Difficile combattere un nemico che ha teste di ponte nel tuo cervello. (Sally Kempton)
Che mortificazione… chiedere a chi ha il potere di riformare il potere. Che ingenuità.(Giordano Bruno)
Egli (Obama) risulterà in termini di libertà civili il presidente più disastroso della nostra storia. (Jonathan Turley, giurista della George Washington University)
Tocca alla Siria? Tocca alla Siria! Potete immaginare che le belve necrofore del Finanzkapital perdano l’occasione, ora che hanno messo la sordina all’apocalisse libica, di distrarre le proprie popolazioni vampirizzate e finalmente in rivolta in mezzo Occidente (tra cui un migliaio di città e cittadine Usa) con una nuova campagna per la “salvezza dei diritti umani e l’avanzamento della democrazia” in Siria”? No, non potete. Anche perché, se non vi fossero bastati i mattatoi allestiti dalle élites Nato, con l’aiutante di campo Obama, in Afghanistan, Iraq, Yemen e Somalia, a strapparvi dagli occhi le fette di prosciutto marcio delle “verità” diffuse dagli embedded di destra, centro e sinistra, dovrebbe essere stato sufficiente il martirio della Libia libera, giusta e invincibile. Un martirio tuttora in atto e i cui responsabili sono stati smascherati in tutta la loro nefandezza da una resistenza di popolo che ha del sovrumano: 8 mesi di tempeste di morte Nato, di terrorismo sanguinario del brigantaggio assoldato tra Al Qaida, satrapi del Golfo e vendipatria bulimici di ladrocinio, settimane di assedio alle città resistenti Sirte, Beni Walid e a tutto il Sud, con taglio genocidio dei rifornimenti vitali, linciaggi di massa… e qual è l’esito? Che le forze coalizzate di 27 paesi tra i più potenti del mondo, con sul terreno i migliori squadroni della morte Nato (“Forze speciali”), a guidare marmaglie capaci solo di esercitare il loro sadismo necrofago sugli inermi, “controllano” alcune città in cui continuano a erompere ribellioni e spuntare bandiere verdi, si frantumano e azzannano tra di loro per il bottino, constatano davanti a sé una nazione che li costringerà, come l’Afghanistan, come l’Iraq, come lo Yemen, come la Somalia, a svenarsi per anni in una partita invincibile. Mentre il costo dei loro macelli si abbatte sui propri popoli, sempre più deprivati e sempre più incazzati, che accendono focolai sotto i loro banchetti da un continente all’altro, addirittura nella pancia del mostro.
Occorreva urgentemente un diversivo. L’attacco quasi in contemporanea a Libia e Siria avrebbe dovuto nel giro di un paio di settimane, come dicevano gli Stati Maggiori, completare la normalizzazione della colonia “Grande Medio Oriente” dall’Atlantico al Golfo Persico, consentendo poi di ripulire, ricorrendo al pretesto dei soliti reparti coperti Al Qaida, gli uranici e petroliferi Algeria e Sahel, Corno e Controcorno strategici tra Somalia e Yemen, e di stroncare definitivamente una “primavera araba”, che si conta già sterilizzata altrove. Una primavera araba, peraltro, che aveva radici profonde nelle rivoluzioni laiche, antimperialiste, socialiste, di Libia e Siria, sopravvissute e vittoriose fin da lontani decenni del secolo scorso. Dopo si sarebbe pensato a sistemare l’Iran, ultimo contrafforte islamico sovrano tra Usa e Cina. E invece, ecco che ovunque li troviamo impantanati nella melma di un mercenariato imbelle e inaffidabile, aggrediti da masse non violente ma incontenibili, mentre inciampano a ogni passo nelle imboscate di popoli armati e hanno la credibilità planetaria fatta a pezzi dalla rozza iattanza delle loro bugie. Bugie chiare, se non agli intossicati sospesi nel nulla culturale della “comunità internazionale”, 7% scarso dell’umanità, al restante 93% latinoamericano, africano, asiatico. Urgente era dunque spostare lo sguardo dei renitenti nelle Piazze Tahrir, fiorite in mezzo mondo, sul solito nemico esterno. Non da noi, dove il tessuto delle menzogne ha imbavagliato e mummificato le “sinistre” di ogni risma, e l’occhio, che doveva guardare agli oceani di sangue e alle vette di eroismo di là dal breve mare, se lo sono pugnalati da tempo, ma ovunque, pur accendendo fuochi nelle piazze dell’Impero, si insistesse a recitare novene ai “diritti umani” e si alimentassero ceri sotto il simulacro “Democrazia”.
Il nemico esterno Siria, speranzosamente affidato alla solita compagnia della bella morte Fratelli Musulmani, carta di ricambio Usa, invasata di furori religiosi e bulimica di soldo e di burka, fornita dai quartieri generali in Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Qatar, destra libanese e dall’arlecchino turco, non dava segni di collasso. Ci si era illusi che sarebbe bastata qualche strage perpetrata dagli infiltrati armati, qualche eccessiva reazione di Bashar El Assad, per far sgomberare il campo al Baath e poi collocare nei palazzi di Damasco quelli dell’ennesimo Consiglio Nazionale Rivoluzionario, i pitbull ben addestrati al morso e all’obbedienza nei lunghi anni alla greppia di Londra e Washington. Non ha funzionato niente e la Siria libera è più in piedi che mai. Fin dai primi giorni di marzo ha dovuto vedersela con gruppi armati, prima nelle roccaforti islamiste di Deraa, Homs e Hama, poi altrove, ma sempre in aree contigue alle basi estere di rifornimento, che sparavano su manifestanti di ogni indirizzo e sulle forze dell’ordine. A ottobre saranno 500 i militari e poliziotti uccisi e oltre 1000 i civili. Il popolo siriano ha reagito con adunate oceaniche a supporto del proprio Stato e governo, Assad ha offerto dialogo, revisioni costituzionali, elezioni, richieste fatte dalla stessa opposizione e, come in Libia, sistematicamente ridicolizzate e rifiutate su ordine di servizio Nato. A ribellione armata di terroristi eterodiretti ha risposto con repressione armata. Arricciate il naso? Mettiamo che in un’Italia antifascista liberata dai partigiani, la Germania nazista spedisca a far casino arnesi mercenari del neofascismo internazionale. Cosa dovrebbe fare lo Stato? Avesse voluto il cielo, o chi per lui, che Gheddafi avesse risposto così ai quattro scalzacani di Bengasi, anziché ordinare alle guarnigioni e alla polizia di non aprire il fuoco sugli attaccanti! Sarebbe finita prima che un soloTornado venisse tirato fuori dall’hangar di Sigonella. Soffriva di corruzione l’amministrazione siriana? C’erano familismo, privilegi di casta, prevaricazioni? E chissenefrega. Nel senso che chi siamo, noi nella latrina, per lanciare merda? C’è un popolo, degli ininterrottamente aggrediti, che stia meglio dopo l’arrivo dei liberatori occidentali? Che non stia spaventosamente peggio? Chi ha più sangue sulle mani, Assad e Gheddafi, o Obama, Bush, Cameron, Blair, Sarkozy, Prodi-Berlusconi con i loro quasi 40 concittadini morti in Afghanistan appresso alle migliaia da loro ammazzati, con il quarto posto conquistato nella classifica dei boia della Libia?
