Finchè il popolo non si cura di esercitare la sua libertà. coloro che vogliono tiranneggiare lo faranno. I tiranni sono attivi e appassionati e si impegneranno nel nome di qualsiasi dio, religione o altro a imporre cappi a uomini addormentati.
(Voltaire)
Possiamo davvero pensare che coloro che puntano a sfruttarci possano meritare la fiducia di educarci?
(Erich Schaub)
E' uno Stato totalitario davvero efficiente quello in cui un onnipotente esecutivo di boss politici e la loro armata di manager controllano una popolazione di schiavi che non devono essere costretti, poichè amano la loro servitù.
(Aldous Huxley)
PATACCA CIA-MOSSAD-WIKILEAKS
Ti pareva che questa sinistra disastrata, catarrosa e tartagliante nel coro delle volpi e delle pecore al seguito del pastore zufolante, non si tuffasse a corpo morto (NON si fa per dire) nelle sabbie mobili, astutamente occultate da mirti e ginestre, dell’ennesima megatruffa USraeliana? Wikileaks e il suo ambiguo portavoce Assange, inquisito per molestie sessuali e buttato fuori dalla tollerantissima Svezia (ovviamente da “toghe rosse”), se fossero quello di cui si vantano e che gli viene accreditato dalla Grande Armada di canaglie e utili idioti, i centomila squadroni della morte Cia-Mossad in giro per il mondo gli avrebbero già fatto la festa. Invece il ministro dell’offesa Usa, Robert Gates, criminale di guerre Bush, rimesso sugli altari dei sacrifici umani da Obama, ha tranquillamente dichiarato:”Quella roba non ci disturba per niente”. E ti credo! Perché, anzi, puntella con trucchi per gonzi proprio gli obiettivi strategici centrali della criminalità organizzata imperialista. Non ci credete?
Il primo compattatore Wikileaks, tra alcune nefandezze Usa in Iraq, scontate dai tempi di Abu Ghraib, Guantanamo e Bagram, ha sversato nella discarica imperiale un ordigno tossico: sono i pachistani del servizio segreto SIS a guidare, rifornire e incoraggiare i “terroristi Taliban”. Ordigno la cui deflagrazione era perfettamente sintonizzata con la strategia Usa di criminalizzare i pachistani al fine di indurne il governo, valvassino imperiale, a massacrare la propria popolazione pashtun (sorella di quella afghana in rivolta) nello Swat e nel Waziristan e di squartare in combutta con l’India un paese dotato di armi atomiche. Cosa ci ha visto lo strabico esercito di polli da allevamento? La sconvolgente rivelazione che in Iraq qualche mela marcia statunitense a volte mitraglia la gente per strada. Per poi concludere rassegnato: a la guerre comme a la guerre…
Ora, tra i cimbali e i tromboni della processione alla madonna Assange, hanno anche inserito l’immagine del povero Nicola Calipari, cosa che fa rivoltare nella tomba il brav’uomo che ruppe le uova nel paniere Usa e a noi fa davvero schifo. Il disciplinato soldatino Mario Lozano non poteva non sparargli perché “le autorità irachene avevano rivelato che quella macchina in arrivo era un’autobomba allestita dal capo di Al Qaida, Sheikh Hussein, responsabile di tutti i rapimenti di stranieri in Iraq”. Che altro poteva ordinare il comando Usa se non di impedire che un’apocalisse al tritolo facesse saltare per aria l’aeroporto? Con questa balla sesquipedale, Wikileaks e Federico Gatti, fidato terminale Italiano della banda di Assange, hanno sparato, altro che un’autobomba, tre missili all’uranio (effetti degenerativi permanenti) nelle teste del volgo generale e dell’inclita sinistroide. Primo, gli Usa non hanno colpa, non potevano far altro che sparare a Calipari e a Giuliana Sgrena, che ne ha tratto l’aureola sempiterna di martire (a copertura delle ambiguità che sciorina), per impedire un'ecatombe di Al Qaida. Secondo, la colpa secondaria è delle autorità-fantoccio irachene che hanno tirato quel bidone agli inconsapevoli Usa. Terzo, Al Qaida, come a ogni piè sospinto ripete il gregge del “manifesto” dietro ai pifferai Sgrena e Forti, e non la Resistenza irachena, è quella che fa casino. Al Qaida, e non gli sgherri finti islamici assoldati da USraele, hanno rapito tutti gli stranieri. Curiosamente quasi solo coloro che agli occupanti davano fastidio, dai sostenitori dell’Iraq come Nick Berg, alla stessa Sgrena, troppo piagnucolante sulle vittime irachene uranizzate, ai giornalisti francesi non “embedded”, a esponenti tedeschi o inglesi di organizzazioni umanitarie rischiosamente loquaci sugli stermini di massa Usa.
