giovedì 9 gennaio 2014

IRAQ E ALTRI VIVISEZIONISTI


“Chi non batte ciglio alla vista di sanguinosi delitti conferisce loro propriamente l’apparenza delle cose naturali”. (Bertold Brecht)

“L’essenza del potere oligarchico è non l’ereditarietà padre-figlio, ma la persistenza di una certa visione dl mondo, di un certo modo di vivere… Un gruppo dominante è un gruppo dominante nella misura in cui può nominre il proprio successore… Non conta chi detien il potere, purchè la struttura gerarchica rimanga sempre la stessa”. (George Orwell)

“Già, la verità. Buffo come ognuno insista a chiederla, ma quando la ottiene non ci crede, perché non è la verità che voleva sentire”. (Helena Cassadine)


Un boia se ne sta andando.. Ariel Sharon, sublimazione di Himmler, da ministro della difesa all’epoca dell’invasione del Libano, nel 1980, macellaio di Sabra e Shatila, non si è ripreso dai colpi inferti da Hezbollah a lui e allo Stato che mette degli Alien a capo dei propri governi. Dalla meritatissima esplosione del cervello, che lo ha ridotto nell’impotenza del coma, questa vetta nobile del sionismo, nella sua interpretazione più autentica (sento già le urla di “antisemita!”, in questi giorni in Francia concentrati dal regime e dalla lobby ebraica, che ne costituisce la cupola, sul povero polemista-umorista anti-regime Dieudonnè; ne parleremo), ha sulle mani il sangue di 2000 donne, bambini, anziani, massacrati a Beirut in combutta con i fascisti della Falange, oltre a quello delle decine di migliaia di innocenti palestinesi incarcerati, bastonati, torturati, spodestati, uccisi nel corso della criminale gestione dell’ ”unica democrazia del Medioriente”. Dalla faccia della Terra viene  eliminata per merito della biologia – e non ahimè della giustizia umana – una delle macchie più nere con cui l’imperialismo-sionismo sporca il mondo.

Aspettiamo ora le orazioni funebri di quell’assortita marmaglia sinistra-destra che, per distogliere l’attenzione dalle nefandezze che, inevitabilmente, riemergeranno alla morte del genocida, ma anche per neutralizzare inquietudini e revulsioni sempre più diffuse rispetto all’apocalisse inflitta al Medio Oriente, sta appunto scagliandosi contro l’umorista di maggior successo tra coloro che in Francia hanno la vista chiara. Dieudonnè, investito dalla lobby con ogni sorta di falsità e diffamazione, non è altro che un artista che smaschera, insieme all’appassionata solidarietà al regime più razzista del mondo, i crimini sociali e bellici di un regime che sopprime, dal Mali alla Costa d’Avorio, dalla Repubblica Centroafricana, alle classi subalterne della “madrepatria”. Ne sono mosche cocchiere, a sinistra, Anna Maria Merlo, del “manifesto”, già nota per la sua benevola cronaca degli sfracelli di Hollande nella RCA e in Mali, e, all’estrema destra (per quanto riguarda la copertura internazionale), con la sua solita virulenza atlantico-sionista, da Roberta Zunini de “Il Fatto”. 
 Hollande


“Antisemiti” di convenienza
Il perfettamente legittimo e ampiamente giustificato antisionismo di Dieudonnè viene utilizzato per completare il progetto, da sempre covato dallo Stato Canaglia e dai suoi corifei, dell’identificazione di antisionismo con “antisemitismo” (che, più propriamente, dovrebbe chiamarsi anti-ebraismo, visto che pochissimi ebrei sono semiti, mentre  lo sono tutti gli arabi). Il che aprirebbe la strada alla prigione a tutti coloro che, oltre a permettersi rivisitazioni storiche della Shoah, compiono questo delitto di “incitazione all’odio razziale”. Delitto denunciato proprio da coloro che ne fanno pratica accanita e recidiva da più di 66 anni. Golìa che tira sassi a Davide. Una versione Dieudonnè del vaffanculo, detta “quenelle”, espressa con un braccio steso trasversalmente sull’altro braccio diretto in giù (pari al nostro gesto dell’ombrello), diventata tormentone tra milioni di giovani tartassati dello Stato, viene deformata in “saluto nazista a rovescio”. La sua collaborazione con ebrei e i suoi scontri con il Fronte Nazionale dei Le Pen, il suo radicale rifiuto di criticare gli ebrei, se non nei termini in cui lui e tutti gli umoristi sbeffeggiano anche i lapponi, gli inglesi, i tedeschi, gli americani, gli idraulici, le suocere, i banchieri, vengono stravolti nel loro opposto. Arma di distrazione di massa cui la sinistra auto-evirata si presta e alla cui pseudo-autorevolezza contribuisce  moltiplicandola. Ciambella di salvataggio per il bombarolo Hollande, il cui gradimento sceso all’8% si riflette nei milioni di cittadini che corrono ai botteghini degli spettacoli di Dieudonnè.
La “quenelle”, praticata da altrettanti “antisemiti”

Medicina biocida
Forse sconcertando alcuni dei miei interlocutori, continuo questa rassegna di vivisezioni in corso nel mondo con la vicenda della ragazza Caterina che, con al capezzale la più bella schiera di genocidi del nostro tempo, Big Pharma, attribuisce al massacro di animali non umani il merito di non essere ancora stata uccisa dalla sua patologia. Fa più pena che orrore questa esaltazione della mattanza di esseri viventi, tutti senzienti quanto noi, capaci di sofferenza, amore, desiderio di vita quanto noi, indispensabili al benessere del pianeta più di noi, incapaci di malvagità come ne siamo capaci noi. Creature  che, a milioni, vengono sterminate per esiti assolutamente nulli per il progresso della medicina, come dimostrato da incontrovertibili dati raccolti dal meglio della scienza onesta,  ma per giganteschi profitti delle multinazionali della ricerca.

Quando ero al TG3 mi è capitato di ricevere i rimbrotti di un’indignata Norma Rangeri, oggi coerentemente direttrice di un giornale dalle memorabili scuffie e poi contro scuffie  per qualunque cialtrone appeso ai fili dei noti pupari che offrisse opportunità di sopravvivenza all’eternamente agonizzante foglio, abusivamente chiamato “quotidiano comunista”. Ultimamente quegli amorosi sensi si sono degradati fino a Renzi e alla Camusso. Mi ero permesso di increspare il quieto vivacchiare del giornale, certamente non dei suoi meno inquinati lettori, mettendo in onda filmati di scelleratezze come quelle con scimmie dal cranio frantumato tra presse per testare la resistenza di ossa umane a incidenti automobilistici, o con conigli accecati da colliri e rossetti destinati a imbellettare umani. Per nulla veniva turbata la sensibilità dell’acida gazzettara, invece, dall’esaltazione di un suo inviato a Bengasi, Stefano Liberti, delle impiccagioni di patrioti libici, previamente stuprati, incendiati e scuoiati, presentate come “rivoluzione di giovani democratici” da sostenere, come scriveva il guru Rossanda, con brigate internazionali del tipo della Spagna antifranchista.

