Parata di terroristi
Mi dispiace, io sono un bambino
afgano incenerito da un drone americano. Sono una famiglia libica fatta a pezzi
da un Rafale francese. Sono un pescatore indiano ammazzato da un fuciliere di
marina italiano. Sono un vecchio iracheno torturato a morte dai Royal Marines
inglesi. Sono una donna di Odessa stuprata e bruciata viva dai nazisti ucraini.
Sono una neonata palestinese morta di freddo nella sua casa semidistrutta dai
bombardamenti israeliani. Sono uno studente messicano fatto sparire dai
narcotrafficanti alleati dell’Occidente. Sono un soldato siriano decapitato da
quelli che poi vanno in Francia a sparare a quei giornalisti che li chiamavano
“combattenti per la libertà”.
Sono desolato, ho provato a fare posto ma Charlie Hebdo proprio non ci sta. (Mauro Murta)
Sono desolato, ho provato a fare posto ma Charlie Hebdo proprio non ci sta. (Mauro Murta)
“Eppure non è poi così
difficile capirlo che difendere la libertà di espressione non significa
condividere tutto quello che pensano, dicono, scrivono e disegnano quelli che
se ne avvalgono…. Ho semplicemente sbeffeggiato l’ipocrisia di una classe
politica e giornalistica che ha passato
la vita a praticare e giustificare le peggiori censure , salvo poi strillare
“Je suis Charlie” e difendere la satira senza limiti, ma solo in Francia…” (Marco Travaglio. Il quale Travaglio
ha saputo sapientemente astrarsi dal coro di ululati e guaiti pro liberté, egalité, fraternité violate in
Francia, evidenziandone la santocchieria, la doppiezza, il camaleontismo di
censori e stupratori di quegli stessi concetti in patria, da Luttazzi a Grillo,
da Sabina Guzzanti a Biagi, fino all’Apicella cacciato dal beccamorto della
sinistra, Bertinotti, su ordine sionista, per questa vignetta tirata addosso ai
nazismi di ieri e di oggi. Vignetta che i “libertini” e “libertari” di Charlie
Hebdo, con le loro matite intinte nel curaro di un fanatismo antislamico da
crociato medievale, non avrebbero mai pubblicato. Loro, tanto “illuministi” da aver dato una
mano alla demonizzazione del migliore degli umoristi francesi, Dieudonné, quando
è apparso utile seppellire il demolitore di Sarkozy sotto il fango
dell’”antisemitismo”.sionista,
per questa vignetta sparata contro i nazismi di ieri e di oggi.
Ha ragione
Giulietto Chiesa, che io a volte giudicavo un po’ catastrofista. Ancora qualche
botto è siamo alla Terza Guerra Mondiale guerreggiata. L’11 settembre e
seguenti europei aprirono le porte ai primi gironi dell’inferno e governarono
la distruzione dell’80% della democrazia in Occidente insieme all’annientamento
di una dozzina di paesi, perlopiù petroliferi,
piazzati strategicamente, o aperti economicamente e politicamente verso
la Russia, o Stati Nazione resistenti alla frantumazione, o, ancora, di
inclinazione laica, socialista, antimperialista. Il 7(?) gennaio francese
intende proiettarci, con successivi fatti in crescendo, verso la Giudecca e la
morta gora. Quattro giorni dopo, sbavando di soddisfazione sotto le smorfie di
cordoglio, “I Grandi della Terra”, come, sbianchettando il sostantivo
“delinquenti” tra “grandi” e “della”, li definiscono i buffoni di corte
mediatici, si sono esibiti in corteo ai propri mandanti nell’empireo
capitalista.
Orgia di distrazioni
di massa, operate con un’ipocrisia oltre ogni misura storica, dai protagonisti
politici e dai sicofanti mediatici del 99% del bruto storico e attuale che
chiamano “civiltà occidentale”. Una
civiltà occidentale é esistita e si chiama Michelangelo, Voltaire, Shakespeare,
Goethe, Mameli, Bartali, Calvino, Che Guevara, ma ha potuto spuntare grazie al
terreno fertilizzato dalla civiltà degli arabi musulmani, madre del
Rinascimento e dell’Illuminismo, da Harun el Sharid, da Avicenna, da Saladino.
Quel Saladino che, alla liberazione di Acri dai crociati, non ferì una sola
vita umana, dopodiché il nostro Goffredo da Buglione aveva passato a fil di
spada gli abitanti della città dal primo all’ultimo. Carnevale dei corifei
della “sinistra”, festival dei licantropi del neoliberismo in salsa
neocolonialista, messa cantata dai chierichetti
dei “diritti umani” e della libertà di stampa. Di tutto questo
l’immagine più fedele e agghiacciante è stata, domenica 11 gennaio a Parigi, la
fila nera dei becchini di ogni civiltà che, novelli pifferai di Hamelin, si
trascinavano dietro, verso l’abisso, un’umanità inconsapevole, decerebrata
dall’intossicazione propagandistica accoppiata all’inerzia mentale che da noi
si coltiva a partire dal battesimo, a proseguire nella “buona scuola” di Renzi
e compari, a finire nella palude di inchiostro di De Bortoli, Rangeri, Scalfari,
Mauro, Formigli e intellettuali di complemento alla Umberto Eco.
