Virtuali per non morire….liberi.
Le creature virtuali sono perfette, non inciampano, non prendono
cantonate, non si distraggono. Quelle in carne e ossa no, toppano, spesso alla
grande. Si salvano solo perché c’è un coro assordante che ne copre le
manchevolezze. Coloro che mandano la gente a caccia di Pokemon, in parallelo
evidente, per quanto inconsapevole, ma certo gratificante, con i cacciatori di
teste dell’Isis, maneggiano materia cerebrale già collaudata da anni di ciberpratiche
sui cellulari e sui videogiochi. Il rapporto tra l’essere virtuale sullo
schermo e l’essere apparentemente ancora reale che manovra l’apparecchio, è
disciplinato da regole e meccanismi che
non prevedono sbavature, errori, uscite dallo schemi. Salvo che, come va
capitando, il demente incaponito su un Pokemon all’incrocio tra Corso e Via
Garibaldi non si faccia radere al suolo dal tram.
Non così quando cacciati e cacciatori appartengono tutti ancora alla
specie degli uomini. Che a cacciare siano i cosiddetti terroristi jihadisti (e
basta il clic di Rita Katz per rivendicare all’esercito del califfo chi ha
picchiato la suocera, o incendiato il bosco, in tal modo includendo nelle di
luii armate l’universo mondo di matti e delinquenti), o i cacciatori di terroristi
cosiddetti jihadisti, il rischio di accidenti, imprevisti, dimenticanze,
trascuratezze, è onnipresente e immancabilmente si verifica. Ora, poi, con il
lancio dell’euroterrorismo a cadenza quotidiana (in Francia e Germania, notate,
i due paesi che mantengono ancora briciole di inizativa autonoma. Da noi ci pensa la mafia), quel rischio
inevitabilmente si moltiplica. Solo che diventa anche più difficile, per coloro
che provano a far emergere la testa fuori dal guano delle coperture mediatiche
e a guardarsi in giro, stare appresso alle lacerazioni nel tessuto del
complotto, individuarle e rivelarle. Come in tanti abbiamo fatto per la
fallimentare bufala dell’11 settembre e seguenti (fino a quando non arrivano,
nel tripudio dei Bush e dei Cheney, dei Giulietto Chiesa a dirci che, no, ci
siamo sbagliati, sono stati davvero i dirottatori sauditi, dopo tutto, a buttar
giù le Torri Gemelle).
L’epidemia terroristica in corso in Europa ha gli stessi connotati di
altre epidemie fobìageniche lanciate dalle medesime centrali - aviaria, mucca
pazza, Aids, il pericolo rosso d’antan, i rom rapitori di bambini, lo spread,
l’apocalisse di un’Europa senza Ue e senza euro
- e cioè assenza di rimedi
compatibili con le condizioni di vita esistenti, sentirsi totalmente inermi e
alla mercè e, quindi, panico, irrazionalità, accettazione di tutto quanto ti
viene fatto passare per unica possibilità di salvezza: la tua riduzione in
schiavitù. Questo, nel caso specifico dello “scontro di civiltà” con
l’ottenebrazione islamica, “per difendere i nostri valori e il nostro stile di
vita”.
Nostri valori impersonati da chi ha ridotto nelle condizioni che non
vediamo Iraq, Libia, Afghanistan, Siria, Yemen, Somalia. Di chi nel solo Iraq
ha sterminato, tra sanzioni e decimazioni, 3 milioni di vite. Stile di vita
magnificamente esemplificati dalla banda di malfattori del giglio magico, dalla
signora Clinton che sghignazza sul linciaggio di Gheddafi, dal Premio Nobel
delle 7 guerre e conseguenti genocidi, dagli Agnelli che si beccano 7 miliardi
di euro dallo Stato e se ne vanno a pagare tasse ridicole in Olanda, da Barbara
d’Urso e Maria De Filippi, da, appunto, i mentecatti persi al mondo,
arrovellati nei megabyte dello smartphone, i prosseneti – genitori e
pubblicitari – che corrompono la fragile psiche dei bambini prostituendoli
negli spot per prodotti di merda. Valori e stili, signori miei, che qualunque
musulmano assennato, come lo è un miliardo e mezzo, tolti quelli che si sono
prestati a fornire all’Occidente pretesti per far invadere e distruggere i
paesi dei propri correligionari, o per disciplinare i cittadini dello stesso
Occidente, trova ripugnanti.
Attentati gruviera
Ma ecco le più recenti falle nell’esecuzione e validazione delle
operazioni terroristiche, tutte eseguite da personaggi borderline, fuori di
testa, malviventi, manco per niente religiosi fino al giorno prima, curriculum
criminale, attenzionati (ma mai bloccati) dalla polizia e dai servizi,
schedati. E tutti silenziati perché uccisi. Ovviamente manipolati, istigati, istruiti
e lasciati fare. Poi succede che a Nizza le telecamere riprendano tutto,
l’assenza di polizia, la corsa indisturbata del camion per giorni e chilometri,
il demenziale mitragliamento finale. Ma forse anche qualche altra presenza
operativa, del resto denunciata da testimoni. E succede che il ministro degli
interni disponga la distruzione di tutti i video, cioè di tutto quanto possa
servire agli inquirenti, e che la poliziotta nizzarda responsabile rifiuti. Bravissima.
