“Chi conosce la verità e la chiama menzogna è un criminale”.
(Bertold Brecht)
“Colui che ha corrotto e prostituito la purezza della propria mente al punto da sottomettere il suo credo professionale a cose in cui non crede, ha preparato se stesso al commettere qualsiasi crimini”. (Thomas Paine)
In una sala del Senato, per
iniziativa della senatrice Paola Da Pin e del Comitato No Nato, insieme a un appello che già ha raccolto migliaia di
firme, è stata presentato il disegno di legge per l’uscita dell’Italia dalla
Nato e per la chiusura delle basi militari nel nostro paese. Sono intervenuti giornalisti e analisti politici, da Manlio Dinucci a Giulietto
Chiesa, da Alex Zanotelli a Franco Cardini e al sottoscritto. Il “manifesto” si
è impegnato per l’iniziativa con un trafiletto di annuncio di 6 righe e con
mezza colonnina di cronaca. Ne riferirò più sotto.
Mamma li mori!
Si fa fatica ad occuparsi
della questione migranti, soffocati come si è dall’osceno tsunami di ipocrite
lamentazioni, piagnistei, proposte salvifiche assurde o sospette, ripetuto tale
e quale mille altre volte, dopo il crimine atlantista che ha affogato altri 900
vittime dell’Occidente al largo della Libia. Un paese, già prospero, ordinato e
felice, meticolosamente ridotto nella condizioni di “caos creativo” (leggi
genocidio) pianificate dall’inizio e che ora devono assicurare l’ulteriore
decimazione di popoli di troppo. Una colossale operazione di ricolonizzazione,
da parte di un mondo evoluto in tecno nazismo, stavolta guidata da USraele con
gli sguatteri UE al traino, di stati, popoli, risorse, che solo mezzo secolo fa
erano riusciti a liberarsi della schiavitù europea. Qualcuno, come Travaglio o
Calchi Novati, nel denunciare e ridicolizzare la fregola guerresca maltusiana
degli affondatori di barconi e la liquidazione degli scafisti, ultima,
miseranda ruota del carro, arriva
spericolato fino ad accennare alla causa prima della fuga dei milioni scampati
al genocidio attuato a casa loro dalle armate occidentali e delle compagnie di
ventura jihadiste assoldate. Ma lì, all’astratto discorso su “guerre,
persecuzioni, fame, dittature”, tutti si fermano. Nessuno che faccia un nome.
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Il sicario numero uno della Cupola genocida, Obama, si dispiace, con tre
mesi di ritardo, dell’assassinio con droni di Giovanni Lo Porto e
dell’israelo-americano Warren Weinstein. E si dispiacciono Renzi e gli altri
chierichetti. Ma solo dopo essersi fatti entrambi grassi sghignazzi e paccone
sulle spalle per la photo-opportunity, già sapendo quanto era successo ai
propri concittadini. Obama, peraltro, ha incassato dalla riserva in panchina
tutti gli F-35, la disponibilità di altri occupanti italiani in Afghanistan e,
massimo bottino, l’incondizionato entusiasmo per il TTIP. Erano detti cooperanti, i due nella lista dei
sacrificandi con droni, e delle Ong sappiamo cosa pensare, come dei
fucilieri anti-pirati che sparano addosso alla gente dove non ci sono pirati,
ma solo pescatori. E neanche balene. Weinstein faceva capo a USAID, la più
fetida delle Ong di Stato per spionaggio e destabilizzazione. Lo Porto lavorava,
diversamente, con Welt Hunger Hilfe, Ong privata tedesca che, però, va
riconosciuto, stava con il legittimo governo siriano e con Cuba. Forse l’uno doveva
star zitto e l’altro rompeva le scatole. Zitti e fuori dalle palle come le
decine di migliaia di civili assassinati dai droni di Obama in Pakistan,
Afghanistan, Somalia, Yemen, di cui nessuno si dispiace. Come nessuno esprime
una virgola di cordoglio ai 3 milioni di iracheni trucidati in 24 anni di
aggressione Nato (cifra ancora una volta documentata da una ricerca di
scienziati anglosassoni).
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Per salvare la faccia agli
assassini Usa-Nato-Isis non rimangono che le cortine fumogene dei corridoi
umanitari (promossi con foga dalle agenzie e Ong cattoliche e coop che si
occupano di emigranti), dei campi da allestire nelle zone viciniore, dei
missili idioti e assassini sui barconi, che poi potranno essere pescherecci,
mercantili, barche da diporto, villaggi e porti costieri con incalcolabili e
mai calcolati “effetti collaterali”. In previsione della riconquista totale da
parte delle potenze vere, si consente alla solita armata Brancaleone italiota
di allestire qualche testa di ponte perché pure l’ENI ne ricavi il suo barile
di petrolio e l’industria militare Usa e Nato possano incrementare i profitti.
