Questa è davvero personale, però con implicazioni che non faticherete a vedere
quanto siano generali. Qui sotto riproduco un appello a formare un gruppo di sostegno che ho inserito in facebook. E' in gioco qualcosa di più vasto e importante della salvaguardia di questa voce. Voce che molti di voi troveranno discutibile e anche insopportabile, che altri condividono e credono che debba sopravvivere. Se siete tra costoro, vi chiedo di aggiungervi alla lista che a oggi, in meno di cinque giorni, ha raggiunto i mille firmatari. E se poi ci credete e volete fare un ulteriore sforzo, potete anche indirizzare una lettera al quotidiano Liberazione. Forse tutto questo non servirà a impedire che i compagni del PRC mi inceneriscano, ma sarà quantomeno una prova che l'abuso, la censura, la tracotanza di qualsiasi potere, la soppressione di chi, nel nome della verità, osa dissentire da un qualsiasi vertice, non passano lisci.
Vi ringrazio.
Testo su facebook
Cari amici che avete la generosità di aver seguito e di seguire il mio lavoro a suo tempo sui giornali e in tv (Tg3), ora in rete (www.fulviogrimaldicontroblog.info) e con i video (documentari sulle situazioni di conflitto), vi racconto una vicenda del tutto esemplare per il quadro in cui ci muoviamo. E vi chiedo adesioni e supporto. Potrebbero essere importanti per l’esito finale.
Il 9 maggio del 2003, collaboratore a contratto del quotidiano del PRC Liberazione, scrivevo nella mia rubrica un articolo su recenti accadimenti a Cuba che avevano visto la condanna a morte di tre terroristi, dirottatori a mano armata di un’imbarcazione cubana, e a pene detentive di altri 75. La valutazione di quei fatti non corrispondeva a quella data dall’allora segretario nazionale Fausto Bertinotti, né tantomeno allo tsunami di attacchi a Cuba da parte della destra mondiale, unanimi tutti nel deplorare il trattamento riservato a “intellettuali e giornalisti dissidenti”. Le mie informazioni, poi nel tempo confermate da documenti incontrovertibili, mi avevano fatto invece rivelare nell’articolo come quei “democratici dissidenti” fossero al soldo degli Stati Uniti e stessero preparando una campagna di azioni terroristiche, di cui il dirottamento sarebbe stato solo il primo. Erano cioè mercenari al soldo di uno Stato che lavorava per la distruzione della rivoluzione cubana. Il giorno successivo alla pubblicazione del pezzo, in cui peraltro deploravo quella come tutte le condanne a morte, fui licenziato su due piedi, pur nel pieno di una campagna del PRC in difesa dell’articolo 18 aggredito. Non ricevetti la lettera di prammatica del direttore, Curzi, ma solo una telefonata dell’amministratore. Chiesi di ricevere una comunicazione ufficiale. Non la ricevetti. Ma alla rabbia di numerosi lettori e compagni del PCR, che si espressero contro il brutale provvedimento con oltre 2000 firme, Bertinotti, Curzi e la vice-direttrice Gagliardi risposero sul giornale e su altri mezzi d’informazione (Il Foglio, Radio Anch’io), affermando cose false: che avrei deviato dal tema assegnatomi, l’ambiente, o che avrei deviato dalla linea politica del partito.
La prima giustificazione era falsa, perché fin dal primo giorno della mia collaborazione, 1999, avevo potuto occuparmi in articoli e rubriche di ogni tema che volessi scegliere. Una smentita radicale veniva poi dalle mie corrispondenze di guerra dai conflitti nei Balcani, in Palestina e in Iraq, tutti viaggi effettuati a spese mie. Anche la seconda spiegazione era indebita, giacchè della linea politica della maggioranza si trattava semmai, non di quella di tutto il partito, in quanto una forte minoranza appoggiava le mie valutazioni. Inoltre era sempre stato affermato dai vertici del partito che nel partito stesso, come nel giornale, doveva essere rispettato il massimo della dialettica e del pluralismo. Un articolo dello Statuto del PRC garantiva addirittura il diritto degli iscritti di manifestare le proprie critiche alla linea del partito, perfino all’esterno del partito stesso. Il diritto di replica alla false affermazioni dei vertici, assicurato dalla legge sulla stampa, mi venne sistematicamente negato.
