“Io so i nomi
dei responabili delle stragi, del golpe,…
ma non ho le prove” (Pier Paolo Pasolini)
“Siamo tutti in pericolo. Non sappiamo chi sta
pensando di ucciderci” (Pier Paolo Pasolini)
“Che fortuna per i governanti che gli uomini
non pensano”. (Adolf Hitler)
“La verità è il nemico mortale della menzogna,
e così per estensione, la verità è il nemico mortale dello Stato”. (Joseph
Goebbels)
In
apertura un plauso entusiasta ai manifestanti No Nato No Trident Juncture 15 di
Sicilia e Sardegna, vere avanguardie della
lotta di popolo contro la guerra e i suoi strumenti che abusano del nostro paese per sterminare popoli e
devastare il territorio. A Trapani e a Marsala, a Cagliari e a Capo Teulada
(dove si è riusciti a invadere il polígono e a interrompere l’esercitazione) si
è espresso un movimiento che ha fatto fare un salto di qualità alla campagna No
Guerra No Nato che ha già visto convegni e dimostrazioni in varie parti
d’Italia. Evviva! Avanti così.
Io so…. e ho pure le prove
Pasolini,
sapeva, e come sapeva, ma diceva di non avere le prove. Noi sappiamo, sappiamo
che è sorta la più grande operazione di terrorismo di Stato della storia umana.
E le prove eccole qua. Di conseguenza sappiamo anche benissimo chi sta pensando di
ucciderci.
Il pazzo sanguinario del Bosforo
e i suoi amichetti UE
La
notizia dell giorno sarebbe il ricostituito sultanato di uno dei grandi vecchi
psicopatici dello Stato Islamico (il Fratello Musulmano; gli altri essendo i
crocifissori e scudisciatori del Golfo, il masskiller seriale di Washington e
l’infanticida dello Stato di soli ebrei). Notizia che ha fatto esultare
l’intero cucuzzaro sopra citato insieme ai suoi salivatori mediatici. La Nato
festeggia una Turchia che ripete i fasti della Grecia dei colonelli (e poi del
facilitatore Tsipras), ma senza imbarazzanti colonelli, almeno in vista. Al
giubilo della Nato e dell’intera Fratellanza Musulmana, si sono aggiunte le
vivissime felicitazioni al despota turco da parte di Hamas, specialista di
piroette opportunistiche tra Siria, tradita, Iran, Qatar, Arabia saudita.
Erdogan, dopo aver intimidito e minchionato il popolo a forza di stragi di
Stato (stessa strategia di quella di Piazza Fontana e segg.), massacri di
manifestanti, decimazione di curdi, carcere per magistrati e giornalisti non
salivatori, si conferma Nato e si ricandida all’UE. E così trattiene nei suoi
lager 2 milioni di rifugiati siriani, quelli che Merkel e Juncker non riescono a
scaricare sui collisi-collusi subordinati Nato e UE dell’Est europeo. Ma
sopratutto si conferma in piena sintonía con gli spiriti democratici dello Zeitgeist atlantico. Negli Stati
postdemocratici dell’UE ci si lecca le labbra: finalmente la Turchia si fa
degna di Europa. Un po’ meno a Washington, dove permane quella fastidiosa
contraddizione tra una Turchia cara, perchè cobelligerante nello squartamento
Isis-Nato del Medioriente, e una Turchia che non vuole che si cavi un Kurdistan
staccato dalla Siria.
Stella di Davide sullo Stato
islamico
La
notizia dell’epoca è invece quella del colonello Yusi Oulen Shahak, codice militare
Re34356578765az2311434, comandante della gloriosa brigata d’élite israeliana
“Golani”, quella che mitragliava le colonne di palestinesi di Gaza in fuga,
scriveva sulle pareti delle case distrutte “Uccidi l’arabo” e vi disegnava file
di lapidi con su scritto “arabo”, tra una strisciata di escrementi e l’altra.
Beh, d’epoca lo sarà per gli sguatteri mediatici del depistaggoio ontologico
dalla realtà. Per noi è la notizia di tutti i giorni. Tra i sicofanti della
Cupola, il guru della storia e dell’attualità invertite pro domo domini, Paolo Mieli (già mio compagno nella
redazione de “La Classe”, primo giornaletto rivoluzionario del ’68, vicino a
Potere Operaio) che, fattosi lisciare le setole sullo stomaco dal chierichietto
Fabio Fazio, s’è visto impegnato allo spasimo a demolire complottisti,
dietrologi e dietroscenisti. A partire dai dementi che non credono all’11
settembre nella versione degli autori. Dementi, tra gli altri, tutti quei
2.363 architetti e ingegneri statunitensi, tra i più autorevoli e affermati
che, nel settembre scorso, hanno chiesto al Congresso una nuova indagine indipendente
dal Governo e dalla política, visto che è stato dimostrato, oltre ogni facezia
di aerei suicidi, che le Tre Torri sono cadute per demolizione controllata
mediante esplosivi collocati all’interno (vedi in fondo).
Per gli
Stati canaglia e i loro violinisti e trombettieri notizie così vanno sepolte
nel silenzio e nell’oblio. Specie quelle epocali. Quelle che fanno crollare i
castelli di carta di tutto un mondo di biscazzieri e illusionisti e, un po’ per
volta, anche il loro tempo. Per coloro che mantengono sul naso gli occhiali, grazie ai quali la linda faccia del
político-padrone e dei suoi sbirri si rivela quella del mostro (ricordate “Essi
vivono” del grande John Carpenter?), non si tratta che dell’ennesima conferma
di come stanno le cose. Nella fattispecie di chi sta con chi in Medioriente.