Episodiuccio che riguarda noi e che fa felice La Russa, Fassino, Napolitano e tutta la muta di pitbull addestrati all’attacco dal domatore Obama. Al Qaida è viva e lotta contro di noi, altro che farsa messa in scena dai pupari di Washington-Tel Aviv per rubare ogni cosa, ammazzare a gogò e succhiare il sangue ai sopravvissuti. Ma Wikileaks mira più in alto. Là, appunto, dove la vista delle talpe del campo occidentale non arriva. A parte il solito episodio di scostumatezza, smanieratezza e fin efferatezza, attribuito ai militari Usa, roba che per chiunque non si arrendesse ai lacrimogeni dell’informazione ufficiale e sue salmerie, era del tutto scontata. Mica solo per le ricchissime fonti web alternative, a disposizione in inglese, francese, tedesco (ah, ma qui casca l’asino in un paese burino che spande inglesismi senza sapere una parola di altre lingue). Sugli “abusi”, vale a dire assassinii arbitrari, torture, stupri degli occupanti, si sono fatti addirittura dei film circolanti in sale e televisioni. Andatevi a vedere Redacted del mica tanto irrilevante Brian de Palma e vedrete altro che le bagatelle da Wikileaks attribuite a qualche esagerato marine.
E allora cosa si propongono Wikileaks, il Pentagono, la Cia, quando scaricano sugli ascari al potere in Iraq questo secondo compattatore di rifiuti tossici e così esonerano in buona misura i primi responsabili della spaventosa tragedia irachena, una Gaza moltiplicata per venti, ma, diversamente dall’altra dei salutari convogli e flottiglie, meticolosamente rimossa? Dalla valanga di monnezza wikileakiana emergono, contornati da un po’ di patatine statunitensi, i quarti di società irachena macellati dagli assassini seriali e briganti di passo messi lì, per meriti di alto tradimento e ladrocinio, proprio dagli Usa. Sono loro, mica i marines, che torturano detenuti, stuprano, frustano, appendono per i polsi o per i piedi, elettroscioccano, giustiziano. E mentre gli americani, brava gente, conducono inchieste sui misfatti dei propri militari (ha-ha-ha!), quei bastardi di iracheni non si curano minimamente delle segnalazioni di crimini fatte loro dai meticolosi occupanti (la cui impunità assoluta, peraltro, è imposta alle leggi di tutti i paesi asserviti, dall’Iraq alla Colombia, dal Messico all’Afghanistan). Perché tanto accanimento contro i boia dagli stessi Usa posti in collo al popolo iracheno? Occhio, ecco il punto: trattasi di sciti, tutti quanti. Tanto che pur di togliere di mezzo il partito sunnita laico, vincitore delle elezioni, per non fargli aver neanche un fiatarello di voce nell’amministrazione del paese occupato e derubato, sono sette mesi che non si mette in piedi un governo in Iraq. E perché Wikileaks-Cia-Mossad ce l’hanno tanto con gli sciti? Ma perché i capi del regime che doveva essere fantoccio degli Usa, pian piano sono scivolati sotto il controllo di un altro protagonista dell’eliminazione dell’Iraq, l’Iran. E sono diventati fantocci di Ahmadi Nejad. E mentre i persiani prima di Ahmadi Nejad erano stati i partner collusi dello sbranamento del più grande, giusto e orgoglioso paese arabo, col tempo ne sono diventati partner in collisione mortale. In Iraq come nel resto del Medioriente. Chiaro perché a Wikileaks è dato il compito di bastonare questi fedifraghi? Una bella botta all'Iran e ai suoi proconsoli in Iraq per provare a riguadagnare l'egemonia perduta.
Non per nulla, il Partito Al Iraqiya dell’ex-premier fantoccio e stragista Allawi, maggioranza relativa, si è fiondato sul trampolino spianatogli da Wikileaks-Pentagono-Dipartimento di Stato per rivendicare i propri titoli al proconsolato, contro queste “bande di sciti obbedienti a Tehran che con le loro milizie hanno fatto pulizia etnica” (sorvolando sul fatto che quando faceva il capo dei fantocci lui, quelle milizie scite impazzavano, trapanando sunniti, quanto poi sottoAl Maliki). I persiani erano riusciti a mettere insieme le varie fazioni dello schieramento scita di obbedienza iraniana, s’era quasi arrivati a un governo che escludeva “l’amerikano” Allawi, ed ecco che Wikileaks, con le sue cannonate contro gli sguatteri di Tehran ha rimesso in carreggiata gli Usa. Bel colpo, no, per chi vien fatto passare per spada delle verità?
