento come meglio possono, secondo le loro modalità.
Siamo a fianco dei vibranti movimenti di resistenza popolari del nostro tempo che difendono e hanno a cuore le vite di qualsiasi persona e dello stesso pianeta. Siamo a fianco dei movimenti guidati da coloro che più risentono delle conquiste, occupazioni, razzismo imperiali e del controllo e sfruttamento globale di popoli e risorse. Difendiamo la protezione del mondo della natura. Difendiamo i diritti delle popolazioni locali alla loro terra e sovranità. Difendiamo i diritti dei migranti e dei rifugiati a varcare liberamente e in tutta sicurezza i vari confini. Difendiamo i diritti dei lavoratori – inclusi i lavoratori immigrati fatti arrivare in Israele per sostituire sia la mano d’opera palestinese che quella Mizrahi – alla giustizia economica e all’autodeterminazione. Difendiamo i diritti di eguaglianza razziale e di identità culturale. Difendiamo i diritti di donne e bambini e di tutti i gruppi discriminati ad essere liberi dal giogo. E ci battiamo per il diritto universale di avere acqua, cibo, alloggio, istruzione, assistenza sanitaria e libertà dalla violenza -- le uniche basi sulle quali la società umana può sopravvivere e prosperare.
Ci impegniamo a sostenere la giustizia in modo che le ferite si possano iniziare a cicatrizzare. C’è molto da sanare: le ferite inflitte dall’imposizione e dalla gestione del regime coloniale in Palestina e nella regione confinante; i traumi dell’oppressione europea degli Ebrei sfruttata dal progetto sionista; le paure e le privazioni sofferte in anni di spargimenti di sangue; le manipolazioni della
cultura e delle risorse utilizzate per sfruttare gli Ebrei Mizrahi e separarli dai Palestinesi; e i continui massacri, stupri e spoliazioni del popolo Palestinese.
La giustizia che vogliamo ottenere deve essere costruita da coloro che in tutta la Palestina, incluso Israele, e i rifugiati Palestinesi, la cui lotta per l’autodeterminazione può portare eguaglianza e libertà a quanti ci vivono e nelle terre circostanti.
Vi chiediamo di unirvi a noi.
Questi obiettivi richiedono la costruzione di un compatto movimento ebraico internazionale che sfidi il Sionismo e le sue pretese di parlare a nome di tutti gli Ebrei. Di fronte ad un avversario internazionale non basta lavorare a livello locale o nazionale. Dobbiamo trovare modi di lavorare insieme scavalcando confini, distanze, settori e lingue. C’è spazio per molte iniziative e organizzazioni, già esistenti e future, che lavorino in maniera indipendente e congiunta, collaborando e appoggiandosi l’un l’altra.
Siete contro il razzismo in tutte le sue forme? Allora vi chiediamo di unirvi a noi per mettere fine all’apartheid israeliano.
Riconoscete la sovranità e i diritti sul territorio delle popolazioni locali? Allora vi chiediamo di unirvi a noi per difendere la sovranità e i diritti sul territorio dei Palestinesi.
Ritenete che tutte le nostre vite dipendano dalla sostenibilità economica e ambientale? Siete furiosi per il furto e la distruzione delle risorse mondiali? Allora vi chiediamo di unirvi a noi per fermare la distruzione dell’agricoltura e della terra palestinese da parte di Israele, il furto di terra e acqua e la distruzione di villaggi e coltivazioni.
Auspicate la fine delle interminabili guerre per il petrolio e il dominio militare degli USA e dei loro alleati? Volete porre fine alle culture militarizzate, all’arruolamento dei nostri giovani e al saccheggio delle risorse che finanziano eserciti invece delle necessità della vita? Allora vi chiediamo di unirvi a noi per smantellare un fattore critico della macchina da guerra globale.
Vi volete dissociare dalla pulizia etnica perpetrata da Israele in Palestina e dalla distruzione di storia, cultura e autogoverno? Ritenete che non c’è pace senza giustizia? Vi sentite furiosi e amareggiati per il fatto che l’olocausto contro gli Ebrei venga usato per perpetrare altre atrocità? Allora vi chiediamo di unirvi a noi per porre fine al colonialismo sionista.
Per far sì che le persone di questo pianeta possano vivere in un mondo sicuro, giusto e in pace, bisogna mettere fine al progetto coloniale israeliano. Ci assumiamo con gioia questo dovere collettivo di minare un sistema di conquista e saccheggio che tormenta il nostro mondo da troppo tempo.
http://www.ijsn.net/atranslation/236/
Sempre d'accordo con i tuoi acuti articoli, e profonde analisi politiche.
RispondiEliminaAntonio Monetti
Ogni tanto una buona notizia.
RispondiEliminaTareq Aziz è stato assolto e scarcerato.
NeoProg
Un saluto a tutti dalla Cuba che resiste! Ora che anche EL Salvador ha cambiato direzione l'integrazione latinmoamericana compie un altro grande passo in avanti. Intanto quì in questi primi mesi dell'anno sono passati tutti i Presidenti e Capi di stato del Latinoamerica e non solo. Cuba sta diventando protagonista assoluta dei cambiamenti che sconvolgeranno gli equlibri mondiali fondati sulla vile aggressione imperialista.
RispondiEliminaHastra la victoria siempre!
Mi domando: cos’è moralmente più ripugnante, la violenza dello stupro o l’ipocrisia complice di chi rimprovera una donna stuprata perché “se l’è voluta”? E vi domando: cos’è più ripugnante, la violenza del rapimento o l’ipocrisia di chi rimprovera gli amici del rapito di non aver fatto abbastanza per soddisfare i rapitori? Ora pensate al soldato Shalit: non alla famiglia che protesta (ovviamente fa bene a cercare di fare il possibile per liberare in qualunque modo il congiunto) ma quei giornali (in Italia ma anche in Israele, per esempio certi commentatori di Haaretz) che rimproverano al governo Olmert di non aver ceduto al ricatto di Hamas. Fra i rapitori e i loro amici, chi è più disgustoso?
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