Alla televisione siriana appaiono arsenali di armi sequestrate ai “ribelli”, tra esse un carico di mitragliatrici e bombe a mano provenienti dall’esercito israeliano e sequestrate a Homs, riprese di cecchini che tirano sulle manifestazioni, i doganieri libanesi che bloccano decine di trasporti di armi per i mercenari. Fucilatori catturati video- e audio-rivelano i loro mandanti e la loro missione. Tra i mandanti eccelle Saad Hariri, ex-premier filoisraeliano e filo-saudita del Libano, detronizzato dall’opposizione nazionale, figlio di Rafiq. Ma, come è risaputo, la “voce dell’altro” non si ascolta, è per definizione indegnamente falsa. Non è stato così con Milosevic e la voce dei serbi, con Saddam e la voce degli iracheni, con i Taliban e la voce degli afghani? Sono ominicchi, scarsamente umani. E questo da un mondo dove madonnine di gesso lacrimano sangue e genocidi vengono definiti “interventi umanitari”. Date un’occhiata a http://www.youtube.com/watch?v=13xy37BulPI&feature=share e ascoltate le confessioni di un oppositore sulle matrici e i trombettieri del tentativo di destabilizzazione della Siria.
Tutto iniziò con l’uccisione a Beirut, nel febbraio 2005, di Rafiq Hariri, politico, trafficone, speculatore edilizio,fiduciario dei wahabiti sauditi, della Francia e di Israele. Un’operazione-provocazione di chiarissima marca Mossad. Ma da quelle parti non si guarda mai. Un giudice tedesco corrotto, e perciò installato dall’ONU alla testa della Commissione d’Inchiesta, finì nell’onta e nel ridicolo quando la Siria esibì testimoni che giurarono di aver mosso false accuse su suggerimento della commissione e quattro generali libanesi “complici” dovettero essere rilasciati perché del tutto estranei. Arrivò a presiedere il tribunale Antonio Cassese, già distintosi all’Aja per aver presieduto la mostruosità giuridica atlantica contro i serbi e Milosevic. Istruito per la bisogna, Cassese cambiò bersaglio e, nel 2009, fantasioso come sempre, incolpò dell’attentato Hezbollah. Hezbollah non solo aveva, un paio di anni prima, gettato nell’onta e nel ridicolo il quarto esercito più potente del mondo, cacciandolo Tsahal dal Libano e riconducendolo nel suo ambito di fucilatore di bambini con sassi, ma ora era arrivata a essere la forza condizionante nella nuova coalizione di governo. Che, infatti, insiste a votare contro ogni ulteriore vessazione ONU alla Siria. Colpire Hezbollah significa togliere una spina dal fianco di Israele, spina che parte da una pianta con forti radici in Siria. E poi anche Hezbollah è primavera araba, che lo sappia o no.
Non potevano mancare le associazioni umanitarie nella nuova fase della campagna di Siria, le stesse che avevano spalancato ai missili il cielo della Libia. Nuova fase sollecitata non solo dalla necessità di piazzare una vittoria grossa sulla bilancia dei tanti fallimenti e delle tante turbolenze interne, ma anche dal ristagno della “rivolta”, dalla progressiva pacificazione, dalla crescente irrisione riservata da opinioni pubbliche non decerebrate ai grossolani photoshop di Al Jazira e media al traino. Manipolazioni che moltiplicavano per cento i manifestanti barbuti, dalle dimostrazioni pro-Assad facevano sparire cartelli, foto, striscioni, per attribuirle all’opposizione, e altri trucchetti di chi prende per allocchi proprio tutti. Human Rights Watch, quella dello speculatore sionista George Soros, e Amnesty International, quella del Gheddafi che bombarda la sua gente e a Bengasi tutti i neri vengono riveriti con collane di fiori e alimentati a cannoli, subito in prima linea: Assad deve andarsene (in perfetto sincronismo con Hillary e Obama), fosse comuni, diserzioni di massa, violenze inaudite, carri armati che schiacciano i ribelli. Per ora mancano gli stupri, ma ovviamente non le torture ai carcerati. Sulle chilometriche sequenze televisive di terroristi che sparano su folla e polizia, sulle ammissioni del proprio mercenariato dei prigionieri, sulle ripetute manifestazioni di massa contro la Nato e per Assad, sugli ambasciatori dei capifila Nato Francia e Usa che vanno a sostenere e indirizzare i terroristi a Hama, silenzio di tomba. La “voce dell’altro” deve essere soppressa.
Al Jazira
Si ripropongono, con ripetitività stucchevole ma valorata dai media embedded, balle sesquipedali con, al solito, i protagonisti più convincenti, donne e bambini, alla Neda, alla Sakineh, alle due Simone. Bambini ammazzati, donne mutilate e decapitate. C’è voluta la statunitense Associated Press per far precipitare la macchina propagandistica nella voragine del grottesco. Della 18enne Zeinab Al Hosni s’era cercato di fare una nuova Neda (quella finta ammazzata nell’eversione della rivoluzione colorata in Iran)l. Il Campidoglio e altre vetrine umanitarie stavano già allestendo gigantografie della vittima da appendere sul muso dei dubbiosi, nelle articolesse delle ginocrate e sui vessilli Nato. La povera Zeinab, pasionaria della “rivoluzione”, “Fiore della Siria”, secondo le inconfutabili fonti di “attivisti” (sempre loro) e di Amnesty, era stata incarcerata a luglio da agenti della sicurezza di Damasco, poi brutalizzata, mutilata e, infine, le avevano tagliato la testa. Sua madre l’avrebbe riconosciuta nell’orbitorio e l’avrebbe trovata seviziata e decapitata. Infame operazione finalizzata a ricattare suo fratello oppositore. Pistola fumante, segno di una decimazione di famiglie di insorti da punire con le sevizie di qualche innocente ? Magari, non fosse che, mercoledì 5 ottobre, una furibonda Zeinab compare alla tv di Stato, nega tutto, si scaglia contro i media falsi e bugiardi e racconta che era fuggita di casa perché abusata dal fratello. Con tale Miriam Giannantina a Damasco, corrispondente del “manifesto” che, dall’inizio delle manifestazioni, percorre la palude di menzogne in cui sguazzava a Bengasi e a Misurata il collega Liberti, dello stesso quotidiano “comunista”. Come dubitare delle sue denunce degli orrori di regime appresi tutti esclusivamente da “attivisti”, “comitati dei diritti umani”, pensatori dell’opposizione?
