giovedì 24 giugno 2010
HONDURAS E MONDO UN ANNO DOPO
Non illuderti che la tua avanzata possa riuscire schiacciando gli altri.
(Marco Tullio Cicerone)
Siamo la razza dominante nel mondo… Non rinunceremo alla missione della nostra razza, fiduciaria per volere di Dio, della civilizzazione del mondo. Ci ha scelto come suo popolo eletto… Ci ha resi capaci di governare e di gestire il governo di popoli selvaggi e senili.
(Senatore Usa Alfred Beveridge)
Michael Jackson un anno dopo: servizi su tutte le televisioni del mondo, veglie nelle grandi città, raduni, celebrazioni di associazioni di fan, paginoni di giornali e riviste, concerti a profusione dai borghi alle metropoli, fiere di gadget e souvenir. L'uomo, ottimo ballerino e musicista originale, è un' icona buona per tutti: ha dato vita alla perversa e affannosa ricerca dell'eterna giovinezza, espressione di un' immaturità funzionale agli interessi di governanti e mercanti, e ha umiliato e offeso la sua identità di nero pervertendosi in finto e orrido biancastro, chirurgicamente ricostruito a immagine e somiglianza dei padroni. Un razzista all'incontrario amato dal potere e dai suoi utili idioti. Da celebrare.
Gilat Shalit, quattro anni dopo: vigilie e fiaccolate da destra a sinistra, il sindaco Alemanno, la governatrice Polverini e il ministro Ronchi, tutti post- e neo-fascisti, spengono le luci del Colosseo. Il soldato israeliano delle forze di occupazione e distruzione dello Stato neonazista è
stato fatto prigioniero - "sequestrato" per utili idioti ("manifesto") e amici del giaguaro - dai combattenti della sopravvivenza palestinese. Va onorato perchè simbolo della sopraffazione, del razzismo, della pulizia etnica, della determinazione a eliminare dalla faccia della terra deboli, disturbatori e liberi; perchè esalta il principio berlusconide, cattolico, massonico e obamiano, della giustizia capitalista a due pesi e due misure.
Così elimina dalla scena e dalla coscienza 11mila cittadini palestinesi, resistenti armati o civili, donne e bambini rastrellati a casaccio dalla Gestapo sionista, sequestrati, questi sì, nella loro terra rubata, tenuti in catene senza processo, sistematicamente torturati, insomma destinati alla cura che gli aguzzini d'Occidente, dai cavernicoli di Genova-G8, agli assassini di Cucchi e Aldovrandi, all'Obama del Patriot Act, dei droni, dei generali peggio di Himmler e di Guantanamo, vogliono impartire all'umanità intera.
Honduras, un anno dopo. Honduras che? Silenzio di tomba dall'estrema destra all' "estrema sinistra". Tomba della propria vergogna e del loro valore.
Siamo al primo anniversario del colpo di Stato organizzato dall' (ex?)icona della sinistra, Obama, in Honduras e attuato da una minuscola cricca composta dall'oligarchia delle famigerate dodici famiglie e dall'esercito di gorilla addestrato nella Scuola delle Americhe. E non ne parla più nessuno, semmai qualcuno, al di là di poche voci non omologate, ne abbia mai parlato. In Honduras siamo ai circa 500 assassinati o spariti, a 9 giornalisti ammazzati solo nel 2010. In Colombia s è scoperta una fossa comune con 2000 vittime dei paramilitari e narcotrafficanti che esprimono il regime di Uribe e, adesso, del suo clone Santos. Oltre duemila sono i sindacalisti uccisi dai medesimi criminali, ogni giorno si scopre un contadino sventrato e poi travestito da guerrigliero. Nella Guantanamo obamiana ancora 200 sequestrati sono privati di avvocati, processi, perfino imputazioni, ma non gli si fa mancare la tortura quotidiana. I sequestrati obamiani di Bagram, Afghanistan, rappresentano una Guantanamo all'ennesima potenza. E continuano, per licenza di Obama, i rapimenti e le extraordinary renditions verso le capitali delle sevizie. Perchè la presunta mente dell'11 settembre, Khaled Sheikh Mohammed, si addossasse un attentato Mossad-Cia-Pentagono lo si è sottoposto a 183 waterboarding. Facile il risultato, no? In Canada prosegue e si incrementa il genocidio dei popoli autoctoni per far posto a miniere, petrolieri e disboscatori. Eppure qui tutti, anime belle dei diritti umani comprese, non fanno che strapparsi le vesti sul primo suicidio in carcere dal 1959 di un delinquente cubano condannato per reati comuni. Da noi i detenuti suicidi da gennaio sono una trentina. Amnesty International denuncia 59 detenuti politici a Cuba, però processati rigorosamente a termini di legge internazionale, vezzeggiati come dissidenti e intellettuali dalle solite animelle che trasvolano leggere su quanto è aggiunto in fondo al rapporto, in caratteri piccoli, che, già, si tratta di gente che prendeva stipendi e istruzioni dal nemico mortale per buttare all'aria il proprio paese.
