Sei qua perché sai qualcosa. Non lo sai spiegare, ma lo senti. L’hai sentito per tutta la tua vita che c’è qualcosa di sbagliato con questo mondo. Non sai cos’è, ma c’è, come una scheggia nella tua testa che ti fa impazzire. E’ questa sensazione che ti ha portato qui. Sai di cosa parlo?
- Di Matrix?
Lo senti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. Si tratta del mondo che ti hanno steso sugli occhi per renderti cieco alla verità.
- Quale verità?
Che sei uno schiavo, Neo, come tutti gli altri, che sei nato per essere incatenato, nato in una prigione che non riesci a toccare, assaporare, odorare, una prigione per la tua mente.
Purtroppo a nessuno si può dire che cosa è Matrix. Lo devi provare da te.
(The Matrix, 1999)
14 luglio 2009. E’ il giorno in cui questo Stato ha fatto morire in Afghanistan un suo cittadino messosi al servizio di predoni per non finire nel ghetto dell’esclusione. E’ il giorno in cui questo Stato ha concesso 6 anni, da non passare in galera, a un suo masnadiero, assassino di un cittadino in viaggio verso la gioia di una partita. E’ il giorno che segue a un altro giorno, in cui tre miliziani al servizio di questo Stato, per aver ucciso a botte un diciottenne innocente e innocuo, sono stati definiti “colposi” e risparmiati al carcere grazie a una sentenza di tre anni. Tutti in servizio. Lo Stato di polizia è come Israele: immune e impunito. Non per nulla Israele è il laboratorio del nostro futuro, già quasi presente.
Prendiamo il “quotidiano comunista” di questi giorni torridi. Ti viene da chiederti se gli è preso un colpo di sole. Ma poi, se ci pensi, trovi incongrua la domanda. Da quanto tempo ti esaspera questo giornale, che pure a volte, grazie soprattutto a interventi esterni e a poche resistenze interne, manda gli ultimi bagliori di una sinistra che, come un sole marino nel crepuscolo, si sdilinquisce dal carminio al rosa, all’ arancione, all’ocra, al giallino, fino a sprofondare nel buio? Paghi 1.30 euro per questo giornale che, pure, si è visto garantire quei contributi statali la cui minacciata cancellazione gli aveva fruttato oltre un milione di nostri talleri. Abbiamo sopportato l’esosità, quattro pagine in meno e 30 centesimi in più, quattro costole tolte a un organismo già scheletrico, ogni giorno abbiamo rimandato giù l’esondazione di bile per il fuoco “amico” sparato sui fatti dalle Sgrene, Rossande, Forti, dai Parlato e dagli orridi vivandieri del collateralismo in Asia di “Lettera 22”. Ci siamo incerottati con Michele Giorgio dal Medio Oriente e Manlio Dinucci sull’imperialismo e i suoi lanzichenecchi. Abbiamo redarguito le turbe di transfughi della cui diserzione “il manifesto” mai si chiede la ragione, balbettando: è il meno peggio, non c’è altro, Giorgio sulla Palestina, Matteuzzi sull’America Latina, Dinucci, Dal Lago, Vauro…
Ma dell’Honduras, di cui qui si parlerà nel prossimo pezzo, non hanno fatto scrivere a Matteuzzi o a Gianni Minà. Hanno fatto scrivere a uno, di nome Beretta, dall’inchiostro intinto nella simpatia per i golpisti e nell’astio per il presidente rapito e per le masse che lo sostengono. Un golpe di torturatori fascisti al soldo di Washington che, rinnovando i fasti degli squadroni della morte, vorrebbe iniziare il roll-back Usa in un’America Latina uscita dal cortile di casa, lo hanno ridotto a trafiletti di otto righe, zattere sbattute da un’alta marea che elevava sulla cresta dei diritti umani i pogrom stragisti telecomandati da Washington e Tel Aviv in Iran e Cina. Dopo lo scellerato sostegno al tentativo di golpe morbido degli yuppie filo-Usa e filo-mercato a Tehran, prodromo all’attacco per cui si agitano i nazisionisti di Tel Aviv, eccoli avventarsi, bertinottianamente bulimici di apprezzamenti di cosca, di loggia e di regime, sulla parallela (astutamente parallela anche al G8) manovra destabilizzatrice del nemico strategico cinese. E, guarda un po’, dopo che l’idiotismo attorno a Bush aveva detto cattivi tutti i musulmani, ecco che dalle eleganti elissi retoriche di Obama saltano fuori dei musulmani buoni. Quelli, appunto, che, coordinati a Washington da Rebiya Khadeer (una specie di Aung San Suu Khi