giovedì 15 maggio 2014

Il Nazicapitalismo alla Seconda Guerra Mondiale 2.0


La vera mappa della presenza russa

C’è un tempo in cui l’azione della macchina diventa così odiosa, ti rivolta nel profondo, che non puoi più farne parte. Non puoi prendere parte neanche passivamente, devi mettere il tuo corpo sui pedali e sulle ruote, sulle leve, sull’intero macchinario, e devi fermarlo. E devi dire a coloro che lo dirigono, alla gente che lo possiede che, finchè tu non sarai libero, alla macchina verrà impedito di lavorare”. (Mario Savio, rivoluzionario di Berkeley, 1964)
“Il mondo è un posto pericoloso, non tanto per coloro che fanno il male, ma per quelli che vedono e fanno nulla”. (Albert Einstein)
“Quando la verità è sostituita dal silenzio, il silenzio è una bugia”. ( Yevgeny Yevtushenko, poeta sovietico)
 Vittoria a Homs

Siria, Ucraina, tutto il terrorismo è paese
La luce arriva da due sorgenti: dalla bandiera siriana issata su Homs, terza città siriana, liberata dai ratti Nato-Golfo dopo tre anni di devastazione e saccheggio e che potrebbe essere, insieme alla quasi-liberazione di Aleppo, l’inizio della fine dell’aggressione; e dalle repubbliche popolari dell’Est Ucraina, tragicamente sole, ma gloriosamente impegnate a ricordare al mondo che per la libertà si deve essere pronti a morire. A parte il sostegno diplomatico di Mosca a Donetsk, Lugansk, Slaviansk e alle altre città proclamatesi indipendenti e pronte a entrare a far parte della Russia, i rivoluzionari dell’Ucraina russa sono più soli dei Sioux a Wounded Knee. Nessun appello, stavolta, di Rossana Rossanda, sinistra intellettuale della criptodestra imperialista, a quelle brigate internazionali tipo Spagna da spedire contro Gheddafi, a mescolarsi con i missili Nato e i tagliagole dell’Islam mercenario.

Un’altra nefandezza terroristica euroatlantica unisce l’Ucraina alla Siria, a ulteriore conferma del tasso di criminalità di guerra e contro l’umanità che nessun Tribunale Penale Internazionale si sogna di considerare: come a Odessa in rivolta, anche alle città di Aleppo e Homs liberate i mercenari hanno chiuso l’acqua. Nel secondo caso da 7 giorni, in aggiunta a una enorme carica esplosiva sotterranea che ha sbriciolato uno dei più pregiati siti archeologici di Aleppo. Cancellare nei paesi aggrediti e da obliterare, dall’Iraq sumero e assirobabilonese alla Libia e alla Siria romane e medievali, ogni fondamento storico e culturale della propria identità
 Aleppo