Da questa vicenda ricavai un forte danno, oltreché morale, professionale, di perdita di credibilità e di prestigio tra compagni e lettori, anche di riduzione del bacino di coloro che erano interessati ai miei documentari e libri. Feci causa e la vinsi. Il risarcimento del danno fu calcolato dal giudice in 100mila euro. Ora, sette anni dopo, il giudice d’appello, contravvenendo a una consolidata giurisprudenza in materia di cause di lavoro, ha rovesciato tale sentenza e mi ha imposto di restituire quella somma. Somma, che forte appunto di quella giurisprudenza, ho impegnato in gran parte nei viaggi che mi hanno permesso di realizzare i miei documentari da Iraq, Palestina, America Latina, Balcani. Si ricordi che quando vinsi la causa, Bertinotti era il segretario di un piccolo partito di opposizione, quando si avviò l’appello, però, l’uomo aveva assunto la terza carica dello Stato.
A dispetto della sostanziale ingiustizia del provvedimento, ho offerto alla controparte una transazione per metà della somma. E’ stata respinta e mi si è manifestata l’intenzione di arrivare all’esecuzione, cioè al pignoramento di quanto possiedo. Sarebbe la fine della mia attività di militanza giornalistica, con ovvia soddisfazione di non pochi. Ho scritto a Paolo Ferrero, segretario del PRC, a Dino Greco, direttore di Liberazione, e a Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Ad oggi, nessuna risposta.
Credo che a questo punto solo una forte pressione di quel pezzo di società che crede nell’informazione libera e nella libera espressione del pensiero, specie in un giornale e in un partito che si dicono comunisti, possa convincere i responsabili dal recedere da un comportamento che viola ogni principio normativo, etico e deontologico della mia professione. In attesa di altre iniziative cui sto pensando, come una conferenza stampa e uno sciopero della fame davanti alla sede di Liberazione e del PRC, chiedo alle persone di buona volontà di esprimere qui e in tutti i modi la solidarietà a questa causa di democrazia, giustizia e libertà. A una voce che rischia di essere soppressa. Grazie a tutti.
Il 9 maggio del 2003, collaboratore a contratto del quotidiano del PRC Liberazione, scrivevo nella mia rubrica un articolo su recenti accadimenti a Cuba che avevano visto la condanna a morte di tre terroristi, dirottatori a mano armata di un’imbarcazione cubana, e a pene detentive di altri 75. La valutazione di quei fatti non corrispondeva a quella data dall’allora segretario nazionale Fausto Bertinotti, né tantomeno allo tsunami di attacchi a Cuba da parte della destra mondiale, unanimi tutti nel deplorare il trattamento riservato a “intellettuali e giornalisti dissidenti”. Le mie informazioni, poi nel tempo confermate da documenti incontrovertibili, mi avevano fatto invece rivelare nell’articolo come quei “democratici dissidenti” fossero al soldo degli Stati Uniti e stessero preparando una campagna di azioni terroristiche, di cui il dirottamento sarebbe stato solo il primo. Erano cioè mercenari al soldo di uno Stato che lavorava per la distruzione della rivoluzione cubana. Il giorno successivo alla pubblicazione del pezzo, in cui peraltro deploravo quella come tutte le condanne a morte, fui licenziato su due piedi, pur nel pieno di una campagna del PRC in difesa dell’articolo 18 aggredito. Non ricevetti la lettera di prammatica del direttore, Curzi, ma solo una telefonata dell’amministratore. Chiesi di ricevere una comunicazione ufficiale. Non la ricevetti. Ma alla rabbia di numerosi lettori e compagni del PCR, che si espressero contro il brutale provvedimento con oltre 2000 firme, Bertinotti, Curzi e la vice-direttrice Gagliardi risposero sul giornale e su altri mezzi d’informazione (Il Foglio, Radio Anch’io), affermando cose false: che avrei deviato dal tema assegnatomi, l’ambiente, o che avrei deviato dalla linea politica del partito.