Consiglio Nazionale Siriano a Istanbul
Ma per meglio conoscere coloro cui l’Occidente assegna il lavoro del regime change nel proprio paese (vedi foto sopra), ecco qua qualche capobastone del Consiglio sbocciato all’ombra di Erdogan (“nemico” di Israele, ma anche nemico del nemico di Israele): Bassma Kodmani, fuoruscita in Francia, collegata alla Fondazione Ford, specialista del sostegno a insorti filoccidentali, di cui ha diretto il settore Medioriente e Nordafrica, consigliera per la cooperazione internazionale al Consiglio Nazionale Francese delle Ricerche, organizza progetti israelo-palestinesi; Mohamad Abu Ramadan, dell’Istituto Aspen (cupola del Finanzkapital), Gruppo per la Strategia Mediorientale (nel quale convivono politici e uomini d’affari Usa, israeliani e palestinesi), diretto da Kissinger e Madeleine Albright; Abdulbaset Seida, docente all’ Hudson Institute, l’ente che raccoglie l’estrema destra sionista neocon. Come si vede, gente che ai colonialisti sui blocchi di partenza offre le migliori garanzie per arrivare a tagliare il nastro. Tutta gente che per i siriani conta quanto per i napoletani la discarica di Chiaiano.
Già, i soliti mercenari armati che non glie la fanno perché hanno contro la stragrande maggioranza di una popolazione che non ne vuol sapere della globalizzazione alla Wall Street e di un regime atlantista che svenda il paese, rinunci al Golan e riconosca lo “Stato degli ebrei”, disperdendo nei consigli d’amministrazione della BP e della BCE la propria sovranità e, nel deserto, mezzo milione di profughi palestinesi e un milione di rifugiati iracheni. E allora, visto che ormai la favoletta dei “manifestanti non violenti”, tipo Primavera araba risulta assai stazzonata, ecco che si passa alle “diserzioni in massa dall’esercito”, si inalbera un generale siriano fellone e gaglioffo a Istanbul, Riad al Asaad (attento a non fare la fine dello sprovveduto generale libico Abdelfatah Yunis, fatto fuori dai Fratelli!) e si crea, contro l’ennesimo “mostro sanguinario”, Assad, la Free Syrian Army. Con un esercito “regolare” di liberazione al posto dell’ineffettuale soldataglia islamista, e con magari con il culo in un borgo di “Siria liberata”, ci si può far chiedere l’inesorabile intervento umanitario per salvare i civili sterminati dal Rais. Siamo a questo punto. E guardate che l’universo mondo rilancia la bufala di una “Syrian Free Army” costituita dalle migliaia di militari che avrebbero disertato, il che ne farebbe un esercito regolare, quello siriano “vero”, democratico, patriottico, facile da riconoscere e far riconoscere da ONU e Nato. Per poi rispondere, senza scrupoli legalitari, alla sua invocazione di “aiuti umanitari occidentali per salvare i civili dalle brutalità di Assad”. In effetti si tratta semplicemente del brigantaggio mercenario raccattato tra insoddisfatti integralisti o ultraliberist interni e tra i miliziani di pronto intervento dei Fratelli musulmani, salafiti, wahabiti, ascari della Nato e delle dittature plutocratiche del Golfo stanziati in Medio Oriente e dovunque la Cia collochi unità di Al Qaida. Mentre, secondo l’intelligence israeliana, al Quartier Generale della Nato si stanno allestendo piani per i primi passi militari in Siria e vi si inizia a riversare grandi quantità di armi con cui affrontare carri armati ed elicotteri, a Bruxelles e ad Ankara si lancia una campagna per assoldare migliaia di volontari islamisti da tutto il mondo musulmano. All’esercito turco il compito di fornirgli le basi e di addestrarli.
Russia e Cina, ammaestrati e spaventati dalla lezione che la loro ignavia gli ha inflitto in Libia, ora cancello spalancato sull’Africa con cui scambiavano a reciproco vantaggio, hanno posto il veto a una risoluzione del CdS Onu per nuove sanzioni con licenza di invadere, essendosi finalmente resi conto delle implicazioni geostrategiche e geopolitiche, sia della soppressione delle primavere arabe autentiche, come da tempo consolidate in Siria e Libia, sia della loro progressiva esclusione da un’area centrale per i loro investimenti, i loro rifornimenti energetici, l’equilibrio economico e militare planetario. Per noi, e oggettivamente, questa decisione assume anche un valore etico, la resistenza alla devastazione culturale, ambientale, umana; politico, massi gettati tra gli stivali in marcia dell’imperialismo; sociale, il rafforzamento di centri di resistenza ai predatori del Finanzkapital e del liberismo ultrà; “militare”, nel senso della sinergia con le forze popolari lapidotate, in rivolta contro questo Finanzkapital e le sue guerre interne ed esterne. Comunque, non facciamoci troppe illusioni. Come in precedenti occasioni, Jugoslavia e Iraq, la Francia in Libia, ai mazzieri Nato non gliene calerà molto del Consiglio di Sicurezza. Se non riusciranno, con modi vari, a trascinare Russia e Cina al voto, risponderanno con mezzi collaudati: qualche grossa provocazione dei Fratelli musulmani a Damasco o al Cairo, strage da attribuire ad Assad, un aereo civile sacrificabile, anzi, sacrificando come quello dei Navy Seals, prodi assassini di un Osama bin Laden defunto di diabete 10 anni prima, esploso per mano siriana, magari sopra Lockerbie (sono ripetitivi, mancano di immaginazione, ci voleva uno Steve Jobs, o un Kissinger). L’intervento umanitario avrà lo stesso consenso di centro-destra-sinistra che si ebbe grazie ai neonati strappati dagli iracheni dalle incubatrici del Kuwait, alla strage di civili fatta da Milosevic a Racak nel Kosovo,ai cecchini dell’Ira sui tetti della Domenica di Sangue a Derry, alla US Navy attaccata dai vietnamiti nel Golfo del Tonchino, ai polacchi che sparavano sul popolo di Hitler, a Pearl Harbour, alle stesse Torri Gemelle. Tutta roba, tranne la patacca di Hitler, fatta o manipolata in casa dai gemelli Cia-Mossad.
