“Chi è il ribelle? L’uomo
che dice no”. (Albert Camus)
“Riina insiste a minacciare di morte il
Procuratore di Palermo De Matteo, che dirige l’inchiesta sul connubio stragista
Stato-mafia. De Matteo stia in guardia. Ha parlato il portavoce del regime”. (anonimo)
“Il coro mondiale del lupi mannari ulula lamenti
per la morte di Nelson Mandela. Un uomo che piace a tutti quelli che non
piacciono a me. Con tutto il rispetto per il giovane combattente anti-apartheid,
l’apartheid che lui, come Luther King, ha abbattuto è quella tra borghesia
capitalista bianca e borghesia capitalista nera. L’apartheid delle classi
subalterne, tutte nere, è rimasta. A Mandela, che rideva con tutti, da Bush a
Thatcher, preferisco Lumumba e Sankara, a Luther King Malcolm X, a Ghandi i
naxaliti”. (il sottoscritto)
La prolungata assenza dal blog, che avrà
allietato coloro che deplorano la lunghezza dei miei articoli, era dovuta a una
missione N0 MUOS in Sicilia che, insieme a quelle precedenti NO TAV e NO
TAV-Terzo Valico, produrrà fra un paio di mesi i temi centrali, affiancati da
altri consimili, del mio primo documentario-lungometraggio sul nostro paese,
dopo la ventina che ho dedicato dal 1998 a guerre, rivoluzioni e altri
sommovimenti in giro per il mondo. Titolo provvisorio del docufilm qualcosa
come “Guerra Globale-Fronte Italia. PARTIGIANI DEL DUEMILA”.
La Sicilia è bellissima. Questa è la prima considerazione che mi balena
al riandare ai giorni trascorsi tra Palermo, Niscemi, Gela, Sigonella. E
bellissimi nell’animo e nelle azioni sono i siciliani, dalle “o” ed “e” larghe come i loro sorrisi a capo
della cordialità, disponibilità, assistenza, intelligenza che hanno riservato a
me e alla mia compagna-collaboratrice. Grazie a loro e al patrimonio di due
anni di lotte abbiamo potuto penetrare e trascorrere per le turpitudini dello
stupro ambientale e umano inflittogli da USA e loro sguatteri domestici, e per
la rivolta di avanguardie e popolazioni tornate in piedi come alla nostra
Comiso degli anni ’80.
Il presidio NO MUOS di Niscemi, appollaiato come un condor sulla base USA
in attesa certa di sbranarne il cadavere, ha celebrato in quei giorni il primo
anniversario della sua vita di sentinella, osservatorio e trampolino di lancio
delle azioni di contrasto. Il ricordo della trionfale invasione della base
necrofora nell’agosto scorso è stato celebrato in mattinata con un mirato
lancio di uova sui mezzi che entrano per allestire le piattaforme satellitari MUOS,
in aggiunta alle 42 antenne della vecchia base, che fulminano con l’emissione
di potentissime radiazioni elettromagnetiche la salute dei viventi animali,
vegetali e umani dell’area (vedi la relazione di Massimo Zucchetti, del Politecnico
di Torino). La festa è proseguita nel pomeriggio con un festoso e canterino
assedio al perimetro della base, invano disturbato dai falliti tentativi di
intimidazione dell’apparato poliziesco degli ascari locali, e con un’assemblea
popolare nella piazza centrale di Niscemi per risvegliare gli spiriti
insurrezionali delle genti che, nei mesi scorsi, a migliaia, hanno sostenuto la
battaglia contro quello che, dal prestigioso e amatissimo veterano degli
strumenti documentali di lotta contro la militarizzazione USA, Antonio Mazzeo,
è definito il MUOStro di Niscemi. Il girotondo di beffe e disprezzo si è
concluso attorno al mega-paiolo di vin brulé ribollente sul fuoco che
arroventava le recinzioni del turpe impianto.
Poi, fino a notte inoltrata, il presidio ha lanciato all’indirizzo dei
necrofori imperiali, asserragliati nel buio del loro covo, messaggi di
resistenza sotto forma di canti e balli e all’insegna della vita che prevarrà
sui portatori di “devastazione e saccheggio”.
La polizia irrompe tra i NO MUOS sotto la
recinzione della base Usa.
Il MUOS (Mobile User Objective
System), che ora si somma alla base ultraventennale delle 42 antenne per le
comunicazioni in tutto lo scenario delle guerre presenti e future nel
Mediterraneo, in Africa e Medioriente, è un satanico progetto di Washington,
formato da quattro piattaforme paraboliche da connettere ad altrettanti
satelliti geostazionari. Il sistema dovrebbe diventare il centro di comando per
le forze di terra, aria e mare statunitensi e Nato ammassate in tutto il mondo per
le crociate in atto e programmate in vista di un mondo sfoltito col sangue e
con le dittature. Un’orrenda macchina di morte planetaria, la più grande in
Europa, affiancata a quella per mercenari d’assalto statunitensi e loro droni,
scavata in un altro pezzo del corpo vivo della Sicilia, a Sigonella. Qui i
militari USA hanno fondato nei giorni scorsi la “Sigonella Travellers Lodge n.1288”, loggia massonica approvata dal
Grande Oriente d’Italia. Che si aggiunge alle altre tre logge massoniche
militari statunitensi operanti a Napoli, Pisa e Vicenza. Si conferma la
consanguineità con i vertici mafiomassonici del nostro Stato, con i suoi
massimi esponenti, o massoni in proprio, o con padri e padrini massonici.
.
La nuova loggia massonica militare Usa a
Sigonella
Macchine di criminalità e morte che, come dimostrano le ricerche e
analisi effettuate, a dispetto dei falsari minimizzanti messi in campo dalle
istituzioni complici, da chi si affida all’osservazione e ai dati, alla scienza
e alle testimonianze, opera anche sul posto. Il tasso di decessi e patologie
(linfomi, cancro, malattie della tiroide, malformazioni) da emissioni
elettromagnetiche delle ultrapotenti antenne e che verrà decuplicato dalle
nuove installazioni, è già di gran lunga superiore alla media isolana. Vi vanno
aggiunti una preziosa e delicata riserva naturale, “La sughereta”, sventrata
nel suo cuore contro ogni vincolo di legge, la depredazione e contaminazione di
una terra baciata dagli dei della fertilità e che la manomissione di una mafia,
dal 1943 a Portella della Ginestra e fino alla costruzione delle basi, socia di
affari e di dominio dei colonialisti (magari non di maggioranza, ma dotata
della golden share), sta riavviando
al latifondo di feudale memoria. Del resto, si tratta di un modello affermatosi
anche nella consociazione mafia-regime e costante per ogni “grande opera”,
specialmente di alta velocità, e di ogni infrastruttura.