La prima giustificazione era falsa, perché fin dal primo giorno della mia collaborazione, 1999, avevo potuto occuparmi in articoli e rubriche di ogni tema che volessi scegliere. Una smentita radicale veniva poi dalle mie corrispondenze di guerra dai conflitti nei Balcani, in Palestina e in Iraq, tutti viaggi effettuati a spese mie. Anche la seconda spiegazione era indebita, giacchè della linea politica della maggioranza si trattava semmai, non di quella di tutto il partito, in quanto una forte minoranza appoggiava le mie valutazioni. Inoltre era sempre stato affermato dai vertici del partito che nel partito stesso, come nel giornale, doveva essere rispettato il massimo della dialettica e del pluralismo. Un articolo dello Statuto del PRC garantiva addirittura il diritto degli iscritti di manifestare le proprie critiche alla linea del partito, perfino all’esterno del partito stesso. Il diritto di replica alla false affermazioni dei vertici, assicurato dalla legge sulla stampa, mi venne sistematicamente negato.
Da questa vicenda ricavai un forte danno, oltreché morale, professionale, di perdita di credibilità e di prestigio tra compagni e lettori, anche di riduzione del bacino di coloro che erano interessati ai miei documentari e libri. Feci causa e la vinsi. Il risarcimento del danno fu calcolato dal giudice in 100mila euro. Ora, sette anni dopo, il giudice d’appello, contravvenendo a una consolidata giurisprudenza in materia di cause di lavoro, ha rovesciato tale sentenza e mi ha imposto di restituire quella somma. Somma, che forte appunto di quella giurisprudenza, ho impegnato in gran parte nei viaggi che mi hanno permesso di realizzare i miei documentari da Iraq, Palestina, America Latina, Balcani. Si ricordi che quando vinsi la causa, Bertinotti era il segretario di un piccolo partito di opposizione, quando si avviò l’appello, però, l’uomo aveva assunto la terza carica dello Stato.
A dispetto della sostanziale ingiustizia del provvedimento, ho offerto alla controparte una transazione per metà della somma. E’ stata respinta e mi si è manifestata l’intenzione di arrivare all’esecuzione, cioè al pignoramento di quanto possiedo. Sarebbe la fine della mia attività di militanza giornalistica, con ovvia soddisfazione di non pochi. Ho scritto a Paolo Ferrero, segretario del PRC, a Dino Greco, direttore di Liberazione, e a Roberto Natale, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Ad oggi, nessuna risposta.
Credo che a questo punto solo una forte pressione di quel pezzo di società che crede nell’informazione libera e nella libera espressione del pensiero, specie in un giornale e in un partito che si dicono comunisti, possa convincere i responsabili dal recedere da un comportamento che viola ogni principio normativo, etico e deontologico della mia professione. In attesa di altre iniziative cui sto pensando, come una conferenza stampa e uno sciopero della fame davanti alla sede di Liberazione e del PRC, chiedo alle persone di buona volontà di esprimere qui e in tutti i modi la solidarietà a questa causa di democrazia, giustizia e libertà. A una voce che rischia di essere soppressa. Grazie a tutti.
Ma, a parte l'adesione su Feisbuk, esiste qualche altro passo da fare per aderire e vedere i proprio nome nell'elenco? Un indirizzo e-mail o altro, chessò, un sito?
RispondiEliminaA Roberto A. rispondo.
RispondiEliminaPer adesso c'è solo feisbuk (ottima allitterazione!. Mo'mi rivolgo al genio che mi cura facebook per studiare altre possibilità. Grazie dell'interessamento.
fulvio e' possibile che non trovi uno straccio di amico tra i presunti sinistroidi che frequentano la politica e/o i media in italia?
RispondiEliminahai tutta la mia soliderieta' e vedro' di impegnarmi dove e come posso.
Ovviamente appoggio il post di Grimaldi, sia nel metodo che nel merito, non concordo solo su un particolare, Grimaldi ha scritto che il linciaggio mondiale di Cuba viene portato avanti dalle destre, in realta' questo linciaggio viene portato avanti anche dalla sinistra, qualche giorno fa c'e' stato un servizio del tg3 che esaltava il ruolo di una certa Sanchez come coraggiosa anti-castrista, per non parlare poi del principale quotidiano della sinistra ovvero Repubblica che da sempre condivide ogni attacco alla sovranita'cubana (e guarda caso e' anche anti-Chavez, anti-Iran etc etc...).
RispondiEliminaLa sinistra italiana e mondiale e' in realta' un perfetto "olio del sistema", un perfetto lubrificante senza il quale il capitalismo mondialista non potrebbe funzionare cosi' bene, la sinistra usa le armi della cultura per preparare il terreno all'uso delle vere armi, la sinistra e' molto inserita negli ambienti giornalistici, editoriali, musicali, cinematografici etc etc... ed tramite questi ambienti veicola "valori" che servono da alibi per i bombardamenti veri e propri e non c'e' nulla di casuale in questo poiche' il filo rosso che unisce la destra e la sinistra politiche e' la MASSONERIA INTERNAZIONALE, massoneria che non e' un'invenzione dei complottisti ma una realta' vera e propria, non a caso il padrone di Repubblica e' stato (e'?) un massone di assoluta rilevanza.