Ma chi è questa Siria su cui si apprestano a calare i barbari della “civiltà superiore”? Il cuore del Medioriente, l’elemento di contagio progressista verso i feudi reazionari della regione, la spina dorsale di una resistenza palestinese non corrotta dai ladroni dell’ANP, il retroterra strategico e politico del Libano (tutte aree già della Grande Siria, prima degli spezzettamenti coloniali). Decapitarla vorrebbe dire togliere all’Iran da distruggere il vallo di difesa meridionale, omogeneizzare un Mediterraneo Nato da un capo all’altro, avvalersi del 60% delle risorse energetiche mondiali, estromettere i rivali e futuri nemici russi e cinesi da un pezzo del loro raccordo anulare esterno. Ma la Siria è anche un paese bellissimo, con genti evolute, gentili, solidali e ospitali, ricco di patrimoni archeologici e culturali antichi di millenni, moderatamente benestante grazie a un’amministrazione pubblica dei beni strategici, petrolio, acqua, territorio e a una distribuzione della ricchezza che, se anche fosse minata da fenomeni di corruzione, sta a quella dei paesi vicini filoccidentali come un tappeto del Beluchistan sta a una stuoia di canapa.. Mantiene aspetti di autoritarismo nel quale, accanto al Baath laico e socialista, fondato dall’anticolonialista a forte influsso marxista, Michel Aflaq, liberamente scelto dalla maggioranza della popolazione (quella le cui manifestazioni Al Jazira trasforma in proteste contro il regime), sono tollerati partiti, come il comunista, o il nasseriano, che non contraddicano l’ideologia di fondo dell’antimperialismo, dell’antisionismo e di un’accettabile giustizia sociale. Giustizia sociale resa tanto più ardua dall’aver accettato e nutrito, accanto ai 450mila palestinesi (che ci si augura non assumino la posizione scellerata e opportunistica contro Gheddafi di quasi tutte le organizzazioni palestinesi dell’interno), oltre un milione di rifugiati dall’Iraq stuprato. E’. l’autoritarismo, imposto, come nell’Iraq di Saddam, da un assedio nemico che dura ininterrottamente dal giorno dell’indipendenza nazionale dalla Francia(1946) e, in escalation, da quando il Baath ha preso il potere nel 1963. Tentativi di strangolamento economico, aggressioni e furti di territorio israeliani, terrorismo israeliano contro installazioni industriali e omicidi mirati, proliferazione di agenti, spie, destabilizzatori “colorati”, demonizzazioni mediatiche, complotti eseguiti da rinnegati come il narcotrafficante Rifaat Assad, esiliato all’estero, o come Abdel Halim Khaddam, già vicepresidente, divenuto a Parigi, dove vive in una villa regalatagli da Hariri, una delle carte di ricambio del colonialismo. E’ il solito discorso, valido per Cuba, per l’Iraq di Saddam, per la Libia, per lo Zimbabwe, per tutti gli Stati nel mirino del predatore imperialista: meglio lasciare, in omaggio alle celebrate “libertà individuali”, che corpi tumorali manovrati da fuori si innestino nel corpo della società, o meglio guardarsene al fine di portare avanti un discorso che concorra al benessere e alla sovranità di tutto un popolo? Detto al netto della realtà assolutamente virtuale delle nostre “libertà individuali”, della nostra democrazia: meglio tirare su muri di Berlino.
Non sarà, l’assetto siriano, democratico nel senso di come abbiamo ereditato (e poi svuotato) la democrazia dalla rivoluzione francese, o degli Stati Uniti del Patriot Act, con il più alto numero di detenuti e di poveri del mondo avanzato, o dell’Italia di Bersanisconi e dei diktat della BCE. Ma è sicuramente più democratico di tutti i paesi della regione, a partire dalle satrapie del Golfo che tengono il loro popolo per personale di servizio, e più socialista, più antisionista, più antimperialista di tutta la Lega Araba. E’ più che sufficiente per schierarsi.
Il Wall Street Journal , organo della cupola criminale capitalfinanziaria bellica, prevede: “Il successo dei libici influenza la potenzialmente più importante ribellione in Siria… Già ci sono i segni che la Libia offre ispirazione ai ribelli che tentano di rovesciare Assad”. Le sanzioni inflitte alla Siria, unilateralmente o tramite istituzioni come l’ONU e la UE, lo tsunami in crescita della propaganda e delle bugie sono impressionantemente simili a ciò che prepararò l’assalto alla Libia e, prima, a Serbia, Afghanistan e Iraq. Ma il Wall Street Journal farebbe bene a guardarsi dall’incendio scoppiatogli sotto il culo e che sta bruciando ragioni capitalimperialiste un po’ dappertutto negli Usa e in Occidente. E Bruxelles e il Pentagono si dovrebbero chiedere fino a quando il sangue succhiato ai loro anemici sudditi per affogare nel sangue popoli riluttanti non farà apparire un’armata planetaria di zombie che, a forza di numeri e di pietre, sbaraglino i necrofori del dollaro, dell’euro e degli F16. L’idolatrato Steve Jobs, che ha sostituito i rapporti umani con l’atomizzazione sociale e i vuoti fisici, ha consigliato ai giovani “abbiate fame e siate dementi”. Non ha ancora raggiunto il successo totale. Siamo tutti zombie, non ci va la fame, i dementi siete voi e vogliamo mangiare carne imperialista. Viva la Siria!
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http://www.youtube.com/watch?v=UJ387MFKRyg
Video pericoloso:
In questo video ci sono degli slogan scanditi dai manifestanti di evidente sfondo confessionale nel quale traspare l’odio verso gli alawiti e richiami alla violenza. Si sentono slogano pro-sceicco Aroor1, noto sunnita anti Assad che ha incitato attraverso appelli e sermoni televisivi rilanciati anche in Siria, a «fare a pezzi, a tritare e a dare in pasto ai cani» la carne di tutti coloro che appaiono come sostenitori dell'attuale regime.
