domenica 15 novembre 2009

DOMANDE SUL SIONISMO, O MENAR IL CAN PER L'AIA?




Fama di loro il mondo esser non lassa, misericordia e giustizia li sdegna, non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
(Dante Alighieri)
I civilizzati hanno creato i miserabili freddamente e deliberatamente, e non intendono cambiare lo status quo; sono i responsabili di massacri e schiavismi, scagliano bombe su bambini indifesi quando e dove decidono che i loro "interessi vitali" sono minacciati. Come niente torturano persone fino alla morte. Questa gente non va presa sul serio quando ci parla di "santità della vita umana", del "mondo civilizzato", di olocausto, terrorismo, autodifesa.
(James Baldwin)

Inserisco nel blog un lista di dieci domande sul sionismo che stanno circolando in rete in vista di un convegno a Roma, nel quale dovrebbero essere dibattute. Parrebbero domande tautologiche, se si considera che non sono rivolte al governo o a esponenti culturali israeliani o ebrei (che del resto se ne stroppiccerebbero), bensì a un pubblico che si presume di conoscitori e critici del sionismo. In una congiuntura in cui il rullo compressore israeliano e della lobby sta procedendo sulla base di gigantesche mistificazioni propagandistiche e storiche, mi pare che altre sarebbero le domande da porre a chi si muove nella nebbia di queste mistificazioni. Questo non vuole significare che un qualsiasi convegno di buone intenzioni sulla minaccia sionista e sulla situazione palestinese non sia il benvenuto. Però, forse, bisogna mirare a bersagli più concreti e operativi. Le occasioni perdute "stanno come d'autunno sugli alberi le foglie".
Sono dieci domande fumose, astratte, intellettualistiche, perlopiù retoriche e quindi inefficaci, a volte anche un po' infantili, che non forniscono strumenti di chiarificazione e quindi di mobilitazione. Si tratta di domande e, quindi, di risposte scontate e ovvie, vuoi da parte dei sionisti, vuoi da parte degli antisionisti.

Ad andare più a fondo e sull'essenziale dell'attualità si potevano porre domande circa le questioni che costituiscono i pilastri della propaganda e della geopolitica israeliana, a partire dall'11 settembre e dal suo retroterra neocon-sionista: la guerra al terrorismo islamico, la funzione e la realtà effettiva di un "antisemitismo" sparato a 360 gradi, la penetrazione e influenza della lobby sugli assetti mondiali del potere politico, economico, culturale, il compito assegnato a Israele da poteri occulti (Bilderberg, Trilateral, massoneria, mafia) e manifesti (Usa, Nato) nel quadro mediorientale e mondiale, la funzione di Israele e del Mossad a sostegno di tutte le dittature e di tutti gli estremismi di destra in vari continenti (per quale disegno strategico?), a partire dall'America Latina (esperti israeliani addestrano squadroni della morte, insegnano assassinii mirati, dirigono la repressione, ora anche in Honduras); la questione dello Stato etnico, o meglio confessionale, nella prospettiva della modernità pluralista, laica, democratica, la nascita del nazionalismo ebraico ai primi dell'800 dopo secoli di "inconsapevolezza" di un elemento "nazionale" e suoi obiettivi, l'invenzione del "ritorno" sullo sfondo delle disparate origini etniche e regionali non palestinesi degli ebrei (i kazari), fondata sulla menzogna storica dell'"esilio"; l'utilizzazione e oscena strumentalizzazione dell'olocausto a copertura di olocausti perpetrati in Palestina direttamente e a supporto di olacusti in altre parti del mondo, la realtà della dissidenza israeliana antisionista, la questione della libertà nella ricerca storica consentita ovunque, ma non agli studiosi dell'olocausto "eterodossi", la questione del nemico permanente necessario a compattare e fascistizzare la società (oggi Hamas e l'Iran), la funzione dell'armamento nucleare israeliano... eccetera, eccetera...
Sono questi temi che vanno sollevati per arrivare a "una pace giusta in Medio Oriente". Guai a scordarsi la dimensione mondiale del sionismo e il suo ruolo nel quadro dell'internazionale imperialista, fondamentalista, planeticida. Israele, il sionismo, sparano a noi, alla vita, all'umanità. Se si resta appesi al concetto di solidarietà e non ci si vede e ritrova tutti in una stessa barca, si lavora essenzialmente per la propria soddisfazione e si incide poco sulla realtà.
Questo mi ha detto una compagna honduregna del Fronte di Resistenza contro il colpo di Stato.