uiguri, capo della Uyghur American Association, finanziata al solito da dependances Cia), iniziano a rosicchiare pezzi delle regioni di confine cinesi. Ieri i tibetani, poi le madames di Tehran Alta, oggi gli islamici buoni uiguri. Il manuale è sempre lo stesso: pogrom stragisti, incendi di negozi, devastazioni di case, ammazzamenti di passanti, assalti alle istituzioni, martiri autoprodotti, che però per le “sinistre” diventano “rivolte per i diritti delle minoranze”, “lotte per la democrazia”, una nuova “rivoluzione di velluto”. Chissà perché queste, che nascono a Washington, vanno bene, mentre quella dei baschi, di colore rosso, o quella degli irlandesi, no. Naturalmente i “bagni di sangue” vengono attribuiti istantaneamente alle forze di governo (governi, tutti questi, a me per nulla simpatici, ma non per questa da gettare nelle fauci di USA-UE-Israele), prima ancora che sul posto sia apparsa la polizia: “Gli han a caccia di uiguri nelle strade di Urumqi”. Ed era vero il contrario, perfino per il New York Times, tanto che tutti hanno parlato di un governo cinese “preso di sorpresa”. Chissà come si orienterebbe questo manipolo redazionale se domani scendessero dalla Val Brembana gli schioppi verdi di Calderoli a manifestare, dando fuoco a marocchini, “il disagio di giovani stranieri in casa loro”, come lo attribuisce il “manifesto” agli uiguri con il “PeaceReporter” (quelli della cantonate) Battaglia. Alla fine il dato che dei 156 morti ammazzati solo il 20% erano uiguri sparacchioni colpiti dalla repressione e tutti gli altri civili han massacrati dagli attivisti dell’amerikana Rebiya Khadeer, annega negli strepiti di nuovi orgasmi.
Quello per Michael Jackson su tutti, un nero che ha insegnato ai suoi fratelli di serie C come sentirsi bravi bianchi trasformandosi in grotteschi surrogati del padrone: “Jackson in black, quella popstar che divenne leader dei neri”, “Nasce una nuova era per il popolo dei blues”: Malcolm X, nella sua tomba, è una trottola impazzita. E poi l’altro orgasmo, per il protagonista della truffaldina e fallimentare kermesse del G8, grondante sangue per le carneficine in Iraq, Afghanistan e Pakistan, presentato così: “Obama in camicia incanta l’Aquila, la città lo attende per ore ed esulta”. Non avevano finito di ballare l’hallygally per colui che aveva appena detto nisba alla salvezza climatica del pianeta e a un’uscita dalla crisi che evitasse 200 milioni di disoccupati e un miliardo di morti per fame e che aveva ripromesso all’Africa i vecchi e mai pagati 20 miliardi di dollari (quanto i “Grandi” spendono per eserciti e armi in due giorni), che lo hanno incoronato salvatore di quel continente. “Il messia nero in Ghana” , “Yes you can Africa”. Sono i titoli sull’ennesima fuffa retorica, dopo quella dei “cari musulmani” al Cairo, esufflata dal campo di un lurido satrapo che aiuta Israele nel genocidio di Gaza. Fuffa tossica ma scintillante di paillettes, riversata sui depredati africani nella visita in Ghana, ovviamente “storica” come ogni suo peto, dal continuista messo da Wall Street e dal Pentagono al posto dello zannuto mentecatto Bush. Pentagono, Wall Street, Cia e Cheney resi incensurabili per crimini degni di Vlad di Transilvania, è naturale, come lo furono gli aguzzini argentini con la legge del “Punto final”). Solo che per l’elite Usa non ci sarà mai spazio per un Kirchner che rimedi agli orrori dei predecessori punendoli. C’è anche, su questa aporia detta “comunista”, un occhiello che ha fatto l’invidia del “Giornale”: “Barack Obama nel primo, storico (e dagli) viaggio da presidente in un paese dell’Africa sub-sahariana: basta prendersela col colonialismo (ti pareva!), è ora di dare al continente governi efficienti. La ricetta per lo sviluppo: pace, democrazia, sanità e opportunità. Traduzione: o ci fornite un Karzai, un Al Maliki, un Micheletti honduregno, un Uribe, un Abu Mazen, un Napolitano tanto “integro e nobile” da strizzare i coglioni a ogni opposizione e da mettere all’asta in Afghanistan altri “eroi caduti nella guerra al terrorismo”, o è meglio che pensiate a Gaza, Abu Ghraib e ai massacri dei nostri droni sulla Frontiera del Nord-Ovest.