Falla imprevista.
Analoga procedura in Germania per la strage del matto di cui ci si
inventa spudoratamente, senza il minimo addentellato concreto, l’effetto
imitativo del folle norvegese che aveva fatto fuori un’ottantina di giovani del
partito di sinistra.Tanto per richiamare un altro innesco di panico: il lupo
solitario stragista che colpisce chiunque ovunque. Anche qui il ministro impone
il sequestro di tutte le registrazioni delle telecamere e il divieto alla
circolazione di video. Incomprensibile? Mica tanto. Forse non è per nascondere
l’agente del BND (Bundesnachrichtendienst, l’Intelligence tedesca) che da
dietro l’angolo grida “Allah-U-Akbar” . Forse è per non suscitare inutili
domande su come diavolaccio sia stato possibile che un singolo e disturbato
ragazzotto per almeno tre ore, dalle 17.30 alle 22.30 (quando la polizia ne
annuncia il ritrovamento), si muovesse indisturbato tra marciapiede davanti al
McDonald’s, scantinato e poi tetto del centro commerciale e, infine, dopo aver sparacchiato
e ammazzato, si allontanasse tranquillo per un chilometro e poi si suicidasse,
visto che nessuno lo arrestava. E che tutto questo succedesse mentre le dirette
ci mostravano stormi di poliziotti, di robocop, di militari usciti da Star Trek, al passo, di
corsa, di qua, di là, da morir dal ridere, che imperversavano in zona senza
concludere una mazza, senza che un drone, un satellite, un aquilone, gli
indicassero dove fosse uno che stava sparando alle persone.
Ma il bello, il peggio, è un'altra cosa: Ricordate il video trasmesso in
tutto il mondo in cui si vede il camion di Nizza correre a zig zag per la
Promenade des Anglais? Colpo di fortuna per chi l’ha ripreso. Si tratta di Richard
Gutjahr, israelita legato a Israele tramite consorte Einat Wilf, ex
deputata del partito neonazista di Netaniahu, proveniente dall’intelligence
militare di Sion, tenente nell’UNIT 8200, già in corsa per la presidenza del
Congresso Ebraico Mondiale. Era il 14 luglio. E, toh, guarda il caso, il 22
luglio (fonte Maurizio Blondet) Richard Gutjahr gode di una fortuna doppia,
perché, con la sua telecamera, si trova a Monaco, davanti al Centro Commerciale
“Olympia”, sul marciapiede di fronte, proprio quando ne esce Ali Sonboly e si
mette a sparare sulla gente. Di nuovo sono le sue immagini che fanno il giro
del mondo. E’ molto azzardato, troppo complottista, sospettare che Gutjahr
fosse lì perché sapeva cosa sarebbe successo? Proprio come queilla mezza
dozzina di spie israeliane che filmarono gli attentati dell’11 settembre da un
terrazzo di fronte, li festeggiarono, vennero arrestati, trovati in possesso di
sofisticare apparecchiature di spionaggio, rimpatriati e in patria, alla tv,
ammisero che erano andati per “riprendere l’evento”.
Ricordate il falso dell’aeroporto
di Bruxelles? Un’immagine del 2011 di un esplosione a Mosca, con tanto di vittime per terra, fatta
passare per la ripresa di una telecamera di sorveglianza dell’aeroporto belga? E’ successo
di nuovo, a Monaco. La presunta immagine di morti e feriti nel centro commerciale Olympia, fatta
circolare nei media, è la foto, trattata, di un’esercitazione svoltasi mesi fa nel Regno Unito.
Vedete la foto originale trasmessa da RT e poi quella manipolata, con i volti oscurati, fatta
passare per la scena di Monaco.
Nella prima foto, originale,, il tipo ha occhiali e mascherina contro gli effetti dell'esplosione simulata. Nella foto trattata lineamenti, occhiali e maxcherina sono spariti.
Cosa
c’entra tutto questo con i Pokemon? Non credo che sia azzardato l’accostamento
tra l’ossessione Pokemon, la caccia al mostro virtuale, ora non più collocato
in ambienti artificiali, ma nelle nostre piazze, case, musei, parchi, cimiteri,
bar, Hiroshima, bagni pubblici, chiese, e l’ossessione della morte, dei mostri-terroristi,
del serialkilleraggio passato dal mondo virtuale dei videogiochi a quello reale
delle guerre esterne e interne giustificate dall’Isis.Tutto, Pokemon,
smartphone, videogiochi, guerre, terrorismo esterno e interno e guerre, esce
dallo stesso laboratorio dello scienziato pazzo. Tutto serve ai fini per i
quali i committenti lo hanno reclutato e incaricato, lo scienziato pazzo, ma
ricco..