Fulvio.



----- Original Message -----
From: marta turilli
To: undisclosed recipients:
Sent: Friday, November 06, 2009 4:06 PM
Subject: Roma: CONVEGNO 10 DOMANDE SUL SIONISMO


Roma, 28-29 novembre
Quali sono gli ostacoli per una pace giusta in Medio Oriente?

Dieci domande sul sionismo

Convegno (Centro Congressi “Cavour”, via Cavour 50/A, Roma)


Le risposte alle dieci domande e la discussione che ne deriveranno potranno offrire una sintesi più avanzata possibile sulla natura di un progetto ideologico, storico, politico e statuale segnato profondamente dal colonialismo e dalla discriminazione. I temi del primo incontro del 28-29 novembre che si cercherà di far sviluppare ai vari relatori ed ospiti vengono qui formulati sotto forma di domande per facilitare la discussione.



Dieci domande sul sionismo



1) Il sionismo nasce nell’Europa dell’espansione colonialista del secondo Ottocento. Quanto si sono influenzati e integrati reciprocamente il progetto sionista e quello colonialista europeo?

2) Il sionismo era l’unica opzione politica disponibile per i cittadini di origine ebraica in Europa? Oppure la lotta contro la discriminazione, le persecuzioni e i pregiudizi antiebraici aveva altri sbocchi politici ma di segno anticolonialista?

3) Quali sono state le conseguenze in Palestina del “sionismo reale” cioè di un progetto ideologico che “si è fatto Stato” con la nascita di Israele?

4) Come mai il sionismo riesce a funzionare ancora oggi da attrazione per le èlite dei paesi europei e degli Stati Uniti? Quanto ha influito sulla rinascita di un progetto e una cultura neocolonialista verso i paesi in via di sviluppo in questi anni?

5) Qual è l’influenza del sionismo reale nel dibattito, nella cultura politica e nelle scelte strategiche dei paesi dell’Europa, dell’Africa, dell’America Latina e degli Stati Uniti?

6) E’ storicamente, politicamente e scientificamente accettabile l’equiparazione tra antisionismo e antiebraismo che viene ripetutamente riaffermata dalle massime autorità istituzionali italiane?

7) Il governo italiano è “il migliore alleato di Israele in Europa”. L’esperienza del partito Kadima ha molti ammiratori nei partiti italiani. Tsahal ha molti sostenitori politici ed economici. La cultura sionista ha molti estimatori tra artisti e scrittori del nostro paese. Esiste il rischio di una sua egemonia nella vita politica e culturale italiana?

8) Il revisionismo storico, praticato a piene mani anche nel nostro paese, non è l’altra faccia del negazionismo messo all’indice dalla comunità intellettuale? Può esistere un unico monopolio dell’orrore e della memoria?

9) Il boicottaggio accademico verso Israele invocato da docenti universitari e sindacati di altri paesi europei, può essere ritenuto e praticato come una normale forma di pressione internazionale sulla politica di uno Stato?

10) Il progetto di uno Stato Unico per ebrei e palestinesi è da ritenersi una minaccia o una soluzione possibile per la pace in Medio Oriente?

A queste domande invitiamo a rispondere studiosi, giornalisti e attivisti italiani, palestinesi e israeliani.
IMPORTANTE:
Per partecipare al convegno è necessario iscriversi entro il 24 novembre inviando
una mail con nome, cognome, città, associazione di appartenenza a: convegnosionismo@hotmail.it
Il Forum Palestina

1 commento:

  1. Caro Fulvio, ti invito a leggere il libro di Fabio De Leonardis "Palestina 1881-2006", che guarda la questione palestinese da una dimensione nuova, dando importanza anche a forze apparentemente minori, ma significative come l'FDLP di Nayef Hawatmeh, e citando i contatti tra loro e la sinistra ebraica antisionista, arrivando alla conclusione che, essendo nata una ebraicità con la colonizzazione non si possono espellere persone che sono nate in Palestina ed hanno creato una "ebraicità" culturale, anche sovrapponendosi alle precedenti identità. Per cui la migliore soluzione è quella di un solo stato LAICO e BINAZIONALE, come unica via per garantire eguali diritti a tutti.

    Roberto Antonucci

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