Secondo il bollettino militare del 28 ottobre, il colonello israeliano Shahak
è stato catturato nell’area di Fallujah dalle forze governative e popolari
irachene insieme a tutta un’unità di terroristi dell’Isis. Non c’è voluto
molto perchè confessasse la presenza di altri ufficiali del Mossad e
dell’esercito israeliano tra le forze del Califfo, fin dall’inizio dell’attacco
all’Iraq e dalla presa di Mosul
nell’estate 2014.
Stupefacente?
Stupefacente è solo il fatto che uno di questi supercommandos israeliani sia stato così disaccorto da farsi prendere,
rischiando di rivelare e sputtanare l’intera strategia congiunta Israele-Isis,
anzi Israele-sauditi-turchi-Usa-Isis. Rischio, se non definitivamente evitato,
per ora soffocato sotto coltri di silenzio da quel 99% di informatori che
servono l’1% dei padroni, armieri e banchieri.Tanto per onorare la scienza e
l’onestà dei Mieli, dei Fazio e di tutti quelli che si affannano come loro nella fatica di Sisifo di
esorcizzare il giornalismo d’inchiesta, ricordiamo che la rete di salvataggio
sotto i temerari funamboli della dietrologia sull’11 settembre, è vasta e
solida. Gli auspici neocon di una nuova Pearl Harbour, l’assicurazione
incassata dal propietario delle Torri che si sapevano da demolire, le
speculazioni nei giorni precedenti su titoli coinvolti, i fotogrammi delle
continue esplosioni di piano in piano, il crollo della Torre 7 senza che fosse
stata infilzata da un aereo, il giubilo degli agenti israeliani che filmavano
l’evento, i presunti dirottatori incapaci di pilotare Boeing e poi ricomparsi
in vita, per citare solo alcuni fatti a totale disintegrazione della versione
ufficiale e, last but not least,
la guerra infinita al mondo per cui l’attentato è stato il pretesto auspicato
dai neocon.
Fratelli Musulmani e Fratelli
Cristiani: un’unica posta
Parimenti,
per mettere una pietra tombale sulle infinite balle che vorrebbero spianare la
strada all’ininterrotta serie di aggressioni Nato-Israele-Golfo, basterebbe
andare a scartabellare nei cestini delle notizie vere, buttate dai media, e tra
quelle false, pompate in prima pagina. Fin da quando s’inventarono le
sollevazioni popolari, pacifiche e democratiche, in Libia e Siria, le fosse
comuni di Gheddafi che non erano che il cimitero di Tripoli, la polizia siriana
disarmata che spara sui manifestanti, là dove i video ci mostravano cecchini al
soldo dei servizi occidentali, poi evolutisi in Al Nusra e Isis (come a
Maidan), fino a riavvolgere il filo del terrorismo atlantico e tornare alle
armi di distruzione di massa di Saddam, impiegate per lanciare la
disintegrazione del mondo arabo nel segno del caos creativo. Il criminale di
guerra europeo numero 1, Tony Blair, ha
chiesto scusa alla sua opinione pubblica per essere stato “malinformato dai
servizi” sulle ADM di Saddam. Capovolge la sequenza delle responsabilità. E non
ha chiesto scusa a 2 milioni di iracheni trucidati e a una grande nazione
cancellata. Per questi meriti acquisiti, l’UE
e l’ONU lo hanno mandato a far il “mediatore” in Palestina.
La
cattura del colonello israeliano non è l’unico episodio, sullo scacchiere
mediorientale, che abbia denudato l’imperatore. Come lui sono stati annegati
nel silenzio mediatico e politico le cliniche israeliane sul Golan che
rimettevano in sesto jihadisti feriti, per poi rispedirli al fronte, omaggiati
anche da carezze di Netaniahu. I campi di addestramento per terroristi
allestiti da Israele nel sud della Siria, a Quneitra e Daraa. Le incursioni di
bombardieri israeliani a difesa di Al Nusra in ritirata, o per colpire convogli
di Hezbollah, o arsenali siriani. Zitti zitti anche, mentre si rilancia la propaganda
israeliana sulla minaccia di olocausto ebraico da coltelli palestinesi, sulle
decine di ragazzini sparati in fronte, con coltello in mano che nessun
testimone oculare aveva visto prima che comparisse accanto al cadavere (“Falsi
positivi”, li chiamano in Colombia). Senza neanche parlare delle acrobazie
giustificatorie per un’entità statale, sorta e allargatasi illegittimamente,
che ignora ogni dettato ONU e da 70 anni occupa e sevizia un popolo.
Mein Fuehrer!
C’era
da depistare da una certa perplessità delle cancellerie occidentali di fronte
al cumulo di atrocità di Israele e, in particolare, sull’imbarazzante
mega-castroneria di Bibi che, per l’olocausto, ha esonerato Hitler e ha
colpevolizzato il Mufti palestinese, in modo da catturare consenso al genocidio
di arabi e palestinesi tutti (una roba che era una mezza verità, giacchè esiste
la falcidie dei prigionieri nei campi, ma non esiste alcun documento che
comprovi una decisione di Hitler, e una totale bugia circa il Mufti, che, con
la sua terra sotto assedio, si è limitato a considerare “il nemico del mio
nemico mio amico”). Allora si è ricorsi all’”eredità di Rabin, uomo
di riconciliazione, giustizia e pace”. Figurati. Il furbacchione che con la
truffa di Oslo ha paralizzato ogni prospettiva di liberazione per anni. Che ha
ordinato ai suoi di “spezzare le ossa ai
lanciatori di sassi” della prima Intifada. Che non ha mai concepito uno
Stato palestinese e neppure i due Stati. Che si è dichiarato ammiratore di
Kissinger, “migliore statista esistente”
e di Sharon, lo sterminatore di Sabra e Shatila, “il più grande generale esistente”. Che era intimo dei dittatori
argentini. Che, comandante nella guerra del 1973, si è trovato sulla coscienza
migliaia di morti israeliani e arabi. Che, che, che… A pensar male, mi viene in mente che, chissà,
forse l’ultrà di ogni , nel bonificare Hitler, non abbia voluto fare
l’occhiolino ai tanti rigurgiti nazisti
che tra Kiev e Via Bellerio promettono futuri all’israeliana.