Personalmente, visto che del popolo iracheno, martirizzato per il suo valore come nessun altro al mondo, sono fraterno amico e frequentatore da lunga data, di queste porcherie di Wikileaks mi ha offeso più di tutte quella che rilancia, sotto la mimetizzazione di rivelazioni anti-Usa, la sanguinaria menzogna che elimina dalla vista e dalla coscienza universale, compresa quella già abbastanza miope, la prima, e sforacchiata la seconda, del “manifesto”, qualcosa come un milione e mezzo di civili iracheni ammazzati dal pianificato progetto genocida USraeliano. Riprendono, questi farabutti, i dati riduttivi diffusi per anni dal gruppo Iraq Body Count, una associazione a mentire britannica che, finanziata da George Soros, non fa che rilanciare i dati delle vittime diffuse a cazzo dal comando Usa a Baghdad: “109mila morti violente per TUTTE le cause tra il 2004 e tutto il 2009”, di cui appena 66.081 civili disarmati, in massima parte disintegrati dai “terroristi di Al Qaida” (leggi “Resistenza patriottica”) con le loro infami IED (ordigni piazzati nelle strade contro gli occupanti). Si torna all’iracheno delinquente che ammazza la propria gente, come Saddam con i curdi (gassati dall’Iran). Non c’è un cane – e se il bassotto Nando potesse parlare, ci sarebbe – che si ricordi che nel 2006, addirittura prima delle stragi di massa fatte dagli sciti e prima dell’onda alta dell’insurrezione nazionale e senza aver potuto indagare nelle due provincie a più intensa attività di controinsurgenza, il più autorevole periodico di medicina del mondo, “Lancet”, aveva documentato sul terreno la cifra di oltre 650mila morti. Cifra aggiornata due anni dopo da ORB, rispettatissimo istituto britannico di ricerca, che calcolava sul posto, in collaborazione con un ente iracheno, andando casa per casa e ospedale per ospedale, obitorio per obitorio, le vittime civili in 1 milione e 380mila. Oggi come oggi, rasentiamo facilmente i due milioni. Aggiungiamoli al milione e mezzo ucciso dall’embargo 1992-2003, e siamo a un 15% della popolazione irachena eliminata dalla faccia della Terra. E' permesso parlare di olocausto?
Capito a cosa serve Wikileaks? Particolarmente in una fase in cui Usa e carriaggi al traino, disperati per come gliela stanno mettendo in quel posto (e ai loro ascari) in Afghanistan, Pakistan, Iraq e mezza America Latina, qui fanno colpi di Stato, piazzano basi e innescano conflitti etnici, là scatenano bombe e bombaroli (La Russa) contro villaggi e famiglie fatti passare per roccaforti di Al Qaida e fanno piazzare bombe a Islamabad o Karachi da loro scagnozzi travestiti da “estremisti islamici”. E, sul binario parallelo a quello su cui viaggia il carro dell’Omino di burro Assange, zeppo di citrulli e tirato da somari (vedi Pinocchio), corrono anche le direttive Cia sugli “imminenti attacchi terroristici dei Taliban a Westminster, Torre Eiffel e Colosseo” che ci assordano da tutti i media. Terrorismo ovviamente assistito da centri sociali, anarcoinsurrezionalisti, morituri di Terzigno e Fiom. Oltrechè dai casseur della banlieu, oltreché dalle milionate di estremisti che devastano la sacrosanta economia dei ricchi buttando per aria la Francia.
Farabutti questi qui, mentre santi subito appaiono gli statunitensi che affannosamente, per quanto segretamente (pour cause), in simultanea con questi sfracelli islamici, vaticinano invece ritiri e annunciano negoziati con i Taliban “buoni”, cioè comprabili. Nessuno al mondo, da “Il Fatto” al “manifesto”, al Corrierone, al New York Times, a Vendola, si abbasserebbe mai a gettare un occhio sui continui comunicati ufficiali della Resistenza afghana che insistono a negare qualsivoglia intento terroristico, ma anche qualsiasi trattativa prima che l’occupante si sia tolto dai coglioni. Non si faceva così anche con l’Iraq, quando il governo di Saddam, per ben due anni prima dell’attacco iraniano, documentava al mondo, all’ONU, alla Lega Araba, alla Conferenza Islamica, gli innumerevoli atti di aggressione militare, terroristica, propagandistica, di Khomeini? O con quello che diceva DAVVERO Milosevic? Non si ignora con altezzoso disprezzo quello che DAVVERO fa Hugo Chavez? Quello che riferiscono i governi ceceni legittimi e non solo Astrit Dakli e le centrali antirusse? O, massima ingiuria all’intelligenza umana e alla professionalità di Tommaso De Francesco, oltrechè ai serbi da tenere in ceppi, ciò che esce dalle cataste di documenti raccolti da ricercatori onesti sulla non-strage di Sebrenica? Non sentite puzza, oltreché di malafede, dabbenaggine, ottusità servile, dell’intramontabile colonialismo razzista biancocristianocentrista? E possible che nessuno si chieda perchè Wikileaks si occupi solo dei misfatti di Bush e Co, morti e sepolti, e non riveli nessuna infamia di Obama, che sono commesse ORA? Solo dall'inizio di settembre, Obama ha autorizzato almeno 27 assassinii mirati. Le vittime, partigiani e, molti di puù, famiglie e bambini. Il totale da quando è entrato nella tana dei licantropi è oltre 100. "Manifesto" e gruppi umanitari tutti zitti.
