mercoledì 10 febbraio 2010

IRAN: UNA LEZIONE AGLI UTILI IDIOTI







Quando i dirigenti diventano più stupidi dei sottoposti, si va verso la catastrofe .
(Antonio Gramsci)
Ogni volta che ti ritrovi dalla parte della maggioranza, è tempo di fermarsi e riflettere
(Mark Twain)

Rubo un’altra volta, ma rubo ai ricchi di intelligenza per dare ai poveri di conoscenza. Dunque, qui sotto troverete un appello di Domenico Losurdo e Gianni Vattimo, due delle migliori teste che la nostra disastrata sinistra possa vantare, contro i furbi e i fessi che si precipitano a firmare il solito appello “umanitario” spurgato dalle viscere Cia-Mossad del’impero. Stavolta si tratta dell’Iran e quella di Losurdo e Vattimo è un’eccellente risposta – che mi permetto di integrare con poche considerazioni – non tanto ai furbi, che sanno quello che fanno e sanno altrettanto bene che i due compagni hanno perfettamente ragione, ma ai fessi che insistono a ingurgitare la psyop (“operazione psicologica” secondo i manuali Cia) “rivoluzione verde” come fosse una lattina di Coca Cola (e anche più tossica). Fa impressione sentire esternare le stesse argomentazioni sull’Iran “sotto dittatura, carnefice di oppositori, studenti, intellettuali, riformisti”, da voci che si piccano di essere di sinistra (“il manifesto”, “liberazione”, corifei viola, detriti vari), o perlomeno antimperialisti (Uruknet e altri siti di informazione anti-Usa e anti-israeliani), e da quelle che si sanno dichiaratamente imperialiste o nazisioniste (da Hillary Clinton a Netaniahu, da Angela Merkel a Gordon Brown, dal rumeno che ha appena accettato lo scudo missilistico obamiano al nostrano guitto mannaro). Va incidentalmente ricordato anche come il silenzio, l’ignavia, di questi umanitaristi di sinistra sia stato la migliore copertura al colpo di stato alla cilena allestito dagli Usa in Honduras, con specialisti israeliani a provvedere alla necessaria liquidazione degli oppositori. Chiediamoci come mai tutti questi benpensanti non abbiano denunciato il regime del terrore in Honduras, quanto hanno starnazzato sulla repressione iraniana contro gli agenti della destabilizzazione.