Gli analisti manifestini del “basta prendersela col colonialismo” si compiacciono commossi che il loro “Yes we can Africa”, abbia “scelto non a caso il Ghana, il paese dalle tradizioni democratiche più consolidate… esempio per altri stati… da celebrare per essere riuscito a realizzare la speranza che siano realizzati i progressi nel mondo multipolare da lui immaginato”. E qui è stato Kwame Nkrumah, i liberatore di un Ghana poi rimasticato da venditori e compratori, a rivoltarsi nella tomba. Non poteva mancare un riferimento ai reprobi, tipo lo Zimbabwe di Mugabe, massacrato da un decennio di sanzioni punitrici della riforma agraria che ha ridato la terra ai neri, ma “della cui economia devastata l’Occidente non è responsabile, come non è responsabile delle guerre nelle quali bambini vengono arruolati per combattere”. Nessuna responsabilità dell’Occidente, né del colonialismo, giura “il manifesto” con Obama, in quelle guerre per diamanti, petrolio, uranio, che dalla Guinea al Darfur, dal Congo alla Somalia, dalla Liberia alla Nigeria, hanno visto bambini macellarsi per grazia di Shell, De Beer, la City, Wall Street, e per Israele e Usa massimi esportatori d’armi del mondo. Per carità. Del resto nel coro della satanizzazione di Mugabe la voce del “manifesto”, siccome del tutto inusitata, è particolarmente gradita a chi sogna la Rhodesia di Ian Smith.
Che gliene viene al “manifesto”, alle sinistre omologhe, oltre al salasso di lettori e consensi, da questa epistemofobia embedded ? Bella domanda. Sorprende Pierre Rimbert, in “Le Monde diplomatique”, “la capacità dell’elite editoriale di stupire e poi addomesticare alcuni dei suoi critici tendendo loro il più irresistibile degli specchi, quello che trucca l’immagine con una patina di cultura (vedi i paginoni “colti” del giornale)". Pare che parli della nostra stampa di “sinistra”. Che questo cammino verso le vette dell’intelletto sia andato di pari passo con un allineamento ideologico sulle posizioni delle classi dirigenti, ci ricorda fino a che punto il sapere, l’informazione, costituiscano un’arma a doppio taglio che finge di emancipare e invece assoggetta, che pretende di temprare vocazioni contestatarie e forgia conformismi. Parlando del settimanale “Charlie Hebdo”, Rimbert scrive: “Ancora nel 1998 conbatteva contro il libero scambio e denunciava il pensiero unico nei media, ma poi ha ridispiegato le punte delle sue matite sul fronte della guerra di civiltà”. Pare che di nuovo parli della nostra stampa di “sinistra”, matita di Vauro esclusa.
