martedì 15 marzo 2011

DI FIORE IN FIORE, DI STERCO IN STERCO



Tu sì mi fai male
stringendome l'ale.
Deh, lasciami: anch'io
son figlia di Dio."

 
I minzoliniani di Reporters Sans Frontieres, mignotte pseudogiornalistiche tenute  in piedi solo perché fatte passare per ”autorevoli fonti” dall’intera combutta degli embedded occidentali, “manifesto” compreso, colgono la sempre gradita occasione dei rigurgiti bellici dell’imperialismo per sparare su alcune croci rosse ancora non fatte saltare: gli orrendi manipolatori della libertà di stampa alla boss Robert Menard si avventano, apripista di macelli, su chi? Elementare, Watson: Birmania, Corea del Nord, Cina, Iran, Vietnam, Siria e Algeria (questi ultimi unici votanti NO alla No-fly-zone chiesta dai tremebondi despoti della Lega Araba, alla faccia dell’ “unanimità” sancita dal “manifesto”) e reprobi vari. In Iraq, il governo ascaro e gli occupanti hanno ucciso 350 giornalisti dal 2003, record mondiale, attaccato 160 nelle ultime due settimane, bastonato i giornalisti che seguivano la manifestazione contro sicari e mandanti Usa-Iran di centomila iracheni venerdì scorso a Baghdad. Ma RSF non ha visto, non ha sentito, non ha parlato. Ben meritati i 100mila dollari che ogni due per tre Menard riceve dal Dipartimento di Stato.


La veneranda maestra che dai salotti di Parigi tira le briglie del ronzino "manifesto", "ragazza del secolo scorso" rimasta incastrata da quelle parti, ha esercitato la frusta dello Zeitgeist eurocentrico sul groppone del quadrupede. Il cui torto era di aver impiegato quanto di giornalismo vero sopravvive nel "giornale comunista" di occuparsi in modo onesto e competente della faccenda libica. Rossa di indignazione, Rossanda ha ululato contumelie contro i suoi sprovveduti scolaretti per non "aver sostenuto la buona causa" dei ribelli di Bengasi e per avere così minato la compattezza dell'analisi e dell'azione della "comunità internazionale", ossia dell'onorata società. Nessuno nel giornale ha osato intaccare il piedistallo di somma ignoranza, proterva supponenza, sovrana arroganza, su cui si erge questo catafalco del più rozzo sinistrismo radical chic. Una genìa di meretrici imbellettate che ha sistematicamente lavorato a favore del nemico di classe tappando occhi e orecchi al suo innocente seguito sulla realtà vera delle contraddizioni di classe, sull'aspetto reale del mostro sotto la maschera della democrazia e dei diritti umani. Della marcia dei necrocrati sui corpi di milioni e milioni di esseri umani, la veneranda maestra ha fatto una promenade lungo i Champs Elysees, una fiaccolata umanitaria. Con la variante dell'invocazione finale a non fare la guerra, cosa che suona, una volta che hai concordato sui crimini del giustiziando, come la richiesta al boia di non affilare troppo la lama. Miserabile tentativo di mascherare la propria sostanziale identità ideologico-culturale con i fornitori di corda da impiccato ai popoli istigati ad abbattere governanti disobbedienti all'Impero. Che, e questo è ovviamente peggio, disobbediscono perfino ai dogmi ottusi dei tardivi rigurgiti eurorazzisti della madama delle Tuleries.


Scompaiono così dalle cronache e riflessioni del "manifesto", dopo l'infelice e prematurissima scomparsa del migliore dei giornalisti, Stefano Chiarini, le residue occhiute competenze e saggezze dei suoi epigoni resistenti. Chi richiamato da Tripoli (non sia mai che si ascolti la voce dei reprobi!) a compilare secche cronache inoffensive, chi spedito a Tunisi a ripetere, banalizzando in democrazia sindacal-borghese una rivoluzione, i suoi nefasti iracheni, chi addirittura spedito a orgasmarsi - "Arriveremo a Tripoli, l'urlo delle ragazze di Bengasi" - tra le quinte colonne di ascari monarco-fondamentalisti che invocano e ricevono il caldo supporto dei becchini imperialisti della Libia e del mondo. Grazie alle scudisciate della veneranda maestra, ancora una volta, dopo Serbia, Iraq e Afghanistan, Tibet e Myanmar, "il manifesto" ha dato il suo contributo.