Rosario Crocetta, diventato governatore della regione in virtù di
autocertificati antimafia, a questo aspetto non ha dato grande rilevanza quando
ha revocato la propria revoca dell’autorizzazione a erigere il MUOS.
Voltafaccia imputabile alla ripresa del controllo sul suo operato da parte del
PD, dopo la breve stagione “eversiva” impostagli dall’utilità di un appoggio
dei Cinque Stelle, fermi, con tutto il
loro inaspettato consenso popolare (più ancora che elettorale), sulla posizione
NO MUOS. Alla miseria del trasformismo, questo scadente rappresentante della
classe politica siciliana ha voluto aggiungere un servizio particolarmente
rivoltante ai suoi burattinai: l’accusa di infiltrazioni mafiose a gente che,
invece, affronta a viso aperte uno Stato, una Regione e una potenza straniera,
tutti da sempre consociati con la mafia, accettandone le conseguenze già
concretizzatesi nella repressione. Una chiavica.
Sul piano della rappresentanza politica restano a fianco dei NO MUOS,
armata d’avanguardia, insieme ai NO TAV, della resistenza antimperialista e
anti-devastazione e saccheggio, solo i Cinque Stelle regionali e nazionali. Il
fronte nemico è ampio e dotato di tutti gli strumenti della repressione – che
ora iniziano ad abbattersi con multe e denunce anche sui NO MUOS – e
dell’intossicazione. Ma i NO - che, ripeto, sono altrettanti formidabili SI a
un mondo liberato e salvato dal cannibalismo dell’1% - stanno ventilando
l’intera Italia e altre vaste aree di opposizione nell’intero mondo. I bruti
della mattanza planetaria, mimetizzati sotto le mentite spoglie dello sviluppo,
dalla Val di Susa alla Sicilia Orientale, passando per gli squarci aperti o da
aprire e cementificare sul territorio, la Terra dei Fuochi, il suolo violentato
insieme a chi ci ha i piedi sopra, e mascherati da diritti umani e democrazia nei loro centri direzionali per
genocidi a 360 gradi, da Vicenza a Niscemi, non faranno una passeggiata su un
tappeto di corpi e menti esanimi.
C’è qualcosa dell’uomo nuovo guevariano, dalla gentilezza intrecciata
alla fermezza, dall’odio per il sopruso riflesso dell’amore per il giusto, nei
ragazzi di varia anagrafe, ma perlopiù recente, che impegnano il loro tempo, le
proprie ragionatissime utopie, il proprio futuro, contro le distopie in cui si
vorrebbe far sprofondare la società di consumi sempre più ridotti a velenose
bolle di sapone. E non è un’illusione dettata da nostalgia se a questo veterano
è parso di tornare a respirare il vento che, nella seconda metà del secolo
scorso, scompigliò per molti anni i piani in cui i padroni avevano iscritto la
propria hybris. Quanto seminato da
quel vento non s’è perduto, ha nutrito nuovi germogli e, nel caso del
niscemese, nuovi sugheri nelle lande spogliate dai disboscamenti militari,
culturali e morali. E’ un fuoco di fila, come quello contro i complottisti di
quest’Europa da mutilare con l’euro e da ridurre alla schiavitù dei pochi sui
tanti, che dilaga nel paese, risveglia chi si era voluto rinchiuso nel sonno o
nel sogno, si connette agli incendi che divampano di là dal mare. Il MUOstro è
nudo.
Queste avanguardie diffonderanno ovunque la consapevolezza di una gabbia
che si vuole costruire e stringere sulla vita e sul futuro e di cui le sbarre
sono il MUOS, Sigonella, i CARA e i CIE per i dannati scampati alle guerre dei
MUOS e dei droni di Sigonella, l’acqua senza acquedotto, non potabile, usurata
dalla mafia con il beneficio da quarto mondo delle autobotti a caro prezzo, la
terra contaminata e sottratta al suo naturale destino di distributore di vita a
tutti, il tessuto di corruzione e ladrocinio che vorrebbe inglobare vittime e
attori, la rapina di libertà, l’oltraggio all’intelligenza. E sarà
inevitabilmente rivoluzione.
Vorrei segnalare due episodi, uno del 30 novembre, quando ero già partito
da Palermo e uno, me presente, ad Alcamo. Sabato 30 novembre le destre
palermitane, con tanto di teppa fascista, hanno allestito un corteo “NO MUOS”.
Il corteo si è scontrato con un presidio antifascista, fermo in piazza, davanti
al Teatro Massimo, e lì, subito, sono partite le cariche della polizia.
Indovinate contro chi. E’ normale, contro coloro che, difendendo la
Costituzione e la legge, nonché l’autenticità del movimento NO MUOS contro ogni
opportunistica infiltrazione, hanno denunciato il paradosso di una
manifestazione che si appropria della lotta antimperialista, contro le basi Usa,
condotta da coloro che si richiamano all’imperialismo fascista e oggi
rivendicano quello cosiddetto “eurasiatico”. Un compagno è stato fermato, altri
tre sono rimasti feriti. Il corteo fascista, protetto dalla polizia, è
proseguito fino a destinazione. Quella dei fascisti, a volte eufemisticamente
definiti “rossobruni”, è una tattica già impiegata in altre occasioni,
Palestina, Irlanda e, più recentemente, Libia e Siria. A volte, come nel caso
di queste due guerre, si sono inseriti nei vuoti lasciati da una “sinistra”
passiva, o addirittura allineata sulle posizioni della propaganda guerrafondaia
e di diffamazione dei paesi e dei governi che intralciano il cammino
dell’imperialismo e della globalizzazione. A Palermo, invece, hanno trovato la
risposta di chi, depositario di una visione di classe alla base di ogni
antagonismo contro l’esistente, ha saputo difendere l’identità di un movimento
che, ponendosi a difesa della libertà e del diritto di autodeterminazione e
contro ogni ritorno in peggio dei totalitarismi aggressivi del passato,
dell’antifascismo è espressione logica e fisiologica.
