L’ordine regna a Molenbeek
Armi di
distrazione di massa
Diciamo subito una cosa che attiene al
cordone ombelicale che unisce la placenta madre Nato alla sua creatura freak,
la stampa. Uno strepitio, scomposto e assordante come forse solo al tempo del
depistaggio su anarchici e Valpreda della strage di Stato di Piazza Fontana
(*), ha utilizzato il martire Regeni, l’orco Al Sisi, il guazzabuglio libico,
l’emergenza emigranti (ora di nuovo siciliana) e gli attentati di Bruxelles, con
annesso patatrac degli apparati di intelligence e sicurezza, per toglierci
dalla vista e dalla memoria una serie di avvenimenti di enorme portata e di
grande imbarazzo per chi ne è stato preso in grandioso contropiede. In primis,
il progressivo fallimento dell’operazione sionista-islamista-neocolonialista
“Grande Medioriente”, simboleggiata dalla spettacolare riconquista di Palmira e
dalla costante avanzata delle forze nazionali siriane e irachene. Sbalorditivo
silenzio che contrasta con il grande e lacrimoso clamore sollevato al tempo
della “conquista” e distruzione del prezioso sito archeologico da parte
dell’Isis (tanto da far dimenticare che gli stessi piagnoni erano e sono
sponsor e ufficiali pagatori del Kombinat islamista).
Per inciso, se volete capire a quelli livelli
sta sprofondando il “manifesto”
cercatevi il pezzo del 29 marzo su 4 colonne di Giuliano Battiston, uno
che di solito spara sui Taliban dalla trincea Nato e dalle mense della “società
civile” afghana. Con Palmira liberata (una colonna) e in rotta i tagliagole più
orrendi visti da quando l’Inquisizione bruciava e squartava, Battiston ci
raccomanda di non farci distrarre dalle decapitazioni del califfo, robetta, “parte
per il tutto” e ci porta a passeggiare tra le bellezze ed efficienze di un
califfato in netta espansione, che si va facendo Stato e amministratore di comunità,
con tanto di istituzioni. Che ci facessimo il callo, poiché “il Califfato è qui
per restare”. Al Baghdadi gongola. Se il
“manifesto” era nudo da tempo, ora è pure tosato.
(*) Che
la strage fosse di Stato l’ha documentato, non il Movimento Studentesco, sigla
generica e fugace, bensì Lotta Continua, ancora politicamente integra, con,
appunto, “La strage di Stato” di un collettivo redazionale capeggiato da Marco
Ligini e Marco Ventura.
Poi, effetti collaterali, ma non casuali, del
depistaggio, l’occultamento di due crimini che ricadono sugli stessi
depistatori e loro mandanti. La
ricorrenza dell’assassinio nel carcere del Tribunale Nato dell’Aja, l’11 marzo
2011, del presidente jugoslavo e serbo Slobodan Milosevic, assassinato per non
essere riuscito il tribunale-mercenario a provare la minima accusa contro
l’integerrimo difensore del suo popolo; poi, dello stesso tribunale Nato, la
condanna a 40 anni del poeta e presidente della Repubblica Serbska in Bosnia
Erzegovina, Radovan Karadzic. L’uomo
accusato, ancora oggi con appassionata virulenza anche dal cripto-Nato
“manifesto”, del massacro di 8000 musulmani a Srebrenica, provato mai avvenuto,
ma servito a coprire i 3.500 serbi uccisi dal boia islamista Naser Oric e i
1000 musulmani fatti ammazzare dallo stesso islamofascista Izetbegovic.
Di una sola colpa si è macchiato Karadzic: di
aver salvato dal genocidio Nato-islamista i serbi di Bosnia. Con ancora nel
cuore l’incontro che ebbi con Slobo a Belgrado, tre giorni prima che venisse
rapito dai briganti Nato, provo a perforare la muraglia di omertoso silenzio
eretta attorno a questi fatti, rendendo omaggio, onore e stima a questi due
eroi della resistenza umana al mostro imperialista. E indico al disprezzo più
profondo l’articolista del “manifesto” secondo cui Karadzic avrebbe meritato un
“processo di Norimberga” (con ovvio esito di nodo scorsoio) dato che sarebbe da
considerare “il più malvagio delinquente del XX secolo”. Sul ribrezzo che
suscita questo giornale non ci sono più parole.
Izebegovic
con jihadisti Al Qaida
E,
passando dalla Bosnia, eccoci già arrivati al tema centrale: i Fratelli
Musulmani, gente meravigliosamente double
face, a volte politici, a volte jihadisti, a volte terroristi attentatori. Fin dalla Bosnia,
dove li chiamò il fondamentalista Fratello anche in Nato, Izetbegovic, a contribuire
allo squartamento della Jugoslavia e all’islamizzazione in chiave fascista
della Bosnia; fin dal Kosovo, nel quale li invitarono, addirittura con Osama
bin Laden, sotto madrinaggio di Madeleine Albright (oggi con Hillary Clinton
nell’assalto “femminista” alla Casa Bianca), il trafficante di droga e organi
Hashim Thaci (poi premier per grazia di Nato), William Walker, finto delegato
ONU e vero organizzatore di pogrom anti-serbi, e Madre Teresa di Calcutta,
organizzatrice di ospedali e scuole etnicamente puliti da serbi (ora in
procinto di diventare santa per grazia di Bergoglio).