La tragedia del popolo honduregno, nei secoli materasso di ogni nequizia colonialista, terrorista e bellica statunitense, nonchè la sua inedita, inattesa, fenomenale resistenza di massa, sono state archiviate negli scaffali dell'opportunismo e della complicità delle cosiddette democrazie occidentali, supportate dall'ideologia delle compatibilità delle sinistre planetarie. Perfino l'alleanza progressista e rivoluzionaria ALBA dell'America Latina non ha saputo andare molto oltre le condanne rituali e il non-riconoscimento del regime fascistizzante di Pepe Lobo scaturito da elezioni-farsa in perfetta continuità con il colpo di Stato. L'Honduras, le nefandezze del regime, la combattività del suo popolo, pagata con uno stillicidio ininterrotto di assassinii sotto la direzione dei collaudati arnesi del terrorismo yankee e mafiocubano come John Negroponte, Otto Reich, Jimmy Joya, con la liquidazione di ogni libertà d'espressione, con l'attacco ai contadini spodestati e senza terra, con la cancellazione di tutte le misure di emancipazione, sovranità, giustizia sociale, adottate dal presidente spodestato, Manuel Zelaya, è stato sommerso da altri clamori, più condivisibili dalle sinistre e più funzionali all'affermazione del terrorismo degli Stati imperialisti: campagne di diffamazione contro ogni ostacolo al progetto capitalista di dittatura mondiale, Cuba, Venezuela, le FARC colombiane, Iran, Myanmar, il mondo islamico in toto, lo Zimbabwe non piegato dalle sanzioni genocide (care al propagandista Mossad nel Manifesto, Marina Forti), le resistenze irachena e afghano-pakistana etichettate con il logo Cia "Al Qaida"...
Qui sotto trovate un appello del Fronte Nazionale della Resistenza Popolare, trodotto da una compagna italiana che con quella resistenza ha condiviso, fin dal primo giorno, la repressione, i lutti, la lotta. Parla, questo appello, di come i popoli del mondo si sarebbero schierati accanto alla Resistenza e ne auspica la partecipazione anche in questo che è forse il momento più difficile, vista la ferocia crescente della repressione e la mancanza di prospettive immediate di rovesciamento dei rapporti di forza. Il fatto è che l'opposizione al fascismo interno e all'espansionismo imperialista yankee e la solidarietà con la Resistenza honduregna sono più pii auspici che realtà effettive. Si dovrebbe piuttosto denunciare la viltà e l'indifferenza che hanno contrassegnato sia la conclamata opinione democratica ed antifascista, sia il localismo provinciale e autoreferenziale di chi, dicendosi di sinistra, insiste a curare il proprio ombelico, a fissarsi sull'albero più vicino, senza percepirne l'essenza di arto di un organismo unico che si chiama foresta. Prezzo pagato da fasulle avanguardie al tradimento dell'internazionalismo, proprio nell'epoca in cui il capitale si globalizza e fa di tutta l'erba proletaria un fascio da bruciare negli ultimi fuochi della sua feroce agonia.
E' il segno della perdita di una visione strategica che nessun arrabattarsi attorno alla difesa di capisaldi locali riesce a recuperare. Si prova a sollevarsi tardivamente contro la liquidazione di ogni diritto alla dignità e alla vita operata da una cosca che, quella sì, sa muoversi localmente all'interno di una prassi globale di sociocidio che, qui, si articola nella riduzione biopolitica in schiavitù della forza lavoro e, là, rade al suolo paesi e popoli. E seppure qualcuno, vedi Guido Viale sul "manifesto", prova ad allargare il discorso in controffensiva generale sul come e cosa produrre, proponendo una strategia complessiva di riconversione delle produzioni ottusamente obsolete e devastanti, come l'auto o le armi, poi riconduce tutto alla cosidetta "green economy" dell'astuto Al Gore, che cambierebbe, sì, il cosa, ma per niente il come: verniciata verde allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla natura.
