mercoledì 10 marzo 2010

IL BERLUSCHELETRO NELL'ARMADIO Di NAPOLISCONI







Se si presenta una causa e tu sai nel profondo che è giusta, ma rifiuti di difenderla, in quel momento incominci a morire. Non ho mai visto tante cadaveri che vanno in giro parlando di giustizia.(Mumia Abu JamalLa fiducia dell'inocente è lo strumento più redditizio del bugiardo.(Stephen King)La tirannia del principe in un'oligarchia non è dannosa al benessere pubblico quanto l'apatia del cittadino in una democrazia.(Charles de Montesquieu
In calce a questo pezzo trovate due riproduzioni di contributi che ritengo valga la pena prendere in considerazione. Il primo è un appello a firmare contro l’aggressione USraeliana all’Iran, sul quale personalmente sono d’accordo, anche se avrei gradito un riferimento all’olocausto inflitto all’Iraq, nonché alle responsabilità dell’Iran, allora alleato degli Usa, in quell’olocausto.
L’operazione di Greenpeace, bravissimi ed efficaci come sempre, serva da esempio ai vari sonnecchiosi e ciarlieri oppositori dell’attuale regime, comunisti e non, per capire come anche in quattro gatti, ma con volontà e fantasia, si possano infliggere colpi a questo concorso di banditi. Comunque, tra tanti chiacchieroni e convegnisti di comunisti disuniti o uniti, vada un plauso all’esempio del “fare” offerto dai ragazzi di Rifondazione Comunista intervenuti con due tendopoli e cucine da campo nella catastrofe bertolasiana, allestita per sfruttare a dovere la prevedibile e prevista catastrofe sismica. Il loro lungo e intelligente lavoro ha sicuramente contribuito alla coscienza politica e all’esemplare mobilitazione del popolo aquilano dei carretti. Nessuno meglio di tutti costoro ha inciso nel bubbone dell’intervento di regime.

Il capo dello Stato, osannato per motivi tutti suoi dal guitto mannaro alla testa dell’orda cavernicola eversiva, ma ahinoi circonfuso di indulgente tenerezza anche dalla turba di sconnessi corifei di “sinistra”, non spunta dal nulla quando viene eletto presidente della Repubblica. Degno germoglio della mala pianta togliattiana, escrescenza saprofita della borghesia impegnata a recuperare col capitalismo da pseudodemocrazia anglosassone ciò che aveva perso col fascismo in rotta, ha guidato, dagli esordi fino alla disintegrazione sotto le macerie di tangentopoli, l’estremismo collaborazionista della destra del PCI, detta dei “Miglioristi”. Un gramignoso sottobosco ladrone nelle crepe del postribolo craxista, premiato per la sua funzione di stampella sinistra al progetto totalitar-mafioso di alcuni ceffi della Provvidenza, da Craxi a Berlusconi. Per assaporare tutto il gusto dell’abiezione tardo-piccista della masnada migliorista e, di conseguenza, per non farsi abbindolare da una qualsiasi Ida Dominijanni della truppa pretoriana mediatica di Giorgio Napolitano (“Il manifesto”), ecco qualche estratto dalla loro (della masnada e di Napolitano) rivista “il Moderno”. Periodico di famigliari e sodali, al massimo 500 copie vendute, tenuto in coma vigile dalla pubblicità Fininvest durante gli anni ’80. Quelli del Grande Balzo in avanti di mafia, massoneria, fascismo postmoderno, ormai padroni della polis. “Il moderno” ne lastricava gli angiporti.

Letto questo, ci vuole la dabbenaggine, o la bulimia entrista, degli eunuchi scaturiti dalle malformazioni genetiche della sinistra italostronza, per dare addosso a un Di Pietro (non datemi del dipietrista, vi supplico, trattasi di contingenze) quando denuncia del garante della Costituzione il tip-tap ballato con gli anfibi sul lavoro, firmando la legge contro l’articolo 18 (che, scomparso il diritto alla giurisdizione, vuol dire la fine del diritto a tutti i diritti); sulla legge uguale per tutti, firmando ogni flatulenza autoimmunizzante del guitto mannaro, fino al decreto che trasforma l’autogol in rete all’avversario; sul rifiuto della guerra, firmando ed esaltando l’irruzione di tagliagole col tricolore nella pace, nella vita, nella libertà degli altri. Certo, “in difesa della pace, della democrazia e (più sommesso) degli interessi italiani” .

La rivoluzione Berlusconi è di gran lunga la più importante, cui ancora qualcuno si ostina a non portare il rispetto che merita per essere stato il principale agente di modernizzazione, nelle aziende, nelle agenzie, nei media concorrenti. Una rivoluzione che ha trasformato Milano in capitale televisiva e che ha fatto nascere, oltre a una cultura pubblicitaria nuova, mille strutture e capacità produttive (“Il Moderno” febbraio 1986, p.115).