Ad Alcamo, rappresentanti del movimento NO MUOS presentavano a un folto
pubblico i contenuti e i progetti delle prossime campagne. Dopo due ottimi
interventi di esponenti del Comitato NO MUOS di Palermo (Elio e Nadia), si
avventuravano in disquisizioni varie e non del tutto pertinenti tale Fulvio
Vassallo Paleologo e un signora eritrea presentata come “mediatrice culturale”
di certa Ong. Sarebbe un episodio di scarsa rilevanza, non fosse che i due
relatori, distaccatisi radicalmente dal tema NO MUOS, si sono rivelati
propagandisti delle peggiori menzogne diffuse dalle centrali promotrici dei
massacri in Libia e, oggi, in Siria). Esaltando il paradosso demenziale di una
disinformazione imperialista nell’occasione di un evento intrinsecamente
antimperialista, l’uno ha ripetuto la vulgata dei media di regime dei
“mercenari gheddafiani”, ora spostatisi al Sud e che infierirebbero nel Sahel.
Nemmeno le trombe sioniste di Amnesty e HRW, di fronte all’evidenza abbagliante
dei veri mercenari rastrellati dalla Nato e dai nababbi del Golfo e della
resistenza di popolo opposta agli invasori della libera Libia, insistono più su
questa patacca. Ha atterrito il mondo quanto i mercenari jihadisti hanno fatto,
dopo la sconfitta della Libia, alla città di libici neri Tawargha, rasa al
suolo e svuotata di una popolazione in parte massacrata, in parte rinchiusa in
lager. Il che non ha impedito alla relatrice eritrea di aggiungere a una
descrizione caricaturale del suo paese come confezionata da chi non ne tollera
l’indipendenza e l’opposizione al neocolonialismo, l’incredibile balla di un
Gheddafi che avrebbe dato la caccia ai libici neri. Un Gheddafi che aveva accolto
in Libia 2,5 milioni di migranti africani, cui aveva garantito gli stessi
diritti dei propri cittadini e che nei paesi di emigrazione aveva investito
miliardi per sostenere sviluppo e lavoro (dati ONU).
In Libia, a salvaguardia di una radicale cancellazione di ogni cedimento
razzista, era addirittura bandita la definizione di “libico nero”. I libici di
ascendenza africana non erano mercenari assoldati per difendere la “dittatura”
(a democrazia diretta!), ma popolazione libica riscattata dall’esclusione
colonialista italo-britannica e perciò particolarmente impegnati nella difesa
della rivoluzione che gli aveva restituito dignità, uguaglianza e benessere. Questa
lealtà al loro paese e a chi gli aveva dato giustizia sociale, diritti umani e
una prosperità riconosciuta dall’ONU come senza pari nel continente (vedi
rapporto ONU del gennaio 2011), è stata poi pagata con l’orrenda caccia al nero
condotta in tutto il paese dal mercenariato jihadista di noi occidentali e dalle
dinastie reazionarie nostre alleate. Ormai lo sanno anche i grani di sabbia del
Sahara. La rappresentante eritrea aveva chiaramente il compito di inquinare,
con le sue calunnie e falsità di matrice Cia-Ue-Nato, la consapevolezza di chi
si avvicinava, con la vicenda MUOS, al dramma di una regione che gli stessi
responsabili della distruzione di un paese dopo l’altro, nella loro marcia per
la sottomissione dei popoli e la rapina delle risorse, stanno devastando nella
sovranità, salute, pace, autodeterminazione.
Salta sempre fuori, malafedista o farlocco che sia, colui che fonda le
sue menzogne sui racconti dei “testimoni”. Ma ci vuole davvero un’assenza
totale di circospezione, sommata ai pre-giudizi alimentati dai media, per
prendere per buone le “testimonianze” di chi, fuggito dalle nostre
guerre, sa benissimo che se vuole ottenere accoglienza, benevolenza, asilo,
deve conformarsi all’ opinione che del suo paese diffonde chi è in grado di
concedergli questi benefici. La lungimiranza e chiaroveggenza degli attivisti
NO MUOS che, in questi anni di contrasto all’invasore e ai suoi sodali, hanno
saputo acquisire una precisa conoscenza delle cause e degli attori in ballo, renderà
facile bonificare questo terreno da simile gramigna.
Libici neri costretti dai “ribelli” a
ingoiare la bandiera della Jamahiriya (vedi mio docufilm “Armageddon sulla via
di Damasco”)
Intanto in
Val di Susa si intensificano militarizzazione, terrorismo
giudiziario e sgarri alla democrazia. Ai parlamentari Cinque Stelle è stato
inibita illegalmente la visita, pur di diritto parlamentare e concordata con i titolari, alla mostruosità
ambientale ed economica del cantiere TAV a Chiomonte. Un divieto scandaloso
ispirato dall’ancora più scandalosa faziosità anti-grillina reiteratamente
praticata al Senato dall’ennesimo prodotto della fecondazione artificiale
quirinalizia (che, come Napolitano, non sente il “boom” che presto travolgerà
la sua illegittima presenza, insieme a quella, dopo il verdetto della Corte
Costituzionale sul Porcellum, dell’intera porcellum-generata congrega di
parlamentari, governo e presidenza della Repubblica).
Intorno alla recinzione a lamette, di marca israeliana, è stata ora
stabilita una zona rossa che vorrebbe vietare l’accesso non solo ai pacifici
oppositori della criminale speculazione, ma anche ai proprietari dei terreni. A
Torino, a un consesso di illustri giuristi, ex-giudici costituzionali,
avvocati, è stata negata la sala del tribunale per un convegno nel quale si
sarebbe parlato dello stato di diritto come applicato in Valle,
dell’accanimento giudiziario con false prove, accuse infondate, intimidazione
di testi e legali praticato dalla Procura di Caselli, in particolare nel
processo-monstre contro i 52 No Tav,
come anche nell’incredibile processo ad Alberto Perino, leader del movimento,
per una frase ingiuriosa all’indirizzo di un poliziotto attribuitagli da un
giornale e mai pronunciata. Le sciabolate che la Procura continua a infliggere
ai civilissimi difensori dell’integrità del loro territorio e del paese tutto,
sono evidentemente la reazione collerica commissionata dai promotori di
devastazioni e saccheggi, annidati in cupole e cupoline, a seguito della
crescita dell’opposizione ai loro delitti, espressa anche nella richiesta dei
Cinque Stelle, sostenuta da 48 senatori, dell’istituzione di una commissione d’inchiesta
sul progetto TAV e sulla sua realizzazione, sollecitata anche dalle perplessità
della Corte dei Conti. Commissione d’indagine resa tanto più urgente
dall’evidenza delle infiltrazioni mafiose assicurate dall’assenza di
certificati antimafia per le imprese esecutrici. L’indagine andrebbe poi estesa
all’analoga situazione denunciata dai No Muos siciliani, dove è addirittura
provata la concessione di appalti Usa a imprese capitanate da elementi relazionati
con boss inquisiti e condannati.