La sinistra culturale in base ad una sua presunta superiorita' condanna il burqa afghano che "imprigiona" le donne e poi si "scandalizza" quando gli Stati Uniti bombardano quei paesi senza peraltro riuscire a far togliere il burqa alle donne.
La sinistra non e' altro che la banderuola dei poteri forti.
Andrea Rossi
Vergona su questa schifezza di partito col tacco a spillo.
RispondiEliminaMollai Liberazione dopo il tuo licenziamento. Ho mollato anche Rifondazione quando ho capito che anche loro sono manovrati dalla massoneria.
RispondiEliminaQuesta cosa che hanno fatto a te è gravissima, è una vera persecuzione.
In un mondo di servi, essere liberi è un prezzo troppo alto da pagare.
Faccio girare il tuo appello. Non mi iscrivo a feisbuk perché è soltanto un mezzo per controllarci.
Hasta siempre.
Non so perché, ma quando scopro che qualcuno che mi era piaciuto è anti Castrista, lo getto immantinente [eh che vocabolo..] nell'immondizia e tiro l'acqua...
RispondiEliminaIo da quel dì che ho scaraventato PRC, liberazione, catto feroci e false patate nell'uolter closet....
Forse una valanga di fax a liberazione? se ancora esiste come carta igienica.... non amo facebook... e mi raccomando niente sciopero della fame... occorre pensare a qualcosa che veramente li seppellisca... che sono morti, non se ne sono accorti, ma PUZZANO!!! Escogitiamo qualcosa di nuovo e teniamoci aggiornati sul blog... A presto....
Ti esprimo tutta la mia solidarietà e spero che alla fine la ragione possa avere la meglio sulla follia di questo appello che mi sembra solo una sporca vendetta fatta da piccoli uomini che non vogliono arrendersi ai loro limiti di giornalisti servi del potere....
RispondiEliminaNon ho Facebook...lo considero un sistema aberrante di controllo...farò comunque girare questo breve articolo e ti seguirò in questa battaglia per la giustizia...per la verità...
HASTA SIEMPRE
COMPAGNOPABLO
Sono d'accordissimo col numerologo di qui sopra, anche se vedo poche alternative ad iniziative tipo quella proposta delle sciopoero della fame.. qualcuno ha altre idee?
RispondiEliminaAndrea, credo che Fulvio sia stato uno dei piu' puntuali a smascherare le reali intenzioni e "ragioni sociali" di questa pseudo-sinistra,pagando questa intuizione proprio come da post che stiamo commentando.
RispondiEliminaChe il linciaggio mondiale di Cuba (e di altri paesi non allineati) sia portato avanti da destre e sinistre compiacenti-conniventi è anche sua tesi, perfettamente sviscerata nel libro "Mamma ho perso la sinistra!"(e mai titolo fu piu' eloquente!!)
Valerio
per quanto mi riguarda ,scriverò lettere ai giornali di "sinistra" affinchè si parli del tuo caso.Sarà poco,pochissimo,ma da quelli che si ergono difensori della libertà,mi aspetto qualcosa..
RispondiEliminaNon aggiungo commenti contro i pennivendoli e i politicanti del prc
Avessi un bel po' di soldi ti aiuterei,ma come tanti faccio fatica a raggiungere la fine del mese.
Hai la mia piena solidarietà, ma da FB - noi che leggiamo Grimaldi - ci stiamo alla larga.
RispondiEliminaCiao
mau
Appoggio e solidarietà al compagno Fulvio Grimaldi dai compagni comunisti del Belgio e del Lussemburgo. Cercheremo di far girare la cosa il più possibile e di interpellare direttamente le istanze del Partito e del giornale per avere spiegazioni su questa storia incredibile e inqualificabile.
RispondiEliminaTutta la mia solidarietà. Ho ripreso il post nel mio blog (http://eresiarossa-matteo.blogspot.com/2010/04/difendiamo-la-controinformazione.html).
RispondiEliminaP.S. Per favore, non chiamiamola sinistra questa cosa qua.