La Lega Araba si inserisce nella canea imperialista che chiede l'interdizione al volo a Gheddafi, onde poter radere al suolo la Libia sfuggita alla globalizzazione delle necrocrazie occidentali e agli sguatteri che si illudono di poterne racimolare le briciole. Nessuna sorpresa. Si chiama Vertice della Lega Araba, ma si legge Congresso di Vienna 1815, con l'imperatore alla tavola imbandita e i cani europei - qui satrapi mediorientali - a razzolare sotto, in attesa dell'osso. Siamo anche al Vertice di Yalta che s'inchiappettava i popoli nel plauso di Togliatti. Siamo all'Europa che, si faceva fottere la Jugoslavia da USraele, per mezzo di bombe e ascari sauditi e Al Qaida. Possa la fantastica insurrezione anti-globalizzazione, anti-colonialismo e antidespotismo degli arabi, cui appartiene di diritto il popolo libico resistente che oggi gioisce a Ras Lanuf, Brega e Misurata, spazzare via burattini e burattinai. Con tutti i suoi abietti corifei mediatici di "sinistra".

In Giappone esplodono le centrali nucleari, costruite da delinquenti di segno berlusconiano per terremoti del 6° grado quando questo, prevedibilissimo, era dell'8°. Che i 200mila, per ora, evacuati e in fuga dalla nube radiottiva per un raggio di 200 km e le masse di contaminati e in parte morituri, possano portarsi via tutti i necrogeni che dagli schermi tentano di imbonirci sull'innocuità della catastrofe e sull'indifettibilità dei progetti nucleari. Si annidano, prezzolati, nel CNR e hanno per guru Chicco Testa, presidente del Forum Nucleare Italiano e compagno di merende nei consigli di amministrazione di vari vampiri bancari e della malthusiana Rothschild, tumore sionista che da un paio di secoli punta a divorare il genere umano e il suo habitat mediante il governo mondiale dei genocidi. Già, trattasi proprio di quel chicco di erbaccia saprofita che nasce legambientino e si accredita tra noi gonzi salutando così la vittoria referendaria contro il nucleare (1987): "Il risultato è di grandissimo interesse politico. La battaglia è stata dura per i grossi interessi in campo". Incontrai questo pappagallino delle lobbies più cannibalesche quando era presidente dell'Enel e disseminava di tralicci scuole, ospedali e borghi. Affrontato da me per il TG3, quando ancora si poteva, sull'ecatombe strisciante dell'elettrosmog cancerogeno, sdegnato agitò le braccia verso il cielo strepitando:"Ma dovi li vedi tutti questi tralicci?". Dall'alto ci mandavano la loro risposta i bimbetti che sull'incombente Monte Mario (Roma) assorbivano da anni l'elettrosmog sparatogli da mezza dozzina di chicchiani tralicci e ripetitori. Ora sappiamo perchè Gelmini e suoi padrini lavorino per scolaresche e studenterie, per ricercatori e docenti, che si rimbecilliscano in scuole private gemellate ad aziende nucleari e affini e si facciano castrare in istituti pubblici trasformati in CIE.

Nichi Svendola tentenna tra Luigi De Magistris e il poliziotto Mario Morcone. Il primo, magistrato martire per aver osato inquisire potenti, virgulti del verminaio che ci dirige, si candida a sindaco a nome di una militanza progressista che ha raccolto l'entusiastica adesione del popolo perbene napoletano. Il secondo spunta da un PD autorottamatosi con primarie sprofondate nel ludibrio dei brogli e degli scannamenti reciproci. Fallito il continuismo brigantesco e fallimentare di Bassolino con il di lui prosecutore Cozzolino, dalle maleodoranti ceneri del bassolinismo monnezzaro e termovalorizzante, è sorta la bassoliniana fenice del prefetto Morcone. Gettando nel panico e nella confusione Vendola e i suoi chierici, Gennaro Migliore, Giuseppe De Cristofaro, rigeneratisi nelle "fabbriche di Nichi" dal degrado bertinottista. L'angustia è forte: il popolo partenopeo ansioso di pulizia e rinascita, i lesionati da un ventennio di mala amministrazione, tracimata in corruzione e illegalità varie, la cosiddetta società civile che, rivoltata la moneta cattiva di Berlusconi, vi ha trovato la faccia di Bersani, la stessa base depistata, ma non del tutto decerebrata, di SEL, sono tutti come un uomo per De Magistris. Con lui a Napoli c'è il rischio di fare il grande botto del cambio. Bello, ma quello è di sinistra davvero e il PD come ci rimarrebbe? E Vendola non ha fatto la sua opa sul partito-eunuco, blandendolo con la boccuccia di rosa offerta nientemeno che a UDC e FLI? Per uno che ha intitolato l'aeroporto di Bari al gay-fobico mangiacomunisti Woytila, privatizzato il più grande acquedotto europeo, quello Pugliese, per poi lasciar languire per anni il decreto di ripubblicizzazione imposto dalla collera sociale, accolto 3, 4 inceneritori della Marcegaglia, innalzato la soglia dell'inquinamento di Taranto, messo in mano 120 milioni di euro e la sanità pugliese a quei samaritani del San Raffaele di Don Verzé, terapeuta del guitto mannaro, emulato modi e immagini del peggiore berlusconismo da mercante in fiera, per uno così intrupparsi con De Magistris vuol dire derazzare. E possibilmente perdere, uscendo dal così ben seminato, l'anelato carrozzone per il Paese dei Balocchi chiamato parlamento. Lupanare o Chiesa che sia. Tanto si tratta di equivalenze. Chissà a chi si avvinghierà quest'edera. Comunque, al nostro magniloquente fuffarolo della “nuova narrazione” rimane un sogno, una grande speranza catartica: “Che ci sia uno sciopero generale di Cgil, Cisl, Uil, tutti uniti”. L’ha espressa nel momento in cui Cisl e Uil firmavano  nel Commercio e nel Terziario l’ennesimo contratto per schiavi.