Fino ad
arrivare al massimo rilievo geopolitico gestendo, su mandato e con reclutamento,
addestramento, finanziamento e armamento Nato-Israele-Golfo, l’invasione e la
demolizione dei tre più importanti stati arabi non di obbedienza sion-atlantica,
Libia, Iraq e Siria e, poi, il conseguente spopolamento di quei paesi, con le
alluvioni di rifugiati utilizzate come arma di destabilizzazione imperialista e
di ricatto turco nei confronti dell’Europa. Attualmente, da fiduciari Nato,
detengono il potere in Qatar con l’emiro
Al Thani, in Turchia con Erdogan, a Tripoli e Sirte con un’accozzaglia di bande
integraliste, vuoi Isis, vuoi Alba, ma che hanno per colonna vertebrale le
collaudate milizie Nato di Misurata, resesi indispensabili per le atrocità
commesse nella rivolta e nel post-Gheddafi, in ispecie per la pulizia etnica
dei libici neri della città costiera di Tawarga. Il “manifesto” li chiama “moderati”.
Fiasco
dei FM e dei suoi mandanti occidentali in Egitto
Male ai FM è andato invece il colpo in
Egitto, dove, conquistato il governo con un’elezione manipolata, cui partecipò
il 13% effettivo della popolazione, imposta la sharìa, perseguitati i cristiani
copti, proibiti gli scioperi e massacrati gli scioperanti, ne furono cacciati
dall’insurrezione di milioni di egiziani che portarono al potere il generale Al
Sisi, poi confermato alla presidenza dal un voto serio. A quel punto smisero i
panni degli attori politici e indossarono quelli confezionati e collaudati in
Iraq, Siria, Libia e in giro per l’Africa. Quelli del terrorismo jihadista. Da
due anni quel terrorismo fa quotidianamente stragi di forze dell’ordine, di
civili, di turisti (l’aereo russo Metrojet), dal Sinai ad Assuan. Che fanno
impallidire le imprese dei congiunti a Parigi e Bruxelles.
In
queste condizioni si pretenderebbe dal governo egiziano di rinunciare a quella
forme di controllo sociale, provvedimenti d’emergenza e repressione che invece
si approvano e, anzi, si auspicano sempre più stringenti, quando adottate dai
regimi europei sul corpo inerme delle loro popolazioni. Un generale
egiziano, Seiffedin Al Eizal, collega di Al Sisi, l’ha detto chiaramente: “Sono gli Usa e Israele che sostengono il
terrorismo nel Sinai. Devono preparare il terreno per un intervento nella
regione”. La demonizzazione di Al Sisi, “Pinochet egiziano”, serve allo
stesso scopo. Non c’era di meglio che buttargli tra i piedi un giovanotto italiano
torturato, nel giorno degli accordi economici tra Cairo e Roma (giovanotto di
cui si continuano ad occultare i discutibilissimi trascorsi al servizio di
masskiller e spioni come i capi della ditta di spionaggio Oxford Analytica,
Negroponte e McLeod)
Senza contare che quanto i media occidentali
– con il fustigatore di giornalisti infedeli alla deontologia, Marco Travaglio,
in testa – ci propinano sulle nequizie del “Pinochet egiziano” ha lo stesso
valore di quanto attribuivano a Gheddafi o Saddam e, oggi, a Kim Jong Un, basta rilevare le fonti che attesterebbero i
carcerati, i torturati, i giustiziati: Amnesty International (Dipartimento di
Stato Usa), Human Rights Watch (George Soros) e Reporters Sans Frontieres
(CIA), oltre a manutengoli Ong locali. Anche qui, se Travaglio e gli altri
sostituissero la loro funzione di cassette di risonanza delle balle imperiali
con un minimo di competenza professionale e onestà intellettuale, potrebbero
andare a rivedersi le smentite, di fatto e di parola, di ogni panzana da quesi
soggetti diffusi quando si trattava di lubrificare i motori delle guerre a
Serbia, Iraq, eccetera. Ma, data l’evidentissima malafede, non c’è verso
che lo facciano. Interessante, a questo
proposito, notare come su tutto,
Bruxelles, Al Sisi, Regeni, l’universo mondo sotto ferula imperialista, si esprimano
in perfetta sintonia un quotidiano che, sugli esteri, è l’house organ di Cia e del Mossad, come “Il Fatto”, e un altro che si
dice “comunista” e nel quale la lobby sion-sorosiana la fa da direttore d’orchestra..
Per confermare il ruolo storico e attuale dei
Fratelli Musulmani quali quinta colonna del colonialismo contro la rinascita
nazionale progressista e unitaria araba, non ci sarebbe neanche bisogno
dell’intervento elogiativo del giornale che è considerato lo standard aureo del
giornalismo bellicista Usa, il New York Times. Il quotidiano a controllo
ebraico, espresso il rimpianto per la caduta del regima islamista, sollecita il
governo Usa a rivedere i rapporti con l’Egitto. Così cominciò con Slobo, con
Saddam, con Gheddafi. Analoga
sollecitazione era arrivata a Obama dal Washington Post. Basterebbe il giubilo di Washington alla presa
di potere della Fratellanza al Cairo, espresso il 10 gennaio 2012 direttamente
a Mohammed Morsi dal numero due del Dipartimento di Stato, William Burns. Il
propugnatore della Sharìa, dell’imbavagliamento del corpo delle donne, sicario
egiziano del despota qatariota jihadista in Libia, Siria e Iraq, rispose che il
suo partito “ritiene prioritario il
rapporto di amicizia Usa-Egitto”.