SAVIANOPATACCA
Un Assange domestico ce l’abbiamo anche noi, anche se a scala vernacolare: Roberto Saviano. Insignito del titolo di leccatore principe di sodomizzatori israeliani, partecipe della ributtante kermesse nazisionista allestita dalla megera Nirenstein mentre Netaniahu ammazzava o sgomberava palestinesi, intimava giuramenti di ebraicità e faceva esigere dallo sbirro Pacifici una legge anti-negazionista, il batrocomaco, scopiazzatore di atti giudiziari e coraggiose inchieste antimafia di giornalisti e scrittori oscurati da chi illumina soltanto i correi e i “pali”, è stato fatto apparire come la madonna di Fatima ad Anno Zero. Da Santoro ha combattuto eroicamente, al limite del sacrificio supremo (niente soldi da Endemol, quella che gli paga tutte le comparsate), una causa, già da giorni vinta, contro il direttore generale Rai, Masi. Ma questo era solo il rumore di fondo, tipo l’inutile e fastidioso muzak che ci rintrona in metropolitane e centri commerciali. Rumore di fondo quanto lo sono gli accenni di sfuggita di Wikileaks alle birbonate Usa (a quando qualche “rivelazione” sulle birbonate di Israele?). Ma la carica esplosiva la recava una frasetta, buttata lì come per caso: “Mica siamo nella Cuba di Fidel, o nel Venezuela di Chavez !”
Messaggio affidato da chi sa lui (e noi) e consegnato a 5 milioni di spettatori, compito assolto. Quasi per caso? L’eroe martire, dai trascorsi estremodestri ma oggi tuttologo civile, che non può vivere una vita normale, ma, chissà com’è, vive un’ossessiva vita televisiva e convegnista (e si sa chi padroneggia questi media), quella velenosa battuta la ripete come un mantra, quanto le sue eulogie israeliane, nel corso di qualsiasi epifania pubblica, dall’anti-Rai Santoro, all’anticamorra Fazio, da tutti i tg dell’universo mondo a Current TV con il marpione ecologico Al Gore, ai teatri di tutt’Italia. E si guarda bene dallo sprecare una parola per quei suoi “colleghi”, giornalisti calabresi, almeno otto, che da anni camminano con l’ombra del sicario alle spalle, ricevono teste di animali, pallottole, annunci telefonici di morte, macchine bruciate e … licenziamenti da chi con le ‘drine ci tiene a convivere. O subvivere. Colleghi che non se li fila nessuno e che, diversamente dalla star mediatica, tengono famiglia. A licenziare Lucio Musolino, protagonista vero e quotidiano dell’antimafia giornalistica e a rischio vero della vita, apparso anche lui da Santoro, ma per un centesimo del tempo dedicato all’icona dell’antimafia di regime, è stato un altro eroe del libero giornalismo, l’ultrà vendoliano, luxuriano e vespista, Piero Sansonetti. Indifferente a questa sua macina di vergogna al collo, l’ex-direttore del “giornale comunista” Liberazione ha declamato presso il buffone di corte numero uno, quello con i nei, “la mia assoluta solidarietà con il direttore generale RAI, Mauro Masi, gravemente offeso nel corso di una trasmissione”. Le offese fatte dal figuro, destinatario dell’immonda blandizie, alla libertà d’informazione, alla buona educazione, alla propria dignità, al servizio pubblico, ai diritti dei cittadini, al buongusto estetico di chi lo vede, per Sansonetti non meritano neanche un filo dell’indignazione rovesciata su Santoro. Sa bene, questa macchietta del giornalismo, da che parte venga imburrata la sua fetta di pane. Oggi, finito rannicchiato in un angoletto mediatico calabrese, con la missione di ripulire la stampa regionale da interferenze con quelli che contano, butta in strada e alla mercè dei compari un giornalista vero. Tout se tien, no?
Un Assange domestico ce l’abbiamo anche noi, anche se a scala vernacolare: Roberto Saviano. Insignito del titolo di leccatore principe di sodomizzatori israeliani, partecipe della ributtante kermesse nazisionista allestita dalla megera Nirenstein mentre Netaniahu ammazzava o sgomberava palestinesi, intimava giuramenti di ebraicità e faceva esigere dallo sbirro Pacifici una legge anti-negazionista, il batrocomaco, scopiazzatore di atti giudiziari e coraggiose inchieste antimafia di giornalisti e scrittori oscurati da chi illumina soltanto i correi e i “pali”, è stato fatto apparire come la madonna di Fatima ad Anno Zero. Da Santoro ha combattuto eroicamente, al limite del sacrificio supremo (niente soldi da Endemol, quella che gli paga tutte le comparsate), una causa, già da giorni vinta, contro il direttore generale Rai, Masi. Ma questo era solo il rumore di fondo, tipo l’inutile e fastidioso muzak che ci rintrona in metropolitane e centri commerciali. Rumore di fondo quanto lo sono gli accenni di sfuggita di Wikileaks alle birbonate Usa (a quando qualche “rivelazione” sulle birbonate di Israele?). Ma la carica esplosiva la recava una frasetta, buttata lì come per caso: “Mica siamo nella Cuba di Fidel, o nel Venezuela di Chavez !”
