martedì 24 gennaio 2012
Siria, Iran Libia, Italia: grisaglie e jallabieh alla guerra mondiale
Nessuno è più schiavo senza speranza di coloro che falsamente credono di essere liberi. (Wolfgang Goethe)
La libertà di stampa è garantita solo a quelli che la posseggono. (A.J.Liebling)
Il pregiudizio, che vede quello che gli piace, non sa vedere ciò che è evidente. (Aubrey T. De Vere)
Maroni, il miglior ministro dell’interno da sempre. Israele, il miglior esempio di Stato per legalità e sicurezza. Vorrei tanto che il centrodestra riprendesse i valori dell’antimafia di Giorgio Almirante. (Roberto Saviano)
Libia: Bani Walid riconquistata, si combatte in tutto il paese, il CNT si spappola, l’aiutante di campo Nato, Monti, elemosina briciole dai ratti a Tripoli, sbarcano 12.000 marines per proteggere il bottino petrolifero dagli attacchi della Resistenza., i vari terroristi Al Qaida si sbranano tra di loro.
Siria: il caposservatore della Lega Araba conferma la normalità e denuncia le esagerazioni dei cospiratori, la calma si estende in tutto il paese, i russi forniscono Mig23 a Damasco, si va verso le riforme di Assad, sempre più evidente il protagonismo di mercenari esterni e dei loro sponsor, l’emiro del Qatar si sputtana visitando Israele.
Me lo devo togliere subito un peso sullo stomaco che, scusate il tecnicismo, fa letteralmente cagare. Dopo ci sono un sacco di ottime notizie. Visto che le cose stanno andando maluccio per gli uccellatori, in Libia, Siria, perfino da noi, ecco che, nelle loro gabbie, con la promessa di razioni suppletive di miglio, vengono attivati i canarini canterini perché alzino il volume del loro squittìo. Fuor di metafora sono quelli che, sotto mentite spoglie, gracchiano vacue genericità contro il mostro delle guerre e oppressioni, per poi precipitarsi a lisciargli gli aculei e lucidarne le zanne con giuramenti di incrollabile adesione al suo principio guida: satanizzare le vittime da cannibalizzare. E’ la metastasi di sinistra diffusasi a partire dal nè-né jugoslavo: né con la Nato né con Milosevic, e poi né con la Nato né con Saddam, né con la Nato né con i Taliban, né con la Nato né con Gheddafi, né con la Nato né con Assad, né con la Nato né con Ahmedinejad. E poi né con Monti, né con i Forconi (viva i Forconi, alla faccia dei seccatissimi radical-chic del “manifesto” che abbaiano, in coro con i confindustriali e il regime di polizia, contro le infiltrazioni mafiose del movimento. Intanto è fisiologico che si cerchi di infiltrare e manipolare ogni buona lotta, vedi le primavere arabe, ma vuoi mettere le infiltrazioni mafiose, quelle di alto bordo, di coloro che gridano all’infiltrazione dei Forconi?) Quale è il bidoncino dell’immondizia, accanto a quelli di vetro, metallo, plastica, carta, per questi scarti della storia, utilizzati come stracci per pulire le strade della guerra e del sangue? Quello dei rifiuti tossici e ospedalieri?
Nella sua sciropposa trasmissione speciale su RAI 3, per l’addio dalle scene dell’onesto dabbenuomo Ivano Fossati, come aveva già voluto delinquere, prendendoci alle spalle con Saviano in “Vieni via con me”, il melenso lecchino di mille marchette politico-commerciali, Fabio Fazio, ha tirato fuori da sotto il collettino incravattato, sovrastato da pelo di topo, il costume di rettile. Mentre ci trovavamo mellifluamente dondolati da tenere armonie di pace, amore, bene e mare, rassicurati da Fiorella Mannoia e Zucchero, quindi del tutto inermi, ecco che irrompe un drone Nato-Cia-Mossad con la faccia di Fazio che ci tira addosso il missile di un ragazzetto sprovvisto di italiano, ma promosso a gigolò, che legge una patetica storiella scritta in punta di penna di Liala, in cui si narra degli orrori dei Taliban. I cattivissimi (buonissimi al tempo della cacciata dei sovietici) dai quali il poveretto ha dovuto fuggire, lasciandosi dietro carneficine di innocenti, fino ad approdare nell’ospitale Venezia, “felice di potersi finalmente riposare”(evitato, grazie al fervorino, CIE, bastonate, schiavismo e deportazione). Una mascalzonata che Santoro – ditene pure peste e corna – avrebbe magari riequilibrato con qualche immagine della mattanza che la Nato, impropriamente sul posto, da 11 anni esegue su villaggi e civili inermi.
Stessa caratura etico-politica degli azzeccagarbugli del Forum Palestina che, per voce di Germano Monti e appiattendosi sulla non innocente e certo ottusa posizione di alcune organizzazioni palestinesi, dal trono di latta, tecnicamente di merda, del suo perbenismo euro-razzista, lancia fatwe contro tutti coloro che ai fagocitanti dell’Impero stanno sui coglioni: ieri Gheddafi, oggi Assad e Ahmadinejad. Gran rivoluzionari di velluto, cari alla National Endowment for Democracy. E qui rendo merito a Contropiano, della Rete dei Comunisti, che ha saputo sulla Siria mettere i puntini sugli i.
Altro, in tutti i senso ingombrante, personaggio della risma delle vivandiere è Luisa Morgantini. Circolano in questi giorni in parallelo due appelli dalle firme illustri. Il “manifesto” titola uno “No alla repressione in Egitto e Siria” e l’altro “No alla guerra contro Iran e Siria” (noguerrasiriairan@libero.it) . Quest’ultimo, qui riportato in calce, è ineccepibile e, con Losurdo, Vattimo, Hack, Chiesa e altri, chiama alla lotta contro i cani da guerra e le jene da embargo, né smantella le menzogne e gli arbitrii. Me ne prendo un po’ di merito anch’io perché, ricevutolo dalla Germania, fatte alcune rettifiche, l’ho tradotto e diffuso in rete. L’altro esige solo una definizione: schifezza. Si tratta dei soliti reggicoda dei “diritti umani” e della “democrazia” da esportazione. Però in sacchetti alla lavanda, non con le bombe, per carità. Li sappiamo a memoria: Morgantini, Mecozzi, Agnoletto, Monti, Vauro, Bersani (Attac), Cannavò (Sinistra Critica), Tonio Dall’Olio…. Tutta gente che bazzica per le aree di interesse imperiale e resistenza popolare cercando di disarmare gli aggrediti con la perorazione di far congiungere i buoni dell’una e dell’altra parte.