Eppure l’orrendo massacro di Odessa, seguito da altri in corso d’opera, perpetrati dalla marmaglia nazista, preparata alla bisogna da anni di addestramento Nato in Polonia, con il concorso operativo di centinaia di mercenari Usa di “Academi” (ex-Blackwater), già decisivi nella provocazione “false flag” dei cecchini di Majdan (come svelato dalle intercettazioni diplomatiche con sodali Nato baltici) che, come in Siria, sparavano su manifestanti e poliziotti, meriterebbe un’insurrezione planetaria dei sedicenti difensori dei diritti umani. Ma trattandosi, appunto, di “false flag” prodotti in Cia-Mossad, sulla scia di Piazza Fontana, 11 settembre, bombe di Londra e Madrid, stragi kosovare di Racak, neonati gettati dalle incubatrici in Kuweit e attacchi di gas nervino in Siria, fino agli attentati contro i Pro-Tav di Valsusa, i pur pirotecnici dirittoumanisti se ne sono rimasti in sonno.
Sempre in sonno, con mezzo occhio aperto e subito richiuso, quando la “false flag” di Odessa, prima attribuita a russi del luogo e perfino a russi di Russia (in Italia la velinara eccellente è stata, al solito, Roberta Zunini de “Il Fatto Quotidiano“, mentre i russofobi del “manifesto” traccheggiavano imbarazzati), è stata disintegrata da chilometri di video, manco fossimo sotto le Torri Gemelle o al matrimonio di William e Kate. E’ che la “falsa bandiera” studiata a tavolino a Langley e poi commissionata ai putschisti messi su a Kiev dalla sottosegretaria Nuland, moglie del neocon-ultrà  Robert Kagan, fondatore del programma nazimperiale PNAC (“Fanculo la UE, noi vogliamo Yatzeniuk, il nostro Yats”), s’immaginava che le ormai inevitabili videocamere potessero restare sotto il controllo, sia di operatori “nostri”, sia dei menzognocrazia mediatica. Sfiga cosmica. Di videocamere ce n’erano altre e il blindato mediatico è stato sbrindellato da mille RPG audiovisivi. Far passare per russi e russofoni coloro che hanno sterminato con botte e fuoco 116 (questa è la cifra non edulcorata) russi e russofoni nella loro stessa Camera del Lavoro, non sarebbe riuscito neanche ai più patentati dei bugiardi, da Goebbels a Renzusconi. S’imponeva il Piano B: Abbiamo esagerato un po’, ma la causa era giusta, siamo stati noi. Serviva come provocazione a Mosca perché intervenisse e così avvicinasse lo scontro finale Est-Ovest. Che deve arrivare prima che il blocco eurasiatico, imperniato sulla Russia, finisca con l’attrezzarsi alla risposta. E prima che le nostre masse, scarnificate dal neoliberismo e schiacciate da Stati di polizia, si dessero una vera sveglia.

Un popolo di non embedded con videocamera
I video non trascurano nessun momento della strage del 2 maggio. Sulla piazza antistante il Palazzo del Sindacato i russi di Odessa hanno allestito una tendopoli di protesta contro il colpo di Stato e il regime installato dagli Usa a Kiev, che ora, con le sua Guardia Nazionale, reclutata tra gli stragisti di Majdan del Terzo Settore e guidata da Forze Speciali Usa, marcia sugli antifascisti delle libere Repubbliche Popolari dell’Est. Irrompono in piazza gli energumeni para-Al Qaida con la croce uncinata tatuata e il nazista ucraino Bandera sugli stendardi. Danno fuoco alle tende e alla gente inerme. Inseguono gli altri, donne, bambini, anziani, mentre fuggono nel palazzo. Li raggiungono, stuprano, massacrano, incendiano. Ne troveranno i resti, in posizioni eloquenti, i fotografi penetrati alla fine. Escono, danno fuoco da fuori con bottiglie Molotov preparate da squadriste adolescenti, arroventano tutto lo stabile. Sparano a coloro che si affacciano per sfuggire alle fiamme. Pestano a morte gli agonizzati che si sono buttati dalle finestre. Roba che ricorda le 129 tessitrici in sciopero incenerite dal padrone nel 1908 a New York; ne nacque la Festa della Donna. Lo si ricorda ovunque più di un secolo dopo. Cosa potrebbe nascere dalla strage di Odessa? La Festa del Nuovo Ordine Mondiale? Ma già non se ne parla più. Piuttosto si parla di Putin che vuol estendere le grinfie sull’Ucraina.

A Odessa seguono in crescendo gli attacchi del mercenariato di Stato e nazista al popolo antifascista, mentre pacificamente vota, quasi come un solo uomo, per la libertà e l’autodeterminazione sancite dall’ONU. Kramatorsk, Slavyansk, Mariùpol, centinaia di morti, città martiri della rivoluzione e della mai terminata guerra contro il nazifascismo. L’odio revanscista si abbatte con particolare ferocia su genti che celebrano l’anniversario della vittoria nella Guerra Patriottica contro il nazifascismo. Quella che impedì, allora, agli occidentali di sopraffare l’URSS,  un modello che, nel bene e nel male, aveva sollevato mezzo mondo contro il capitalismo. E dopo settimane di assalti di una forza che si propone di realizzare il vaticinio della Timoshenko (“Voglio spazzare via i russi con la bomba atomica”) e che ha dietro l’immensa armata dei necrofori occidentali, le barricate della “Comune di Donetsk” e delle altre, reggono, nuovi combattenti emergono dalla folla di civili  mitragliati, imboscate di partigiani feriscono l’invasore, la gente mette i suoi corpi davanti ai carri armati. Soldati, poliziotti, ufficiali, si rifiutano di partecipare al genocidio ed entrano nelle schiere degli insorti. Da Kiev arrivano i rimpiazzi simil-jihadisti, coperti di rune, che non conoscono scrupoli. Sono garantiti. E’ l’impunità che rende “homo homini lupus”.