Arrivano i russi? False Flag a
gogò
Sono
arrivati i russi e vincono e fanno vincere. Turbolenze e smarrimenti fanno
inciampare la geopolítica occidentale. Le cancellerie si agitano, i media strepitano.
C’è poi l’ennesimo boycottaggio di Israele, stavolta di 300 accademici
britannici, da neutralizzare, magari con una storiaccia di coltelli. Quale
migliore momento per approfittare della spasmodica attenzione generale sull’arrivo dei russi nel megacasino
mediorientale, sul potenziale scontro tra potenze, per togliersi la
soddisfazione di un altro po’ di palestinesi divorati. E così, secondo il
manuale Mossad, provocazioni ad Al Aqsa, breve intifada, coraggiosa,
nobilissima come sempre, ma acefala e scoordinata, repressione con strage ed
eliminazione per via carceraria.di qualche altro migliaio di palestinesi.
L’Arabia Saudita e suoi satelliti ci mettono la firma.
Cosa
grosse, professionalmente parlando. Ma zitta, come tutti, la prefica delle disgrazie
israeliane, Furio Colombo, ebreo che se la tira e la tira anche a un Israele
buona, giusta, liberale, superiore. Imaginifico quanto basta a oscurare le
cose, raffigura un Israele cancellata non solo dai palestinesi, ma anche dai
ricchi e ostili arabi che lo assediano. Zitti, tutta la lobby e suoi corifei,
sul príncipe miliardario saudita Al Waleed bin Talal, consigliere di re Salman,
che di fronte all’Intifada di Gerusalemme, si schiera con i fucilatori
israeliani e dichiara: “Non stiamo con i
palestinesi. L’Arabia Saudita ha
raggiunto la maturità política per costruire una durevole alleanza con la
nazione ebraica. Forgeremo un patto di mutua difesa”.
Si
sapeva benissimo da tempo, lo zoppo va con lo zoppo, ma così chiaramente non
era mai stato ammesso. Il petrosultano
del Qatar l’aveva preceduto con le sue visite a Tel Aviv. Questa Società per
Azioni Criminali si avventa anche sullo Yemen martoriato da una delle più
feroci e spietate aggressioni mai viste. Ci sono tutti, gli azionisti: sauditi
e appendici del Golfo, dieci governi arabi, la logística, le armi e l’intelligence
di Nato e Israele (di cui è stata segnalata la partecipazione nell’attacco a
Mokha, ridente e pacioso villaggio sul Mar Rosso, dove mi ospitarono in una taverna
dai giacigli di vimini, rialzati contro gli scorpioni, e dove, nell’acqua
tiepida del mare, intorno ai polpacci briluccicante di luna, pescioni ti giravano attorno ai polpacci e si
cercava ristoro da giornate a 50°. Oggi cenere e sabbia).
Che ne
sarà della finta paranoia di Colombo? Continuerà a lacrimare su Israele
assediata e minacciata di scomparsa, o riconoscerà che le teocrazie dell’una
sponda e dell’altra, del terzo esercito nucleare del mondo e delle più vaste
ricchezze di petrolio, non possono che lavorare d’intesa nel segno del comune capitalismo
monoteista, totalitario, d’attacco, a partire dall’eterna miccia palestinese?.
Ottima stampella del futuro “governo mondiale”.
SAS: romanzo criminale
Ricordate,
nel 2003 a Basra, Iraq? Due delinquenti britannici delle famigerate SAS, i
veri, storici squadroni della morte (Yemen, Nord Irlanda, India, Libia…).
Furono arrestati dalla polizia irachena mentre, travestiti da arabi, su un
mezzo zeppo di esplosivi diretto al mercato. “False Flag” che doveva agghiacciare il mondo con il terrorismo
della Resistenza saddamista. Per non far scoprire l’operazione, che era una tra
tante di una strategia classica del complesso atlantico-israeliano, alla 11/9,
con un carro armato sfondarono la stazione di polizia e si ripresero i
connazionali terroristi. Rassicurati dall’occultamento della stampa allora, ci
rifanno. Lo rivela nientemeno che il londinese “Sunday Express”: “SAS travestiti da combattenti Isis, bandiere
nere del Califfo al vento, conducono una guerra segreta”. Che lavorino,
insieme ai mercenari Isis, per il massacro di Siria e Iraq, il quotidiano non lo
dice. Ma lo dice il fatto, ufficialmente ammesso, che oltre 120 membri di
questa forza d’èlite di Sua Maestà sono al momento impegnati nell’ “Operazione
Shader” (chi getta ombre) contro obiettivi di Damasco.