Non ci si precipita a unirsi agli operai Fiat polacchi, impiccati quanto quelli italiani o serbi a un tira e molla del cappio che, stretto o largo, resta avvolto al collo. La vicenda dei lavoratori della mente costretti in un destino di foglie secche al vento, senza rinascita mai, che a malapena per numero di vittime, differisce da quello dei coltivatori di cotone in Alabama, non viene unita a quella dei contadini honduregni, servi della gleba, condannati a raspare la gomma dalle monoculture delle stesse multinazionali, o a bruciarsi il fegato nelle fogne tossiche della Monsanto o della Chiquita.
E, per dirla tutta, ci si spende, sicuramente benemeriti e a denuncia di uno Stato nazisionista ormai del tutto nudo e dunque fortemente indebolito, a portare soccorsi ai morituri di Gaza, rischiando alla fine di fare il lavoro della Caritas per poveri, derelitti, incarcerati. Perchè nel contempo molti restano muti, ciechi e sordi agli orrori analoghi di tutta una Palestina espropriata e massacrata da un nazismo che non ha proprio più nulla da invidiare a quello che, a supporto dei nostri strabismi antifascisti, ci viene riproposto a strafottere dagli storici Rai. Ignorando ormai definitivamente anche quella Gaza da 25 milioni (meno cinque ammazzati o dispersi) che è l'Iraq, culla di ogni civiltà, già punta avanzata nel Sud del mondo di conquiste e resistenze umane, oggi espressione massima della nequizia delle buone famiglie bianche, cristiane, democratiche: un olocausto che dura da sette anni e batte per qualità e quantità quello del quale ogni genocida in atto si fa scudo. A monte della Auschwitz di Gaza c'è qualcosa di primario che è la negazione di statualità sulla propria terra, dei diritti politici, civili, umani, di tutto un popolo, criminalmente soffocato in ogni suo anelito di vita e di futuro con il sostegno di una dirigenza corrotta e venduta, repressiva quanto e più dell'occupante israeliano e che troppi ancora degnano del ruolo di interlocutore per un superamento della tragedia palestinese. A monte c'è l'Everest di menzogne e inganni per il quale lo Stato dell'aggressione e del genocidio si fa vittima e occulta la colossale aberrazione del diritto che rappresenta la sua costituzione in Stato, nascosta sotto il parere consultivo di una commissione ONU e poi ribadita dall'Assemblea Generale, ma mai dal Consiglio di Sicurezza e perciò priva di ogni base legale. All'atto della partizione fuorilegge, gli arabi di Palestina possedevano il 92% della terra contro l'8% ebraico ed erano la maggioranza dei due terzi. Ricevettero il 22% del loro paese. Non metterlo in evidenza a ogni passo che si muove verso Gaza, significa anche rassodare la spaccatura in due entità incomunicanti del popolo palestinese, fomentata da Israele e coltivata per abietti interessi di bottega dai collaborazionisti del'ANP.
Al popolo honduregno mi pare sia stata fatta perdere, da una direzione pur indomita ed evoluta, la grande occasione che invece ho visto cogliere dai boliviani, venezuelani, ecuadoriani. La rivolta di massa contro il potere abusivo, il suo assedio a tempo indeterminato, oltrettuto nel momento della sua massima debolezza determinata da un isolamento internazionale più o meno sincero, ma grande opportunità per uno sciopero generale che bloccasse capitale e paese e non facesse più funzionare l'apparato economico e politico dei golpisti. Sarebbe costato molti più morti, probabilmente, perchè il fascismo con alle spalle gli strateghi e le multinazionali Usa, dà colpi di coda spaventosi quando minacciato di fallimento. E un pacifismo d'importazione, non innocente all'origine, non voleva accettare vittime, nè proprie, nè altrui. La prime sono venute comunque, senza però che il nemico pagasse alcun prezzo. Ma quella rivolta, tra l'altro propugnata dagli studenti e da altri settori, avrebbe anche impedito alla cosidetta "comunità internazionale" di voltare le spalle e attendere che un'elezione, pur tenuta sotto le baionette e pur disertata dal 70% della popolazione, rimettesse le cose al suo posto "democratico".