Pokemon e lobotomia
I
Pokemon da inseguire, catturare, potenziare, liquidare, per strada sono la
versione apparentemente giocosa e benevola, con mostricciattoli accattivanti,
compatibili, dei nemici orripilanti, ma
posti in ambienti di fantasia, che il giocatore di playstation deve affrontare,
frantumare, bruciare, sterminare. Sono i consanguinei dei chat, dei giochi, dei
selfie immagazzinati, delle musiche negli smartphone, Ipad, Iphone. Sono gli
strumenti di genii criminogeni al servizio dei sociocidi che si sono ripromessi
il governo totalitario del mondo, la sottomissione del genere umano, l’illimitato
sfruttamento della natura, l’arricchimento sensa remore con trasferimento di
ogni ricchezza dai suoi titolari ai rapinatori della Cupola. Nella metro, sul
treno, in qualsiasi sala d’aspetto, sulle panchine, tra i banchi di scuola,
nelle assemblee, nove idioti su 10 perdono la percezione di dove stanno, di cosa
e di chi li circonda, dei suoni, colori, degli stimoli esterni al ricordo, alla
riflessione, all’emozione, per sprofondare nell’isolamento totale, travestito
da comunicazione o gioco. E’ l’atrofizzazione dei sensi, dei processi mentali,
dei rapporti con gli altri e con l’ambiente. E’ l’atomizzazionedella comunità,
l’isolamento dell’individuo, la frantumazione di ogni coesione sociale. E’
rendere inoffensivo la persona e, quindi, il suo contesto storico e naturale.
Con
i brutti ceffetti di Pokemon, del solito pessimo gusto disneyano
nippo-americano che aveva già tolto dignità e autenticità agli animali
biecamente antropomorfizzati (per sostituire nei bambini al rapporto con esseri
altri ma veri quello con repliche di se stessi, parlanti e abbigliati, hanno
fatto un passo avanti. Intanto e ancora non ci si rapporta più con i propri
simili e il proprio ambiente naturale o urbano, costruito dalla natura e dalla
creatività umana appositamente per noi. E magari, fissati su quell’aborto di
fantasia che compare all’incrocio, si andasse a sbattere e ci si svegliasse!
Sarebbe un effetto collaterale anche benefico, educativo. Ma si degrada tutto
ciò che ci circonda, che vada amato, goduto, incamerato, o criticato, respinto,
combattuto o sposato, facendone la quinta casuale e irrilevante di piccoli
obbrobri virtuali. Obbrobri a cui i creatori e i politici sponsor hanno
assegnato il compito di catturarci. E’ l’hybris per cui ci illudiamo di
catturare, prevalere, affermarci, vincere e, invece, siamo catturati,
sottomessi, vinti. Senza renderci conto. Come succede in quel grandissimo,
profetico, orwelliano, film di John Carpenter “Essi vivono”, nel quale messaggi
subliminali di autocastrazione e obbedienza, leggibili solo a chi aveva quell’ultimo
paio di occhiali (metafora della capacità critica), venivano assorbiti e metabolizzati
da una massa ridotta in schiavitù senza sapere perché e senza rendersene conto.
C’è
un altro programmato effetto disumanizzante nei redditizissimi, in termini
monetari e sociocidi, Pokemon. Nell’immaginario individuale e collettivo vanno
a sostituire un mondo di fiabe popolato da personaggi con una storia, un
carattere, comportamenti, contraddizioni. Insomma, al posto di un interlocutore
impegnativo, con il quale misurarsi e grazie al quale penetrare in altre categorie
di comportamento, confrontarsi con altri piani mentali, trovarsi in ragionata
contraddizione o armonia, ci sono queste macchiette colorate che appaiono e, al
più, si trasformano senza motivazione, senza passato e futuro, senza contesto, senza
un mondo parallelo nel quale trovare riflessi o negazioni del proprio. Un vero
assassinio di Biancaneve, del Lupo Cattivo, di Pollicino, di Pinocchio e del
Gatto e La Volpe. Dunque un socicidio abilmente affiancato al culturicidio. Un’umanità
lobotomizzata, è questo il compito assegnato, in cambio di fior di miliardi e
nella standing ovation di milioni di lobotomizzati, a Bill Gates, Steve Jobs, Nintendo e gli altri mercenari del potere
assoluto.