Già, il Ghana, tanto caro e tanto democratico. E’ il Ghana l’unico paese africano che abbia accettato di ospitare “AfriCom”, il comando strategico degli Usa (con diramazioni nella colo0nia Italia, a Vicenza e Napoli) creato dallo “svoltone” Obama, con lo stesso ministro della guerra di Bush, per la riconquista di un’Africa che, tra interventi cinesi, iraniani, venezuelani, russi e un minimo di autostima post-coloniale, è riuscita ad almeno porre un freno a rapine e stragi di quel “colonialismo senza colpe” che Obama è venuto a rilanciare. Gli ufficiali del Ghana si sono formati nel Centro di Studi Strategici per l’Africa istituito dal Pentagono. Il programma Usa “Acota” ha addestrato in Ghana 50mila soldati e istruttori africani, pronti a fare “peacekeeping” per gli interessi occidentali quanto lo fanno gli ascari etiopici contro l’autodeterminazione della Somalia, o quelli dei valvassini Ruanda e Uganda per trasferire a Nord le ricchezze del Congo. L’esercito e la marina Usa hanno ottenuto accesso alle basi militari e ai porti del Ghana che diventa così il gendarme del Golfo di Guinea, da dove gli Usa importeranno entro il 2015 il 25% del loro petrolio. Il paese è governato da una cricca di notabili ladroni e corrotti che hanno concesso alle compagnie Usa una manomorta assoluta sulle proprie ricchezze di diamanti, oro, bauxite, manganese, cacao. Con la conseguenza che la bilancia commerciale del paese è in deficit catastrofico e, sotto il sottile strato di fantocci predatori Usa, langue una massa di disperati. Democrazia esemplare per “il manifesto”, il portatore di felicità e prosperità al continente, l’afroamericano Obama, non poteva non sceglierla.
Sul “manifesto” e in innumerevoli convegni, feste, seminari, i detriti della sinistra italiana, mentre sottobanco continuano ad azzannarsi, sgranano il rosario dell’ unità delle sinistre. Vi si avvicenda uno stormo di grilli tanto parlanti quanto spennati. E più hanno le antenne tarpate da misfatti parlamentari e connubi inverecondi - penso per esempio allo Svendola praticante di Padre Pio, Casini e reperti neofascisti, o a quell’Alberto Burgio, reduce borioso da efferati voti pro-guerre ai poveri interni ed esterni - e più pretendono di erudire il pupo. L’ho già detto: dov’è il santo martello di Pinocchio? E Valentino Parlato, inebriato dagli insuccessi del suo anoressico giornale, lo definisce “più utile di qualsiasi partito di sinistra”, invita dall’alto a “interrogarsi sul che fare”, a “individuare le cause della sconfitta”, a “fare inchieste, individuare come siamo cambiati nei venti, trent’anni che sono alle nostre spalle”, a smettere di “continuare a leggere con le stesse lenti”. Conclude collocandosi in vetta a questo monte di cocci: “E’ da trentotto anni che cerchiamo di assolvere a questi compiti modesti e molto ambiziosi. Aiutateci a insistere”.
C’è qualcosa di ottuso, di paradossale e di patologicamente presuntuoso nelle esternazioni di questo anziano dirigente di un giornale in disarmo ideologico e deontologico. Non ricordo bene com’era trent’anni fa, ma so che da molti anni quei “compiti modesti e molto ambiziosi” sono stati sepolti nella trousse d’epoca delle gentildonne e dei gentiluomini che si sono succeduti alla sua testa. In parallelo con un PCI, il cui seme gramsciano è stato soffocato da proliferazioni gramignose, giù giù fino agli araldi della convenienza-connivenza con l’orrore esistente: D’Alema, Fassino, Veltroni e tutto lo scipito cucuzzaro capitalcompatibile, questo gruppetto di “antagonisti” dandy ha partorito i Riotta, Barenghi, Annunziata, Maiolo, Mineo, per citarne solo alcuni. E altri, vedrete, seguiranno il percorso che porta dalle angustie del “quotidiano comunista” ai riconoscimenti di mamma Rai, della Confindustria, o della Fiat. Sono particolarmente graditi dal pastore del gregge i ritorni delle pecorelle smarrite, al capotribù quelli dei figlioli prodighi.