Chi sono io per suggerire linee d'azione? Assolutamente nessuno. Ma così hanno fatto e vinto i popoli latinoamericani che si sono voluti dare una prospettiva di rottura rivoluzionaria. La stessa che si pone in termini specifici la dirigenza del Fronte Nazionale della Resistenza Popolare con il rifiuto di accettare lo status quo e la sua lotta per la nuova Costituente. Se la pone però con un obiettivo di medio termine: arrivare, organizzando, mobilitando e crescendo in tutto il paese, alla scadenza elettorale del 2013. E' da vedere se una repressione scientificamente organizzata dai più esperti della materia del mondo, gli israeliani, con il suo stillicidio di assassinii, provocazioni, intimidazioni, eliminazione delle voci mediatiche disobbedienti, consenta di mantenere quel potenziale di vittoria che, al momento del golpe, vedeva l'80% della popolazione schierata contro i gorilla. E ancora di più è da vedere se sotto un regime di licantropi al guinzaglio dei poteri imperiali siano ancora possibili elezioni regolari. Messico, Colombia, Afghanistan, Iraq, gli stessi Usa del doppio Bush, dicono di no. Resta vero quanto altri, secoli fa, constatavano: il potere dei pochi non rinuncia pacificamente.
La caduta dell'Honduras, che nello spazio caraibico-centroamericano, si affiancava agli avamposti di un'America Latina liberata, Cuba, Nicaragua, le forze progressiste di Salvador e Guatemala, è stato più di un segnale d'avvertimento lanciato dal capitalismo revanscista del Nord del mondo. E' stata l'esplicito inizio di una controffensiva degli Usa di Obama tesa a recuperare, destabilizzando e stroncando, prima mediaticamente, poi militarmente e con "rivoluzioni colorate", l'enorme spazio sottratto da nuove, grandi masse. Masse politicamente tanto possenti e ideologicamente mature da esprimere governi che, quale più, quale meno socialmente adeguato, hanno tutti saputo rispondere all'imperativo primo dei nuovi tempi: l'antimperialismo, la riappropriazione delle risorse nazionali, la riconquista della sovranità, la configurazione di nuovi fronti planetari di contrasto all'occidente imperialista. Non è poco, è tantissimo per l'intera umanità fuori da quell'8% che si autoproclama "comunità internazionale". Ne deriva una necessità politica, un obbligo morale, un'opportuntà strategica, per restare accanto all'Honduras. Non solo per non accettare che quei 6 milioni di eterni oppressi e sfruttati, ora insorti, tornino a essere sudditi delle Repubbliche delle banane, spunto di irrisione e filmetti del "venerando maestro" di stronzate manhattiane, Woody Allen. Ma per impedire che la miccia accesa dai congiurati statunitensi e locali in Honduras si allunghi e arrivi a incenerire il grande giardino della forza e della speranza fiorito nel continente del futuro. Per il Nicaragua, per Cuba, per i popoli nativi, per il Messico, la Bolivia, l'Argentina, il Perù, i resistenti della Colombia, si sono costituite organizzazioni che hanno operato negli anni per rompere il silenzio in cui manovrano gli operatori degli Stati Canaglia e i loro scagnozzi locali, per denunciarne i delitti, per contrastare campagne di menzogna e calunnia, per offrire solidarietà materiale, culturale, politica. Possibile che anche tra costoro regni una miope monotematicità che non fa percepire e affrontare quelle regioni nella loro unità geopolitica, sostanziale e ideale? Unità perfettamente presente alle strategie imperialiste.
In Polonia, Romania, Serbia, in tutta l'area riconquistata alle mafie ufficiali e ufficiose del capitalismo, i predoni ce l'hanno fatta. Grazie alla fame nera guadagnata con la democrazia di mercato dagli operai polacchi, si possono permettere di ridurre in schiavitù gli operai italiani, già coccolati e tosto traditi dal "più grande partito comunista d'Occidente" e dai naturali epigoni della sua logica delle compatibilità. Lasciate fare agli Usa, ai vampiracci locali, in Honduras, tappatevi le orecchie al calpestìo degli stivali della nuova Wehrmacht in avanzata su suolo latinoamericano, e presto avrete altro che operai polacchi o rumeni pronti a essere utilizzati da Marchionne e predatori affini per tirare il collo a Pomigliano. Quanti milioni sono stati frantumati dalle miniere latinoamericane quando a tenere in mano la frusta erano i bianchi cristiani? Quelle miniere sono servite come modello alle filande di Manchester e alla Fiat di Valletta. Con quelle ossa hanno costruito il capitalismo. Finchè nel 1917 qualcuno non ci ha messo una zeppa. Ora ci riprovano. E noi vogliamo chiuderci a Pomigliano, mettendo ghirlande sul capo degli ultimi dei mohicani, quando nel mondo di mohicani ce ne sono milioni. A partire da quelli honduregni.