Un sabba di
orrendi freak come nelle sue più
sadiche fantasie non se lo sarebbe potuto immaginare un Hieronymus Bosch da
Giudizio Universale, un Dante da ultimo girone, dei traditori dei benefattori, nella
“ghiaccia del Cocito”, sotto gli artigli di Lucifero. Neri come pece trasudata
dalla più demenziali delle psicopatie, questi campioni della soppressione della
libertà di stampa, si tenevano avvinghiati, davanti a una marea umana che
avrebbe dovuto raderli al suolo, ma che appariva strafatta di pere di prozac
mediatico, signori della guerra, della tortura, del cannibalismo sociale, della
ferinità post-civiltà, della “sinistra” al caviale. Una protervia oscena che ha
inciso nella storia delle infamie umane una scena inaudita: gli orchi che marciano in testa a folle di loro
lustrascarpe, sulle quali è programmato che ricadano le conseguenze dei loro
crimini. Capolavoro.
Netaniahu,
erede e reduce del più scientifico genocidio e infanticidio di massa della
modernità; Hollande, revanscista coloniale nel Sahel, carnefice in seconda del
Medioriente, vampiro di liberté, egalité, fraternité in Patria,
già annichilito da fallimenti politici, economici, personali, che dallo tsunami
di sangue e menzogne parigino viene ricuperato e proiettato nell’empireo dei vindici
del bene; Sarkozy, fasciosionista, puttaniere corrotto e guerrafondaio, anche
lui risorto dalla tomba dei trombati; tra i due, Bubacar Keita, il lacchè
installato nel Mali per collaborare allo sterminio dei Tuareg e rendere il paese
ai famelici di Francia; Juncker, boss dell’Europa rubata ai suoi popoli e di
tutti i banditi dell’evasione fiscale e della spoliazione dei cittadini; Angela Merkel, l’Idra a tre teste con le zanne
affondate in Grecia, Italia, Portogallo; Poroshenko, presidente ucraino per
grazia di Obama, impegnato alla Himmler nel Donbass; il tiranno mentecatto
turco, con una crocchia di valvassori arabi comandati al disfacimento della
loro nazione, mallevadori e fornitori di quella stessa armata del terrore
contro la quale simulavano di marciare; Abu Mazen, che Dante avrebbe immerso
nei ghiacci accanto a Giuda Iscariota; Renzi,
incarnazione dell’eterna maschera della commedia dell’arte, stavolta in
veste di saltimbanco, che decantava un’ Europa “da sessant’anni in pace”,
sorvolando su dieci anni di massacro europeo dell’Europa balcanica e, ora, di
quella orientale. A loro onore, assenti
i latinoamericani, ulteriore convalida del
“Continente della speranza”.
Chi pure non
c’era è Obama, straordinaria assenza rilevata con sdegno e sbigottimento da
tutti. Qualche non intimidito “dietrologo” potrebbe sospettare una presa di
distanza dal fattaccio e da quanto gli si va celebrando intorno. Forse il
settore economico-politico-finanziario statunitense di cui il presidente è il
delegato non condivideva l’operazione. Certo che risulta invece gradita alla
banda neocon che a Israele unisce un
altro metodo per far fuori gli ostacoli alla nazificazione planetaria e con
Israele ha inneggiato all’11 settembre. Tutta la faccenda puzza sempre più di
Mossad. Forse agli obamiani è sfuggito il pallino. Sono ipotesi.
Dopo aver
inceduto a passo calmo e solenne, sotto archi di trionfo e monumenti con sbandieratori del tricolore e cantori
della “Marsigliese”, che non parevano sentirsi minchionati neanche un po’ e che
presto sbandiereranno e canteranno alla partenza dell’ “armee de la patrie” per lo scontro di civiltà, ora allungheranno il
passo, fino a farlo diventare dell’oca. Si mobiliteranno per raggiungere gli
obiettivi che si vogliono far scaturire da questa ennesima, forse decisiva, operazione
terroristica (salvo essere magari superata da quelle di Roma, Vaticano, Londra,
già preannunciate da Mossad, Cia e MI5, che lo sanno).
A me, che ho visto una buona parte
dei milioni di innocenti, di bambini e donne, per le quali categorie
l’Occidente si liquefa in lacrime, ammazzati dai padrini, committenti e fan di
Charlie Hebdo, in Vietnam, Somalia, Jugoslavia, Iraq, Libia, Siria, America
Latina, l’11 gennaio di Parigi e dintorni planetari mi fa desiderare una
lavanda gastrica. Tanto più se penso che mai questo oceano di citrulli, menati
per il naso al patibolo come bovini, si sono riuniti in processioni e canti e
geremiadi per manifestare a quelle vittime dolore, solidarietà, passione.