Il Moderno” napolitanesco vivacchia ancora per un po’ la sua stentata vita di bollettino della Fininvest (con la quale, in amorosa comunità d’intenti, il subcomandante Gianni Cervetti frequenta ambienti moscoviti, proprio come il compagno rossissimo Cossutta combina affarucci con Berlusconi: gli estremi si infettano), fino a quando la corrente non viene stritolata da Mani Pulite. Avrà poi la soddisfazione di vedere il suo cadavere rianimato in zombie da uno stuolo di epigoni: Occhetto, D’Alema, Fassino, Veltroni, Finocchiaro, Bertinotti, Bersani. C’è un mio gentile commentatore che si inalbera per il mio precedente post : “Mica l’ha fatto il PD il golpe (del decreto salva-imbroglioni elettorali)! “. Amico mio candidissimo, ma chi è che fa da comico e chi da spalla? E sono molto diverse le funzioni? Lo scopo comune non è far ridere? E quando un PD allestisce una manifestazione – finalmente! – contro il decereto salvabrogli, un obbrobrio che, di fronte alla rivolta popolare, proprio non si poteva permettere di trascurare, e quando simultaneamente insiste nella venerazione e legittimazione di colui che in tale decreto ha insufflato potere esecutivo fuorilegge, lo scopo finale non è tanto di farci ridere, ma di restare con i pantaloni sulle caviglie, quindi alla mercé, quindi inutili, quindi complici. Pali della rapina, se non altro.

Intanto D’Alema e Violante - coppia nerissima, ma anche campionessa del patetico, che rincorre il guitto mannaro come l’eterna maglia nera Malabrocca si affannava lontano dietro al dopato primo in classifica - stavano brigando nel sottoscala di Palazzo Chigi per offrire ai taffaziani PDL di Lazio e Lombardia una via d’uscita, anzi di rientro. Alla faccia delle regole e dello sconcio giuridico della retroattività. Berlusconi non li ha neanche visti. Si è stropicciato le scarpe sullo zerbino portogli da quelli ed è asceso al Qurinale con un decreto tutto suo. E di Napolitano. Di Vittorio Emanuele Napolitano che, trovatosi di fronte un capo squadrista che sbraitava: “Ti rivolto contro la piazza”, ha travolto ogni remora legalitaria (magari non sua, del popolo tumultuante) ed ha firmato. Così l’omologo predecessore, quando, con gli unni in camicia nera alle porte di Roma, firmò la nomina di Benito Mussolini a capo del governo. E corse per liberarsi al gabinetto. Al successore è bastata la minaccia. Se il guitto mannaro mette le bombe alle mura difensive della Costituzione, il neo-Savoia gli accende la miccia mentre il PD lo nasconde tra i fumogeni: “Il presidente Napolitano continua ad operare con grande equilibrio e garanzia per tutto il paese”, così l’umorista La Torre, uomo di panza di D’Alema, quello dei pizzini al PDL Bocchino, confondendo la garanzia per il guitto mannaro e la sua muta con quella per il paese. O forse identificando il paese con la muta del guitto mannaro. Valentino Parlato ha definito “un’idiozia” l’impeachment del capo dello Stato e, una volta di più, il sostantivo gli è rimbalzato addosso. Per Clinton e Nixon c’era voluto molto meno. Dice una parola definitiva e sanzionatoria Luigi De Magistris, il migliore dei nostri rappresentanti politici, anche per il suo indefesso impegno per i palestinesi: “Napolitano sta avallando l’attuazione del Piano di Rinascita ideato da Gelli (e dalla Cia) e oggi realizzato dal premier piduista Berlusconi”. L’evidenza dimostra che lo faceva fin dal tempo dei suoi “miglioristi”.

Addio suffragio universale
Con questa gente non si vota più. Non si vincerà mai più nessuna elezione importante. L’abbrivio è stato progressivo, a partire dalla liste di candidati blindate dai rispettivi caudilli, fino alla legge elettorale che assegna la maggioranza assoluta al primo arrivato, fosse anche rimasto al 18%. Per cui il mio voto vale una cacchetta di mosca rispetto al tuo. Senza calcolare l’impossibilità per le masse più vaste di farsi un’opinione scevra da lavaggi del cervello da parte di un sistema mediatico interamente alleato o aggregato alla criminalità politica organizzata. Ma poi c’è stato l’esempio della più Grande Democrazia del Mondo, con due elezioni successive del coglionazzo dell’11 settembre, George Bush, palesemente falsate grazie alle manipolazioni della Diebold, società informatica agli ordini dei golpisti Usa. E vuoi che i vassalli non seguano il modello, anche perchè dotato di mezzi e tritolo per far saltare qualsiasi assetto democratico di qualsiasi paese da tenere al guinzaglio? In Messico il narcorappresentante Usa Calderon ha prevalso sul socialdemocratico onesto Obrador grazie allo spostamento manu militari di un milione di voti. In Honduras un presidente legittimo è stato sostituito, con elezioni alla baionetta e agli squadroni della morte israeliani, cui partecipò il 30% della popolazione, dal fantoccio Usa Pepe Lobo. In Afghanistan gli sgherri del narcoburattino Karzai hanno riempito le schede che un popolo in rivolta rifiutava in massa. In Iraq, una prima volta, 2005, le elezioni sono state vinte dai pulitori etnici sciti grazie a vagonate di schede votate in arrivo dall’Iran, con oltre metà della popolazione rimasta a casa; e, una seconda, l’altro giorno, la cui correttezza e valenza “altamente democratica” (meno del 50% di votanti e brogli a gogò) poteva essere avvallata solo da collusi con l’occupazione e con i banditi al governo di obbedienza Usa-iraniana, tipo Feltri, Giuliana Sgrena e Hillary Clinton (sulle elezioni irachene torneremo con post apposito).