Appello Internazionale
Ad una settimana dal 1° Anniversario della Resistenza, uniamoci al
Cammino della Rifondazione dell’Honduras
Il Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP) rappresenta gli interessi di tutto un popolo, che persiste nella lotta contro l'attuale regime repressivo mascherato da democrazia. La Resistenza cresce quotidianamente e si estende attraverso tutto il territorio nazionale, coordinando le diverse agende politiche e sociali in un solo progetto unitario, col quale si è cominciato ad erigere i pilastri su cui si costruirà una nuova società in Honduras.
Dopo colpo di stato del 28 giugno 2009 è crollato il già indebolito Stato di Diritto, ed il piccolo gruppo imprenditoriale che aveva sequestrato il legittimo presidente delle e degli honduregni si è mantenuto al potere grazie alla violenza delle forze repressive (Polizia Nazionale e Forze Armate dell’Honduras), assassinando, pestando, catturando, violentando ed obbligando all'esilio centinaia di honduregni ed honduregne. I “golpisti” che destituirono Manuel Zelaya Rosales, sono gli stessi che ora esibiscono Porfirio Lobo, come fantoccio, per continuare a consolidare il loro regime di violenza.
Ciò che i criminali non s’aspettavano è l'enorme coraggio del popolo honduregno, che ora è deciso a lottare fino alla fine. La Resistenza si fonda sulla costruzione del Potere Popolare dalla base e sulla partecipazione diretta di tutti i settori, alla costruzione di una proposta politica che dia risposte alla grave crisi che vive il paese.
Andiamo verso la Costituente per creare l’ambito legale che ci permetta, come popolo organizzato, di riprendere il destino della nostra patria e strapparla dalle mani meschine del piccolo gruppo che mantiene il governo in stato di sequestro.
I popoli del mondo hanno seguito da vicino la nascita della resistenza ed il suo consolidamento. Ora siamo ad una nuova dimostrazione di forza con la presentazione di oltre un milione di Dichiarazioni Sovrane, con cui, come cittadine e cittadini, ignoriamo questo governo illegale e privo di legittimità ed invitiamo la popolazione a convocare una nuova Assemblea Nazionale Costituente.
Questo 28 giugno compiamo il nostro primo anniversario come Fronte Nazionale di Resistenza Popolare (FNRP), ma non lo facciamo ricordando l'assalto alla democrazia da parte dei golpisti, al contrario celebreremo la nascita della vera democrazia popolare, che ha iniziato il suo percorso verso la rifondazione dello Stato e la costruzione di un futuro giusto, paritariamente, per tutti e tutte.
La Resistenza honduregna invita tutti i popoli del mondo a prender parte a questo progetto rifondatore e rivoluzionario, a seguirlo da vicino e ad unirsi alla celebrazione del primo anno di cammino verso la vittoria
V’invitiamo a visitare la nostra pagina ufficiale: www.resistenciahonduras.net per conoscere da vicino le distinte attività che si svolgeranno, scaricare i vari documenti ufficiali e informativi, fare voi stessi una convocazione in questa data di resistenza, che non è solo nostra, ma di tutti i popoli del mondo in lotta.
Il Fronte Nazionale di Resistenza invita tutte le persone, organizzazioni o gruppi di compagni e compagne solidali col popolo dell’Honduras, ad accompagnarci con attività politiche di pressione contro il regime.
Questo 28 giugno nessuna voce rimarrà inascoltata ed ogni presidio, corteo, comunicato, forum o riunione a sostegno di noi honduregni ed honduregne, che invaderemo in massa le strade, si sommerà alla forza che oggi sta costruendo nel nostro territorio il vero Potere Popolare.
Ringraziamo in anticipo per tutte le azioni che svolgerete, e vi offriamo i nostri contatti per stringere legami e permettere a tutto il popolo honduregno di sapere che non siamo soli né sole, che tutto il mondo lotta con l’Honduras in questa trincea di giustizia e dignità.