I caporali di giornata con il temperino tra i denti, Renzi, Pinotti, Gentiloni
e le vivandiere Santanchè e Bonafè, si vedranno cadere qualche boccone dal
banchetto. L’UE fa propri gli indirizzi di cui i geostrateghi umanitari
Santanchè e Salvini sono i proponenti. Essendo costola della Nato, da Bruxelles
esce un dato di euclidea logica: chi è parte del problema, non può essere parte
della soluzione. Fuori dalla Nato finirà
col comportare fuori dall’UE.
Vox clamantis in simulatione
Delle banalità populiste,
più maleodoranti che imbarazzanti, dei Bergoglio, quelle cerimoniali dei Mattarella,
quelle sciroppose degli Erri De Luca, quelle oniriche dei Guido Viale e teste di
gallina affini, che sogliono esprimersi sul “manifesto”, quelle trucide e
sciacallesche di Renzi, c’è solo da indovinare se vengono espettorate da utili
idioti, o da amici del giaguaro. Per il papa venuto da lontano le deprecazioni
per la persecuzione di cristiani – un cristiano ammazzato o perseguitato su
diecimila musulmani ammazzati o perseguitati – con l’implicito promo allo
“scontro di civiltà”, che da sempre è l’ideologia, condivisa con le élites
predone, alla base di tutte le colonizzazioni passate e presenti,
l’identificazione della categoria è facile. Come lo è per la maggioranza non
ottusa degli “accogliamoli tutti”, capeggiati dalla furia umanitaria
pro-migranti e pro-rom degli sterminatori di palestinesi e arabi tutti.
Rispetto agli xenofobi subumani del “respingiamoli tutti”, utilizzati per
consolidare nello Zeitgeist la normalità della guerra, del razzismo e
dell’eterogenesi del terrorismo (di cui si deve mascherare la generazione in
casa), gli “accogliamoli tutti”, guru della “società civile”, con quelle dei
filo-israeliani di “Libertà e Giustizia”
in testa, fiancheggiano il proposito della cupola imperiale nei confronti di
subordinati con possibili tentazioni di autodeterminazione.
A che servono guerra, terrorismo e migranti
Proposito che si articola in
varie direzioni: 1) impedire potenziali partnenariati europei con entità
complementari, quali i produttori di petrolio e di altre materie prime,
investitori, mercati, governi contrari a militarizzazione e guerre (paesi
africani e mediorientali, Russia); 2) impegnare i vassalli europei a sostenere
la massima parte dei costi delle avventure belliche statunitensi e, al tempo
stesso, saturare di profitti le industrie degli armamenti anglosassoni e israeliane;
3) destabilizzare i paesi europei, a partire da quelli del Sud, più propensi
storicamente e culturalmente a conversare proficuamente con l’altra sponda, con
lacerazioni della coesione sociale e aggravamento delle carenze strutturali
attraverso l’arrivo dei milioni di profughi determinati da guerre USA dirette e
surrogate. Una destabilizzazione fondata sulle guerre tra poveri, sul tipo di
quelle del divide et impera praticato
da tutti gli imperi e riformulato da Israele (Oded Yinon, 1982) per sciti,
sunniti, curdi, arabi, cristiani e musulmani. Guerre alimentate con i noti
strumenti propagandistici (da Obama a Bergoglio) della “guerra al terrorismo”,
già condotta per mezzo millennio con la
parola d’ordine del “fardello dell’uomo bianco” da portare tra i “selvaggi”.
Guerre interne intrasociali che, indebolendoli, riduca ai paesi europei la
forza economica e politica di agire in proprio, nel proprio interesse e di
colloquiare con chi ritiene opportuno.
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Nobilissima per lignaggio, coerenza e altruismo, tra le figure dei vari
resuscitatori delle mummie di una sinistra compatibile e sostenibile, spicca
per dirittura morale e onestà intellettuale la figliola di quell’Altiero Spinelli
che ebbe l’idea di fare dell’Europa un Ersatz, un surrogato, dell’America. Una
specie di Karkadè rispetto al caffè scomparso dagli scaffali del regime. Sul
corpo agonizzante della Grecia marciano gli stivali dei feldmarescialli
europei, tedeschi al comando. Al suo capezzale Tsipras somministra dosi
massicce di privatizzazioni e spoliazioni. Come interviene in soccorso la
capofila degli tsiprasiani italioti, arrivata all’Europarlamento grazie alla
promessa rimangiata di far passare la collega? Con questa iniezione di coraggio
e determinazione: “Atene farebbe bene a non irritare Berlino con richieste di riparazioni
belliche” (Il Fatto Quotidiano, 25 aprile 2015) E’ chiaro, guai a irritare
quelle brave persone che ti stanno tirando su un albero, appeso a un cappio.