Per vanificare l’ultima elezione regolare verificatasi nello spazio a dominio occidentale, “democratico”, quella del 2006 in Palestina, è successo il cataclisma. che si sa. L'hanno fatta pagare costruendo l'Auschwitz di Gaza. E anche sullo spoglio delle schede nelle elezioni che ci hanno ripropinato il guitto mannaro e aperto la strada al fascismo postmoderno, ci sarebbe da dire tutto il nondetto, o appena fugacemente sussurrato, dagli “sconfitti”. Ricordate il casino delle notte dello spoglio al Viminale, che si ferma a metà e riprende dopo ore e l’irruzione del povero Fassino? Con questa accozzaglia si ladri, corrotti, banditi, al potere di controllo sul conteggio e sul tragitto delle schede, anche al di là della forza condizionante del monopolio mediatico, nessuna elezione sarà mai più vinta da oppositori veraci. Del resto il suffragio universale, ce lo scordiamo, è pianticella di recente piantumazione, strappata, da forze che oggi ci sognamo, a una giungla parassita che non ha mai dismesso la strategia di rivincita. Chi sfoltisce a forza di guerre di sterminio, sociali e belliche, un’umanità renitente o considerata in esubero, non ha certamente il minimo scrupolo a sfoltire qualsiasi voce, anche elettorale, che non risulti sinergica al vampirismo del capitale. Così, alla vigilia delle elezioni, hanno eliminato perfino un’informazione da cui poteva trasparire qualche motivo per non insistere a leccare il culo alla cosca reggente. Doveva essere sostituita da “tribune politiche” nelle cui grottesche sceneggiate si sarebbero dovuti poter esprimere anche soggetti e soggettini che alitassero concettuzzi vagamente diversi. Le avete viste voi le “tribune”? Ci ha pensato Maroni: a due settimane dal voto del 28 marzo non ha ancora fornito l’elenco dei partiti che possono accedere alle tribune. Finito il tripudio ingannevole delle elezioni in democrazia capitalista, tocca pensare ad altro.

Di presidente in presidente, di picciotto in capomafia. Per oltre un anno dall’inizio di una presidenza dalle origini wallstreetiane e pentagonali, “il manifesto” ha fatto un tifo prima scomposto, poi condito da perplessità, per “l’uomo del cambio” Obama. Ida Dominjianni stragorgeggiava di una “nuova era”. Ancora giorni fa reclutava quella canaglia ipocrita tra le “forze mondiali di sinistra”. Mariuccia Ciotta dava dell’”angelo” alla furia di guerra Clinton. C’ è voluto un ripensamento tardivo e pudico, a catena di crimini avviati fin dal primo giorno, che però, pilatescamente, “il manifesto” non ha fatto in prima persona, ma assegnandone l’onere a una citazione, quella del giornalista Usa Chris Hedges: “Obama mente in modo altrettanto vile, se non altrettanto crudele, di Bush”. E giù un rosario di infamie: ha compiuto un salvataggio miliardario dei farabutti bancari colpevoli della crisi con la cacciata in strada di milioni di lavoratori innocenti e inermi, con il più massiccio trasferimento di ricchezza verso l’alto di tutta la storia Usa; ha confermato e allargato lo Stato di polizia interno attraverso intercettazioni e sorveglianza ad libitum, senza mandato giudiziario, di cittadini dei quali ha autorizzato l’esecuzione extragiudiziale sulla base del sospetto; non ha ritirato le truppe dall’Iraq e ha allargato l’aggressione militare dall’Afghanistan al Pakistan alla Somalia allo Yemen, condotta con armi più sofisticate (missili stragisti Hellfire e droni) per lo sterminio di civili, di donne e bambini; avallando la tremenda farsa dell’11/9, ha rilanciato e potenziato la guerra infinita e universale a un “terrorismo islamico” che è tutto di invenzione Usa, o viene applicato, complice “il manifesto” e Co., a qualsiasi forza di resistenza, di libertà, di giustizia; dopo averne promesso il ritiro, ha ripreso e potenziato in Europa lo scudo missilistico da primo colpo; non ha chiuso Guantanamo, non ha fermato le torture, non ha ripristinato con l’habeas corpus i diritti fondamentali. Ha allestito un colpo di Stato fascista in Honduras e va preparando avventure militari contro i paesi progressisti dell’America Latina. Ha occupato militarmente Haiti, ritardando ad arte gli aiuti, perchè scomparissero alcune centinaia di migliaia di poveri e lasciassero il posto a villaggi turistici e multinazionali. Ha fornito ogni sostegno ai genocidi israeliani, compresa la loro foia di guerra all’Iran, e riattivato gli squadroni della morte, detti delle “operazioni speciali”, nell’universo mondo. Sta cacciando in gola a 40 milioni di statunitensi derelitti una legge sanitaria che regala centinaia di miliardi di dollari ai cannibali delle assicurazioni private. Ha sancito, con il sabotaggio del vertice climatico di Copenhagen, l’accelerazione della corsa verso la distruzione della vita come la conosciamo noi. Da ambientalista conclamato, ha messo a rischio il pianeta intero obbedendo all’ennesima lobby del necroprofitto rilanciando le centrali nucleari. Che poi produrranno quelle scorie ineliminabili, utilizzate al meglio dagli assassini di massa delle armi all’uranio. Merita senza alcun dubbio il premio Nobel di “Primo terrorista del mondo”.