A
questi si aggiunge, insieme agli scagnozzi dei paesi clienti locali, la cinquantina
di teste di cuoio Usa che Ashton Carter, Segretario alla Difesa, ha annunciato
dovrannno assistere gli oppositori, “anche
con azioni dirette” (alle quali, peraltro, la Camera dei Comuni ha negato
la gamba britannica, políticamente significativa, richiesta da Cameron). Per
“oppositori” si intendono i “ribelli moderati”, vale a dire Al Nusra e
associati. L’annuncio di questa muscolosa iniziativa vorrebbe essere una
risposta di Obama, nel marasma strategico in cui l’ha messo Mosca, alle
sconsiderate invocazioni di guerra totale dei mentecatti repubblicani (Lindsay
Graham, John McCain), finiti nel panico alla vista dei successi militari dei
russi, stavolta davvero contro il Califfo. Ora, dopo quattro anni di atrocità
uguali a quelle dell’Isis, - ne sono stato testimone diretto (vedi il docufilm
“Armageddon sulla Via di Damasco”) – Al Nusra e bande islamiste associate sono
state sbianchettate e diventate “quelli buoni”, accanto ai fantasmi
dell’Esercito Libero Siriano, o, come lo chiamano, “Fronte dell’Opposizione”.
Quinte di cartone pretese esistere da
Obama e da quella Coalizione Nazionale Siriana che, nei 5 Stelle di Istanbul, se
ne sta da cinque anni a grattarsi le palle.
Una
rana gonfiata a bue dal solito,
limpidissimo canale MI6 a Londra, il “Syrian
Observatory for Human Rights”, fonte escslusiva di tutti i media. Quello
delle bombe-barile di Assad, delle sue armi chimiche, e dei bombardamenti russi
sugli ospedali (smentiti con prove satellitari e riprese aeree, ma serviti a offuscare
quelli Usa e sauditi su ospedali in Afghanistan e Yemen). Mentre rigorosamente
occultati restano i persistenti orrori dei “buoni” Al Nusra e soci Jaish
al-Islam, qui visti mentre continuano ad attenersi a una collaudata pratica di
diritti umani: l’ennesima testa tagliata, scherzosamente tra le gambe, prigionieri
e civil in gabbie di ferro. Altro che “moderati”, vere sufragettes.
Travestimento strappato, party
rovinato.
Come risposta
all’azione russa, che salvaguarda il diritto internazionale, avviene su
richiesta del legittimo governo siriano (e ora anche iracheno), infligge i
primi devastanti colpi all’armata mercenaria, consente la liberazione di
territorio e centri abitati da chi l’aveva occupato e martirizzato, la
Coalizione Occidentale ha saputo reagire in modo costruttivo. Ha fornito armi
ai curdi di Kobane, ha smosso alcuni dei suoi 4.500 militari in Iraq, ha
spedito altre teste di cuoio, ha esibito qualche incursione aerea contro lo
“Stato islamico”. Questo per mantenere in piedi il cazzabubbolo dei “ribelli
moderati”. Passando dalla finzione ai fatti, a Vienna hanno sbaragliato i
tentativi di Iran e Russia di addivenire a una pacificazione fondata sul
dialogo tra tutti gli attori, una fase di transizione, elezioni democratiche
sotto controllo internazionale. Niente, prima sbarazzarsi dell’uomo che si
sa sostenuto da un consenso quasi plebiscitario e proprio per questo. I
consensi devono venie dai pochi e dagli eletti. Come vediamo anche nel nostro
piccolo, non usa più far parlare il popolo. E’ l’era dell’élite mondialista
e del suo germoglietto Renzi. La chiamano anche “fascismo, “nazismo”. Sono
definizioni ormai insufficienti. E’ qualcosa di più e, per loro, di meglio.
“Putin, siamo capaci di tutto!”
Altra
inequivocabile risposta, questa di sostanza: 224 russi ammazzati facendo
esplodere in volo sul Sinai l’Airbus 312, di ritorno dal paradiso turístico di
Sharm el Sheik. L’esplosione in volo, con spargimento di frammenti minuti su 40
chilometri, il lampo di calore registrato dai satelliti , la totale assenza di segnali
da bordo, ricordano Enrico Mattei più che Ustica. Checchè facciano dire alla
scatola nera. Dai tempi dell’aereo tedesco precipitato sui Pirenei, o la bufala
di quello maltese in Ucraina, siamo abituati a sospettare. Per un po’, forti
della rivendicazione Isis (chissà dove redatta), s’è cercato di far credere a
un missile terra-aria.Tanto per far capire: “Occhio, Putin, non sappiamo solo
mettere ordigni negli aerei, li sappiamo anche abbattere”. Vedi un po’ tu, se
vuoi continuare a volare. Rivelatrice, la gallina che canta per prima: sono
stati gli Usa a opinare per primi (ammettere?) che è stata una bomba collocata
a bordo. Che Putin non avesse dubbi.:
E, infine, il colossal
dell’esercitazione “Trident Juncture 15”
in corso tra Sicilia, Sardegna, Spagna e Portogallo, la più grande dalla fine
della guerra fredda, con obiettivi manifesti di intervento contro la Russia in
Ucraina, Medioriente, Asia. Per ora a titolo di intimidazione.
Hai visto mai che basti qualche attentato, o qualche esibizione muscolare, a
sospendere le incursioni aeree e di intelligence russe, a fermare l’offensiva
vincente dei patrioti, ad allungare il brodo con estenuanti e improduttivi
vertici a Vienna o Ginevra, a far riprendere fiato ai ribelli moderati in pieno
marasma, dispersi in fuga verso la Turchia e la Giordania, confortarli, intensificarne
i rifornimenti.
Hanno
un palmares eccezionale in proposito. Solo che l’Isis, per quanto da anni impegnato,
su mandato anche dell’ex-despota Morsi e dei Fratelli Musulmani, ad ammazzare
egiziani e turisti nel Sinai, con missili che colpiscano a 10mila metri non ce
li vede nessuno. Bomba a bordo era, di sicuro. Di sicuro c’è,.pure,
l’avvertimento a Putin in relazione a quanto accade in Siria e Iraq e
all’Egitto di Al Sisi per il suo flirt con Mosca, la sua approvazione
dell’intervento russo e la sua sacrosanta guerra ai Fratelli musulmani, storica
quinta colonna del colonialismo e speculare equivalente della teocrazia israeliana...