Fa pena questa Caterina, risposta tossica della cosca farmaceutico-medica alla chiusura a Montichiari dell’allevamento di Beagle da vivisezione. La sospettiamo abbagliata non si sa se dal proprio cinico egoismo, dai buffetti della Bayer, o da qualcosa di più sostanzioso e fanno pena gli animalisti che, dall’indignazione per tanta disponibilità a un presunto salvifico mattatoio di vite, si sono spinti fino ad augurarle la morte e altri accidenti. Si sa, la rete tracima di isterici e, naturalmente, nell’era delle “false flag”, di provocatori attivati dal giaguaro. Infatti la perorazione a favore della mattanza, antico retaggio giudaico-cristiano, si inserisce alla perfezione in una cultura che assiste con passività, se non con complicità, all’uragano di guerre e agli stermini biologici di massa condotti dai regimi occidentali, a Guantanamo, alle liste di assassinandi compilati ogni settimana dal Nobel per la Pace Obama, agli avvelenamenti collettivi operati, per trascuratezza o pour cause, da ogni singola espressione del capitalismo.

Una delle risposte più serie, documentate, inconfutabili, all’operazione specista e cannibalista di Caterina, la potete leggere in fondo al post. Quanto a me, scontato che nei momenti dell’angoscia non si sa mai bene quanto si procederà sui propri binari, vorrei evitare lo strazio di sapere che la mia vita, oltreché la mia cosmesi, o il mio abbigliamento (il passo dalla prima ai secondi è breve,di questi tempi), dipendono da topi e cani vivisezionati, da animali ingabbiati a vita e poi fulminati con elettrodi in bocca e nell’ano, da creature che si osservano sopravvivere in una scatola con la pancia squarciata e un tubo in gola. Farebbe schifo il raggiro con cui  medici e farmaceutici del tipo antropofago fingono di curarmi  a spese di decimazioni; farebbe vergogna il sapersi capaci di camminare di nuovo, ma solo grazie a un tappeto di amici con pelo, squame e piume squartati; fa un dolore insopportabile capire come siano gli occhi morenti di qualcuno, come il bassotto Ernesto, ad accompagnare la mia misera barchetta, per farla arrivare solo un po’ più vicino all’inesorabile orizzonte. Cosa che poi nemmeno funziona.


Fatemi anche aggiungere un segno di solidarietà a chi, con ogni evidenza, rappresenta il contraltare di giornata alle sciagurata manipolazione dell’ignoranza di Caterina. Barbara Balanzoni, ufficiale medico in una base Nato (chi glielo ha fatto fare?), ha salvato dalla morte e risanato in caserma una gattina agonizzante che non riusciva a dare alla luce l’ultimo dei suoi gattini. Il 7 febbraio a Roma andrà sotto processo nel tribunale militare per insubordinazione e disobbedienza aggravata e continuata. “Alle truppe è vietato di portare nella base animali randagi, o non accompagnati”. A prescindere dal fatto che, quando ho fatto il militare io, nella caserma c’erano torme di gatti “non accompagnati” (ma era prima dell’11 settembre). Barbara rischia un anno di carcere militare. Come Silvio Pellico. Non glielo auguriamo, ma se malauguratamente le toccasse, forse lei e la gatta lo considererebbero il riscatto da quella divisa Nato.

Prove di dittatura

Questo caravanserraglio di strapaese, che si fa passare per governo e non è altro che un circo allestito da giostrai nelle centrali estere di comando, passa il tempo a schiacciare nocciole, facendole passare per la costruzione di colossei. Il guaio è che le noccioline se le mangia tutte lui, mentre noi ci seppellisce sotto le bucce. Una cosa grossa, però, la sta facendo, la legge elettorale. La tre opzioni che il ganzo gonzo  ha proposto ai soci di varia denominazione – spagnola, sindaco d’Italia, mattarellum, come dire ratto, zoccola o pantegana  – nascono tutte dalla sciagurata infinocchiatura P2 del referendum per la preferenza unica, mossa strategica in vista della concentrazione di ogni potere al vertice e dell’annientamento di ogni dissenso da parte di larghe intese che rappresentino anche solo qualche frammento della popolazione. Doppi turni, soglie di sbarramento e premi di maggioranza, sono gli strumenti per togliersi dai piedi qualsiasi cosa che si ponga fuori dal “Partito Unico” monopolare, bifronte. Nell’immediato, ciò che da questi terrorizzati dall’epifania del M5S sarà confezionato è una legge per cui tutti potranno concorrere all’espressione elettorale, salvo quelli che abbiano un leader col nome di un insetto ortottero.

A questo incardinamento della democrazia nell’era di Obama e di Draghi, corrisponde, sul piano della giustizia sociale, quello che il burino dell’Arno, berluschino d’assalto, ignaro di lingue quanto ansioso di colonizzazione, ha chiamato il “job act”. Sarebbe la “Legge sul lavoro” e viene dopo uno scoppiettio briatoresco a base di “cool, trendy, mood, glamour, spending revue, happy hour”, con cui le classi dirigenti hanno insegnato a buzurri e tamarri come  spappagallare la voce del padrone. Cos’ è questa fetecchia del “job act”  se non una fornerata al cubo con la liquidazione definitiva di ogni tutela contro le prevaricazioni padronali, alla maniera del “fuori!” del modello Briatore.

