Come
possiamo chiamarci ecosocialisti se non ci importa della vita degli ultimi.
Dobbiamo amare e prenderci cura di tutti, compresi gli animali. (Hugo
Chavez, raccogliendo un cane randagio)
Socialismo
o barbarie, non c’è scelta per un rivoluzionario. (Hugo
Chavez)
Di questa mia ex-collega al TG3 non varrebbe neanche la
pena parlare. In qualche modo ci si insozza la penna. Dopo aver lisciato il
pelo agli orchi in Kosovo, spappagallando di pulizie etniche come suggerite da
Langley e come invece subite da una popolazione serba, o sterminata o espulsa,
dopo essersi guadagnati i galloni Cia per l’ambito posto di corrispondente RAI
a New York avallando le facezie e le infamie che dovevano portare all’uccisione
dell’Iraq, la Botteri non poteva non essere la fiduciaria Cia-Mossad nel dramma
venezuelano. Ieri, pure i più accaniti disinformatori e apostoli della
dittatura del finanzcapitalismo, avevano dovuto riconoscere che quelle decine
di milioni di popolo che, per tutte le lande dell’America Latina, con riverberi
nel mondo intero, piangevano il comandante rivoluzionario e giuravano di
proseguirne la missione, alla luce di una gioia che in passato solo nel 1789 e
nel 1917 si era provata. Poi naturalmente, seguendo la traccia della velina che
ne detta pensiero e verbo, avevano aggiunto ai dati inconfutabili del processo
di liberazione delle masse la siringata di veleno del “caudillo”, dell’ ”autocrate”,
dell’amico di personaggi “impresentabili” come l’iraniano Ahmadinejad, o
Gheddafi, o Saddam.
Ma Giovanna Botteri, priva dei freni inibitori di qualche
grano di intelligenza, ha voluto pisciare fuori dal vaso, probabilmente
imbarazzando perfino i suoi più avveduti burattinai. Sulle immagini di quei
milioni rossi che infittivano tutta Caracas e il cui pianto l’inondava, ha
orinato le sue menzogne: Chavez aveva lasciato la povertà come l’aveva trovata
(e via il dimezzamento della povertà non riuscito a nessun altro governante del
mondo; e via la conquista dell’alfabeto, dell’istruzione, della salute, della
casa, del lavoro per tutti) e il suo dominio sui mezzi d’informazione era stato
brutale e assoluto (e via, surrealmente, 113 canali televisivi di cui solo due
governativi e tutti gli altri in mano a oligarchi ostili alla rivoluzione
bolivariana; e via tutti i grandi giornali, controllati dalle multinazionali
dell’intossicazione).
Ma se Botteri e tutta la cosca dei lacchè mediatici si
sono anche resi ridicoli davanti all’evidenza della passione di milioni di
cittadini per il loro comandante e allo tsunami della loro determinazione di
proseguirne la lotta, un po’ come i fustigatori di Grillo con le loro viscere
intorcinate dalla frustrazione e le sinapsi intorbidite da una pervasiva aria
di morte, c’è stato anche chi l’opera di deformazione e riduzione
dell’insopportabile potenza del personaggio l’ha condotta con più scaltrezza.
Prendendo la gente dalle spalle. Un esempio tanto elaborato, quanto affannoso, è
stato l’articolo di Giuseppe De Marzo che ha colmato una pagina del “manifesto”
dell’8 febbraio. Titolo (ne riprendo
l’eloquente neretto): “Un amico americano per i movimenti”.
Bisogna prima sapere chi è De Marzo. Fondatore e leader dell’associazione “A Sud”, dinamico attivista dei beni comuni, fa parte di quel mondo di ONG, pacifisti, indigenisti, politically corretti, che viaggia in bici al lato del caimano capitalista, sollecitandolo ogni tanto a pulirsi le scarpe dal fango ecocida e a tagliarsi le unghie neoliberiste. Ho condiviso con lui una pedagogica esperienza in Bolivia. Nel pezzo che elogia Chavez, mica perché quel neoliberismo l’ha azzannato, masticato e sputato, mica perché ha tessuto una rete di resistenza mondiale contro le scelleratezze dell’imperialismo occidentale, la parola “movimenti” compare come l’acne sulla faccia di un adolescente inibito. Dieci volte. E sapete quale sarebbe il grande, merito del rinnovatore, unificatore, liberatore dei popoli latinomericani, di colui che ha dato più fastidio agli Stati Uniti dai tempi di Cavallo Pazzo e di Stalin? Il fatto di aver imparato tutto dai movimenti, di averne adottato la formula del buen vivir , insomma di aver dato retta agli indios e alla società civile - e non il contrario - che per De Marzo e affini rappresentano la summa del pensiero filosofico, sociale, economico, ecologico, culturale, istituzionale della storia umana.
