Grato
m’è il sonno e più l’esser di sasso mentre lo scorno e la vergogna dura. (Michelangelo
Buonarotti)
Non
è misura di salute l’essere bene inserito in una società profondamente
ammalata. (Jiddu Krishnamurti)
Guardateci.
Tutto è arretrato. Ogni cosa è sottosopra. I medici distruggono la salute, i
giuristi distruggono la giustizia, le università distruggono la conoscenza, i
governi distruggono la libertà, i media distruggono l’informazione e la
religione distrugge lo spirito. (Michael Ellner)
L’Occidente
ha vinto il mondo non per la superiorità delle idee o dei valori o della
religione, ma piuttosto per la sua superiorità nell’applicare la violenza organizzata.
(Samuel
P. Hungtinton)
Egitto,
Turchia, Brasile. E noi?
Avete notato la differenza nel trattamento, da parte
dell’inciucio strategico mediatico-politico, delle insurrezioni in Turchia,
Egitto, Brasile? E quella tra le loro manifestazioni e le nostre? Chiave di interpretazione della
differenza: obnubilamento ideologico e geopolitica imperiale che tutti unisce.
Nel caso di Turchia ed Egitto, manifestazioni e perfino scontri durissimi,
violenze, bottiglie incendiarie, suscitano indulgenza e comprensione:
dall’altra parte c’è un regime di ferocia repressiva e… islamico. E degli
insorti si dice del laicismo e della democrazia, mica della devastazione
sociale di un neoliberismo imposto da noi. Noi, invece, siamo Occidente civile
e cristiano e così, anche se un po’ meno, il Brasile, fulgida stella dei BRICS,
governato dall’erede del socialista Lula, non più colonia Usa. E allora da noi,
come in Brasile, chi difende il suo diritto alla piazza, all’espressione,
all’opposizione, è contaminato, se non sabotato, dalle solite “frange
estremiste”, dai “provocatori violenti”, dagli amici del giaguaro. Oppure non è
altro che una massa senza capo né coda manovrata dai soliti noti.
Le chiavi di lettura sono due: una, la distanza
geografico-culturale. Man mano che ci si allontana da noi e da quei facinorosi
dei centri sociali lancia-molotov e si passa da Grecia e Spagna a Turchia ed
Egitto, lo sguardo sui “violenti” diventa più benevolo. Vogliono la democrazia,
no? Ma quando si arriva in un paese come
il Brasile, a governo di “centrosinistra”, quindi per definizione democratico, mica
come quello degli estremisti autoritari alla Chavez, Maduro, Correa, Morales,
la chiave diventa la classe. Sinistrati del centrosinistra, con annesse
fogliette di fico “radicali”, garanti di ogni cosa buona grazie alla
pacificazione-integrazione con gli antistorici nemici “centrodestri”, nel segno del mercato
onnisciente e della libertà delle liberalizzazioni, come potevano non turbarsi
alla vista di una folla incrudelita contro Dilma Rousseff, la costola di Da
Silva Lula? Quella Dilma, una donna!, che, al par nostro, si era unita in
matrimonio non morganatico con i “centrodestri” del tradizionale, ormai
antistorico nemico del partito dell’oligarchia feudale, recuperato alla
democrazia, il Partido da Social Democracia Brasileira
(PSDB).
Essendosi la nostra ex-socialdemocrazia (PCI-PD-SEL) garantita un po’ di sopravvivenza nella pacificazione nazional-napolitanesca, imboccata di pappa mafio-clericale e con le coperte rimboccate da BCE, Wall Street e Pentagono, come poteva, essa, non schierarsi dalla parte della compagna Dilma? E come non individuare in quei milioni di violenti nelle 100 città brasiliane, un po’ ingrati, un po’ manipolati, dei pupazzetti fatti saltellare dai fili dei grandi interessi e media non sufficientemente gratificati dall’erede del sindacalista Lula? Se crolla la Dilma del grande Brasile, rischia di sgretolarsi a catena tutto una filiera di formaggi nei quali rosicchiare. La chiave di classe eccola qui. Parafrasando, cuius classis, eius religio.
Essendosi la nostra ex-socialdemocrazia (PCI-PD-SEL) garantita un po’ di sopravvivenza nella pacificazione nazional-napolitanesca, imboccata di pappa mafio-clericale e con le coperte rimboccate da BCE, Wall Street e Pentagono, come poteva, essa, non schierarsi dalla parte della compagna Dilma? E come non individuare in quei milioni di violenti nelle 100 città brasiliane, un po’ ingrati, un po’ manipolati, dei pupazzetti fatti saltellare dai fili dei grandi interessi e media non sufficientemente gratificati dall’erede del sindacalista Lula? Se crolla la Dilma del grande Brasile, rischia di sgretolarsi a catena tutto una filiera di formaggi nei quali rosicchiare. La chiave di classe eccola qui. Parafrasando, cuius classis, eius religio.