Nel momento in cui la Clinton suonava la carica degli avvoltoi con bomba contro la Libia, ero a Viterbo a una conferenza sulla "primavera araba". Accanto alla Mecozzi, Cgil, che cinguettava di "società civile" libica da soccorrere, e a Parlato che, ancora dolorante per le frustate ricevute da Rossanda per aver scritto cose in difesa di Gheddafi, "antimperialista nel mondo arabo e in Africa e promotore di benessere sociale", borbottava che i libici di Allah e della bandiera monarchica erano diversi dagli insorti di Tunisia ed Egitto, dal palco si erse, con la virulenza di tutti i rinnegati dalla coscienza sporca, tale Latif Al Saadi, l'iracheno. Sbraitato il dovuto contro un Gheddafi impoveritore e stragista del suo popolo, coerentemente lo accoppiava al "sanguinario dittatore" Saddam, la cui rimozione era costata, ma questo non l'ha ricordato, il giusto prezzo di due milioni di iracheni ammazzati. L'imbelle Occidente, lamentava poi il compare dei fuorusciti che, in cambio di sterline e dollari, giuravano sulle armi di distruzione di massa di Saddam, stava esitando a saltare addosso a Gheddafi, proprio come per anni aveva abbandonato gli iracheni tra le zanne del dittatore iracheno. Un abbandono che qualche iracheno aveva subito sulla pelle sotto forma di ininterrotti bombardamenti, bombe, embargo genocida e scatenamento di Khomeini contro il suo paese. Come tutti i fuorusciti che si rispettino, Latif era andato in cerca di fortuna e compensi occidentali già alcuni decenni fa. Tuttavia dell'Iraq conosceva vita, morte e cazzate. "Quando gli americani arrivarono, assicurava, gli iracheni magari non gli gettavano fiori (e questo non poteva non ammetterlo), ma se ne restarono chiusi in casa, in speranzosa attesa di democrazia e diritti umani". Che sarebbero arrivati in forma di sterminio di una nazione, rasatura al suolo di un grandioso edificio di benessere, cultura millenaria, dignità e rettitudine antimperialista, genocidio affidato a marines stupratori e a milizie iraniane trapanatrici di teste sunnite. Il mestatore se la spassava intanto in Europa tra le coccole di intervistatori con velina Cia-Mossad. Io, invece, c'ero a Baghdad, come c'ero stato tante volte dal 1977 in poi. E gli iracheni non li avevo visti "chiusi in casa", ma in piazza o in armi in tutto il paese a infliggere all'invasore e ai suoi sgherri locali il massimo danno dai tempi del Vietnam. Dignità che sta ai Latif del mondo come un roseto a una latrina. Cosa volete, l'ominicchio rappresenta in Italia il Partito Comunista Iracheno. Già, quello che, su ordine di Mosca, nel 1979 si schierò con gli ayatollah all'assalto del proprio paese e, coerentemente, appena insediati i mezzani dell'occupante al "governo" dell'Iraq sbranato, vi si sono associati. Oggi, in quel regime, continuano a reggere bordone ai ratti e ai loro ammaestratori.

Wikileaks, che nulla ha saputo anticiparci sulle trame occidentali e indigene contro la Libia e che nulla mai ci rivela sul rosario di crimini dei sionisti e sui loro squadroni della morte operanti in tutto il mondo contro persone, organizzazioni, Stati, governi, non omologati, è stato cacciato dal "Guardian", unico organo non di destra e integrato nelle guerre imperialiste che ne aveva pubblicato il fasullame.

L'ambasciatore libico in Ghana ha rivelato intercettazioni telefoniche tra Cia e MI6 britannico e la dirigenza dei ribelli a Bengasi nelle quali si definisce l'appoggio mediatico al colpo di Stato concordato con CNN, BBC, Al Jazira e agenzia Reuters, media cui è stato dato il compito di produrre, con le falsità in parte già smascherate, il giusto clima per far trangugiare alla gente un'altra impresa staticida.