Roberto Saviano va da Fazio in TV e viene ospitato da Peres un mese dopo l'operazione piombo fuso, dove si sente "accolto come un figlio"... e Fulvio Grimaldi viene cacciato da Liberazione e rischia di dover campare solo con la pensione che è come dire essere messo a tacere...
RispondiEliminaC'è qualcosa di talmente storto nel mondo che si fa fatica a respirare...
Solidarietà a Fulvio. Non frequento Facebook ma diffonderò come posso le schifezze che questa specie di sinistra compie.
Massimo Villivà
Questo fatto è l'ennesima dimostrazione di come, non aver avuto mai una tessera in tasca, mi dia alla fine ragione: concordo con tutti i commenti di cui sopra (per Fulvio farò lo sforzo di andare su faccialibro - è un mezzo che non si può più ignorare - tanto il "controllo" lo abbiamo in ogni caso...); se verrà pensata una mobilitazione, aderirò volentieri.
RispondiEliminaTutta la mia solidarietà (purtroppo, anche per me, non economicamente parlando)!
un abbraccio, cv.
Ho inviato a Liberazione quanto segue:
RispondiEliminaEgregi e poco dignitosi signori
Esprimo la mia più viva indignazione per il vostro incivile e
antidemocratico comportamento verso Fulvio Grimaldi impedito dalla
vostra democrazia stalinista ad esprimere liberamente le sue opinioni
e vessato anche sindacalmente quando faceva parte del vostro
quotidiano.Il falso comunismo e l'allineamento da buffi progressisti
ai metodi gestionali della più cupa metodologia capitalista,fanno di
voi,ai miei occhi un branco di profittatori intellettuali e falsi
propagatori di giustizia e umanità.Che la vergogna vi accompagni se
conservate ancora un lume di dignità.
Piersabatino Deola
Via Montale,12
09032 Assemini (Ca)=
Questi giudichessi mi sa che si "fanno". Logicamente NON ESISTE che quando ti hanno dato un indennizzo tu lo debba restituire...!!!! Vorrei che se possibile, pubblicassi la sentenza d'appello...per cavillarci su... magari qualche buon avvocato di quelli dotati di "consecutio logica"... [non so il latino... spero vada bene] che non si siano laureati a "catanzaro" come mariastalla ecc., possa riesumare la faccenda... poi c'è l'Europa... si potesse almeno adoperarla per qualcosina di utile...Teniamo presente che la medaglia ha sempre due facce, il pugnale due lame, eccetera... Giano è bifronte, ed anche il Tao... senza più niente meno, senza meno niente più e la scintilla non avviene...e restiamo tutti al buio...
RispondiEliminaFulvio, a te devo molte verità su Cuba, a te devo la verità su Chavez, a te devo la verità sulla Serbia, a te devo la verità sul Sudan...il debito è troppo grande per poter far finta di nulla. Dimmi come aiutarti.
RispondiEliminaDavide S.
io non ho capito una cosa della vicenda.
RispondiEliminaho almeno voglio pensare di aver capito male, perché se sapevo del licenziamento di Grimaldi non spevo il seguito.
allora ricapitolando: Grimaldi scrive un articolo su Cuba che non piace a Bertinotti e Curzi (lo scrivo perché Curzi non era uno che prendeva ordini da qualcuno). Liberazione decide di interrompere ogni collaborazione di Grimaldi sul giornale. Perché mi sembra difficile che si possa licenziare un giornalista per un articolo che il suo Direttore (che ha la responsabilità del quotidiano) lo abbia fatto pubblicare.
Fin qui le cose note.
Mi sembra allora di capire che dopo questo divorzio unilaterale, doloroso e politicamnete sbagliato, ma perfettamente legale Grimaldi chieda un risarcimento a Liberazione. Un giudice concede il risarcimento e Liberazione versa 100 mila euro a Grimaldi.
A questo punto Liberazione ricorre in appello e questa volta vince e chiede la restituzione dei 100 mila. restituzione quindi, insomma rientrare di soldi che erano usciti non soldi che stavano già nelle tasche di Grimaldi. Se fosse così non capsico com'è che a Grimaldi sia venuto in mente di denunciare il giornale invece di mandarli semplicemente a quel paese.
Se è così credo che Cuba, la politica etc...non c'entri nulla e si tratti di una semplicissima, come le miagliaia ogni giorno in Italia, causa di lavoro...