La dabbenaggine politica di questi sicofanti che guaiscono nel coro di chi prepara l’attacco, probabilmente nucleare, all’Iran, o perlomeno ai suoi siti nuclerari, con gli effetti collaterali alla Cernobyl che ne conseguirebbero, supera la presunzione della buonafede e si colloca nella zona grigia tra infantilismo ideologico e collaborazionismo cosciente. A questo punto, non importa nemmeno se questa gente sia consapevole o ottusa: l’effetto benefico per i papponi che gestiscono il bordello è lo stesso, che entrino clienti, o curiosi dell’arredo. Tutti sostengono l’impresa.
Non ci vuole davvero una laurea in geopolitica per collocare i pezzi sulla scacchiera e ipotizzarne le opzioni e mosse. E non c’è bisogno di tifare per uno dei giocatori, quando entrambi barano, chi in una partita e chi nell’altra. Basta vedere chi bara per cosa. Quando si pronosticavano guerre imminenti all’Iran mentre era in corso quella all’Iraq, con successiva occupazione e nazionicidio operati in armonica congiunzione, per quanto a volte concorrenziale, da Usa, Israele e Iran, si vendevano lucciole per lanterne e si copriva la confluenza di interessi dell’uno e degli altri: degli Usa per il petrolio e l’avanzata geostrategica verso l’Asia centrale, dell’Iran per il congenito espansionismo verso l’ovest arabo. Del resto non erano stati gli Usa di Reagan e Israele ad armare l’Iran e a pretendere da Khomeini, in cambio del suo insediamento a capo e corruttore di una rivoluzione fatta e vinta dalle sinistre persiane, l’assalto al comune nemico, il laico, socialista e davvero antimperialista e antisionista Iraq di Saddam Hussein? Allora gli strepiti di un’imminente guerra occidentale al compare Iran aveva la stessa fondatezza dell’attribuzione di una matrice islamica all’11 settembre e seguenti.
Oggi, invece, dopo che l’Iran ha sostanzialmente soffiato l’Iraq agli Stati Uniti e, nella sua strategia del doppio binario, tipica di qualsiasi potenza che per affermarsi deve giocare su più tavoli, fatto fuori (per il momento e nemmeno tanto) l’ostacolo iracheno, si ritrova a collidere con il colluso di prima: Israele e, dietro, gli Usa. Abbandonato il binario iracheno sul quale correvano la locomotiva Usa con al traino i vagoni iraniani, lungo quest’altro binario corre il sostegno iraniano a Hezbollah che, in Libano, rappresenta il catenaccio nord contro l’espansionismo israeliano, e Hamas, che è quanto rimane a minare la normalizzazione genocida del tritacarne israeliano. Possiamo arrampicarci quanto vogliamo lungo i fili ai quali siamo appesi dalle Parche, per individuare se l’antimperialismo di Tehran nasca da una base antiborghese e popolare e, soprattutto, se sia sincero o strumentale il suo appoggio alle forze che in Medioriente o in America Latina s’infilano negli ingranaggi del rullo compressore imperialista. E’ davvero come discutere del sesso degli angeli, esercizio narcotizzante praticato utilmente dalla Chiesa per duemila anni. Non caschiamoci.
Il dato di fatto è che, apparentemente risolta la questione irachena, ora se la vedono tra di loro, Israele, gli Usa e l’Iran, su chi dalla mattanza irachena debba trarre il massimo beneficio in termini di egemonia regionale. E ora, dunque, anche alla luce dell’ululare bellico sempre più forsennato dei dirigenti israeliani e euro-statunitensi, degli allestimenti logistico-militari in zona, dell’immagazzinamento in Israele di quantitativi spaventosi di armi d’attacco Usa, l’ipotesi di un assalto dei necrofori occidentali all’Iran, preparato dalla rivoluzione verde cara ai coglioni dirittoumanisti, si fa concreto. Non rimane che l’Iran come grande stato nazionale islamico, non domato. Non rimane che l’Iran come trincea tra le armate occidentali e quelle dell’India sionistizzata ai blocchi di partenza, e l’Asia centrale, la Russia, la Cina, il resto del mondo. Intollerabile per i cannibali di Washington, Tel Aviv e Bruxelles.
Per cui non sapere da che parte stare in questa congiuntura, significa davvero non aver capito niente e lavorare per il Re di Prussia. Quanto a veli, turbanti e barbe, lasciamo questi arnesi alle fisime teodem di Giuliana Sgrena e del suo codazzo di ginocrate, vivandiere dei lanzichenecchi.
La parola a Losurdo e Vattimo.


Iran, un appello che alimenta il fuoco di guerra

di Domenico Losurdo e Gianni Vattimo, «il manifesto» del 9 febbraio, p. 10

«Il manifesto» di sabato 6 febbraio ha pubblicato un Appello «Per la libertà di espressione e la fine della violenza in Iran». A firmarlo, assieme a intellettuali inclini a legittimare o a giustificare tutte le guerre e gli atti di guerra (blocchi e embarghi) scatenate e messi in atto dagli Usa e da Israele, ce ne sono altri che in più occasioni, invece, hanno partecipato attivamente alla lotta per la pace e per la fine dell’interminabile martirio imposto al popolo palestinese. Purtroppo a dare il tono all’Appello sono i primi:

1) Sin dall’inizio si parla di «risultati falsificati dell’elezione presidenziale del 12 giugno 2009» e di «frode elettorale». A mettere in dubbio o a ridicolizzare questa accusa è stato fra gli altri il presidente brasiliano Lula. Perché mai dovremmo prestar fede a coloro che regolarmente, alla vigilia di ogni aggressione militare, fanno ricorso a falsificazioni e manipolazioni di ogni genere? Chi non ricorda le «prove» esibite da Colin Powell e Tony Blair sulle armi di distruzione di massa (chimiche e nucleari) possedute da Saddam Hussein?

2) L’Appello prosegue contrapponendo la violenza del regime iraniano alla «non-violenza» degli oppositori. In realtà vittime si annoverano anche tra le forze di polizia. Ma è soprattutto grave un’altra rimozione: da molti anni l’Iran è il bersaglio di attentati terroristici compiuti sia da certi movimenti di opposizione sia dai servizi segreti statunitensi e israeliani. Per quanto riguarda questi ultimi attentati, ecco cosa scriveva G. Olimpio sul «Corriere della Sera» già nel 2002 (7 giugno): «in perfetta identità di vedute con Washington», i servizi segreti israeliani hanno il compito di «eliminare», assieme ai «capi dei gruppi palestinesi ovunque si trovino», anche gli «scienziati iraniani impegnati nel progetto per la Bomba» e persino coloro che in altri Paesi sono «sospettati di collaborare con l’Iran».