Messaggio affidato da chi sa lui (e noi) e consegnato a 5 milioni di spettatori, compito assolto. Quasi per caso? L’eroe martire, dai trascorsi estremodestri ma oggi tuttologo civile, che non può vivere una vita normale, ma, chissà com’è, vive un’ossessiva vita televisiva e convegnista (e si sa chi padroneggia questi media), quella velenosa battuta la ripete come un mantra, quanto le sue eulogie israeliane, nel corso di qualsiasi epifania pubblica, dall’anti-Rai Santoro, all’anticamorra Fazio, da tutti i tg dell’universo mondo a Current TV con il marpione ecologico Al Gore, ai teatri di tutt’Italia. E si guarda bene dallo sprecare una parola per quei suoi “colleghi”, giornalisti calabresi, almeno otto, che da anni camminano con l’ombra del sicario alle spalle, ricevono teste di animali, pallottole, annunci telefonici di morte, macchine bruciate e … licenziamenti da chi con le ‘drine ci tiene a convivere. O subvivere. Colleghi che non se li fila nessuno e che, diversamente dalla star mediatica, tengono famiglia. A licenziare Lucio Musolino, protagonista vero e quotidiano dell’antimafia giornalistica e a rischio vero della vita, apparso anche lui da Santoro, ma per un centesimo del tempo dedicato all’icona dell’antimafia di regime, è stato un altro eroe del libero giornalismo, l’ultrà vendoliano, luxuriano e vespista, Piero Sansonetti. Indifferente a questa sua macina di vergogna al collo, l’ex-direttore del “giornale comunista” Liberazione ha declamato presso il buffone di corte numero uno, quello con i nei, “la mia assoluta solidarietà con il direttore generale RAI, Mauro Masi, gravemente offeso nel corso di una trasmissione”. Le offese fatte dal figuro, destinatario dell’immonda blandizie, alla libertà d’informazione, alla buona educazione, alla propria dignità, al servizio pubblico, ai diritti dei cittadini, al buongusto estetico di chi lo vede, per Sansonetti non meritano neanche un filo dell’indignazione rovesciata su Santoro. Sa bene, questa macchietta del giornalismo, da che parte venga imburrata la sua fetta di pane. Oggi, finito rannicchiato in un angoletto mediatico calabrese, con la missione di ripulire la stampa regionale da interferenze con quelli che contano, butta in strada e alla mercè dei compari un giornalista vero. Tout se tien, no?
VENDOLAPATACCA
E’ un caso che le scuffie attuali delle ginocrate del “manifesto”, oltreché per l’immarcescibile Jack the ripper, Obama, siano per Nichi Vendola, celebrato come “Papa straniero” del coacervo reazionar-clericale SEL-PD-UDC-Rutelli? Oltrechè per Saviano e Julian Assange? Tra una serie di articoli che potrebbero riempire il Rotolone Regina, con titoli catartici e foto carezzevoli della faccia gommosa con frangetta e orecchino di quest’altro Santo Subito, spunta un’articolessa da far invidia a Marivaux e al suo Le triomphe de l’amour. Tale Marco Mancassola vi ripete settanta volta il lemmo vendoliano “narrazione”, nulladicente ma ipnotico (ricordate la famigerata “innovazione” del Bertinotti, oggi berlusconizzato in Mondadori?). Scrive: E’ all’elettorato smarrito, disincantato che si rivolge Nichi Vendola, con la forza suggestiva e appunto narrativa de suoi discorsi… Chi avvicina il governatore della Puglia alla figura di Obama (il camaleonte al coccodrillo), prima ancora di sottolineare il comune carattere di outsider, intuisce la vicinanza dei rispettivi racconti: in entrambi i casi, un racconto di riscatto. Un riscatto che, come in tutte le narrazioni migliori, è incarnato dalla stessa figura di chi lo racconta. La vicinanza dei rispettivi racconti? Quello di un nero addestrato dalla Cia con tutta la famiglia e la cui narrazione migliore si dipana in Iraq, Afghanistan, mezzo mondo a forza di carneficine e quello di un neo-occhettiano e neo-“ma anche”, diventato compagno di merende di Fassino, Veltroni, Cuffaro e Giovanardi.
Dai, Masi, fatti furbo: subito una serie tv con Saviano e Vendola. Titolo “Vasellina”. Due piccioni con una fava: con Israele, che è quella che ti terrorizza, stai a posto. A destra metti il guaglione Saviano che inneggia a Netaniahu, a sinistra l’intellettual-fuffarolo Vendola che, per par condicio, mette israeliani e palestinesi, aguzzini e vittime, sullo stesso piano: dialogo, pace, due Stati (si fa per dire) e fuori gli “estremisti”. E poi, senza nulla mai dire sul capitalismo-imperialismo che tutto il resto determina, spargerà tranquille ovvietà: gay, donne, lavoro, impresa, bellezza, cultura, dialogo, nonviolenza, italiani!… Stai sicuro che la critica televisiva, anche del “manifesto”, tiferà prona per il tuo progetto.
MADONNA, CHE PATACCA!