A Paolo Flores d’Arcais, chierico di punta della “società civile”, viene consentito di diffondere le seguente formula per la salvezza della sinistra: “Invitare decine di personalità che rappresentano il meglio della società civile a iscriversi simultaneamente al PD, in modo da dar luogo a un piccolo Big Bang capace di mobilitare centinaia di migliaia di cittadini e di rifondare questo partito… sarebbe una nemesi… insomma un protagonismo organizzato a geometria variabile (?) cui potrebbero fare da catalizzatore quotidiani, riviste, siti web, associazioni della società civile (sicuramente del tipo di quelle che fanno le “rivoluzioni colorate”), immetterebbe massiccio ossigeno democratico in una morta gora…” La trovata è strepitosa. Sistema tutti. Vendola in testa. Basta qualche pugno di ingegni eletti dentro a quel tritacarne storico che è l’accoppiata PCI-DC, oggi PD, ed è fatta: niente più guerre coloniali, papi e zoccole, mafia onnipervasiva come lo spirito santo, scuola e acqua mangiate da preti e multinazionali, cemento su ogni margheritina… Fa ancora meglio, addirittura con un editoriale di prima pagina, un altro “venerando maestro”, Alberto Asor Rosa, che da qualche tempo, abbandonati i meritevoli saggi di letteratura, si è autonominato cattedratico del corso accademico di "Salvataggio nazionale". Espressa la sentenza per cui gli italiani sono geneticamente inadatti a fare da soli, visto che, da Carlo Magno al Risorgimento, dalla prima alla seconda guerra mondiale, dal 1945 a oggi, o Francia o Spagna (leggi Usa) purchè se magna, per il riscatto nazionale suggerisce la soluzione Savoia: salvi grazie a francesi e inglesi. Però aggiornata ed estesa all’ intera cupola di sponsor e padrini: “Sarebbe bello, sarebbe sufficiente che venisse lanciato qualche modesto messaggio (al collega mafiofascista italiano) da parte degli ospiti stranieri. Basterebbe voltare le spalle nel corso di una pubblica esibizione, declinare dignitosamente ma fermamente qualche invito, rifiutarsi di stringere qualche mano servilmente protesa, esibire una grave serietà quando ci si trovi di fronte a una risata troppo ghignante ed esibita. Al resto penserebbero la stampa, i fotografi, le televisioni. Fra i Grandi del G8 qualche personalità capace di questo dovrebbe pur esserci, dal sobrio laico laburista inglese Brown (sic), al multietnico e libero pensatore Obama (sic), all’onesta luterana tedesca Merkel (sic)…” Simpatiche descrizioni dei baroni del capitalismo imperialista cui, sprovveduti che siamo, non avevamo pensato. Quando si dice la fiducia in se stessi… quando si dice la delega… Del resto al colto e intelligente Alberto la speranza Obama ha subito dato soddisfazione: “Silvio? Ecco una forte leadership per l’Italia!” E giù pacche sulle spalle di papi da parte del "libero pensatore".
Questo scrisse il 5 luglio l’illustre maestro Asor Rosa. Un’autentica rivoluzione affidata a coloro che, secondo l’autore, vantano una “superiorità di comportamenti” morale, quasi antropologica, nei nostri confronti, visto che a rapinare, divorare popoli, devastare terre, sono secoli che sanno fare da soli. Per i “superiori” Obama, Brown, Sarkozy, Merkel non c’è priorità più pressante che liberare il popolo italiano dal guitto mannaro, dal suo mafiastato e dai nazisti verdi. Intanto, mentre si preparano a salvarci voltando le terga a Berlusconi, o rifiutando di fare cin cin con Frattini, fanno le prove generali in Afghanistan, Pakistan, Honduras e ovunque ci siano paesi che, come le nostre sinistre, non ce la fanno da soli. Logicamente per Napolitano, il tagliaunghie dell’opposizione, omaggiato di meriti di saggezza ed equilibrio da Asor Rosa e “manifesto”, è doveroso il sacrificio di quell’ennesimo militare italiano caduto in Afghanistan nella “lotta al terrorismo”. Qualche volta neanche gli Usa, a quanto pare, ce la fanno da soli. Vien da vomitare, presidente. Finchè si limitava a far da punta avanzata dell’ammorbamento etico-ideologico di un partito di cui i suoi “miglioristi” sono entrati a gamba tesa in tangentopoli, transeat. Finchè, da buon membro del collegio di difesa, incollava foglie di fico sulle vergogne di papi e compagni di merenda, agevolando passo passo la frana democratica del paese, pazienza. Ma trarre da quel cadavere ventenne l’ascia per continuare a menare un popolo con cui non c’entriamo una minchia, se non per dovere di solidarietà con la sua resistenza, bè, mancano le parole. Forse le avrebbe sapute Pertini.