Ma il colpo più bello l’ha inflitto al TAV e ai suoi sostenitori una
procura che non pare afflitta da strabismo anti-No Tav come quella caselliana di
Torino. Il 4 dicembre abbiamo appreso che la Procura di Roma ha aperto un’indagine
su Mario Virano, l’architetto appassionato di redditizi buchi che la lobby
della mangiatoia TAV aveva posto a capo di un sedicente “Osservatorio Tecnico
per la Torino-Lione”. La motivazione: omissione di atti d’ufficio per aver
negato agli esponenti No Tav, con pieni titoli giuridici, la visione di
documenti pubblici relativi ad aspetti ambientali (leggi: nefandezze
ambientali) del progetto. E’ anche una simpaticissima risposta alla Camera di
Commercio torinese, quella che dalla Mole si affaccia come un avvoltoio sulla
Valle, che non si era peritata, nei giorni scorsi, di premiare l’imputato di
omissione di atti d’ufficio come “Torinese dell’anno”, per la sua capacità di “dialogo
e confronto costruttivi”, nientemeno. Uno che aveva finto di essere sostenuto
dai sindaci della Valle che invece lo avevano abbandonato alla sua faziosità
pro-TAV. Da sganasciarsi dal ridere. L’apparato serio, il “Controsservatorio
per la Democrazia” di Livio Pepino, ha risposto alla scempiaggine della Camera
di Commercio con il conferimento del titolo di “Alter-torinese dell’anno” a
Luca Mercalli.
Alle guerre
italo-israeliane i soldi di scuole, ospedali, esodati e di 18 milioni, un
italiano su tre, sotto o al limite del livello di povertà.
Fosse solo stato per l’osceno sbaciucchiarsi del Letta-Lecca col criminale
di guerra Netaniahu, avremmo anche potuto limitarci a scaricare la nausea nel
cesso di casa. Ma è che l’asservimento militare e finanziario di questo paese
in rovina al più sanguinario e longevo violatore dei diritti umani nella storia
del mondo, ci costringe a fare a meno di cure della nostra salute, di
istruzione dei nostri figli, delle case e dei pasti di milioni di cittadini,
del salvataggio del nostro territorio disastrato e divenuto serial killer e a
sostenere, al tempo stesso, lo sterminio dei palestinesi e le ininterrotte
campagne di guerra e di assassinii extragiudiziali in giro per il mondo. E ciò
esige la consapevolezza che bisogna aggiungere alle nostre battaglie specifiche
il tema della criminalità militare del nostro regime, con i suoi F-35, le sue
portaerei, il micidiale gas urticante dei violentissimi gendarmi Usa, che
piaga epidermide e organi esterni, ora in dotazione alle nostre forze del
disordine, come ben sanno i No Tav e i No Muos. S e non ci uniamo alle
lotte di resistenza del Sud Mediterraneo, europeo, africano, mediorientale, il
passo sarà sempre più corto delle gambe che ci devono portare alla vittoria.
Completata con Israele e Usa nel Neghev israeliano la più grande esercitazione
d’attacco (all’Iran) della storia di questo scacchiere, la “Blue Flag”, avviato lo scambio con la
teocrazia sionista di armi e tecnologie per miliardi (1 miliardo per acquisti
da Israele solo nell’ultimo contratto), partecipiamo ora al piano “Expanding Attack Capacity”, concepito
per decuplicare il numero degli obiettivi che Israele è in grado di
distruggere. Nella parole del generale israeliano incaricato, Amikam Norkin, “un uso massiccio e punitivo della forza
aerea di precisione”. Insomma dieci volte Gaza, Libano, Siria, Iran,
Palestina tutta.
L’organizzazione politico-economico criminale che guida le sorti di Usa,
UE, Israele, giù giù fino ai sciuscià
italioti di USraele e di Bruxelles, non conosce limiti alla sua inverecondia e
protervia. La presunta commissaria ai diritti umani dell’ONU, Navi Pillay, ridotta
su un isolotto di menzogne dall’alluvione di notizie, perfino sui media
collateralisti, delle ininterrotte atrocità e campagne terroristiche del
mercenariato Al Qaida della Nato, sollecitata a ergere il suo capino tra i
tanti dell’Idra imperialista, ha denunciato i “crimini contro l’umanità” del
presidente siriano Assad (unico nominato tra una serie di indiziati) e ne ha
chiesto il deferimento alla Corte Internazionale Penale. Quella corte che, al
pari del Tribunale dell’Aja incaricato di incastrare - e assassinare se l’incastro non regge – i
patrioti serbi in mano ai carcerieri Nato, è nient’altro che il braccio armato
giudiziario dell’Impero e, dal giorno della sua costituzione, non ha
incriminato che personaggi con la faccia nera.
Dal cocuzzolo, dove resiste, puntellata da Washington e Tel Aviv,
all’uragano di verità scaturite dal mattatoio occidentale in Siria, la poveretta
non riesce a intravvedere né Guantanamo, né il genocidio in Palestina, né la
tortura ufficializzata negli Usa, né le sanzioni disumane inflitte a paesi
renitenti, né i bambini incarcerati in Israele, né le liste di assassinandi
compilati da Obama, né i colpi di Stato istigati dagli Usa, né gli
avvelenamenti planetari di Monsanto e Big Pharma, né l’eugenetica dei globalizzatori,
né le extraordinary renditions tuttora
praticate su vasta scala dagli Usa. E neppure ha sentito le grida delle 12
suore ortodosse siriane rapite dai ratti Al Nusrah nel villaggio cristiano di
Maluula, più volte passato di mano, e votate allo stupro e alla decapitazione,
come successo a migliaia di quei cristiani o sciti che non sono riusciti a
scampare fuggendo all’orda sanguinaria dei “ribelli democratici”. Notare anche
come la nota Gabanelli di “Report”, abbia ancora una volta assolto il suo compito
inserendo estemporaneamente in un (dis)servizio su tutt’altro tema (la
beatificazione della Shalabajeva, consorte espulsa del delinquente Ablyazov,
fatto passare per dissidente, ma ora in carcere in Francia per furti di milioni
di euro in Kazakistan, Ucraina e Regno Unito), la frase savianea: “il sanguinario Assad”.