Bisogna prima sapere chi è De Marzo. Fondatore e leader dell’associazione “A Sud”, dinamico attivista dei beni comuni, fa parte di quel mondo di ONG, pacifisti, indigenisti, politically corretti, che viaggia in bici al lato del caimano capitalista, sollecitandolo ogni tanto a pulirsi le scarpe dal fango ecocida e a tagliarsi le unghie neoliberiste. Ho condiviso con lui una pedagogica esperienza in Bolivia. Nel pezzo che elogia Chavez, mica perché quel neoliberismo l’ha azzannato, masticato e sputato, mica perché ha tessuto una rete di resistenza mondiale contro le scelleratezze dell’imperialismo occidentale, la parola “movimenti” compare come l’acne sulla faccia di un adolescente inibito. Dieci volte. E sapete quale sarebbe il grande, merito del rinnovatore, unificatore, liberatore dei popoli latinomericani, di colui che ha dato più fastidio agli Stati Uniti dai tempi di Cavallo Pazzo e di Stalin? Il fatto di aver imparato tutto dai movimenti, di averne adottato la formula del buen vivir , insomma di aver dato retta agli indios e alla società civile - e non il contrario - che per De Marzo e affini rappresentano la summa del pensiero filosofico, sociale, economico, ecologico, culturale, istituzionale della storia umana.
Hugo Chavez era di sangue proletario e indio e non aveva
bisogno di imparare niente dagli interpreti della sua gente, grilli parlanti di
pelle bianca. E, pur avendo dato alla sua popolazione indigena forse più spazio
materiale e politico di qualsiasi altro governante della regione, aveva capito
benissimo quale insidia antinazionale e antidemocratica si annidasse nei
propositi separatisti, etnicisti, particolaristi, di certe formazioni indigene
ultra-ecologiste (in Ecuador, Bolivia, Nicaragua) e come il loro separatismo in
chiave razziale e antimoderna minasse la strategia bolivariana della Patria
Grande, dell’integrazione continentale.
Ahamdinejad bacia la bara di Chavez
De Marzo, nel suo esteso pezzo, accanto alla superfetazione del termine “movimenti”, non nomina una sola volta la parola “socialismo”, e tanto meno “imperialismo”, che invece avevano con le labbra di Chavez più confidenza di qualsiasi altro lemma. Ricordo che, quando si esibirono a Porto Allegre la prima volta (per inneggiare a un sindaco, poi giustamente trombato, che aveva proposto un ridicolo e ingannevole “bilancio partecipativo” dello zero virgola qualcosa, come nascita dell’ “altro mondo possibile”), a Chavez i movimenti sbatterono la porta in faccia. Ricordo la madre delle madri di Plaza de Majo, Hebe de Bonafini, che di fronte a quella ottusa iattanza (sicuramente gradita, se non suggerita, al solito covo in Virginia), indignata, a sua volta prese e se ne tornò a casa. Quell’accattivante e disimpegnata vaghezza dell’ ”altro mondo possibile”, che per strada non ha lasciato altro che le pezzuole colorate della pace, compatibile come lo yogurth con ogni sorta di ingrediente, da Chavez ottenne forma e contenuto e si chiamò “Socialismo del XXI secolo” e le piacevolezze rosate del buen vivir assunsero la dimensione e la coscienza dello scontro mortale, anzi, per la vita, con il neoliberismo e il suo propagatore, l’imperialismo.
De Marzo, nel suo esteso pezzo, accanto alla superfetazione del termine “movimenti”, non nomina una sola volta la parola “socialismo”, e tanto meno “imperialismo”, che invece avevano con le labbra di Chavez più confidenza di qualsiasi altro lemma. Ricordo che, quando si esibirono a Porto Allegre la prima volta (per inneggiare a un sindaco, poi giustamente trombato, che aveva proposto un ridicolo e ingannevole “bilancio partecipativo” dello zero virgola qualcosa, come nascita dell’ “altro mondo possibile”), a Chavez i movimenti sbatterono la porta in faccia. Ricordo la madre delle madri di Plaza de Majo, Hebe de Bonafini, che di fronte a quella ottusa iattanza (sicuramente gradita, se non suggerita, al solito covo in Virginia), indignata, a sua volta prese e se ne tornò a casa. Quell’accattivante e disimpegnata vaghezza dell’ ”altro mondo possibile”, che per strada non ha lasciato altro che le pezzuole colorate della pace, compatibile come lo yogurth con ogni sorta di ingrediente, da Chavez ottenne forma e contenuto e si chiamò “Socialismo del XXI secolo” e le piacevolezze rosate del buen vivir assunsero la dimensione e la coscienza dello scontro mortale, anzi, per la vita, con il neoliberismo e il suo propagatore, l’imperialismo.