Notizia buona: il governo libico si sta riprendendo il territorio sottratto dai mercenari monarchici e integralisti, cari all'Occidente. Le città cadono come foglie, tanto sembrerebbe il sostegno dato ai golpisti dalla popolazione. Gli stessi commessi viaggiatori delle centrali della disinformazione belluina ammettono che a Misurata e addirittura a Bengasi si manifestano folle che invocano Gheddafi. I liberatori puntano su Tobruk al confine egiziano. Da tutto questo si vede quale sostegno di popolo avessero le rispettive parti, i vendipatria reazionari e i patrioti. Le motivazioni dei mercenari sono sempre più deboli di chi difende la patria, una causa giusta, la dignità. Notizia cattiva: i satrapi arabi corrotti e venduti impongono alla Lega Araba di condividere con i cannibali europei la zona di non-volo per bombaroli Nato. Domanda: in Yemen, Bahrein, Saudia, Oman, i monarchi assoluti sparano su folle inermi. Nessuna no-fly-zone?

NO-fly-zone, che vieta la sovranità sull'aria di quel paese, suona inoffensivo. Ma significa che a uno Stato viene tolto piratescamente un suo diritto. Per cosa? L'ho vissuto per 12 anni in Iraq: Bush, Clinton e ri-Bush bombardavano impunemente massacrando civili, distruggendo depositi di viveri, acquedotti, comunicazioni, radendo al suolo villaggi, colture, armenti. Difendersi era proibito. Democrazia!

Mohammed Badie, dei Fratelli Musulmani, sollecita il popolo egiziano a smetterla con scioperi e manifestazioni e a sostenere l'esercito e il suo governo, quello che vuole modificare la costituzione senza permettere la minima partecipazione degli insorti. Puntello filo-americano di Mubaraq, la fratellanza ha esteso ora i suoi tentacoli tra i salafiti e nostalgici del re-fantoccio degli inglesi a Bengasi.


In Yemen, scena di una rivolta di portata egiziana, le truppe di Ali Saleh, portinaio del Pentagono, sparano ogni giorno sul popolo: patrioti marxisti del Sud, minoranza scita del Nord da sempre esclusa, masse affamate e represse e, ieri, anche sugli studenti. Decine di morti. Com'è che i media e Rossanda tacciono e gli interventori umanitari non intervengono? Vale anche per Bahrein, Giordania e Marocco. Sarà perché lì i licantropi hanno già il controllo?  Rispondiamo e poi riflettiamo sulla Libia.

Truppe saudite sono entrate in Bahrein, il microsultanato che vede da un mese decine di migliaia di manifestanti chiedere la caduta del despota Al Khalifa e venire sparati dai giannizzeri del monarca. Lo hanno chiesto, tremebondi, tutti gli emirati del Golfo. Per i diritti umani e la democrazia, in difesa della rivolta "come in Libia"? Grulli! Per transennare Al Khalifa e appendere al pennone dell'ammiraglia della V Flotta Usa un po' di crani di donne e uomini liberi.

In Marocco continuano le agitazoni contro un dittatore vero, Mohammed VI, sovrano assoluto per grazia di dio. Gli sbirri del regime hanno massacrato i militanti del Partito Socialista Unificato, antigovernativo e antimperialista, che difendevano la loro sede di Casablanca contro l’assalto “alla Diaz” dei pretoriani del re. L’attacco è stato respinto e in tutto il paese continuano le manifestazioni contro il tiranno e la sua globalizzazione del libero mercato e della miseria. E si accentua la durissima repressione. Nessuna informazione su questo né all’interno, né nelle gazzette mignotte internazionali. Si sa qualcosa solo grazie a testimoni. Altrimenti la gente potrebbe chiedersi, perché menano alla Libia e non a questo avanzo putrescente del Medioevo?


Lo sconcio Liberti che da anni ce la mena sul “manifesto” con le sparate propagandistiche contro le nazioni africane che, ultime riserve di dignità e sovranità, si ostinano a camminare per conto proprio (Eritrea, Sudan, Libia, Costa D’Avorio, resistenti somali, Zimbabwe) e l’embedded ultrà Del Re di “Repubblica” conducono a Bengasi una nobile gara per spremere dalle rape del golpismo monarco-integralista-occidentale un po’ di sangue vero. Visto il catafascio della ribellione che ancora due giorni fa doveva sommergere l’intero paese e spazzare via Gheddafi (e, con lui, 40 anni di primato democratico e sociale in Africa), uno ripiega sulle donne (a sinistra funziona sempre) che preferirebbero il burka dei rivoltosi all’emancipazione ghedaffiana; l’altro si straccia le vesti sui poveri armamenti (ma chi glieli ha dati?) dei poveri “rivoluzionari” (monarchici): le batterie antiaeree sono “arrugginite”, i pick-up con mitraglia pesante sono “scalcinati”, i Kalachnikov sono “vecchi”. Veramente, al tempo dei trionfi vandeani, tutto risultava molto scintillante nelle immagini. Più decente del manifestaiolo, Del Re ammette che a Bengasi sono scomparse le bandiere del re-fantoccio e sono riapparse quelle nazionali verdi. Rivela addirittura che il comandante militare di piazza ora si aggira furtivo in abiti civili. Sono alla frutta. Purchè non gli imbandiscano la tavola i manovratori alla consolle.

