martedì 11 maggio 2010

KKE, Kuelli Ke Epigono, Kuelli Ke Epitaffio, Kuelli Ke Eccepiscono, Eludono, Elucubrano, Epurano, Esecrano




















Fama di lor il mondo esser non lassa / misericordia e giustizia li sdegna / non ragionam di lor, ma guarda e passa.
(Dante Alighieri, 1304-1321)



Carissimi, mamma, papà, fratello sorella e compagni tutti,
mi trovo senz’altro a breve distanza dall’esecuzione. Mi sento però calmo e muoio sereno e con l’animo tranquillo. Contento di morire per la nostra causa: il comunismo e per la nostra cara e bella Italia.
Il sole risplenderà su noi "domani" perché TUTTI riconosceranno che nulla di male abbiamo fatto noi.
Voi siate forti come lo sono io e non disperate.
Voglio che voi siate fieri ed orgogliosi del vostro Albuni che sempre vi ha voluto bene.


Cari compagni, ora tocca a noi.
Andiamo a raggiungere gli altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d'Italia.
Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l'idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella.
Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile.
Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care.
La mia giovinezza è spezzata ma sono sicuro che servirà da esempio.
Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà
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(Lettere dei condannati a morte della Resistenza)









http://www.youtube.com/watch?v=-nte6ZrCk6A

Cari amici, se fate copia e incolla con questo link, troverete un bellissimo regalo. Regalo che sa di antico e perenne, che Claudio Villa vi piaccia o no. Personalmente non ho mai sentito nessuno metterci dentro tanta anima. Regalo che suscita sentimenti e anche pensieri del tutto attuali.

Prima di addentrarmi col prossimo post nella questione dei terrorismi di Stato a New York e in Grecia, vi cito, a proposito del regalo di cui sopra, una ottusa e anche infame dichiarazione ufficiale del tanto osannato, dai suoi polverosi corifei in Italia, KKE(partitocomunista) greco. Riferendosi agli scontri dei compagni ad Atene e in altre città, il KKE dichiara: "Risposta opportuna e secca anche a quei settori di certa sinistra antagonista (noi?) italiana e straniera che, rispolverando la mistica dello scontro di piazza, estranea da sempre alla storia e alla pratica del movimento comunista di tutto il mondo, danno l'impressione di essere impegnati a fornire un sostegno alla controffensiva mediatica del potere contro l'imponente movimento di lotta greco, di cui il KKE è soggetto politico fondamentale (sic).

E pensare che i compagni del KKE (Ke Kazzate Esternate!) ci avevano strappato meravigliato entusiasmo quando, unici in Europa, si erano messi a bloccare rifornimenti Usa e Nato ai briganti UCK e ai serialkiller dall'aria. A essere maliziosi, si potrebbe sospettare che quella era un sabotaggio gradito al Cremlino, amico della Serbia, ma che ora ai russi uno spappolamento dell'Europa greca non gli sta proprio bene, vista la funzione di cuscinetto tra sé e gli Usa che vorrebbero attribuire all'Europa. A suo tempo, la Yalta della coesistenza (la coesistenza è truffa, per farci stare buoni, cantavamo a Lotta Continua), non gli stava neanche bene che i partigiani greci resistessero agli occupanti greci per farsi uno Stato come piaceva a loro. Ne sanno qualcosa anche le nostre brigate, felicemente intitolate a Garibaldi. Figurati adesso che, anche con Portogallo, Spagna, Irlanda, Italia, in situazione oggettivamente prerivoluzionaria (ma senza soggetto nè avanguardia rivoluzionari), rischiano di disfargli quel cuscinetto. Da qualche parte c'è sempre chi, per muoversi, deve prima porre ascolto a un "Piccolo Padre".