Anestizzata la propria coscienza al profumo di lavanda con qualche critica a Occidente, Israele e satrapi arabi, questi cerchiobottisti, con la loro virulenza diffamatoria contro chi non gli assomiglia, fanno apparire i leghisti madamini di corte. Immancabile, in tanta vergogna collaborazionista, sia l’invocazione all’ONU, noto ente di pace a fianco di umili e indifesi, sia lo sdegno per l’insufficiente intervento della “comunità internazionale” (meglio “atlantica”) a sostegno del popolo siriano, di cui Morgantini e Agnoletto sanno esprimere i sentimenti molto meglio di quei milioni che per Assad manifestano da mesi a Damasco e ovunque. E’ della stessa categoria di infami il sorosiano Human Rights Watch, che, smerdate le sue balle libiche su fosse comuni e viagra da stupro, ora si esercita, insieme alla consorella Amnesty, sulla Siria, sulla quale invoca “misure decisive di Lega Araba e ONU”. Le misure decisive le avevano già chieste per la Libia, dimenticandosi poi peraltro di gettare un occhio e un elenco sulle decine di migliaia di innocenti libici sistemati da quelle misure.
Libia libera
Ma veniamo alle cose belle. E’ partita alla grande, a dispetto di tutti gli imbarazzatissimi occultamenti, la lotta di liberazione in Libia. Privati della copertura area dei pupari Nato, i “giovani rivoluzionari” di estrazione Nato-Al Qaida, cadono come birilli davanti agli attacchi della guerriglia lealista, quando non si fanno a pezzi tra loro e con il CNT, recentemente fuggito a gambe levate, il quislinghino Jalil in testa, dalla Bengasi in rivolta. In rivolta dei tagliateste integralisti, ansiosi di far finire tutti i non shariaci come Gheddafi, ma che fa. Anzi, tutto fa ottimo brodo per mandare a gambe all’aria questo sconcio di Libia di mentecatti e venduti. Questo “governo” senza arte né parte, senza forze di sicurezza e senza un pulviscolo di sovranità, perde pezzi un giorno sì e l’altro pure. Lungo la costa imperversano, trucidandosi per l’osso, bande e pezzi di tribù. Tagliagole idonei alle atrocità, ma inetti al combattimento contro chi non si batte per dollari, impegnati a sgozzarsi fra loro, insieme alla fine delle incursioni Nato offrono l’occasione per un equilibrio di forze favorevole alla resistenza. In meno di una giornata, Bani Walid,150mila abitanti, cuore della tribù Warfalla, con oltre un milione la più grande del paese, indomitamente gheddafiana, che già era costata ai ratti due mesi di assedio, è stata liberata. E’ bastato che qualche ratto si avvicinasse e pretendesse di arrestare un dirigente lealista, che la città e tutta la provincia siano esplose. Al confine sud l’alleanza Tuareg-truppe gheddafiane presidia i confini e impedisce il dominio dei ratti sul Fezzan.
Se leggeste i bollettini della Resistenza (Free Libyan Press), avreste un quadro di ininterrotta attività delle forze lealiste da un capo all’altro del paese. Tanto che spesso i media, rintuzzati nelle loro mistificazioni, rimediano facendo passare per scontri interni agli islamisti le operazioni anti-regime dei patrioti. Così Bengasi è letteralmente esplosa all’arrivo del CNT e di Jalil, costringendo la combriccola a darsela a gambe e il vicepresidente a rassegnare, atterrito, le dimissioni. Tutta Tripoli, Zawhia, Sliten, Ras Lanuf, Sebha, rimbombano di spari e granate e, per quanto possano esserci scontri tra le mafie terroriste spedite dal Golfo, il dato che ovunque vengano attaccate le prigioni e liberati soldati e militanti gheddafiani offre un segnale preciso. A salvare il salvabile da una guerriglia, che saprà estendersi anche ai trent’anni di lotta antitaliana (ma ci vorrà di meno in uno scenario che vede uniti agli arabi laici, sovrani e non globalizzati Russia, Cina, Latinoamerica, Occupy e, domani, Forconi in tutto l’Occidente), e che, come in Afghanistan, non permetterà mai il controllo del territorio, sbarcano su pozzi e terminali 12mila marines. Sicari mandati dall’Anonima Sequestri a garantire quanto meno il furto del petrolio. Reso viepiù difficile dai costanti sabotaggi delle condutture e assalti agli impianti da parte dell’Esercito Nazionale di Liberazione.
E’ questo il contesto in cui a Tripoli è sbarcato Monti, questa cornacchietta sulle spalle dell'Idra a tre teste FMI, BCE, agenzie di rating. E' arrivato con due gorilla, l’addestratore di ratti degli Interni e quello di mercenari della Difesa, quel Di Paola che, scavalcando le montagne di sue vittime, si presenta a pietire qualche contributo di stellette nostrane al soffocamento nel sangue dei libici, del quale è stato tra gli iniziatori. L’uomo Goldman Sachs, Bilderberg, Trilateral, non pago del colpo di Stato in patria, fatto in combutta con Napolitano, “il comunista preferito di Kissinger” (e pour cause!), per depredare quel che resta di democrazia, diritto, sopravvivenza, vorrebbe a Tripoli cavare qualche castagna secca dal fuoco con il quale la sua associazione a delinquere Usurai SpA, ha incenerito la Libia. Il partner è tutto da ridere: quel traballante CTN cui nessuno in Libia dà retta e che non possiede neanche l’oncia di legittimità e affidabilità attribuibile ai “barbari sognanti” di ciularsi il Nord Italia. Grandi accordi per Eni, Impregilo, Fiat, Snam, Caltagirone, che gli potranno permettere, finchè il popolo libico non farà pulizia, di ravanare tra le eccedenze di francesi, britannici, statunitensi, qatarioti. Ma, non temete, con quelle pive nel sacco, la banda di scassinatori con licenza parlamentare di uccidere, avrà modo di rifarsi su di noi.