1
La traduzione degli slogan:
1.30: Homs (Bab Amr): Pacifica Pacifica fino allo sterminio degli alawiti
1.43: Homs: Parliamo apertamente , non vogliamo più vedere gli alawiti
1.59: Ma a chi sono fedeli queste persone? Ad un uomo solo….
2.05: Homs (al-Khalidiya) : Il popolo vuole Adnan al-Aroor
2.20: Idlib (Jabal Ez-Zawieh) : Aroor gioisci gioisci la nostra rivoluzione va al meglio
2.50: Jableh: Aroor , non preoccuparti, ti appoggiano uomini che bevono il sangue
3.03: Hama : Viva viva al-Arror, viva viva al-Qardawi
3.30: Homs (al-Khalidiya): Il popolo vuole Adnan al-Aroor
3.37: Hama: Dite agli Shabiha che gli uomini di Hama sono trucidatori
3.50: Daraa: Aroor gioisci, tutta la Daraa sarà in rivolta
http://www.youtube.com/watch?v=IudHehraL9k&feature=channel_video_title
Slogan contro i cristiani in una manifestazione a Homs, 11.09.2011.
0:43: La fede di Maometto è la gloria, la fede di Gesù è una puttanata
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UNA VITTIMA DELLA CIVILTA’ SUPERIORE
Troy Davis’ Last Words Before He Was Put To Death
By Bossip Staff
September 22, 2011 "Bossip" -- As he lay dying in a Georgia prison, Troy Davis had a few words to say to his alleged victim’s family.
Strapped to the lethal-injection gurney, Davis lifted his head and looked at the MacPhail family, and said, “The incident that night was not my fault, I did not have a gun. … I did not personally kill your son, father and brother. I am innocent.”
He then said for “those about to take my life, may God have mercy on your souls, may God bless your souls.”
When Davis addressed members of the MacPhail family who witnessed the execution, they said nothing, but did not look away.
SMH. While he remained hopeful that those protesting on his behalf yesterday might be successful in convincing the state of Georgia to spare his life, Troy Davis revealed to his supporters that he had made peace with his fate.
Troy’s final letter to his supporters.
To All:
I want to thank all of you for your efforts and dedication to Human Rights and Human Kindness, in the past year I have experienced such emotion, joy, sadness and never ending faith. It is because of all of you that I am alive today, as I look at my sister Martina I am marveled by the love she has for me and of course I worry about her and her health, but as she tells me she is the eldest and she will not back down from this fight to save my life and prove to the world that I am innocent of this terrible crime.
As I look at my mail from across the globe, from places I have never ever dreamed I would know about and people speaking languages and expressing cultures and religions I could only hope to one day see first hand. I am humbled by the emotion that fills my heart with overwhelming, overflowing Joy. I can’t even explain the insurgence of emotion I feel when I try to express the strength I draw from you all, it compounds my faith and it shows me yet again that this is not a case about the death penalty, this is not a case about Troy Davis, this is a case about Justice and the Human Spirit to see Justice prevail.
I cannot answer all of your letters but I do read them all, I cannot see you all but I can imagine your faces, I cannot hear you speak but your letters take me to the far reaches of the world, I cannot touch you physically but I feel your warmth everyday I exist.
So Thank you and remember I am in a place where execution can only destroy your physical form but because of my faith in God, my family and all of you I have been spiritually free for some time and no matter what happens in the days, weeks to come, this Movement to end the death penalty, to seek true justice, to expose a system that fails to protect the innocent must be accelerated. There are so many more Troy Davis’. This fight to end the death penalty is not won or lost through me but through our strength to move forward and save every innocent person in captivity around the globe. We need to dismantle this Unjust system city by city, state by state and country by country.
I can’t wait to Stand with you, no matter if that is in physical or spiritual form, I will one day be announcing,
“I AM TROY DAVIS, and I AM FREE!”
Never Stop Fighting for Justice and We will Win!
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PER I VIVENTI
A chi si ribella
– A chi sa che fra un po' dentro la scatola dei diritti non ci sarà più niente,
– a chi paga tasse che non bastano mai, perché gli evasori sono troppi e se
la ridono,
– a chi è salito sui tetti, perché per terra non lo cagava più nessuno,
– a chi si oppone ai marchionni, casual di fuori e gerarchi dentro, che
pretendono servi muti e striscianti,
– a chi non vuole più altre "grandi opere" perché gli bastano quelle già
fatte: grandi solo di corruzione, scempio e debiti che lasciano a chi
verrà,
– a chi ha osato alzare la testa contro una dirigenza arrogante protetta da
divise e lacrimogeni,
– a chi pretende un orizzonte certo e invece la Gelmini gli propone solo
un precariato surrogato,
– a chi è stanco di raccogliere pomodori al prezzo degli schiavi,
– a chi vuol smettere di stare in dieci in una casa per due,
– a chi non sopporta più di aver paura di camorristi, polizia e ronde, a chi
inoltre è anche donna e quindi per lei tutto è anche peggio,
– a chi non accetta di far carriera come ruffiano o troia, o le due insieme
che è ancora meglio,
– a chi è incazzato perché ogni giorno gli rubano un po' di vita e quindi,
volendo, dovrebbe poter capire noi: quelli a cui negano tutto.
Con la complicità passiva di una massa narcotizzata dalla TV e che non
ammette di trovarsi già con un piede nel mattatoio dei vinti, vi state
avvicinando alla nostra normale condizione di vita.
Il secondino ogni giorno vi accorcia la catena, riducendo la lunghezza
che aveva ieri.
Di questo siamo esperti: a noi i diritti li hanno negati migliaia di anni fa
e non ce li hanno mai più restituiti.
Da allora, complici le religioni, ripetono che non li abbiamo mai avuti,
che siamo a completa disposizione del genere umano.
Da allora viviamo sopraffatti, bastonati dai ricchi e dai poveri, dai
generali e dai soldati. Rappresentiamo l'allenamento umano alla
repressione, la forma primitiva di sfruttamento resa poi "normale" da secoli
di ripetizione.
Per migliaia di anni l'uomo ci ha massacrato per farsi la guerra, ci ha
frustato affinché trainassimo il suo progresso fasullo e ora continua a
pagare il conto ammazzandoci.
Mentre giustamente urlate contro chi recinta il vostro futuro col filo
spinato, pensate ai miliardi di noi, bestie internate, che urlano e nessuno le
vuol sentire. Allo sfruttamento assoluto dei più deboli di tutti.