Luigi Pirandello è stato nel secolo scorso il più grande contestatore e rivelatore degli obbrobri socio-culturali della borghesia. Leggetevi il “Berretto a Sonagli”, o i “Sei personaggi in cerca d’autore”  e troverete un’analisi rivoluzionaria dei rapporti di potere imposti dalla borghesia capitalista, in particolare nei rapporti sociali, a partire dalle orride famiglie di allora, dal patriarcato, tutti fondati su carcinoma dell’ipocrisia, dell’apparire piuttosto che dell’essere, della finzione piuttosto che della realtà. Avesse, “il manifesto”, tenute aperte le orecchie al liceo (ma, da come scrivono oggi i suoi redattori, dubito che l’abbia frequentato), avrebbe potuto apprendere qualcosa dalla carica di introspezione politico-filosofica e di contestazione antagonista del grandissimo agrigentino. Un compagno emme-elle, sulla falsariga dell’ottusa condanna “sinistra” di ogni artista che fosse convissuto con il fascismo, Pirandello, Marinetti, D’Annunzio, Sironi, gli architetti giganti del razionalismo italiano, pur avendone minato nell’opera le fondamenta ideologiche e di costume, aveva definito Pirandello un “reazionario fascista della più bell’acqua”. Sia Marx che Lenin s’erano rivoltati nella tomba. Ne avessimo ora, di Pirandelli, al posto dei lavapiatti col detersivo per le macchie ostinate, che popolano l’empireo intellettuale al tempo dei  Renzi, dei bocconiani, dei berlusconidi, delle “Va dove ti porta il cuore”. A fronte del micidiale fuffarolo fiorentino, dalla faccia ebete e dall’ammicco di serpente a sonagli, i protagonisti pirandelliani dei peggiori infingimenti, dissimulazoni, falsità, doppiezze, non sono che innocue maschere di carnevale. Kafkianamente, siamo passati dall’uomo-simbolo di una società di camaleonti allo scarafaggio gigante.


Vendetta del “Caos creativo” 
In Medioriente il “caos creativo”, fatto pianificare ai propri commessi viaggiatori Bush e Obama dal complesso finanziar-mlitare, gli è scoppiato tra le mani. Siamo al tutti contro tutti tra le varie bande di gangster mercenari, dall’Iraq alla Siria, dal Libano all’Africa. Gli apprendisti sono sfuggiti di mano agli stregoni che, ora, brancolano nella confusione e nell’incertezza su chi debba essere il sicario destinatario delle loro provvigioni in fondi e armi per l’eliminazione dalla scena di popoli di troppo e governi con pretese di autodeterminazione. Alleati e proconsoli storici, come l’Arabia Saudita (arrivata addirittura a circuire la Russia con offerte di cornucopie energetiche e minacce e prove di terroristi ceceni alle Olimpiadi di Sochi) e il Qatar, con al seguito le salmerie del Golfo, hanno deciso di mettere in campo un’agenda diversa, se non opposta, a quella del vecchio capo ‘ndrina imperiale. Si sono messi in proprio  mozzateste creati dalla Cia in provetta, collaudati l’11 settembre del 2001, distribuiti a infestare  il globo terracqueo ovunque ci fosse da buttare per aria Stati, frantumare tessuti sociali saldi, agitati come spauracchi contro incompatibili esterni e interni (No Tav e No Muos in testa), poi rastrellati nei vecchi scenari d’azione e convogliati in Libia, Siria, Iraq, Libano, Mali, Egitto, frustrati dall’esitazione yankee di radere al suolo il nemico con missili Hellfire e fosforo bianco, ringalluzziti da viagra e anfetamine, ma ora messi alle strette dalle resistenze di popoli e classi..

Da tempi immemori, il colonialismo utilizza lo strumento delle diversità etniche o religiose per sfasciare l’unità storica delle nazioni. In un quadro più vasto, è la teoria dello “scontro di civiltà” a costituire la base ideologica per la sopraffazione e soppressione dei poveri da parte dei ricchi. Nell’attualità, dei musulmani da parte dell’Occidente ebreo e cristiano. Man mano che la bufola dell’Islam terrorista si andava frantumando sotto l’evidenza del terrorismo di Stato euro-israelo-atlantico, ecco che si è pensato di aver trovato il rimedio nel rilancio dello scontro interno all’altro schieramento: sunniti buoni contro sciti cattivi. Anzi, dove conveniva, anche il contrario. Come in Iraq, dove nei decenni della mia frequentazione di quel popolo, che conosco e amo quanto quello nordirlandese o serbo, né lavorando, né studiando, né combattendo, né governando, né amando, né sposandosi, né giocando a pallone, non si era mai sprecato un pensiero a considerarsi sciti o sunniti (checché favoleggi la propaganda, visto che, simbolicamente, agli alti livelli politici e militari, sotto il sunnita laico Saddam, erano più numerosi i dirigenti sciti). Poi è successo che i sunniti buoni, Al Qaida e rispettivi ufficiali pagatori, succeduti a quelli cattivi come Saddam, Nasser e Gheddafi, sono diventati pessimi, più addirittura degli sciti. E il fiammifero ha iniziato a bruciacchiare le dita che lo tenevano.

Per tutta la durata dell’occupazione gli Usa, oltre a fare la loro parte nel seviziare e sfoltire il popolo iracheno, a forza di stragi terroristiche di civili, hanno promosso il conflitto tra le due comunità e la persecuzione di quella cristiana. Dalle sanzioni del secolo scorso (1,5 milioni di vittime) fino alla dipartita delle truppe (non dei contractors), i portatori di diritti umani sono così riusciti a far fuori oltre 3,5 milioni di iracheni e a sradicarne 4 milioni. Quasi 8 milioni su 25, oltre il 30%. Non chiamatelo genocidio! Hanno lasciato il paese in stracci, senza luce, acqua, lavoro, futuro, ma con tanti bambini nati morti, o deformi, grazie all’uranio. Quanto bastava a depredarne il petrolio. Ma mentre la resistenza saddamista rovinava la festa agli statunitensi, la classe dirigente scita gli infliggeva il dileggio del passaggio sotto le insegne dello sponsor iraniano, bau bau dell’Occidente.

The chicken come home to roost

E’ un detto inglese che vuol dire: “I polli sono tornati a mangiare nel tuo pollaio”, dai campi dove becchettavano gratis. La metafora si applica a chi ha fatto qualcosa che poi gli si è ritorta contro. L’Iraq bastione, per quanto sgretolato, contro lo “Stato Canaglia” iraniano, di questo è diventato alleato e cliente. Come tale, sostiene il legittimo governo di Assad. Non tanto perché scita-alauita, ma perché si oppone al medioevo dei nababbi sunniti-wahabiti del Golfo, a loro volta in competizione con lo Stato scita, la cui indipendenza, politica sociale illuminata, opposizione all’imperialismo-sionismo, ne minacciano il progetto di califfato islamista in tutta la regione. .