Qualche spiritosone ha tirato fuori le foto di Hillary Clinton che, assicurando grande amicizia e augurandosi grossi affari, sorride radiosa mano in mano con il figlio di Gheddafi. Era solo due anni fa. I grossi affari non sono venuti, sono andati ad altri in Europa e Asia, gli Usa si sono incazzati e Gheddafi deve bruciare sul rogo insieme alla Libia libera. Poi, lo stesso bello spirito, ha rimesso in circolazione un rapporto sulla Libia compilato dai 47 paesi membri del Consiglio Onu sui diritti umani appena nel gennaio scorso: un peana ai risultati raggiunti e ai miglioramenti conseguiti. Elogi che si aggiungevano a quelli storici dell’ONU alla Libia per vantare quel governo il più elevato indice di sviluppo umano di tutto il continente. Meno di due mesi dopo, la stessa ONU scatta sull’attenti davanti alla megera incazzata e deferisce il benemerito dei diritti umani al Tribunale Internazionale dell’Aja. Quel tribunale dei padroni cui gli Usa rifiutano di aderire per le troppe efferatezze genocide compiute da 60 anni in qua.   

Invece nessuna rampogna dell’ONU (rimasta bruciata dalle invettive USraeliane per l’unico atto decente compiuto in decenni: il rapporto Goldstone su Piombo Fuso) per lo stillicidio di civili ammazzati in Palestina. E neanche per le condizioni degli 11mila prigionieri politici palestinesi, senza processo e con tortura. E neppure per Ahmad Sa’adat, segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, lasciato catturare da Arafat nel 2002, chiuso in una prigione dell’ANP sotto sorveglianza Usa e britannica, rapito dai nazisionisti nel 2006 e sbattuto da allora in mostruoso isolamento. Da quella “Via Tasso”, Sa’adat incoraggia il suo popolo a manifestare compatto il 15 marzo, in patria e all’estero, in Cisgiordania e a Gaza, contro la frammentazione dei palestinesi e per la cancellazione dell’infamia degli Accordi di Oslo. Ha un bell’incoraggiare il compagno Sa’adat: la divisione palestinese è dovuta unicamente a chi, sconfitto, non ha voluto riconoscere l’esito di elezioni democratiche stravinte da Hamas, ha tentato un colpo di stato a Gaza, e s’è venduto al nemico genocida. Con questa gente non c’è nulla da unificare. C’è solo da spazzarli via. Come hanno fatto in Egitto con Mubaraq.  
Alfonso Podlech, ex giudice argentino indagato insieme a 139 persone per l’assassinio di 25 italiani durante il golpe in Argentina del 1973, è stato rimesso in libertà dal tribunale del riesame di Roma che ha accolto le richieste dell’avvocato del criminale argentino.Si capisce perchè questo "porto delle nebbie" non proceda contro D'Alema e oggi Berlusconi per crimini di guerra (Serbia, Afghanistan, Libia).
 
Tutti in piazza per la costituzione, a cantare l'inno e sventolare il tricolore. Ottimo. Togliere inno e tricolore dalle grinfie di fascisti e colonizzati, strappare il Nabucco ai trogloditi leghisti, ottimo. Ma chi strappa la costituzione alle grinfie insanguinate del venerato criptoberlusconide sul Colle, pervicace violatore dell'art. 11 e trombettiere Nato anche per l'assalto alla Libia?
*******************************************************************************

 
ALCUNI INTERROGATIVI SULLA GUERRA IN LIBIA 
È vero o non è vero che il cimitero mostrato il 26 febbraio 2011 per giorni a mezzo mondo perché doveva contenere migliaia di fosse comuni si è rivelato essere invece vecchio e inerente ai lavori di ristrutturazione del cimitero di Tripoli?
È vero o non è vero che Mike Mullen e Robert Gates, rispettivamente capo degli Stati Maggiori Riuniti e ministro della Difesa statunitensi hanno persino “negato che esistano prove sul fatto che Gheddafi abbia usato aerei ed elicotteri contro la popolazione”?
È vero o non è vero che le notizie della prima ora sui 10mila morti e 50mila feriti avanzate dall’emittente saudita Al Arabyia provenivano come fonte da un falso rappresentante del Tribunale penale internazionale e si sono rivelate campate per aria?
È vero o non è vero che quasi sempre le notizie di massacri di civili in Libia riportate dai media si basano su lanci della britannica Reuter, a loro volta fondati su racconti telefonici di libici del fronte anti Gheddafi?
È vero o non è vero che negli ultimi venti anni abbiamo avuto molte dimostrazioni di falsi fabbricati ad arte, come ad esempio le fosse comuni di Timisoara attribuite a Ceaucescu in Romania, rivelatesi a distanza di anni un falso; oppure l'esistenza delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, inventate ad arte per giustificare con ragioni "umanitarie" l'intervento militare occidentale?
È vero o non è vero che Gheddafi cacciò dalla Libia le basi militari e le compagnie petrolifere britanniche e statunitensi, e che lo stesso Gheddafi, col sostegno a movimenti di liberazione nazionale e anticolonialisti di mezzo mondo continua ad essere una spina nel fianco degli Usa e di Israele?
È vero o non è vero che imporre una no-fly zone richiederebbe la distruzione preventiva delle difese aeree libiche, cioè la guerra?
È vero o non è vero che la Carta delle Nazioni Unite prevede una legittimazione ad interventi militari ONU unicamente se ci fosse un’aggressione ad altri Paesi, ipotesi oggi inesistente?
È vero o non è vero che proprio ieri un milione di persone in Italia si è  mobilitato a favore della Costituzione, che all'art. 11 recita proprio “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione
delle controversie internazionali '' ?