Conclude Chris Hedges, che non è neanche comunista, e forse per questo non ha inibizioni: “La timidezza della sinistra espone la sua viltà, la sua mancanza di nerbo morale e la sua crescente impotenza politica. E peggio il danno arrecato da questa sinistra, di quello causato da Obama.” Che altro dire all’amico che mi ha rimbrottato : “Non è stato il PD a fare il golpe”? Già e anche il papa, quello degli abbracci riabilitanti ai predatori della politica e della protezione civile, quello sul quale la corsivista del “manifesto” Adriana Zarri si commuove “perché ama i gatti”, forse non ha inchiappettato e seviziato bambini. Lo hanno fatto le “mele marce” che tracimano, oltreché dal Duomo di Ratisbona, da ogni singolo covo di preti, frati e suore nel mondo e cui, appropriatamente, piduisti, fascisti postmoderni e chierici vogliono affidare l’educazione e la formazione delle nuove generazioni. In parallelo con la Gelmini. Tutti o sodomizzati, o decerebrati. Che votiamo a fa’.



Per aderire a questo appello scrivere a
giulemanidalliran@alice.it

Fermare l’aggressione all’Iran!
Denuclearizzare l’intero Medio Oriente!
Porre fine all’assedio di Gaza e al martirio del popolo palestinese!

Sin da quando G.W. Bush definì l’Iran uno “Stato canaglia” è in corso contro questo paese dalla storia plurimillenaria e il suo governo una brutale campagna di demonizzazione; una campagna fondata sulla menzogna che con tutta evidenza serve a spianare la strada all’aggressione militare. Tutti ricordiamo come fu preparata la guerra all’Iraq. Mentre le sanzioni e l’embargo provocavano mezzo milione di morti (anzitutto bambini, a causa dell’assenza di medicinali, latte e beni di prima necessità), l’Iraq era accusato di accumulare “armi di distruzione di massa”. Come dimenticare la grande messa in scena con cui Colin Powell, per giustificare quella che sarà la più grande carneficina dopo il Vietnam, giunse a ingannare l’assemblea dell’ONU mostrando la famigerata “pistola fumante”?
Gli Stati Uniti, che difendono la loro supremazia mondiale con migliaia e migliaia di testate nucleari e la più imponente macchina bellica di tutti i tempi, giustificano le terribili sanzioni da imporre all’Iran e l’eventuale attacco militare con l’argomento secondo cui la Repubblica islamica cercherebbe di dotarsi della bomba atomica per poter attaccare Israele. L’accusa è sdegnosamente respinta da Tehran, e comunque ancora una volta la Casa Bianca usa due pesi e due misure. E’ infatti noto che Israele possiede centinaia di testate nucleari, buona parte delle quali puntate sull’Iran e ognuna delle quali potrebbe radere al suolo Tehran.

I nemici dichiarati dell’Iran (anzitutto Israele e Stati Uniti, a cui si accoda l’Unione Europea), nel tentativo di ingannare l’opinione pubblica e compattare il loro fronte interno, indossano la solita maschera, quella di paladini della libertà, della democrazia e della non-violenza. In particolare, essi contestano al governo di Tehran la dura repressione delle proteste. I sottoscritti non amano né le dittature, né la sospensione dei diritti di libertà, ovunque questo avvenga, ma prima di dare lezioni di democrazia i nemici dell’Iran dovrebbero porre fine allo Stato d’assedio e alla minaccia militare a cui sottopongono questo paese, visto che la guerra, come la storia insegna, è il più grave ostacolo alla libertà. In ogni caso, non possono ergersi a campioni dei diritti dell’uomo quegli stessi paesi, le cui truppe compiono massacri in Afghanistan o in Palestina, che sostengono colpi di stato per rovesciare governi ostili (Honduras), che non esitano a ricorrere agli attentati terroristici o all’«eliminazione mirata» di esponenti politici o scienziati considerati pericolosi.
Mentre si aggravano i pericoli di guerra esprimiamo il nostro sdegno per le affermazioni rilasciate da Berlusconi nel corso del suo viaggio in Israele. Non solo egli ha giustificato i massacri indiscriminati contro i palestinesi di Gaza, non solo ha difeso l’idea razzista e segregazionista di Israele quale stato puramente ebraico (con la sostanziale esclusione della popolazione araba dal godimento dei diritti politici). Calpestando i sentimenti di pace del popolo italiano e danneggiando gli stessi interessi nazionali, Berlusconi ha assicurato agli israeliani che l’Italia interromperà le relazioni economiche con l’Iran e sosterrà in ogni sede la richiesta di durissime sanzioni. In altre parole Berlusconi ha dato man forte ai falchi israeliani, i quali sono pronti, una volta ottenuto il semaforo verde da Obama, a rovesciare sull’Iran un devastante bombardamento, senza escludere il ricorso all’arma atomica.

Occorre fermare l’escalation anti-iraniana e smantellare l’arsenale atomico israeliano per denuclearizzare il Medio oriente.
L’assedio israeliano di Gaza deve finire ed il popolo palestinese deve vedere finalmente riconosciuti i suoi diritti.