Dagli al complottista
Per contare
coloro che, nell’informazione ufficiale italiana, si distaccano dall’unanimismo
a larghe intese e profonda sintonia su cosa dire a proposito di Charlie Hebdo e
seguenti (unanimismo che già incorpora un deficit di pensiero, libertà e
democrazia), basta meno di una mano. Facile, perciò, più facile che all’estero,
dove si è meno ignoranti o cortigiani, per gli immancabili – e per l’operazione
preziosi – anti-complottisti, precipuamente della nota comunità e sua lobby,
stroncargli la voce, almeno nel breve periodo, che è quello che conta perché
domani siamo tutti morti. L’ufficio addetto a smerdare chi interpreta il suo
mestiere in termini di ricerca della verità, vale a dire penetrando oltre i
fumogeni sparati dal potere dei pochi per raggirare i molti, fumogeni che sono
la conditio sine qua non perché non
si scoprano i loro trucchi, frodi, ruberie, delitti e, appunto, complotti, ha
due reparti: uno degli specialisti delle contumelie e l’altro degli schernitori
e commiseratori.
Li unisce la
caratteristica che mai e poi mai prendono in considerazione punto per punto
sollevato. I fatti non interessano. Dobbiamo essere imbavagliati dall’oro
colato delle dichiarazioni ufficiali. Non rispondono nè alla domanda perché, per un
po’ di carburante, crollino torri costruite per resistere ad impatti di
astronavi, tra cui una neanche sfiorata ma centrale operativa Cia, nè come ha
fatto un aereo di 39 metri di apertura alare e due motori d’acciaio da una
tonnellata a fare un buco di sei metri nel Pentagono e poi svaporare nel nulla.
Né si aggrottano davanti alla foto che dimostra come la bomba del metrò
londinese sia esplosa da sotto il piano della vettura, anziché dentro, e quindi
collocata tra i binari prima, e non lasciata nello zaino dagli attentatori. Nè
alle foto satellitari russe e ai testimoni che provano l’abbattimento dell’MH7
malese in Ucraina ad opera di un Mig di Kiev. O a tutto quello che, grazie ai
fuoripista dell’informazione “dietrologica e complottista”, emerge dalla strage parigina, come da ogni grosso colpo
dell’Anonima Attentati. Non fosse per i dietrologi Galileo e Copernico, avremmo
ancora paura di precipitare se, dall’orizzonte, ci affacciassimo sul vuoto,
visto che a egiziani e greci la Chiesa aveva sottratto la conoscenza degli
astri per mettere la Terra del suo Dio al centro dell’universo.
Gli
anti-complottisti, per converso necessariamente ripetitori delle vulgate del
potere, se solo apri uno spiraglio sul buio tra le quinte del baraccone degli
illusionisti, quando ancora non ti hanno abbattuto gli anatemi dei capocomici,
ti stendono con lo sgambetto dello sbertuccio al paranoico. Spesso, esponenti
della nota comunità, non esitano di infiltrarsi nelle accoglienti dimore della
sinistra, dove più credibile dovrebbe risultare l’operazione. Ricordo quel
Caldiron, compagno di Rifondazione, cresciuto da segretario di circolo a
giornalista di “Liberazione” inneggiante a ogni rivoluzione colorata e, defunto
il fogliaccio, impegnato sul “manifesto” ad anatemizzare la Russia di Putin,
non l’Ucraina di Obama, come ricettacolo della feccia neonazista
internazionale. O quel Leonardo Coen, evolutosi dalla Lotta Continua,
manipolata da un cerchio magico passato a turiferario dei riti dell’élite, al “Fatto
Quotidiano” degli ultrà sionisti, insieme a tanta créme rivoluzionaria distribuita tra Mediaset, De Benedetti e
Giuliano Ferrara. Ma su tutti svetta la dama del Boulevard de Rivoli, quando
capeggiava il “manifesto” e copriva stragi di Stato e BR con l’infame
invenzione dell’ “album di famiglia”, esaltava Adriano Sofri avallandolo come incorrotto
e innocente compagno e depistava dal complotto imperiale via bande di subumani
mercenari (poi trascorsi in Siria, Iraq e Nigeria), invocando la spedizione in
Libia di novelle “brigate internazionali” a sostegno dei “giovani
rivoluzionari” anti-Gheddafi. A quando un suo appello all’intervento a fianco dei masskiller di Boko Haram, altro mercenariato islamista
manovrato per abbattere il “dittatore” Goodluck Jonathan e frantumare anche la
Nigeria, lo Stato più grande, forte e petrolifero dell’Africa? Alla signora
pare che il caos creativo del Nuovo Ordine Mondiale possa condurre dritto
dritto alla rivoluzione socialista.