Non dimenticatevi dei senza tutto, senza voce, senza sindacati, senza
bandiere, fecondati a forza, costretti a nascere, a crescere orfani, castrati,
sbeccati, ingabbiati, munti, spiumati, incatenati, venduti ed infine spellati e
fatti a pezzi.
Per voi la prigione arriva dopo un processo, magari un processo che fa
schifo, ma per noi l'ergastolo arriva subito, senza appello, appena nati.
Per voi la pena di morte non c'è, nemmeno per chi brucia operai o fotte
bambini e poi li sotterra: per noi esiste in tutti i paesi, anche nei più
civili.
Per voi l'aspettativa di vita è tale da mettere in discussione le pensioni:
per noi la vita normalmente è ridotta a un decimo e per come ci trattano
gli allevatori è meglio così.
Su di voi le terapie si accaniscono anche quando siete ridotti a larve: a
noi ci ammazzano giovanissimi e in piena salute.
Per voi lavorare può essere anche pericoloso: per noi è sempre fatale.
Per voi le morti sul lavoro sono una vergognosa percentuale che deve
essere ridotta: a noi ci ammazzano tutti: per noi il lavoro è morire.
Quando urlate a chi vi rinchiude o vi bastona "non siamo animali, non
potete trattarci così" implicitamente ammettete che possano farlo a noi,
consci che sfruttamento e prigione sono esercizi esclusivamente umani.
Nessuna bestia pianifica la nascita, la reclusione e la morte di un'altra
specie.
E tutto ciò avviene non per questione di vita o di morte, di chi ci mangia
o ci strappa la pelliccia, ma per il lucro cospicuo di chi alleva e commercia,
e per il gusto o la vanità di chi compra. E, paradossalmente, tutto avviene
anche col contributo di quegli oppressi che, preoccupati esclusivamente
della propria difesa, contestano gli oppressori continuando, tranquilli e con
cieca incoerenza, a divorare altri oppressi ridotti in polpette. Siamo
condannati a morte per il disinteresse globale di padroni e servi e per
soddisfare lucro e palato. E per ingrassare l'attitudine al non pensare.
Forse non ve ne rendete conto, ma noi, da sempre, vi siamo molto vicini.
Se aprite il vostro frigorifero noi siamo lì, nell'unico posto in cui troviamo
pace.
(Testo di Walter Giordano)
senza parole ....
RispondiEliminada guardare solo se ve la sentite ...
sirte
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=hobDCtmx0xo&skipcontrinter=1
ciao fulvio,
RispondiEliminanon ho ancora letto il tuo editoriale.
ma sembra che basta chiedere per avere!!
grazie!!
saluti
alberto
Cari compagni anche se non vedo il futuro roseo vi dedico una canzone dei miei tempi:
RispondiElimina" Tutto il mondo sta esplodendo dall’Angola alla Palestina,l’America Latina sta combattendo,
la lotta armata vince in Indocina;
in tutto il mondo i popoli acquistano coscienza
e nelle piazze scendono con la giusta violenza.
E allora: cosa vuoi di più, compagno, per capire
che è suonata l’ora del fucile? (1)
L’America dei Nixon, degli Agnew e McNamara dalle Pantere Nere una lezione impara: (2)
la civiltà del napalm ai popoli non piace, finché ci son padroni non ci sarà mai pace; (3)
la pace dei padroni fa comodo ai padroni, la coesistenza è truffa per farci stare buoni. (4)
E allora: cosa vuoi di più, compagno, per capire
che è suonata l’ora del fucile?
In Spagna ed in Polonia gli operai insegnan che la lotta non si è fermata mai contro i padroni uniti,
contro il capitalismo, anche se mascherato da un falso socialismo.
Gli operai polacchi che hanno scioperato gridavano in corteo "Polizia Gestapo"
Gridavano: "Gomulka, per te finisce male". (5)
Marciavano cantando l’Internazionale.
E allora: cosa vuoi di più, compagno, per capire
che è suonata l’ora del fucile? Le masse, anche in Europa, non stanno più a guardare,
la lotta esplode ovunque e non si può fermare:
ovunque barricate: da Burgos a Stettino, ed anche qui fra noi, (6)
da Avola a Torino, da Orgosolo a Marghera, da Battipaglia a Reggio, (7)
la lotta dura avanza, i padroni avran la peggio.
E allora: cosa vuoi di più, compagno, per capire
che è suonata l’ora del fucile?"
Fabrizio Stella
Tutti parlano di politica,siamo un paese libero e quindi liberamente si osannano i diari falsi del duce,si mortifica la storia dei partigiani comunisti con le leggende sull'oro di dongo e altre storielle secondarie.I bravi sono i nostri padroni,che hanno ragione a prescindere.L'ignoranza aggressiva,la tifoseria calcistica più scalmanate prende il posto della militanza e del sostegno a un partito,all'organizzazione.
RispondiEliminaItaliani brava gente che vede solo le foibe e non Arbe.Che giustificano venti anni di fascismo con la favola di un regime di mammole,non fosse per l'intervento del folle teutonico.
Pieni di queste balle,ci pare giusto non credere agli altri.Bugiardi nel dna.Fermi all'accusa allo stalinismo non si vedono i crimini dei liberali,ormai zombi sdentati e inutili che invadono ancora per troppo spazio e tempo le nostre vite.
Questi sono gli uomini:animali di soma delle verità falsificate.Molti ci guadagnano,altri sono inculati ma stranamente applaudono i loro sodomiti,anzi santi sodomiti.Però ci sono anche quelli che resistono,non per chissà quale vittoria,ma per semplice dignità.
Dignità e amore per la vita che si dovrebbe imparare da un Nando,scorazzante miracolo di sangue e amicizia e buon senso animalesco sulle rovine di una serbia.E ti brucia il sangue nelle vene per la codardia umana che attacca i civili e i governi autonomi per rapinarli,e i cani che se mordono una ragione seria ce l'hanno .10 100 1000 Nando contro lo squallore bestiale delle belve euroatlantiste
bau bau baby!
ps:scusate,dimenticavo:il caso delle due simone da un po' di tempo non mi convince.Tuttavia non ho capito bene cosa vi sia stato sotto.E a cosa sarebbe servito.Esiste un libro o qualcosa per far luce su questo strano caso?