Mancano le parole. Ma non i ricordi storici. Anzittutto quelli del vissuto di molti di noi, non iranciditi, del '68-'77, quando rovesciammo il paese come un calzino, alla faccia di un rottamato PCI che agiva da fornitore di munizioni alla strategia repressiva del regime golpistizzante, e quando lasciammo in strada partecchie decine di quei compagni che sapevano come, senza scontri e rischio della vita, non ci avrebbe cagato proprio nessuno. Regola valida sempre. E non può non costare testa, gambe e anche pelle sfasciate. Pensate all'Honduras: l'ossessione nonviolenta inculcata ai manifestanti della Resistenza, invalsa dopo le prime settimane dei durissimi scontri contro il golpe (e che altro devi fare contro un golpe?), ha fatto scomparire nel buco nero dell'attenzione uccisa la vicenda honduregna, il golpe obamiano, gli squadroni della morte dei paramilitari honduregni guidati da istruttori israeliani, una resistenza in piazza per sei mesi di seguito, gli arresti, le sparizioni, le torture, la persecuzione dei contadini, l'abissale povertà ritrovata. Di Honduras il mondo parlò, qualcuno partecipò, finchè i media, grazie agli scontri, erano costretti a tenerci aperti occhi e orecchie e un minimo di internazionalismo. I dirigenti della Resistenza volevano risparmiare vite? Le hanno fatte bruciare dal nemico. Meglio patria o muerte.






I Ricordi dei comunisti che si sono sollevati contro l'attentato a Togliatti, contro il Congresso del MSI a Genova sotto il golpista Tambroni, ricordi di Franco Serantini, Pietro Bruno, Verbano, Zibecchi, Saltarelli, Russo... Le famiglie di queste vittime del terrorismo quand'è che le celebrano il firmatutto del Quirinale e i media di destra e manca? Sempre ammanettati prima dai bonzi del PCI che dagli sbirri. Eppoi dalla damnatio memoriae universale. Ultimo sprazzo Genova 2001. E il KKE che dice?



Gli studenti greci del Politecnico che si batterono e morirono in piazza a rovesciarono il regime dei colonelli. E il KKE che dice? Occupa l'Acropoli. Bella trovata di visibilità, alla Disobbedienti.


Le cento e cento insurrezioni e sacrifici in piazza dei proletari od oppressi di altre classi e altri popoli di tutti i continenti, da Spartaco alla rivoluzione francese, alla Comune, alle 5 giornate di Milano, alla Repubblica Romana, alla rivolta di Napoli, alle barricate dell'0ltretorrente di Parma a Caracas, La Paz, Buenos Aires, Cuba (non c'era solo la sierra) e potrei aggiungerne mille altri da seppellire sotto un Olimpo di vergogna quegli opportunisti. E poi che differenza ontologica qualitativa si può trovare tra uno scontro dei partigiani in montagna, e uno scontro di manifestanti ijn città? Ce lo vogliono far credere gli amici del giaguaro. Del resto, anche quelli in montagna, o nel deserto, quando non si tratta di napolitanesca retorica su cose d'altri tempi, ma di Afghanistan, Iraq, Somalia, oggi sono trattati alla stregua dei "terroristi" di piazza. Anche dal KKE? O si barcamena?




C'è poi anche l'immancabile accusa di esseri provocatori o utili idioti della propaganda di regime. Ce l'hanno rifilata sempre e hanno partorito gli Occhetto, Fassino, Veltroni, D'Alema, Bertinotti! Mettendo sullo stesso piano i provocatori professionisti alla Sid, Cia, Mossad, Cossiga, Digos, CC, con chi usa la sacrosanta forza del suo schieramento per impedire che gli siano negati i fondamentali diritti di libertà, la sua piazza, la sua città, la sua fabbrica, la sua scuola, il suo ambiente, il suo habitat, il suo lavoro, la sua parola, il suo futuro. Ancora più vile (lo fecero già nella prima insurrezione greca, di due anni fa) è l'allusione alla possibile responsabilità di provocatori "estremisti" nella morte dei tre impiegati di banca, quando ci sono tutti gli elementi di prova per capire che quella è stata la classica provocazione di regime, alla Piazza Fontana, al Suv di New York, zeppo di bombolette da campeggio e fischiabotti, ma anche da razzo propulsore per la guerra e la repressione infinite. Ma anche allora costoro permisero dubbi ed esitazioni su Valpreda. E l'11 settembre l'ha fatto Osama e non il predecessore di Obama.