Naturalmente,
a parte qualche voce dissidente compressa tra gli osanna idolatri della
tecnologia qualunque essa sia (una è quella dell’ottima Daniela Ranieri su Il
Fatto Quotidiano), il coro è totalmente sincrono. Sembra che l’umanità abbia
compiuto un altro scatto verso l’evoluzione: la realtà virtuale inserita in
quella fisica, felice matrimonio che universalizza il ludico in tempi per altri
versi cupi e deprimenti. E qui il “manifesto”, con quell’etichetta per i gonzi
di “quotidiano comunista”, esprime tutta la sua autentica natura di organo di
fiancheggiamento dei processi di decerebrazione e falsificazione mondialisti.
Accanto al panegirico dedicato a una serial killer da manicomio criminale come
Hillary Clinton (ripetendo, dopo gli scandali della sua corruzione, la sua
frantumazione della Libia e di Gheddafi, i suoi servizi da bella di giorno e di notte nei postriboli Wall
Street, Pentagono e Neocon, l’esaltazione del 2008, racchiusa nel termine “Angelo
biondo”), accanto all’istantanea esecuzione di ogni desiderio che traspaia dai
poteri criminali supremi, che riguardi l’Afghanistan o Assad, Milosevic o
Gheddafi, l’operazione Regeni o il salvataggio della democrazia turca grazie a
Erdogan, ci sono gli ascari della Kultur.
Alias,
i paginoni detti culturali, astruserie elitarie da far sentire un allocco non
solo il proletario, ma perfino un laureato di cospicui studi. Pagine perciò
utili, con l’effetto esclusione e umiliazione, alla lotta di classe dall’alto, che
hanno un loro campione in tale Federico Ercole. Quanto più splatter, orrido,
corruttore, cultore di violenze efferate, sollecitatore di massacri e devastazione, è un nuovo videogioco, tanto
più orgasmatici sono i peana di Ercole. Il personaggio pare muoversi tra incoscenza
e complicità con quanto è alla radice della necrofilia che gli Stati Unii
coltivano nel proprio ventre e rovesciano sul resto del mondo. E naturalmente
non poteva mancare all’appuntamento con i Pokemon, che la sua tagliente
intelligenza ha classificato nell’amabile mondo del ludico. In pagine del
giornale che avviluppano questa vera e propria apologia di reato, questo
incitamento a spersonalizzarsi, se non a delinquere, si parla anche di altro.
Tipo della campagna di killeraggio di afroamericani in corso negli Usa, su cui
sono chiamati a sdottoreggiare comparse mediatiche rotte a ogni imbecillità: la
diffusione delle armi, il secondo emendamento, il razzismo latente o patente,
il disagio sociale, l’esclusione, l’incomunicabilità tra le comunità, bla bla
bla.
In
tanto, qualche pagina più avanti, Federico Ercole inneggia a tutto quello che è
stato inventato e viene inventato, esaltato, diffuso, consumato al fine preciso
di rendere normale e addirittura affascinante una polizia militarizzata,
composta da energumeni in foia di pestaggio e spari in testa, appositamente
addestrata perché i neri, e non solo i neri, si rassegnino. E, se non lo fanno,
giustifichino l’inaugurazione di quei campi d’internamento, già allestiti dalla
FEMA (Protezione Civile) in tutti i 52 Stati, in vista delle sollevazioni che
ci saranno quando la gente non ne potrà più. O quando troverà gli occhiali che
fanno scoprire i messaggi subliminali.
E’
il processo in atto in tutto l’Occidente. Dalle nostre partri la via la indica
Erdogan che ha appena chiuso 130 pubblicazioni e incarcerato una cinquantina di
giornalisti, oltre a 60mila altri sospetti. Autoattentati e autogolpe a questo
servono. E’ confermato dall’11 settembre in poi. Germania e Francia si adeguano
di corsa: Guardia Nazionale di nuova istituzione, tipo i pretoriani dell’imperatore,
militari in strada, forze speciali, sorveglianza totale. I sospetti? Tutti. E’
il nuovo ordine mondiale, bellezza. Gli attentati servono a questo, non lo vuoi
capire?
Manifesto e Amnesty:
meglio Erdogan che Al Sisi
C’è
Erdogan, al confronto col quale il presidente egiziano Al Sisi,
malauguratamente laico e non Nato, è una mammoletta (diffidate dalle nefandezze
che gli attribuiscono le vivandiere dell’Impero: è la tecnica Saddam,
Milosevic, Gheddafi, Chavez…). Ci sono i capi che dalle capitali occidentali
ordinano l’eliminazione dalla faccia della terra di paesi e popoli. Ma chi va a
fiaccolar al Pantheon il “manifesto”, e con lui Amnesty Italia, e con loro
Arci, triplice sindacale, Acli, i sindacalisti degli embedded Federazione della Stampa e Usigrai, con la faccia come il culo, Save
the Children, (quella del Viagra data da Gheddafi ai suoi soldati perché stuprassero
bimbetti) e tutto il cucuzzaro ripugnante dei fiancheggiatori dei creatori di
Pokemon e Isis? Ma come non indovinarlo: Giulio Regeni. Sì, proprio quello che
a Londra se la faceva, nella simpatica ditta “Oxford Analytica”, con i più
fetidi arnesi dello spionaggio atlantico e degli squadroni della morte: McColl,
Young e Negroponte. Povero ragazzo che si è fidato di chi lo ha spedito a
immolarsi per una bella provocazione a un presidente che si era permesso, con
grave scorno del “manifesto”, di liberare gli egiziani dai cari e fidati
Fratelli Musulmani.