Così pare
proprio prendersela con me, sull’Huffington Post della compagna Annunziata, il
ruspante Simone Oggionni, leader dei “Giovani Comunisti” che, posto il punto
fisso dell’inconfutabilità della narrazione ufficiale sul terrorismo, ribadito l’avvertimento Mossad
che verremmo colpiti sempre più da vicino (il ministro degli interni, il capo
della polizia, il comandante dei Carabinieri e l’ex-giudice Caselli
ringraziano), cosa che non può non comportare manette volanti per tutti, si
avventa su ciò che di noi definisce “retro pensiero, complottismo, fantasmi,
castelli di sabbia degni dei film di fantascienza, mantra del dietrologo”. Si
straccia le vesti sull’assurdità dei “soliti complottisti” che sospettano come
i servizi segreti Usa vogliano lanciare segnali a un Hollande che si è opposto
alle sanzioni contro la Russia. Il che comporta l’analoga assurdità
fantascientifica di un Netanjahu che abbia voluto punire i francesi per aver
votato in parlamento per il riconoscimento della Palestina. Fanfalucche,
deliri, basati sul vuoto storico e logico. Raggiunge la perfezione, il “giovane
comunista”, quando fa di noi “fanatici complottisti” il corrispettivo
speculare, dunque oggettivamente complice e altrettanto nemico, dei “fanatici
islamisti”. L’accanimento anti-dietrologi cresce in proporzione con le voragini che si aprono nella narrazione
ufficiale e sempre più perfetto diventa il sincronismo tra coloro che si
presentano come opposti, Michele Serra con Gasparri, Oggionni con Dick Cheney.
E qui mi viene la curiosità di indovinare come Oggionni avrebbe fulminato quel
delirante dietrologo che si fosse azzardato a dubitare che Piazza Fontana non
l’avesse fatta Valpreda….
Da “Haaretz”, quotidiano israeliano che,
dopo la pubblicazione ha ricevuto minacce di morte
Non si
risponde a questi cuccioli di volpone. Che vadano a confrontarsi con correligionari
come Pappè, Sand, Chossudovsky, o perfino Chomsky. Se la prendano con il
disebreizzatosi Gilad Atzomon. O con le vignette del giornale israeliano
“Haaretz”. Mi limito ad aggiungere agli elementi e ai “cui prodest” del mio post
precedente qualche ulteriore dato di fatto e un po’ di storia e logica
“complottista”.
Il video qui
sotto illustra la presunta uccisione del poliziotto trovatosi dalle parti di
Charlie Hebdo che, “ferito”, non lascia tracce di sangue sul pavimento e poi
“giustiziato con colpo alla testa”, non ha il minimo rimbalzo, l’arma non ha
rinculo, e un sbuffo di polvere molti
centimetri più in là fa pensare a un colpo a salve. Niente sangue, niente
cervello spappolato, allora e neanche quando su una barella lo portano via.
La prima cosa
che uno non narcolessico si chiederebbe – e perciò nessuno dei nostri grandi
esperti si è chiesto – è come sia possibile che, solo poco tempo fa, abbiamo
avuto la rivelazione di Edward Snowden e poi la conferma di tutti, fin dalle
seccatissime Merkel e Rousseff, che la National Security Agency (NSA, massima
agenzia di intelligence Usa) spiava e archiviava tutto e tutti di 7 miliardi
della Terra, fin negli slip della cancelliera: comunicazioni, movimenti,
incontri, contatti, messaggi, abitudini, scelte, acquisti, vizi e virtù. Ogni
mossa che permettesse di metterti le mani addosso in un battibaleno.
Si tratta di
una, e neanche la più vistosa, incongruenza di una vicenda che, quanto i
precedenti episodi della serie, New York, Londra, Madrid, Boston, presenta a
chi non è cieco o, quanto meno, strabico, cospicui spunti di contestazione
della versione ufficiale. Tutto lo svolgimento dei fatti è costellato da eventi
che rappresenterebbero assurdità, incompetenza, idiozia, se non fossero gli
elementi accuratamente studiati allo scopo di ottenere un certo risultato. Come
per l’11 settembre, per Londra, per Madrid, i futuri attentatori sono notissimi
alla polizia e ai servizi, sorvegliati, pedinati, arrestati, carcerati
(ricattati?), se ne conoscono le abitudini, i discorsi, le amicizie, i viaggi,
veri o inventati, nei paesi del terrorismo: appaiono come i candidati ideali
per imprese islamiste.