La situazione è davvero paradossale. Il regime installato dagli invasori Usa gioca come riserva dell’Iran nel campionato regionale. Finora ogni tentativo di mettere sotto gli eredi di Ciro il Grande è fallito contro la determinazione compatta di un popolo che neppure la più foraggiata “rivoluzione colorata” è riuscita a incrinare. L’armageddon sull’Iran, invocato – e delegato ovviamente agli Usa – da Netaniahu, non è compatibile con le finanze e del comune senso dl pudore dei cittadini americani e del mondo. Lo si rimanda a occasione migliore. Per il momento si procede con tentativi di imbrigliamento diplomatico, come sempre affiancati da sanzioni e bande mercenarie terroristiche (Mossad e Mujaheddin del Popolo-MEK). Altrettanto poco ha funzionato, a dispetto di miliardi profusi tra gli ascari tagliagole importati da ogni dove, l’obliterazione della Siria. Molto grazie all’incredibile resistenza di un popolo e del suo esercito; un bel po’ grazie alla progressiva scoperta della vera natura dei licantropi impiegati dalle “democrazie occidentali” e dai loro succedanei, campioni di diritti umani, in Turchia, Israele e Golfo; un bel po’ di più grazie alla fermezza di Mosca nel sostegno del diritto internazionale e della pace.

A questo punto l’incantesimo della coalizione di Stati terroristi s’è rotto. Avete incominciato? Ci avete coinvolto? Ora vi tirate indietro sperando negli imbrogli delle Ginevra 1, 2, 3…? Benissimo, ci pensiamo noi per i cazzi nostri. Qua, se solo date un dito ai diavolacci anti-integralisti di Tehran, che già suscitano attrazione sui nostri schiavi, sciti ma non solo, il progetto delle dinastie giurassiche, proprietarie dei popoli del Golfo, di restituire la regione ai fasti di una dittatura sanguinaria e oscurantista, va farsi fottere. E così la feccia umana raccattata nelle fogne gestite da Cia e Mossad, ha preso a unire al carburante saudita gli obiettivi del califfato islamico cari a Riyadh. Che, però, sono stati subito messi a repentaglio da quello che succede quando una muta di belve se la deve vedere con la preda: in Siria si è scatenato un redde rationem tripartito. A forza di carneficine reciproche, è in corso una mattanza tra un presunto laico (ma effettivo fratello musulmano) “Free Syrian Army”, creato dall’Occidente tra esiliati storici a Istanbul, resuscitato dalla propria inconsistenza da disperati imperiali in ansia per la cattiva fama acquistata con i sicari Al Qaida, un “Fronte Islamico”, o “Esercito dei Mujaheddin”, accozzaglia di transfughi da altre bande, e i briganti Al Qaida dello Stato Islamico in Iraq e nel Levante (ISIL). A questo si allea, o disallea, a seconda delle istruzioni dall’alto, il Fronte Al Nusrah. I “laici” Fratelli Musulmani, che nei primi due anni di aggressione hanno maneggiato il coltello degli sgozzamenti, ora stigmatizzano i concorrenti ultrà per “eccessi di atrocità”. Il bue che dà del cornuto al…bue. E l’Occidente crede di potersene rifare una verginità. Grande, per tutto questo, è la giusta soddisfazione di Damasco, impegnata, dal canto suo, a far piazza pulita dei residui dell’invasione.

Se si pensa a cosa ha subito l’Iraq sotto i vari Petraeus e loro premier-fantocci, la tragedia più immane è quella in corso, specialmente a Fallujah e Ramadi, nella provincia perennemente ribelle di Anbar, in gran parte oggi sotto controllo o assalto dell’ISIL. Le premesse, dopo l’avvio della guerra civile ordita dai criminali di guerra Bush e Blair (il killer inglese oggi prende 1,5 milioni di sterline per conferenza), sono tutte a carico del premier scita Al Maliki che, per rimediare alla frantumazione confessionale, da la caccia al sunnita qualunque, architetta la liquidazione dei parlamentari sunniti, reprime con ferocia le enormi manifestazioni di massa contro repressione e sterminio allestite la primavera scorsa dalle popolazioni sunnite discriminate, escluse, perseguitate. Quella, sì, una primavera araba. E qui sarebbe stato saggio se Tehran avesse messo un po’ di mordacchia al suo pupillo di Baghdad, anche per evitare che l’esasperazione di quella gente fosse poi infiltrata e manipolata dai sauditi. Forse a sconsigliarglielo è stata l’evidenza della mano saudita che qui, in piena intesa con il complice geostrategico israeliano, ha voluto rompere le uova nel paniere sia agli Usa, sia all’Iran, spedendo bombaroli, in parte spostati dalla Siria, nei quartieri, mercati e tra i pellegrini sciti. E magari organizzando, su esempio dei servizi occidentali, anche i contro-attentati. Arrivando così al più alto numero di civili uccisi, oltre 7.000, e di popolazioni in fuga dai tempi del “Surge” di Petraeus.

Così, con l’appoggio, quanto meno politico, iraniano e la paralisi di una Washington in preda al “non sappiamo che fare” (tra Iran e Sauditi s’è limitata a spedire a Baghdad quattro missili e due droni), Al Maliki ha inviato a Fallujah e Ramadi, parzialmente occupate dagli alqaidisti dell’ ISIL, il proprio raffazzonato esercito. Che non avrebbe cavato un ragno dal buco, se non fossero scesi in campo al suo fianco anche quelle che i media di copertura occidentali chiamano “tribù sunnite” e che, in effetti, sono gli stessi combattenti che hanno condotto la resistenza saddamista contro l’occupante (salvo alcune che, a suo tempo, si erano alleate agli occupanti per contrastare l’infiltrazione di spuri anti-americani alqaidisti). Non per nulla c’erano bandiere del Baath e cartelli con Saddam a validare, l’anno scorso, le manifestazioni di massa contro il governo. Presa in mezzo tra il nemico iraniano e i giri di valzer dell’alleato saudita, Washington sta come la volpe sotto il tralcio d’uva. La partita in Anbar è aperta, si vedrà nei prossimi giorni chi prevarrà, ma le carte se le giocano ormai siriani, iraniani e sauditi (e Israele). Il banco Usa perde. Consolazione sì, ma  minata dal ricordo dei miei amici resistenti di Fallujah e Ramadi, del loro valore quando la battaglia era limpida e senza equivoci, delle spaventose sofferenze e privazioni inflitte dal mostro Usa e dai suoi mezzi di sterminio ai loro concittadini e dalla consapevolezza di quanto di terribile gli è ancora riservato. 