Rivoluzione
colorata? Sì, ma di rosso.
Per i furbetti sinistrati, per i quali la manina
imperialista ogni cosa controlla e dirige, anche quella brasiliana è una
“rivoluzione colorata”. In Turchia, Egitto, Paesi del Sud Mediterraneo, masse
rivoltose e con ancora nebbiosi obiettivi rivoluzionari, come anche le masse
nostrane narcotizzate dalla pseudosinistra, hanno di fronte lo stesso identico nemico. E sovrapponibili
quasi alla perfezione sono i contenuti delle lotte: resistenza e rovesciamento
di un Nuovo Ordine Mondiale fondato sul trasferimento di ogni ricchezza dal 99
all’1%, lubrificato dal menzognificio mediatico, dall’annientamento culturale
(vedi deperimento e pervertimento aziendale delle’istruzione, vedi il pacchetto
lettian-berlusconiano di assunzioni solo di gente senza diploma), dallo
svuotamento di democrazia e costituzione e dall’instaurazione di regimi
totalitari. La premessa di tutto questo non poteva non essere, nello Stato
dell’ “inside job” dell’11 settembre e del democraticida “Patriot Act”, uno spionaggio universale
per un controllo totale.
E’ dal 1945 che gli Usa spiano centri stranieri di potere
politico ed economico, ma è con Bush e, di più, con Obama che, approfittando
delle nuove tecnologie, il regime Usa ha impegnato il suo immane apparato di
intelligence per spiare tutti, miliardi di esseri umani. Ogni operazione
telefonica, telematica, bancaria, ogni spostamento, ogni contatto, ogni scelta,
ogni abitudine, ogni DNA. Miliardi espropriati della propria riservatezza,
identità, libertà e predisposti alla criminalizzazione come potenziale turbativa
sociale e, quindi, all’annichilimento civile, quando non biologico. E poi si
permettono di cianciare dei controlli della Stasi nella DDR! Non per nulla la
più grande violazione dei diritti umani e civili, il più grande crimine della
storia contro la libertà, l’identità, il libero arbitrio, commessi dal primo
presidente afroamericano, dal liberal amico
di Mandela, sono scomparsi dai media nel giro di due canti del gallo. E’
bastato a distogliere l’attenzione il matrimonio gay sancito dalla Corte
Suprema Usa. Non rimane che un po’di
gossip sulla “talpa” Edward Snowden e sul suo megafono nel “Guardian”,
il giornalista Greenwald. Hai visto mai che “colorati” sono pure quelli…
Del resto, quando mai i nostri media hanno indugiato su una bomba atomica come la notizia (New York Times”) che Obama, primo governante della storia, si è autoassegnato il diritto di assassinare “sospetti” in giro per il mondo e ha istituito campi di concentramento, a futura memoria, in tutti i 52 Stati dell’Unione? Questo pudore nell’occultare la svolta epocale verso Orwell 1984 lo si spiega anche con l’ultima rivelazione di Snowden: la complicità dei governi italiani che agli Usa hanno fornito i dati privati di cittadini italiani. Il che, in uno Stato di diritto, corrisponde al massimo crimine contro la nazione: alto tradimento. Peraltro, nulla di inedito in una storia che ha posto al vertice del potere un golpista pervertitore della costituzione repubblicana..
Te lo do io, il Brasile! I mazzabubù delle oligarchie
neofeudali e totalitarie, prosperate sotto Lula (che tentò di tacitare la
collera di esclusi e affamati con una minimalista bolsa familia che sollevò una percentuale di campesinos e
sottoproletari delle favelas dall’inedia assoluta) e rese obese da Dilma, sono
intervenuti a schiacciasassi su operai, studenti, donne, impiegati, precari
dell’intelletto, più tardi anche campesinos. Così si conviene da noi, come
ovunque (solo che “ovunque” non ci si limita alle processioni sindacali di
chierici e gonzi, si fanno scioperi generali di giorni con tanto di assedio),
con le apposite armi della guerra interna per blindare il trasferimento alla
cima della piramide di beni e intelletti: idranti di acqua tossica e irritante,
pallottole di gomma, gas CS proibito a Ginevra, pistolettate, mazzate, arresti,
torture. E la stampa del monopolio transnazionale che vezzeggia i manifestanti
nella speranza di un’eterogenesi dei fini a ulteriore vantaggio
dell’oligarchia. E’ lo stesso trucco che rincretinì la sinistra quando si
fecero passare per manutengoli dell’Impero mine vaganti come Saddam o Gheddafi.
Te lo do io, il Brasile! Provate a metterlo a confronto
con i paesi del rovesciamento dell’ordine sociale e politico, Venezuela,
Bolivia, Ecuador, Nicaragua, la stessa Argentina di Cristina Kirchner.