Un abbraccio solidale in Resistenza, Compagne e Compagni internazionalisti.
Commissione Internazionale (CI) - Fronte Nazionale di Resistenza Popolare
ci_coordinacion@resistenciahonduras.net
Honduras, Centro America
Contatti:
Betty Matamoros, Coordinatrice CI: bmflores2009@yahoo.com
Dirian Pereira: dirianbeatrizpereira@yahoo.com
Gerardo Torres: unita1984@hotmail.com
Ciao Fulvio, ti seguo da poco tempo e mi piace il tuo blog. Volevo giusto fare una precisione su Micheal Jackson: era malato di vitiligine, una malattia che annulla la pigmentazione della pelle creando delle macchie (malattia confermata dalla sua autopsia). Sarebbe negli anni del tutto sbiancato. Si è operato per anticipare del tutto il processo anziché subirne le macchie in espansione. La cosa però ha causato un equivoco enorme abbracciato dalla doxa.
RispondiEliminaSono intervenuto solo per amor di verità, nonostante la sua figura non mi stia simpatica.
Hasta luego!
alle 10,30 una tavola comune + dibattito sulla nakba????
RispondiEliminaC'era gente?Come mai quell'ora..che mi sembra quantomeno strana
Magari lo Shit... oops... Shalit... lo hanno bombardato al fosforo bianco "amico"... ed è già "terra pe' li ceci" come i milioni di "esseri" che i nazipiagnoni hanno sterminato!
RispondiEliminaZelaya: Gli USA cerca di “riciclare” il colpo di Stato in Honduras
RispondiEliminaBuenos Aires, 28 giu (PL) Il deposto presidente honduregno, Manuel Zelaya, ha accusato gli Stati Uniti di voler “riciclare” il colpo di Stato, accaduto oggi un anno fa in quella piccola nazione centroamericana, espulsando in modo violento dal governo il suopresidente costituzionale. Il golpe è stato pianificato nella base militare nordamericana di Palmerola (Honduras) dal Comando Sud degli Stati Uniti, ha affermato Zelaya in un'intervista esclusiva con l'agenzia di notizie Telam.
L'ex dignitario ha segnalato che i militari del suo paese sono stati soltanto gli esecutori della parte violenta del colpo di Stato, definendo, a sua volta, prestanome l'ex governante de facto, Roberto Micheletti.
Secondo Zelaya, il suo violento rovesciamento è accaduto come conseguenza dell'adozione di misure governative contrarie agli interessi della Casa Bianca.
Ha menzionato tra queste il cambiamento della formula di guadagni “indebiti” a tre multinazionali del petrolio e l'avvio di un piano di recupero della base militare di Palmerola, per trasformarla in un aeroporto civile.
Le politiche monetaria, cambiaria e salariale sono state anche modificate, contraddicendo quelle spinte dal Fondo Monetario Internazionale, e si firmarono trattati di associazione con Petrocaribe e con l'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (L'ALBA ed il Trattato Commerciale dei Popoli (TCP) è un'alleanza politico-strategica il cui proposito storico è unire le capacità e forze dei paesi che l'integrano, per produrre trasformazioni e raggiungere il suo sviluppo integrale nella regione) ha aggiunto.
Zelaya ha reiterato che anche se il Dipartimento di Stato nordamericano ha negato sempre la sua partecipazione nel golpe, “il tempo e l'appoggio pubblico che gli Stati Uniti hanno dato al colpo ed a chi l'hanno eseguito, conferma la loro partecipazione.
Come vorrei sbagliarmi
RispondiEliminaL'Avana, 25 giu (Prensa Latina) Prensa Latina pubblica di seguito l'ultima riflessione del leader della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz:
“Quando domani, venerdì, queste righe saranno pubblicate sul quotidiano Granma, il 26 luglio, data in cui sempre ricordiamo con orgoglio l'onore di avere resistito agli attacchi dell'impero, sarà distante, nonostante manchino solo 32 giorni. Coloro che determinano ogni passo del peggiore nemico dell'umanità - l'imperialismo degli Stati Uniti, un miscuglio di meschini interessi materiali, di disprezzo e di sottovalutazione delle altre persone che abitano il pianeta - hanno calcolato tutto con precisione matematica.
Nella riflessione del 16 giugno, ho scritto: "Tra una partita e l'altra della Coppa del Mondo di Calcio, le diaboliche notizie scivolano poco a poco, in modo che nessuno se ne occupi."