Siria libera
Dunque, il capo della missione di osservatori della Lega Araba, tradendo il mandato assegnatogli dai pascià del Golfo con l’avvoltoio Nato-Israele sulle spalle, ha dichiarato che i media avevano sparato cazzate, che la violenza era anche dei rivoltosi, che la situazione in tutto il paese era normale e che l’opposizione interna ed esterna la smettesse di demonizzare la missione cianciando di violenze e stragi. E che tutto questo era stato stabilito - afferma - grazie all’assistenza e all’assoluta libertà di ricerca, contatto, movimento, assicurate alla delegazione dal governo di Damasco. Infuriati, i mandanti, costretti a rinunciare, per ora, a un rapporto anatema contro Assad, prima hanno tirato fuori un unico osservatore gaglioffo e gli hanno fatto spappagallare le calunnie da mesi rovesciate sulla Siria. Poi hanno ceduto all’umiliazione di allungare di un mese l’operazione.
Viene a mente quella periferia di Damasco che ho ripetutamente percorso, della quale nello stesso momento le emittenti imperiali e reazionarie raccontavano che era insorta e veniva cannoneggiata. Avessi visto una sola parete di casa colpita da un obice!. E vengono a mente quegli osservatori che si aggiravano per ogni dove, perplessi a non trovare una qualche prova dello sterminio assadiano del proprio popolo. Alla luce della foia bellica della gazzetta del sion-yankee De Benedetti, va riservata attenzione al lungo reportage di Alberto Statera che se ne va a spasso a Deraa, descritta come origine e fulcro dell’insurrezione e della repressione selvaggia, con i soliti 7, 8 assassinati dal regime ogni giorno, senza incontrare alcunché che non indichi una vita normale e un’assenza totale di violenze. Sembra che ai “giovani rivoluzionari” con armi israeliane e istruttori Nato non sia rimasta che la classica risorsa degli attentati al tritolo contro la popolazione refrattaria alla “rivoluzione”. Esempio, oltre quello da me vissuto a Damasco il 6 gennaio, massacro di 26 civili e poliziotti: il 21 gennaio scorso, sulla strada Idili-Ariha, questi “rivoluzionari” hanno attaccato un bus della polizia che trasportava prigionieri, cioè loro sodali, e hanno massacrato 14 persone. Battuti nello scontro, ora rimediano con le road side bomb, dal bersaglio indiscriminato. Se non si prevale, che almeno si coltivi il caos. Occidente e satrapi si accontenteranno.
Man mano che si avvicinano le riforme decise dal governo per marzo e giugno, nuova costituzione, referendum, elezioni pluripartitiche sotto osservatori internazionali, che sottraggono ai “ribelli” il tappeto “democratico” stesogli sotto ai piedi da Turchia, tiranni monarchici e Nato, i cospiratori diventano più nervosi e si agitano. Costernato dal sondaggio di una società del suo stesso regno che riconosceva ad Assad il sostegno della maggioranza del paese (il 55%, hanno dichiarato a denti stretti, ma fuori dal Qatar si può calcolare poco di meno del 100%, lo sanno bene gli osservatori) il monarcodittatore Al Thani ha chiesto soccorso. Sfidando ogni remora di fratellanza araba e mostrando al mondo l’unità d’intenti tra cricche criminali, ha compiuto una“visita segreta” in Israele.Tanto segreta, che si è fatta riprendere in lungo e in largo, fin nell’affettuoso tète a téte con la gorgone assassina di Gaza, Tzipi Livni.
Come dire, se quei quattro mercenari di Al Qaida infiltrati e i locali Fratelli Musulmani non ce la facessero, e figuriamoci l’esercito arabo che nel Qatar stanno allestendo e che è destinato a frantumarsi tra defezioni e compattezza patriottica siriana, sappiate che abbiamo dalla nostra parte anche il castigamatti nazisionista. Come sempre coperto dalla Shoa e disposto a tutto.
Livni e Al Thani, emiro del Qatar
Intanto, roso dalla frustrazione per il fallimento dell’”Operazione Osservatori”, il Consiglio Ministeriale della Lega Araba, attentissimo all’opinione del popolo siriano, ha intimato a Bashar El Assad di rimettere il potere nelle mani del suo vice, di mettere in piedi un governo di “unità nazionale” (ne sappiamo qualcosa: da sempre il governo dell’unità dei vampiri) e di procedere spedito a elezioni (già programmate per la tarda primavera). L’Arabia Saudita, di cui le sollevazioni contro l’obbrobriosa dittatura barbaro-feudale sono le più taciute del mondo, ha contribuito richiamando i propri osservatori (meglio: spie e provocatori) dalla missione della Lega, mentre il Qatar, sempre in testa alla banda di macellai, sta raccattando teste di cuoio occidentali e tagliagole islamiste per farne “l’esercito dei disertori siriani”. Che se la stanno già facendo sotto alla vista di quelle milionate lealiste in piazza in Siria, nonché di un esercito nazionale attrezzato e convinto, collaudato in mezzo secolo di resistenza al più feroce degli aggressori.