SPETTA AL POPOLO LIBICO DECIDERE DEL PROPRIO AVVENIRE SENZA INGERENZE MILITARI ESTERNE.
L'EUROPA E GLI STATI UNITI, VISTE LE LORO RESPONSABILITÀ DEL PERIODO COLONIALE, DOVREBBERO EVITARE QUALSIASI INGERENZA MILITARE IN LIBIA, FAVORENDO INVECE UNA SOLUZIONE PACIFICA TRA LE PARTI IN LOTTA.
(da Franco)

E invece. Ad un certo punto uno dei presenti in studio ha osato dire la verità. Si trattava di una ragazza eritrea, la quale ha denunciato quel che qualsiasi internettaro sa ormai da tempo: nella Libia "liberata", a partire da Bengasi, i ribelli mettono in pratica veri e propri pogrom contro i lavoratori africani, fra cui molti connazionali della giovane. Questo fatto, in tutta la sua crudezza (si parla di decine, se non centinaia, di persone ammazzate, spesso fatte letteralmente a pezzi), è ampiamente noto, e in quanto tale perlopiù sconosciuto. Di sicuro non si ammette che vanga detto in tv; poteva fare eccezione il salotto di Lerner? Il nostro conduttore, visibilmente imbarazzato, non poté fare altro che togliere la parola alla ragazza, che non sarebbe più riuscita a intervenire nel corso di tutta la serata, per darla ad una pasionaria libica dei senussiti in rivolta.  Fioccano le giustificazioni: gli eventi si erano effettivamente verificati, ma si è trattato di "legittima difesa" contro "mercenari africani". Lerner conferma: i ribelli credevano di aver a che fare con mercenari (strano, visto che le povere vittime venivano cercate casa per casa); il sottosegretario agli Esteri Mantica sposta il discorso su quanto sia orribile Isaias Afewerki, presidente dell'Eritrea, mentre qualcun'altro sottolinea come, probabilmente, tra le vittime ci fossero dei "clandestini respinti da Maroni". Insomma, colpa di tutti, di Qaddafi, del governo eritreo, di Maroni, tranne che degli assassini. Perlomeno adesso sappiamo a cosa sono finalizzate le varie balle: mentre quella dei bombardamenti aerei sui manifestanti (bum!) serve a imporre no fly zones sul cielo libico, quella dei mercenari africani è utile per coprire le stragi di neri.
Ma , come dicevo, l'Italia non ha un governo. Ciò non ci impedisce di sognare: ecco la dichiarazione rilasciata dal ministro degli esteri cubano, Rodolfo Reyes. Fingete che sia il nostro.
“Seguiamo con alta attenzione i fatti di ordine interno che avvengono in Libia e la loro ripercussione internazionale. Sono molto numerose e non poche volte contraddittorie le notizie che si stanno diffondendo. Alcuni politici e mezzi di comunicazione nordamericani stanno incitando alla violenza, all’aggressione militare e ad un intervento straniero. Gli animi sono esaltati in ogni parte e temo che possano condurre a gravi errori internazionali e interni.
Desideriamo che il popolo libico trovi una rapida soluzione pacifica e sovrana alla situazione l’a creata, senza alcun tipo d’ingerenza e senza interventi stranieri, con la garanzia dell’integrità della nazione libica.
La situazione continua ad essere confusa e si sviluppa rapidamente. Le informazioni giungono in modo frammentario, e in molti casi divergente e si nota anche uno sforzo per usarle con l’animo d’incitare una maggior destabilizzazione per provocare maggiori danni e la perdita di altre vite”.
Le preoccupazioni riflesse in questa dichiarazione, purtroppo sono divenute realtà e questo paese è già coinvolto in una guerra civile, nell’ambito d’una crisi economica mondiale di grandi dimensioni, che porta i popoli di questa regione e del mondo alla disperazione.
Preoccupa tutti la perdita di vite umane, come i danni provocati alla popolazione civile dal conflitto che avviene oggi in Libia. Nessuno, se agisce con onestà, può essere d’accordo con la morte di civili innocenti, fatto che condanniamo in maniera assoluta in qualsiasi luogo del mondo succeda, è un aspetto del quale condividiamo interamente l’opinione mondiale.
Ma non possiamo accettare il rischio che ci si approfitti in modo opportunista di questa tragica situazione per soddisfare appetiti d’interventismo, per strappare al popolo della Libia la sua sovranità e impadronirsi delle sue risorse.
Si sapeva già di un intervento umanitario al quale ci opponiamo, perchè invece di risolvere la situazione, la complicherebbe ulteriormente e potrebbe avere altre gravi implicazioni. Cuba ha denunciato dal primo momento i piani sull’occupazione della Libia, e condanna categoricamente qualsiasi manovra che favorisca questi propositi.
Sicuramente il popolo libico si oppone ad ogni tipo d’intervento militare straniero.
(Claudio Martini, pubblicato su megachip.info)