L’aumento di 10 centavos del biglietto dei trasporti sta al resto delle
motivazioni dell’insurrezione come un telepass sta a un passaporto. Va bene che
al ricettore di salario minimo costava ogni giorno, andare venire, un quarto
delle sue entrate. Ma anche questo è la mosca su un petalo di margherita
rispetto al rinoceronte piombato sul deserto delle condizioni sociali: una
scuola razzista, classista, frantumata, una sanità pubblica ridotta in condizioni
che neanche la filiera Berlinguer-Moratti-De Mauro-Gelmini, richieste popolari
per un minimo di via di fuga dalla mattanza neoliberista ignorate, irrise,
arroganza tecnocratica di una classe dirigente bipartisan, corrotta fino al
midollo fin dai tempi di Lula, riforma agraria trasformata in manomorta
terrateniente imposta a suon di fucilate, di espulsioni, devastazione ambientale
con le monoculture tossiche delle multinazionali dell’agrobusiness: soya, olio
di palma, agrocumbustibili, estinzione di intere tribù cancellate dalle
megadighe. La Rousseff, precipitata nel panico, ha promesso mille cose, case,
lavoro, scuole, ospedali, previdenza, terra, annunci mirabolanti che neanche
Enrico Letta. Il più eclatante, sperato vincente: tutte le royalties dal nuovo
petrolio a scuola e sanità. Che ridere, sono nemmeno l’8% dell’introito, il
resto va all’impresa straniera (sotto Gheddafi era il contrario: 90% al paese,
10% al petroliere).
Le rivolte turche e egiziane (quest’ultima denigrata in
piagnucolio da una Giuliana Sgrena, sul “manifesto”, che non si perita di
dedicare una sola parola al ruolo Usa) sono innescate da una condizione di
sfruttamento e oppressione che ha per
corollario anche l’enorme dispendio per un apparato militare spropositato, ora
impegnato per conto Nato anche contro la libera Siria (avete notato le bandiere
siriane innalzate dai rivoltosi in Turchia?) con l’invio di bande di mercenari
e di armi. Così i milioni in lotta nel Brasile delle larghe intese
ultracapitaliste rappresentano una risposta oggettiva alla controffensiva
imperialista lanciata dagli Usa nel subcontinente dopo la scomparsa di Hugo
Chavez, icona della liberazione per le masse brasiliane, come per tutti i
popoli in America Latina e fuori.
Bergoglio,
l’anti Chavez, alla restaurazione soft
A dispetto di quanti sommergono ogni pensiero razionale
nell’emozione idiota per il papa del “buonasera”, “buon appetito”, “amate i
poveri” (più ce ne sono e meglio stiamo), il furbetto a cui è bastato
sostituire la croce d’oro con quella di ferro per farsi passare per nuovo santo
d’Assisi, la nomina di Bergoglio, dettata, come quella di tutti i pontefici,
dai massimi poteri della fase, rappresenta, nel continente che più cristiano
non si può, la componente soft del ricupero economico-militare di un “cortile
di casa” che aveva staccato gli ormeggi.
Più poveri ci sono, e a questo ci pensano i governanti
latinoamericani miliziani dei Chicago Boys, e più se ne avvantaggia la collaudata
alleanza imperialista Chiesa-neoliberismo. Ricordo che, trovandomi in Brasile
all’avvento di Lula, i sopravvissuti alla decimazione papista della teologia
della liberazione e i combattenti Sem Terra, dieci volte più rivoluzionari del
PT dell’ex-sindacalista un po’ giallo, già manifestavano tutta la loro
diffidenza verso un presidente dalle roboanti promesse di catarsi sociale che,
sui piani fondamentali della riforma agraria, delle garanzie sociali, della
salvaguardia di un ambiente dal quale dipende la vita di larga parte del mondo,
non incideva minimamente sugli assetti esistenti. Poi vennero gli scandali
della corruzione, le defezioni, la degenerazione di tutti i partiti alla
sinistra del PT, come quel Partito Comunista che arrivò a proporre e far
passare una legge che esonerava i terratenientes, ladri di terra, disboscatori
ed evasori fiscali, dal pagare i propri debiti. Un degrado precipitato in
totale disastro sociale con Dilma Rousseff e governatori fascistoidi e razzisti
nei vari Stati, con la rivoltante esibizione cafona dei grandi eventi
calcistici e olimpici e le decine di miliardi regalati alla mafia FIFA. Noi,
nel nostro piccolo, concorriamo con l’Expo, il Tav, le grandi opere, gli F35..