Rimane uno scenario in cui l’asse Sauditi-Israele continua a intrecciarsi con gli Usa. Gli attentati alqaidisti contro l’ambasciata iraniana e le roccaforti di Hezbollah in Libano, gli assassinii “false flag” di dirigenti del campo Hariri (Arabia Saudita) e quelli di Hezbollah (Iran-Siria), affidati a sicari di quella triplice, puntano al progetto di tutti e tre i protagonisti della guerra del terrorismo che c’è contro il terrorismo che non c’è (o che, se c’è, è loro): la distruzione di uno Stato, da affidare, magari anche con l’aiutino di un’invasione israeliana, al destino della Libia. Hezbollah cancellato dalla scena, o, quanto meno, distolto dal suo efficientissimo ruolo nella resistenza siriana e nazionale,.e un’articolazione storica della Siria recisa dal colonialismo francese, frantumata, dissanguata, priva di rilevanza geopolitica, alla mercè di Israele, con tutta la sua acqua e tutto il suo gas nei fondali marini.  
Tutto sommato, tenendo conto anche dell’intonaco che precipita da due altri pilastri dello schema di dominio neocolonialista, la Turchia e l’Egitto, una con i Fratelli Musulmani incasinati tra lotte intestine, scandali e rifiuto popolare, l’altro con i Fratelli mandati a casa, il “caos creativo” ha completato la sua svolta a U. Pare si stia ora spostando dalle terre da bruciare alle sinapsi di chi aveva architettato tutto e ora si sente finito in un quadro di Escher, con scale e fughe che non portano da nessuna parte.

Mamma, il turco Erdogan!
L’aspirante imperatore ottomano Erdogan, cui i padrini Nato avevano ordinato, prima, di foraggiare con soldi, miliziani e armi i lanzichenecchi infiltrati in Siria, adesso di rimpolpare il più presentabile “Free Syrian Army”, nel marasma in cui si dibatte di una cosa sola può consolarsi. Di Ocalan che ha ordinato ai partigiani curdi di posare le armi e ritirarsi in Iraq (dove saranno affidati alle cure del principotto filo-israeliano Barzani) e così ha tolto al regime turco il fastidio di una quinta colonna in patria, mentre era impegnato ad azzannare la Siria.Tutto il resto sono correnti gelide. La rivolta popolare, partita da Gezi Park ed estesasi per mesi in tutto il paese, costituisce brace ardente sotto la cenere. L’ambaradan al vertice della classe dirigente, dove poliziotti e giudici scoperchiano batterie di pentole di corruzione (famiglie di ministri decimate dagli scandali) e i pentolai rispondono licenziando e processando poliziotti e giudici, dove purga succede a contropurga, pare avviare il regime a una conclusione tipo Mubaraq e Morsi. Colpevole, oltre a tutto, di aver concluso sottobanco contratti petroliferi con l’appestato Iran, Erdogan pare debba prepararsi al cambio di testimone e alla fine della corsa.

Minato alla base dall’insofferenza popolare, malvisto da Israele per i suoi girotondi con quelli di Gaza, incapace di risolvere il nodo siriano, per lunga pezza corrivo con i rifiuti umani jihadisti lanciati contro la Siria, da cui ora l’imperialismo finge di prendere le distanze, l’uomo forte della Turchia e della Fratellanza si direbbe destinato al destino che il padrone riserva al servo maldestro. Il sostituto è pronto, vive e viene coccolato a Washington, si chiama Fetullah Gulen ed è il capo di “Hizmet”, potente movimento islamista, già consanguineo dell’AKP di Erdogan e, come questo, loggia della Fratellanza. Il puparo cambia il pupo sdrucido. Nell’assetto turco non cambierà molto, oltre alla testa di…turco, fin tanto che gli alberi di Gezi Park rinascono a nuovo vita. Intanto tutto questo disordine sotto il cielo non fa male.

“Anni di piombo”, dove i negazionisti ci vogliono
Se vi resta ancora quella briciola di sopportazione che vi fa guardare Rai 1, nei prossimi giorni l’emittente ammiraglia vi fornirà la sua – e di regime –ricostruzione degli anni ’70. Una serie di  puntate centrate rispettivamente sulle figure di Luigi Calabresi, del rapito dalle BR giudice Sossi, dell’ucciso dalle BR magistrato Coco e sulla “marcia dei quarantamila” salvatori della patria di Agnelli. Il decennio più cruciale della nostra storia postbellica si esaurisce lì. L’impresa ha il supporto di tutte le autorità, la collaborazione dell’ “Associazione delle vittime del terrorismo”, e l’entusiastica accoglienza di tutti i media. Se c’era ancora qualcosa che si muoveva nel corpo di quel decennio, doveva essere trattata come il corpo di Giorgiana Masi, o di Federico Aldovrandi. Quelli che dal 1969 alla fine del decennio successivo sono stati fatti saltare per aria nelle banche, nelle piazze, nei treni, o sono stati giustiziati senza processo da Cossiga e affini, sono carte ingiallite nei ripostigli.
Ma, occhio, non si tratta solo di riduzionismo storico. Qui, alla vista di quanto prurito si sta sviluppando nelle mani della gente, e di quanto prurito vorrà ancora intensificarsi sotto ulteriori scudisciate in arrivo, occorre che si rafforzino le misure di contenimento e costrizione. Non bastano magistrati come Caselli che infieriscano sui No Tav. Occorre un clima che riproduca e potenzi quello dei cosiddetti “anni di piombo” (per quanto fosse piombo, per la maggior parte, di regime). Dove chi si oppone sia bollato di criminalità nei secoli e chi reprime sia per sempre impunito e glorificato. La futura democrazia questo vuole. Del resto, non parla anche “il manifesto” di “anni di piombo”?