Il KKE sarà pure l'aggregato comunista più votato, ma quanto ad avere un ruolo di avanguardia, ce l'ha come D'Alema quando era segretario della FGCI. Ed è inutile che cerchi di scaricare il dramma degli scontri sui soliti black-bloc. Sono stati più onesti Il Fatto, Il Manifesto, La Repubblica, le riprese televisive, quando hanno mostrato che alla difesa dagli sbirri e nell'assalto al Parlamento hano partecipato migliaia di cittadini comuni, quelli venuti in giacchetta.






A Quito, nel 2004, un gaglioffo fascista, Lucio Guiterrez, fu cacciato insieme alla sua cricca yankizzata, dall'assalto e dall'occupazione del parlamento. Da una folla non guidata dal PC. Del resto quei PC, le cui ossa qualcuno si ostina voler ricomporre, hanno tutti avuto qualcosa che NON è "estranea da sempre alla storia e alla pratica del movimento comunista di tutto il mondo": l'assuefazione, l'accomodamento, la compatibilità, la subalternità con chiunque gli garantisse una parvenza di sopravvivenza e partecipazione: con Pinochet, con Videla, contro Ché Guevara, contro Fidel, con il regime democristiano, con i fantocci stragisti sciti messi al governo a Baghdad dai terminator Usa. Con Khomeini quando questi assaltò l'Iraq su mandato di Reagan. Una patologia apotropaica, che cerca di allontanare gli "influssi malefici", facendo gli scongiuri contro chi tira un sasso o una boccia. Una specie di invidia del pene, sublimata in ideologia politica che afferma "tu ce l'hai più grosso di me, per cui ti metto dietro la lavagna".











Oggetto: BANDIERA ROSSA cantata da CLAUDIO VILLA >> ::: http://www.youtube.com/watch?v=-nte6ZrCk6A
Data: venerdì 30 aprile 2010 23.04

BANDIERA ROSSA cantata da CLAUDIO VILLA

http://www.youtube.com/watch?v=-nte6ZrCk6A

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13 commenti:

  1. Caro Grimaldi, per quanto le possa interessare (meno di nulla, con tutto quello che bolle..) le scrivo per salutarla. A giorni torno nella cara Tanzania (ai tempi del Mwalimu Nyerere, patria del "socialismo africano", unico paese africano unificato linguisticamente e dunque scevro, dall'indipendenza, dalla peste delle guerre tribali insufflate dai wazungu=bianchi), dico torno in Tanzania ad occuparmi di cooperazione. So ahimè molto bene che della cooperazione-mondo-ong si può e in parte si deve dire tutto il peggio pensabile, ma mi onoro di far parte di un'isola felice di gente capace, che fa, senza buonismi del cazzo o neocolonialismi concettuali. per cui la seguirò raramente, ma la seguirò, e coraggio. come diceva il grande Gaber, essere comunista è sentirsi "un gabbiano ipotetico"...
    edoardo

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  2. "rispolverando la mistica dello scontro di piazza"
    imho c'è stato un grosso malinteso: il KKE sostiene l'estraneità al movimento comunista dello scontro di piazza FINE A SE' STESSO. Masaniello non fa avanzare di un millimetro la causa del proletariato, Lenin lo fa diventare protagonista.