RispondiEliminagrazie
A proposito dello pseudo complotto "sventato" (o inventato) Iran Narcos (ricorda o no Iran Contras?):
RispondiElimina«Si sarebbero messe a rischio molte vite», ha aggiunto il direttore dell'Fbi, Robert Mueller, «se il complotto fosse andato a buon fine». «Non consentiremo a altri paesi di usare il nostro territorio come il loro campo di battaglia», ha osservato quindi Preet Bharara, il procuratore di Manhattan.
Ammesso e non concesso che sia vero e quindi non un ennesimo pretesto per rompere i coglioni a chi non si allinea, con quale faccia tosta si presentano al mondo? E' esattamente quello che fanno loro da sempre, ammazzare gente qua e là in territori non loro, e usare le altre nazioni come campi di battaglia per i propri sporchi interessi. Fabrizio
ed ecco qui il solito campetto
RispondiEliminahttp://www.campoantimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1755:lassad-sara-rovesciato-dal-popolor&catid=28:siria-cat&Itemid=4
hanno trovato questo dissidente che glorifica l'attacco ad assad come sacro movimento popolare e così sia
Notare che il campetto aveva sostenuto con sprezzo del ridicolo anche le orde di banditi libici contro gheddafi.
Irriducibili davvero
E' sempre un piacere leggerti Fulvio. W la Siria, araba, socialista e antimperialista. E' la sola Sira che riconosco. In queste ore migliaia di persone stanno affollando la Piazza Sabaa Bahra di Damasco gridando "La Siria è la mia Patria".
RispondiEliminaGrazie Fulvio, attendevo un tuo articolo sulla Siria.
Complimenti, amici miei, per la celerità e l'intelligente e appassionata partecipazione. Grazie, è un conforto grosso nella solitudine del giornalista reietto. La canzone "Tutto il mondo sta esplodendo" della mia Lotta Continua l'ho suonata e cantata per mille strade del '68 e seguenti. Ha solo un difetto, anzi, una pesante caduta, quella relativa agli operai polacchi e a Gomulka. Gli operai erano di Solidarnosh, operazione del Vaticano, della UIL, e della Cia e Gomulka è stato uno straordinario difensore del socialismo nuovo. Questo sbandamento fa il paio con la falsa teoria del "socialimperialismo", lanciata dal l'ambiguo Sofri alcuni anni dopo. La prima volta era dabbenaggine, la seconda odio anticomunista, preludio al tradimento di Sofri.
RispondiEliminaA Davide vorrei ricordare, a proposito del "folle teutonico", che i folli anglosassoni non erano granchè meglio, se non nella forma. Trattossi di scontro interimperialista per il dominio globale, vinto dagli Usa. Se si guarda al dopo, Hitler non avrebbe potuto fare meglio.
Quanto alle due Simone, basta cercare in internet. Erano due attiviste delll'ambiguissimo POnte per...una addirittura aveva lavorato in Kosovo per il Ministero della Difesa. Come quasi tutti i rapimenti in Iraq, era organizzato dalla Cia e attribuito alla Resistenza. Si sequestravano sempre persone che davano fastidio, anche poco. La truffa venne coronata da Scelli (berlusconiano), presidente della Croce Rossa militarizzata, con la sceneggiata delle due ragazze che compaiono miracolosamente incappucciate dal vuoto deserto, fanno finta di esultare insieme ai "liberatori", il tutto davanti a un'armata di telecamere bell'e pronte per la "sorpresa". Le due attrici girarono poi nelle televisioni a satanizzare Saddam e la resistenza.
Dresda basta da sola a mostrare quanta ferocia della peggiore specie abiti nelle teste e nei cuori delle democrazie liberali.
RispondiEliminaHo scritto "folle teutonico",perchè così viene trattato sui falsi diari mussoliniani e da tanta propaganda liberale.
C'è un buco enorme nella storia,ed è il seguente:si è abusato dell'attacco ai regimi comunisti,si è condannato e poi in parte perdonato il fascismo,ma MAI un cenno agli orrori delle democrazie liberali dal colonialismo fino alle rivoluzioni colorate.
A parte noi,chiaramente
ps:consiglio la lettura di MATTATOIO 5 di Kurt Vonnegut.Uno dei pochissimi casi letterari in cui si parla di dresda,almeno che io sappia
Ciao Fulvio. Credo che la canzone si riferisse ad una manifestazione degli operai dei cantieri navali di Danzika nel 1970. Fra Gomulka e Walensa ci fu una figura intermedia sempre del partito operaio, Edward Gierek,che solo successivamente (una decina d'anni dopo) aprì la strada ai cattolici di solidarnosh andando a baciare le mani del papa (anzi due, Montini e Woitila). Gomulka pure lui qualche ambiguità ce l'aveva.
RispondiEliminaagli "amici" del campetto rispondo con questa intervista del 2005,così,tanto per ricordare loro che arrivano sempre secondi,non sono loro ad aver inventato "l'esportazione di democrazia" o "diritti umani" che di umano hanno solo la bestialità, prerogativa appunto umana,niente a che fare con le bestie.
RispondiEliminahttp://www.informationclearinghouse.info/article11336.htm
Ah, le Due Simone !
RispondiEliminaEra l'inizio di settembre 2004 ed anche qui come in Russia cominciarono le scuole.
I nostri bambini assieme alle mamme italiane avevano cominciato a versare lacrime per i mille bambini della scuola di Beslan sequestrati e alla fine trucidati da terroristi wahabiti tagliagole.
Le Due Simone fecero scomparire la tragedia di Beslan dai nostri schermi televisi che cominciarono a trasmettere un sano tripudio per l'avventura delle eroine pagate dalla NATO.
E' da molto tempo che uso l'appellativo di bestie riferendomi al genere umano e chiamando animali il resto delle specie.
RispondiEliminaSarà che sono vegetariano, proprio per il rispetto dovuto a tutti gli esseri viventi (pesci compresi)ma tutte le orripilaggini agli animali, il sistematico degrado dell'ambiente,la violenza interessata(money)o gratuita verso il simile,vengono perpetrate dalle bestie bipedi che, se scomparissero dalla terra,questa ne avrebbe solo sollievo.
l'articolo è molto interessante.