Asor Rosa si deve dare pazienza. La sua questua da lustrascarpe deve mettersi in fila. I nostri salvatori sono impegnati in altri soccorsi ai bisognosi. Per prime le banche che hanno assalito il mondo gridando: dateci i soldi o noi disintegriamo milioni di posti di lavoro e distruggiamo le condizioni di vita di miliardi di persone. Come non ascoltare quell’invocazione disperata? Asor Rosa non se ne avrà a male se la sua prece viene accolta più in là. Molto più in là: nei tempi iperuranici in cui lupo avrà imparato a mangiare lupo. Tutto questo ciabattare di vegliardi, decrepiti nelle sinapsi prima ancora che nel fegato, non é che il tropismo da cui deriva una concezione della democrazia come dispotismo dei colti. “Noi siamo i rappresentanti perchè parliamo al posto della gente”. Come dice Deleuze: “Lo scrittore parla per le bestie”. Quelle che leggono “il manifesto”, dove qualcuno si ostina ancora a ripetere che tutto deve partire “dal basso”.
Non ci resta che piangere.
A Paolo Flores d’Arcais, chierico di punta della “società civile”, viene consentito di diffondere le seguente formula per la salvezza della sinistra: “Invitare decine di personalità che rappresentano il meglio della società civile a iscriversi simultaneamente al PD, in modo da dar luogo a un piccolo Big Bang capace di mobilitare centinaia di migliaia di cittadini e di rifondare questo partito… sarebbe una nemesi… insomma un protagonismo organizzato a geometria variabile (?) cui potrebbero fare da catalizzatore quotidiani, riviste, siti web, associazioni della società civile (sicuramente del tipo di quelle che fanno le “rivoluzioni colorate”), immetterebbe massiccio ossigeno democratico in una morta gora…” La trovata è strepitosa. Sistema tutti. Vendola in testa. Basta qualche pugno di ingegni eletti dentro a quel tritacarne storico che è l’accoppiata PCI-DC, oggi PD, ed è fatta: niente più guerre coloniali, papi e zoccole, mafia onnipervasiva come lo spirito santo, scuola e acqua mangiate da preti e multinazionali, cemento su ogni margheritina… Fa ancora meglio, addirittura con un editoriale di prima pagina, un altro “venerando maestro”, Alberto Asor Rosa, che da qualche tempo, abbandonati i meritevoli saggi di letteratura, si è autonominato cattedratico del corso accademico di "Salvataggio nazionale". Espressa la sentenza per cui gli italiani sono geneticamente inadatti a fare da soli, visto che, da Carlo Magno al Risorgimento, dalla prima alla seconda guerra mondiale, dal 1945 a oggi, o Francia o Spagna (leggi Usa) purchè se magna, per il riscatto nazionale suggerisce la soluzione Savoia: salvi grazie a francesi e inglesi. Però aggiornata ed estesa all’ intera cupola di sponsor e padrini: “Sarebbe bello, sarebbe sufficiente che venisse lanciato qualche modesto messaggio (al collega mafiofascista italiano) da parte degli ospiti stranieri. Basterebbe voltare le spalle nel corso di una pubblica esibizione, declinare dignitosamente ma fermamente qualche invito, rifiutarsi di stringere qualche mano servilmente protesa, esibire una grave serietà quando ci si trovi di fronte a una risata troppo ghignante ed esibita. Al resto penserebbero la stampa, i fotografi, le televisioni. Fra i Grandi del G8 qualche personalità capace di questo dovrebbe pur esserci, dal sobrio laico laburista inglese Brown (sic), al multietnico e libero pensatore Obama (sic), all’onesta luterana tedesca Merkel (sic)…” Simpatiche descrizioni dei baroni del capitalismo imperialista cui, sprovveduti che siamo, non avevamo pensato. Quando si dice la fiducia in se stessi… quando si dice la delega… Del resto al colto e intelligente Alberto la speranza Obama ha subito dato soddisfazione: “Silvio? Ecco una forte leadership per l’Italia!” E giù pacche sulle spalle di papi da parte del "libero pensatore".