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Voci per un 25 aprile globale
Presenti alla conferenza del
Senato del 21 aprile erano coloro che hanno infranto l’equivoco, con via
d’uscita obbligata, degli utili idioti e amici del giaguaro, che hanno
prosciugato l’oceano di lacrime tossiche degli umanitaristi dell’accoglienza
senza se e senza ma, che hanno indicato, con precisione inoppugnabile, i
piromani dell’immane rogo dandogli i nomi di battesimo: Usa, Nato, alleati
tiranni del Golfo e mercenari di varia estrazione; che hanno strappato il
temperino dai denti degli infoiati renzusconiani dell’armiamoci e partite. Hanno
raccolto le voci, un tempo corali e oggi ancora sparute, di coloro che,
dall’Italia al resto del mondo, si battono per l’uscita dall’organizzazione
necrofaga con cui l’élite occidentale a guida statunitense si è assicurata dal
1949 la sottomissione dell’Europa e che ora si lancia alla ricolonizzazione e
allo sfoltimento del pianeta. Eravamo quattro gatti di relatori e alcune decine
di partecipanti. Ma ce n’est que un debut.
Intanto, in pochi giorni, il Comitato No Nato ha raccolto le prime 6000 firme
sotto l’appello per l’uscita dal trattato, violatore della nostra Costituzione
per quanto esaltato e rilanciato dai Napolitano, Renzusconi, piantoni Nato
vari. Si trattava di riprendere una parola d’ordine di lotta per, in primis, la
sopravvivenza, parola d’ordine silenziata dal tradimento, prima e, poi,
dall’estinzione, di una sinistra ammaliata dal masochismo della rinuncia alla sovranità
e dalle scudisciate inflitte con guerre imposte ai propri cittadini e ai propri
bilanci.
Vincenzo Brandi introduce con
l’illustrazione di motivi e obiettivi. Manlio Dinucci ripercorre il cammino del
Patto Atlantico da finta organizzazione difensiva, a dichiarata armata
d’assalto. Giulietto Chiesa tratteggia l’apocalittico scenario della Terza
Guerra Mondiale a partire dagli ormai evidentissimi preparativi di guerra alla
Russia, principale potenza che mantiene saldi i nervi e la difesa del diritto
internazionale e della pace. Alex Zanotelli ha denunciato gli Stranamore
dell’arma nucleare, oggi agitata con psicopatica disinvoltura dagli Usa, con
Obama che stanzia un trilione di dollari per l’ammodernamento dello strumento
che ci garantirà la terza estinzione di massa nella storia dell’uomo.
Della Nato, poi, sono state
sottolineate altre funzioni, non direttamente legate all’apparato e ai progetti
militari. La Nato è la spada che difende il solco. Il solco è quello tracciato
dal dominio del capitale militar-finanziario: un turboliberismo finalizzato
alla scarnificazione dei popoli attraverso il più grande travaso di ricchezza
dal basso alla cima della piramide. Dato che la Cia, il Mossad e l’MI6 stanno
alla Nato come Gladio, allora, e l’eversione razzista-fascista, oggi, stanno ai
mafioregimi italiani dal 1948 ad oggi, l’adozione dei modelli del capitalismo e
della militarizzazione interna degli
Stati Uniti è assicurata. Se non si
vuole incorrere in avvertimenti False
Flag con operazioni come Charlie Hebdo, le bombe a Londra e Madrid,
l’abbattimento di aerei come il Germanwings in Francia. O, or ora, il pandemonio
propagandistico, magari a nascondere altre efferatezze, degli arresti di massa
di pakistani in Sardegna, perché brigavano con Osama Bin Laden nel 2010,
miracolosamente risuscitato dalla morte per diabete nel 2001, come dichiarato
da tutti i cronisti e governanti pakistani allora.
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Magistrati
sulla palla
Inserisco una nota personale. Il procuratore Mura di Cagliari, autore
dell’operazione, è lo stesso Mura che, al tempo del rapimento del piccolo Faruk
in Costa Smeralda, ottenne dal mio direttore Sandro Curzi (TG3) che io venissi
richiamato dalla Sardegna perché nei miei reportage mettevo in dubbio la
teoria, sposata dalla Procura e da tutta la stampa, che si trattasse del
classico atto di banditismo sardo, imputabile a Matteo Bove e non invece di un’operazione
di ben altra consistenza economica, relativa al controllo dello sviluppo
turistico sardo. Quanto ai pakistani “terroristi”, forse anche contro il
papa, tutti i media, dal “manifesto” ai giornalini scandalistici, col passo
dell’oca appresso alle certezze degli inquirenti. Presunzione d’innocenza?
Quella la riserviamo a De Luca e Paita.
I Mura sparsi per l’Italia si moltiplicano di giorno in giorno. Sennò che
ci sta a fare il Pacchetto Antiterrorismo di Renzi e Alfano. E’ un pacchetto
antropofago molto vorace e non deve
esserci limite alla nostra paura del prossimo e, quindi, della necessità di
nutrire il Pacchetto.
E qui mi viene in mente la famiglia Al Saud, caro a noi occidentali per
come sapientemente gestisce i suoi possedimenti famigliari. Negli stessi giorni
dell’impresa sarda, riferiscono i media, “L’Arabia Saudita ha sventato un
attentato organizzato da una cellula terroristica dell’ISIS”.
Contemporaneamente si manifestano anche in Yemen, ovviamente contro il
movimento di liberazione guidato dagli Huthi, cellule dell’ISIS. Urgente, per
il clan Saud, dimostrare, con la scoperta di tagliagole ISIS in casa propria,
che loro, i Saud, con lo “Stato Islamico” non hanno proprio niente a che fare,
non vi pare….?