PRIMI FIRMATARI
- Domenico Losurdo – Università di Urbino
- Gianni Vattimo – Filosofo e parlamentare europeo
- Danilo Zolo – Università di Firenze
- Margherita Hack – Astrofisica
- Lucio Manisco – Giornalista, già parlamentare europeo
- Marino Badiale – Università di Torino
- Aldo Bernardini – Università di Teramo
- Giovanni Bacciardi – Università di Firenze
- Enzo Apicella - Designer, Londra
- Fernando Rossi - ex senatore, Per il Bene Comune
- Sergio Cararo - Rivista Contropiano
- Maurizio Fratta - Coordinatore Rivoluzione Democratica
- Fausto Sorini - Redazione de l'Ernesto
- Leonardo Mazzei – Campo Antimperialista
- Alessandro Leoni - Cpn Prc
- Riccardo Filesi - Comunisti Uniti Lazio
- Miriam Pellegrini - Partigiana di Giustizia e Libertà
- Andrea Catone - Direttore de l'Ernesto
- Spartaco Ferri - Partigiano della Divisione Garibaldi
- Andrea Fioretti - Comunisti Uniti del Lazio
- Fabio Marcelli - Vicesegretario Ass. Internazionale Giuristi Democratici
- Mary Rizzo Palestine Think tank
- Andrea Torre - Ist. Naz. Storia del Mov. di Liberazione in Italia
- Vladimiro Giacché – Economista
- Costanzo Preve – Filosofo, Torino
- Carlo Fabretti - Matematico, Accademia della Scienze New York
- Michela Maffezzoni - Fondazione Cipriani, Cremona
- Walter Ceccotti - Coord. naz. l'Ernesto
- Francesco Rozza - Coord. naz. l'Ernesto
- Enrico Sodacci - Presidente Sumud
- Maria Grazia Da Costa - Campo Antimperialista
- Gualtiero Alunni - Cpn Prc
- Ugo Giannangeli – Avvocato, Milano
- Urbano Boscoscuro - Cpn Prc
- Paolo Simonelli - Cpn Prc
- Giuseppe Pelazza – Avvocato, Milano
- Moreno Pasquinelli – Campo Antimperialista
- Hamza Roberto Piccardo – Direttore www.islam-online.it
- Tusio De Iuliis – Presidente “Passage to the South.org”
- Nuccia Pelazza – Insegnante, Milano
- Stefania Campetti - Archeologa
- Carlo Oliva – Pubblicista
- Gabriella Solaro – Resp. archivio Ist. Naz. Storia del Mov. di Liberazione in Italia
- Giuseppe Zambon – Editore
- Vainer Burani – Avvocato, Reggio Emilia
- Cesare Allara – Com. Sol. con il Popolo Palestinese, Torino
- Umar Andrea Lazzaro – Amministratore www.islam.forumup
- Sergio Starace – Colletivo Iqbal Masih, Lecce
- Antonio Stacchiotti – L.u.p.o. Osimo (Ancona)
- Gian Marco Martignoni – Segreteria provinciale Cgil, Varese
- Ascanio Bernardeschi – Prc Volterra (PI)
- Fausto Schiavetto – Soccorso Popolare, Padova
- Elvio Arancio - Resp. esteri Per il Bene Comune
- Aldo Zanchetta – Lucca
- Marina Minicucci - Giornalista
- John Catalinotto - IAC (USA)
- Paola Redaelli - Redazione "Italia Contemporanea"
- Corrado Bertani - Operatore culturale
- Stefano Franchi - Prc Bologna
- Marco Trapassi - Direttivo prov. Prc Parma
- Sergio Ricaldone - Comitato Mondiale Partigiani della Pace
- Luciano Giannoni - Segreteria prov. Pdci Livorno
- Alexander Hoebel - Università di Napoli
- Mirco Solero - Coord. naz. l'Ernesto
- Pio De Angelis - Coord. naz. l'Ernesto
- Mauro Gemma - Direttore l'Ernesto online
- Stefano G. Azzarà - Università di Urbino
- Manuela Ausilio - Comunisti Uniti Lazio
- Luca Minghinelli - Campo Antimperialista
- Massimo Maccagno - Campo Antimperialista
- Antonio Mazzeo - Giornalista
- Aurelio Fabiani - Casa Rossa, Spoleto
- Miguel Urbano - Scrittore
- Enrico Mascelloni - Critico d’arte, Roma

Per firmare l'appello scrivere a
giulemanidalliran@alice.it

DA GREENPEACEBLITZ ALLA CENTRALE DI MONTALTO DI CASTRO. ALLE 13 IL LIVE DALLA RAINBOW Ciao Fulvio , siamo in azione a Montalto di Castro! Alle luci dell´alba i nostri attivisti hanno occupato il tetto della fabbrica della vecchia centrale nucleare, bloccata dal referendum del 1987. Ora un 'urlo nucleare' di 150 metri quadrati ricopre il tetto, accompagnato dalla scritta "Emergenza nucleare". Segui l'azione in direttaNon è finita qui. Tra pochissime ore, alle 13, appena al largo della centrale, sulla nostra nave Rainbow Warrior si esibiranno in un live gli "Artisti contro il nucleare": Adriano Bono & Torpedo Sound Machine, 99 Posse, Leo Pari, Piotta e Punkreas canteranno per la prima volta dal vivo il singolo "No al nucleare". Partecipa anche tu all’evento online. Segui lo streaming in diretta sul nostro sito: http://t.contactlab.it/c/2000836/370/4001997/1956 Il nucleare è una scelta sciagurata per l’Italia e una pericolosa perdita di tempo. Tornare al nucleare significa perdere oltre dieci anni per ritrovarsi poi con centrali obsolete e pericolose. E sprecare l’opportunità di investire nelle vere soluzioni per l’indipendenza energetica e per il clima: rinnovabili ed efficienza. Tocca adesso ai candidati alla guida delle regioni prendere subito una posizione chiara contro il nucleare, altrimenti dopo le elezioni verranno imbavagliati e costretti ad accettare le decisioni del governo. Intanto su Nuclear Lifestyle continua a girare il contatore delle firme contro il nucleare. Siamo più di 64mila! Grande successo anche per la nostra Nuclear Hotline: al numero verde gratuito 800.864.884 centinaia di cittadini hanno già chiamato per lasciare ai candidati i propri messaggi contro il nucleare.
Saluti e a presto!
Andrea Lepore Responsabile Campagna Nucleare

PS: Come saprai, Greenpeace è indipendente e realizza le sue campagne solo grazie all’aiuto di singole persone come te. Diventa un sostenitore di Greenpeace! Sostieni questa e altre campagne in difesa del pianeta.