La fiera del dilettantismo. O della
complicità
Balordi che
si aggirano sparacchiando, sbagliando indirizzo, perdendo scarpe, prima in tre,
poi – sbaglio madornale – in due, che piazzano la loro vettura in mezzo alla
strada senza tema di attirare l’attenzione del traffico, si portano dietro e
poi lasciano carte d’identità che permettessero le identificazioni desiderate e
conseguenti depistaggi (erano poi veramente loro sotto quei passamontagna?); le telecamere a circuito chiuso interne,
immancabili, nella redazione che cosa hanno registrato, perché non se ne vedono
le immagini? E, a proposito di telecamere interne, non ce n’erano nella
stamperia con i fratelli Kouachi? E, soprattutto, in un obiettivo principe dei
terroristi, come il mercato Kosher, non ce n’erano che registrassero assassini
e vittime??? Il corpo integro del poliziotto colpito a morte, senza macchie
di sangue né dopo il primo colpo, né dopo il secondo (anche quando lo portano
via in barella) e poi letteralmente volatilizzatosi; neanche una sola foto dei
corpi dei vignettisti all’interno della redazione; non un accenno di autopsia
per vedere il calibro delle pallottole e se corrispondono alle armi filmate; la
recente revoca delle misure di sicurezza attorno al settimanale, obiettivo
terroristico privilegiato, proprio mentre arrivavano al diapason le fanfare del
“pericolo del nemico in casa”, degli incazzati di seconda e terza generazione,
degli europei dell’ISIS rientrati per fare macelli; il ritardo di quasi
mezz’ora di una polizia avvisata ai primi spari dagli stessi giornalisti
fotografanti.
E’ di queste
ore, poi, qualcosa di ancora più stupefacente. La macchina dei Kouachi è ferma
nella strada di Charlie Hebdo. Si avvicina una macchina della polizia. I
fratelli escono e brandiscono le armi verso i poliziotti. Questa, senza
pensarci su due volte e senza estrarre le armi contro evidenti terroristi,
schizzano via a marcia indietro. Con tutta calma i Kouachi risalgono in
macchina e si dirigono proprio verso il fondo della strada, dove la polizia si
è fermata. In una sequenza onirica, le passano davanti e se la filano. La
macchina della polizia non si muove. Nessuno spara ai fuggitivi. Viltà,
obnubilazione, complicità?
E poi la
grottesca caccia a tre uomini e a un’inesistente donna di recente conversione;
la Boumedienne, donna di Coulibaly, (volatilizzatasi in tempo, probabile
infiltrata nel gruppetto dei balordi, rientrata nell’ospitale patria turca di
tutti i jihadisti, senza che nessuno le chiedesse dove va) da parte di quasi
centomila poliziotti, gendarmi, spioni, confidenti, vigili, volontari, cani,
elicotteri, rabdomanti, fattucchiere, che poi, tutti insieme, non riescono a
prendere vivi, a fini di proficue rivelazioni sul terrorismo mondiale che
salverebbero migliaia di vite, i due Kouachi potenzialmente parlanti (come in
tutti i casi di terrorismo Cia-Mossad, i presunti autori vengono ”terminati”).
In compenso mitragliano a morte il mattocchio Coulibaly con tutti i suoi
quattro ostaggi ebrei. Eppure era stato visto in filmati, ammanettato e vivo.
Come la storia di Boston. Perchè, visto che, da dichiarazioni degli stessi
sequestrati, a nessuno Coulibaly aveva torto un capello. Occorrevano vittime
ebree, tante, oltre a quelle degli asili già fatte o promesse? E i cadaveri di
ben 20 persone dove sono, chi li ha visti, quali autopsie?
E, ciliegina
sul tortone di sangue, un commissario della polizia di Limoges, Helric Fredou,
che aveva spedito una pattuglia a partecipare alle primissime indagini, si
suicida all’una di giovedì, 8 gennaio, con un colpo alla testa, immediatamente
dopo aver ascoltato il rapporto dei suoi uomini di ritorno da Parigi. Dopo un
po’ esce la spiegazione delle autorità: era depresso e affaticato dal troppo
lavoro…
Da sempre i
necrofagi fanno come il conte Ugolino quando gli fa gioco. Più avveduti,
stavolta hanno evitato di farsi arrestare (e poi subito rilasciare e rispedire
in Israele) come i quattro agenti del Mossad che danzavano e giubilavano
mentre, da un terrazzo vicino, filmavano il crollo delle Torri Gemelle. Poi la
scoperta, dopo avergli fatto fare per giorni giri in Siria e Iraq e
addestramenti al tiro nei boschi intorno a Parigi (irraggiungibili da
telecamere, satelliti, poliziotti, agenti segreti, nemmeno vigili urbani), che,
no, i guerrieri di questo Islam che muove guerra alla cristianità (copyright
Ferrara, Adinolfi e altri forsennati benemeriti della guerra alla cristianità)
si erano formati e allenati con Al Qaida in Yemen, al pulpito di tale feroce
Imam, Anwar al Awaki. Che feroce non era per niente, cittadino Usa e predicatore moderato su cui non gravava
alcuna accusa, in vacanza nello
Yemen, inserito da Obama nella lista dei
“sospetti” da eliminare extragiudizialmente, assassinato insieme al figlio da
un drone. Sugli interrogativi che nascono dall’esecuzione del poliziotto
davanti a Charlie Hebdo, guardatevi questo video.