Morsi, uomo dell’anno per gli Usa
A suo tempo esponenti del Dipartimento di
Stato, tra cui Hillary Clinton, avevano lamentato l’inerzia di Mubaraq rispetto
all’impegno contro Iraq e Iran e avevano auspicato che dalla “primavera
egiziana” potesse evolversi un regime affidato alla Fratellanza Musulmana che
già stava fornendo prove positive nella destabilizzazione di Libia, Siria e
Libano. In precedenza era stato il vice di Bush, Cheney, a girare per le
capitali mediorientali sollecitando sostegno ai Fratelli. Un due più due facile
facile ci porta a un quattro nel quale si evidenzia la fusione del due FM e del due
Isis. In altre parole, se la
Fratellanza, con il suo obiettivo dell’ Umma, transnazionale e antinazionale come
lo sono i mondialisti di Wall Street, del revanscismo colonialista e della
distruzione degli Stati unitari è lo strumento politico, l’Isis (insieme alla
versione Al Qaida) ne è il braccio armato e il califatto, Daish, ne è la
prefigurazione istituzionale.
Tanto per rispondere a coloro, tipo il
vessillifero della FM Acconcia, che pensano di minchionare la sinistra facendo
passare Al Sisi per uomo degli Usa. Proprio lui che, raddoppiando il Canale,
disponendo della più grande ricchezza energetica del Mediterraneo, avendo
instaurato rappporti fattivi con Russia e Cina e presentandosi come il
candidato naturale per un intervento in Libia che blocchi le interferenze
colonialiste e relativi mercenari islamisti,
è emerso sulla scena internazionale come un grosso elemento di disturbo
per i progetti di normalizzazione imperiali ed espansionismo integralista.
Quelli
che guardano il dito
L’offensiva imperialista che nessuno vuol
vedere è a raggio intercontinentale. In America Latina si serve di oligarchie
arricchite o da arricchire, le vecchie borghesie compradore e svenditrici, per
addormentare Cuba, far saltare con rivoluzioni scolorate i chiavistelli
antimperialisti in Venezuela, Argentina, Brasile, Bolivia, Ecuador, Nicaragua.
In Europa, Medioriente e Africa, tre aree da ricondurre a un controllo totale
(da noi con la strategia della paura che faccia accettare la sottomissione a regimi
neoliberisti predatori e autocratici), il mezzo sono i Fratelli e loro
emanazioni militari. Gli stati sponsor sono con ogni evidenza Turchia (con
Qatar e altri del Golfo) e Israele (con settori Usa) i cui piani colludono
finchè si tratta del frazionamento etnico-confessionale degli stati nazionali,
ma rischiano di collidere sul piano strategico quando si confronteranno
sultanato neo-ottomano dai Balcani al Nord Africa e Grande Israele. A meno che
la potenza superiore non imponga una qualche mediazione. E qui non mi riferisco
a Obama o successori, ma a quella che chiamo la Cupola, i burattinai, che si
riservano sempre una molteplicità di opzioni e, di conseguenza, attivano o
l’uno o l’altro strumento.
Da Ankara,
Regeni, Tel Aviv a Bruxelles
Credo che si debba partire da questo
retroterra per arrivare ai fatti di Bruxelles. Diamo per scontata la
consapevolezza delle manipolazioni di Stato e mediatiche, dell’enormità delle
contraddizioni nelle vulgate via via somministrate a un pubblico troppo
attonito e sgomento per ragionare e unire i puntini. Credo che siano da cestino
della carta straccia gli sdottoramenti di epistemologhi, esperti e analisti da
parco giochi sulla natura degli attentatori, sul retroterra sociale, sulle
distorsioni psicologiche, sullo snaturamento antropologico. Tutti comunque
graditissimi a mandanti e sicari perché alterano la realtà e, dunque, la
percezione del logico, del probabile, del certo, del vero. Impediscono di
ripartire dall’inizio. Non dico dall’11 settembre, dalla ripetizione di falle
di sicurezza e intelligence, di formule stereotipate come i ripetuti fratelli
attentatori (indizio di omertà sociale tipo ‘ndrangheta), dell’utilizzo di
immagini false per le scene dell’orrore, della scomparsa dei corpi di morti,
terroristi o civili (mai un’autopsia), del rastrellamento a casaccio di
“sospetti” tanto per estendere il dramma fino alle nostre porte di casa, della
stupefacente carenza di immagini da tv a circuito chiuso, che pure sono
installate ogni mezzo metro, e di foto di cellulari, che pure scattano ogni
mezzo secondo da centinaia di maniaci del selfie.
Non dico nemmeno dello sfruttamento che si fa
degli eventi terroristici per portare a compimento la sorveglianza sociale, la
riduzione e il controllo capillare degli individui, l’annientamento
dell’autodeterminazione collettiva e individuale, la sollecitazione di
atteggiamenti di sospetto e diffidenza utili, quanto le “invasioni barbariche”
degli immigrati, a frantumare la coesione sociale e quindi le opposizioni
politiche (ora in vista del TTIP), vedi per esempio l’attrito in Belgio tra
fiamminghi e valloni,da dormiente divenuto virulento, anticipazione di altre
“rotture” sociali in un’Europa da fragilizzare, dopo averla destatalizzata,
cioè decostituzionalizzata. Altri ne hanno parlato esaurientemente e ripeterlo
sarebbe tautologico.