Il famoso evento sportivo è entrato nelle sue fasi più emozionanti. Per 14 giorni, le squadre formate dai migliori calciatori di 32 paesi hanno gareggiato per avanzare verso la fase degli ottavi di finale; poi verranno successivamente i quarti, le semifinali e la finale della manifestazione.
Il fanatismo sportivo cresce incessantemente, attirando centinaia e forse migliaia di milioni di persone in tutto il pianeta.
Bisognerebbe domandarsi quanti, invece, hanno saputo che dal 20 giugno imbarcazioni militari nordamericane, inclusa la portaerei Harry S. Truman, scortata da uno o più sottomarini nucleari e da altre navi da guerra con missili e cannoni più potenti di quelli delle vecchie corazzate utilizzate nell'ultima guerra mondiale tra 1939 e 1945, navigavano verso le coste iraniane attraverso il canale di Suez.
Insieme alle forze navali yankee avanzano navi militari israeliane, con un altrettanto sofisticato armamento, per ispezionare tutte le imbarcazioni che esportino o importino i prodotti commerciali necessari per il funzionamento dell'economia iraniana.
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, su proposta degli Stati Uniti e con il sostegno della Gran Bretagna, della Francia e della Germania, ha approvato una dura risoluzione a cui non hanno posto il veto nessuno dei cinque paesi che possiedono questo diritto. Un'altra più dura risoluzione è stata approvata con l’accordo del Senato degli Stati Uniti.
Successivamente, ne è stata approvata una terza, più dura ancora, dai paesi della Comunità Europea. È accaduto tutto prima del 20 giugno e questo, in base alle notizie, ha motivato la visita urgente in Russia del Presidente francese Nicolas Sarkozy, che avuto un colloquio con il Capo di Stato di questo potente paese, Dmitri Medvedev, nella speranza di negoziare con l'Iran ed evitare il peggio.
Ora si cerca di calcolare quando le forze navali degli Stati Uniti e di Israele si posizioneranno di fronte alle coste iraniane, unendosi alle portaerei ed altre navi militari nordamericane che montano la guardia in quella regione.
L'Avana, 25 giu (Prensa Latina) Prensa Latina pubblica di seguito l'ultima riflessione del leader della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro Ruz:
RispondiElimina“Quando domani, venerdì, queste righe saranno pubblicate sul quotidiano Granma, il 26 luglio, data in cui sempre ricordiamo con orgoglio l'onore di avere resistito agli attacchi dell'impero, sarà distante, nonostante manchino solo 32 giorni. Coloro che determinano ogni passo del peggiore nemico dell'umanità - l'imperialismo degli Stati Uniti, un miscuglio di meschini interessi materiali, di disprezzo e di sottovalutazione delle altre persone che abitano il pianeta - hanno calcolato tutto con precisione matematica.
Nella riflessione del 16 giugno, ho scritto: "Tra una partita e l'altra della Coppa del Mondo di Calcio, le diaboliche notizie scivolano poco a poco, in modo che nessuno se ne occupi."
Il famoso evento sportivo è entrato nelle sue fasi più emozionanti. Per 14 giorni, le squadre formate dai migliori calciatori di 32 paesi hanno gareggiato per avanzare verso la fase degli ottavi di finale; poi verranno successivamente i quarti, le semifinali e la finale della manifestazione.
Il fanatismo sportivo cresce incessantemente, attirando centinaia e forse migliaia di milioni di persone in tutto il pianeta.
Bisognerebbe domandarsi quanti, invece, hanno saputo che dal 20 giugno imbarcazioni militari nordamericane, inclusa la portaerei Harry S. Truman, scortata da uno o più sottomarini nucleari e da altre navi da guerra con missili e cannoni più potenti di quelli delle vecchie corazzate utilizzate nell'ultima guerra mondiale tra 1939 e 1945, navigavano verso le coste iraniane attraverso il canale di Suez.
Insieme alle forze navali yankee avanzano navi militari israeliane, con un altrettanto sofisticato armamento, per ispezionare tutte le imbarcazioni che esportino o importino i prodotti commerciali necessari per il funzionamento dell'economia iraniana.
Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU, su proposta degli Stati Uniti e con il sostegno della Gran Bretagna, della Francia e della Germania, ha approvato una dura risoluzione a cui non hanno posto il veto nessuno dei cinque paesi che possiedono questo diritto. Un'altra più dura risoluzione è stata approvata con l’accordo del Senato degli Stati Uniti.