Intanto nei centri liberati dove si è votato, o per la secessione e l’ingresso nella Madre Russia, o per un’autonomia federale, o per l’indipendenza, comunque via da Kiev, dal fascismo, dalla UE e dalla Nato, il voto antifascista e per la libertà supera il 90%. E pochi trovano da ridire sulla prova di questa unanimità. E allora servono i sofismi, gli arzigogoli pseudo-legalitari. Quelle elezioni, quel pacifico e libero plebiscito, quell’espressione di volontà collettiva, non sono legittime, sono illegali, “sono un tentativo di creare ulteriori disordini e divisioni”, non vanno riconosciuti. Si tratta, ovvio, di terrorismo. Non c’erano neppure gli spioni dell’OSCE collaudati in Kosovo, imparziali osservatori. Di ben altra qualità democratica e giuridica sarebbero le separazioni, manipolate o imposte con la forza, del Pakistan dall’India, del Sud dal Sudan, del Kosovo dalla Serbia, tutta la frantumazione della Jugoslavia, Est Timor, Vietnam e Corea divisi in due…Processi democratici e legittimi. E poi, che dire dei secessionismi, anche virulenti, di Scozia, Catalogna, Cechia e Slovacchia, Quebec, fiamminghi del Belgio… Nessuno li definirebbe “illegittimi e illegali”, nessuno li chiamerebbe terroristi. E’ che avvengono nel “mondo civile”.
 Liberi a Mariupol

Come è grazie all’intervento del mondo civile che uno Stato maggiore di larghe intese, da McCain al Cia Brennan e al vice-Obama, Biden, una truppa d’assalto di straccioni zannuti neo-SS, un’esperta squadra di cecchini reduci dal golpe in Venezuela e dall’avvio della “rivoluzione” in  Libia e Siria, e 5 milioni di dollari della NED  a dei goblin pronti a consegnare il loro paese agli Usa, via UE (la stessa banda di valvassori che chiede all’imperatore nella Casa Bianca di togliergli dai piedi Berlusconi nella colonia Italia), tutto culminato in un pogrom anti-russo tipo “Notte dei cristalli”, come è grazie a tutto questo che il regime dei pinochettisti di Kiev diventa “legittimo” e “legale”. Al pari dei legittimi governi usciti dalla libera espressione della volontà popolare in Somalia, Tunisia, Egitto, Afghanistan, Kosovo, Italia, Honduras, con il corollario del caos creativo ottenuto grazie alle carneficine prodotte dalla contrapposizione indotta tra etnie e confessioni. Del resto, nella logica predatrice della Cupola, la legittimità non si fonda sul diritto, né internazionale, né locale, bensì sull’occupazione Nato e neoliberista che metta a capo di ogni paese i propri pirati: Biden e il segretario di Stato Kerry si sono ricompensati dello sforzo di salvare l’Ucraina, frantumandola tra guerra civile e spossessamento economico, con la nomina dei rispettivi figlioli a capo delle industrie ucraine degli idrocarburi. 

E la Russia? E Putin? Ma come, le comuni simil-Parigi dell’Ucraina democratica si autodeterminano per resistere al Nato-nazifascismo, vogliono annettersi alla madrepatria originaria, pacificamente si pronunciano, per questo vengono aggredite e sterminate, e voi invitate alla rinuncia al referendum, al dialogo con i golpisti, approvate le elezioni-farsa di Kiev del 25 maggio, ritirate le truppe dal confine? Si sono sentite voci tormentate e risentite a Donetsk per questo. A capire cos’è in ballo per la Russia e anche per il mondo, visto il suo ruolo di vindice della ragione, di ripetuto salvatore della pace mondiale e scoglio alle prevaricazioni euro-atlantiche, tocca andare indietro nel tempo. Alla Seconda Guerra Mondiale. E’ vero, in documentari e scritti ho parlato di “Terza Guerra Mondiale”, in atto a partire dal primo assalto all’Iraq. Ma, a ben vedere, la seconda di queste guerre non è mai realmente finita e forse bisognerebbe parlare addirittura della “guerra capitalista dei cent’anni”. Grazie a Putin, perfetto o imperfetto che sia, statista vero e presidio dell’assennatezza e della pace.
 Hitler e Chamberlain, Premier britannico