Ovviamente
sono stati tutti uccisi. Sia gli “attentatori” delle Torri Gemelle e del
Pentagono, liquefatti con i loro aerei, sia quelli del metrò di Londra, saltati
in aria con i loro ordigni, sia i dinamitardi del treno a Madrid, polverizzati
nel loro rifugio dal commando spagnolo. E, come in quelle occasioni, subito le
celebrazioni di massa, queste ottuse, inconsapevoli, o con la coscienza
annichilita dalla paura di guardare nell’abisso, ma guidate nientemeno che da
coloro che, passando di eccidio in eccidio, novelli pifferai di Hamelin, li trascinano
al patibolo. Ecco che 2 milioni di decerebrati dalla propria resa al veleno
mediatico sono guidati in corteo a Parigi dai più grandi e fessi turlupinatori
della storia…
Dove di
giornalismo investigativo, detto dietrologia, (ricordate il “complottista”,
Premio Pulitzer, Seymour Hersh, ebreo, che svelò la cospirazione del Golfo del
Tonchino, del massacro Usa di My Lai, delle armi di distruzione di massa di
Saddam, delle armi chimiche di Assad?) non c’è neppure bisogno, dove la realtà
dei fatti sfida ogni contestazione, è sempre e comunque il cui prodest. Elenco alla rinfusa le ricadute del 7 gennaio/11
settembre franco-euroatlantico. Vorrete
perdonare questo e altri “complottisti” che hanno osato chiedersi cosa ci fosse
dietro all’album di fotografie che vedono riuniti l’emissario di Obama,
senatore John McCain, quello tonante sul palco dei nazisti di Kiev e cooperante
nei campi di addestramento di Al Qaida in Siria, in fraterne riunioni di lavoro,
con il califfo Al Baghdadi, già agente Mossad, e altri caporioni dell’armata
jihadista? E può essere solo un delirio di complottisti quando ci si chiede
se siano proprio i jhadisti a tempestare la rete di truculente minacce
all’universo mondo, tanto funzionali a seminare panico e a far accettare la
Gestapo e le SS già pronti sui blocchi di partenza. E se non siano i plausi e
le rivendicazioni dei prodotti Ciassad, Isis e Al Qaida, a fornire una
stampella alla vacillante vulgata dell’operazione jihadista.
Le ricadute. Patriot Act per tutti
Il ricordo
dell’inadeguatezza dell’intero apparato di sicurezza, verrà seppellito dai
prossimi vistosissimi giri di vite sulla libertà di tutti, necessitati proprio
da quella dimostrazione di impreparazione. Accadde così negli Usa con la
fascistizzazione tramite Patriot Act, scaturito dalla paura
seminata dall’orrore dell’11 settembre. E un Patriot Act in salsa francese è già all’ordine del giorno a Parigi.
Significa intercettazioni senza limiti, arresti e internamenti sul sospetto e
senza imputazioni, difesa, processo, sorveglianza totale, marchio di terrorista
a chiunque metta in discussione provvedimenti del regime, collusione col
terrorismo a criticare le spese militari, interventi censori su internet,
isolamento carcerario, Guantanamo, servizi segreti con licenza di tutto. Questa
è, negli Stati Uniti, la legge passata dopo l’11 settembre, ma vaticinata con
anticipo dai neocon del PNAC (Programma per il Nuovo Secolo Americano), quando
auspicavano “un evento traumatico come Pearl Harbour per rilanciare gli Usa nel
mondo”.
La libera
circolazione nell’Europa di Schengen,
divenuta lasciapassare per ogni sorta di farabutto, rimarrà solo per il denaro
e per i suoi signori. L’Italia si è già portata avanti col lavoro dichiarando
“strategiche”, cioè equiparate alle basi militari, tutte le porcherie dello
“Sblocca Italia”: trivelle, inceneritori, discariche, grandi opere, oleo- e
gasdotti, abbattendo sui difensori No Tav della Valsusa l’accusa di terroristi
voluta dal procuratore Giancarlo Caselli.
Lo stesso Caselli, che vede terroristi anche nei boy-scout che marciano in
fila, ora salta sull’occasione di Parigi per imperversare, in pieno orgasmo forcaiolo,
con la richiesta di superprocure anti-terrorismo che superino le giurisdizioni
e polizie nazionali e, facendola finita con gli ultimi brandelli di sovranità,
costituiscano la base repressiva per lo Stato di Polizia in formazione. L’EUROGENDFOR, polizia sovranazionale,
già installata a Vicenza, che prevale su ogni dispositivo di sicurezza statale,
è servita.
La militarizzazione della polizia e la “polizizzazione”
delle forze armate, con droni, carri armati, mitragliatori e Taser agli sbirri,
già esibita alla grande negli Usa è sperimentata in questi giorni in Francia,
eliminerà ogni differenza tra chi bombarda matrimoni afghani, pachistani,
yemeniti o somali e chi deve far piazza pulita di ingombranti raduni di piazza.