Qualcuno
al Pantheon avrebbe potuto scorgere qualche tesserino Cia. Qualcuno a Monaco
avrebbe potuto intravvedere battaglioni di reparti speciali zampettare in giro
per tre ore lasciando fare a un mattocchio iraniano. Qualcuno a Rouen o a
Nizza, a Ansbach o a Wuerzburg, avrebbe potuto fare domande sconvenienti sul perché
quelli che oscurano siti eversivi e ne catturano i titolari, non hanno mai
beccato quelli dei siti Isis che rivendicano ogni nequizia. Qualcuno a Parigi,
Bruxelles e altrove potrebbe aver visto che i terroristi si sarebbero potuti
bloccare vivi meglio di un piccione a San Marco, ma che li si ammazzano apposta.
Qualcuno avrebbe potuto… se intanto non fosse stato impegnato ad acchiappare
quel maledetto Pokemon.
Ottimo articolo che coglie il senso della realtà che i media allineati cercano di occultare e la realtà virtuale. A proposito di Ottico e di occhiali, c'è questo piccolo capolavoro di De Andrè, scritto alcuni anni fa con un significato che può avvicinarsi ai temi della "realtà virtuale".
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=MAN30uMp1f4
Bello! Grazie Alex1
RispondiEliminaCiao Fulvio!
RispondiEliminaMi scuso in anticipo per la lunghezza dell’intervento, ma il piatto era talmente ricco che non ho esitato a ficcarmici! Scusa ancora se occuperò due “finestre” di commento.
A quanto hai giustamente e acutamente notato, aggiungerei un dato: la NON CASUALITA' fra aumento dell'ESERCIZIO della violenza da un lato, sia da parte dei "legittimi" titolari, sia da parte di "illegittime" schegge impazzite, esercizio "gratuito" o "necessario" a questo punto diviene di interesse secondario, e BANALIZZAZIONE della violenza dall'altro lato. E' un processo parallelo che parte da lontano. Una "corrente", quella rivoluzionaria per intenderci, che legittimava, anche nelle punte più estremistiche, un impiego della violenza comunque LIMITATO, SUBORDINATO a precise condizioni, si andava esaurendo e l'Occidente era invaso da ondate di violenza inedita e legale, perché, si diceva, virtuale, fittizia. Cartoni animati prodotti per un mercato, quello giapponese, troppo diverso dal nostro per consentire un'operazione del genere, erano dati in pasto senza alcuna mediazione alle giovani generazioni che - allora - passavano i pomeriggi davanti alle televisioni. Alla levata di scudi dei soliti "bacchettoni", improvvisati maestri di pensiero e "nipponisti" da due lire opponevano il fatto che la violenza vista, celebrata, era come una valvola di sfogo che impediva i crimini, prova ne era il bassissimo tasso di criminalità nel Paese del Sol Levante. Idioti, se ci erano, criminali, se ci facevano. I giapponesi vengono da secoli in cui l'esercizio della violenza non era e non è un tabù, ma i detentori della stessa devono, anzi DEVONO tutto maiuscolo, incarnare gli ideali confuciani e, al contempo, possedere l'autocontrollo e l'autodisciplina zen, degli antichi detentori della stessa. L'esercizio della violenza è una Via, un Do, o un Dao, se ci piace pronunciare lo stesso segno nella lingua d'origine. Naoto Date, alias Uomo Tigre, agli occhi di un giapponese incarnava l'ideale di eroe, di Shi, direbbero i cinesi, si badi NON di supereroe, ma di vero Uomo, e la violenza gratuita che condiva abbondantemente quasi ogni puntata, serviva a farne risaltare ulteriormente le doti morali. Cito questa serie animata perché qualcosa già allora, di questo, era arrivato anche a me ragazzetto: non ci voleva molto, i cliché violenza+pistolotto morale sul senso del DOVERE erano lo schema di ogni puntata. Non era un caso che, nel Giappone del dopoguerra, il genere di animazione più esplorato, in tutte le sue forme, era il BILDUNROMAN, per gli stessi motivi per cui andava tanto di moda da noi un secolo prima. A noi, tuttavia, ragazzetti dei pomeriggi sulle TV private, tutto questo non arrivava quasi per nulla: arrivava il sangue che scorreva copioso sul ring, le sedie e i tavoli spaccati, i coltelli e i tirapugni, e le teste rotte. Prima banalizzazione, la breccia era stata fatta. Le serie animate successive importate negli anni Ottanta e Novanta sarebbero state - marxianamente - il riflesso di una società sempre più disgregata, quella nipponica, la violenza sarebbe stata sempre più eccessiva e gratuita. Dello stesso tenore i videogiochi, i cosiddetti "shoot'em up". "Sparatutto": n'do cojo cojo. Munizioni infinite, niente mira, o scrupolo, realismo che da Green beret degli Ottanta a oggi è decuplicato, in maniera impressionante. Ma sono mostri, oppure è tutto inventato, bacchettoni che non siete altro: i ragazzi sanno distinguere fra violenza reale e violenza fittizia. Vero, altrimenti avremmo in giro milioni di persone che ammazzerebbero a vista per gioco. Falso, perché, anche in questo caso, un altro puntello cade: ci si "assuefa". Inoltre, cade anche il puntello della violenza come esercizio "in extremis", da evitare comunque. La gestione non violenta di un conflitto è roba da finocchi o invertebrati: il vero uomo è quello che si fa rispettare perché mena.