Oggi e sempre nazicapitalismo
Liberatici dalla paralizzante truffa della “liberazione” portata dagli Alleati, abbiamo iniziato a capire che quella arrivataci addosso, con tanto di manette politiche, militari economiche e sociali, era invece la Pax Americana. Quella che la Cupola usa per estendersi, aggredendo sempre  lo stesso nemico, l’altro. Quella che impedisce, attraverso il maglio Usa, ogni sopravvivenza di modelli ideologici e di nazioni esterne alla Pax capitalista. La guerra 1939-1945 era per l’egemonia tra potenze imperialiste, ognuna totalitaria a suo modo, altro che “democrazia contro dittatura”. E se cittadini rastrellati per il macello s’illudevano di combattere e morire per la libertà, motivazioni e obiettivi delle classi dirigenti erano altri. I fascismi di Mussolini, Hitler, Franco, Salazar erano ben visti dalle potenze atlantiche fin dall’inizio, come dimostrano i traffici tra Churchill e Mussolini, opportunamente occultati nel dopoguerra, e tra i Windsor, di origine tedesca, e il transfuga nazista, vice di Hitler, Rudolph Hess, come anche la stretta collaborazione tra potenze economiche Usa e Terzo Reich, addirittura fino al 1942 (“The splendid bond Beast” di Christopher Simpson; The Chamberlain-Hitler Collusion di Alvin Finkel e Clement Leibovitz), che videro più investimenti nordamericani in Germania che in qualsiasi altro paese europeo. Tutti uniti nella difesa ed espansione dell’ordine capitalista e nell’intento di schiacciare ogni realtà e prospettiva socialista e anticolonialista. Vero per tutte le maggiori potenze occidentali, soprattutto nel momento in cui la Grande Depressione del 1929, estesa fino alla seconda guerra mondiale, non minacciava echi rivoluzionari tra le masse impoverite dei due continenti.

Quello che convinceva del blocco nazifascista europeo era il suo ruolo di fortezza antisovietica e la sua provata attitudine a sopprimere ogni tentativo rivoluzionario antifascista o socialista (che costò ai tedeschi 1 milione di morti). Fino a quando non allungò il passo oltre il dovuto, mettendo a rischio il predominio anglosassone in vaste aree del mondo, alla Germania era stato assegnato il ruolo di rompighiaccio verso l’est euroasiatico, non solo socialista, ma visto come “cuore del mondo” e indispensabile pilastro del governo mondiale, come più tardi formulato da Zbigniev Brzezinski nel suo “La Grande Scacchiera” (non casuale il fatto che sia stato nuovamente il consigliere di 6 presidenti Usa a perorare, fin dal 1996, la “presa dell’Ucraina”).  E’ la stessa dinamica di oggi. Conveniva allora, visto che dei 60 milioni di morti europei, metà sovietici, gli occidentali persero il 4% dei loro soldati. Alla fine il rompighiaccio nazifascista era distrutto e l’Europa ridotta al totale controllo degli Usa, subentrati in quel ruolo sotto le mentite spoglie Nato e con il concorso di scienziati tedeschi nucleari, esperti di missili, spioni SS e Gestapo, subito trasferiti  in posizioni strategiche Usa. Con la Guerra Fredda  si lavorò all’implosione del campo nemico, poi con l’assedio e, quindi, con l’irruzione militare ed economica, alla sua definitiva uscita dalla scena geopolitica.