Questo scrisse il 5 luglio l’illustre maestro Asor Rosa. Un’autentica rivoluzione affidata a coloro che, secondo l’autore, vantano una “superiorità di comportamenti” morale, quasi antropologica, nei nostri confronti, visto che a rapinare, divorare popoli, devastare terre, sono secoli che sanno fare da soli. Per i “superiori” Obama, Brown, Sarkozy, Merkel non c’è priorità più pressante che liberare il popolo italiano dal guitto mannaro, dal suo mafiastato e dai nazisti verdi. Intanto, mentre si preparano a salvarci voltando le terga a Berlusconi, o rifiutando di fare cin cin con Frattini, fanno le prove generali in Afghanistan, Pakistan, Honduras e ovunque ci siano paesi che, come le nostre sinistre, non ce la fanno da soli. Logicamente per Napolitano, il tagliaunghie dell’opposizione, omaggiato di meriti di saggezza ed equilibrio da Asor Rosa e “manifesto”, è doveroso il sacrificio di quell’ennesimo militare italiano caduto in Afghanistan nella “lotta al terrorismo”. Qualche volta neanche gli Usa, a quanto pare, ce la fanno da soli. Vien da vomitare, presidente. Finchè si limitava a far da punta avanzata dell’ammorbamento etico-ideologico di un partito di cui i suoi “miglioristi” sono entrati a gamba tesa in tangentopoli, transeat. Finchè, da buon membro del collegio di difesa, incollava foglie di fico sulle vergogne di papi e compagni di merenda, agevolando passo passo la frana democratica del paese, pazienza. Ma trarre da quel cadavere ventenne l’ascia per continuare a menare un popolo con cui non c’entriamo una minchia, se non per dovere di solidarietà con la sua resistenza, bè, mancano le parole. Forse le avrebbe sapute Pertini.
Asor Rosa si deve dare pazienza. La sua questua da lustrascarpe deve mettersi in fila. I nostri salvatori sono impegnati in altri soccorsi ai bisognosi. Per prime le banche che hanno assalito il mondo gridando: dateci i soldi o noi disintegriamo milioni di posti di lavoro e distruggiamo le condizioni di vita di miliardi di persone. Come non ascoltare quell’invocazione disperata? Asor Rosa non se ne avrà a male se la sua prece viene accolta più in là. Molto più in là: nei tempi iperuranici in cui lupo avrà imparato a mangiare lupo. Tutto questo ciabattare di vegliardi, decrepiti nelle sinapsi prima ancora che nel fegato, non é che il tropismo da cui deriva una concezione della democrazia come dispotismo dei colti. “Noi siamo i rappresentanti perchè parliamo al posto della gente”. Come dice Deleuze: “Lo scrittore parla per le bestie”. Quelle che leggono “il manifesto”, dove qualcuno si ostina ancora a ripetere che tutto deve partire “dal basso”.
Non ci resta che piangere.