Becchini UE
sull’Ucraina
Che l’Italia, nella sua partnership con questa pratica Usa, si sia
accontentata – e magari vergognata – del rapimento e della successiva tortura
in Egitto di Abu Omar (i cui colpevoli sono stati tosto graziati dal fiduciario
sul Colle), può essere ritenuta vana speranza alla luce del cordialissimo
incontro di questi giorni di Letta con l’omologo polacco, rappresentante di
quel paese che, insieme ad altri europei ed extraeuropei, ha fornito a rapiti
vari il trattamento dettato dalla Cia. Ma i governanti di Italia, Polonia ed
Europa in genere, hanno la faccia bianca e la cravatta intonata. Navi Pillay li
confonde con le tante brave persone che vede formicolare sul suo scoglio. A
questo proposito va coerentemente segnalata l’affettuosa intesa tra i regimi
d’Italia e Polonia sui fatti di Ucraina.
Con la Polonia, che da sempre sogna di estendere le sue frontiere a Est e ha i suoi referenti in zone
dell’Ucraina occidentale, i quali, però, non bastano a eleggere un presidente
filo-UE alle vicine elezioni, Roma è perfettamente d’accordo: quella dei
manifestanti di Kiev che non condividono la repulsa del presidente Yanukovic al
massacro UE, come praticato in Italia, Grecia e via elencando eurozavorre da
eliminare, è la nuova rivoluzione colorata contro i post-bolscevichi che preferiscono
mantenersi in buona con la Russia. Ma è
da questa che dipende il loro cordone ombelicale energetico, mentre
dall’UE gli si propongono le cure della famigerata Troika. Ecco perché alle
elezioni non passano e, quindi, ricorrono a proteste “pacifiche” che, nelle
immagini occultate dai media, risultano insurrezioni violente, rispetto alle quali
le nostrane intemperanze black bloc, definite terroristiche, sono cerimonie da
figli dei fiori.
Punire la Russia perché del suo gas vive l’Europa e questo gas ora passa
per condotti liberi dalla morsa Usa (come lamenta la Gabanelli nei suoi
costanti attacchi all’ENI, competitore odiato dalle 7 Sorelle), accerchiarla
militarmente, offrire anche agli ucraini i privilegi dell’imminente
apocalittico trattato di libero scambio USA-UE, per il quale i comportamenti e
profitti delle multinazionali e delle banche avranno il sopravvento sulle leggi
nazionali e sarà davvero la fine, questo è l’ordine del giorno fornito da
Bruxelles e dalla Cia ai neo-arancioni di Kiev. Insieme alla restituzione alle
stelle della socia in affari, JulijaTimoshenko, finita alle stalle per aver
lucrato per il suo clan milioni dalle royalties per i gasdotti. La nota
estetica ed etica conferita all’impresa dalla Cia è qui rappresentata
dall’elegante protesta delle simil-Pussy Riot ucraine, Femen. Basterebbe
questo.
Honduras,
golpe perenne
Una parola breve, inadeguata, su quanto è accaduto in Honduras il 24
novembre scorso. Ancora una volta alle
presidenziali ha vinto per cinque punti il candidato dell’oligarchia, Juan
Orlando Hernandez (pure incredibilmente già membro del truffaldino Comitato Supremo
Elettorale). I parassiti fantocci di Washington e delle multinazionali, tornati
al potere dopo il golpe Usa del 2009 che destituì un Zelaya moderato, ma
propenso a sorridere ai paesi liberati dell’America Latina, si sono assegnati
il 34,1% dei voti. La sconfitta Xiomara Castro, moglie di Zelaya, insieme a
tante voci autorevoli e alla Missione Sindacale Internazionale di Osservazione
Elettorale, ha denunciato incredibili scorrettezze nelle votazioni e nello
spoglio. Cosa che era da aspettarsi al ricordo delle precedenti elezioni seguite
di pochi mesi al colpo di Stato, condotte sotto la minaccia delle baionette e
dei licenziamenti e coronate da spudorati brogli, denunciati – e presto
dimenticati – da mezzo mondo. All’annuncio dei risultati della farsa, migliaia
di manifestanti sono scesi spontaneamente per le strade, mentre Xiomara ha
ritenuto di sospendere per cinque giorni ogni mobilitazione. Gli studenti
dell’Università Autonoma dell’Honduras hanno occupato l’ateneo, costruito
barricate e, come ai tempi del dopo-golpe, quando i sindacalisti padroni delle
proteste hanno imposto la rassegnazione pacifista alla sanguinosa repressione
militare, hanno sostenuto scontri prolungati con la polizia.
La tragedia dell’Honduras, riconquistato dagli Usa al corridoio per il
narcotraffico Colombia-Messico che impingua le loro banche e rincoglionisce
le loro maggioranze sociali, colmando di detenuti prigioni private, è stata la
divisione del Fronte della Resistenza Nazionale all’indomani del grottesco
risultato che ha messo a capo dello Stato l’oligarca Porfirio Lobo. Per molti
incredibili mesi, la resistenza, il cui valore ho potuto documentare nel
docufilm “Il ritorno del Condor”, ha tenuto testa ai golpisti e ai loro
aguzzini. Poi, la rottura. Da un lato i fiduciosi nel “processo democratico” ed
elettorale, il Partido Libertad y Refundaciòn (LIBRE) degli Zelaya e dei
sindacalisti, con pesanti immissioni dal conservatore Partido Liberal (già di
Zelaya); dall’altro i movimento che, fatta la scelta della lotta sociale, hanno
retto per anni la resistenza e che il regime ha colpito decimandone la base
contadina e operaia nel Basso Aguan e nelle aree degli indigeni Lenka e degli
afrodiscendenti, raccolti nella organizzazione COPINH. La dirige Bertha
Caceres, grande protagonista della lotta sociale e antimperialista, più volte
perseguita da un apparato poliziesco e giudiziario sulla base di accuse
inventate.