Forse a De Marzo, come a tutti coloro che, come De Marzo,
a Chavez concedono l’onore delle armi…movimentiste,
è sfuggito che, per l’America Latina e per il mondo, la vittoria più grande
Chavez l’ha conquistata al vertice di Mar del Plata. Il 4 novembre 2005,
trascinò tutti i governanti latinoamericani, perfino quelli più ligi a
Washington, a fiondare in faccia a Bush il sasso del No all’ALCA,
trattato-capestro di libero scambio con cui gli Usa si ripromettevano di
riprendersi ciò che, dopo l’abbattimento del “Condor”, avevano iniziato a
perdere. Forse avrebbe potuto menzionare il dato epocale di Chavez che ha sottratto i popoli all'arma parallela a quella dello sterminio fisico, impiegata su mandato della Cupola dal FMI decenni fa, il cappio del debito, lo strumento per distruggere, con la loro sovranità, gli Stati del mondo. Gli è anche sfuggito, e stavolta pour
cause, dato che si tratta di “impresentabili” per noi della democrazia e
dei diritti umani, che Chavez è stato il primo è il più vigoroso amico e
sostenitore di quei paesi e di quei leader che i feldmarescialli e i banchieri
dell’Occidente, con vivandiere e sguatteri al seguito, demonizzano come dittatori, terroristi (da che pulpito!!!),
violatori dei diritti umani, e i cui popoli giustiziano radendoli al suolo, o
strangolandoli con le sanzioni. Con cura ha evitato di rammentare gli incontri,
l’amicizia, l’alleanza, la solidarietà che univano Chavez a diavolacci
antidemocratici e anti-diritti umani come Ahmadinejad (l’avete visto piangere
sulla bara di Chavez, a pugno chiuso?), Gheddafi, Assad, Lukashenko, Putin. Se
oggi ci sono i BRICS, una Russia di nuovo consapevole del suo ruolo, una Cina
che tiene botta, l’abbrivio lo ha dato Hugo Chavez. Sostituendo nello sguardo che
un’umanità rattrappita nella paura lancia su un mondo di devastazione e
desolazione, quello di una spianata soleggiata dove sarà possibile coltivare
ogni sorta di alberi e fiori.
La bara con il corpo di Chavez. Come si vede ha la copertura di vetro, trasparente, è la gente vede la salma. Questa, come tante altre immagini presenti in rete, dimostrano una volta di più la miseria dei diffamatori mediatici che hanno voluto far circolare il sospetto che la bara, vista da migliaia al funerale, fosse vuota e che il comandante fosse morto all’Avana (sospetto oltre tutto stupido, visto che nulla avrebbe impedito al Venezuela di trasferire il corpo a Caracas e metterlo nella bara). Si tratta di un tentativo grottesco per legare ancora una volta nella diffamazione la detestata Cuba all’insopportabile Chavez.
Credo che Giuseppe De Marzo sia una brava e onesta
persona, con le lenti un po’offuscate da buonismo e compatibilità. Gli sono
anche amico, insieme a lui e al suo gruppo abbiamo percorso una Bolivia dove
Morales era visto con la diffidenza che spetta all’usurpatore e ogni interesse
era rivolto agli indigeni e alle Ong della proverbiale società civile. Gente
che aveva accumulato meriti e sangue nella lotta contro i despoti burattini dei
nordamericani, ma che oggi è finita, per ossessioni antistoriche, antistataliste
e per ingordigia di protagonismo, a non far altro che a mettere bastoni tra le
ruote di Evo Morales. Per quanto innamorato di quelle culture e per quanto
radicato nella vicenda fossilizzata e anche depistante dei movimenti dell’ ”altro
mondo possibile”, De Marzo, studiando meglio Chavez, può ancora diventare un
rivoluzionario.
Chiudo con un’osservazione che farà rizzare i capelli ai
soliti. Quello che il colonello parà Hugo Chavez ha fatto con la materia
informe dei “movimenti”, elevandoli alla rivoluzione per il socialismo, si può
paragonare a come il “comico” (così insiste a chiamarlo ormai solo “il
manifesto” nel comico,- questo sì - tentativo di esorcizzarlo) Beppe Grillo ha saputo
dare compattezza, afflato, indirizzo, massa e sentimento a un movimento, quello
dei vari beni comuni, dalla TAV all’acqua al militare, che rischiava di
anchilosarsi tra le muffe riformiste dei nostri eterni venerandi maestri. E
come Chavez ha saputo uscire dalla dimensione domestica inserendosi, con i suoi
collegamenti agli “impresentabili”, in un quadro internazionale fin lì dominato
dal progetto strategico del nemico, così Grillo, si parva licet… , è stato l’unico a guardare fuori dal nostro
bugigattolo, a restituirci la rivendicazione della sovranità, prima condizione per la
lotta di classe, e a rappresentarci la nostra condizione di sudditi, non solo
del principe locale, ma, peggio, dell’egemonia Usa. Aria fresca, aria buona, in
entrambi i casi. Chavez aveva le idee per non farla inquinare. Grillo e i suoi,
chissà.