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Nato e
Servizi a essa integrati determinano anche l’assetto e il pensiero sociale.
Assicurano, attraverso il dominio e i ricatti di cui sopra, l’assimilazione delle
identità sociali, economiche e culturali europei ai modelli con i quali la
Cupola è riuscita a lobotomizzare la società statunitense, a partire dalle
tecnologie programmate per la frantumazione della coesione sociale e l’alienazione
dalla realtà effettiva e a finire, dopo molte tappe, ai videogiochi dalla
ferocia e dal killeraggio indiscriminato e premiale. Quelli che tale
apologeta Ercoli esalta sistematicamente nel
“manifesto”.
“Il manifesto” ecocida ? L’Assopace filo-Al Qaida?
Su una pagina il combattivo giornale ambientalista denuncia la fine del
mondo per mano degli inquinatori e cementificatori. Su quattro (4) pagine
pubblica un affascinante inserto redazionale
colorato dell’ENI (nessun accenno che si tratta di redditizio elemento
pubblicitario), che celebra i fasti e i benefici della totale devastazione
petrolifera della Val d’Agri in Lucania, dove alle trivelle, che già hanno
rovinato la massima parte del territorio, delle acque e della salute, ora
grazie allo Sblocca Italia, se ne aggiungeranno altrettante che distruggeranno
il resto. Tant’è valido il modello, che sui luoghi del misfatto vengono
trascinate scolaresche alla guida di insegnanti acquisiti alla causa.
Ecopedagico, “il manifesto”, in parallelo con inecropedagogici tributi di
Ercole ai videogiochi delle mattanze.
Yarmuk
L’Assopace è l’organizzazione della pacifista Luisa Morgantini, quella
che da anni si aggira in Palestina dichiarandosi amica non violenta sia dei
palestinesi, sia degli israeliani mentre si affanna a portare in piazza
gruppetti di israeliani “buoni” accanto ad alcuni smarriti palestinesi. Un
mistificazione che alimenta illusioni e distoglie dai termini veri del
confronto. Oggi l’Assopace è venuta allo scoperto con una sparata a favore del
Fronte Al Nusra, descritto come si trattasse di una cerchia di dame di S.
Vincenzo, ripulito di una storia di 4 anni di orrende atrocità nella lotta
terrorista contro il popolo e lo Stato siriani. Il fine è ancora più
sconvolgente: sostenere il ruolo di Al Nusra nel campo palestinese di Yarmuk,
dove l’organizzazione affiliata ad Al Qaida e ora alleata all’ISIS e in
sintonia strategica con Israele, ha provocato, insieme ad alcune organizzazioni
di rinnegati seguaci di Abu Mazen e Khaled Mashaal, traditori vendutisi al
Qatar, la decimazione della popolazione, ridotta da 180mila a 6000. Per la sua
foia anti-Assad, Assopace trascura anche che i palestinesi scampati alle stragi
di questi mercenari USraeliani sono stati tutti accolti, protetti e curati nei
campi allestiti dal governo di Damasco. Assopace?Luisa Morgantini? Fine di una
mistificazione.
Haniyeh e
Mashaal di Hamas, con i sultani Erdogan e Al Thani
L’Italia al tempo della peste
Gli effetti necrogeni della
Nato si estendono al territorio e alla salute. Si parlava di ENI, finanziatore
del “quotidiano comunista”. Ho girato un bel po’ d’Italia per le riprese del
nuovo docufilm “L’ITALIA AL TEMPO DELLA PESTE – Grandi Opere, Grandi Basi,
Grandi Crimini”, perpetrati sotto il governo della diarchia Nato-governo.
Sulle devastazioni industriali e cementificatrici della Basilicata veglia la
presenza della Marina Nato nel Golfo di Taranto con l’intimidazione perenne del
naviglio nucleare che vi approda. Su quelle della Puglia, con Brindisi
devastata nell’ambiente e nella salute come Taranto, e con il TAP, gasdotto
speculativo (perché inutile) dall’Azerbaijan a controllo Usa, agli intatti lidi
del Salento e, sù sù, a squarciare le
regioni verso nord, si moltiplica la garanzia militare di Gioia del Colle, dei
poligoni dell’Altamura, delle basi di droni a Manfredonia. Alla Spezia,
l’Arsenale ingabbia mezza città, le discariche criminali l’altra metà e le navi
militari mezzo mare. Aviano e le decine di postazioni Usa e Nato del Friuli,
alla vista della nuova guerra semifredda nell’Est, tornano operativi e i
friuliani si sognano di tornare in possesso della loro salute, dei loro
terreni, dei loro habitat. Faranno da sagoma da colpire con eventuali
rappresaglie. Segue spot.
Il viaggio non finisce lì.