(continua...)
(… segue e conclude)
RispondiEliminaUn mio caro amico dell'Ex-URSS mi diceva che Rambo 2 (e successivi) era uno dei film preferiti dei loro ritrovi goliardici fra amici: in un Paese dove tutti sapevano smontare o rimontare un Ak-47, vedere in VHS una minchiata del genere faceva lo stesso effetto per noi di Altrimenti ci arrabbiamo (ciao Bud!), con l'enorme differenza che l'eroe, anziché risultare simpatico e quindi legittimato nel suo esercizio artistico, "barocco", della nobile arte della scazzottata, era deriso come un povero pirla, tra una vodka e l'altra. Qui invece era un eroe, per il nascendo popolino dei videogiochi-film di chuck norris-stallone-terminator-ecc. Da ragazzino andavo in campeggio in montagna orgoglioso del mio Opinel che faceva la punta ai sassi... finché non mi imbattevo nell'inevitabile sborone col suo coltello "da rambo" a doppia lama! Anche qui, vedo IL CACCIATORE di Cimino e subito dopo, giusto per tirarmi una martellata sugli attributi, un qualsiasi film di Tarantino e mi rendo conto che non è la violenza in sé il problema, ma la sua banalizzazione, la riduzione (in tutti i sensi!) filmica della seduta psicanalitica di uno psicopatico (e personalmente spiace, perché c'è indubbiamente del talento). Veniamo ora all'altro lato della medaglia: la banalizzazione della violenza, infine, "sbarca" nella vita reale: telegiornali pieni di morti ammazzati, barconi che spariscono inghiottiti, profughi ammassati dietro a fili spinati, palestinesi lasciati a terra da colpi sparati ad altezza uomo, ucraini che giocano al tirassegno con lanciamissili Tochka-U sulle case degli abitanti del Donbass - il MACRO - filmati di telecamere a circuito chiuso o telefonini con scene raccapriccianti di pestaggi, investimenti, incidenti di vario genere date in pasto come SHOW - IL MICRO: MACRO+MICRO=somma ZERO (e 100% di assuefazione) missione compiuta, i media hanno assolto il loro compito. Un domani - non tanto lontano - un qualsiasi personaggio munito -o meno - di un distintivo potrà, in nome della "sicurezza", prelevarmi, farmi sparire, o far sparire la mia famiglia, e i miei vicini diranno: beh, se era pericoloso (anche se a me non sembrava, ma meglio non dirlo troppo in giro), han fatto bene! Una bella carica di celerini con proiettili sparati non più in aria (quando mai lo è stato!), sarà salutata unanimemente come una vittoria della "sicurezza". La verità è che, come il profetico Sergio Leone simboleggiava nella scena iniziale di Giù la testa, ci stiamo riducendo a formiche su cui pisciare sopra. Alziamola, la testa, finché possiamo.
Un caro saluto.
Paolo Selmi
Paolo Selmi@
RispondiEliminaTi ringrazio della dotta analisi a commento del discorso sulla violenza. Ho sempre detestato tutto quello che ci veniva dal Giappone, probabilmente perchè non ne conoscevo la componente arcaica ma solo i pessimi fumetti e cartoni. Credo che vada sottolineato che i videogiochi e i film di cazzotti e ammazzamenti germinano spontaneamente da una società nutritasi del sangue altrui nella sua stessa origine, ma poi diventano asset strategici per formare marines che scuoiano iracheni, poliziotti che massacrano neri, Isis che polverizzano ossa e culture. Tutti asset necessari agli psicopatici del mondialismo.
Concordo pienamente... purtroppo è un brutto, bruttissimo segno di degrado.
RispondiEliminaSul discorso delle tradizioni orientali e sulla violenza sono d'accordo con Paolo Selmi. E' la stessa cosa che si puo' dire delle arti marziali, da quelle con una forte componente filosofica e meditative come il Taji Chi Chuan ed il Kung fu, a quelle che con la cultura non c'entrano niente come il Full Contact odil Krav Maga, uscite nei primi anni novanta, che hanno come filosofia solo quella di menare le mani.