Il sincretismo capitalismo-nazismo si manifesta nei regimi dittatoriali imposti ovunque nei mondi da neutralizzare e da depredare, con interventi di guerra ad alta o bassa intensità, dal 1945, in circa 90 paesi, con un bilancio, per lo storico William Blum, di almeno 25 milioni di morti. Sempre per sconfiggere autodeterminazioni nazionali con dittatori fantocci. Dall’America Latina dell’Operazione Condor e dei golpe recenti in Venezuela, Honduras, Paraguay, all’Iraq, dall’Afghanistan alla Grecia dei Colonelli, all’Africa dei Mobutu in Congo, Musuveni in Uganda,  Zenawi in Etiopia, Kagame in Ruanda, Jonathan in Nigeria, ai fantocci di Libia e Georgia, al neo-ducetto Renzi. Quest’ultimo addestrato alla bisogna nelle sue intense frequentazioni, dal 2006, con i salotti buoni della Casa Bianca, di Wall Street, del carcinoma bancario e mafio-massonico occidentale. Altamente simbolico il sostegno a un regime neonazista in Ucraina sullo sfondo delle celebrazioni, spesso sotto le statue di Lenin, della vittoria contro il nazifascismo. Non c’è né anomalia, né contraddizione. C’è continuità. E alla fine c’è la guerra. Atomica.

L’obiettivo resta lo stesso di quando si pensava di manovrare i fascismi europei contro l’Urss. Riattivare a livello mondiale un’ostilità storica contro il minaccioso orso russo, Putin il Terribile, non più socialista, ma un rivale percepito come minaccia alla propria egemonia globale. Premessa inesorabile per un conflitto covato da un secolo e che, nei termini tecnologici attuali, promette l’apocalisse. Quanto basta per suggerirci di non soccombere all’uragano bi-tri-quadri-partisan di vituperi e diffamazioni  all’indirizzo di “Zar Putin”, di schierarci tutti con chi ha risollevato la Russia dall’abiezione e chi, nella debolezza e, in parte, nell’auto-dissoluzione dei fronti antagonisti interni all’Occidente, rappresenta la trincea avanzata della resistenza umana. Si tratta di un braccio della tenaglia che dovrebbe chiudere il braccio armato contro l’umanità in una morsa senza vie di fuga. L’altro dovremmo essere noi, nella metropoli e nelle sue periferie. Alcune primavere ci sono già state. Tocca arrivare all’estate, prima che ci congeli l’inverno.

L’insediamento di truppe e armamenti nucleari Usa e Nato nelle marche colonizzate, ora nei paesi baltici e in Polonia, l’attacco o la pressione USraeliani contro punti di resistenza e di cooperazione con la Russia, come America Latina, Siria, Iran, Cina, le repubbliche centro-asiatiche, la cesoia dell’FMI su diritti e condizioni di vita (è arrivato a minacciare “niente prestito se non vi riprendete le regioni russe”), la privatizzazione-corruzione universale dettata, in Ucraina e in tutti i territori assoggettati, dai passacarte politici dei rapinatori e corruttori, i trattati di “libero” scambio che sottoporranno costituzioni, leggi, ambiente, parlamenti, cittadini, alle multinazionali Usa e ai loro tribunali, sono possenti strumenti di un’avanzata imperialista. Lo è, dalle nostre parti, la banda dei despoti cleptocrati di Bruxelles che, per togliersi dai piedi un socio fuori controllo, si rivolge oltre Atlantico al padrino che tutto può e tutto decide. Trattasi dell’Unione Europea che, di nascosto, si prepara a obliterarci sotto il TTIP amerikano. Trattasi dell’Euro, inventato per uccidere i piccoli e far prosperare i grandi (dollaro e marco). C’è chi pensa di poter riformare, emendare, incerottare,  questa malformazione partorita dal connubio criptonazisti Usa - post-nazisti europei. Quando mai un tumore può essere emendato.
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Dal blog di Beppe Grillo
di Maria Pia Caporuscio, Roma trusted(voti: 8)