Conta invece vedere chi ha motivo per fare a
Bruxelles quanto è stato fatto e chi sono quelli utilizzati per farlo. Chi,
oltre a noi, poveri complottisti, ha infastidio l’Unione Europea recentemente? Forse Israele, che ha strepitato con
collera incontenibile contro il divieto di etichettare col “made in Israel” prodotti delle proprie
illegittime e illegali colonie in terra palestinese? Dopo aver reagito con
furibonda stizza anche al riconoscimento della Palestina da parte dei
parlamenti europeo, greco, britannico, francese e alla campagna BDS, boicottaggio,
disinvestimento, sanzioni, contro Israele, sostenuta da vari settori europei? Forse la Turchia, che continua a vedersi
preclusi l’accesso all’UE e la liberalizzazione dei visti ai suoi cittadini?
Si tratta in entrambi i casi di comprovati regimi terroristici, assolutamente
privi di scrupoli quando si tratta di massacri di massa.
Riguardo agli Usa, tradizionali frequentatori
di operazioni False Flag, non vedo al momento quale motivo di irritazione
potessero avere nei confronti di un’UE del tutto ligia, fedele in Nato e pronta
a incistarci il TTIP. La questione se gli Stati Uniti, e chi gli Stati Uniti
utilizza come principale strumento di aggressione e dominio, sapessero,
volessero, o meno, resta aperta. Ma resta certo che quel potere con una mano dà,
con l’altra toglie, in modo che nulla gli scappi mai. Se gli attentatori di
Parigi e Bruxelles fossero venuti dalla Libia, o fossero stati libici
immigrati, sì che si sarebbe potuto pensare a una manina yankee che ci dava il sollecito
per l’intervento. Ma forse quella ha già agito a Sabrata, sempre con guanto dei
Fratelli, s’intende.
Quanto agli attentatori, visto che tutti li
dicono kamikaze auto-esplosi, chiediamoci dove siano finiti i loro corpi,
interessanti magari per le impronte digitali, per tracce di esplosivo, per
consumi rilevati sugli organi interni. Chiediamoci come sia concepibile che
giovanotti, tutti indistintamente noti e registrati e seguiti nelle loro
peregrinazioni in tutto il mondo, dal passato di piccoli e meno piccoli
malfattori, ma soprattutto dai costumi estremamente licenziosi, libertini e
trasgressivi quanto quelli di un qualsiasi viveur laico occidentale, incoerenti
fino alla blasfemia rispetto alla loro religione, bevitori, spacciatori,
prosseneti, del tutto avulsi da moschee e studi coranici, di punto in bianco si
convertano al fanatismo più estremo e immolino la loro godereccia vita alle 72
vergini che li attendono in paradiso, lasciando in terra le tante che vergini
non sono, ma prodighe di estasi anche migliori sì.
“Cattura” di Salah
Incoerenza inspiegabile, illogicità insuperabile.
E allora forse che questi soggetti, per l’ennesima volta stupefacentemente
favoriti nei loro atti e movimenti dalle autorità, non sono veramente dei
kamikaze? Pensate al Salah Abdsalam che, ricercato per quattro mesi in mezzo
mondo, ma sempre tranquillo a casa sua, con un cappuccio in testa se ne esce
lemme lemme da una casa assediata da ore, passa davanti ai poliziotti, fa una
corsetta, si vede uno sbuffo di fumo (uno sparo? Di che?), cade per terra, lo
trascinano in macchina, sempre senza che se ne scopra la faccia. Lo si dice
colpito a una gamba. Ma per i 10 secondi di filmato non si vede una goccia di
sangue.La farsa è grossolana, come sempre. Ma tonnellate di carta e di
elettrodi tv la coprono.
Terrorista
come dovremmo vederlo
Kamikaze,
o utili idioti? Quartiere delinquente, o speculazione immobiliare?
Che i “kamikaze” vengano kamikazizzati a
distanza? Che spariscano in un oblìo chiamato nuova identità in qualche angolo
remoto e ignoto? Vengono da Molenbeek e ciò è rivelatore. Ma non per quello che
fantasticano i sociologhi da comparsata.
Non perché sarebbe lì, in quel tessuto marginale, escluso, non integrato,
identitario, rancoroso, che gli imam riuscirebbero a reclutare futuri candidati
al sacrificio estremo. Ma perché lì i mestatori nel torbido, i nuovi
gladiatori, i servizi segreti della provocazione privati e pubblici, trovano
quel tasso di incazzatura e alienazione, diciamo pure di criminalità, che
serve, con ricatti e prebende, al reclutamento per militanze, non religiose ma,
appunto, criminali. A Molenbeek sarebbero stati reclutati gli attentatori
di Parigi, Madrid, Bruxelles. A Molenbeek è in atto uno stravolgimento
urbanistico e sociale che a Londra hanno compiuto approfittando delle
Olimpiadi. Con la scusa della sicurezza, decine di migliaia di espulsi dai loro
quartieri storici verso lontane periferie, e poi zone risanate, gentrificate,
rese lussuose, invase dai ricchi.