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  3. e' un comunismo-borghese figlio di un peccato originale.
    se i nostri padri avessero chiuso i conti nel '45 sicuramente la storia in italia ed in europa sarebbe stata diversa.
    ora siamo al punto che la lotta sia percepita come ricatto e non come riscatto.
    il capitalismo ha infettato il sangue anche a chi si credeva immune e a causa di cio' si vende per un martini."COMUNISTA?, NO PARTY"

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  4. Davvero un bell'articolo, la cui tesi mi sento di sposare in pieno. Rimango però perplesso quando leggo "Con Khomeini quando questi assaltò l'Iraq su mandato di Reagan". Khomeini assaltò l'Iraq su mandato di Reagan? Ma non era Saddam Hussein che, rifornito fino ai capelli di armi da americani, europei e sovietici, aggredì l'Iran e prese una sonante quanto inaspettata batosta? Saluti.

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  5. A Edoardo, tantissimi auguri per la sua bella missione.
    A Amaryllide: "scontri di piazza fine a se stessi" quelli di Grecia? Ma se combattono per tutti noi!
    A GIACOMO: la tua è perfettamente la vulgata imperialista e codina del conflitto Iraq-Iran. Khomeini era il ricambio Usa, di Reagan non di Carter, allo Shah. Serviva a massacrare le sinistre comuniste e islamiche che avevano vinto la rivoluzione. Nella guerra fu rifornito di armi da Israele e con il compenso gli Usa finanziarono l'assalto dei Contras al Nicaragua. Per un anno, incoraggiato dagli Usa e da Israele, Khomeini aveva incitato gli iracheni a liberarsi dell'apostata. Sono stato testimone di continue provocazioni militari iraniane nel '79, a cui l'Iraq rispose invano rivolgendosi all'ONU. Se ti vai a rivedere le immagini delle tre guerre tra l'80 e il 2003, non troverai una sola arma, neanche un revolver Usa, in mano agli iracheni. Avevano solo armi obsolete sovietiche e qualcosa di francese. La batosta la presero gli ayatollah che non riuscirono nell'intento di demolire e scitizzare il bastione antimperialista arabo. Ci sono poi riusciti in combutta con gli Usa nel 2003 e seguenti.
    Conviene cercare talvolta un po' di informazione alternativa...

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  6. Fulvio la mia non era una domanda provocatoria. Ho cercato soltanto di chiarire. Non sapevo che le cose fossero andate così. In tal caso, ammetto la mia ignoranza. Cari saluti.

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  7. amarylde forse faceva un giusto distinguo tra la giusta rabbia popolare che è fine a sè stessa in quanto vive nell'attimo dello scontro,che verrà poi represso con le forze dell'ordine.Quindi il tutto riconducibile a un problema di "ordìne pubblico" e un proletariato che vada oltre allo scontro,all'attimo di guerriglia,per proporre un programma politico rivoluzionario
    La differenza fra i masanielli e i leninisti.
    Cioè,lo scontro di piazza surriscalda l'atmosfera di un paese ,ma lo status quo-non inteso come band rock-ha tutte le armi per dominarla:infiltrandola,trascinandola verso una estenuante lotta che vedrà ampi settori popolari stancarsi e abbandonare,per poi porre fine con leggi e regole giuridiche.
    Quindi non solo lotta di piazza,ma anche un preciso piano politico.Qui entra in gioco la geopolitica e la complessità politica

    ps:per quanto detestabile il pci,documenti chiarissimi di natura americana e dei nostri servizi mostrano come l'internazionale canagliesca capitalista fosse spaventata di una partecipazione del pci alla vita governativa del paese,per questo vi furono diversi colpi di stato "fantasma" atti a creare quelle tensioni per sbocchi anti comunisti e democratici.
    Non mi sembrano cose campate in aria.Poi che vi sia l'intellighenzia pd squallida,vigliacca,ignobile e che la condanna alla lotta da parte loro sia solo mero collaborazionismo è altrettanto vero.