RispondiEliminaUn punto di vista interessante che va contro al pensiero "democratically correct" che esulta rispetto ai musulmani andati ieri in chiesa a pregare ed a "dissociarsi" dal terrorismo "islamico". Una dissociazione che anche molti dei più ben disposti vorrebbero diventi un'abiura ed un'accettazione de facto della cultura del modello occidentale e dei suoi valori. Modello nel quale si vorrebbero loro rassegnati ad essere negli ultimi posti della scala sociale. Una sorta di assimilazione pacificata in tempi rapidi.
RispondiEliminahttp://www.huffingtonpost.it/2016/07/31/murgia-musulmani-chiesa_n_11287822.html?ncid=fcbklnkithpmg00000001
" Sembra che l’umanità abbia compiuto un altro scatto verso l’evoluzione: la realtà virtuale inserita in quella fisica, felice matrimonio che universalizza il ludico in tempi per altri versi cupi e deprimenti "
RispondiEliminapraticamente il ritratto di due Marò
https://www.mzw-widerstand.com/einige-fakten-ueber-erdogans-stammbaum/
RispondiEliminaMi domando come la pensi sull'evoluzione di questo fenomeno false flag (dei terroristi, non dei Pokemon) la signora Paola Pisi del sito Uruknet, un tempo all'avanguardia della controinformazione rivoluzionaria. Tutto cominciò in Iraq della cui causa si era fatta paladina per anni...e ora tace. Per me è un mistero. Forse Lei Signor Grimaldi mi può aiutare a capire come ragionano/procedono questi suoi colleghi nella loro battaglia.
RispondiEliminaCosa ne pensate dell'espulsione combinata in fretta e furia al nazionale azzurro di cricket per aver semplicemente parlato con un amico di un ipotetico attentato all'aeroporto di Orio, della possibilita' che possa essere effettuato? Senza poter essere ascoltato e senza nessuna possibilita' di difesa, per le sue origini pakistane?(Balotelli attento, non ti mettere a parlare di isis o di islam, non si sa mai...)
RispondiEliminaAlex 1#
RispondiEliminaIl fantaccino Alfano risponde al fischio del pecoraro e rastrella qua e là a capocchia.
Anonimo@
RispondiEliminaHo perso di vista Paola Pisi da parecchi anni, da quando mi ha coperto di insulti per il mio sostegno all'Iran di Ahmadinejad.
tra pokemon e zombi..
RispondiElimina"in assenza di capacità di sognare un mondo diverso, possono generarsi mostri reali. Insomma, se il sonno della ragione genera mostri, l’incapacità di sognare alternative non è da meno"
https://www.carmillaonline.com/2016/08/03/zombie-scenari-apocalittici-incapacita-sog
E intanto i media celebrano lo sfondamento dei ribelli ad Aleppo, dipingendo il "regime" come agonizzante e pronto a cadere nonostante le ultime notizie parlino di un esercito lealista lanciato alla controffensiva. Ovviamente quando parlano di lotta al Califfato raccontano solo i raid americani e le avanzate di curdi ed iracheni, dimenticando completamente il ruolo svolto dall'esercito arabo siriano. Ho addirittura sentito un commentatore arrivare a dire che la Turchia è l'unico baluardo laico nella regione. Perchè si sa la Siria del "dittatore" Assad non esiste.
RispondiEliminaNel frattempo i nostri impavidi giornalisti si accorgono ora, dopo 17 anni, che in Kosovo esistono campi di addestramento dove istruttori ex UCK formano carne da cannone per il Califfato. Due di questi si trovano, guarda caso, a due passi da Camp Bondsteel. Ennesima dimostrazione di chi finanzia veramente il terrorismo. Questa notizia mi ha ricordato un servizio del tg3 fatto quando il Papa era in visita a Sarajevo. I due inviati andavano a caccia di un campo di addestramento di terroristi in Bosnia, arrivati nel villaggio dove avrebbe dovuto trovarsi nessuno aveva visto o sapeva nulla. Il megio però doveva ancora venire. Arrivati a Sarajevo intervistano il ministro dell'interno bosniaco che, in una girandola di parole, prima ammetteva che esisteva il problema, poi minimizzzava il fenomeno negando la presenza di campi di addestramento. Cilegina finale sulla torta: messo alle strette dalle domande della giornalista non ha trovato niente di meglio da fare che accusare i Serbi di diffondere queste voci per gettare benzina sul fuoco e riaprire la guerra civile. Inutile dire che i due inviati non hanno minimanente pensato di andare ad intervistare i Serbi. Si sa loro sono cattivi.