Bueno querido Fulvio spero che riesca a risolvere questo guaio nel quale ti ritrovi. Posso solo farti i miei complimenti per il tuo lavoro e maledire "los cabrones da sinistra Bamba" che cercano di affossarti.
RispondiEliminaKiteni
Rispondo a "anonimo" che scrive "Io non ho capito una cosa".
RispondiEliminaPer la verità del suo arzigogolo sono io a non capire molto. Certo che è una causa di lavoro, bella scoperta. Che ho vinto in prima istanza perchè nel licenziarmi hanno violato tutte le norme a protezione del lavoratore, nonchè quelle sulla stampa. Ho ricevuto un risarcimento danni per questo e per la perdita di immagine e di ricadute economiche. Pensavo che tutto questo fosse già chiaro dai miei numerosi e verbosi interventi. Non rimprovero l'anonimo per non averli letti. All'anonimo SEMBRA difficile che si possa licenziare per un articolo. Sembra difficile, antidemocratico, anticomunista e immorale anche a me, ma è successo. Il direttore lo ha fatto pubblicaren perchè, forse distratto, non si aspettava la reazione del sovrano Bertinotti che, in quei momenti, era impegnato a diffamare Cuba come è più dei velinari degli Usa: puntava alla presidenza della Camera, ricordate! Comunque, nel commento c'è una battuta esilarante: "Curzi che non prende ordini da nessuno". Mi interesserebbe sapere da quale sperienza diretta è tratta questa buffa convinzione. Curzi è stato mio vicedirettore a Paese Sera negli anni '60, mio direttore al TG3 negli anni '80-'90, mio direttore a Liberazione negli anni '90-2000: è sempre scattato sull'attenti davanti a qualsiasi padrone: il PCI, il PDS, i DS, Bertinotti. Un autentico straccio da cucina. Se ne può trovare un ritrattino in un mio passato post.
L'anonimo s'illude ancora che gli editti bulgari vengano fatti solo da destra. Deve aggiornarsi. Comunque lo saluto, grato dell'attenzione.
Come ex,a questo punto,lettore di Liberazione rimango esterrefatto,per non dire di merda,davanti a questa vicenda ignobile.Tutta la solidarietà a Grimaldi.Io sono contrario a feisbuk ma diffonderò tra i conoscenti che ci sono.Non ho parole e non so neanche più quale giornale cartaceo leggere.Nessun rimpianto per la mia uscita da Rifondazione,oggi ancora di più
RispondiEliminaCaro Fulvio ho avuto la fortuna di scambiare qualche parola con te nelle giornate di Genova, i carabinieri ci caricavano e tu mi dicesti "Sono peggio degli israeliani". Ti seguo da sempre, dai tempi del Tg3. In qualche modo, hai ricevuto il conto delle tue lotte, delle tue battaglie, della tua onestà intelluttuale. Caro Fulvio se li avessi io quei soldi te li darei volentieri e non è una frase di circostanza. Vinceremo insieme a quelli che ti stimano e che ti seguono questa battaglia.
RispondiEliminaDa tuo collega e compagno
un forte abbraccio
Francesco Guadagni
"Si ricordi che quando vinsi la causa, Bertinotti era il segretario di un piccolo partito di opposizione, quando si avviò l’appello, però, l’uomo aveva assunto la terza carica dello Stato". Aggiungo, dopo aver promesso in campagna elettorale, ai propri elettori, la richiesta di due ministeri-chiave. Detto questo detto tutto, caro Fulvio.
RispondiEliminaSono con te e riprenderò il tuo post per dargli ancora più visibilità
RispondiEliminaho inviato questo articolo ai miei contatti "sensibili", chiedendo di farlo girare.
RispondiEliminaun abbraccio.
certo che solidarizzo e faro' quel che potro'. andrea\ventopiumoso
RispondiEliminaHo fatto la mia ricerchetta avvocaticchiante... ovviamente per me questo similitaliano è incomprensibile... voi che siete più istruiti... forse qualcosa ci capirete... se c'è un cavilletto...
RispondiEliminaRiproduco...
Per quanto concerne le domande di restituzione delle somme pagate in forza della sentenza di primo grado occorre distinguere:
se il pagamento è avvenuto prima della notifica dell’atto di appello, le somme vanno necessariamente richieste con questo;
se il pagamento avviene dopo, la domanda può essere formulata sino all’udienza di pc.