Tocca Genova, Venezia, Pisa con quel Camp Darby da dove sono usciti,
addestrati, i mercenari di Gladio e i fascisti dell’eversione nera per
strategie della tensione che, mantenendo in sella le bande mafiopolitiche, ne
rafforzavano i padrini e sponsor oltre Atlantico. Arriva all’epitome della colonizzazione
Nato in Sardegna dove, allo sfacelo industriale, si appaia una presenza di
poligoni che occupano il 60% del demanio militare nazionale e quasi un terzo
dell’isola. Vi si esercitano e sperimentano dai tempi dell’ingresso della Nato,
eserciti e industrie militari di tutto l’Occidente e di Israele. Con il risultato
di un territorio sottratto, desertificato, avvelenato, e con i più alti tassi
di patologie tumorali del paese, forse del continente. Non per nulla è in
Sardegna, come anche in Sicilia a Niscemi contro il MUOS, che abbiamo visto
svilupparsi il più massiccio e cosciente movimento anti-basi e anti-Nato
d’Italia.
Tout se tien. E’
importante rendersi conto che la Nato è quella che, dalla Valsusa militarizzata
ai fini di ladrocinio e devastazione TAV, a Salto di Quirra con i suoi pastori
in agonia e i loro vitelli a due teste e con l’uranio o il torio in pancia,
garantisce l’agibilità e l’avanzata del mostro planeticida. Alla stessa stregua
con cui i narcos messicani e le truppe che pretendono di combatterli, entrambi
addestrati nelle tante nuove Scuole delle Americhe succedutesi alla prima,
troppo sputtanata, assicurano il controllo sociale da parte di regimi che
stanno in piedi grazie all’armatura fornitagli dal Pentagono attraverso l’accordo militare similNato
locale. Non è un arrampicarsi sugli specchi della polemica a tutti i costi,
alla luce di quanto risulta evidente, dire che la Nato (e le alleanze analoghe
altrove), è la madre di tutti i nostri guai. Se abbiamo dovuto subire i regimi
della progressiva fascistizzazione e mafizzazione, se ora si affaccia
all’orizzonte l’ombra mortifera del TTIP, trattato di libero scambio Usa-Ue,
che la farà del tutto finita con la civiltà dei diritti umani, di quelli al
lavoro dignitoso, all’ambiente, alla salute, all’integrità sociale, è grazie a
classi dirigenti sicarie della Cupola e del suo braccio armato. Con le
sedicenti sinistre, a partire da un Berlinguer a 90 gradi di fronte alla Nato,
ridotte a pettinatrici della chioma di serpenti della Medusa dallo sguardo che
pietrifica..
Lo dico
all’orecchio di coloro che inarcano le
sopracciglia solo pensando a quanto ci costa, in termini di salari, ospedali,
scuole, mancati risanamenti, il mercenariato nelle guerre contro fratelli
innocenti, o contro terroristi che, nella strategia imperiale del controllo di
entrambi i fronti, sono utilizzati dalla stessa strategia per la quale F16 Nato
fingono di bombardarli. Lo dico anche per coloro la cui sensibilità estetica e
morale è offesa dagli eccidi in massa di trasmigratori e stanziali. Giusto. Ma
c’è ben altro tra i motivi per cui la cacciata della Nato è conditio sine qua non per la
sopravvivenza e il riscatto.
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A chi il 25
aprile?
Questo 25 aprile è stato requisito dai filo-israeliani. Media e oracoli
politicanti mettono in testa agli ebrei perseguitati il cappello dell’evento.
Con tutto il rispetto per quanto questa comunità ha subito, del 25 aprile non
si può fare un monopolio israelita che, in trasparenza, si risolve in copertura
delle nequizie di Israele. Con tanto di Brigata Ebraica, associata alle truppe
alleate, boicottatrici della resistenza partigiana, che voleva manifestare sotto
le insegne di Israele. Un retropensiero da contaminare ciò che dovrebbe essere
una vittoria di popolo, guidato dai comunisti. Il termine “liberazione” ha
subito un forte inquinamento attraverso la sua attribuzione, da ogni parte
politica, anche alle truppe alleate, il cui principale obiettivo era di
impedire una rivoluzione nazionale e sociale e di imporre all’Italia il ruolo di
bastione antisovietico sotto perenne dominio e controllo statunitense e
capitalista, garantito da servi politici e Gladio. Intervento americano che ha
sancito, fin dallo sbarco e per tutti questi anni, la governance congiunta di
mafia, fascisti e classe politica, tutti agli
ordini di Pentagono e Wall Street. La vera liberazione, sociale,
nazionale, culturale, l’hanno fatta i partigiani e ce ne perpetuano l’esempio
oggi i partigiani che in Siria, Iraq, Donbass, Somalia,Yemen, America Latina,
ovunque, tagliano i tentacoli alla piovra imperialista. Il messaggio di tutti
questi per il nostro 25 aprile non può che essere che l’invito a una nuova
lotta di liberazione, stavolta contro il tecnonazismo costruito dalle élites
imperiali e qui impersonato da Renzi, dal
coacervo di rigurgiti clerico-reazionari che lo sostiene e dalla Nato che gli
copre le spalle.