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"Il Comitato Scientifico Equivita esprime profondo rammarico per gli insulti giunti alla studentessa Caterina, che aveva difeso i test su animali, da parte di persone inqualificabili, che sono state definite “animaliste” ma di certo non lo erano, in quanto prive di rispetto per il prossimo e per la sofferenza altrui. Equivita esprime inoltre uguale rammarico e stupore nel constatare che decine di anni da noi impiegati nell’informazione dell’opinione pubblica sembrerebbero non avere lasciato traccia, a giudicare dai commenti dei quotidiani, che scrivono “si deve trovare un compromesso tra i due fronti opposti degli animalisti e degli scienziati”. 
L’errore più grave che si possa fare è quello di parlare di un conflitto tra i diritti della scienza e quelli degli animali. L’unico conflitto esistente è quello tra una ricerca non-scientifica perché basata su di un presupposto errato (che vede nelle prove su di una specie indicazioni utili per un’altra specie) e una ricerca ben più aggiornata e avanzata, che le straordinarie nuove conquiste della scienza (nella genetica, nella biologia, nell’informatica, nella chimica, ecc) ci permettono di utilizzare. E' necessario capire che siamo fortunati perché sia il rispetto dei diritti degli animali, sia il progresso scientifico, tanto necessario per sconfiggere le gravi patologie come quella di Caterina, vanno nella stessa direzione: il superamento dei test su animali. 
Il cambiamento epocale annunciato negli USA dall’Accademia Nazionale delle Scienze con il documento “Toxicity testing in the 21st Century” (i test di tossicologia rappresentano, ricordiamo, il 75% delle prove su animali) metterà da parte, in quanto non predittivi per la nostra specie, gli animali da laboratorio, sostituendoli con la ricerca in vitro su cellule e tessuti umani. Infatti ogni specie può essere modello soltanto di se stessa. Tale ricerca oltre a ridurre i costi, fornisce risposte assai più predittive, complete e veloci. 
La rivoluzione annunciata nella ricerca tossicologica è già in corso negli USA dal 2007, con un importante programma federale di tossicologia cellulare… Questo avviene mentre l’Europa continua ad abbarbicarsi ai vecchi e inutili test su animali, non tutelando a dovere la nostra salute e tanto meno l’ambiente (che urge invece tutelare perchè l’inquinamento chimico è causa del pauroso aumento di tumori, in particolare nei bambini, di malattie neurodegenerative, di malformazioni, sterilità, e altro ancora). Herman Koeter, già direttore dell’
EFSAha scritto: “Le nuove tecnologie generano una mole di conoscenza mai raggiunta né individuata. L’uso degli animali diverrà obsoleto in un futuro assai vicino” (comunicato stampa conclusivo, 7° Congresso mondiale sulla Sperimentazione animale, Roma 01.09.2009). Usare le prove su animali, disponendo oggi di metodi di valutazione di gran lunga più affidabili, significa sperperare immense risorse, causare sofferenze inutili e un ritardo irrecuperabile nella ricerca. 
Quanto abbiamo qui riportato è stato comprovato da studi sempre più numerosi pubblicati dalle massime riviste scientifiche del mondo(Nature, Science, Scientific American, Lancet, British Medical Journal, ecc.). Uno per tutti, ecco un recente articolo del New York Times che riporta un estratto degli atti dell’Accademia Nazionale delle Scienze(PNAS). Il pezzo riguarda uno studio, durato 10 anni, con il quale gli scienziati hanno dimostrato che l’avere usato i topi per la ricerca su tre patologie molto diffuse: sepsi, traumi e ustioni, li ha portati del tutto fuori strada nelle conclusioni raggiunte ... e ha fatto produrre 150 farmaci inutili." Fabrizia Pratesi de Ferrariis, Equivita

31 commenti:

  1. Su Sharon e sui suoi misfatti non credo di dover aggiungere altro, salvo il fatto che la sua sofferenza, in quanto umana, non possa non trovare un minimo di comprensione in quanto appartente al genere umano. Certo la stampa mainstream lo presenterà come un difensore della civiltà democratica "giudaico cristiana" contro la barbarie "araba antioccidentale" più che integralista islamica, dimenticandosi del resto, Sabra e Chatila compresi. Ma tant'è.
    Interessante e più complesso il discorso sulla ragazza che dice di essere ancora in vita grazie alla sperimentazione sugli animali. Credo che tale ragazza, meritevole di tutta la comprensione umana possibile, sia stata incosapevolmente usata per scatenare un conflitto culturale utile a far convergere l'opinione pubblica su due posizione ugualmente pericolose. La prima è quella secondo la quale la scienza medica sarebbe "sulla giusta via" e che i progressi sono irreversibili, secondo un neopositivismo che peraltro si scontra con la realtà di malattie non ancora realmente guaribili, con un sempre maggior numero di giovani malati di malattie degenerative. Almeno non ripetono più il mantra che "la vita media si è allungata" cosa che a quanto mi risulta non è piu così da vent'anni in Italia. Ma da dove derivi la convinzione che tutti i successi della medicina derivino dalla sperimantazione animale non mi è chiara. Dall'altra i cosiddetti animalisti, i quali più che difendere la natura affermano implicitamente che la vita e la salute di un uomo è un problema individuale, che non deve gravare in alcun modo sulle proprie tasche, oltre che sulle cavie. Un principio pericoloso ed un pò razzista, basato sul fatto che un malato, e chi ha bisogno di cure, soprattuto se fa parte di alcune categorie sgradite, è un peso non sostenibile per la collettività. Dibattito quindi sterile e forse anche funzionale a preparare il terreno a nuovi "tagli" fatti sempre sulla pelle dei più deboli.

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  2. in merito alla vicenda di Cristina pur condividendo il senso del tuo scritto non conoscendola personalmente non mi sento di giudicare,non tutti son votati al martirio e spesso in giovane età la sofferenza può trasformare il sorriso in un ghigno piuttosto fa orrore l'uso strumentale della vicenda a tal proposito si sente forte il silenzio del papa telefonista simil Carrà troppo preso a contar fagioli e noccioline oppure conscio della sua prevedibilità è sicuro che possiamo leggergli nel pensiero la storica e pilatesca frase "come posso io giudicare?"

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  3. Ciao, é da qualche giorno che seguo la vicenda dieudonné e sono d'accordo su quanto hai scritto. tuttavia, la vicinanza del comico ad alain soral, ex le pen, mi rende un po' perplesso. tu quest'ultimo lo conosci? cosa ne pensi?
    grazie e buona serata. giovanni.

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  4. Un comment fra I piu' votati del corriere della sera sulla vicenda del comico francese "Certo che la Francia, partria della libertà e dei diritti civili ha fatto passi da gigante. Addirittura una circolare ai prefetti per non farlo esibire. E se invece ironizzava su Gesù scommetto tutti giù a ridere a crepapelle, prefetti compresi". Questa e' la democrazia occidentale, a volte piu' realista del re, tanto da rendersi ridicola.

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  5. Giovanni@
    Non conosco Soral, ma nell'"ex-le pen" metterei l'accento sull'ex. Conta cosa dice Dieudonnè nei suoi spettacoli.