Ma da quest’orecchio i nostri sinistrati non ci sentono. I
timpani gli erano state tappati da cerone consociativo ed entrista fin dai tempi
di Togliatti e del suo connubio con la “tradizione cattolica”. Lula e Dilma
erano assai più rassicuranti di Chavez o Morales. Antimperialisti quanto basta,
ma solidamente ancorati ai dettami economici, sociali, culturali
dell’imperialismo: la modernità. La chiesa cristiana, manuale di ogni assolutismo
politico e culturale, dittatura, oppressione, prevaricazione psicologica, spossessamento
(il profeta Elia che, per farsi seguire sul cammino verso dio, ordina di
istantaneamente lasciare aratro e buoi, il padre da seppellire, mogli e figli
da salutare…), è da sempre la banda di fiati che precede le armate della
conquista. Lo è stata alla grande anche col cardinale gesuita di nome Jorge
Mario Bergoglio.
Bergoglio e Videla
Come tutte le gerarchie latinoamericane con tutte le
dittature, il coltivatore dei poveri ha serenamente convissuto e collaborato,
perfino contro i suoi confratelli gesuiti, con i cristianissimi (anche P2,
massoni e opusdeisti mai troppo lontani) stragisti e torturatori argentini Videla,
Massera, Galtieri, Bignone. E pure con tutti gli altri boia dell’operazione
Condor, compreso Pinochet. Membro della Guardia di Ferro, emula dell’omonima
squadraccia fascista rumena, amico di quel Menem che dell’Argentina s’è venduto
perfino i cimiteri, nemico accanito della Kirchner, che quel paese lo ha
rimesso in piedi, ha lasciato nelle grinfie degli aguzzini militari due gesuiti
schierati dalla parte dei perseguitati. La sua elevazione al trono di monarca
più assoluto e più antidemocratico della storia, ha indignato le Madres de Plaza de Majo, purissimo
diamante della politica argentina. Da noi sono bastate alcune facezie, come il
“buonasera” e qualche ciglio sollevato su Ior e pedofilia vaticana, per farne
l’uomo che riscatta la Chiesa dai suoi abominii storici.
Così l’unto di Bilderberg piuttosto che del Signore, al pari del polacco predecessore incaricato della demolizione del comunismo, è scattato dai blocchi di partenza per la maratona intitolata “riconquista dell’America Latina”. Corsa partita in sinergia con l’offensiva restauratrice lanciata da Washington alla confortante notizia della morte, diciamo pure eliminazione, del bau bau Chavez.
Prima della gara decisiva c’erano state le prove libere. La
sedizione dei minatori meglio pagati della Bolivia, con la pretesa di un
aumento del 100% delle pensioni a scapito di tutti gli altri, capeggiata da un
sindacalista fellone, già collaudato dalle precedenti dittature, e i separatismi
dei reazionari di Santa Cruz, tutti schiacciati dalla risposta di massa a
sostegno della rivoluzione; nel frattempo Morales ha ulteriormente bonificato
il paese cacciando la DEA, Ong varie, McDonald’s e la Coca Cola. Poi il golpe
fallito dei poliziotti contro Rafael Correa in Ecuador, poi felicemente
confermato dal suo popolo per un nuovo mandato; Con una magnifica beffa alla
Chavez, Correa ha respinto la minaccia di Washington di cancellare certi
benefici doganali da 23 miliardi di dollari, rinunciandovi di suoi e offrendio
tale somma ai bisognosi Usa. Ancora, la sanguinosa destabilizzazione allestita
dal golpista Capriles dopo la vittoria di Maduro in Venezuela; il colpo di
Stato in Honduras con i successivi quattro anni di stragi di contadini,
sindacalisti, oppositori politici, per mano dei narcogovernanti rigurgitati dai
brogli elettorali; le rivolte dei latifondisti argentini contro il tentativo di
Cristina di tagliargli le unghie con un minimo di equità fiscale; sedizioni di
organizzazioni indigene manipolate dalle Ong occidentali in tutti i paesi
emancipati.
Tornando all’Honduras, la decimazione nel paese dal
maggiore tasso di criminalità del continente, con il più alto numero di
giornalisti ammazzati, è arrivata a toccare la più rappresentativa leader della
resistenza rivoluzionaria honduregna, Bertha Cacares, coordinatrice del COPINH,
(Consejo Civico de Organizaciones Populares y Endigenas de Honduraas)
organizzazione di popolazioni native, afrodiscendenti, cittadini comuni,
malmenata e arrestata mentre guidava le lotte degli spossessati dall’oligarchia
terriera contro una megadiga, poi liberata a furor di popolo e ora in attesa di
un grottesco processo. Una figura magnifica di marxista, una donna che simboleggiava
il ruolo d’avanguardia delle donne in tutta l’America Latina. La sua fierezza e
lucidità ideologica, che le hanno impedito di associarsi a chi, nella
Resistenza, ha accettato, con il nuovo partito LIBRE, di prestarsi al perdente
gioco elettorale dell’oligarchia, la potete apprezzare dall’intervista nel mio
docufilm “Il ritorno del Condor”.