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Chiudo con
un elogio al sublime eccesso di prudenza di politici, intellettuali,
giornalisti e Ong, che si sono astenuti dal puntare il dito contro il lanciafiamme
che innesca gli incendi da cui, già ustionati, fuggono i milioni che arrivano
dalle nostre parti. Tra tutti i piagnoni, umanitaristi, latranti belluini,che
si sono avventati su quella che chiamano la tragedia degli annegamenti e che
invece ne è il crimine di guerra e sulla “calamità dell’invasione islamica”,
entrambi prodotti dalle aggressioni Nato, quanti hanno avuto l’onestà
intellettuale di indicarne le cause e i responsabili? Cause e responsabili che
giganteggiano su tutta l’area dalla quale si verifica l’esodo e si chiamano
Obama, Hollande, Cameron, regimi europei, multinazionali, vere dittature
antipopolari del Golfo. E, dunque, i nostri bombardieri, le nostre basi, i
nostri finanziatori e addestratori di terroristi e il sistema politico-economico
che li impiega. Nonostante che tante e inconfutabili voci di accusa si levino
dai territori non corrotti o piegati del nostro paese, una sola ne è emersa in
parlamento. Quella di Alessandro Di Battista che, per la prima volta nella
storia dell’istituzione, ha sbattuto in faccia all’assise impegnata a ciurlare
nel manico sulle migrazioni, il suo ruolo di corifeo dei signori delle guerre e
degli strangolamenti economici: “Siete
tutti responsabili! Siete tutti responsabili!””.
Se Usa e UE hanno fatto un cimitero del Mediterraneo, intorno al quale si
agitano medici del tutto identici a quelli descritti dal Manzoni nella peste
del 1630 che, per celarne le cause igienico-sociali, cianciavano di astrologia
e untori, un cimitero dello Yemen l’ha fatta la coalizione di despoti
medievali, guidata dai sauditi, protetta da Usa e Nato e gratificata di
comprensione dall’UE. Alla fine degli anni ’70 lo Yemen era la mia base per la
copertura giornalistica di Corno d’Africa e Medioriente. Poi, una volta che Ali
Saleh, il presidente caro agli Usa e cacciato dalla primavera yemenita del
2011, aveva rimosso e fatto uccidere il legittimo presidente Ibrahim El Hamdi,
filosofo, poeta, giusto reggitore e anche mio amico, ne venni espulso. Era l’Arabia
Felix dei romani e, ai tempi miei, un paese ridotto in povertà, ma capace di
farcela con dignità, seppure costantemente insidiato dalle manovre dei sauditi
che ritengono la cruciale posizione strategica del paese su Bab el Mandeb e il
Golfo di Aden un’appendice dei loro possessi famigliari.
Era l’aria, allora purissima, che nel 2011 soffiava nei paesi arabi sotto
proconsoli Usa e francesi a risvegliare la ribellione di un popolo che riuniva
confessioni e tribù, ma di cui gli
zaiditi sciti del Nord erano la massa critica e il motore. Spazzato via lo
sgherro degli Usa e respinta, a forza di enormi manifestazioni popolari e,
infine, con la rivolta armata guidata dagli Huthi (sciti), la manovra Usa-Golfo
di installare, col vice di Saleh, Mansur Hadi, un altro fantoccio, gli Huthi si
posero, in alleanza con gli strati progressisti delle altre confessioni, come
movimento di liberazione nazionale, progressista e democratico. La loro
disponibilità a concordare con la vecchia classe dirigente un nuovo assetto
dello Stato, che non emarginasse più le minoranze e introducesse una vera
democrazia, venne pervicacemente frustrata dalle manovre della Casa di Saud e
dai suoi padrini occidentali.
Conquistata la capitale Sanaa nel settembre 2014 e cacciato
definitivamente Hadi a gennaio di quest’anno, Huthi e alleati avanzarono
rapidamente alla conquista del paese. Con loro avevano vasti segmenti
dell’esercito, la maggioranza delle tribù, tutta l’intellighenzia. Contro,
l’immancabile Al Qaida, installata nel paese dalla Cia e dal Mossad, sul modello
dei mercenari islamisti di Libia, Siria e Iraq, alcune frange
neo-indipendentiste di Aden, al Sud e una micidiale campagna di droni assassini
statunitensi. Il che non impedì che il movimento conquistasse, il porto di
Hodeida, Taiz, al centro, Aden e tutto il paese, escluse alcune sacche
nell’oriente di Hadramuth, presidiate da Al Qaida e da reparti militari rimasti
fedeli a Hadi.
Una prospettiva intollerabile per i padroni delle posizioni strategiche
di terra e di acqua e dei controllori del maggior flusso di petrolio del mondo,
resa ancora più nefasta dall’intesa logistica e dagli aiuti economici
dell’Iran, con quello che veniva paventato come l’ulteriore estensione del
cosiddetto arco scita, Iran, Iraq, Hezbollah e i movimenti sovversivi in Bahrein nella stessa Arabia Saudita. Una prospettiva
che metteva a repentaglio l’intero assetto mediorientale e petrolifero a
dominio delle più feroci e oscurantiste dittature famigliari del mondo.