Era evidente che quella dei movimenti e del Copinh era l’unica scelta
realistica in una costellazione di Stati in mano alla destra golpista e
filo-statunitense nella quale si può giurare che, con al potere i gorilla dell’oligarchia,
sguatteri di Washington, nessuna sinistra antagonista sarebbe mai lasciata
arrivare al governo. O brogli, o golpe. E’ la formula, insieme alla
destabilizzazione affidata a gruppi etnici e sociali e alle Ong, che gli Usa
applicano nell’offensiva latinoamericana contro i paesi liberatisi dal giogo
imperialista e neoliberista. L’opzione del LIBRE gli avrà garantita una certa
agibilità politica e la partecipazione alla truffa elettorale, concedendogli la
patente di “opposizione democratica” in contrasto con quella solita,
valsusiana, di “terroristi”, riservata ai movimenti di resistenza dal basso. Ma
è stata pagata con la riduzione del paese allo spolpamento e a “saccheggio e
devastazione” delle cosche padronali e multinazionali, alla militarizzazione
capillare sotto l’occhio attento di specialisti Usa e israeliani, al tasso più
alto di omicidi dell’intero continente, al narcotraffico, alle esecuzioni
extragiudiziali di dozzine di giornalisti e cittadini. Lo si tenga presente ora
che la Corte Costituzionale impone alle forze politiche italiane di inventarsi
una nuova formula di raggiro elettorale che gli garantisca la continuità della
dittatura bipartisan, ancora per un po’ parlamentare.
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Dal blog di Beppe Grillo
Il
mistero della Tav in Val di Susa - Sondaggio
La Tav in Val di Susa, che in realtà Tav non è, ma Tac, treno merci ad alta
capacità, è un mistero. Una tratta ideata alla fine degli anni '80 che finirà
tra vent'anni. Lascerà un debito generazionale spaventoso che pagheremo
con le tasse e il debito pubblico e una valle sconvolta per sempre. Un
tunnel di 57 chilometri che modificherà la struttura del territorio,
comprese le fonti d'acqua con il pericolo della diffusione di amianto. I fondi
della UE di cui si riempie la bocca Capitan Findus Letta serviranno solo per
una coprire una piccola parte dei costi, forse un miliardo, quando il valore
complessivo della Tav è di almeno 18/20 miliardi di euro. Quattro volte il
Ponte di Messina. Una tratta ferroviaria in Val di Susa esiste già e, ogni
anno, diminuiscono le merci trasportate. L'interesse dei politici per
quest'opera colossale e inutile è morboso. Perde i pezzi, ma non si discute.
Doveva collegare Lisbona a Kiev e, se andrà bene, collegherà Torino a Lione. Il
Paese non ha soldi per i trasporti primari, per i treni dei pendolari, per
le strade, ma per la Tav i miliardi devono saltare fuori. Non c'è logica
in tutto questo, così come è surreale l'occupazione militare di una valle
perchè si è schierata compatta contro la sua distruzione demonizzando e
inquisendo chiunque si opponga a questo scempio. Gli abitanti della Val di Susa
sono trattati come pericolosi brigatisti. La Francia di TAV lnon vuole sentir
parlare, l'apposita commissione ha così deliberato da
tempo (qualcuno avverta Hollande venuto in visita romana di conforto al Nipote)
: "Tenendo conto delle incertezze sul calendario del tunnel di base,
non può essere certa che i rischi di saturazione e le sovrapposizioni d’uso che
giustificano la realizzazione del progetto si verifichino prima degli anni
2035-2040". L'accanimento sulla Tav che dura ormai da un ventennio
deve avere delle ragioni profonde, insondabili, ma importanti, di vita o di
morte. Perché, per esempio, persone della 'ndrangheta intercettate a Torino
hanno detto di votare Fassino sindaco?
Perché Fassino nel suo primo discorso da sindaco ha subito perorato la causa
della Tav? Perché ogni governo negli ultimi quindici anni ha avuto la Tav come
priorità trascurando le vere emergenze del Paese? Provate voi a dare una
risposta a queste domande irrisolte. Vox populi, vox dei.
A chi serve la TAV?
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A chi serve la TAV?
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Ciao Fulvio,
RispondiEliminaSu Mandela il discorso e' complesso, certo una figura come lui era comunque di spessore politico e personale molto superiore alla media dei politici occidentali di oggi. Di lui si esalta dai "democratically correct" solo l'aspetto della "non violenza" che tradotto vuol dire superamento delle contraddizioni razziali senza toccare il nodo dello sfruttamento di classe. Sfruttamento che si e' manifestato con tutta la violenza che ha visto recentemente minatori in sciopero falciati dalla polizia sudafricana, adesso interetnica. Interessante a proposito un articolo di Lotta Comunista di qualche anno fa che parlava di amaro risveglio sudafricano. Non so pero' quanti dei media mainstream hanno ricordato che prima della sua liberazione, e della sua rinuncia alla "vendetta" (cosi' definita oggi da LA7) era considerato da molti Stati civili e democratici un terrorista, ed era difeso solo da alcuni paesi "impresentabili" e da gruppi minoritari "estremisti". Il superamento dell'apartheid ha comportato un prezzo politico molto caro, dall'isolamento di alcune fazioni dell'ANC e dei suoi rappresentanti (fra cui la stessa ex moglie Winnie), al pompieramento delle lotte sociali e sindacali, ed ultimamente anche ad un riallineamento in politica estera della nuova dirigenza, che ha rinunciato di fatto al progetto di unita' Africana ed ha abbandonato I paesi aggrediti (Costa D'Avorio, Libia, Mali) al proprio destino. Vorrei ricordare anche altri protagonisti un po' meno celebrati ma che hanno perso la vita per la causa, come Steven Biko e Chris Hani, quest'ultimo leader del Partito Comunista SudAfricano assassinato da un sicario polacco all'alba del nuovo SudAfrica circa vent'anni fa.
Alex1
RispondiEliminaL'unanimità è sempre letale per noi. Mandela è stato liberato e usato per far prevalere la fazione moderata, pronta a mantenere, nel riequilibrio delle razze, l'assetto infernale di classe, su quella della lotta di classe e armata.
Basterebbe che si è fatto scrivere l'introduzione al suo ultimo libro nientemeno che da Obama, il peggiore serial killer dell'epoca.
"(che, come Napolitano, non sente il “boom” che presto travolgerà la sua illegittima presenza, insieme a quella, dopo il verdetto della Corte Costituzionale sul Porcellum, dell’intera porcellum-generata congrega di parlamentari, governo e presidenza della Repubblica)"
RispondiEliminapotresti essere per favore piu chiaro su questo punto perche conoscendoli temo che useranno il tutto per l'ennesimo inciucio con ulteriore delegittimazione della Costituzione e legge elettorale ad Hoc forse con seggetti diversi ma per mantenere lo status quo
rossoallosso#
RispondiEliminaNon so su cosa dovrei essere più chiaro. La Corte ha dichiarato incostituzionale il porcellum , giustamente Grillo denuncia che sono illegittimi quelli eletti con il premio assurdo di maggioranza. Il boom era quello che Napolitano pretendeva di non aver udito quando i Cinque Stelle trionfarono nelle prime elezioni. Per il resto, sono d'accordo con le tue previsioni.