Qui si impiega la criminalizzazione di una
società. Il quartiere si presta, anche alla fomentazone dello scontro di
civiltà, utile a dilaniare l’Europa intera. Vedi la calata dei nazisti
fiamminghi a Bruxelles, capitale di un non-Stato artificiale di due comunità contrapposte
su cui provare la disintegrazione del continente. Dall’inizio del secolo scorso
è il rifugio degli ultimi, perlopiù immigrati, rifugiati politici, anarchici,
prima anche italiani, ora al 90% musulmani del Maghreb. Un’ottima riserva di
manodopera a bassissimo costo per lo sviluppo del paese. Da anni Molenbeek resiste ai tentativi di riqualifica urbanistica che
comportano l’espulsione della comunità, una delle più povere del paese, verso quartieri
satelliti, ai margini della capitale, o verso i comuni a nord, nelle Fiandre,
dove è più forte la presenza di una destra xenofoba e fascista. Il mercato
immobiliare non dà tregua, i progetti sono definiti, Molenbeek diverrà una
specie di EUR, o di Vomero. L’immigrazione esistente verrà dispersa, quella
potenziale scoraggiata.
Ed ecco lo stato d’assedio con il pretesto
dei terroristi e di una rete sociale omertosa che li sostiene e alberga. Con
queste mistificazioni vengono insultate le donne, gli esaperati dalle continue
vessazioni e calunnie, che abbiamo visto gettare oggetti contro gli invasori travestiti
da Diabolik. Reazione sacrosanta alle angherie ininterrotte di quei robocop con
maschera nera inutilmente terrificante (ma che danno l’anonimato e l’impunità)
che irrompono, perquisiscono, presidiano, minacciano, terrorizzano. Se non
bastano l’impennata vertiginosa degli affitti, gli sfratti, basterà la
costante, ossessiva rottura di coglioni, gli arresti arbitrari, la minaccia
costante, l’aria irrespirabile. Basteranno,
per farvi andar via e far posto ai ricchi, quattro scapestrati squinternati,
manipolati e ricattati, arsenali di acetone e acqua ossigenata scoperti ovunque
convenga farne trovare e poi un paio di botti (a proposito i fratelli erano
due, ma solo uno ha fatto il botto all’aereoporto, l’altro alla metro; il
secondo botto all’aereoporto chi l’ha
fatto? Ma c’era?). E poi, visto che la
carta d’identità se la sono già giocata da Charlie Hebdo e il passaporto
integro tra la polvere delle Torri, un bel computer, con ogni elemento comprovante
le fantasie degli investigatori, in un cestino dei rifiuti sotto casa e un
tassista che riconosce chi non ha mai trasportato (ricordate il tassista
spergiuro Rolandi di Valpreda?).
Bene. C’è stata una bella confluenza d’interessi
tra turchi, israeliani, servizi e agenti immobiliari di Bruxelles. Così va il
mondo. Ci pensi Caltagirone…..Magari a casa di Virginia Raggi (candidata
sindaco del M5S anti-palizzinari) si potrebbe scovare un bigliettino d’auguri
di Al Baghdadi.
Grande articolo come sempre; visto ieri anche il buon Gomez come è cascato giù dal pero alla Gabbia quando Giulietto Chiesa ha sbattuto in faccia a lui e agli altri scribacchini presenti in studio, la faccenda da loro occultata, della messa del segreto di stato sulla vicenda Charlie Hebdo?
RispondiEliminaIl povero Gomez non ha trovato di meglio che farfugliare che a lui la notizia i suoi redattori non l'hanno mai riferita...e sì che fa il direttore di giornale e non il commesso della Coop.
E che dire di quel rivoltante Sallusti già autoelevatosi a martire tempo fa quando si paventava il suo arresto per il disinvolto modo d'interpretare la professione giornalistica che lo caratterizza più simile al più antico mestiere del mondo, che non ha trovato niente di meglio che attaccare Giulietto per i suoi trascorsi nel regime più sanguinario della storia, l'Unione Sovietica.....ma non era l'olocausto nazista del terzo Reich il male assoluto caro Nosferatu dei poveri?
Fulvio non ti invidio, appartenere alla stessa categoria professionale di questi gaglioffi e cialtroni nonché bari e mentitori seriali, sfiancherebbe anche un toro.
Saluti e coraggio, c'è bisogno della tua saggezza e intelligenza sempre più in questo panorama desolante.
Ciao Fulvio!
RispondiEliminaIn genere i transalpini godono, in virtù del loro passato coloniale, di quello che mi piace chiamare "fattore Petrosino". Francesi, belgi di origine maghrebina negli apparati di polizia e di intelligence: significa intercettazioni e infiltrazioni con madrelingua apparentemente insospettabili, per esempio. Dovrebbe essere facile non solo tenere un telefono sotto controllo, ma capire di che cosa parla il sospettato e a cosa mira, praticamente in tempo reale. In Italia, sempre per restare in tema, non vedo ancora situazioni analoghe e assai maggiori vulnerabilità, da questo punto di vista. Eppure, le stragi sono capitate non qui ma oltralpe, mentre gli infiltrati sonnecchiavano e gli intercettatori erano in pausa caffè. Anche per questo, perché lo ritengo realisticamente impossibile, fatico a credere alla tesi dell'incapacità, o dell'inettitudine delle strutture di polizia di quei Paesi e propendo per quanto tu hai appena espresso nella tua analisi.
salve Fulvio,
RispondiEliminacosa pensi dell'assoluzione di Seselj?
malattia a parte, mi pare strano...