Una immorale deficienza planetaria della classe politica sta distruggendo la vita degli abitanti di questo pianeta. Di nascosto e senza il nostro consenso, siamo stati venduti come merce al mercato, un’entità anomala senza patria e senza anima, dotata di un delirio di onnipotenza derivante dal possesso del denaro che essa crea dal nulla. Chi ci ha portati a questa mattanza sono i servi dei “proprietari universali (banche, fondi e corporazioni internazionali) che nessuno conosce, che nessuno ha mai eletto ma che si sono arrogati il diritto di decidere delle nostre vite. Costoro, sostenuti da parlamenti formalmente eletti se non addirittura NON eletti, nominati da essi stessi, hanno consegnato il potere politico ed economico (prerogativa degli Stati) a strutture prive di ogni legittimazione democratica. Queste strutture sono le impalcature di quello che chiamano nuovo ordine mondiale quando invece si tratta di un sistema eversivo e autoritario che i pochissimi, e già smisuratamente ricchi, vogliono imporre alla povera umanità. Un sistema aberrante, una truffa globale, che si fonda sulla deficienza di una crescita infinita delle risorse e il risultato di questo scempio lo vedranno maggiormente i nostri figli. Questi moderni mostri allungano i loro artigli sulle ricchezze ancora disponibili: territori, acqua, cibo, fabbriche, monumenti, risorse umane e se non fermati, fermeranno per sempre la vita del nostro pianeta, nato per essere in pace con la natura e l’ecosistema e in armonia con l’universo.

16 commenti:

  1. il capitalismo si distrugge col Comunmismo. I seguaci dei maldestri sinistri dell'italietta chiagni e fotti non lo vogliono capire. Ma a Noi checefotte? Insettiamoli col Cri Cri. Con la forza dell'unione con la forza del lavoro insubordinato e solidale. Ci vogliono tante noci nel sacco per fare fracasso. Ma gli taliani fasci nell'animo e nelle budella pur di negare il Comunismo, anche da pezzenti nullatenenti, preferiscono spenarsi. Mejo morti che Comunisti. S'ammazzasero. S stanno ammazzando. Noi resistiamo. Colla Falce li possiamo recidere, cl martello li possiamo mazziare, colla penna li possiamo perculare.
    morgana la fata rossana

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  2. "all’Africa dei Mugabe in Congo"
    Fulvio, forse intendevi Mobutu?
    Per il resto, intervento encomiabile come sempre.

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  3. Porca miseria, l'occhiuto Mauro Murta mi ha scoperto un errore imperdonabile nel post "Nazicapitalismo". Ho scritto Mugabe al posto di Mobutu, come dittatore fantoccio dell'Occidente a capo del Congo, confondendo un grande combattente per la libertà e l'indipendenza dello Zimbabwe e dell'Africa, con il sanguinario sguattero dei colonialisti. Chiedo scusa.

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  4. Porca miseria, l'occhiuto Mauro Murta mi ha scoperto un errore imperdonabile nel post "Nazicapitalismo". Ho scritto Mugabe al posto di Mobutu, come dittatore fantoccio dell'Occidente a capo del Congo, confondendo un grande combattente per la libertà e l'indipendenza dello Zimbabwe e dell'Africa, con il sanguinario sguattero dei colonialisti. Chiedo scusa.

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  5. Grazie Fulvio per questo ulteriore illuminante articolo.
    Potresti darci il link a quanto detto da Maria Pia Caporuscio?

    Grazie

    oldhunter

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  6. Ma la fantasiosa MOrgana scrive per sé o per i criptografi?

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  7. Anonimo@
    Il link è semplicemente il blog di Beppe Grillo.

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  8. per me e per i criptografi
    ah ah ah
    sei sempre er Mejo Fu'!!!!
    MOrgana de moniax

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  9. ho un po di tempo e cercherò di essere corretto nello scrivere.

    Ascoltando Grillo a Reggio tra le tante cose buone che ha enunciato su una mi soffermo un messaggio che pare una banalità ma che a gente che è riuscita in nome del "partito" ad eleggere quel vendipatria di Del Rio dicendo loro che il pd non è il pc è cosa dovuta oltre che onesta in questa Italia dove tutti sparano sui comunisti per "esigenze" elettorali

    in merito al post c'è poco da aggiungere con me sfondi una porta aperta,anzi, io andrei ancora più a ritroso nel tempo fino alle "dimissioni" di Bismark dopo lui la Germania è diventata il braccio armato dei Mostri nel nostro continente.