Allargando lo sguardo, è resa evidente la difficoltà in cui si ritrovano i cospiratori, dopo 10 mesi di assalto, dai tentacoli di pace che Obama, insufflato dalla cupola militar-finanziaria, ha allungato verso l’Iran. Disdette massicce esercitazioni Usa-Israele che mimavano un attacco alla grande contro il paese canaglia, ha indirizzato a Tehran una lettera (segreta, ma scintillante in rete e confermata dal ministero degli esteri persiano) in cui si chiedeva di riprendere i negoziati al fine di evitare una conflagrazione bellica. Il rifiuto di Russia e Cina, l’ostilità della vera comunità internazionale (il 99%) e, di più, la realizzabilissima minaccia iraniana di chiudere gli Stretti di Hormuz e mandare a carte e quarantotto il sistema economico capitalista e, per finire, l’imminenza di elezioni presidenziali, nelle quali l’elettorato di Obama minaccia di deviare verso quel 99% anti-Wall Street e anti-guerra, sembrano aver provocato il ripiegamento. Ripiegamento, badate e non fatevi cullare da illusioni, o Morgantini, dalla guerra immediata all’Iran, servita da sempre a mascherare altre guerre d’aggressione, ma non dal disfacimento della Siria. Anzi, è lampante che si tenti di ammansire l’Iran e la crescente opposizione mondiale a questa guerra mondiale contro la democrazia, la libertà, la sovranità e per dittature da scegliere tra quella di Monti-Draghi e quella di Hamid al Khalifa El Thani, emiro del Qatar. Ma è ancora più lampante che si accantona l’Iran, per attaccarlo poi e meglio una volta perso l'alleato arabo, al fine di farci accettare il male bellico minore: la liquidazione della libera Siria. Probabilmente questi specialisti del ricatto e e delle fregature hanno anche pensato di convincere Tehran, in cambio della tregua concessagli, di abbandonare Damasco e Assad al loro destino. E gli iraniani, simultaneamente strangolati dall’embargo alle loro esportazioni di petrolio testè annunciato (aspettatene gli effetti sui nostri prezzi), dovrebbero caderci? E’ la solita idea dei civilizzati che i selvaggi siano più stupidi.
Non posso esimermi dal segnalarvi come queste tutto sommato buone giornate continuino ad essere inquinate dai soliti intossicatori della sinistra nella fureria imperiale. Burgio e Grassi, di RC, sono coloro che hanno infinocchiato buona parte della migliore base del partito fingendo di contrastare la deriva collaborazionista di Bertinotti e Vendola. Poi, inconsistenti come i pupazzi di gomma che stiracchia Ernesto bassotto, si sono frantumati in quattro sotto-cosche, una delle quali fuggita nella microcorte di Diliberto. Dove il ridicolo diventa il grottesco. Però imperversano sulla stampa di “sinistra”. E nel momento in cui l’Anonima Usurai e Killer lancia la sua ultima crociata contro i migliori pezzi di umanità e lacrime e sangue ci colano addosso da tutte le parti, Burgio, pensatore principe della conventicola, imbratta un paginone del “manifesto” per scolpire nell’immaginario di tutti noi un DNA inesorabilmente nazista della Germania.
Potrebbe, l’acuto geopolitico, buttare uno sguardo a Sud, dove nazisti veri, strutturali, in parte correligionari del Burgio, stanno infierendo come mai prima su popoli e terre, con atrocità da Guinness dei Primati. Ma no, meglio distrarre, meglio voltare all’indietro lo sguardo, intriso di razzismo e spocchia, verso la Germania. Lasciamo che Himmler ci serva ancora un po’. Germania, che ha sacrificato un milione di donne e uomini nella lotta al nazismo, che per secoli è stata il popolo più pacifico del continente, la fucina forse più ricca di intelletti del pensiero e della creatività. Germania di Beethoven, Rilke, Goethe, Marx, Liebknecht, Hegel... Per un Burgio trasudante razzismo e superstizioni bibliche su popoli eletti e non, antiscientifico e viscerale quanto il celtico Borghezio, lo spirito dei tedeschi è quello: violenza, nazismo, un unicum, in altre parole: “il male assoluto”. Ricorrendo alla scaltra e accecante tecnica del lancio di ossa da olocausto, il Grande Depistatore ci vorrebbe rifilare “un’anima tedesca” dedita a ogni obbrobrio, “male mostruoso, gratuito, costruzione sociale del male, presente anche nei comportamenti spontanei di gran parte della popolazione civile, ancor prima dell’inizio della guerra”. Sul collo delle vittime dei campi ci sarebbero dunque gli artigli di praticamente tutti i tedeschi. Dell' "anima tedesca". A dispetto degli antifascisti tedeschi, comunisti, socialisti, democratici, religiosi, che lì dentro ci hanno rimesso la ghirba.La mascalzonata si conclude con questa sciagurata, antiscientifica, anticomunista autoassoluzione: “Non si può negare che il discorso sui caratteri nazionali abbia una sua consistenza e una sua notevole utilità". Gli è sfuggito di menzionare Lombroso. Si dicono marxisti leninisti, questi signori, ma biblicamente credono nel peccato originale. Non degli italiani fascisti, mica degli americani genocidi, mica degli inglesi stermina-popoli. Mica il loro. Solo dei tedeschi. Allibito da tanto male, chi si preoccupa più della Palestina? O della Siria?
La qualità etica, la sostanza politica di questi omini di burro annaspanti nella propria inutilità, si rivela anche, sullo stesso giornale, con un’accorato appello a Vendola, perché gli dia una mano a salvarli dal destino di lustrascarpe e li faccia rientrare nella casta. Quel Vendola vituperato al tempo della sua defezione a destra, quel Vendola ricettacolo di ogni ambiguità ideologica e collateralismo con poteri politici e farabutti economici, quel Vendola che esalta i verdi giardini di Israele (bella cartina di tornasole), e non trova una parola contro le guerre, quel Vendola che gli ha fatto mille volte marameo e dovete morire!
Siamo in piena guerra mondiale di pochissimi psicopatici in grisaglia di Armani o jallabiah dei bacherozzi del Golfo, contro tutti i sani. Monti di qua, Al Thani di là, Obama su tutti, appeso ai fili manovrati dall’empireo del male, di quello vero, di oggi. E, tolto di mezzo Obama, guardate che successori, accreditati dal giubilo occidentale: Gingrich, Santorum, Romney, tutti che “i palestinesi non esistono”, “bombardiamo Tehran”, “basta aborti, ma vai con il boia”, “fuori gli untermenschen neri o latinos”. Un’assortimento da manicomio criminale, da Luna Park con tunnel della morte.