Del resto a sistemarsi prono il “quotidiano comunista” non ci mette niente quando si tratta di inginocchiarsi sulle macerie di Porta Pia (viva i bersaglieri, ma solo allora), battendosi il petto e invocando la grazia della madonna. Non ci credete? Prendete il numero del 23 ottobre e leggete di “Maria, eroina del post-patriarcato”, dove questa povera ragazzina virtuale di Nazareth, ingabbiata tra un marito impotente e un maschio spirito santo potente, a tutto si sottomette, perfino a diventare l’icona di una storia mai esistita, ma nondimeno altamente obnubilante, per compiacere un trio di maschi: padre, figliolo e spirito santo.
Dai, Masi, fatti furbo: subito una serie tv con Saviano e Vendola. Titolo “Vasellina”. Due piccioni con una fava: con Israele, che è quella che ti terrorizza, stai a posto. A destra metti il guaglione Saviano che inneggia a Netaniahu, a sinistra l’intellettual-fuffarolo Vendola che, per par condicio, mette israeliani e palestinesi, aguzzini e vittime, sullo stesso piano: dialogo, pace, due Stati (si fa per dire) e fuori gli “estremisti”. E poi, senza nulla mai dire sul capitalismo-imperialismo che tutto il resto determina, spargerà tranquille ovvietà: gay, donne, lavoro, impresa, bellezza, cultura, dialogo, nonviolenza, italiani!… Stai sicuro che la critica televisiva, anche del “manifesto”, tiferà prona per il tuo progetto.
MADONNA, CHE PATACCA!
Del resto a sistemarsi prono il “quotidiano comunista” non ci mette niente quando si tratta di inginocchiarsi sulle macerie di Porta Pia (viva i bersaglieri, ma solo allora), battendosi il petto e invocando la grazia della madonna. Non ci credete? Prendete il numero del 23 ottobre e leggete di “Maria, eroina del post-patriarcato”, dove questa povera ragazzina virtuale di Nazareth, ingabbiata tra un marito impotente e un maschio spirito santo potente, a tutto si sottomette, perfino a diventare l’icona di una storia mai esistita, ma nondimeno altamente obnubilante, per compiacere un trio di maschi: padre, figliolo e spirito santo.
Invece no, questa protofemminista, a sentire Annarosa Buttarelli, cosa fa? Accelera un processo di spiritualizzazione dell’umano, proponendo un cambiamento generale della forma mentis occidentale, verso una cultura della saggezza… Maria è collocata al centro della nostra vita politica e spirituale… mettiamo la Madonna cristiano-cattolica al cuore del cambio di civiltà in corso, in modo da avvalerci della sua opera di co-redentrice del mondo, insiema a suo figlio Gesù… ciò significherebbe che l’intelligenza generale ha registrato che ci troviamo in pieno post-patriarcato. Correggendo l’incauto errore di Eva, Maria insegna che non si può pretendere di diventare divini prima di aver portato a compimento la propria umanità, prima di assumerla avendola accettata. Dal quale guazzabuglio concettuale creazionista si evince solo che Eva era donna di malaffare e Maria vergine e santa. Dicesi “post-patriarcato”. E’ il modo originale con cui il “quotidiano comunista” coltiva sia il materialismo storico, sia quello dialettico. Ma soprattutto “l’oppio dei popoli”. Monsignor Lefebvre si è subito abbonato. Un altro po’ di lettori s’è dato alla fuga. Verrà compensata, questa fuga, dalla benevolenza dei rappresentanti di Maria in Terra? Pare proprio che chi è sprofondato nel fango dell'11 settembre, poi il fango gli rimane attaccato.
Qui sotto riporto una delle sparate del blog di Beppe Grillo. Un altro confuso che ogni tanto si sbaciucchia con il Dalai Lama o con la Politovskaja, ma che a volte mira bene.
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Cosa accomuna Terzigno a Venhaus a Vicenza a Messina a Cagliari? La difesa del territorio, delle proprie radici.
Le persone capiscono che il luogo in cui vivono sarà distrutto per sempre, avvelenato, militarizzato, l'economia devastata e reagiscono. Non hanno scelta. La città, la campagna, i monti dove hanno vissuto i padri e dove vivranno in futuro i figli e nipoti sono il loro unico vero patrimonio, spesso la ragione di vita. Le cento Italie, ognuna con una storia di millenni, tutte diverse tra loro, possono convivere in questo baraccone unitario se non ne viene messa in discussione l'identità o la stessa sopravvivenza. Quando saranno resi noti i siti delle centrali nucleari ci sarà la rivoluzione civile, non sarà sufficiente l'esercito per costruirle.
La difesa del territorio di fronte a opere insensate come la TAV in Val di Susa e il Ponte di Messina fa riemergere dal passato il senso di comunità, legami sociali e produttivi di secoli e provoca una separazione improvvisa, netta, tra i cittadini e lo Stato che reagisce con la forza, con la violenza dei celerini, dei fumogeni ad altezza d'uomo, con i manganelli sulle donne italiane con le braccia alzate. Le conseguenze sono una frattura sempre più grande che consegna il Paese, o quello che ne rimane, che è molto poco, ai separatismi e alle mafie.