E’ onere dell’appellante allegare e dimostrare quando è avvenuto il pagamento. La sentenza è immediatamente esecutiva, senza che occorra attendere il passaggio in giudicato.
L’art. 336 c.p.c. (nel testo novellato dell’art. 48 l. 26 novembre 1990 n. 353), deponendo che la riforma o la cassazione estende i suoi effetti ai provvedimenti e agli atti dipendenti dalla sentenza riformata o cassata, comporta che, con la pubblicazione della sentenza di riforma, vengano meno immediatamente sia l’efficacia degli atti o provvedimenti di esecuzione spontanea o coattiva della stessa, rimasti privi di qualsiasi giustificazione, con conseguente obbligo di restituzione della somma pagata e di ripristino della situazione precedente. Ne consegue che la richiesta di restituzione delle somme corrisposte in esecuzione della sentenza di primo grado non costituisce domanda nuova ed è perciò ammissibile in appello; la stessa deve, peraltro, essere formulata, a pena di decadenza, con l’atto di appello, se proposto successivamente all’esecuzione della sentenza, essendo invece ammissibile la proposizione nel corso del giudizio soltanto qualora l’esecuzione della sentenza sia avvenuta successivamente alla proposizione dell’impugnazione” , Cassazione civile, sez. III, 30 aprile 2009, n. 10124
Allorché venga riformata in appello una sentenza già posta in esecuzione forzata, il debitore esecutato ha diritto alla restituzione non solo del capitale pagato sulla base del titolo successivamente riformato, ma anche delle somme corrisposte a titolo di rifusione delle spese del giudizio di esecuzione sostenute dal creditore esecutante, e ciò a prescindere dallo stato soggettivo di buona o mala fede di quest’ultimo (v. Cassazione civile , sez. III, 14 ottobre 2008, n. 25143).
Qualora la sentenza di II grado riformi il regime delle spese, gli interessi sulle stesse decorreranno dalla sentenza di appello e non da quella di primo grado:
“A norma dell’art. 336 c.p.c., la sentenza di riforma resa in grado d’appello pone nel nulla la sentenza di primo grado, che perde efficacia in quanto caducata e sostituita immediatamente – in tutto o nei limiti dei capi riformati – dalla pronuncia di secondo grado; ne consegue che, ove la sentenza di primo grado sia stata riformata in punto di regolazione delle spese processuali, la data della pronuncia di appello – determinando il nuovo assetto degli interessi – segna il momento della nascita del relativo credito in favore della parte vittoriosa, ed è da quel momento (e non dalla data della pronuncia di primo grado) che decorrono gli interessi legali sulla somma liquidata”, Cassazione civile , sez. II, 08 ottobre 2008, n. 24821.
Per quanto riguarda lo jus superveniens occorre distinguere: legittimano la proposizione di una nuova domanda una legge o una sentenza della Corte Costituzionale, ma non un semplice decreto (Cass. 3984/1997)
In ogni caso il CONTO DELLA SERVA dice che i soldi incassati per indennizzo non si restituiscono...MAI!!!!!!!!!!!!!
Ciao Fulvio,
RispondiEliminaho letto nel tuo blog della vergognosa richiesta di 100.000 euro che ti hanno imposto.
Hanno anche rifiutato una tua proposta di dargliene 50.000.
Tutto cio' e' una vergogna e un'infamia.
Mi chiedo se esista ancora la giustizia in Italia.
Invece di ringraziarti per il tuo incessante lavoro a sostegno dei popoli oppressi del mondo questi infami prima ti cacciano (con metodi degni di Berlusconi) e poi ti umiliano addirittura rifiutando la tua proposta di dare loro 50.000 euro!!!!!!!!!!!!!
Come se tu fossi un miliardario.....
Un abbraccio.
Abdullah
Fulvio resisti!
RispondiEliminaI compagni del circolo PRC Che Guevara di Ancona sono tutti con te!
Non finiremo mai di ringraziarti per il tuo encomiabile ed instancabile lavoro finalizzato alla diffusione della verita'.
Abdullah Al Atrash
Non sono di sinistra pero' la giustizia non ha colore politico! E' una virtu' cardinale quindi quando una persona dice la verità e' vicino a Dio. Inoltre quando a una persona viene sottratto il proprio lavoro è reo davanti a Dio!
RispondiElimina