La Libia, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan, l’Iran, i latinoamericani, gli asiatici, Hezbollah, i palestinesi non rassegnati, qualunque sia il loro ordinamento, ovviamente al di là della schiuma di bugie che ce ne offusca la vista, sono, insieme a forconi e accampamenti, le scialuppe che ci sottraggono al naufragio. O vogliamo affidarci a uno Schettino, a un Costa Crociere?
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Scritto da Bernd Duschner, Associazione di Amicizia con la Serbia, Pfaffenhofen, Germania.
Tradotto e diffuso da Fulvio Grimaldi
Un appello contro i preparativi della guerra all’Iran e alla Siria
Sempre più concrete e minacciose si fanno le probabilità che la macchina di morte che ha infierito sulla Jugoslavia, sull’Afghanistan e sull’Iraq, e che ha appena finito di devastare la Libia, si scagli contro altri paesi sovrani. Paesi riottosi ad allinearsi ai persistenti progetti di Nuovo Ordine Mondiale, ma la cui sottomissione è decisiva per rilanciare il dominio geopolitico degli Usa e della Nato in Asia e nel mondo intero. La profonda crisi economica ma anche di consenso sociale che sta attraversando l’Occidente - e la necessità di impedire ad ogni costo un riaggiustamento degli equilibri planetari a favore di nuove forze emergenti - rende ancora più imminente questo pericolo.
La guerra psicologica, multimediale e ideologica è in effetti già cominciata e ha già messo in campo le armi della disinformazione e della criminalizzazione dell’avversario ma ha anche già proiettato sul terreno i primi corpi d’elite. Questo appello, che invitiamo a sottoscrivere, è stato originariamente lanciato ai primi di gennaio in Germania, paese nel quale ha raccolto l’adesione di 5 parlamentari nazionali. Il testo è stato pubblicato e diffuso in molte lingue.
Sul blog Freundschaft mit Valjevo e.V. la versione originale e le diverse traduzioni [DL].
Fermare i preparativi di guerra! Mettere fine all’embargo!
Solidarietà con il popolo iraniano e siriano!
Decine di migliaia di morti, una popolazione traumatizzata, un’infrastruttura largamente distrutta e uno Stato disintegrato: questo il risultato della guerra condotta dagli Usa e dalla Nato per poter saccheggiare la ricchezza della Libia e ricolonizzare questo paese.
Ora preparano apertamente la guerra contro l’Iran e la Siria, due paesi strategicamente importanti e ricchi di materie prime che perseguono una politica indipendente, senza sottomettersi al loro diktat. Un attacco della Nato contro la Siria o l’Iran potrebbe provocare un diretto confronto con la Russia e la Cina – con conseguenze inimmaginabili.
Con continue minacce di guerra, con lo schieramento di forze militari ai confini dell’Iran e della Siria, nonché con azioni terroristiche e di sabotaggio da parte di “unità speciali” infiltrate, gli Usa e altri Stati della Nato impongono uno stato d’eccezione ai due paesi al fine di fiaccarli.
Gli USA e l’UE cercano in modo cinico e disumano di paralizzare puntualmente con l’embargo il commercio estero e le transazioni finanziarie di questi paesi. In modo deliberato vogliono precipitare l’economia dell’Iran e della Siria in una grave crisi, aumentare il numero dei disoccupati e peggiorare drasticamente la situazione degli approvvigionamenti della loro popolazione.
Al fine di procurarsi un pretesto per l’intervento militare da tempo pianificato cercano di acutizzare i conflitti etnici e sociali interni e di provocare una guerra civile. A questa politica dell’embargo e delle minacce di guerra contro l’Iran e la Siria collaborano in misura notevole l’Unione europea e il governo italiano
Facciamo appello a tutti i cittadini, alle chiese, ai partiti, ai sindacati, al movimento pacifista perché si oppongano energicamente a questa politica di guerra.
Chiediamo al governo italiano:
- di revocare senza condizioni e immediatamente le misure di embargo contro l’Iran e la Siria
- di chiarire che non parteciperà in nessun modo a una guerra contro questi Stati e che non consentirà l’uso di siti italiani per un’aggressione da parte degli Usa e della Nato
- di impegnarsi a livello internazionale per porre fine alla politica dei ricatti e delle minacce di guerra contro l’Iran e la Siria.
Il popolo iraniano e siriano hanno il diritto a decidere da soli e in modo sovrano l’organizzazione del loro ordinamento politico e sociale. Il mantenimento della pace richiede che venga rispettato rigorosamente il principio della non-ingerenza negli affari interni di altri Stati.
Domenico Losurdo
Gianni Vattimo
Margherita Hack
Franco Cardini
Giulietto Chiesa
Oliviero Diliberto
Manlio Dinucci
Vladimiro Giacché
Federico Martino
Sergio Ricaldone
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Per sottoscrivere l'appello: noguerrasiriairan@libero.it
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CON IL CUORE E CON LA MENTE
Pieno appoggio alla sollevazione del popolo siciliano!
Da alcuni giorni la Sicilia è in subbuglio, paralizzata da un movimento di protesta senza precedenti. Iniziato da alcune categorie di lavoratori autonomi (camionisti, agricoltori, pescatori, artigiani) esso ha poi coinvolto disoccupati, precari, studenti, casalinghe.
Contro questa protesta la stampa di regime ha scelto inizialmente un omertoso silenzio, con lo scopo evidente di coprire la spalle al governo di centro-sinistra-destra presieduto da Monti. C’è chi ha fatto di peggio. C’è chi ha diffamato la rivolta come una “emanazione della criminalità organizzata e della borghesia mafiosa”. Ci riferiamo a certa sinistra con il cuore di pietra e la testa nel pallone, oramai sorda alle istanze della maggioranza dei cittadini, siciliani anzitutto, interessata soltanto a riacciuffare seggi e poltrone.