12 compagnie aeree hanno sospeso i voli sul Sinai: botta tremenda all’industria
turística egiziana. Gli effetti ci portano al movente e all’autore. Il cui prodest mette in fila Israele (il
più attrezzato per questo tipo di operazione), Usa, Turchia. I Fratelli
Musulmani, Isis, satrapi del Golfo si limitano ad applaudire.
Questi, quando vanno in crisi sul
campo di battaglia, militare o sociale, ricorrono al terrorismo. L’esercito iracheno e le forze popolari avanzano? Rosario
di autobombe a Baghdad. Così a Damasco.
Quando c’ero io, l’esercito stava liberando la provincia di Homs. In simultanea
si abbatterono sui civili della capitale autobombe, stragi da mortaio e missili
israeliani. Succedeva anche da noi, dove si trattava di lotta di classe:
Autunno caldo, studenti in rivolta = Piazza Fontana.
Padri e figli
Torniamo
alla questione-chiave di quanto succede in Medioriente (e, per quello, anche
nel mondo): chi sta davvero con chi. Amici, nemici, falsi amici, falsi nemici,
ma anche un po’ amici. Sulle parti in commedia prove, documenti, video,
testimonianze, come se piovesse. Un gioco delle parti che neanche i campioni
per ogni stagione Tallyerand, o Fouché. Da un anno testimoni oculari,
autorità locali, parlamento e ministri iracheni denunciano, foto e video alla
mano, gli innumerevoli lanci della Coalizione arabo-turco-israeliana-Nato di
armi e provviste all’Isis in tutte le province occupate dalle bande del
Califfo. E il 28 ottobre aerei della Coalizione hanno addirittura bombardato le forze governative a Ramadi,
uccidendo 22 tra soldati e volontari iracheni. Armi di produzione Usa o
israeliana continuano ad essere rinvenute nei luoghi abbandonati dall’Isis.
Giorni fa, le forze irachene e popolari hanno sequestrato due velivoli, svedese
e canadese, zeppi di armamenti, che l’ambasciatore Usa a Baghdad stava per
spedire ai curdi, senza averne chiesto l’autorizzazione al governo. Anche i
curdi siriani di Kobane verrebbero ora armati dagli Usa, mentre il cagnolino da
salotto Pinotti fa abbaiare i suoi “istruttori” tra i Peshmerga (alla faccia di
Erdogan, creare enclavi autonome curde, anche in terre non curde in Siria, che
spacchino queste Nazioni. Porre i curdi siriani sotto controllo Usa, come
quelli iracheni sono da sempre un protettorato Usa-israeliano).
Ad
Aden, nello Yemen da un anno bombardato e affamato dai nostri alleati nel Golfo
e in Occidente, l’Arabia saudita premia la sua legione straniera Isis, accorsa
in massa dall’Iraq, affidandole il controllo del più strategico porto tra
Africa e Asia. Nella capitale Sanaa, infrattati in presunte operazioni di pace
ONU, i servizi di sicurezza Houthi hanno arrestato due statunitensi, uno Cia,
l’altro della Marina, che stavano spiando per conto dell’armata Isis-Sauditi. In
Iraq, vicino a Ramadi, le forze popolari irachene (Hezbollah) catturano un
comandante Isis che confessa di ricevere supporto logístico e di intelligence
dagli Usa. E come non fossero bastati a rischiarare la scena e il retroscena le
colonne di pick-up Toyota nuovi di pacca sotto vessilli jihadisti, visti in
Iraq e Siria, i 700 Tir fotografati a Raqqa, i camion pieni di miliziani Iris
fotografati mentre attraversavano la frontiera turca verso la Siria, i
commissariati di polizia turchi a Istanbul gestiti da Al Qaida.
Tutti
obiettivi per eventuali interventi di chi si dice in guerra con i jihadisti, più
facili di un tirasegno sui barattoli. Nei siti già occupati e ora liberati dagli
iracheni ci si imbatte in montagne di nuovissime armi americane e israeliane,
sopratutto missili anticarro Tow. Pensate,
perfino Rainews, con uno scivolone, ha fatto raccontare a un inviato di avere
trovato piastrine e passaporti di soldati turichi e sauditi, Nato, in una base
Isis, a Qamishili, 80 km dal confine turco. E, a fine ottobre, mentre l’Isis
e Nusra si preparavano ad attaccare le linee di comunicazione siriane per Latakia,
poi in effetti interrotte, ma riconquistate dal governo, le “incursioni” della
Coalizione contro i jihadisti sono
calate da 4, il 20 del mese, a 0 il 29.
Molti di
voi che frequentate questo blog troverete che tutto questo è risaputo e
scontato. Da tempo vi siete chiesti ma chi pensano di prendere per il culo. Che
da quando si sono inventati Al Qaida contro i sovietici nell’ Afghanistan laico
e socialista, per le Torri Gemelle, per altre nefandezze terroristiche ai fini
di guerra infinita, da quando hanno lanciato i Fratelli musulmani, e relative malformazioni
jihadiste, Al Nusra, “faccia umana del terrorismo”, e l’Isis, faccia subumana,
in Egitto, Libia, Siria, Iraq, ogni dubbio sui padrini del terrorismo islamista
si è dissolto. Sì, per noi quattro gatti che studiamo la storia, siamo
dietrologhi e calcoliamo le convenienze. Non per il restante 90% della gente.
Ma capitasse anche un solo boccalone tra queste righe, il seme rigoglioso del
dubbio sarebbe caduto. Fosse vero che la Nato è la madre di tutti i terrorismi.