14 commenti:

  1. Sono Claudio Martini, l'autore del pezzo, riportato in calce al tuo articolo, che comincia con "e invece". è riportato male, due paragrafi sono ripetuti, eccolo nella sua interezza http://www.appelloalpopolo.it/?p=2841
    Vorrei che fosse segnalata la fonte, e che venisse specificato che il pezzo è stato anche pubblicato da megachip.info.
    Grazie.

    RispondiElimina
  2. Chiedo scusa a Martini. A me quel testo era arrivato così, inoltrato da Piero Deoila, senza indicazione dell'autore.

    RispondiElimina
  3. Grazie Fulvio, come sempre i tuoi articoli sono improntati alla verità

    RispondiElimina
  4. Fulvio , vedi e senti un po' Luigino cosa ci dice, al minuto 4 del filmato qui in calce
    http://www.youtube.com/watch?v=T9EJiXr1e5I....
    orbene, se non si considera la sovranità monetaria pilastro della sovranità popolare, allora ritengo l'eloquio di demagistris inutile,,,,( PARE NON ABBIA CAPITO NULLA NEANCHE DEL TRATTATO DI LISBONA ) dare risposte a problemi secondari significa non aver capito una mazza del giro della giostra.....
    cmq..... il sig. De magistris, è figlio di una famiglia borghese da tre generazioni in affari con il concetto metafisico conosciuto come giustizia, napoletano residente alla via palizzi, la strada dei magistrati, siamo coetanei, vomeresi entrambi, lui.. il liceo al Pansini,io al Galilei, entrambi alla federico 2°..... a me ricorda un altro paladino della giustizia "pro domo sua", il Sig. Di Pietro, pleonastico discernere su fatti opere ed omissioni......e conto in banca,ma soprattutto sull'editor web ,( guardacaso lo stesso del ragionier giuseppe detto beppe , con una visione, questa sì malthusiana, del mondo da qui al 2050 , http://www.casaleggio.it/thefutureofpolitics/)
    FULVIO , ritengo che gli ingredienti della minestra siano sempre gli stessi....monnezza ahime'!!!!!!dal microsistema al macrosistema.....ci si incontra sempre,epigoni della stessa chiesa!!

    renato piacentino

    RispondiElimina
  5. carissimo grimaldi,

    dobbiamo intenderci sulle cause della rivolta libica.
    io non parto dal presupposto che gheddafi sia o meno un dittatore, perchè l'arroganza del potere non dipende certo dal tipo di governo che uno stato possiede.
    per esempio pinochet è stato un dittatore macellaio, mentre bush jr. non era dittatore ma macellaio lo è stato uguale.
    mi chiedo invece il motivo per cui una parte del popolo libico si è ribellata.
    certamente gheddafi avrà commesso degli errori, altrimenti non si spiegherebbe come mai dopo 40 anni di governo, improvvisamente una parte della popolazione si sia ribellata contro di lui.
    mettiamo che vi sia stata un ingerenza esterna a fomentare la rivolta; e allora il sistema di intelligence libico ha una falla; e se c'è una falla significa che qualcosa dentro al governo non è andato per il verso giusto: cioè qualcuno dall'interno vuole gheddafi morto.
    e questo spiega il voltafaccia di alcuni dirigenti un tempo fedeli a gheddafi.

    se invece la rivolta è spontanea, non mi spiego come mai quello che è successo a ben alì e a mubarak non è successo a gheddafi stesso.
    la forza d'urto dei popoli egizio e tunisino hanno spazzato via(temporaneamente) quei regimi, il regime gheddafiano invece sembra resistere ai colpi: perché?
    eppure gli usa e l'occidente avevano milioni di motivi per sostenere sia ben ali che mubarak ma li hanno mollati all'istante.
    invece ciò non sta accadendo con gheddafi: egli è tuttavia forte e sta riconquistando il terreno pur con tutta l'opinione pubblica occidentale avversa.