Alleanza
del Pacifico, asse del male
Ma la mossa decisiva è stato il rilancio dell’apparato
reazionario messo in piedi per rimediare alla cocente sconfitta subita nel 2005
al vertice delle Americhe di Mar del Plata, quando Hugo Chavez si trascinò
dietro l’intera America Latina nell’affossamento dell’ALCA, il trattato
neocoloniale di libero scambio con cui gli Usa speravano di riattivare la
spoliazione del “cortile di casa”. Si chiama Alleanza del Pacifico e ripropone
un’ Alca, solito “libero scambio” capestro tra materie prime sudamericane e
manomorta delle multinazionali Yankee, che stavolta comprenda tutti i regimi
vassalli del Cono Sud: Cile, Perù, Paraguay, Colombia, colonie centroamericane,
con osservatori vari comprendenti nientemeno che il Vietnam. Si tratta non solo
di opporre alle alleanze integrazioniste come Mercosur, Celac, Alba, Unasur, in
cui esercitano un peso determinante i paesi emancipati a partire dal Venezuela,
ma anche di rafforzare, con per asse i paesi andini e quelli della sponda
pacifica opposta, Giappone, Corea del Sud, Filippine, Indonesia, una
militarizzazione sfrenata diretta, sia contro le nazioni asiatiche non omologate all’espansionismo economico
neoliberista, sia contro i paesi latinoamericani scioltisi dalle catene della
subalternità all’Impero. Una sfida non da poco.
Lo scontro, dunque, si acutizza. Non se ne avvede un popolo come il nostro, in massima parte rincoglionito da pseudosinistre e pseudosindacati e che, nelle sue frange di residuale e malinteso marxismo-leninismo, vaneggia di classe operaia “soggetto rivoluzionario”. Ottuso provincialismo che non gli fa capire che non siamo un treno, ma solo la carrozza fatiscente di un convoglio in corsa su binari tracciati da altri, fuori da noi. Gente che sta ai tempi che corrono come la Balilla sta all’astronave. Ma ne sono coscienti vasti settori di umanità che si sono liberati dalla subalternità intellettuale e morale e dalla costrizione della nonviolenza, che ne è il corollario fondamentale. E qui la battaglia per la difesa della Siria, dell’Iran, di tutti i centri di un ordine culturale, sociale e politico antagonista, svolge un ruolo cruciale. Per il momento possiamo rallegrarci del fatto che la fenomenale resistenza di Assad e del popolo siriano hanno ricevuto un prezioso assist dai terremoti nei due Stati canaglia Egitto e Turchia, come dal pesante sputtanamento-isolamento degli Usa in tutti i suoi comportamenti strategici.
Tutto
il mondo sta esplodendo, dall’Angola alla Palestina, come
diceva una nostra bella canzone, già consapevole del 99%. L’1% di Bergoglio,
Obama, Bilderberg, con i nanetti da giardino nostrani, cerca di arginare il
maremoto. Messo in crisi in Medioriente dall’oscenità del suo mercenariato
cannibale, con i popoli affidati ai suoi vassalli in prolungata e determinata
sollevazione, denudato nella sua natura criminale dalle rivelazioni sullo
spionaggio universale, contrapposto a una Russia che rappresenta con sempre
maggiore forza il rifiuto della criminalità organizzata in “comunità
internazionale”, finirà con l’affidarsi alla risposta nucleare. Bisogna vedere
chi arriva prima.
Una rivoltante esibizione di mercimonio mediatico mi sollecita ad aggiungere alcuni post dal blog di Grillo. E’ successo a “In Onda”, su La7, il 1. Luglio. Tale Telese e tale Concita De Gregorio hanno sollevato sul trono di un’indeffettibile onorabilità tale senatrice Gambaro, ex- Cinque Stelle, estromessa per aver fatto la sua faviata ingiuriando Beppe Grillo su Sky. A chi non fosse rintronato dal napalm lanciato sul M5S dai B-52 del PD, con “manifesto” e “Piazza Pulita” protagonisti assoluti, non poteva sfuggire di quanta ipocrisia velenosa trasudassero i tre sicofanti del sistema, coperti dall’assenza di un qualsiasi contraddittore. Ma tutta la sporcizia dell’operazione è balzata smagliante alla luce quando la sprovveduta vittima del dispotismo grillino ha esaltato la bontà degli obiettivi del governo inciucista, al quale augurava ogni successo. Pronta a raccoglierne il compenso. Era per questo, no, che i suoi elettori l’avevano votata. Tale è, dunque, il tasso di integrità delle scorie infiltratesi nel MoVimento. Motivo di più per stare con gli “epuratori”.
BEPPE GRILLO,
quando ha ragione.