3) L’Appello si sofferma con forza sulla brutalità della repressione in atto in Iran, ma non dice nulla sul fatto che questo paese è sotto la minaccia non solo di aggressione militare, ma di un’aggressione militare che è pronta ad assumere le forme più barbare: sul «Corriere della Sera» del 20 luglio 2008 un illustre storico israeliano (B. Morris) evocava tranquillamente la prospettiva di «un’azione nucleare preventiva da parte di Israele» contro l’Iran. In quale mondo vivono i firmatari dell’Appello: possibile che non abbiano letto negli stessi classici della tradizione liberale (Madison, Hamilton ecc.) che la guerra e la minaccia di guerra costituiscono il più grave ostacolo alla libertà?

Mentre non è stupefacente che a firmare (o a promuovere) l’Appello siano gli ideologi delle guerre scatenate da Washington e Tel Aviv, farebbero bene a riflettere i firmatari di diverso orientamento: l’etica della responsabilità impone a tutti di non contribuire ad alimentare il fuoco di una guerra che minaccia il popolo iraniano nel suo complesso e che, nelle intenzioni di certi suoi promotori, non deve esitare all’occorrenza a far ricorso all’arma nucleare.

4 commenti:

  1. "Noi ora siamo contro all'iran perchè stato dittatoriale teocratico,quindi sosteniamo i verdi.Invitando la classe operaia a prendere la testa della rivoluzione verde,ma se l'america dovesse attaccare l'iran,saremmo con lo stato iraniano"

    Dopo aver sentito queste parole da parte di un compagnio,mi è morto ogni sentimento.


    La politica non la si fa con i buoni sentimenti.O con il romanticismo.
    Questo è il classico errore delle sinistre anche quelle "rivoluzionarie"
    Peraltro gli americani ,che son furbi,hanno inventato il movimento dei diritti civili proprio per ingannare i compagni o sedicenti tali.
    Basta essere un po' svegli e scopri la palese contraddizione e falsità
    Ti spingono a sostenere i diritti,ma nel frattempo invadono e sottomettono gli stati indipendenti.
    Spero solo che finisca come con gli arancioni.Che risate!Tu non hai brindato alla loro fine?

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  2. Condivido in pieno. Quanto al velo, alle barbe, alle proibizioni delle donne: quelli che guardano l'Iran e tacciono sull'Arabia Saudita feudale e patriarcale, dove le donne non possono guidare l'auto? Ah già, l'Arabia Saudita è un Paese "moderato", per cui bisogna tacere. Se le donne si strappano il velo in Iran sono eroine, se lo fanno in Arabia Saudita sono puttane nemiche dell'Occidente.

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  3. SANAA, Feb. 4 (Xinhua) -- Ribelli yemeniti affermano che oggi 14 persone sono state uccise ed una ferita in una serie di attacchi aerei sauditi sul nord dello Yemen.

    Comunicato uff. stampa Selex Galileo - Feb. 6 - SELEX Galileo ha firmato un accordo di collaborazione con la King Abdulaziz City for Science and Technology (KACST), l’Agenzia Nazionale Saudita per la Ricerca, al fine di promuovere progetti comuni di ricerca e sviluppo nel campo delle tecnologie elettroniche


    Indoviniam insieme quali "tecnologie elettroniche"... macchine per la TAC o sensori infrarosso per cacciabombardieri?

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  4. Adolf Hisrael ha le pezze al cuBo... Evabraun USA ha le pezze sulla "gnaccia"
    Dove credono di andare questi arroganti pezze-de-menti?
    La RI.NCOJU.ZIONE colorata [arancione, verde, viola] è stata dispendiosa: palloncini, magliet-te , sciarpe, mutande FACCIALI e gadgets del pazzo...ma sono tutte finite sotto i calcinacci del Muro di Berlino...
    Al posto della Cina IO gli pignorerei la California e qualche altro stato magari non soggetto a terremoti ai pezzentusa! Altro che Padoa Schioppettate contro la Grecia... a chi la dovrebbe cedere la sua sovranità nazionale al suo amichetto Re-N'Ano Primo di Orco Re?

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