Le gigantesche spese che verranno ora impegnate per lo Stato securitario
(oltreché per la guerra contro l’autoterrorismo) saranno sopportate con mite
rassegnazione da coloro cui toglieranno scuole, ospedali, asili, servizi,
lavoro, mobilità, casa e anche il più piccolo diversivo da tempo libero. Il
tutto già sapientemente preparato dalle truculente minacce di sfracelli a Roma
e in Vaticano. E alla fine, a colmare la misura, il TTIP, trattato di
sottomissione all’orco statunitense, che ci raderà al suolo insieme alla nostra
storia, giustizia, libertà, sovranità, futuro.
Intanto un’Unione Europea in netta decadenza,
messa sempre più in discussione dai popoli, soprattutto da quelli che stanno
pagando il prezzo più alto al meccanismo di rapina e oppressione per le quali è stata inventata, viene ricondotta alla
compattezza, almeno temporanea, e i contestatori sono dovuti ammutolire davanti
a questa union sacrée di combattenti
per la civiltà e la libertà, contro l’eterno utile idiota: il nemico esterno.
Siamo a una affannosa chiamata alle armi di reazionari e assolutisti, a una
riedizione del Congresso di Vienna del 1815 per soffocare la ventata di
modernità scatenata dalla rivoluzione francese e esportata da Napoleone.
Per altro
verso, chi ha lacerato in questo modo la Francia, scagliando con più vigore che
nel passato, la popolazione autoctona, originaria, contro i 7 milioni di
immigrati e loro generazioni successive, al 90% povere ed escluse, Cia o Mossad che siano, comunque pianificatori
di un’Europa debole e soggiogata, punta alla guerra civile. Francese e, dove possibile, europea. E’ anche la
voluta ricaduta delle guerre imperiali e relative devastazioni, causa precipua
delle migrazioni che si abbattono
sul nostro continente e che devono
svolgere un ruolo di destabilizzazione economica, sociale e culturale. L’Europa,
per la Cupola mondialista, deve essere alleata, ma in subordine, socio di
minoranza priva di velleità, priva di protagonismo geopolitico ed economico,
lontana dalla Russia e vicinissima agli Usa. Va indebolita al punto da non
essere competitrice, ma tuttavia truppa di complemento e ufficiale pagatore per
le spedizioni militari. A questo servono Nato
e il TTIP di cui s’è detto sopra.
E Israele?
Cosa ci guadagna, salvo il vittimismo olocaustista all’ennesima potenza, un velo spesso come tre stati di fosforo
bianco sui morti ammazzati di Gaza e Cisgiordania, o la scomparsa, in un
abbraccio mondiale di solidarietà, dei jihadisti Al Nusra e Isis curati negli
ospedali israeliani, le armi israeliane fornite a quelli, i bombardieri
israeliani impiegati come aviazione dello Stato Islamico contro la Siria? Dopo
l’invito di Netaniahu agli ebrei di lasciare la Francia “insicura e antisemita”
ed emigrare in Israele, il che per Hollande equivaleva a uno sputo in faccia,
l’occupante sionista guadagna, si calcola, qualcosa come altri 100mila invasori e predatori di vite e terre palestinesi. Mica
poco.
Ogni
nequizia inflitta da governi e UE, nominati dalla cricca criminale, ai propri
popoli sarà sublimata in patriottico sacrificio per la vittoria in uno Scontro di Civiltà che mai Samuel Huntington si sarebbe sognato che avrebbe conosciuto un
tale trionfo. Ogni programma genocida di sfoltimento dell’umanità in eccesso
scorrerà sulla rimozione della minima perplessità buonista e
sull’accettazione-partecipazione alla guerra al terrorismo che già ci ha
liberato di quei milioni di musulmani, col corollario di qualche cristiano,
eliminati dai marciatori di Parigi a Gaza, in Iraq, Libia, Siria, Somalia,
Afghanistan, Nigeria, Yemen. E a proposito di Yemen, dove l’installazione di Al Qaida nella Penisola Arabica
(AQAP), serve a bloccare la lotta di liberazione vincente degli sciti Houthy in
alleanza con gli indipendentisti del Sud, ecco che la bufala dei fratelli
Kouachi addestrati in quel paese spiana la strada al’intervento di terra
Usa-Nato, accanto ai droni che da anni sterminano quella popolazione. Così
Golfo, Bab el Mandeb, Corno d’Africa,
Oceano Indiano, rotte del petrolio saranno tutti loro e sul rubinetto
dell’energia che alimenta o strozza il mondo ci sarà solo il loro artiglio.
Quanto ai
fiancheggiatori dello Scontro di civiltà rimasti a perpetuare il contributo
fascio-razzista di Charlie Hebdo, ebbene per un altro verso gli ha detto bene.
Un giornale istigatore all’odio e all’ignoranza e volgarmente pornosoft, che
una Francia ancora in salute aveva abbandonato alle ortiche e alla bancarotta,
si ritrova a tirare 3 milioni di copie e prosperare per altri anni di mercenariato
di guerra..