L'Italia è di fronte a un
baratro, ma il
governo è fermo come
un paracarro. Letta, dedito al gioco del Subbuteo dove il massimo rischio è la slogatura
dell'indice, annuncia, annuncia, annuncia. Capitan Findus sembra la versione
aggiornata e minimalista della presentatrice televisiva Mariolina Cannuli (che prego di scusarmi per l'irriverente, per
lei, confronto). C'è una calma piatta, come in mare quando non vedi un
gabbiano, non c'è un'onda, un refolo di vento prima della tempesta. Che
aspettiamo? Siamo falliti e lo neghiamo e affossiamo le imprese con carichi
insostenibili come l'aumento dell'anticipo dell'Irap, dell'Ires e dell'Irpef definiti dal ministro dell'Economia Saccomanni "Un
prestito dei contribuenti che a livello individuale ha un peso molto soft". Un peso di 2,3 miliardi di euro, soft- soft, una piuma. E'
necessaria attuare subito, entro l'autunno, un'economia di guerra. Tagliare le province,
portare il tetto massimo delle pensioni a 5.000 euro, tagliare finanziamenti
pubblici ai partiti e ai giornali, riportare la gestione delle concessioni
pubbliche nelle mani dello Stato, a iniziare dalle autostrade, perché sia
l'Erario a maturare profitti e non aziende private come Benetton o, dove questo
non sia possibile, ridiscutere le condizioni, eliminare la burocrazia politica
dalle partecipate dove prosperano migliaia di dirigenti, nazionalizzare il
Monte dei Paschi di Siena, eliminare ogni grande opera inutile come la Tav in Val di Susa e l'Expo di Milano, ridurre drasticamente
stipendi e benefit dei parlamentari e di ogni carica pubblica, cancellare la
missione in Afghanistan, fermare
l'acquisto degli F35. Si potrebbe continuare a lungo. Non c'è
più tempo. Le risorse vanno destinate alla defiscalizzazione parziale delle
piccole e medie imprese, all'introduzione del reddito di
cittadinanza e
all'abbattimento del debito pubblico. Quest'ultimo, nonostante una tassazione
abnorme, cresce al ritmo di 120 miliardi all'anno. Nel 2013 dovremo collocare
400 miliardi di titoli di Stato (chi li comprerà e a che condizioni?) e intanto
si discute di riforme costituzionali per il mantenimento del potere da parte
dei partiti e delle lobby. Qualcuno obietterà che si vanno "a
toccare" diritti acquisiti, come nel caso delle pensioni d'oro
(in Italia sono 100.000 i “super-pensionati” e
costano allo Stato italiano 13 miliardi di all’anno per cui vengono utilizzati
i contributi pensionistici di ben 2.200.000 lavoratori). I diritti acquisiti non sono contemplati più
da un pezzo per gli esodati, per i precari, per chi non prenderà mai la
pensione. In un'economia di guerra i
diritti acquisiti non esistono più.
Fabrizio Miccoli,
l'attaccante del Palermo avrebbe fatto pesanti commenti scoperti attraverso le intercettazioni su
Giovanni Falcone definito: "quel fango di Falcone".L'indignazione
popolare, correttamente, si è levata contro il giocatore.
Persino Buffon lo ha stigmatizzato in conferenza stampa dal Brasile. Ovunque è
tutto un giusto dissociarsi da Miccoli al quale, c'è da giurarlo, nessuno
passerà più il pallone in campo.
Nel frattempo un signore che ha come amico il fondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, condannato in secondo grado a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, il quale definì eroe Vittorio Mangano il mafioso condannato in primo grado all'ergastolo per duplice omicidio, assunto ad Arcore con la qualifica di stalliere. Un signore ex iscritto alla P2 con la tessera 1816, con un numero impressionante di procedimenti giudiziari, condannato in secondo grado a quattro anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni per frode fiscale. Condannato in primo grado a sette anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e prostituzione minorile. Indagato con l'accusa di aver corrotto nel 2006, con tre milioni di euro, il senatore Sergio De Gregorio per il suo passaggio nel Pdl.
Questo signore che altrove sarebbe in fuga da tempo verso Paesi senza l'estradizione è stato "invitato a colloquio e ricevuto" dal presidente della Repubblica Napolitano. Dal Quirinale sottolineano che è stato Napolitano a prendere l'iniziativa dell'incontro e che Berlusconi ha assicurato "il netto orientamento di confermare il sostegno suo e del Pdl al governo e all'azione che è impegnato a svolgere". E' come se Herbert Hoover, presidente degli Stati Uniti negli anni '30, avesse invitato Al Capone per discutere del mercato degli alcoolici. Anche Miccoli, al Quirinale, a palleggiare tra due corrazzieri! Perché Berlusconi si e lui no?