quella racchiona della giovanna senza alcuna panna ma tutta canna...me la ricordo beneissimo che ridacchiava mentre bombardavano Baghdad..di tutto cuore le auguro una pe$$imi$$imi$$ima "end"
RispondiEliminaMorgana
martes, 5 de marzo de 2013
RispondiEliminaHugo Chavez Frias - A ti que estas entre nosotros
Hoy a nacido la leyenda...........
A ti que estas entre Nosotros . Hugo Chavez Frias
Querrán callarlo y no podrán callarlo….
Querrán matarlo y no podrán matarlo……
su voz será siempre un fusil en millones de corazones
proclamando el amor, la verdad, la justicia y la dignidad
Comandante Hugo Chavez enseñaste como vive un revolucionario
el sacrificio de un hombre por amor a la patria Bolivariana y en la senda
de tu destino hoy te elevas al olimpo de los dioses con el clamor de las masas
http://libia-sos.blogspot.it/2013/03/hugo-chavez-frias-ti-que-estas-entre.html#.UTuy-1fout8
Grazie Fulvio,
RispondiEliminami aspettavo questo tuo articolo e non mi hai deluso,Cavallo Pazzo,Stalin,Chavez,il Che disse che ogni uomo va giudicato nel suo contesto storico e in questo senso la comunanza ci sta tutta.sui diffamatori poco da aggiungere,sono talmente attaccati alle "cose" da perdere ogni sentore umano, come pretendere umanità per gli altri?
O socialismo o barbarie!!
...e la cosa allucinante, ancora incredibile pur per i miei 57 anni è che ci siano anche dei giovani che credono, che bevono queste panzane immonde, talmente palesi dal farmi concludere che il vero morto, in questa e in altre circostanze, è proprio LA LOGICA.
RispondiEliminaPerché non si vuol vedere, perché fa più comodo, in una dinamica parassita e sparagnina (anche delle coscienze) mettere il cervello all'ammasso, seguire i veri e propri diktat (ma soft e "democratici") di leader costruiti a tavolino, si preferisce fustigare chi ha un ruolo carismatico giacché i politicanti lacché di carisma mai ne hanno avuto. Gente che usa e sa abusare sltanto della parolina magica "democrazia" quella parolina che ha perso ormai di significato tanto è stata violata nel suo etimo più profondo ed elementare. Se hai voglia Fulvio vai sul mio blog proprio sull'argomento Botteri e Chavez a leggerTi il commento di Valentina, Ti verranno i capelli ritti.
Emilio
P.S. a parte il fatto della legittimità per un malato di andarsene a curarsi e morire dove cavolo gli pare com'è che la foto con il coperchio di cristallo sulla bara nessuno l'ha mostrata?
Che squallore...
Compagno Grimaldi,
RispondiEliminami dispiace ma sul Movimento di Grillo sbaglia:
http://scintillarossa.forumcommunity.net/?t=44413884&st=615#entry376371013
Anche i migliori sbagliano.
anche io ho sentito la botteri al gr1 delle ore sette,ha esordito parlando della estrema povertà che secondo lei c'è in venezuela, un servizio senza capo ne coda pieno di menzogne,purtroppo questa è la stampa che ci meritiamo,poi c'è di peggio a cominciare da quel comunista di gargamella,"Bisogna recuperare i principi fondamentali della democrazia o si rischia una deriva 'venezuelana'. Non vorrei che dopo Berlusconi venisse fuori Chavez". Sono queste le parole che il segretario nazionale del Pd, e aspirante Premier d'Italia, Pier Luigi Bersani utilizza per commentare la morte di Hugo Chavez. Vi presento la sinistra (si fa per dire) italiana, questo è il PD.in ultimo vorrei capire chi è stato a rappresentare l'itaglia in questa triste circostanza , non ho sentito napo dire qualcosa o forse mi è suggito, mah,per chi non l'ha capito, il nostro padrone non vuole che intratteniamo rapporti con i paesi produttori di petrolio, prima ci hanno cacciato dall'iraq, poi dalla libia, noi ci siamo cacciati dall'iran, manca solo il venezuela,l'unico che ho sentito fare le condoglianze, per ovvi motivi, è stato massimo moratti. un saluto pietro
RispondiEliminaCiao Fulvio,
RispondiEliminaottimo articolo contro i pennivendoli. Oggi in prima pagina sul NY Times la foto di un veicolo quasi disintegrato nello Yemen ed il titolo che si compiacieva della "precisione e della potenza dei droni USA". Tutto ormai diventa legittimo, distruggere ed uccidere in qualunque parte del mondo, senza processi, senza dichiarazioni di guerra, senza spesso neanche far sapere chi sono le vittime. A proposito, ho letto dei titoli allarmanti sulla situazione in Corea, le fonti occidentali dicono di un'ultimatum della Corea del Nord in risposta a delle imponenti "manovre" USA e Corea del Sud a ridosso del confine. Come stanno realmente le cose li? Minaccioso mi era sembrato il discorso della presidentessa di Seul al momento del suo insediamento (alla faccia di chi dice che se ci fossero piu' donne al potere ci sarebbe la pace nel mondo...forse bisogna vedere quali donne). E' piu' uscito il libro sulla strage di Ustica di cui si parlava qualche mese fa?