Il Movimento dei Forconi, così come qualsiasi altro soggetto di lotta si giudica dalle sue rivendicazioni, dalle persone che mobilita, dal rapporto che instaura con le forze al potere, certo anche dai suoi esponenti. Non c’è dubbio che le rivendicazioni dei siciliani sono sacrosante. Il popolo lavoratore è alla fame e l’isola sta naufragando nel degrado e nella corruzione, anche a causa dei poteri politici siciliani e nazionali i quali, invece di ascoltare i cittadini, rispondono solo al comando del capitalismo predatorio globale. Il carattere di massa della protesta è indiscutibile, segno che malgrado i disagi provocati dalla rivolta i siciliani stanno dalla parte di chi sta lottando. La legittimità di un movimento popolare, per sua natura spontaneo, pluralista e non pilotato da questo o quel partito, non si può mettere in discussione a causa delle simpatie politiche, magari non condivisibili, di questo o quel dirigente. Chi compie questa operazione, ammesso che lo faccia in buona fede, fa il gioco di un governo che con le sue misure antipopolari getta tutto il paese nel baratro.
Sosteniamo la sollevazione popolare siciliana quindi, affinché pieghi l’avversario e raggiunga i suoi obbiettivi. La sosteniamo perché essa ci indica la strada da seguire, che solo con la lotta dura e di massa il popolo lavoratore può difendere i propri diritti ed evitare di precipitare nella miseria. Siamo quindi per la sua estensione al resto del paese, affinché tutti coloro la cui vita è lesa e distrutta dalla crisi e dalle misure adottate dal governo, escano dal torpore e alzino finalmente la testa.
Le classi dominanti hanno fallito. Il regime dei partiti ha fallito. L’Unione europea ha fallito.
Un futuro migliore è possibile solo imboccando un’altra strada, questa strada passa per la lotta sociale.
Solo con una rivoluzione democratica e popolare si potrà uscire dal marasma. Una rivoluzione che passo dopo passo saprà riconoscere chi sono i veri amici del popolo, coloro che hanno proposte alternative serie alla politica economica di chi fino ad ora ha guidato il paese distruggendolo.
Dalla Sicilia arriva un segnale di cambiamento, dobbiamo raccoglierlo, farlo crescere, farlo maturare.
La prossima settimana la rivolta si estenderà alla Sardegna con alla testa il Movimento dei Pastori.
Al popolo in rivolta non si devono mai voltare le spalle, tutte le energie si devono concentrare contro i vecchi rottami
della politica siciliana, sarda e italiana.
Movimento Popolare di Liberazione
sollevazione.blogspot.com
20 gennaio 2012
Spero tanto che si tratti di MiG-31 o di Sukhoi Su-27, visto che i MiG-23 sono vecchi come l’invenzione del pisciare.
RispondiEliminaDel resto, da sempre, i russi non forniscono mai i loro più avanzati sistemi d’arma che, in caso di riuscito cambio di regime, finirebbero fra le grinfie della NATO.
Molto meglio sarebbe, soprattutto per i siriani, che i russi installassero delle basi militari serie (e non solo in Siria) con le quali aiutare in prima persona e a piena potenza gli alleati nella lotta contro i mostri di Halloween e del Purim.
Mauro Murta
Per Mauro Murta: in effetti trattasi di Mig 31 a quanto pare.
RispondiEliminaQuanto alle basi, le eviterei come la peste, nel caso sperabile che prossimamente la Nato collassi (e i segni in Afghanistan ci stanno già) sarebbe ottimo e auspicabile che nessuna "potenza", vera o sedicente, installasse basi fuori dai propri confini.
Caro Fulvio, solo due piccole considerazioni: 1) evitiamo, almeno noi, di indicare Napolitano come comunista. Napolitano è un massone che ha ricevuto nel dopoguerra l'incarico di infiltrarsi nel PCI per prima controllarlo e per contibuire a distruggerlo poi dall'interno. C'è riuscito molto bene e ha ingannato milioni di comunisti veri, per la verita' poco attenti ai comportamenti del nostro traditore. Durante il conflitto era un sostenitore di Hitler. Ci sono i suoi scritti a testimoniarlo. Non ricordo se sono comparsi anche sul tuo blog. 2) l'embargo petrolifero fara' danni solo alla stupida Europa. L'Iran puo'dirottare il suo greggio all'India e alla Cina, con grande gioia di questo due paesi. Infine la Cina ha dichiarato che, in caso di attacco, sosterra' l'Iran. http://www.eutimes.net/2011/12/china-joins-russia-orders-military-to-prepare-for-world-war-iii/
RispondiEliminaRoberto, quando mai ho definito comunista Napolitano? Gli do addosso da tempo. Comunista, ironicamente, l'ha definito Kissinger. E sul blog ho citato la sua esaltazione dell'attacco alla Russia. Ho sempre detto che era un infiltrato, tra i tanti.
RispondiEliminaQuanto all'Iran, mi pare che la fai troppo facile...
Sono vent’anni che si parla di collasso della NATO che, intanto, devasta una nazione dopo l’altra.
RispondiEliminaRussia e Cina mi sembrano Totò che, mentre lo gonfiano di scapaccioni, ripete “ma che mi frega, mica sono Pasquale!”.
Quello che, con la definizione più tracotantemente idiota della storia, si autoproclama “Occidente” è la più devastante catastrofe che abbia colpito il pianeta. Non si può fermarlo con le astensioni e i negoziati.
Mauro Murta
GHEDDAFI E" VIVO???!!!
RispondiEliminahttp://libia-sos.blogspot.com/
Fabrizio
Gheddafi è vivo???!!! Sì, e San Gennaro liquefa il sangue, le madonne di gesso piangono e gli asini volano.
RispondiEliminaMaddai!
Magari fosse vivo, Gheddafi...! Certo che sarebbe un bel colpo di scena. Ma direi che i motivi per crederci, purtroppo, siano ben pochi...!