Nel frattempo un signore che ha come amico il fondatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, condannato in secondo grado a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, il quale definì eroe Vittorio Mangano il mafioso condannato in primo grado all'ergastolo per duplice omicidio, assunto ad Arcore con la qualifica di stalliere. Un signore ex iscritto alla P2 con la tessera 1816, con un numero impressionante di procedimenti giudiziari, condannato in secondo grado a quattro anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni per frode fiscale. Condannato in primo grado a sette anni di carcere e interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione e prostituzione minorile. Indagato con l'accusa di aver corrotto nel 2006, con tre milioni di euro, il senatore Sergio De Gregorio per il suo passaggio nel Pdl.
Questo signore che altrove sarebbe in fuga da tempo verso Paesi senza l'estradizione è stato "invitato a colloquio e ricevuto" dal presidente della Repubblica Napolitano. Dal Quirinale sottolineano che è stato Napolitano a prendere l'iniziativa dell'incontro e che Berlusconi ha assicurato "il netto orientamento di confermare il sostegno suo e del Pdl al governo e all'azione che è impegnato a svolgere". E' come se Herbert Hoover, presidente degli Stati Uniti negli anni '30, avesse invitato Al Capone per discutere del mercato degli alcoolici. Anche Miccoli, al Quirinale, a palleggiare tra due corrazzieri! Perché Berlusconi si e lui no?
Vivisezione: StopVivisection
Dobbiamo fermare questa pratica
crudele sui nostri fratelli animali. Possiamo fare di meglio e ora la scienza e
la tecnologia ci consentono di utilizzare procedure sensate, nuove e
all’avanguardia per comprendere meglio come le sostanze chimiche tossiche
incidono sulla salute umana, proteggendo al contempo i nostri fratelli animali.
È uno sforzo lodevole. Jeremy
Rifkin, Presidente della “Foundation on Economic Trends
"Sostenete insieme a me l’Iniziativa dei cittadini europei “Stop Vivisection”. Questa iniziativa chiede la fine di quella pratica barbara e insensata di sottoporre milioni di animali a grandi sofferenze e alla morte per testare le sostanze chimiche tossiche per l’uomo. Da anni i governi, le multinazionali e i ricercatori affermano che la sperimentazione animale per la valutazione del rischio di sostanze chimiche per la salute dell’uomo è fondamentale per assicurare il benessere della nostra specie. Ma ora i recenti progressi nel campo della genomica, della bioinformatica, dell’epigenetica e della tossicologia computazionale forniscono nuovi strumenti di ricerca molto più accurati per studiare l’impatto delle sostanze chimiche tossiche sulla salute dell’uomo. Le associazioni anti-vivisezione e le organizzazioni per i diritti degli animali sostengono questa tesi da tantissimi anni e sono state dileggiate da enti scientifici, associazioni e lobby di settore che le accusano di essere “anti-progresso” e di preoccuparsi più degli animali che delle persone. Ora, curiosamente, l’establishment scientifico è giunto alle medesime conclusioni. Alcuni anni fa, il National Research Council della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, il più importante ente scientifico d’America, ha pubblicato un ampio studio che metteva in discussione il valore dei test di tossicità ai quali milioni di animali vengono sottoposti. Secondo il rapporto, “i test attuali forniscono poche informazioni su modalità e meccanismi d’azione che sono fondamentali per comprendere le differenze interspecie nella tossicità, e poche informazioni, se non addirittura nessuna informazione, per la valutazione della variabilità e della suscettibilità umana”. In altre parole, ogni anno milioni di animali sono sottoposti a insensate sofferenze e portati alla morte, sebbene i test forniscano pochissime informazioni per la valutazione del rischio di queste sostanze chimiche per l’uomo. I test di tossicità sugli animali sono semplicemente cattiva scienza. Il rapporto della National Academy of Sciences sostiene che nuove tecnologie all’avanguardia ora offrono per la prima volta la possibilità di ottenere dati più accurati sull’esposizione al rischio chimico senza la necessità di continuare questa barbara sperimentazione chimica sui nostri fratelli animali. Gli autori del rapporto, infatti, dicono che “nel corso del tempo, la necessità di sperimentazione animale dovrebbe ridursi notevolmente e potrebbe essere persino eliminata”. Buone notizie per i nostri fratelli animali: le nuove metodologie per i test di tossicità salveranno la vita di milioni di animali e tengono fede alla promessa di salvare la vita di milioni di esseri umani. Procedure più rapide ed economiche e dati più accurati velocizzeranno la valutazione del rischio di sostanze chimiche e forniranno i mezzi per creare nuovi farmaci e operare altri interventi a tutela della nostra salute. In breve, tutti vincono: sia noi, sia i nostri fratelli animali. Con i nuovi modelli sperimentali all’avanguardia non c’è più bisogno di sottoporre milioni e milioni di animali a test disumani in laboratori di ricerca. È arrivato il momento di eliminare gradualmente la ricerca sulla vivisezione e i laboratori dell’Unione europea e di tutto il mondo. Spero che vi unirete a me e a milioni di altri cittadini europei per fermare questa pratica crudele." Jeremy Rifkin