Ottimo articolo, come sempre. Una settimana fa ho visto un servizio di Euronews sulla condanna di Karadžić dove un musulmano bosniaco pretendeva lo scioglimento della Republika Srpska in quanto fondata sulla pulizia etnica. Volevo inoltre segnalarvi questo blog:
RispondiEliminahttp://lucaleone.blogspot.it/ gestito da un giornalista autore di diverso libri su Srebrenica e la Bosnia. Mi sembra in buonafede anche se completamente appiattito sulla versione ufficiale, anzi, secondo lui le vittime musulmane sarebbero addirittura 10701. Voi che ne pensate?
Grande articolo come sempre. Ho visto anch'io l'imboscata della Gabbia a Giulietto Chiesa. Si è difeso bene, ma chi denuncia le mostruosità Sion-Imperialiste in giro per il mondo e si dichiara di sinistra resta vulnerabile di fronte al grande pubblico. Manca la forte e veemente denuncia delle porcate del Capitalismo in casa nostra. Chi non muore negli attentati che, con tutta probabilità, hanno una matrice Sion-Imperialista, viene ucciso lentamente in anni di sfruttamento lavorativo. Perché lo sfruttamento non è mai venuto meno. Parlare solo dei poveracci più sfigati di noi che vivono in medioriente diventa quasi una forma di distrazione consolatoria delle condizioni disumane in cui ci troviamo anche noi "fortunati" che non saltiamo in aria e che non abbiamo la gola tagliata dalla fanteria SionNato & Co. Ma se non si accelera la presa di coscienza della mostruosità che viviamo ogni giorno sulla nostra pelle, se non si interrompe l'assuefazione allo sfruttamento, i nostri fratelli mediorientali non avranno mai pace. Perché essere laureati o dottorati e parlare quattro lingue fluentemente per guadagnare 5 euro netti l'ora significa sfruttamento disumano. Lo sfruttamento non è più solo la fabbrica.
RispondiEliminaLudovico
ci sono alcune domande che vorrei fare: ma come fanno ad identificare gli attentatori se questi vengono disintegrati dalle esplosioni?
RispondiEliminae se non fossero attentatori ma bombe già site in loco ad esplodere?
inoltre vorrei sapere se esistano video che comprovino la reale esplosione di un attentatore.
cioè in sintesi, agganciandomi alla teoria di fulvio sul dubbio che le esplosioni siano il frutto di auto-attentatori, quali sono le prove certe che queste esplosioni siano il frutto da parte di auto-attentatori?
ma il movente che spinge un uomo pur di fede ad autodistruggersi per la sharia è credibile o no?
io ricordo i kamikaze giapponesi che pare si gettassero sulle navi americane in onore e gloria dell'imperatore del giappone; ma si dice pure che erano già ubriachi di sakè prima del volo.
però sò anche di persone comuni, come i pompieri russi e di altre nazioni in simili casi, che pur sapendo di morire, entrarono nella sala del reattore esploso di chernobyl per estinguere l'incendio, diedero la vita affinché il dramma non fosse peggiore.
quindi motivazioni umane di sacrificio per il bene di altri ce ne sono molte; ma io non credo che un anima umana sia disposta a distruggerne un altra sacrificando la propria in nome di dio, di una religione a di una fede politica; a meno che questa anima non sia stata proditoriamente pervertita da una preparazione ideologica mirata alla distruzione di un nemico in ogni caso creato ad arte.
concludo; i kamikaze o presunti tali non mi convincono, non mi convincono le motivazioni di cui noi occidentali siamo informati e sulla natura delle loro azioni.
troppo semplice creare un nemico che ha fama di totale insensibilità verso le proprie vittime giustificando in questo modo la ferocia della repressione vista l'impossibilità del dialogo.
e questo vale sia per noi in occidente che per loro in oriente.
resto convinto che questa situazione sia di convenienza per le elites del mondo occidentale e del mondo orientale per il dominio sui popoli e chi ne fa le spese sono quei poveri ed ignari cittadini che sono vittime degli attentati o delle bombe dei droni.
quelli delle "elites" sono tutti figli della stessa madre.
saluti
victor serge
Seselj è stato assolto perchè è sempre stato un politico, non un operativo sul campo Spero che non si sia venduto come il successore Nicolic.
RispondiEliminaInfatti il governo serbo, sdegnando l'oppinione pubblica, nel Febbraio 2016 ha firmato un accordo con la NATO che costituisce, de facto, la sua adesione a Stato membro. Tale accordo garantisce l'immunita' doplomatica e la liberta' di movimento delle truppe Nato in tutto il territorio serbo. La Serbia ha cosi' ceduto all'abbraccio mortale della satanica alleanza sionista, giudeo-cristiana, essendo la Nato il suo braccio militare.
RispondiEliminaFra l'altro Seselj se non mi sbaglio era quello accusato di essere fascista, addirittura ultranazionalista. Strenuo avversario politico di Milosevic, se non sbaglio. Se fosse vero vuol dire che in fondo un nazionalista che favorirebbe (il condizionale e' d'obbligo) la separazione etnica va comunque meglio di un socialista che preferisce tenere l'interetnicita' in uno stato unito.