E l’Italia
ne è un tentacolino. Ecco perchè non dovrebbe stupire quanto denuncia “Il Fatto
Quotidiano”: “Bombe all’aeroporto civile
di Cagliari. Un carico ad alto rischio, eseguito in una piazzola accanto agli
aerei low cost, sotto gli occhi dei
passeggeri. Giovedì mattina, mentre i viaggiatori rimanevano senza bottiglie
d’acqua e tagliaunghie per ragioni di sicurezza, centinaia di missili costruiti
nell’isola venivano stipati su un cargo in partenza per l’Arabia Saudita”. Stato
Canaglia che, oltre a decapitare
dissidenti e lapidare donne e bombardare da gennaio lo Yemen, è la fonte prima
del jihadismo in Africa e Medioriente, come già nei Balcani. E in Libia, mentre
i nostri amici golpisti, Fratelli Musulmani, impazzano, anche con i nipotini
Isis, curandosi dei barconi da spedire in Italia, inviandoci avvertimenti come
la devastazione del cimitero italiano, o profughi come cavallette, e mandando
al diavolo il mediatore ONU, Leon, e i suoi tentativi di arrivare a un accordo
nazionale, noi spediamo navi da guerra nelle acque territoriali libiche per
minacciare il governo eletto, legittimo, laico, di Tobruk. Che non si azzardi a
condurre con gli egiziani un’operazione militare per spazzare via jihadisti e
fratelli maggiori. L’unica soluzione realística per quella unità nazionale
líbica che da noi e in Occidente è vista come peperoncino negli occhi.
Campione mondiale di scacchi
Da una
parte un diplomatico sopraffino, uno stratega militare che si muove poco, ma
quando lo fa, in difesa sua e di altri, spariglia l’intero assetto geopolítico
pianificato dai guerrafondai. In migliaia di incursioni ha non solo
sconquassato lo Stato Islamico, favorito l’avanzata di iracheni, siriani, iraniani
e Hezbollah fino ad Aleppo e Idlib. Ha anche disfatto, smascherando e
inceppando l’intero meccanismo, la geopolítica occidentale e turco-saudita per
il Grande Medioriente. Scacco al re. Quel bombardicchiare della Coalizione
qua e là, soprattutto posizioni e infrastrutture dei paesi aggrediti, e i suoi
padrinaggio e connivenza con la più mostruosa accozzaglia di psicopatici
assassini e torturatori dai tempi dei crociati e di Gengis Khan. Volete una
notarella umoristica? Lo stenterello toscano ammattito in Napoleone ha
minacciato Putin: “O stoppa i
bombardamenti contro l’opposizione, o
saremo costretti come Nato a prendere seri provvedimenti. Putin ha tremato di paura. E ha risposto: “Renzi torni a fare il capo-scout invece di
fare il soldatino della Nato”.
Un saluto ad Abdelmajid Touil, il ragazzo che il regime tunisino, omaggiato dal
Nobel per la Pace a quattro organizzazioni che con la prima vera rivoluzione
c’entravano poco, voleva impiccare per non aver partecipato alla strage del
museo del Bardo a Tunisi. Abdel, era provato fin dalle prime ore, non c’entrava
niente. Stava in Italia da prima e c’è rimasto dopo. Ha firmato il registro
della sua scuola nel giorno dell’attentato e i suoi insegnanti lo hanno
confermato. La sua famiglia è qui da anni. Ciononostante, animati da salvinismo
acuto, dopo sei mesi di detenzione, ingiusta fin dal primo giorno, le autorità
lo hanno sbattuto in un CIE. Finalmente l’hanno mandato a casa, ma senza
togliergli la spada di Damocle dell’espulsione decretata dal questore di
Milano. Malagiustizia dei tempi di Renzi, pari a quella di Omar Hashi, il
giovane somalo che da 15 anni langue, innocente a ogni evidenza fin dal primo
giorno, in carcere per essre stato accusato dell’uccisione di Ilaria Alpi da un
fiduciario dei generali da coprire, che solo a febbraio ha ritrattato. Ora
Omar, maltrattato nel CIE, è per il momento libero. Ma ha perso il senno. Se lo
sono presi giudici e questurini.
Occhio al rettile ferito
Contaminata
e poi uccisa la cultura, invertito il rapporto tra menzogna e verità, spossata
la forza proletaria, popolare, intellettuale, costruito un sistema mondiale
totalitario rastremato al vertice e frantumato alla base, instaurato il tempo
del gangsterstato di polizia, ora locale, poi mondiale, e la guerra, motore del
profitto e strumento malthusiano di selezione, il rettile ha ancora grandi
risorse di potere e di potenza. E’ in difficoltà sul piano interno, economie
allo sbando, tensioni crescenti, isolato a livello mondiale con il suo 16% di
umanità detta “Comunità internazionale” e, di fronte, nuove forze più fresche,
numerose, consapevoli, determinate. E un campione di scacchi. Ora sta in surplace in Medioriente, mentre altri
prendono l’iniziativa. E’ in difficoltà come non mai dopo il 1989. Si aspettano
colpi di coda. Sono capaci di tutto. E sono pazzi.