Grazie per le informazioni fresche dalla Sicilia: l'orrore militarista americano adesso ha trovato un forte alleato: il Pd e il partito Espresso -Repubblica con i suoi lacchè.
RispondiEliminaE' l'intera classe politica italiana la responsabile del definitivo asservimento dell'Italia agli Usa.
I 51000 miliardi di vecchie lire per gli F35 e i 40000 miliardi delle stesse per la Tav peseranno come un macigno sulle attuali e future generazioni.
Ma l'intera casta approva, accompagnata dai dictat degli escort e delle escort di Bruxelles.
Ciliegina sul boccone avvelenato è la nuova lobby massonica di cui parli.
Grazie per le informazioni fresche dalla Sicilia: l'orrore militarista americano adesso ha trovato un forte alleato: il Pd e il partito Espresso -Repubblica con i suoi lacchè.
RispondiEliminaE' l'intera classe politica italiana la responsabile del definitivo asservimento dell'Italia agli Usa.
I 51000 miliardi di vecchie lire per gli F35 e i 40000 miliardi delle stesse per la Tav peseranno come un macigno sulle attuali e future generazioni.
Ma l'intera casta approva, accompagnata dai dictat degli escort e delle escort di Bruxelles.
Ciliegina sul boccone avvelenato è la nuova lobby massonica di cui parli.
grazie e scusa ma non ricordavo che l'M5s fosse risultato primo partito
RispondiEliminane approfito per passare un link in merito al processo NOTAV,il sito però è una ciofeca
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/torino-no-tav-un-processo-in-stato-dassedio/15955
ciao fulvio,..io inizio ad esultare per il golpe militare in egitto, mi par di capire che l' esercito ha soccorso il popolo per evitare quello che è successo il libia! viva egitto libero?!!..tu che dici?si può paragonare a un 4 de febrero riuscito di Chavez?Sabina
RispondiEliminaStasera sulla "progressista" Rai3 trasmettono "5 Days of War", nauseante film di propaganda sull'"aggressione" russa alla Georgia del 2008, con tanto di Saakashvili interpretato dal ratto anticastrista Andy Garcia. Si narra di giornalisti americani simpatici e sciupafemmine che aiutano gli eroici georgiani nell'impari lotta contro i russi e gli osseti sporchi, crudeli e ignoranti.
RispondiEliminaMa che coincidenza!
A proposito dell'Imam di Milano rapito deportato e torturato dagli agenti CIA, ma con la complicita' evidente dei servizi italiani. Non bastava graziare il principale agente CIA responsabile da parte del nostro beneamato "sovrano" (senza che l'imputato avesse mai chiesto scusa, per giunta in posizione di latitanza) ma adesso sembra che per il malcapitato Imam il sequestro le torture e la detenzione illegale non fossero abbastanza. A "sistemare" le cose una condanna del tribunale di Milano a sei anni per il "sospetto complice dei terroristi", combinata con l'imputato assente. Insomma se uno viene rapito dai "servizi amici" sicuramente se l'e' andata a cercare. Mi ricorda un po' la vicenda di Khaled Hosseini, leader dell'OLP condannato in contumacia da un tribunale italiano in base ad un "pentimento" di un terrorista vero del dirottamento dell'Achille Lauro (lo sconto di pena subito concordato), e morto nel carcere speciale di Benevento senza che abbia avuto la possibilita' ne' di essere curato ne' di difendersi legalmente. Tanto per fare paragoni con I prigionieri "politically correct" come la Timoshenko, che e' libera di mandare messaggi (e che messaggi!) alla sua portavoce, od alla Pussy Riot che e'libera di denunciare lo stato delle prigioni russe.
RispondiEliminaSabina Marzinotto.
RispondiEliminaAl Sisi come Hugo Chavez, mi pare un accostamento azzardato. Non confondiamo l'oro col piombo. E' un fatto che i militari hanno abbattuto una dittatura di fanatici islamisti che spedivano tagliagole mercenari della Nato in Libia e Siria e sono la carta di ricambio dell'imperialismo. Ma viva l'Egitto libero si potrà solo gridare quando anche i militari saranno sostituiti dai rivoluzionari del febbraio 2011, laici, antimperialisti e antisionisti. Per ora è comunque meglio che ci siano i militari piuttosto che i Fratelli Musulmani, contigui ad Al Qaida, servi di Israele e Washington.
da tanti giorni l'ansa non da notizie dalla siria, nonostante bombe, stragi, mercenari uccisi, colpi di mortai su scuole, ospedali assaltati, ecc non siano certo mancati !!!
RispondiEliminaoggi qualcuno spara la solita cazzata e che ti fa l'ansa ??
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2013/12/11/Siria-massacro-donne-bambini-Damasco_9760919.html
solo i fasci si muovono marciando
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=2q14a71ZZMU
Una buona metanotizia: a giudicare dal basso rating di google news, la Siria ed il suo "dittatore sanguinario" stanno diventando molto imbarazzanti per la narrativa nostrana, in difficoltà nelle acrobazie a giustifica dei tagliagole democratici. L'ultima tesi è che i buoni, veri, originari e democraticissimi ribelli siano stati sopraffatti da un supergruppo jhadista formatosi un mese fa!
RispondiEliminaOra il giornalismo italiano dovrà iniziare la virata, sopratutto per spiegare al pecorame perchè gli USA stanno chiudendo i rubinetti delle armi dalla turchia. Ma forse, più che una virata, gli sarà più comodo un graduale abbassamento dei toni, fino all'oblio mediatico.
A proposito della discussione sui moti in corso.
RispondiEliminaPatria, intesa nel senso di casa di una comunità, è il termine che anima
tutte le lotte di liberazione dal colonialismo e dall'imperialismo:
Palestina, Vietnam, Algeria, Resistenza italiana, Venezuela, Cuba, tutta
l'America Latina, i paesi aggrediti del Medioriente, Mao, Guevara...... Si
tratta di non farlo snaturare dai fascisti. Il popolo italiano va inteso
oggi come il 99% contro l'1%, come insegnano gli Occupy, davanti alla
proletarizzazione generale e al fatto che la classe operaia, in mano a
sindacati e partiti, non è un'avanguardia rivoluzionaria, ma si è ridotta a
battaglie difensive e di retroguardia. Hanno ragione i compagni di
Askatazuna e Revelli che, correttamente, hanno visto nei manifestanti le
mille facce della povertà e della rabbia. Ai gruppi di strumentalizzatori
spetta il compito, inveendo contro la politica e i politici in quanto
politici e amministratori pubblici, come diceva un cartello a Torino, di
depistare la protesta e il progetto antagonista verso la distruzione dello
Stato, cioè della sovranità popolare, in quanto tale e la dittatura assoluta
della finanza e delle multinazionali. Come previsto dal TTPI, il trattato di
libero scambio oggi segretamente negoziato da Bruxelles e Washington e che
dovrebbe davvero condurre alla "fine della storia". Gramsci parlava di
lavorare per l'egemonia.