12 commenti:

  1. Coincidenza pochi giorni fa ero con mia moglie e i due bambini in autostrada sulla PIacenza-Genova... l'occhio che cade sull'uscita "Montalto di Castro"... credo sia quel cubo bianco sulla destra dove arrivano un paio di linee di alta tensione.
    Ho provato un senso di rabbia difficile da mandar via... continuare a far finta di niente, trovare argomenti per rassicurare e rassicurarsi...
    Poi anche gli amici ci dicono... "ma tanto non le faranno mai", "come vanno le cose in italia non riusciranno a finire i lavori" ecc... la tentazione di cullarsi in queste parole.
    PALLE! La prossima volta rispondo con la tua citazione di de Montesquieu...La tirannia del principe in un'oligarchia non è dannosa al benessere pubblico quanto l'apatia del cittadino in una democrazia.

    Una nota per Greenpaece... mi pare abbiano pubblicato un video dove si vede la famigliola che gioca vicino ad una centrale ed improvvisamente il rombo di un aereo di linea che in un attimo si sarebbe schiantato sul reattore... Cavalcare le paure già create e pagate dai massmedia porterà pure più gente dalla loro parte, ma l'evocazione terroristica mi pare una pessima idea.

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  2. Io questa feccia di classe politica non la voto più da un pezzo. I PD non hanno mai avuto il mio voto e non l'avranno mai. E, del resto, ormai votare in queste condizioni non ha più senso.
    La domanda però sorge leniniana e spontanea: che fare?
    Noi formiche quaggiù che possiamo fare per non farci calpestare?
    Caro Fulvio, una cosa che vorrei chiederti è: come interpreti il recente annuncio di Barack-O-baldo di voler ridurre le testate atomiche, di comune accordo con la Russia? E come mai c'è stato un certo disappunto USA al fatto che il governo israeliano abbia cominciato a costruire case a Gerusalemme est, in barba ai più o meno farlocchi tentativi di pacificazione? E qual è la tua opinione sulla cosiddetta "industria dell'olocausto" e sul fatto che chiunque manifesti una opinione o porti prove (più o meno fondate) diverse dalla versione corrente della shoah, o accenni anche solo vagamente all'esistenza di una lobby sionista venga annientato mediaticamente o peggio, sbattuto in galera (vedi l'ultraottantenne Garaudy qualche anno fa)?
    Ti ringrazio se trovi il tempo e la voglia di rispondermi.
    Massimo Villivà

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  3. Pur pressato da mille impegni urgenti e quasi costantemente in viaggio, cerco di rispondere succintamente al commento di Villivà. Quello che noi formiche quaggiù possiamo fare è guardare all'esempio latinoamericano. Molto istruttivo e ne parlo in vari post. I pallonicni colorati mandati per aria da Obama con la riduzione delle armi atomiche e con il lieve borbottio sull'espansione delle colonie nazisioniste, servono solo a farci guardare per aria mentre sul terreno si nuclearizza e si arma fino ai denti l'entità sionista. Servono a tener buoni i gonzi.Lievi contraddizioni, magari, che sistematicamente rientrano nell'interesse imperialsionista generale. Fuffa.Quanto all'industria dell'olocausto, beh ne ho scritto tante volte. Bisogna fare la fatica di rileggermi. Oggi, comunque, dagli stessi ebrei israeliani, sorgono sempre più voci che denunciano l'infame strumentalizzazione. Vedi Norman Finkelstein.

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  4. Sono il commentatore gentile e candidissimo. Scusi la tigna, ma continuo ad essere perplesso. Non riesco a capire dove vuole arrivare con questi suoi post. Sarebbe come se io scrivessi un articolo sulla mafia, e invece di parlare di Provenzano, parlassi del suo autista e del giardiniere.
    E' vero che la sinistra con la sua politica opportunista ha disarmato il suo popolo e accettato l'inaccettabile, ma quando dall'altra parte ci sono la Mafia e Gladio, rifiuto di credere che la colpa delle disgrazie del mio paese sia di Sgrena, Guadagno o del clown Napolitano, o che la sinistra sia come la destra. Anzi, mi affretto pure a votare per Bonino alle regionali.

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  5. Quanto a Obama sono nel complesso d'accordo con lei, ma se penso al primo anno e mezzo di governo Bush metterei una firma per avere Obama altri 100 anni. Quindi non è vero che Obama è peggio dei neoconservatori.
    La cosa pericolosa semmai è che difficilmente in occidente nascerà un movimento pacifista così come nacque contro Bush. Le canate di Obama scorreranno più o meno liscie come ai tempi di Clinton.

    Infine, riguardo all'America Latina concordo che i governi progressisti sorti negli ultimi anni sono un esempio per tutte le persone civili del mondo. Chavez e Morales però hanno dietro un esercito di indigeni e afroamericani poveri e oppressi da secoli che non hanno nulla da perdere, sono pronti a rischiare la vita, e hanno le idee chiarissime. In Italia una simile base sociale non esiste più.