Successivamente, ne è stata approvata una terza, più dura ancora, dai paesi della Comunità Europea. È accaduto tutto prima del 20 giugno e questo, in base alle notizie, ha motivato la visita urgente in Russia del Presidente francese Nicolas Sarkozy, che avuto un colloquio con il Capo di Stato di questo potente paese, Dmitri Medvedev, nella speranza di negoziare con l'Iran ed evitare il peggio.
Ora si cerca di calcolare quando le forze navali degli Stati Uniti e di Israele si posizioneranno di fronte alle coste iraniane, unendosi alle portaerei ed altre navi militari nordamericane che montano la guardia in quella regione.
CONTINUA
RispondiEliminaIl peggio è che, proprio come gli Stati Uniti, anche Israele, il suo gendarme nel Medio Oriente, possiede modernissimi aeroplani d'attacco e sofisticate armi nucleari fornite dagli Stati Uniti, che l’ha trasformato nella sesta potenza nucleare del pianeta, tra le otto riconosciute come tali, tra cui l'India ed il Pakistan.
Lo Scià di Persia fu deposto dall'Ayatollah Ruhollah Jomeini nel 1979 senza l'uso delle armi. Successivamente, gli Stati Uniti imposero a quella nazione la guerra con l'impiego di armi chimiche, fornendone i componenti all'Iraq insieme alle informazioni necessarie per le sue unità da combattimento e queste le usarono contro i Guardiani della Rivoluzione. Cuba lo sa, perché a quei tempi era, come abbiamo spiegato altre volte, Presidente del Movimento dei Paese Non Allineati. Sappiamo bene le stragi provocate tra la sua popolazione. Mahmud Ahmadineyad, oggi Capo di Stato in Iran, fu il comandante del sesto esercito dei Guardiani della Rivoluzione ed a capo dei Corpi dei Guardiani nelle province occidentali del paese, quelle che sopportarono il peso principale della guerra.
Oggi, nel 2010, sia gli Stati Uniti quanto Israele, dopo 31 anni, sottovalutano il milione di uomini delle Forze Armate iraniane e la loro capacità di combattimento terrestre, nonché l'aviazione, la marina e l'esercito dei Guardiani della Rivoluzione.
A queste si aggiungono i 20 milioni di uomini e donne, tra 12 e 60 anni, scelti ed addestrati sistematicamente dalle loro differenti istituzioni armate, tra i 70 milioni di abitanti del paese.
Il governo degli Stati Uniti aveva elaborato un piano per creare un movimento politico che, basandosi sul consumismo capitalista, dividesse gli iraniani ed abbattesse il regime.
Tale speranza è ormai innocua. Risulta risibile pensare che le imbarcazioni da guerra statunitensi, insieme a quelle israeliane, risveglino le simpatie di un solo cittadino iraniano.
Analizzando la situazione attuale, all'inizio credevo che la contesa sarebbe incominciata nella penisola coreana e lì sarebbe stata la causa detonante della seconda guerra coreana, la quale, a sua volta, avrebbe immediatamente dato luogo alla seconda guerra imposta dagli Stati Uniti all'Iran.
Ora, la realtà cambia le cose in senso contrario: quella dell'Iran scatenerà immediatamente la coreana.
La dirigenza della Corea del Nord, che è stata accusata dell'affondamento della "Cheonan" e sa benissimo che è stata mandata a picco da una mina che i servizi segreti yankee sono riusciti a collocare sotto lo scafo di quell'imbarcazione, non aspetterà un secondo ad agire, appena inizierà l'attacco in Iran.
È giustissimo che i tifosi del calcio si godano le partite della Coppa del Mondo. Compio solo il dovere d'esortare il nostro popolo, pensando soprattutto alla nostra gioventù, piena di vita e di speranze, e specialmente ai nostri meravigliosi bambini, perché i fatti non ci colgano assolutamente di sorpresa.
Mi duole pensare ai tanti sogni concepiti dagli esseri umani ed alle sorprendenti creazioni di cui sono stati capaci in solo pochi migliaia di anni.
Quando i sogni più rivoluzionari si stanno compiendo e la Patria si sta recuperando con fermezza, come vorrei sbagliarmi!
Fidel Castro Ruz
24 giugno 2010
9 e 34 p.m”.
http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/Naval_Update_06_23_10_800_0.jpg
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