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  8. O' Bama O' Telefonista sotto sestà akkakà ké la Spagna nunstà abbokkà!Così parlò TACCIACCOMIGNATTA: le pecore sono tante, il cane è uno...
    Riflessione: madre patria: 1 ossimoro, 1 trans o 1 chiocciola?
    Visto che ci siamo fatti disarmare da facciadaprete togliatti palm iro, dobbiamo porre in essere non una rivoluzione che come dice il termine è una ROTAZIONE, ma una EVOLUZIONE... di intelligenza... Trovare il loro punto debole... la MENZOGNA... e ritorcergliela contro... nell'ombra... a mo' di Eminenza Grigia...!

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  9. "lo status quo ha tutte le armi per dominarla:infiltrandola"

    tant'è vero che si dice che "gli anarchici" che hanno bruciato i 3 impiegati di banca (costretti a fare i crumiri dal padrone che li aveva minacciati di licenziamento se aderivano allo sciopero generale) siano così anarchici che sono i nazi di "Chrissi aughi". E così quel parassita di Papandreu ha potuto fare lo sdegnato e dire le solite cazzate di regime sulla protesta che è lecita ma se provoca vittime va stroncata.

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  10. Sul ruolo dei PC nel mondo, specialmente in America Latina, basti pensare a come si comportò Aníbal Escalante, del Partito Comunista Cubano ai tempi di Batista, che si baloccava con elezioni fraudolente contro un golpista (Batista lo era), esattamente come quelle hondureñe dell'anno scorso. Escalante definì Castro un "avventuriero". Cosa aspettarsi da costoro? Così come dal Partito Comunista Argentino, che si accodò all'URSS che non ruppe mai con la dittatura militare, pensando di salvare la propria pellaccia?
    Meraviglia che molti rivoluzionari, come Chávez, dicono di non essere comunisti? Non vogliono identificarsi con questo branco di opportunisti.

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  11. Caro Fulvio e cari compagni, da tempo sono arrivato alla conclusione che bisogna esautorare questa classe dirigente (al di là della casacca indossata) con la forza, purtroppo.
    Si va davanti al Parlamento, davanti alla sede del governo, si entra e si prende ciò che è nostro.
    Non vedo grosse alternative.
    Al contempo, dobbiamo subito sperimentare un nuovo modo di lavorare e di distribuire i frutti del lavoro. Ci dobbiamo svegliare perché qui, mentre il motore gira a folle, il capitale ci fa il culo.
    Taras

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  12. ecco la differenza tra i casini di piazza senza costrutto e sapere che fare:
    http://garizo.blogspot.com/2010/05/athens-shock-and-awe-from-april-theses.html

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  13. Ad Amaryllide.
    Sono 65 anni che in Italia si pratica quel "che fare" con adunate oceaniche che hanno partorito Fassino, D'Alema, Bersani, Veltroni e feccia sindacalista varia. I "casini di piazza" erano in Italia, tra il 1968 e il 1977, uniti a scioperi prolungati e occupazioni e cacciata fisica dei capi dalle fabbriche, quelli che fecero fare un salto di qualità all'eterno "che fare" rituale e compatibile, facendo pagare un prezzo al nemico di classe, diventato insostenibile. Credi che avremmo avuto lo statuto dei lavoratori e tutto il resto senza i "casini di piazza". E grazie ai "casini di piazza" che abbiamo oggi un Evo, un Hugo, un Rafael, con tanto di candelotti di dinamite dei minatori e scontri per mesi per esempio a Cochabamba o El Alto, alla faccia degli affini del KKE in Terza Internazionale, tutti traditori, rinnegati, collaborazionisti alla resa dei conti. Se i "casini di piazza" alla fine restano spesso solo "casini di piazza" è perchè i "grandi partiti comunisti" non preparano le masse a parteciparvi e li sabotano demonizzando chi alza il livello dello scontro. Immagina "casini di piazza" organizzati dalle sinistre tutte, quelle ipotetiche, non quelle degenerate attuali,dalla Grecia al Portogallo, dall'Italia alla Spagna, dalla Serbia all'Irlanda... Sapessi, poi, che effetto liberatore hanno i "casini di piazza" sugli offesi e oppressi. E anche questo non è poco.

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