Le forze dell'Ordine hanno il dovere di far rispettare la legge. Ma il cittadino accetta questo principio solo se le leggi sono considerate giuste dal comune sentire, dalla coscienza popolare, se non sono scritte per proteggere interessi personali, di gruppi economici o criminali. Se le leggi sono il parto di persone inquisite, condannate, giudicate in primo e secondo grado, le leggi non hanno alcuna credibilità. Un popolo che non rispetta la legge, anche se questa è ingiusta, è un popolo di fuorilegge? E chi usa violenza sui cittadini per far rispettare leggi ingiuste "svolgendo un ruolo di supplenza" al posto della politica è realmente legittimato a farlo? E in nome di cosa? Del mantenimento dell'ordine costituito?
L'Italia si sta frammentando in isole separate, di autodifesa, di legittima difesa. Cittadini con l'elmetto contro uno Stato cialtrone e incapace. Una disgregazione dalla quale può nascere di tutto. Un nuovo fascismo conclamato o la nascita di Stati su base storico e territoriale come la Repubblica di Venezia, il Granducato di Toscana o la Sardegna indipendente. C'è un senso di sfinimento che accompagna la celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Molti si chiedono chi ce lo ha fatto fare.
Le persone capiscono che il luogo in cui vivono sarà distrutto per sempre, avvelenato, militarizzato, l'economia devastata e reagiscono. Non hanno scelta. La città, la campagna, i monti dove hanno vissuto i padri e dove vivranno in futuro i figli e nipoti sono il loro unico vero patrimonio, spesso la ragione di vita. Le cento Italie, ognuna con una storia di millenni, tutte diverse tra loro, possono convivere in questo baraccone unitario se non ne viene messa in discussione l'identità o la stessa sopravvivenza. Quando saranno resi noti i siti delle centrali nucleari ci sarà la rivoluzione civile, non sarà sufficiente l'esercito per costruirle.
La difesa del territorio di fronte a opere insensate come la TAV in Val di Susa e il Ponte di Messina fa riemergere dal passato il senso di comunità, legami sociali e produttivi di secoli e provoca una separazione improvvisa, netta, tra i cittadini e lo Stato che reagisce con la forza, con la violenza dei celerini, dei fumogeni ad altezza d'uomo, con i manganelli sulle donne italiane con le braccia alzate. Le conseguenze sono una frattura sempre più grande che consegna il Paese, o quello che ne rimane, che è molto poco, ai separatismi e alle mafie.
Le forze dell'Ordine hanno il dovere di far rispettare la legge. Ma il cittadino accetta questo principio solo se le leggi sono considerate giuste dal comune sentire, dalla coscienza popolare, se non sono scritte per proteggere interessi personali, di gruppi economici o criminali. Se le leggi sono il parto di persone inquisite, condannate, giudicate in primo e secondo grado, le leggi non hanno alcuna credibilità. Un popolo che non rispetta la legge, anche se questa è ingiusta, è un popolo di fuorilegge? E chi usa violenza sui cittadini per far rispettare leggi ingiuste "svolgendo un ruolo di supplenza" al posto della politica è realmente legittimato a farlo? E in nome di cosa? Del mantenimento dell'ordine costituito?
L'Italia si sta frammentando in isole separate, di autodifesa, di legittima difesa. Cittadini con l'elmetto contro uno Stato cialtrone e incapace. Una disgregazione dalla quale può nascere di tutto. Un nuovo fascismo conclamato o la nascita di Stati su base storico e territoriale come la Repubblica di Venezia, il Granducato di Toscana o la Sardegna indipendente. C'è un senso di sfinimento che accompagna la celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Molti si chiedono chi ce lo ha fatto fare.
leggerti e' sempre un piacere,una volta imparato come fare ;-),la tua voce fuori dal coro e' un ricostituente che sorbisco volentieri tutte le mattine col caffe'.
RispondiEliminaleggere un giornalista che da voce ai nostri dubbi con argomenti convincenti e ben documentati mi fa far pace col mondo.
se fossi direttore di giornale,di qualsiasi estrazione politica,ti pubblicherei sempre.
un piccolo aiutino a proposito dell'assasinio di calipari:
"WikiLeaks. C'è però una discrepanza con la cronaca, che la Sgrena ha fatto subito notare: nel documento si parla di un'auto Celebrity azzurra mentre gli italiani viaggiavano su una Toyota Corolla bianca: «Ma ancora più importanti sono altri elementi che non sono raccontati, ovvero il fatto che ci furono dei tentativi per depistare Calipari prima di arrivare al mio ritrovamento»
caro fulvio grimaldi,
RispondiEliminada parecchio leggo volentieri i suoi scritti, ma con sempre più difficoltà. Se fosse sintetico, meno aggettivoso, se scrivesse in 2999 parole ciò che scrive in 3000, forse continuerò a leggere le sue interessanti pubblicazioni. Diversamente, e mi spiacerebbe, non potrò più farlo.