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Architetti & Ingegneri sconvolgono gli USA: “Le tre Torri distrutte
da cariche esplosive”
Ciao Fulvio.Sono d'accordo su assassini e pazzi,non sul rettile.Poveri rettili,perche' paragonarli a quelli la'.Non sono d'accordo neanche sul fatto che siano in difficolta' ,feriti.Credo che a livello internazionale si sia riformato un blocco russo,notevolmente piu' debole di quello che faceva capo all'Urss e ci sia da una parte ,zitto zitto ma non per questo buono buono il gigante cinese.E meno male che ci sono come contraltare a quello schifo che e' usa con gli schiavi nato e vassalli vari sparsi per il mondo.Ma uno schifo tremendamente forte sul piano terroristico-militare.La "crisi",non piu' un evento ciclico, dell'economia e' ormai assurta ad un modus vivendi perenne accettato dalle masse imbelli che bevono ogni panzana ,ormai asservite corpo e mente ai padroni.Soprattutto la mente.Fa rabbia,come dici te,che il 90%(forse di piu'...)delle persone che avrebbe il DOVERE di informarsi,e ne ha tutte le possibilita',non lo faccia.
RispondiEliminaE la "crisi" e' un formidabile strumento di lotta per tenere tutte queste pecore sotto controllo.Pecore perche',come ho detto in altri post,non provo simpatia per chi non si informa neanche su cosa VERAMENTE gli accada intorno.E tra twitter,facebook,amici e grande fratello,masterchef e paccottiglia servita in tutto il mondo vanno al macello.Il macello del loro futuro,dei loro diritti ,del welfare.Ci vanno in silenzio.Il silenzio degli innocenti ?No,il silenzio degli ignavi.
Luca.
Sul rettile hai perfettamente ragione. Sono pigrizie lessicali. Sulle difficoltà dell'Impero, ribadisco, soprattutto sul piano degli equilibri geopolitici, dove si trovano di fronte, per la prima volta dal 1989, uno schieramento mondiale fortissimo.
RispondiEliminaEcco come appariva la “tranquilla” vita metropolitana, indossando occhiali da sole trovati in un cartone buttato per strada:
RispondiElimina“Scritte sui muri: They live, we sleep
Messaggi subliminali sui cartelli e sulle riviste: "OBEY“, "MARRY AND REPRODUCE“, "NO INDEPENDENT THOUGHT", "CONSUME“, "CONFORM", "SUBMIT", "STAY ASLEEP", "BUY", "WATCH TV", "NO IMAGINATION", "DO NOT QUESTION AUTHORITY"
Messaggio subliminale sul dollaro yankee: "THIS IS YOUR GOD" ”
(una scena attualizzata all'oggi potrebbe essere, guardando un palmare dove si sta svolgendo uno scambio di messaggini cosiddetti “social”:
“Do you like to be a zombie?”
“like” ...
“like” ...
“like”)
Un film geniale, visionario e profetico dal grande Carpenter, che ribalta lo stereotipo da guerra fredda del marziano sovietico (mars... marx attack) rigirando la frittata sui marziani del Capitale e su come ci han ridotto a larve.
Beh, come del resto ogni volta che leggo i tuoi articoli, posso dire anche oggi di “aver letto un buon paio d'occhiali da sole”!
Ciao e grazie!
Paolo Selmi
Solo un'osservazione. In Sinai adesso si parla di "possibile attentato","bomba a bordo" ma si ha ancora reticenza a parlare apertamente di "atto terroristico"...come mai?
RispondiEliminaTutti I "democratically correct" festeggiano la vittoria elettorale del premio nobel in Myammar di cui mi sfugge il nome. Tenuto conto che il Nobel lo hanno preso anche Begin ed Obama, cosa ci potremmo aspettare? Se e' poi sostenuta dale "camicie rosse" ...lasciamo perdere.
RispondiEliminaCosì en passant segnalo la morte del filosofo francese "grande sostenitore dei diritti umani", definizione letta sul televideo Rai non più tardi di qualche ora fa, André Glucksmann, di cui ignoravo l'esistenza.
RispondiEliminaSolo per dire che alla definizione suddetta ho avuto subito la quasi certezza trattarsi di uno dei soliti intellettuali che dal "rivoluzionarismo" sessantottino, erano saltati pochi anni dopo sul carro dell'Impero genocida travestito da paladino dei diritti umani.
Mi è bastata una breve ricerca per avere la piena conferma; l'"eroe dei diritti umani" nel 2007 si era speso attivamente per l'elezione di Sarkozy, mentitore seriale e squartatore della Libia qualche anno dopo, dopo essersi distinto per l'appoggio ai bombardamenti sulla Serbia del 1999 e molto prima di aver aggiunto naturalmente la sua autorevole voce al coro di critiche al cattivone Putin.
Non c'è che dire, il titolo di grande sostenitore dei "diritti umani", quelli cari all'Uccidente genocida e squartatore di popoli, il buon Glucksmann se l'era ampiamente guadagnato sul campo.
Grazie di questo ultimo articolo caro Fulvio, come al solito puntuale e preciso, un'oasi di verità nel mare di menzogne del menzognificio mediatico maleodorante nel quale siamo quotidianamente immersi.
Una magra consolazione: la morte arriva per tutti, anche per loro.
Così en passant segnalo la morte del filosofo francese "grande sostenitore dei diritti umani", definizione letta sul televideo Rai non più tardi di qualche ora fa, André Glucksmann, di cui ignoravo l'esistenza.
RispondiEliminaSolo per dire che alla definizione suddetta ho avuto subito la quasi certezza trattarsi di uno dei soliti intellettuali che dal "rivoluzionarismo" sessantottino, erano saltati pochi anni dopo sul carro dell'Impero genocida travestito da paladino dei diritti umani.
Mi è bastata una breve ricerca per avere la piena conferma; l'"eroe dei diritti umani" nel 2007 si era speso attivamente per l'elezione di Sarkozy, mentitore seriale e squartatore della Libia qualche anno dopo, dopo essersi distinto per l'appoggio ai bombardamenti sulla Serbia del 1999 e molto prima di aver aggiunto naturalmente la sua autorevole voce al coro di critiche al cattivone Putin.