Anonimo su Grillo@
RispondiEliminaBeh, citare Svendola contro Grillo, è come far parlare Bersani su Chavez o Monti su Che Guevara.
Quanto a Scintilla Rossa, bravi ragazzi, un po' canuti, nessuno gli ha detto che non siamo più nè nel 1917, nè ai tempi dei processi staliniani. Vedi di uscire dagli slogan dei reperti da museo, per quanto commoventi.
Caro Fulvio, ieri sera dopo un presa diretta che per l'ennesima volta disinformava sul debito, ho visto cominciare (mi pare su rai 2 un approfondimento di diffamazione su Chavez.Non ce l'ho fatta a guardarlo perché le bugie non le tollero più, comincio ad essere poco tollerante anche verso chi ignora, anche se ancora ha delle scusanti...
RispondiEliminaAggiungo una cosa sul M5S: spero che presto prenda una posizione chiara sull'euro e spieghi il crimine che rappresenta, per tutti voi lettori consiglio di andare a leggere quello che disse Napolitano nel 1978 sullo SME e la moneta unica, sembra un'altra persona.
Beh, Tiziano, la "carriera" di Napolitano è esemplare, un vero e proprio "eroe dei nostri tempi", tempi di denigrazione per chi resta a pié fermo (ah, vezzi di atavismo...) a combattere in casa propria per dei principi...perché stupirsene? Il dramma è che per molti va bene così. E quelli non li convinci, anche perché il dialogare è divenuto semplicemente un vezzo edonistico di autoreferenziazione,in realtà da un confronto non nasce quasi mai una opinione diversa, si parla senza ascoltare gli altri, hai voglia a mostrare letteralmente "mostrare" fatti concreti (vedi i filmati di Fulvio in Libia, nel fumo della nave che brucia o in ospedale con i lampi delle bombe a trecento metri di distanza) a gente che non li "vede"! Perché loro hanno letto altrimenti, loro hanno notizie la cui fonte è riconoscibile, ha scritto un libro magari pubblicato da Neri Pozza o da L'Espresso ed allora è "il Verbo".
RispondiEliminaEmilio
Napolitano nel marzo del 1978, mentre Moro era prigioniero delle Br, era negli USA a concordare le modalità del traghettamento del Pci nell'area atlantica. D'altronde qualcuno disse che sotto l'ombrello nato si stava bene. Oggi vediamo i risultati di quelle scelte.
RispondiEliminaSe Ti interessa - anche se non esattamente in tema - qua di seguito un piccolo ed istruttivo stralcio da un articolo del 2010 del Washington Post sulle manipolazioni e creazione di false notizie, nella circostanza su Saddam e Ben Ladin.
RispondiEliminahttp://blog.washingtonpost.com/spy-talk/2010/05/cia_group_had_wacky_ideas_to_d.html
CIA unit's wacky idea: Depict Saddam as gay
By Jeff Stein
During planning for the 2003 invasion of Iraq, the CIA's Iraq Operations Group kicked around a number of ideas for discrediting Saddam Hussein in the eyes of his people.
One was to create a video purporting to show the Iraqi dictator having sex with a teenage boy, according to two former CIA officials familiar with the project.
“It would look like it was taken by a hidden camera,” said one of the former officials. “Very grainy, like it was a secret videotaping of a sex session.”
The idea was to then “flood Iraq with the videos,” the former official said.
Another idea was to interrupt Iraqi television programming with a fake special news bulletin. An actor playing Hussein would announce that he was stepping down in favor of his (much-reviled) son Uday.
“I’m sure you will throw your support behind His Excellency Uday,” the fake Hussein would intone.