Notiza da Pandora tv: Milosevic sarebbe stato prosciolto dal "Tribunale dell'Aja". Oltre alla vergogna dovuta al silenzio totale dei media nostrani, c'e' da chiedersi se qualcuno paghera' per questo "errore" e se ci sara' un risarcimento con richiesta di scuse. Dovremmo essere contenti per questo proscioglimento postumo,ma a me sembra la beffa oltre al danno. Poi ci sara' sempre qualcuno che dira', stile Blair, che "in ogni caso il mondo e' migliore senza il "dittatore"...
RispondiEliminaAlex 1@
RispondiEliminaE' vero.
Non sono riusciti a provare i suoi "crimini contro l'umanità" o "di guerra" e dunque l'hanno ammazzato. E ora prosciolto. Così qualche serbo si rincuorerà e crederà alla giustizia.
Succederà anche a Saddam, a Gheddafi, fra cent'anni.
Caro Fulvio,
RispondiEliminaGrazie per i tuoi articoli, per la tua integrità e per il lumicino che assieme a pochi altri porti nell'osceno mondo che ci circonda.
Permettimi di uscirne un attimo e di farti un appunto.
Star Trek è una bellissima serie televisiva nata dalla fantasia e dall'energia vitale di Gene Roddemberry che NULLA ha a che fare con i filmacci che passano al cinema oggi e che ne stuprano il marchio. La serie originale, come quelle che seguono finquando il suo creatore ha avuto modo di esercitare un controllo sull'opera finale sono esempi della più pura, elevata, visionaria fantascienza. Un magnifico strumento per allargare la fantasia e arricchire la coscienza. Altro che militari usciti da Star Trek..
Un saluto.
Evelyn
Ammirazione infinita da parte mia verso Slobo fine politico e mente lucidissima,intelligenza sopraffina messa a sevizio per il bene del suo popolo.Questo proscioglimento certifica il suo martirio non solo in quanto serbo ma di tutti gli antimperialisti
RispondiEliminaOra lo hanno prosciolto, 10 anni dopo la morte e dopo averlo denigrato e accusato di ogni nefandezza, arrivvando addirittura a travisare completamente il dicorso che fece in Kosovo nel 1989. (il più bello che abbia mai letto, altro che quello di Obama al Cairo)
RispondiEliminaHo notato però che, commentando la notizia, Chiesa dà credito ad alcune voci che circolano da anni, secondo cui Milosevic e Karadzic si odiavano e che Slobo fosse contrario alla costituzione della Republika Srpska. Tempo fa avevo letto su un sito un'ottimo articolo che smantellava completamente la versione "ufficiale" del massacro di Srebrenica. Mi aveva però colpito che l'autore del pezzo, citando fonti serbe altolocate e secondo lui molto affidabili, accusava Milosevic di essere in combutta con gli Americani e di avere attirato i Serbi di Bosnia in una trappola avvallando la versione ufficiale del massacro. Sempre secondo lui Milosevic avrebbe tradito i fratelli come nel 1999 quando cedette alla NATO e ritirò l'esercito federale dal Kosovo lasciando campo libero all'Uck.
Non ho mai creduto a queste voci, men che meno dopo avere letto l'ultima intervista di Slobo con te Fulvio. Purtroppo però trovano spazio in diversi siti di controinformazione secondo i quali i Serbi erano divisi e combattevano anche tra di loro, mentre secondo i media mainstream erano un blocco unico,tutti macellai nel tritacarne jugoslavo.
Algoritmo per borse applicato anche a guerre e politica da parte di SION.USA.SION. 11 settembre copiato dal film Il tocco della medusa, del 1978, con richard burton. Copiaincollato o quasi dopo 23 anni. Scenario: aereo che si schianta contro grattacielo isolato nel centro di Londra. Vedi anche “Effetti collaterali” con arnold schwarzenegger. Scenario: primi rapimenti di occidentali in Afghanistan. Telo rosa pesca sullo sfondo, armati in passamontagna nero e mimetica che puntano kalashnikoff sul malcapitat* !!!
RispondiEliminaIl tocco della medusa (The Medusa Touch) è un film del 1978 diretto da Jack Gold. È tratto dall'omonimo romanzo di Peter Van Greenaway. Danni collaterali (Collateral Damage) è un film del 2002 diretto da Andrew Davis, con protagonista Arnold Schwarzenegger. Il film racconta di una serie di attacchi terroristici avvenuti in diverse città statunitensi da parte di estremisti colombiani, in cui un vigile del fuoco che, a causa di questi attentati ha perso la famiglia, prende l'iniziativa di farsi giustizia da solo e fermare il principale artefice dell'attentato. Il titolo fa riferimento ad una frase che viene detta nel film, con la quale la morte della famiglia del protagonista, su cui si incentra la trama, è definita dall'interlocutore "effetto secondario di un'azione di giustizia", un "danno collaterale" appunto. I soliti copijoni! Un poco di fantasia anche nel male!
Marilù