RispondiEliminadiamo a Cesare quel che è di Cesare,ho letto questo bel pezzo su Il Giornale ormai molto più a sinistra del Manifesto
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/news/mondo/palmira-non-pi-tutti-chiaro-ministro-franceschini-1241363.html
Riguardo alla "scomodità" dell'Egitto vale la pena ricordare che è l'unico tra i paesi arabi ad aver rifiutato di etichettare Hezbollah come terroristi motivando con l'assunto che solo il Libano può decidere su questo, la stessa motivazione concerne una eventuale rimozione di Assad
https://www.almasdarnews.com/article/egypt-rejects-terrorist-label-hezbollah-attempts-stay-neutral/ | Al-Masdar News
Israele ha deciso il cambio di Governo in Italia. Per fare la guerra alla Libia.
RispondiEliminaLudovico
Sento proprio in questo momento un intervista ad un certo professor Foliti della Radio Rai 1 sulla Korea del Nord, con la giornalista che aizza, parlando di "Crimini inenarrabilli del regime" senza dire quali, visto che sono inenarrabili "orrore dei lager koreani del lavoro per I dissidenti, di uno presunto oppositore fuggito a Seul ("che ha trovato tre chichi di mais nel fango e li ho mangiato..nel campo 14") della Comunita' internazionale che "Ha fin troppo tollerato che il regime abbia 8000 cannoni puntati sulla Korea del Sud (ovviamente I 50000 soldati USA e le continue esercitazioni congiunte con l'esercito Sud coreano non sono state neanche accennate) e di una popolazione rincoglionita dalla propaganda. Si parla delle nuove sanzioni quasi auspicando una nuova carestia che faccia nascere una opposizione e di un "pacifico" regime change (di cui secondo la pseudogiornalista il popolo della Nord Korea avrebbe tutto da guadagnare) , con la Cina che si renda finalmente conto che uno "Stato cuscinetto" non e' necessario. Insomma una trasmissione in cui se la cantano e se la fischiano. Mi viene alla fine degli anni '70 si diceva della Russia che internava in ospedali psichiatrici I dissidenti, ma al crollo dell'Urss tale affermazione non ha trovato nessuna rispondenza alla realta' e tutto e'svanito. Non so se provo piu' rabbia, schifo o malinconia, per dirla alla Claudio Lolli.
RispondiEliminaGrazie Fulvio!
RispondiEliminaLeggerti è sempre un piacere. Che Dio ti benedica.
Giorgio
Proprio oggi leggo un articoletto, anzi una breaking news sul sito di yahoo che mi informa che Putin è tra i grandi evasori fiscali. Dopo che ha messo il bastone tra le ruote a Nato e Lega Araba, salvando la Siria, è già tanto che non lo abbiano dipinto come satanista, cannibale e rettilliano.
RispondiEliminaOggi mi sono fermato per un po' alla stazione di Bologna. Con mia sorpresa, ma sopratutto con disappunto ho notato che la lapide originale a memoria della strage dell'agosto 1980, (l'anno in cui comincio' la rivinciata della reazione, I licenziamenti politici alla Fiat con gli scioperi criminalizzati dalla stampa, e gli arresti fra I militanti della sinistra antagonista) quella in cui giustamente si ricordava la matrice fascista (o sarebbe dire meglio neofascista) e' stata rimossa e sostituita con una grande che la indica come strage conseguenza "del terrorismo" in senso generico, nel piu'conformistico democratically correct, una attribuzione generica ed a geometria variabile per cosi' dire. Qualche giovane pensera' all'Isis o ad uno dei tanti governi che finiscono sotto il mirino di volta in volta della "comunita' internazionale". Ecco un modo come un altro per distruggere la memoria storica. Una seconda lapide indica I nomi di sette donne, inservienti del buffet della stazione con la dicitura "vittime innocenti". Le altre sono forse vittime colpevoli?
RispondiEliminase vogliamo fare l'elenco delle porcate che ci propinano quotidianamente non c'è che l'imbarazzo della scelta la macchina del fango è ben oliata e gira a mille basta poco ad immaginare la quantità impressionante di denaro investito,investimento che richiede un ritorno è come la guerra quando fanno i conti delle spese che in realtà per loro sono guadagni le vere spese sono in termini di vita e dignita umane ed ambientali che difatti non vengono mai o raramente conteggiate.
RispondiEliminaper chi ha voglia di leggere una fantozziana boiata pazzesca
http://www.opinione.it/politica/2016/04/02/letizia_politica-02-04.aspx
Ciao a tutti!
RispondiEliminaa Victor Serge: senza nulla togliere ai tuoi dubbi, più che sacrosanti, su versioni ufficiali tanto fallaci quanto eterodirette, occorre a mio avviso non sottovalutare il fenomeno degli attacchi suicidi.