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  6. vorrei chiedere a Grimaldi e ai lettori perché a livello internazionale Russia e Cina non si alleano per ridurre almeno lo strapotere militare USA che perpetua una costante arroganza dell'impero stesso... sappiamo tutti quante conseguenze possono fare se il dollaro USA smette di essere moneta corrente per gli scambi internazionale...e se avessero una strategia d'impatto attraverso il debito USA che comperano? Io non vedo alcun impero del male ma lo squilibrio netto è nefasto e un solo paese che si crede l'impero romano se non peggio, è una cosa intollerabile ed al momento gli USA in modo arrogante mettono becco ovunque... vorrei sapere, gentile Grimaldi, da possibili futuri articoli come vedi l'utilizzo artificiale del controllo climatico come strumento di guerra e pressione, ci sono prove che tu sappia che ad esempio che il sistema HAARP sia utilizzato in tal senso? E vi sono prove che stia procedendo una militarizzazione avanzata dello spazio (soprattutto vicino alla terra) in funzione di future e non lontani guerre? Ho letto su questi argomenti tutto e il contrario di tutto, documentari, articoli, le valutazioni di Giulietto Chiesa e molti altri, vorrei sapere Grimaldi cosa sai e ne pensi tu su HAARP, modificazione climatica, controllo dello spazio, alleanze reali o probabili Russia, Cina, Brics per un equilibrio di potere diverso e non più con lo strapotere USA... grazie

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  7. Anonimo@
    In attesa di trattare l'argomento nei prossimi post, premetto che un'intesa Russia-Cina e altri paesi asiatici è in atto da tempo, attraverso l'accordo economico di Shanghai. Quanto a Haarp e guerre climatiche, sono ormai un fatto accertato e documentato.

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  8. Se lo dice Limes... http://temi.repubblica.it/limes/cina-e-russia-voltano-le-spalle-al-dollaro/56654

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  9. una parolina al piazzista con la faccia pulita e la camicia in ammollo,legalizzare la cannabis per meglio legalizzare la schiavitù non è di destra nè di sinistra ma solo da criminali e non basterà tutto il detersivo del mondo per cancellare queta infame macchia

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  10. Curioso che la belva sia schiattata nell'anniversario della morte di De André, l'unico che si sia preso la briga di citarne la barbarie in "Sidun".

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  11. Sulla vicenda politica di Sharon mi ha colpito il convergere dei vari giornali mainstream, sulla tesi che in fondo si trattava di un "duro" che voleva la pace, portando a supporto di tale tesi le argomentazioni piu' bislacche. Piu' una serie di mistificazioni, dal fatto che nel 1973 avrebbe sbaragliato definitivamente gli egiziani se non fosse stato fermato dagli americani (che invece lo salvarono dalla sconfitta grazie al piu' grande ponte aereo della storia), al ritiro da Gaza delle poche centinaia di coloni come "passo per la pace". Salvo il fatto che la rivendicazione del diritto di assassinare (o di imprigionare a tempo indeterminato) qualunque palestinese attivo in politica, di qualunque fazione fosse, sia vista come un diritto naturale, un evento inevitabile. Sui web del Corriere della Sera decine di commenti a supportare queste argomentazioni, non ci sara' fra loro qualche gruppetto di "professionisti" ?
    Solo 12 anni fa c'era chi nella CGIL invitava gli esponenti dell'Olp alle assemblee e li faceva parlare in pubblico, sembra un secolo fa, che fine hanno fatto quei delegati? Epurati o convertiti alla difesa della Shalabayela di turno e del "modello Israele" democratically correct?

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  12. Alex1, Giustissime le tue precisaioni specie sul 1973. Vatti a leggere, se superi l'ira e la nausea Furio Colombo sul "Fatto".

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  13. Avete notato l'articolo di Panebianco sul Corriere della sera riguardo all'immigrazione? Adesso lo dicono apertamente anche loro, i "politically correct" e non qualche leghista esagitato, che bisogna selezionare l'immigrazione per etnie, età e cultura in funzione delle necessità del momento, far entrare quelli più idonei al mercato ed implicitamente buttare fuori quelli non più servibili. L'immigrato come un pezzo di ricambio insomma, una visione che sfiora quella nazista.

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  14. Ettecredo! il penultimo paragrafo chiarisce chi è l'editorialista: un malvivente.

    "oltre una certa soglia [di immigrati], non può assorbirla nei mercati legali, finendo così per favorire quelli illegali, gestiti dalla criminalità."


    cioè uno che vorrebbe delineare le politiche sociali di uno stato tenendo conto del "mercato illegale", implica che innanzitutto non lo combatte, poi che lo tollera e, peggio, lo considera permanente.

    Uno così ci fa capire che la cultura mafiosa alloggia felicemente nelle stanze del giornalismo italiano.

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  15. ho letto un articolo di R.Fisk il quale ricordava il religioso silenzo in cui ha trascorso i suoi anni di comea Sharon diversamente diversamente da altri leader antimperialisti(Chavez,Gheddafi,Saddam,Milosevic ecc...9 sbeffeggiati con vignette e barzellette anche in punto di morte.

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  16. quel 9 giocatelo al lotto ;-)

    eppure non avevo bevuto quando ho scritto il commento

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  17. Sul "fatto quotidiano" un articolo che puo' semprare poco rilevante, ma invece la dice lunga sul clima che si va creando contro chiunque ostacoli il manovratore: alcuni NoTav, fra cui credo un sindaco, condannati ad una sanzione di 200000 E. per resistenza passiva per aver rallentato le procedure di un carotaggio. Allora mi chiedo come mai nessuno di quei "politically correct" che esaltano il metodo ghandiano della "non violenza" non abbiano nulla da ridire su questo. I " non violenti" vanno bene solo quando contestano "gli altri" e se poi sono pure un po' violenti, come quelle minoranze anti Yannukovic in Ucraina, o certi monaci buddisti in Nepal per tacere di alcuni "ribelli" in Nord Africa ed in Siria, "avranno le loro ragioni?"

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  18. Ecco i pacifisti

    http://www.fiom.cgil.it/internazionale/politiche_internazionali/mediooriente/14_01_11-Appello_Siria.pdf

    David

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  19. a David:
    terribile l'appello che hai allegato....
    tra l'altro tra i firmatari molti "cristiani" che evidentemente sono ciechi e sordi di fronte elle testimonianze dei confratelli !!

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  20. Ho letto su di un blog che un gruppetto di sionisti scalmanati hanno attaccato un dibattito in cui era presente Lucio Caracciolo ed un altro interlocutore in maniera tanto eclatante da suscitare riprovazione nel sia pur "democratically correct" Gad Lerner. Il quale, sembra, si stupisse che nemmeno Pacifici si sia scusato ed abbia criticato l'azione, oltre che le minacce dei fascisionisti verso Moni Ovadia, peraltro distaccatosi dalla linea filoisraeliana solo ora. Ma non sono riuscito a trovare un giornale online che riporti la notizia dell'accaduto. Qualcuno ne sa di piu'?

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  21. Dal "Fatto Quotidiano"
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/18/siria-lattacco-con-armi-chimiche-non-fu-opera-di-assad-chi-ha-mentito-chieda-scusa/848362/
    Onore al merito. Quanti altri giornali hanno riportato la notizia, proprio adesso che si parla delle armi chimiche a Gioia Tauro, mentre chi le ha usate continua bellamente a detenerle e probabilmente ad usarle? Da far leggere a quella combriccola firmatarie dell'appello vergognoso anti Siria e per la demolizione della loro comunita'.