RispondiEliminaComunque, ottimo come sempre, Fulvio (e colgo l'occasione anche per rivolgerti i complimenti per il pezzo precedente, "La rosa purpurea di Damasco".
Non avevo mai dubitato del fatto che la guerra di Resistenza, in Libia, fosse tutt'altro che finita. E mi rincuora che anche in Siria i ratti e i loro padrini internazionali si ritrovino sempre più come Don Falcuccio: con una mano davanti e una di dietro.
Di Resistenza non si muore, si vince!
Ciao, Filippo.
P.S. E viva i Forconi!!!
Oggi vedevo sulla e-mail di posta d'ufficio una circolare ministeriale che indicava di esporre la bandiera italiana a mezz'asta in ogni ufficio nel giorno della memoria. Si puo' pensare, un aspetto positivo: ma leggendo le motivazioni si nota "ricordare lo sterminio del popolo ebraico e l'imprigionamento e la morte di molti militari e detenuti politici italiani nei lager. Quindi, gli altri morti e dtenuti, slavi, rom, partigiani e soldati di altri paesi non vengono citati (fra l'altro a Mathausen fu imprigionato Largo Caballero ed altri politici della Repubblica Spagnola): sono forse morti di serie B? Vedete come in una commemorazione che dovrebbe riguardare tutti i detenuti si infila uno strisciante razzismo?
RispondiEliminaAlessandro
il forcone è un attrezzo che spesso ho usato da giovincello spensierato,uno dei miei preferiti assieme alla vanga e al rastrello,possono risultare infidi per chi non ha dimestichezza ti si possono rivoltare contro ma se li sai usare come prolungamento dei tuoi arti sono compagni fidati nel procurarti sostentamento
RispondiEliminamai pensato di essere un "giusto" ma neanche mai avrei immaginato di festeggiare chi si ritiene giusto per diritto di nascita.
RispondiEliminaQuesti signori(è "giusto" ricordarne le facce)
http://www.europarl.europa.eu/meps/it/97229/Niccol%C3%B2_RINALDI.html
http://www.europarl.europa.eu/meps/it/28367/Gabriele_ALBERTINI.html
http://www.europarl.europa.eu/meps/it/96864/David-Maria_SASSOLI.html
Lena Kolarska Bobińska, Ioan Mircea Paşcu
hanno pensato bene di presentare una dichiarazione al parlamento europeo per festeggiare il 6 marzo la "giornata dei giusti" in memoria,guarda caso, di Moshe Bejski,morto il 6 marzo 2007
http://en.wikipedia.org/wiki/Moshe_Bejski
Estiquatzi!!!
due semplici domande.
RispondiEliminala prima:come sarebbe a dire che napolitano era un simpatizzante nazista?
fuori la fonte prego.
la seconda: ma i "forconi" non sono stati organizzati da un tale che si definisce un fascista seguace dei principi di giovanni gentile?
saluti
alberto
Quanto a Napolitano che inneggia su pubblicazione fascista all'invasione dell'URSS, basta cercarlo in uno dei miei post. Comunque ti risponderà chi mi ha fatto avere la citazione. Intanto basta quanto faceva prima questo "migliorista" per minare con la sua corrotta banda il PCI (Mani Pulite)e questo golpista oggi, prima per Berlusconi, ora per Monti, sempre per la cupola gangsteristica finanziaria e si capisce di che pasta sia fatto.
RispondiEliminaQuanto alla balla che i Forconi siano stati organizzati da fascisti e mafiosi, si vede che non hai guardato in faccia e udito le parole dei Forconi, che hanno dietro il meglio della società siciliana e spero presto italiana. I fascisti di Forza Nuova sono stati cacciati a pedate. Gli infiltrati ci sono ovviamente in tutte le primavere (vedi oggi Siria), ma fa più schifo la spocchia perbenista dei pacifinti tipo manifesto che arricciano il naso di fronte a rivolte di popolo fuori dai loro liturgici canali istituzionali e pseudo-marxisti leninisti. E' ovvio che il nemico usi gli infiltrati per screditare un movimento che teme. Meglio non cascarci come sembra faccia tu.
Ciao Fulvio,
RispondiEliminaSono d'accordo su tutto, mi sembra che buona parte della redazione del Manifesto abbia ormai anche formalmente abbandonato Lenin. Circa tre mesi fa quel giornale ha pubblicato in grande evidenza un articolo di un intellettuale che, in occasione dell'anniversario della caduta del muro di Berlino oltre a definire fallimentari tutte le esperienze di socialismo reale arrivava ad esaltare i valori "democratici" dell'insurrezione di Kronstadt del 1921 in contrapposizione all'autoritarismo e totalitarismo di Lenin e dei bolscevichi. Ed un commento corretto di un lettore arrivava a definire reazionario l'intellettuale perchè teorizzava il socialismo basato comunque su esperienze ipotetiche, peraltro subito sconfitte, che sarebbero potute essere se...in contrapposizione sempre e comunque a chi aveva realizzato dei progressi, nei limiti del possibile dello stato reale delle cose, anche senza arrivare ad un socialismo perfetto e teoricamente puro
Alessandro
Parlando di Giorgetto (Napolitano, eh, non Giugiaro: almeno quello sa disegnare...):
RispondiEliminahttp://www.appelloalpopolo.it/?p=3969
E ancora:
"L’Op. Barbarossa civilizza i popoli slavi, dato che il nostro sicuro Alleato [è] lanciato alla conquista della Russia vi è la necessità assoluta di un corpo di spedizione italiano per affiancare il titanico sforzo bellico tedesco, allo scopo di far prevalere i valori della Civiltà e dei popoli d’Occidente sulla barbarie dei territori orientali".
Giorgio Napolitano - Luglio 1941, il BO' giornale universitario di Padova
Fossi un siriano mi toccherei, visto che Grimaldi non ha mai azzeccato una previsione che sia una!