Altre
considerazioni sul piano geopolitico le abbiamo già formulate nel precedente
post, evidenziando come l’escalation di Parigi e le minacce al resto del mondo
occidentale, rilanci con impeto irresistibile l’Occidente all’ultima crociata
(titolo facilmente profetico del mio ultimo libro), dopo quella che la nostra
civiltà conduce ininterrottamente da mille anni. Alla fine ci resterà solo il day after. Visto quanti piccioni si
prendono con una sola fava di appena venti morti? Ci si chiede sgomenti se mai
si renderanno conto della loro immane responsabilità nella fine del mondo tutti
quei veri “nemici della porta accanto” che questo processo accompagnano e
accreditano nell’esercito di evirati che un tempo si chiamava Sinistra.
@Fulvio
RispondiEliminaHo visto or ora il TG1 delle 20:00 e sarei proprio curioso di vedere come i decerebrati sinistronzi troveranno il coraggio di negare l'evidenza del tuo profetico articolo scritto all'incirca 10 ore fa.
Carletto e Diodato...in Francia. Il primo filopiagnone col l'ossimorante pugno destro, amato malversatore, il secondo antipiagnone, esecrato osservatore. Ma la dialettica è lampante anche ai ciechi.
RispondiEliminaLe due marce pro Carletto. IPastori, protetti dai Cani armati fino ai Denti, sfilano per conto loro, fra di loro.
Le Pecore Baggiane, ipnotizzate dai Pifferai delle Corporations, spacciate per Stati di Diritto, sfilano appagate, zampettando in altro luogo, quello per la Tanta e Tonta Plebe.
In Italia. Dai e dai alla fine rivelano la loro vera faccia, intuibile ma non allora certa. Il Fatto [non di ...droga] Quotidiano, pubblica la nuova vignetta di Carletto, che non fa ridere, e neanche sorridere. La voce del padrone, il colombo furiotto, l'ha ordinato ed il Prodotto ha stampato.
Nel “Mondo”. Shyloc scudorosso è il padrone degli U$ensi che sono i padroni di UE, che, per la legge del tacito consenso/assenso sono i padroni nostri.
Quindi, Tutti Noi siamo di proprietà di scudorosso, eletto a possedere la Terra..eletto da chi? Fibbia 9-11 a poca lisse!
Confessione. Grossman ha dichiarato: vedete che cuol dire vivere nella paura? E per fartelo capire meglio te l'ho fictionato!
La risposta è quella dei Nostri Nonni: “MALE NON FARE, PAURA NON AVERE”, però stai all'erta, sempre con le Terga al Muro.
Il Nuovo PdR, Inc. Sarà il più Ameri Cane di tutti: Waltercloset Well Troll, con tanto di Loft a N.Y.
morgana
Eh si. E adesso se la prendono con Diuedonnè Nbalanlala perché è nero, camerunese, antisionista e militante politico filo palestinese. Lo spacciano per antisemita e sostenitore del terrorismo. Solo per una frase su Facebook dove diceva di sentirsi Charlie Coulibaly. Bella libertà d'espressione!! Fabrizio
RispondiEliminaDevo dire che la posizione di Travaglio lì per lì mi ha stupito. Non vorrei che, da quel giornalista informatissimo che è, avesse sentore di qualcosa di molto brutto che si sta preparando e tentasse di sottrarre la sua futura memoria a quella della marmaglia di emuli di D'Annunzio e Papini che lubrificano la macchina da guerra.
RispondiEliminaSe così fosse mi sentirei forse più tranquillo sentendolo glorificare l'Occidente come d'abitudine.
Condivio il commento di Murta. Fra l'altro proprio oggi sono state liberate le due "crocerossine" di Al Nushra.Annuncio trionfante di Lucia Goracci da Kobane, loro saranno ricevute (con tutti gli onori immagino) dal ministro Gentiloni per I loro servizi offerti. Saranno interrogati dai magistrati che vorranno capirne un po' di piu', almeno si pensa. Ma nel frattempo si scatena in Europa la "caccia all'integralista" anche a Bruxelles oggi (e domani chissa dove?) che lascia doppiamente inquieti, sia perche' dimostra come, se effettivamente questi ricercati siano stati Jihaddisti in Siria, ci sia stata un aperta connivenza che ha permesso loro di muoversi e spostarsi in tutta Europa, di organizzare manifestazioni contro il "dittatore Assad", radicarsi sul territorio, magari schedare e minacciare i siriani "non ribelli" sia perche' finora non ne hanno preso uno vivo, e altri dettagli non sono chiar, potrebbero essere false flag, come la bomba al mercato di Saraievo, lamciata dopo una clamorosa campagna mediatica antiserba. La reazione alle informazione ed alla satira non "corretta" puo' essere tipo Patriot Act, se non peggio, come dimostra l'arresto, anche se seguito da rilascio del comico Dieudenne. Potremmo essere tutti denunciati per una battuta su Facebook od al bar. Proprio poco fa la Radio Rai trasmetteva la canzone di Bennato "Ma che sara'", e quel finale con le due voci, una che dice "prova a volare!" mentre l'altra replica "fatelo tacere..." mi metteva un po' angoscia, quasi una tetra profezia.
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