In altre parole, i kamikaze avranno anche bevuto sake, ma non tanto da perdere la lucidità di decollare, fare qualche ora di volo, schivare l'aviazione e la contraerea nemica, prendere la mira e puntare in picchiata contro una portaerei a stelle e strisce. Lo stesso retroterra culturale avrebbe prodotto, trent'anni più tardi, e fortunatamente con conseguenze limitate al solo suicida, il seppuku rituale di Yukio Mishima. L'essere umano è un animale strano, capace in alcuni casi di andare oltre il proprio istinto di autoconservazione. A concorrere a questo risultato possono essere diversi fattori:
1. Un fortissimo senso di autodisciplina, affilato quanto la katana di chi, per esempio, praticava la Via del guerriero, o Bushido, unito alla consapevolezza, tipicamente zen, dell'impermanenza (ma non dell'inutilità) della propria vita, simboleggiata dai fiori di ciliegio che capeggiavano sui loro stemmi.
2. Una disperazione talmente grande da soverchiare qualsiasi altro sentimento fra cui, per esempio, l'istinto di autoconservazione: non mi uccido, perché sono già morto. A differenza del punto 1, frutto di un training del tutto endogeno, per quanto perverso possa apparire, questo sentimento può essere tranquillamente indotto tramite progressiva manipolazione o dipendenza carismatica.
3. La consapevolezza che Sansone morirà con tutti i filistei, o molti di loro.
4. La fede che, così facendo, si otterrà una salvezza ultraterrena inottenibile altrimenti. Vale la stessa considerazione espressa per il punto 2. Per quanto strano possa apparire a un ateo, a un laico, o più semplicemente a un fedele convinto dell'esatto opposto, ovvero che la salvezza la si costruisce hic et nunc, giorno dopo giorno e che la vera Jihad è su se stessi, occorre tener presente che, in date condizioni storico-sociali tutte le culture, nessuna esclusa, producono fenomeni analoghi. In tantissimi casi eterodiretti, certo, e facilmente manipolabili: ma, proprio per questo, doverosamente oggetto di analisi e di adeguate azioni preventive e di contrasto.
Un caro saluto.
Paolo
Paolo@ Tutto questo è vero,sarà vero, per i piloti suicidi per l'imperatore, forse per qualche combattente suicida palestinese o afghano, sicuramente non si applica a nessuno degli attentatori di Parigi, Bruxelles, Torri Gemelle e tutta la serie delle False Flag allestite in vista del Nuovo Ordine Mondiale. Fare confusione qui facilita le mistificazioni dei terroristi di Stato.
RispondiEliminaCiao Fulvio, sono completamente d'accordo. Premettevo infatti all'inizio che le versioni ufficiali fanno acqua da tutte le parti. Dove non mi trovo tutt'ora d'accordo è che il fenomeno degli attacchi suicidi vada negato perché inconcepibile: è concepibile, è a basso costo, e ha il vantaggio dell'effetto sorpresa. Ne sanno qualcosa le forze armate siriane quando il 23/2 sulla "strada della vita" all'altezza di un posto di blocco nei pressi di Hanasser si videro arrivare contro una macchina imbottita di esplosivi, che diede il via all'attacco che portò a tagliare temporaneamente in due il Paese. http://cassad.net/blizhniy-vostok/24786-boi-za-hanasser.html
RispondiEliminaDopo Beslan, i russi insegnano regolarmente nelle scuole i principi alla base degli atti terroristici (http://sch2109.mskobr.ru/files/terrorizm.pdf), spiegandone modalità e mandanti (ivi compresi stati - ogni riferimento agli USA o alla Turchia è puramente voluto) e "profilaktika", ovvero come prevenirli. (questo è un libro di testo vero e proprio http://mir10.ru/binary/application/pdf/D.V.-Kolesov---CHto-takoe-terrorizm.pdf). Anche per questo, conoscendo opportunamente il fenomeno, e con una società civile attenta e informata (l'esatto opposto di quello che vorrebbero in Occidente, ovvero una società civile terrorizzata e progressivamente xenofoba e reazionaria), è possibile individuare un false flag o un fake lontano un miglio. Per esempio, a un cittadino armeno non sono sfuggite ricorrenze di alcune foto, che la propaganda azera ha inserito in rete a testimonianza di presunte atrocità commesse negli ultimi giorni dagli armeni, ma risalenti una alla guerra in Siria e l'altra addirittura in Cecenia. http://cassad.net/hroniki-cigr/25758-nagoronyy-karabah-utro-03042016.html (una delle ultime immagini in fondo).
Un caro saluto
Paolo
Sul FQ si leggono commenti che inneggiano alla rottura di ogni rapporto commerciale-economico con l'Egitto, di fronte all'ennesimo commento anonimo e non verificato pubblicato da un giornale (sic) italiano che punta ad inchiodare Al Sisi e il suo governo.
RispondiEliminaDirei che la missione ha buone probabilità di andare in porto, anche se non ne vedo la necessità... nel nostro paese non è più necessario manipolare l'opinione pubblica: è sufficiente un decreto legge e un voto di fiducia (con pianti e lacrime della "minoranza" DEM sempre pronta a votare) e si fa passare qualsiasi cosa.
Leggevo poi che la stampa si prepara intanto all'accoglienza di Renzi a Napoli, data la premura di "anticipare" l'eccezionalità, c'è da aspettarsi qualche evento. Ovviamente è la solita lista di antagonisti, centri sociali etc... insomma tutto il marcio di questo paese (sono ironico ovviamente).
Intanto sfuggono ai media i continui disordini in Francia in opposizione alla Loi Travail (lì almeno la chiamano nella loro lingua).
Grazie Fulvio