The spy agency’s Office of Technical Services collaborated on the ideas, which also included inserting fake “crawls” -- messages at the bottom of the screen -- into Iraqi newscasts.
The agency actually did make a video purporting to show Osama bin Laden and his cronies sitting around a campfire swigging bottles of liquor and savoring their conquests with boys, one of the former CIA officers recalled, chuckling at the memory. The actors were drawn from “some of us darker-skinned employees,” he said.
Eventually, “things ground to a halt,” the other former officer said, because no one could come to agreement on the projects.
They also faced strong opposition from James Pavitt, then head of the agency’s Operations Division, and his deputy, Hugh Turner, who “kept throwing darts at it.”
The ideas were patently ridiculous, said the other former agency officer.
“They came from people whose careers were spent in Latin America or East Asia” and didn’t understand the cultural nuances of the region.
“Saddam playing with boys would have no resonance in the Middle East -- nobody cares,” agreed a third former CIA official with extensive experience in the region. “Trying to mount such a campaign would show a total misunderstanding of the target. We always mistake our own taboos as universal when, in fact, they are just our taboos.”
A U.S. official, speaking on condition of anonymity, declined to confirm the accounts, or deny them.
"While I can't confirm these accounts, if these ideas were ever floated by anyone at any time, they clearly didn't go anywhere," the official said.
The reality, the former officials said, was that the agency really didn’t have enough money and expertise to carry out the projects.
“The military took them over,” said one. “They had assets in psy-war down at Ft. Bragg,” at the army’s special warfare center.
Emilio
Caro Fulvio bellissimo questo popolo venezolano, questa "marea roja" triste in lacrime ma in piedi, in strada a difendere la rivoluzione.Leggevo un articolo di Eduardo Aliverti en Pagina 12 (quotidiano argentino) che dice a proposito della poco probabile posibita di una vincita di Capriles: come farebbe il suo governo a portare in dietro le conquiste sociali di Chavez? Come farebbe a far rinunciare a milioni di venezuelani alla dignita di salute ed educazione che hanno avuto dalla Rivoluzione?In che modo potra mai fare che i loro diritti tornino ai tempi di alternanza fra un paio di partiti oligarchigi che finirono nel Caracazo del 1989, alla
RispondiEliminaNascita di Chavez,nel "aca hay olor a azufre" (qui puzza di zolfo) davanti a Bush,en el ALCA-rajo di Mar del Plata?E qui dove il popolo finisce di essere oggeto di studio e manipolazione per diventare soggeto della storia.Aliverti ricorda dopo che i nomi sono sostantivi, cioè, sostentano, e dopo ha pensato, Evita, Che, Fidel, Cristina, Evo, Rafael, Lula, Dilma, Hugo o Comandante, Pepe, Nestor,e presto sarà Nicolas .E anche se le comparazioni sono odiose, nessuno nomina il presidente Sebastian o Juan Manuel.Qualcuno ricorderà al presidente Fernando, o Arturo,o a George, o Mariano, o Angela, o Silvio?
RispondiEliminaLa vicenda dei maro' in India finiva come molti di noi se l'aspettavano, con un italianata. Ancora una volta l'Italia, come da sua peggiore tradizione, viene meno agli impegni presi. Dal tradimento della triplice alleanza nel 1915, al trattato di amicizia con la Libia bombardata a morte continua con questa squallido comportamento. Fossi uno dei due Maro', per dignita' andrei personalmente in India a patto di un processo rapido e con le garanzie. Invece mi sa che racconteranno quell'episodio davanti ad una birra con le ragazze. Attilio Regolo si rivolterebbe nella tomba. Ci siamo lamentati quando i piloti della strage del Cermis sono stati lasciati sfuggire impuniti, ma l'Italia di questo squallido ministro si e' comportata allo stesso modo, forse anche peggio. Alla faccia di quei poveri pescatori, fossero stati animali ci sarebbe stata piu' compassione.
RispondiEliminaSolo per segnalare un interessante articolo sul Venezuela di Gianni Mina', anche lui uscito da diversi anni (da che mi risulti almeno) dalle televisioni italiane.
RispondiEliminathanks for interesting post... i really enjoy to visit this site :)
RispondiEliminaobat tradisional asam urat
Hugo Chavez, oltre che un grande statista prezioso per l’umanità, è stato anche un potente rilevatore di stronzi. I “progressisti” collaborazionisti che infestano la nostra società hanno prolassato tutta la loro miseria sbrodolando felici ogni insulto contro il presidente venezuelano. Era un militare, quindi gli danno addosso i pacifinti tutti “peace, love and kiss” che, sempre, si adombrano bonariamente verso gli aggressori ma strillano come macachi contro gli aggrediti che hanno l’ardire di difendersi. Era cattolico, quindi vilipeso da tutti i mangiapreti che si vantano di non rincoglionirsi a messa la domenica ma tutte le sere si devastano la corteccia cerebrale con i telefilm imperialisti.