"Sostenete insieme a me l’Iniziativa dei cittadini europei “Stop Vivisection”. Questa iniziativa chiede la fine di quella pratica barbara e insensata di sottoporre milioni di animali a grandi sofferenze e alla morte per testare le sostanze chimiche tossiche per l’uomo. Da anni i governi, le multinazionali e i ricercatori affermano che la sperimentazione animale per la valutazione del rischio di sostanze chimiche per la salute dell’uomo è fondamentale per assicurare il benessere della nostra specie. Ma ora i recenti progressi nel campo della genomica, della bioinformatica, dell’epigenetica e della tossicologia computazionale forniscono nuovi strumenti di ricerca molto più accurati per studiare l’impatto delle sostanze chimiche tossiche sulla salute dell’uomo. Le associazioni anti-vivisezione e le organizzazioni per i diritti degli animali sostengono questa tesi da tantissimi anni e sono state dileggiate da enti scientifici, associazioni e lobby di settore che le accusano di essere “anti-progresso” e di preoccuparsi più degli animali che delle persone. Ora, curiosamente, l’establishment scientifico è giunto alle medesime conclusioni. Alcuni anni fa, il National Research Council della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, il più importante ente scientifico d’America, ha pubblicato un ampio studio che metteva in discussione il valore dei test di tossicità ai quali milioni di animali vengono sottoposti. Secondo il rapporto, “i test attuali forniscono poche informazioni su modalità e meccanismi d’azione che sono fondamentali per comprendere le differenze interspecie nella tossicità, e poche informazioni, se non addirittura nessuna informazione, per la valutazione della variabilità e della suscettibilità umana”. In altre parole, ogni anno milioni di animali sono sottoposti a insensate sofferenze e portati alla morte, sebbene i test forniscano pochissime informazioni per la valutazione del rischio di queste sostanze chimiche per l’uomo. I test di tossicità sugli animali sono semplicemente cattiva scienza. Il rapporto della National Academy of Sciences sostiene che nuove tecnologie all’avanguardia ora offrono per la prima volta la possibilità di ottenere dati più accurati sull’esposizione al rischio chimico senza la necessità di continuare questa barbara sperimentazione chimica sui nostri fratelli animali. Gli autori del rapporto, infatti, dicono che “nel corso del tempo, la necessità di sperimentazione animale dovrebbe ridursi notevolmente e potrebbe essere persino eliminata”. Buone notizie per i nostri fratelli animali: le nuove metodologie per i test di tossicità salveranno la vita di milioni di animali e tengono fede alla promessa di salvare la vita di milioni di esseri umani. Procedure più rapide ed economiche e dati più accurati velocizzeranno la valutazione del rischio di sostanze chimiche e forniranno i mezzi per creare nuovi farmaci e operare altri interventi a tutela della nostra salute. In breve, tutti vincono: sia noi, sia i nostri fratelli animali. Con i nuovi modelli sperimentali all’avanguardia non c’è più bisogno di sottoporre milioni e milioni di animali a test disumani in laboratori di ricerca. È arrivato il momento di eliminare gradualmente la ricerca sulla vivisezione e i laboratori dell’Unione europea e di tutto il mondo. Spero che vi unirete a me e a milioni di altri cittadini europei per fermare questa pratica crudele." Jeremy Rifkin
Caro Fulvio,
RispondiEliminapiu' che un commento un'amara constatazione.Quelli che te racconti sono fatti.Prima di leggere il tuo intervento avevo fatto le stesse considerazioni.Come dovrebbe qualsiasi persona di buonsenso .
Possibile che non ci sia un giornalista ,un tg che non abbia il pudore di negare l'evidenza .
Semplicemente i fatti.come del resto fa Grillo sul blog vedi intervento da te pubblicato.
E poi ti devo fare per l'ennesima volta i complimenti.Sai,mica e'facile trovare un giornalista che sa scrivere...
Luca.
Grazie,Luca, sono contento che la pensiamo allo stesso modo.
RispondiEliminapiccolo indizio: la vicenda di Snowden mi porta alla memoria 'Truman Show' e 'The Prisoner' .
RispondiEliminaPovero 'rifugio di neve'! Un 'bianco nascondiglio' contro una 'nera cloaca'?
Articolo magnifico, come sempre, grazie.
Grazie Fulvio, finalmente qualcuno è riuscito a narrare avvenimenti quotidianamente descritti in maniera distorta tanto dai media liberal-capitalisti, quanto dai paranoici iperbaffuti che giocano a un patetico risiko da simil guerra fredda. Continua cosi e buon lavoro! A pugno chiuso
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