RispondiEliminagrazie fulvio per le tue opinioni lontane dal coro.
una cosa che però mi lascia perplesso: è il fatto che dici di infischiartene della corruzione e del nepotismo, dicendo di guardare prima in casa nostra.
ecco; io credo che il nepotismo e la corruzione siano mali da estirpare in ogni luogo del mondo e che la loro denuncia non possa ovviamente avere un colore politico.
purtroppo noi occidentali ci arroghiamo sempre il diritto di definire cosa è democrazia e cosa non lo è, non accorgendoci invece che noi occidentali stessi stiamo perdendo diritti sociali e democratici conquistati quando al governo c'era andreotti in italia e breznev in unione sovietica.
stiamo barattando diritti con beni di consumo inutili, superflui ed inquinanti e per non vedere quello che ci sta accadendo andiamo a fare le pulci a regimi che ci hanno sempre garantito un argine contro l'avanzata del fondamentalismo islamico; non capendo che il fondamentalismo islamico è propedeutico all'invasione del consumismo occidentale nei paesi musulmani.
vedi l'arabia saudita, gli emirati, il qatar, etc. etc. etc.
saluti
alberto
non capisco l'ambiguità di Gomulcka,se un intermediario poi si rivela una quinta colonna del cattolicume.Non è una polemica,è proprio che non riesco a comprendere quali possano essere le colpe del compagno polacco.
RispondiEliminaAnche perchè non vorrei che si cascasse nell'errore della mia formazione politica,la quale per cercare il comunista perfetto demoliva tutti i compagni ,(hanno il potere,sono capi di stato,però marx diceva questo,bla bla bla),si dovrebbe fare un bilancio e valutare quello che hanno fatto,usando solo la morale politica e non quella pubblica.
Detto questo solidarnosc è stato forse il primo passo verso il rincoglionimento dei sinistrati,che non hanno visto dietro ad esso la macchina del capitalismo e dell'espansionismo imperialista.
Insomma io credo sia facile criticare quelle figure di spicco del mondo rivoluzionario,da parte di chi non deve condurre uno Stato alla trasformazione della società,ma che avendo quelle responsabilità sia anche facile sbagliare
Tutti buoni a dar del pirla a Micheal Collins per il trattato firmato a londra,ma cosa si poteva fare di diverso?Chiaramente nella successiva guerra civile io sostengo le forze anti collins,ma non penso che lui per quel tragico errore debba essere condannato a chissà quale pena.O no?
Grazie, Davide, su Gomulka e Solidarnosc e relativi settarismi non si poteva dire meglio.
RispondiEliminaAnonimo@ Quanto al "chissenefrega" della corruzione in Siria. Intanto è un'enfasi lessicale che contrasta l'abuso di queste accuse da parte dei più corrotti del mondo. Poi, a parte l'uso strumentale che ne fanno i mostri, fammi vedere governi di società che non abbiano fenomeni di corruzione, o barboni, o analfabeti, o psicopatici. Di fronte a una società trattata dal suo governo meglio di tantissime altre, a un popolo e uno Stato che uniti difendono cose fondamentali come la sovranità e la pace, ripeto "chissenefrega" del resto. Ci pensino e ci penseranno i siriani. Noi muti! La questione è politica, non moralista.
@ fulvio.
RispondiEliminama il mutismo lo riferivi a chi?
immagino ai nostri governanti e ai loro seguaci, vero?
oppure a noi genericamente occidentali?
in ogni caso ribadisco che io sono completamente contrario alla corruzione, sia essa di fidel castro, di chavez, di morales, di assad, di gheddafi, di obama, di sarkozì, di mao tse tung, di lenin, di stalin, di pinochet etc. etc. etc.
chi è corruttore o concussore non può avere il mio consenso, ne morale, ne tantomeno politico anche se lotta per la mia stessa causa; perché in quel momento non sta più lottando per la mia stessa causa.
purtroppo, sono ancora utopista; ma credo di essere dalla parte giusta sebbene con tutta probabilità minoritaria.
saluti
alb
Si,comprendiamo che sia necessario il cambiamento politico nazionale e internazionale.La crisi economica,non è solo crisi di danè,ma è il suono delle trombe che anticipa il giudizio finale sul sistema liberale,colonialista,imperialista e le sue truppe di intellettuali,politicanti,economisti,imprenditori.
RispondiEliminaFa specie come le nostre classi dominanti abbiano applaudito la fine del sistema comunista,alla faccia delle migliaia di persone che hanno visto solo peggiorare la loro esistenza,mostrando un cinismo da piccoli omuncoli quali sono,ora si mostrino dei piagnoni colossali qualora si facesse notare che il loro sistema è agonizzante e noi vorremmo staccare la spina.Consci dei grossi casini che si scateneranno,è l'evoluzione baby!Chiedilo a Darwin,ci vorrà tempo e non sono questi.Non è detto però che tra alcuni decenni si possa arrivare a una svolta di democrazia socialista.
Nel frattempo l'ennesima pagliacciata dei soliti buffoni,gli americani,con il caso dell'attentato all'ambasciatore saudito che quanto pare incomincia a sgonfiarsi
E Gheddafi,un eroe autentico,continua a resistere.Non lo vedi oltre le nuvole nerissime di queste democrazie,che forse c'è un pallido sole rivoluzionario?Forse
ora io non so,dicono che l'attentato all'ambasciatore saudita sia tutta fuffa e fin qui mi sta bene a meno che pronunciare Chevrolet sia atto terroristico oltre che pubblicitario ma non mi convince la motivazione, non credo sia per distogliere l'opinione pubblica americana dal movimento occupare Wall Street o forse anche ma penso di più ad un chiaro avvertimento all'Iran di non intromettersi nella questione siriana e ciò vale anche per la Russia con la riconferma dell' ammbasciatore americano, questo simpatico personaggio Michael McFaul
RispondiEliminahttp://en.wikipedia.org/wiki/Michael_McFaul
e mentre il teatrino "politico" in Italia prosegue secondo "tromba tu che trombo anchio" spero che arrivi Gheddafi con i suoi cammelli e li insedi in parlamento,sanno trombare certamente con più vigore
Un detenuto israeliano vale quattrocentosettantasette prigionieri palestinesi. Quattrocentosettantasette, un numero quasi biblico. La sua liberazione vale le prime pagine dei giornali occidentali. Bisogna commuoversi a comando. Lui ha un volto, un nome, una storia, una famiglia. Lui è un uomo, gli altri no.
RispondiEliminaIl video segnalato è stato rimosso :-(
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=13xy37BulPI&feature=share
Grazie, cari amici, per i vostri interventi. Condivido il vostro dolore e la vostra sconfinata rabbia. Sono ancora in giro in Germania per presentare a un pubblico che in Italia ci sogniamo il documentario Maledetta Primavera.
RispondiEliminaRispondero' sul blog la prossima settimana.
Ciao. Gheddafi vive, non è vuota retorica. Chiedetelo al popolo libico.