--------------------------------------------------
From: "cinziadp"
Sent: Thursday, December 12, 2013 1:44 AM
To:
Subject: Re: [assembleapermanente] Movimento dei forconi - posizione delmovimentonotav?
> Le posizioni non sono proprio le stesse: se si va a leggere la
> convocazione, girata molto prima della manifestazione del 9 dicembre, ci
> si troveranno clausule che giudico, almeno per quanto mi riguarda, e penso
> (pensavo?) anche per quanto riguarda il movimento NoTav, lontanissime
> dalle nostre istanze. Non basta il "tutti a casa" (che significa?), aborro
> l'onorare la patria ed il popolo italiano, quasi il resto del mondo
> potesse essere sfruttabile a nostro beneficio, il classico "l'importante è
> stare bene noi".
> Invece, dovremmo essere in piazza con l'ANPI, venerdì mattina a Torino,
> per fare fronte comune a questa deriva nazionalista che avanza dalla
> protesta dei forconi.
>
> Cinzia
patriottismo è amare il proprio Paese. nazionalismo è disprezzare gli altri. Vogliamo dire che Lenin, Stalin, Mao, Castro, Che Guevara non fossero patrioti? basta con questo nichilismo della pseudo sinistra italiana (e sottolineo SOLO ITALIANA!!) che denigra il proprio Paese, che, come ha giustamente detto Dario Fo, ha una cultura vecchia di 2000 (e passa) anni e che ha dato contributi decisivi alla storia dell'umanità.
RispondiEliminaAnonimo@
RispondiEliminaGià, la patria è un altro regalo che abbiamo fatto ai fascisti.
I marxisti avevano come motto "la nostra patria e' il mondo intero". Quindi la patria puo' essere intesa nel senso piu' stretto come il territorio dove si vive ed i popoli che lo abitano e preoccuparsi del loro benessere senza offendere la dignita' dei popoli vicini e delle minoranze non e' sciovinismo. Nazionalismo e', secondo me rivendicare una supremazia economica, etica, o culturale nei confronti di altri paesi o minoranze etniche.
RispondiEliminaHo letto su sito del Corriere della Sera "Kiev firmera' l'accordo UE". Vuol dire che il governo dell'Ucraina ha ceduto ai "pacifici" manifestanti ed alle "democratiche pressioni" occidentali?
RispondiEliminase anche fosse vero che le forze reazionarie guidano la protesta sarebbe ora riappropriarcene non prenderne le distanze,se la lotta dei NOTAV è la lotta di tutti e non solo della loro valle dovrebbero essere presenti con le loro bandiere
RispondiElimina11
RispondiEliminaAttenti che si fanno passare come esseri superiori, come i vostri creatori, come registi, cercano di farvi credere che state in un film. Probabile la vicinanza a criminali di guerra parenti o emulatori, trafficano in prostituzione, pedofilia, è facile che siano identificabili mediante analisi fiscale con la GdF, probabile che siano vicini a torturatori, probabile che facciano sperimentazioni su persone nate senza che siano state mai registrate perchè vengono teneute rinchiuse, vengono torturate, vivisezionate, raccontano stronzate per usarvi e poi vi fanno passare per pazzi quando entrate in contrasto e vi disgustate. Sono sette che operano dalla distanza, anche utilizzano appartenenti o incaricati temporanei pagati poco , commissionando piccole azioni quasi irrilevanti, di modo da interagire con le vittime selezionate. Vi adescano, vi offrono guadagni facili, vi usano, se siete abbastanza disumani vi tengono, poi si liberano di voi. Non ne potete uscire se non ne parlate. Parlatene su internet, non ricorrete alle sole forze dell'ordine, se ne siete divenuti parte diffondete l'allarme, se ne siete solo stati vittime, pure. Sono in tanti. Sono sette organizzate a gruppi seminidipendenti. Scelgono situazioni famigliari particolari, e condizioni sociali finanziariamente interessanti, trovano complici tra dipendenti e professionisti, ad ognuno danno un po, al resto dell'Umanità tolgono tantissimo.
Forse usano-useranno droni per fare la stessa cosa in altre aree.
Non si tratta di capitalisti o comunisti, di economia, si tratta di traditori della propria specie per vantaggio individuale.
Quando avranno spinto tutti ad essere un po superficiali e delinquenti e le armi le troverete anche al supermercato sugli scaffali, quando tutti ci avranno resi infami, capiterà quel tizio che pigierà il bottone atomico, e l'altro superficiale risponderà con due atomiche.....
La criminalità distrugge voi, gli altri, i vostri nipoti, e figli, distrugge i vostri
Sti pazzi vogliono costruire "pseudo-coscienze" imprigionate in macchine inevolvibili se non per errori casuali, che se basate su di una pseudo-logica porterebbe ad avere effetti distruttivi (come aggiungere debito sul debito, come se un sistema che non si regge si cerca di farlo stare in piedi continuando a correggerlo con ulteriori errori), codici malevoli inclusi, se le mettono in rete, fottono tutta la civiltà (essi stessi ed i loro figli pure).
Sono ipotesi... tranne il fatto che c'è una setta satanista che rallenta tutti e farà un casino enorme, ed un'altra, l'Umanità che dovrebbe stare attenta e rieducare gli adepti di quella (anche se hanno fatto crimini atroci, anche se sono divenuti privi di semtimenti ed emozioni in genere, anche se non sanno più piangere), non isolare, altrimenti si stimoleranno altri satanisti killer assassini a riorganizzarsi, è gente che non si rende più conto. Non servono psichiatri per quelli ne medicine, non servono analisi probabilistiche, servono macchinari diagnostici ed aiuto, e prima serve dire loro no, fermarli, guidarli, non di nascosto.
Potrebbero farvi credere di essere arrivati dallo spazio: improbabile visto quanto sono criminali e stupidi.
Aggiungo rispondete loro: cazzi vostri se rovinate me e siete chissà che, vi fottete da soli.