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  22. Penso che sia doveroso bombardare di email quelli che hanno steso quell'ignobile comunicato per "la pace"inserito da David. Grave mistificazione della realtà e grave provocazione contro il popolo siriano che soffre sì innumerevoli sofferenze peraltro perpetrate da una masnada di mercenari al soldo dell'impero nazi-sionista usraeliano e dei loro alleati delle petromonarchie. Scrivere a: segreteria@retedellapace.it

    vergogna!

    Federico

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  23. solo in ucraina può succedere di attaccare le forze dell'ordine con spray urticanti e non venire inquisiti come terroristi !
    altro che regime illiberale !

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  24. Nonostante tutte le smentite anche ufficiali, Avaaz insiste con la favoletta del "regime" che bombarda la popolazione civile con armi chimiche. La stessa Avaaz dice di aver fatto un sondaggio (!) ad Homs "assediata dal regime". Non è possibile far arrivare agli iscritti di questa squallida organizzazione avanguardia delle guerre imperialiste i link che smentiscono tutte queste balle, tirate fuori proprio quando inizia il congresso dell'ONU sulla Siria, dal quale è stato escluso l'Iran (ma non era tuuta colpa del precednte presidente querrafondaio, adesso che c'è un altro cosa si inventeranno?)

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  25. “Vedrò Berlusconi, nella sede del Pd, alle 16, sotto il quadro di Che Guevara”M.Stronzie
    questo è peggio del nano perciò ha buon gioco in questa italia lobotomizzata che esegue acritica ogni nefandezza a discapito della propria dignita.
    Gente che fa la fila per ore onde pagare pochi euro di tasse dopo averne spesi il doppio per farsi dare l'importo esatto.
    Incredibile!! Il mio buon cuore mi impone un atto di pietà,datemi il flauto magico affoghero tutti nel Po,giusta nemesi di ciò che poteva essere e di ciò che diventato,una fogna

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  26. oggi inizia ginevra2 e guarda caso ...
    http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2014/1/21/SIRIA-Le-torture-di-Assad-55mila-fotografie-inchiodano-il-regime/460886/

    come se quelle foto non possano invece essere state estratte dai cellulari dei "ribelli" che hanno riempito youtube dei loro crimini !!

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  27. Ebbene,credo di essere stato preveggente!
    Non é nemmeno cominciata la conferenza di Montreaux,che,ma guarda un pò la strana coincidenza!saltano fuori come dal cilindro di un mago,ben 55.000 foto,scattate da un "fantomatico"disertore della polizia Siriana,(dal TG3 delle H14 di oggi 22/01/2013)il quale le avrebbe scattate in una prigione del regime(quale poi non si sà)dette foto poi ma tu guarda che strano,provengono da Doha capitale del Qatar e sede di Al Jazeera(detta anche Al Kazzera)ora tanto x essere chiari,il solo fatto che sono saltate fuori dal Qatar,a mio avviso non depone certo a favore x la loro autenticità,ma anche se fossero vere(le foto)chi ci dice che siano state veramente scattate in Siria,ed in una prigione del governo,invece che ad esempio,che so in Iraq od in un altro paese del medio oriente,poi se fossero veramente Siriane,non si deve dimenticare che nei territori occupati dai terroristi Al qaedisti /Salafiti/Takfiriti,ci sono parecchie prigioni dove sono detenuti tantissime persone tra soldati,poliziotti,funzionari governativi,ed anche molti semplici cittadini,sospettati di essere collusi col governo di Assad,x cui non é che le suddette foto provengono da questi siti?
    Tanto x essere chiari come diavolo fanno i cd"esperti"dell'ONU a capire se le foto sono state scattate nel luogo dove si dice e nel periodo temporale citato ?
    un saluto
    Alexfaro

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  28. eh caro Alex, siamo alla solita demonizzazione preventiva (vedi Milosevic, ecc) !
    comico che ad urlare tanto siano quelli che in iraq sono ricordati per abu ghraib: mi sono perso forse le loro urla contro il criminale di guerra bush ?
    ma quelli che si fanno passare per giornalisti sanno ancora fare il loro mestiere, che è (anche) RICORDARE ?

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  29. GINEVRA 2, 5 agosto (23 luglio) 1908
    Lenin

    "I diplomatici sono in agitazione. Le «note», i «rapporti», le «dichiarazioni» piovono come grandine; i ministri bisbigliano alle spalle dei fantocci coronati, che, con le coppe di champagne in mano, «consolidano la pace». Ma i «sudditi» sanno molto bene che, se i corvi accorrono, vuol dire che c'è lezzo di cadavere."

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  30. Sembra che in Ucraina i "pacifici manifestanti democratici" abbiano preso con la forza alcuni municipi e piazze con poliziotti feriti, benche' questi ultimi non abbiano opposto particolare resistenza. Non uno dei nostrani "democratically correct" ha detto una parola se non di condanna al governo per "l'uso della forza", tutti pronti ad un passo falso (vero od inventato, vedi I "bombardamenti aerei sulla folla" lanciati dai media nostrani contro la Libia) per lanciare sanzioni e organizzare gruppi di sabotaggio e terrorismo contro l'Ucraina. Mi chiedo se l'offerta di Yannukovic al pugile uomo UE debba essere intesa come mossa strategica o cedimento. Non so perche' questa vicenda, mi ricorda le manifestazioni anti yugoslave appoggiate dalla CEE negli anni novanta, iniziate con l'attacco ustascia all'esercito federale per poi terminare con il rovesciamento con la forza di Milosevic il quale, nonostante abbia sempre respinto gli estremisti e abbia sempre cercato di dialogare con tutte le forze in causa, sia stato accusato delle peggiori nefandezze.
    Credo che la resistenza degli Ucraini alla sottomissione "con le buone o con le cattive" ai diktat di un imperialismo europeo che evidentemente non ha da offrire piu' della Russia, sia fondamentale per allontanare il progetto di accerchiamento della stessa Russia, (che sta invece crescendo) che precederebbe un conflitto commerciale ed infine militare di dimensioni mai viste dal 1945 in poi.

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  31. patetici i servizi da ginevra: mostrano 4 ratti con le loro bandiere e nascondono i siriani venuti da tutta europa con la vera bandiera !!
    a proposito, hanno mai fatto sentire il discorso di moallem nella sua interezza ??
    http://webtv.un.org/watch/walid-muallem-syria-geneva-conference-on-syria/3090356200001/

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