Vive cordialità
Caro Gavino, mi devo barcamenare tra chi lamenta la mia prolissità ed aggettivazione e chi mi scrive elogiando linguaggio e stile. Che fare?
RispondiEliminaIn ogni caso, l'invito alla sintesi è sempre benvenuto, purchè non si tratti di riduzione di fatti e idee e non sia accompagnato da pur gentili minacce.
Fulvio
fulvio ti regalo il paroliere,ok?Cos' alla 2999 parola ti blocchi!^_^
RispondiEliminaScherzo!Però vorrei chiederti se fosse possibile spiegarmi cosa c'entra sansonetti con il giornalista sotto scorta.
Per il resto condivido spesso quello che scrivi e questo articolo è assolutamente ottimo,anche con il tuo stile vivace e magniloquiente-che mi ricorda la progressive music!^_^
Sono della stessa pasta, Gavino. Entrambi camaleonti e illusionisti.
RispondiEliminaIl primo caccia giornalisti antimafia, il secondo finge di essere antisistema e spara disinformazione e diffamazioni imperialiste.
Secondo me Wikileaks ha rivelato molte nefandezze usa, ma per chi aveva già capito le cose non ha rivelato nessuna novità.
RispondiEliminaGli usa hanno commesso atrocità, ma alla maggioranza dell'opinione pubblica non interessa un fico secco; questa è l'amara verità!
I pifferai del manifesto hanno tutto l'interesse a prendere le difese usa perché non possono permettersi di invischiarsi nel ginepraio della resistenza iraqena e afghana.
La lotta alle dittature che il manifesto incarna non gli permettono di spezzare una lancia ai resistenti.
Il fatto poi che il manifesto difenda obama è dato dal fatto che si ritenga obama l'unica speranza reale di poter cambiare lo stato di fatto.
Approvo il fatto che tu fulvio non distingua tra bush e obama, ma i contesti in politica cambiano, come tu ben sai, e in questo momento il manifesto “vede” obama come colui che farà il ritiro delle truppe.
Il manifesto è un giornale ambiguo, fa politica, non informazione.
Saviano lo sappiamo ormai tutti che è diventato un fenomeno mediatico.
Il suo gomorra è un libro (che io non ho letto) che ha suscitato molto interesse nell'opinione pubblica e non si può sottovalutare questo fatto.
Che sia un pataccaro è sempre difficile provarlo, vedi un po' cosa è successo a dal lago per aver osato assestargli una critica!
Che sia uno di destra lo sappiamo, ma questo è irrilevante ai fini dell'opinione pubblica e dei giovani; ciò che conta è che passa un messaggio: saviano è contro la camorra.
Infine, l'aver tirato in ballo cuba e chavez ha dimostrato quanto sia importante mediaticamente paragonare il regime berlusconiano ai regimi invisi dall'opinione pubblica benpensante.
Ma questa è un evidente mossa che lo pone da una parte ben precisa: cioè da quella parte che non combatte il neoliberismo.
Vendola è un politico......ambiguo.
Ma a sinistra che c'è?
la madonna...lasciamo perdere.
Grillo è un comico che vede giusto solo quando gli conviene; con una holding alle spalle che ne cura la strategia e le finanze c'è poco da stare allegri.
Saluti
alberto
solo per complimentarmi con te ,ormai ci stanno arrivando tutti che qualcosa non torna a proposito di WikiLeaks.
RispondiEliminaera ora, dirai.
come volevasi dimostrare...il tg1 oggi dice che tareq aziz è stato condannato a morte "anche per le rivelazioni di wikileaks"...
RispondiEliminaCaro Alberto,"gomorra" ha influenzato l'opinione pubblica?E che ci vuole, con una tromba mediatica imponente,ad influenzare l'opinione pubblica?Anche "Amici" lo fa.Ricordo che un certo nano pelato ha influenzato tutti raccontando una serie di cazzate su milioni di posti di lavoro...vogliamo dire che è bravo?Il fatto,semplicemente,non è rilevante.Ops,mi viene in mente che Saviano è un dipendente del suddetto nano(lavora per Mondadori ed Endemol).Obama,Vendola...io non amo questo accontentarsi del meno peggio perchè non c'è altro.E' falso. Il "meno peggio" non è affatto "meno peggio", è semplicemente lo strumento che usa "il peggio" per impedire al meglio di uscire fuori.
Scusi per il commento superfluo ma volevo ringraziarla per l'informazione donataci dai suoi articoli. Li aspetto con impazienza.
RispondiEliminaGrazie
Giuseppe
Ringrazio dei gentili apprezzamenti. Quanto all'idea che ormai tutti stanno arrivando a smascherare le truffe di Wikileaks, mi chiedo quali sarebbero questi tutti. Io non li vedo ahimè.
RispondiEliminaBellissima la conclusione del commento di Valerio.
Fulvio
http://www.veteranstoday.com/2010/10/24/gordon-duff-gadahn-call-to-attack-americans-comes-from-israel/
RispondiEliminaforse non proprio tutti ,ma qualcosa si muove