    con tutta probabilità, credo, il popolo è con gheddafi e sà che gheddafi è il solo che può impedire la svendita della nazione alle potenze straniere.
    questo hanno capito i libici, o meglio i libici che capiscono di realismo politico, perchè gli altri pare che non abbiano bene le idee chiare su cosa sarebbe la libia del dopo gheddafi.
    che forse alcuni libici hanno deciso che è meglio un gheddafi oggi che una "democrazia"-iraqena domani?

    saluti
    alberto

    RispondiElimina
  6. Alberto.
    Mi pare che la seconda parte del tuo scritto, del tutto condivisibile, risponda bene alla prima parte. Con tutti i consiglieri, istruttori e armamenti occidentali, i tradizionali secessionisti integralisti e monarchici di una pirccola parte del paese, non la stanno vincendo contro quello che risulta essere il popolo libico. Con tutte le riserve sull'amministrazione gheddafiana che si possono avanzare e che, comnunque, non sono paragonabili a cosa farebbe un reginme come quello sognato dagli imperialisti.

    RispondiElimina
  7. Renato.
    Vabbé, allora votiamo il poliziotto?

    RispondiElimina
  8. un inciso.

    il prefetto morcone è quello stesso personaggio che ha traghettato il corpo nazionale dei vigili del fuoco, con l'appoggio di cgil, cisl e uil dal comparto privatistico al comparto pubblicistico trasformando il corpo nazionale da ente per il soccorso a ente inquadrato nella difesa civile; in pratica a noi pompieri con la legge di riforma ha azzerato la possibilità di contrattare il salario ma solo di negoziarlo, ha introdotto un regolamento prima inesistente incentrato sulla sovraordinazione funzionale, leggi gradi pseudo-militari e tante altre belle cosette che sarebbe lungo stare ad elencare.
    in sintesi ha trasformato il cnvvf un attrezzo ad uso e consumo della carriera prefettizia e peggiorato le condizioni di lavoro degli operatori a danno del soccorso alla popolazione.

    questo è morcone.

    saluti

    alberto

    RispondiElimina
  9. Fulvio, diserto l'aula magna della demos kratos, da lustri,queste elezioni qualunque esse siano confutano la semantica del sostantivo di cui all'oggetto!
    su de magistris era solo un appunto o meglio un eventuale spunto...su morcone neanche ci provo, sull'imbecille che comperava i voti alle primarie si è detto tutto!
    ps. il tuo ultimo post " viva l'italia " non si riesce a leggere, l'impaginazione fuoriesce dal layout del blog.

    renato piacentino

    RispondiElimina
  10. Le Bufole piagnoUsa:
    [quel gattivone di]

    gheddafi ha fatto spare sui

    ci[A] vili !

    RispondiElimina
  11. «Staneremo i ratti casa per casa, bonificherò la Libia, sarà una nuova Tienanmen». Così direbbe Gheddafi secondo l'informazione "sionisticamente corretta", senza uno straccio di prove: è un "dittatore", via alla no-fly zone, all'embargo e alla nuova jihad per il petrolio.
    “Prima uccideremo tutti i sovversivi; poi uccideremo i loro collaboratori; poi i loro simpatizzanti; poi chi rimarrà indifferente; e infine uccideremo gli indecisi”. Così disse Ibérico Saint-Jean, governatore di Buenos Aires: "santo subito", l'Italia non fece nulla per salvare i suoi concittadini, ma tanto per i biechi interessi delle sue imprese, quelli che ora calpesta per fare lo Zio Tom degli USA.
    A buon intenditor.......

    RispondiElimina
  12. Urge organizzazione, non si può attendere che la Storia volti pagina da sola. Non c'è più tempo e il pianeta non regge più. Hanno le armi ma sono merde. Che gli Uomini si uniscano agli Uomini. Che esempio Gheddafi! Che esempio Saddam!
    Le merde bombarole senza volto nè coraggio (depurate) serviranno da concime nel Nuovo Mondo. Viva la dignità di chi non si piega. Muoiano i vigliacchi.Viva Che Guevara Viva Saddam Viva Gheddafi Viva Milosevich,Viva Chavez, Morales, Correa que vive Fidel,viva Hamas,vivano i popoli, cazzo e acquistino coscienza. Viva la lotta, che viva l'idea e si rafforzi. Viva. La brigata Garibaldi

    RispondiElimina
  13. che ne dici dei 15 punti programmatici del Campo?
    http://tinyurl.com/66gqr2p

    (absit iniuria verbis, se puoi rimanere sui punti anzichè su quanto ti piacciano o meno gli estensori, sarebbe meglio)

    RispondiElimina
  14. Consiglio questo articolo:

    http://www.mirorenzaglia.org/?p=18504

    che mostra dettagliatamente chi sono i "rivoltosi" anti Gheddafi e fa capire come nuovamente CIA, M16 e Mossad hanno lavorato armando questi gruppi, per far scoppiare il caos e dare un pretesto (sfacciatamente neo colonialista) per un attacco occidentale. Fabrizio

    RispondiElimina