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  6. Vorrei rispondere ad Andrea che in fondo riscopre il grandissimo problema di sempre: la bilancia morale sulla quale poniamo la coscienza (il piú pulito ha la rogna, quindi non fidiamoci) e il realismo (piuttosto che niente é meglio il piuttosto). Vedi, io spesso non condivido le posizioni o le analisi di Fulvio Grimaldi ma lo stimo perché, credo, sia in possesso di una etica e un principio morale incrollabili e totali. Non usa questi principi part-time, non si batte per i diritti di una parte ma tace su quelli di un'altra (come fa Travaglio ad esempio e mi ha un po' stupito che Fulvio lo abbia in fondo difeso poco tempo fa) non denuncia un potere tacendo del Potere, in poche parole, non serve due padroni. E' raro trovare persone che aderiscano a questi principi morale a qualsiasi costo, sempre. Accontentarsi del "piuttosto", a lungo andare distrugge l'etica di una societá, perché quel "piuttosto" muta continuamente.

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  7. Non commettiamo l'errore di mettere sullo stesso piano Chavez, che in fondo é un populista corrotto assetato di potere, con Morales che é tutt'altro.
    Andiamoci piano quando si parla di esempio latinoamericano o di popoli poveri e oppressi che non hanno nulla da perdere ed hanno le idee chiarissime. Parliamo di decine di paesi diversissimi fra loro. Io lavoro nella cooperazione (spagnola) in latinoamerica, non ho problemi a dire che la cooperazione é una forma subdola di colonizzazione con cui si veicolano i "valori" del capitalismo, ma proprio per questo vi assicuro che l'idea piú chiara che hanno molti (non tutti) di quei poveri popoli é come fotterci e arricchirsi usando le stesse armi che gli abbiamo insegnato, quelle dell'individualismo capitalistico selvaggio. L'errore che molti in occidente commettiamo, soprattutto certa sinistra, é vedere questi popoli, soprattutto quelli indigeni (maya, aymara, quechua, mapuche...) come portatori di valori 'migliori' rispetto ai nostri, forse per una sorta di vergogna del passato colonialista ed oppressore di cui ci sentiamo rappresentanti. In occidente siamo ancora prigionieri del mito del 'buon selvaggio', ma la soluzione non credo sia nell'andarcene abbandonando tutto il continente al suo destino, cosi come in medio oriente o in asia, sta nello smettere di propagandare il capitalismo e la cultura della sopraffazione.
    Io credo che questo stia cercando di fare Marcos in Messico e non capisco perché Fulvio ti ostini a criticarlo.

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  8. Esitavo a rispondere al commento relativo a Chavez, Morales, Marcos. Anche perchè quello che avevo da dire su questi personaggi l'ho deto molte volte, con tanto di fatti. In quel commento ci sono cose così evidentemente sbagliate, da far dubitare della buonafede di chi scrive, a partire dallo Chavez "corrotto populista assetato di potere", la stessa solfa delle attuali campagne Cia tese a satanizzare il massimo nemico dell'imperialismo in America Latina e a preparare l'ennesimo assalto al Venezuela. E se c'è buona fede c'è davvero abissale ignoranza. Dare addosso a Chavez oggi come oggi significa oggettivamente essere dalla parte del mostro imperialista. Inviterei lo scrivente a visitare il Venezuela e confrontarlo con il paese di dieci anni fa. E a parlare con coloro che prima non esistevano e oggi sono protagonisti, cioè l'80% della popolazione. C'è qualcosa di molto sospetto in attacchi che rieccheggiano la propaganda di chi vuol tornare all'America Latina cortile di casa, chi ricorre al trucchetto di magnificare il meno fastidioso e forte (Morales) allo scopo di denigrare quello che si teme di più. Chavez è l'iniziatore e il trascinatore di tutto il gigantesco movimento di cambio latinomericano. Punto e basta. Con tutti i suoi eventuiali difetti. E Marcos è un cialtronesco infiltrato che ha spento una lotta endemica degli indios Maya, ha infinocchiato i fighetti della borghesia italiana con le sue patetiche favolette adolescenziali, ha predicato la rinuncia al potere e la nonviolenza, lasciando questi elementi in mano a chi li usa per dominare, sfruttare, reprimere, uccidere, ha sabotato le elezioni dell'unico candidato credibile di centrosinistra alla presidenza del Messisco, Andres Obrador, favorendo il narcofantoccio Usa Calderon, si fa passare per antagonista del sistema e percorre libero e ridicolmente mascherato tutto il Messico in moto, a cavallo o coi pattini senza che un poliziotto lo fermi (quando in Messico basta criticare il governo per essere sparati). E' un grande corruttore, una tara del movimento di liberazione messicano, un insulto costante a Emiliano Zapata, una creazione di esperti PR Usa, uno Zorro da Isola dei famosi.
    Faccio bene, da tempo, a diffidare di cooperanti e Ong. Nove volte su dieci, dal Kosovo all'Iraq, dal Chapas alla Bolivia, dalla Somalia alla Palestina, li ho scoperti al servizio del nemico. Volenti o nolenti. Occhio, amici!