Non c'è che dire, il titolo di grande sostenitore dei "diritti umani", quelli cari all'Uccidente genocida e squartatore di popoli, il buon Glucksmann se l'era ampiamente guadagnato sul campo.
Grazie di questo ultimo articolo caro Fulvio, come al solito puntuale e preciso, un'oasi di verità nel mare di menzogne del menzognificio mediatico maleodorante nel quale siamo quotidianamente immersi.
Una magra consolazione: la morte arriva per tutti, anche per loro.
"Bloody Sunday: primo arresto" titolano i giornali, ma non mettono il nome dell'arrestato, colpevole di avere sparato sui manifestanti irlandesi...siamo alle solite. Ammesso che venga poi tardivamente processato, chi diede l'ordine? Chi coprì per tanti anni le vere responsabilità? Segno che ormai la resistenza irlandese non esiste più da un punto di vista politico e si vuole "chiudere" la vicenda con un "però hanno fatto giustizia, visto?"
RispondiEliminaA proposito in un mondo dell'informazione in Italia dove la "tutela della privacy" permette anche che si facciano vedere immagini a tutti prese dalle telecamere di sicurezza, come quella della famosa timbratura in mutande, voglio far rilevare il religioso silenzio che si è posato sulla vicenda dei marò rivenuta fuori per una mostra di satira a Torino che ovviamente ha fatto discutere (mica è Charlie Hebdo a cui tutto è perdonato, e che diamine!) ma in particolare su quello dei due che è rientratrato libero in Italia da quasi un anno per curarsi (concessione che viene spesso negata a molti malati veri che stanno nelle carceri della "più civile Italia"). Nessun giornale ma nessuna rivista anche popolare, si sono più occupati di lui? Nessuno sa dove sta se è veramente ancora malato, se l'India ha concesso una proroga ulteriore, se tornerà se si farà questo processo con arbitrato? Perchè vedo striscioni e post su facebook "liberiamo i Marò" quando uno dei due è in Italia da mesi e l'altro solo trattenuto in ambasciata italiana, ma mai in una struttura detentiva? Chi è veramente che non vuole il processo ed una soluzione per specularci sopra?
atleti russi tutti dopati,pratica statale si urla, cazzo anche fosse vera sai che notiziona quando in uccidente il doping è pratica quotidiana in ogmi aspetto della vita, dalla finanza "creativa" alla informazione "creativa",dalle elezioni alla gestione di opere pubbliche,giù giu fino gli "sponsor" che estromettono presidenti di stati sovrani e federazioni sportive a loro incomodi ,ma tutto passa tanto ci sarà sempre un papa che farà pulizia,sfigati i russi che hanno solo un pope
RispondiEliminaErri De Luca...forse deve pagare il conto per la sua assoluzione e dimostrarsi fedele "democratically correct". Saviano, Colombo e compagnia bella saranno felici.
RispondiEliminahttp://www.huffingtonpost.it/2015/11/11/de-luca-israele_n_8530466.html?utm_hp_ref=italy
Alex 1
RispondiEliminaGrazie della puntuale comunicazione. Mi ricorda quando io, a un convegno di qualche anno fa, dove De Luca si esibiva con la chitarra e autocelebrazioni, gli chiesi come era potuto passare dai cortei di Lotta Continua, con me, sotto le bandiere della Palestina, a un totale sostegno del Nazistato israeliano. Scappò come una lepre, proprio come in questo video.
Oggi mentre viaggiavo leggiovo il Corriere della Sera. Tre pagine sul ferimento dell'ebreo a Milano, con il tempestivo comment dell'esponente della comunita' israelitica (od ebraica?)milanese che afferma "ci sentiamo sotto attacco", anche se poi l'articolo deve tornare all'attentato del 1982 a Roma per trovare vittime delle comunita' ebraica di aggressioni. Mattarella subito parla di "aumentare la vigilanza". L'attentato a Beirut merita per il Corriere solo un trafiletto in quarta pagina, parla solo di "40 morti, in una zona della citta' sotto il controllo di Hezbollah" quasi come parlasse di un evento naturale, un incendio in una savanna lontana nella stagione secca...
RispondiEliminaLa piovra terrorista, sempre e solo islamica per il menzognificio mediatico, ha appena colpito in grande stile a Parigi e subito i primi effetti si sono materializzati: il previsto viaggio del presidente iraniano in Europa che doveva iniziare oggi proprio da noi in Italia è rimandato sine die.
RispondiEliminaMi sa che Usraele sta diventando veramente incontrollabile.
Immagino la soddisfazione di Bibi e del suo ambiente......
La sparatoria a Parigi sarà un caso che è coincidente coi colloqui di Vienna sulla Siria ?
RispondiEliminaPiù che una profezia si tratta di minaccia messa in pratica.l'olocausto della ragione ,chi non è con me è contro di me:
RispondiElimina“Non è la guerra di Israele è la vostra guerra è la guerra della Francia, perchè è la stessa guerra. Perché se riescono qui, ed è Israele ad essere criticata e non i terroristi, e se non siamo solidali allora questa peste di terrorismo verrà da voi. E’ una questione di tempo: verrà in Francia!”
Agosto 2014, B.Netanyahu
@Massimo. Oltre che per la visita di Rouani in europa, sembra che il governo israeliano fosse furioso con la comunita' europea anche per la questione dell'etichettatura delle merci prodotte nei territori occupati, non riconosciute come made in Israel, forse qualcosa piu' di un semplice formalita' commerciale. Eventi forse non in relazione fra di loro, pero'...
RispondiEliminaDifficile che la ragione riesca a trionfare
RispondiElimina