Carissimo Fulvio Mi specchio in Lei anche se moolto moolto meno colta e spiritosa! Alla verità si arriva con la logica che è meglio della matematica! Ascoltando le bugie dei puttagnotti, girandole di 180 gradi, si conoscono le loro poche mosse, al massimo 3, sempre le stesse! I dementi fascionazisti criminali si possono sconfiggere con la fantasia. In ogni caso, perché imporre loro il Vero Comunismo? Non lo vogliono: facciamocelo per noi e chi vuole cristo se le FFFrega! MOLTO IMPORTANTE bisognerebbe indagare sulla H1N1 o nuova spagnola per sapere la verità: Bufala per guadagnare sui vaccini o vera prossima pandemia pericolosa? La soluzione secondo me è sentire il parere dei MEDICI CUBANI. Complimenti e saluti
RispondiElimina999
Gentile Fulvio,
RispondiEliminale rivoluzioni colorate sono emanazioni di Soros e dei suoi sgherri, critichiamo i "nostri" perchè parlare di Berlusconi Gasparri Borghezio è superfluo... mi sento da sempre uno dei milioni di "Neo" preda di un matrix impalpabile (ma con la m miniscola, secondo me) ho visto e sentito giornalisti del Manifesto pontificare da terrazze romane affacciate sul cupolone...Sgrena Parlato e il cane da guardia della cgil....lo so, lo stra-so, ma nel tuo piccolo-grande che sia, per lo meno dalla tua esperienza che ammiro profondamente...VUOI PROPORRE QUALCOSA, PER FAVORE????
Con grande stima.
Edoardo
Chissà come si orienterebbe questo manipolo redazionale se domani scendessero dalla Val Brembana gli schioppi verdi di Calderoli a manifestare, dando fuoco a marocchini, “il disagio di giovani stranieri in casa loro”
RispondiEliminaNon ti preoccupare, purtroppo li ho già sentiti questi commenti. Quando dei giovinastri hanno dato fuoco ad un indiano regolare ad Anzio, c'è chi ha pure giustificato come "disagio dei giovani che si vedono rubati il lavoro". Poco importa che si tratti di gente che non è mai figlia di operai, ma di famiglie "bene".
Roberto
Gentile Fulvio, ti sollecito, per amor di "patria".
RispondiEliminae se mi iscrivessi al Pd? chissenefrega, dirai.
Asor Rosa è quello che è, Grillo è quello che è, Di Pietro è quello che è.
ho diversi compagni che han votato di Pietro o non votato.
conosci attualmente il panorama dei cosiddetti centri sociali? è gente che si alcoolizza, che non crede, non prova, non fa, non studia, non sa, urla e basta, con grande gioia dei padroni..nemmeno piu' "il mito della droga" stampano più... io coi ragazzi dei centri sociali non mi trovo più, sono ignoranti, scusa...
e io ho 34 anni, mica 200.allora? e son figlio del lumpenproletariat..mica della borghesia illuminata.
cominciamo a guardarci in facccia..
..e perdono, ma continuo..i Csoa di adesso son pieni di gente che pur di scopare non avrebbero ritegno di nulla, il berlusca è implicitamente legittimato...figli del tempo, direte.. io vedo un sacco di debosciati (strafatti, ubriachi) che mi han sempre disgustato (anche quando avevo 17 anni), che non sanno chi era Togliatti o altri.
RispondiEliminaamen ai diritti, ti direi ,addirittura. che abbia ragione, senza alcuna consapevolezza, Vendola e C.? tu credi ci sia spazio,in italia, per una diversa coscienza di classe? te lo chiedo, Fulvio, che io son confuso, ormai. grazie.
edoardo
che dobbiamo aspettare, Celine? i francesi minaccian di far saltar le fabbriche, qui passeggiam a termini imerese, quando svariati MILIARDI DI EURO son regalati alle banche.
RispondiEliminaoggi mi han chiesto info sugli autogrill delle autostrade israeliane...altro che neo..
edoardo
Mi riferisco a un commento di Edoardo relativo ai centri sociali. Le generalizzazioni sono sempre sbagliate e questa in particolare è davvero superficiale e irriguardosa nei confronti delle migliaia di ragazzi che in tutto il paese, resistendo a rperessione ed esclusione, si danno da fare per aggregarsi e fare qualcosa di utile. Altro che solo birra e cretinerie! Se c'è ancoras qualcosa di vivo in questo paese sta lì. Ma che centri sociali frequenta Edoardo? Io ne giro decine ogni anno e vi trovo il meglio dell'umanità italiana.
RispondiEliminaFulvio.