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  10. Caro Fulvio, non voglio alimentare una polemica sterile ma sento che devo ribattere un'ultima volta alla tua risposta. Penso che tu sia un ottimo e coraggioso giornalista. Ma darmi del servo dell'imperialismo senza conoscermi, solo perché critico Chavez e sulla base di 10 righe che certo non possono esplicitare tutto il mio pensiero mi rattrista. Ho la sensazione che il tono violento e beffardo che usi nasconda una insofferenza verso le critiche; che la tua storia, i rischi che hai corso, il tuo impegno ti rendano intoccabile. Spero di sbagliarmi, quindi, da semplice cittadino abituato a praticare la 'polis' nell'agorá del mondo, vorrei insistere nel dialogo. Non voglio dilungarmi, non avremmo tempo e non ne vedo l'utilitá, ma qualcosa in particolare non condivido delle tue posizioni: non accetti che si possa criticare, anche duramente, certi aspetti di un personaggio o di un Paese e contemporaneamente elogiarne altri aspetti, e che di fronte alle nefandezze dell’imperialismo ogni altra nefandezza scompare. Questo ti ha portato ad avere posizioni secondo me insostenibili ad es. giustificare criminali come Milosevic, il quale é stato ad un certo punto aggredito da altri criminali (Clinton) ma ció non lo rende vergine per la Storia. Conosco il Venezuela e ho amici venezuelani in Spagna. Sotto certi aspetti quel paese é forse migliore di 10 anni fa, all’epoca non c’ero e credo a ció che mi raccontano. Ma su Chavez sbagli. E' falso che l'80% della sua popolazione sia oggi protagonista. Gli é stato fatto credere di esserlo. Esattamente come la destra economica in occidente ci fa credere di vivere in una democrazia. Quello che é successo é che ha regalato un po' di terra, un po' di soldi e un fantasma di stato sociale ai diseredati per guadagnare voti e gestire lo stesso sistema di potere corrotto, nepotista e clientelare di sempre. Ho conosciuto molti a cui é stata data sí una terra, ma nulla per lavorarla, altri che hanno subito in casa propria minacce da soldati che 'consigliavano' di votare per lui, tanti giovani 'obbligati' a studiare per non ingrossare le file di disoccupati, ho visto l'esercito regalare cibo e soldi nei villaggi poveri o posti di funzionario pubblico nelle cittá per ottenere voti, in puro stile mafioso populistico, ho visto aumentare la corruzione e la violenza. Con questo non voglio dire che Chavez debba essere eliminato perché un pezzo di latinoamerica torni ad essere il 'cortile di casa'. Questo lo hai detto tu e tradisce la tua linea del 'chi non é con me é contro di me'. Se un giorno i venezuelani vorranno liberarsene troveranno il modo di farlo, come é sempre successo nella storia. Permettimi di non condividere con te il 'benaltrismo', cioé sostenere che nel passato di un paese 'c'era di peggio' o che nel mondo 'c'è ben altro'. Questo é un modo per impedire qualsiasi critica. Dire che Chavez é "l'iniziatore e il trascinatore di tutto il gigantesco movimento di cambio latinomericano, con tutti i suoi eventuali difetti" mi fa inorridire, perché glissa su quei "difetti" e mette in un calderone unico quel "movimento" che é fatto da decine di movimenti diversi. Permettimi di non condividere l'idea che una rivoluzione sociale debba sempre essere violenta. La reazione violenta é comprensibile se c’è un’occupazione: Palestina, Iraq, Afganistan. In altra situazione, Morales ha dimostrato che in una societá unita coesa e determinata si possono gestire i conflitti in altri modi e non lo si puó liquidare con il disprezzo che gli dedichi. Un solo esempio: in pochi anni l'analfabetismo in Bolivia é sceso del 90%, Chavez non vanta successi simili, i suoi dati sono truccati e lo sai anche tu.
    Grazie e ciao.

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  11. Su Marcos, poi, che dire.. Non conosco bene il Messico e sono d'accordo con te che in fondo si é dimostrato innocuo. Forse la sua lotta é rimasta troppo isolata. Non é esente da critiche, nessuno lo deve essere, ma merita comunque un certo rispetto per aver catalizzato la dignitá di una popolazione, non mi va giú il disprezzo con cui lo tratti e gli insulti con cui lo copri.

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  12. Andrea candidissimo20 marzo 2010 alle ore 13:18

    Non capisco il signor "Ricky" quando lamenta l'assenza dell'aureola dalla testa degli indigeni americani, come se solo i santi apostoli avessero diritto ad essere uomini liberi e a condurre guerre di liberazione. Oltretutto non mi sembra che i governi progressisti dell'America Latina siano orientati verso un sistema capitalista spinto (come invece lo sono Cina, Russia e Iran), anzi, Bolivia e Venezuela stanno costruendo delle socialdemocrazie basate su di una forte presenza dello stato nell'economia e nella società, ispirandosi ai nazionalismi progressisti del passato (come la Cina di Sun Yat Sen e l'Egitto di Nasser), con diversi elementi di democrazia diretta.
    Tali governi non sono nati dal nulla ma sono frutto di decenni di rivolte popolari (come il Caracazo in Venezuela e le proteste contro le privatizzazioni in Bolivia) soprattutto da parte delle masse povere indigene e afroamericane. Non mi sembra che questa gente aspiri ad avere una Ferrari a testa o voglia conquistare l'Occidente: forse è proprio il caso di lasciarli in pace, l'idea di una colonizzazione dal volto umano (come suggerita da "Ricky") è una presa in giro.
    Ricondurre il governo del Venezuela alla sete di potere di un uomo corrotto è una bugia colossale. Chi lo avrebbe corrotto? E per quanto? Se voleva soldi e potere non faceva prima ad aggregarsi alla ricchissima e potentissima borghesia filo-statunitense? E' anche ridicolo dire che Morales è buono e Chavez è cattivo, dal momento che entrambi fanno la stessa politica e sono alleati stretti.
    Su Marcos sinceramente non so molto, certamente appare isolato rispetto al resto del continente, e le sue sparate sui governi progressisti dell'area gettano un'ombra sulla sua figura.

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