Parte così la guerra al più povero e uno dei più fieri popoli della
regione. 10 regimi reazionari e subimperialisti, appesi al filo dell’assistenza
militare Usa e israeliana, bombardano da settimane il paese causando stragi e
devastazioni, mettendo a rischio anche uno dei patrimoni archeologici e
culturali più preziosi del mondo. Strategia americana, attuata in prima
persona in Iraq con la distruzione e la depredazione della biblioteca e del
museo nazionale e poi con l’obliterazione dei monumenti sumeri, assiri, babilonesi, della culla della nostra civiltà.
L’intento è chiaro: distruggere l’identità, l’autostima, la coscienza di sé dei
popoli da cancellare, frantumandone la coesione e sradicandone le testimonianze
storiche. Farne “un volgo disperso che nome non ha”.
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Arabia saudita e lanzichenecchi
associati hanno fatto dello Yemen niente di meno di quello che Israele ha fatto
a Gaza. Poche brave persone No Nato e No War in Italia hanno manifestato
all’ambasciata saudita, contro l’ennesimo genocidio perpetrato da Occidente e
totalitarismi associati. Ma i bombardamenti, nell’incapacità di affrontare sul
terreno un popolo in armi motivato dalla libertà, proseguono. Quando ero lì, mi
capitò di attraversare il Mar Rosso, sotto i cannoni del nemico etiopico, su
una barca colma di fuggiaschi dalla repressione. Sbarcammo in un’Eritrea in
corso di liberazione e accogliente. Phantom etiopici rasero al suolo il
villaggio dove eravamo sbarcati. La popolazione si salvò rifugiandosi nelle
grotte dei monti dancali. Ora il flusso si è rinnovato e già un milione di
yementi è sbarcato sulle stesse coste e in Somalia, a unire disperazione a
disperazione. Il rifugio più sicuro è l’Eritrea, satanizzata dall’orchestra di
un imperialismo che la soffoca con l’embargo e l’ha fatta dissanguare in due
guerre con il fiduciario occidentale di Addis Abeba. Lo so, mi dite che gli
stessi profughi eritrei avallano la versione del governo eritreo come dittatura
spietata. Avrei qualche dubbio, conoscendo il paese e il suo movimento di
liberazione dal 1970 e comprendendo che questi profughi, o parlano male del
loro regime, o col piffero che rimediano l’asilo politico dalle nostre parti.
Il martirio dello Yemen continua. L’ONU del pagliaccio Ban Ki Moon
approva, un embargo delle armi viene inflitto ai soli combattenti patrioti, i
giusti muoiono, l’Europa si compiace. E anche qui c'è la risposta obbligata: Via dalla Nato!
grazie Fulvio del bellissimo articolo che approvo in toto e che per quanto mi riguarda si riassume tutto qui
RispondiElimina"L’intento è chiaro: distruggere l’identità, l’autostima, la coscienza di sé dei popoli da cancellare, frantumandone la coesione e sradicandone le testimonianze storiche. Farne “un volgo disperso che nome non ha"
Per fortuna non sempre riesce e c'è chi resiste ostinato.
W LA RESISTENZA
rossoallosso
HAARP dietro il terremoto in Nepal??
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=3VkAdKtbK3o
Anonimo@
RispondiEliminaTutto è possibile. Tocca trovare le eventuali motivazioni. Dava tanto fastidio il Nepal con i maoisti ormai addomesticati?
Fulvio, sono completamente d'accordo con te e per avvalorare ancora di più le scoperte intenzioni dell'Impero e dei suoi pupari necrofagi ti posto questo illuminante video
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=aYgmhO9QJFc
Ormai le loro intenzioni le manifestano apertamente, la loro più grande premura è tenere Germania e Russia separate, perché assieme sarebbero una sfida troppo grande anche per loro.
Che aspettano i tedeschi a guardare ad est e non più ad ovest?
Sono assolutamente d'accordo con il tuo articolo caro Fulvio e includo questo video in cui esplicano loro stessi i loro piani, alla luce del sole.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/attribution_link?a=U_gGv09Et68&u=%2Fwatch%3Fv%3DaYgmhO9QJFc%26feature%3Dshare
Fulvio, mi spiace leggere qui, tra le tante cose sensate, di haarp e scie chimiche. Possono usarle per screditarti. Non credo ne valga la pena, visto che di macelli ne fanno comunque tanti coi metodi tradizionali.
RispondiEliminaDiego
Il battito delle ali di una pHAARPhalla in Alaska può scatenare un terremoto in Nepal?
RispondiEliminaLa signora Lilli Gruber dalla vetrina di otto e mezzo si fa aiutare da un "moderato benpensante" Beppe Severgnini ad individuare i nuovi protagonisti della dissidenza all'EXPO: quelli che il Severgnini chiama i cretini (...che adesso magari sono a mangiare la pizza...), qualcun altro invoca una "polizia europea" (è già un pezzo che si ventila, no?!) solo il buon Barbacetto sembra avere raziocinio nel porre un'altra questione : chi ha avuto un danno dai disordini di Milano non è stata EXPO e le sue magagne e bugie ed imbrogli, bensì proprio coloro che avevano ed hanno il sacrosanto diritto di protestare contro EXPO.