RispondiEliminaRicordo solo che due mesi dopo aver sentenziato che Gadafi mai avrebbe abbandonato il suo popolo e che un milione di libici avrebbero respinto i 'ratti' (anche Grimaldi usa questa espressione disumanizzante mostrando la sua vera faccia di violento) combattendo fino alla morte, ecco che Tripoli cade in pochi giorni e Gadafi si dà alla fuga per morire poco dopo.
Per non parlare del cattivo gusto di gioire per una guerra civile che distruggerà la Libia, invece di promuovere la pace e una riconciliazione che avrebbe meglio favorito il popolo libico a resistere all'imperialismo.
O discettare entusiasti sui rifornimenti di armi russe alla Siria (sorvolando sul fatto che la Siria è sempre stata un satellite dell'URSS prima e della Russia poi) ben sapendo che verranno usate soprattutto contro i civili.
Ma Grimaldi continua imperterrito nella sua tesi che se un criminale assassino aggredisce un altro criminale assassino questo fa del secondo un eroe. Non importa se il popolo del regime aggredito vive ogni sorta di sopruso, di umiliazione, di aberrazione, per Grimaldi non può esistere una opposizione interna in paesi come la Libia o la Siria, sono tutti marionette della CIA o del Mossad.
Questo è antiamericanismo infantile.
USA e Israele sono prepotenze mondiali, è vero, ma solo un illuso drogato di ideologie anti-occidentali può arrivare a sostenere che i governi siriano o iraniano siano solo vittime.
Pensare che USA e Israele siano contro al-Assad o lo stesso Ahmadinejad fa ridere.
Sai come Israele ha occupato il Golan? Per un pugno di dollari dal Mossad il fratello di Hafiz, Maher, comandante dell'esercito siriano, ha abbandonato le alture permettendo agli israeliani di prenderle.
Come non vedere poi che il regime iraniano si sostiene internamente con lo spauracchio del nemico israeliano (e Israele fa lo stesso)?
Sui 'forconi': anche i bambini sanno che in sicilia non si muove foglia che la mafia (e la destra) non voglia e che in mancanza di una vera coscienza di classe qualsiasi rivolta è destinata a fallire, ma no, ecco il nostro eroe porsi alla testa del movimento dei forconi per condurlo verso il sol dell'avvenire, cioè l'incanalamento della rabbia verso approdi controllabili.
Ripijate Fulvio
http://albamediterranea.org/index.php?option=com_k2&view=item&id=166:napolitano-la-carriera-di-un-traditore&Itemid=16
RispondiEliminasinceramente a me che ci siano i fasci non me ne può fregar di meno,difronte ad una classe politica che non sa dare risposte
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=HYMQjvD2Pqg
e difronte allo stato devastato dai ratti della finanza l'unica risposta è la piazza e se tra loro ci sono fasci ci faremo i conti poi, perciò mi fanno più paura gli assenti/consenzienti
porsi domande cui è facile darsi risposte.
RispondiEliminaPerchè il Daily Telegraph si è preso la briga di intervistare questo signore già recidivo e già condannato?
http://resistencialibia.info/?p=2265
Amici,guardate un pò che rettiluccio si è infiltrato tra noi, sotto l'eufemistico pseudonimo di Ricky. Badate, non è idiozia o intossicazione, è necrofilia. Ma come sono rozzi in questo mercenariato.
RispondiEliminaMa Ricky sta per "Ricky Tricky"? No, perchè a volte ritornano...
RispondiEliminaRidiamoci sopra, va', che è meglio.
Ciao, F.
Penso che sprecare preziosi bit per rispondere a Ricky, il quale, se la memoria non mi falla, già ebbe modo di dare lustro a questo blog, sia un insulto all’intelligenza. Ma dentro la sbobba di ovvietà aljaziresche, il Nostro riesce ad instillare una goccia di veleno che è bene neutralizzare. Mi piacerebbe pensare che si tratti di disinformazione messa in atto dagli osceni poteri che ben conosciamo ma, purtroppo, temo che non siamo così importanti e siano quindi solo sproloqui di uno che ha imparato la storia sui fumetti di “Super Eroica”.
RispondiEliminaMi riferisco all’esplosiva rivelazione del tradimento di Maher al-Assad, fratello di Bashar (non di Hafez) che, essendo nato nel dicembre 1967, avrebbe comandato le truppe sul Golan dal grembo di sua madre.
Altro che gerontocrazia!
Mauro Murta
Da voltairenet:
RispondiEliminaIl comitato ministeriale della Lega araba, responsabile del Piano di monitoraggio e composto da cinque stati arabi dei 22 membri della Lega (Algeria, Egitto, Oman, Qatar, Sudan) ha convalidato la relazione della missione 4 voti contro 1 (Qatar) e ha deciso di prolungare di un mese la missione degli osservatori.
Il problema è che la relazione conferma la versione del governo siriano e paralizza l’Occidente e le monarchie del Golfo. In particolare, dimostra che non vi è stata una letale repressione delle manifestazioni pacifiche e che tutti gli impegni assunti da Damasco sono stati scrupolosamente rispettati. Si convalida inoltre il fatto importante che il paese è destabilizzato da gruppi armati, responsabili di centinaia di civili e di militari dell’esercito siriani uccisi, e centinaia di atti di terrorismo e sabotaggio.
È per questo che il Qatar sta ora cercando di impedire la diffusione del rapporto con qualsiasi mezzo. Infatti, risulta essere una vera bomba che potrebbe rivoltarsi contro di esso e il suo dispositivo di comunicazione.
Qatar detiene attualmente la presidenza della Lega, non perché fosse venuto il suo turno, ma perché ha comprato dall’Autorità Palestinese il suo turno alla presidenza.
La presidenza della Lega ha deciso di non trasmettere la relazione della missione degli osservatori, di non tradurla e anche di non mettere l’originale in arabo sul suo sito web.
Il rischio per l’emirato wahhabita è enorme. Se purtroppo l’opinione pubblica occidentale dovesse avere accesso alla relazione, sarà il Qatar e il suo relè che potranno essere ritenuti responsabili sulla democrazia e sul coinvolgimento nell’uccisione di persone.
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