    P.S

    Morgana ha uno stile particolare non sempre decifrabile ma le idee le ha chiarissime

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  10. Un solo particolare riguardo la tanto attesa liberazione di Homs (ma non era gia' stata liberata mesi fa, oppure erano stati liberati solo alcuni quartieri?) e' l'atteggiamento della stampa riguardo la mega esplosione provocata dai ribelli, quasi salutata come nuove tecniche di combattimento (a parte che la guerra di mine veniva gia' praticata nel 1917 sulle montagne fra Trento ed il Carso). Nessuno degli articolisti che si sia documentato sul numero di morti e di feriti gravi, ne i danni provocati alla citta' ed al suo patrimonio storico. Come fosse un grande fuoco d'artificio. Vi ricordate quando qualcosa di simile e' avvenuto nel centro di Londra e Madrid come era diverso il tono degli editorialisti, con tanto di interviste ai feriti ricoverati e foto scioccanti di persone insanguinate che cercavano rifugio e cure? Come se lo stesso misfatto sia considerato diversamente a seconda di dove e da chi venga compiuto? Domanda retorica forse...

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  11. Rossoallosso@
    Non parlerei di "Germania" come braccio armato dei mostri. Parlerei di classe dirigente o di capitalisti tedeschi, per non far torto alla più grande cultura europea moderna e al milione di caduti tedeschi nella lotta al nazismo.

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  12. Si certo Fulvio la semplificazione in certi casi se mal interpretata ha i connotati del razzismo.

    Intanto un tribunale argentino ha fatto luce tra le nebbie della storia recente smerdando i pacifinti dei santisubito e del nobelperlapacechenonsinegaanessuno

    http://glvart.blogspot.it/2014/05/sentenza-storica-in-argentina-sulle.html

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  13. Ciao Fulvio,
    condivido in pieno le considerazioni sulla Germania e sulla sua storia.
    Volevo chiedere sulla Libia il ruolo di questo generale che sta tentando l'attacco al governo dei ratti. E se la resistenza verde e' attiva e come si schiera nei confronti di questo generale, ex comandante dell'esercito libico ma escluso dal suo incarico.

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  14. Alex 1@
    Il generale Hiftar, o Haftar, attualmente impegnato nel rovesciamento del regime libico e nello scontro con gli islamisti, è un arnese della Cia, ha tradito la Libia nel 1980, si è trasferito in Virginia, vicino a Langley, è tornato in Libia spedito dalla Cia nel 2011, all'inizio dell'aggressione, e ha ricevuto ora l'incarico di normalizzare il paese e ristabilire un minimo d'ordine che permetta all'Occidente di tornare in possesso dei giacimenti e terminali petroliferi.

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  15. Grazie, te lo chiedevo perchè i media nostrani lo rappresentavano come un comandante scaricato da Gheddafi dopo la sconfitta dei ribelli in Ciad, ma molto popolare nell'esercito. Il fatto che sia stato paracadutato nel 2011 a Bengasi controllata dai ratti durante l'aggressione spiega molte cose.
    Una nota, ieri sera c'erano attraccate alla stazione marittima di Venezia, nel canale della Giudecca, due navi militari battenti bandiera turca, di buone dimensioni (non erano semplici motovedette). Il movimento No grandi navi sarà attento anche a queste presenze?

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  16. CONTRO L'ESPANSIONE DELLA N.A.T.O. IN EUROPA

    SABATO 31 MAGGIO - ORE 17.30
    VIA LUDOVICO DA BREME 11 – MILANO
    [TRAM 14 FERMATA V.LE CERTOSA – VIA CASELLA]
    PRESIDIO AL CONSOLATO  UCRAINO

    Siamo contro le stragi di Poroshenko e della sua guardia nazionale al cui interno stanno i neo nazisti.
    Siamo con gli antifascisti ucraini che non vogliono il loro Paese servo della N.A.T.O.
    L’annessione dell’Ucraina alla N.A.T.O. è un pericolo per tutta l’Europa
    Chiamiamo quindi alla mobilitazione tutte le organizzazioni democratiche e i cittadini antifascisti amanti della pace e soprattutto tutti i lavoratori, poiché la guerra è contro il lavoro e tocca ai lavoratori fermarla.



     
    Comitato contro la guerra – Milano
     
    Per info: comitatocontrolaguerramilano@gmail.com - comitatocontrolaguerramilano.wordpress.com - cell. 3383899559
     

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