RispondiEliminaQuando serve destabilizzare una manifestazione arrivano i Black-Block e nessuno li individua mai....
Strano, allo stadio riescono a beccare anche i ragazzini se accendono una sigaretta, a Milano lasciano iniziare una mezza guerriglia....curioso, nemmen fossero stati d'accordo....
Eppure è stato spiegato da tanti anche eminenti storici cosa è stata la strategia della tensione, in Italia.
Cui prodest? A chi giova?
Giova al dissenso? No.
Giova alle bande di sostenitori di EXPO e delle Grandi Opere? Di certo.
Leggere tutto l'articolo è stato pesante e doloroso. Quanto e come sei stato in grado di penetrare i fatti che descrivi e racconti devono esserti costati una vita talmente intensa da trasformarla in almeno 100 vite.Il "lavoro" di scoprire la verità è talmente difficile da sembrare impossibile.Per quanto io sia appassionata di storia, le fonti ufficiali sono sempre mediate dalle censure in uso in qualsiasi paese. Grande ammiratrice di Ilaria Alpi e altri giornalisti alla ricerca della verità mi sono sempre chiesta come si fa a resistere a questo mestiere che si scontra con le potenze omicide più o meno occulte che governano il mondo. La verità svela dolore e nel dolore dove trovare un pò di conforto per non perdere la forza di resistere?Grazie per il tuo lavoro...indispensabile, eroico,coraggioso.
RispondiEliminaDiego@
RispondiEliminaE chi ha mai avallato Haarp e Scie chimiche? Io resto scettico, non tanto su Haarp, che esiste e opera, quanto sulle scie chimiche, per le quali attendo dati probanti.
Ilaria@
RispondiEliminaGrazie dei generosi apprezzamenti. Non c'è niente di eroico nel battesi per la verità. Anzi, dà un sacco di soddisfazioni. Pensa a Ettore nell'Iliade: quanta forza ha trovato nel dolore.
La cosa più tragica ed orribile è che con queste distruzioni di terre e monumenti, queste lacerazioni di uomini, popoli, sentimenti, ebbene costoro hanno già vinto, hanno già creato quel caos programmato su cui poi erigeranno il loro 'mondo', il loro brave new world. Semmai potremo opporci efficacemente e semmai sapremo fare qualcosa di diverso sarà solo sulle macerie che costoro hanno lasciato: e ne saranno comunque i coautori. Maledetti.
RispondiElimina@Emilio
RispondiEliminacondivido il tuo commento però spero tu sia daccordo con me nel verificare di come sarebbe inutile la "pantomima poliziesca" utile a dirottare il dissenso se i benpensanti, i moralisti dell'ultima ora avessero memoria ed ammettessero che il loro "benessere" è frutto delle violenze, delle barricate e di tante vittime dissenzienti.
Spesso mi scontro con questi signori dai "diritti acquisiti" e ricordo loro che i giovani lottano per i loro diritti non certo per salvaguardare ciò che non posseggono
Ciao Fulvio.Sono curioso di sentire la tua opinione sui black bloc.Ti risulta che ci siano anche utili idioti manovrati da vecchi arnesi di Gladio ?
RispondiEliminaNon entro nel merito per ovvi motivi.
Luca.
Anonimo@
RispondiEliminaI manifestanti di Francomforte sono una cosa, i Black Bloc di Milano l'opposto. Penso di scriverne nel prossimo post.
Un anno fa la strage di Odessa. Ai morti bruciati dentro la casa dei sindacati si sono aggiunti quelli identificati dagli squadristi di Maidan ed eliminati nei giorni successivi con 'omicidi mirati' nel silenzio assordante dei media mainstream della democratica europa. Vi risulta che qualche giornale della sinistra democratically correct, inclusa quella tsiprasiana se ne sia ricordata?
RispondiEliminaIn una offerta da lindekin (posizione di financial manager) ho scoperto che esiste un ente EIUC che sarebbe "European centre for human rights and democratization" con tanto di importanti finanziamenti. Non so se e' una struttura ufficiale dell'EU,ma a distanza di alcuni mesi da quando sentivo una funzionaria della Eu dire che per contrastare "l'invadenza cinese in Africa" e' necessario "investire in diritti umani", forse dimostra che passi in questa direzione ne sono stati fatti. Sara una specie di National endowment for democracy proprieta' di George Soros?
RispondiEliminaDevo dare atto al "manifesto" di avere pubblicato oggi un articolo apprezzabile sulla strage di Odessa di un anno fa.
RispondiEliminaCosa dite della libertà di offesa...pardon di pensiero liberale occidentale per come si è svolta in Texas, con una gara di vignette offensive contro Maometto e l'Islam coronata relativi premi? Il tutto così giocosamente tanto da essere stati assoldati marines armati fino ai denti pronti a sparare sul primo contestatore, cosa che hanno fatto contro due che ci dicono erano attentatori? Si importerà il "modello Iraq" anche da noi?
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