RispondiEliminaBasta sentire “caudillo”, “leader populista” o “in Venezuela la delinquenza dilaga” e sai che c’è in giro qualche popò da non pestare.
sottoscrivo in pieno Mauro Murta. Bravo!!
RispondiEliminaAnch'io sottoscrivo la bella prosa di Mauro.
RispondiEliminaA Alex1 dico che la faccenda dei due assassini marò, per quanto non inusitata nel paese dei Crispi, Badoglio Vittorio Emanuele, del PCI, è una delle più sconce da quando pesto i piedi su questa terra. L'India dovrebbe come minimo rompere i rapporti diplomatici con questi cialtroni. Ottimo coronamento dell'opera di Monti e Co. Tutti gli altri zitti. Che schifo!
Condivido in pieno (mi scuso se sembra che ci si dia ragione da soli...) il commento di Mauro su Chavez. Ha fatto uscire fuori tutto il moralismo ed anche il razzismo di questi Pd benpensanti da salotti buoni che si permetteno di dare del "populista" a chi al posto di slogan "democratically correct" ma vuoti e falsi cerca e riesce di allievare i disagi delle masse, l'analfabetismo come la miseria. "Come si e' permesso?" Forse penseranno che i venezuelani, come pure chi preferisce M5S o non vota proprio sono dei poveri ignoranti imbecilli che non hanno capito nulla. Non si appassionano alle sorti dell'Euro, dello spread, delle privatizzazioni. Fra di loro ci sono quei quasi quarantenni "choosy" che non si accontentano di 1200 E al mese e di vivere come sradicati. Vuol dire che se li ritroveranno prima o poi a bussare alle loro porte. E non si accontenteranno di un'elemosina.
RispondiEliminaAlessandro
Solo per precisare che il commento di "anonimo" a Mauro e ad Alex1 era mio. Avevo saltato la firma.
RispondiEliminaLi ringrazio di nuovo entrambi per il fattivo contributo a questo blog.
Avete visto come anche nel PD si siano accorti delle ingerenze USA nella potica del nostro paese? Esilarante!!! Se ne sono accorti solo perchè l'ambasciatore Usa ha espresso ammirazione per il M5S. Sempre e solo un Grillo nel mirino. Ma ce l'hanno una memoria (di coscienza ormai non se ne può parlare...)? Si sono dimenticati di come abbiano obbedito per disintegrare Milosevic e la Jugoslavia, con quel criminale di D'Alema al governo, salvato dall'alleato Kossiga. Non mi meraviglio di come trattino personaggi dello spessore di Hugo Chavez (tremo per quello che avranno già pronto su Fidel)! Per loro la storia è ormai spazzatura. L?hanno dimostrato con la Jugoslavia, con Milosevic, con Gheddafi, con Saddam, con Fidel e ora con Chavez... Hanno paura dei grilli ma, ridotti a insetti ormai, sono loro.
RispondiEliminaBelin, mi fate quasi commuovere!
RispondiEliminaMi sembra istruttivo far notare che lo stesso commento l'ho inserito nell'articolo di Giulietto Chiesa e un altro, più sapido, su quello del cicisbeo imperialista Massimo Cavallini, entrambi sul sito del Fatto Quotidiano.
Non li hanno pubblicati.
Ma che ci frega, tanto hanno eletto il papa!
Nel frattempo continua l'aggrssione alla Siria. Ormai nessuno nasconde la mano occidentale in questa guerra. Dopo i ribelli nel Golan che sequestrano i delegati ONU (ma nessuno dalle nostre parti ha gridato allo scandalo) ecco dal Corriere della Sera (ANSA) - BEIRUT - Almeno 300 combattenti "addestrati in Giordania da ufficiali dell'esercito Usa e dell'intelligence" sono pronti a entrare in Siria e iniziare a combattere. Lo afferma un alto responsabile dei ribelli siriani che ha chiesto l'anonimato. La notizia di un addestramento di forze ribelli in Giordania garantito da americani e occidentali era stata resa nota la scorsa settimana da Der Spiegel e Guardian.
RispondiEliminaChe dire? spero che la Siria si mantenga unita e compatta come ha fatto finora da due anni a questa parte. Volevo sapere qualcosa chiedere sulla posizione dell'Iraq in merito.
Chi è Lannes? Dov'è Lannes? Cosa scrive Lannes? Diffidare di tutti quelli che latrano contro Grillo. Ragionare con quelli che ragionano, tipo Marco Bascetta sul manifesto.
RispondiEliminaAlex1@ Difficile spiegare cosa succede in Iraq. Molto schematicamente: Il regime è scita è obbedisce più all'Iran che agli Usa. Visto che l'Iran difende la Siria, Al Maliki difende la Siria.
La vecchia resistenza del Baath mi pare ora infiltrata da sauditi e quatarioti che lavorano contro l'Iran e quindi contro la Siria e contro Al Maliki. E' una tragedia, ma è realpolitik. Il nemico del mio nemico e mio amico. Trattasi di caos creativo, come voluto dagli Usa: Stato distrutto, fallito, lacerato.
mi permetto di diffidare di chi , leggi Sindaco grillino di Parma Pizzarotti, per riassestare il bilancio comunale non trova di meglio che tagliare lo stipendio di chi manda avanti una famiglia con 1000-1200 € al mese
RispondiEliminaieri a pranzo mi sono imbattuto in rainews ... davvero disarmante la sfacciata propaganda a favore di un intervento armato in siria !
RispondiEliminala corrispondente riferisce di civili che hanno chiesto (e ottenuto) le armi al governo per difendersi (ovviamente dai ribelli, ma non l'ha detto!) e il giornalista in studio, per togliere dall'insicurezza la popolazione vede come soluzione un intervento dell'europa per rifornire di armi proprio i ribelli !!!!!
ma ci credono così imbecilli ????
Si caro Anonimo, dopo averci anestetizzati sono giunti alla conclusione che possono farci bere qualsiasi invereconda scemenza.
RispondiEliminaAnch'io ho visto quel servizio, paradossalmente il Neri rappresentante della ONG è stato più diplomatico (era alla ricerca di contributi, denari, non voleva certo - ho avuto l'impressione da sue espressioni - mettersi a polemizzare col cronista) evitando forse di precisare le proprie parole che se ci hai fatto caso erano di carattere generale, non puntava il dito sull'esercito.
No, è proprio un ordine impartito agli organi di informazione, i cattivi sono da una parte, gli altri sono eroi.
I cervelli sono all'ammasso.
Emilio.
Tanto per rilanciare l'azione dei democratici "ribelli" anti Libia(ANSA) - ROMA, 17 MAR - Tawadros II, il papa copto, tratta con l'ambasciatore libico in Egitto per la liberazione dei 4 fedeli arrestati ieri a Misurata. Lo riferisce la stampa del Cairo. Il papa, affermano fonti anonime, potrebbe ottenere lo stop all'assedio da parte dei copti della sede diplomatica libica nella capitale egiziana, in cambio della liberazione dei 4. Venerdi' le autorita' libiche hanno rilasciato 55 copti accusati di proselitismo e arrestati nelle scorse settimane. (ANSA).
RispondiEliminaNon ci sono notizie sulla resistenza libica, controlla ancora tutto il sud del paese? Ed il movimento Tuareg riesce a tenere testa ai soldati francesi inviati dal "sinistro" Hollande?
RispondiEliminaLa televisione e' sempre piu' inguardabile, anch'io ho purtroppo ascoltato i pessimi servizi della Botteri (e di altri suoi colleghi) ed alla fine ho preferito togliere l'audio.
Ma questi "giornalisti" sempre piu' distanti dalla popolazione normale ce lo avranno uno specchio ? Milioni e milioni di venezuelani hanno pianto Chavez, tutti scemi ?
E' ovvio poi che dire della presenza del "cattivo" Ahmadinejad" ai suoi funerali non ha fatto altro che portare acqua al mulino Obamiano (quello buono perche' nero...).
Mi discpiace ma la cosidetta sinistra (almeno quella giornalistica e politica) si e' completamente bevuta il cervello ed oggi e' a mio parere molto piu' pericolosa di tutte le altre categorie politiche e professionali.
Andrea Rossi
Condivido anch'io il post di Mauro, Chavez era un socialista vecchio stampo dando a questo temine un significato positivo ovviamente, purtroppo oggi la sinistra e' una parodia di se stessa, dai sogni di uguaglianza ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, dalle battaglie per difendere i veri lavoratori alle guerre per avallare i deliri di novelli Frankstein da laboratorio, questa e' la sinistra oggi, un industria culturale al servizio del capitale e dei capricci individualistici.
RispondiEliminaAndrea Rossi
2017, adesso si che il Venezuela sta bene, eh? Chavez e quelli come lui sono solo capaci di distruggere, mai di costruire. Finiti i proventi del petrolio a prezzi alti, il paese si è afflosciato e la gente muore di fame. Di rivoluzionari così l'umanità fa volentieri a meno, grazie tante. E non date la colpa a Maduro, la crisi era già iniziata prima. Lui è solo l'ultimo incapace.
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