Questo paese, non essendo mai stato protagonista, se non
due millenni e mezzo millennio fa, rispettivamente Roma e Firenze, vive di tifo
per gli altri ai quali si accoda da subalterno sistemico: Guelfi e ghibellini,
Napoli e Juventus. L’italiano è abilissimo a convincersi di crederci, anche se
poi l’intero gioco viene condotto da un miliardario cinese, o, più in alto, da
una combriccola mafiosa (FIFA, UEFA, CONI) più vicina alle stelle e strisce che
sventolano sulle banche che alle stalle dove sta lui. Così, nella congiuntura
abietta della campagna elettorale americana, una cosa mai vista, tanto
moralmente lurida e giuridicamente criminale da fare apparire un circolo di boy
scout la ‘drangheta. Un sistema elettorale che sta alla correttezza e alla trasparenza
come Totò venditore della Fontana di Trevi sta al settimo comandamento, o come Sindona sta a Giorgio Ambrosoli. In ognuna delle ultime tre tornate è
finito in brogli grazie a un’impresa di conteggio elettronico dei voti
ampiamente manipolabile e manipolato, ma collegato ad altissime figure
dell’establishment.
Eppure tutti, menati per l’anello al naso dai media (di
cui sappiamo dal pentito tedesco che, appena di rilievo, sono al soldo della
Cia) si appassionano ai giocatori in campo, come se le loro virtù e vizi
potessero decidere l’esito della partita. Così c’è chi individua in Obama il
buono e volenteroso, sorvolando sulle tre guerre ereditate dai neocon di Bush e
incrementate a sette, sugli assassinii mirati extragiudiziali su sospetto da lui
inventati e freneticamente praticati in tutto il mondo, sulla bancarotta
economica, sul disastro sociale, sulla riforma sanitaria regalata alle
assicurazioni, sui salvataggi della delinquenza bancaria, sull’impoverimento
totale del 20% dei cittadini, sull’ammazzamento di un nero ogni due ore, sul
rafforzamento delle misure di Stato di polizia inaugurate in virtù dell’11
settembre, sul numero di immigrati espulsi, maggiore di quello di ogni
presidente precedente, sui regime change
a gogò tentati e sui colpi di Stato in paesi sovrani ma con governi sgraditi
(Honduras, Paraguay, Ucraina).
Poliziotto
buono, poliziotto cattivo
Questi acuti analisti sdottoreggiano su quanto il povero
Obama sia stato minchionato e trascinato di disastro in disastro dalla guerrafondaia
Hillary. Frugando nei cassetti e nelle frequentazioni di Trump e della sua
avversaria, speculano con raffinatezza dialettica su quali settori della
società americana si riconoscano nell’uno o nell’altra e a quali destini
indirizzeranno rispettivamente le nostre vite e l’intero mondo. E’ la
riedizione dell’antico mantra della Reticella dei comunisti sulle
“contraddizioni interne all’imperialismo”, la cui unica validazione sta nella
consolazione dell’attuale inanità, propria e delle forze produttive. Visto che
noi stiamo qui a farci le pippe scadendo nell’assoluta irrilevanza politica e
sociale (difatti non ci resta che la forza e la resistenza dei popoli
aggrediti, ma questo non lo riconoscono, trattasi di “dittature che bombardano
la propria gente”), la fine di capitalismo, imperialismo, neoliberismo, magagne varie, sarà determinata dalle
contraddizioni interne all’imperialismo e, meglio ancora, dalle contraddizioni
tra “imperialismi” (la Russia non la scampa da questi maestri della geopolitica).
Come sopra Totti c’è Pallotta e quanti gol deve prendere
Donnarumma al Milan lo decide, dopo consulto con Angela Merkel, Theodoridis,
segretario generale UEFA, così la nostra, la precedente e la successiva
generazione ha assistito a un teatrino, anzi teatrone, elettorale di pari
natura: burattinaio in alto dietro le quinte, burattini sotto che si mostrano e
se le danno di santa ragione. Parliamo tanto di Bilderberg, Rothschild, Rockefeller,
Trilateral, cupole mafio-massonico-talmudiste. Alla luce della strabiliante
onnipotenza finanziaria dei loro membri, che ridicolizza quella di interi Stati
e compete con il PIL mondiale, gli attribuiamo il potere di decidere le sorti
del genere umano e, nel dettaglio, quelle di governi, culture, assetti sociali,
guerra e pace. Ma poi il virus del tifo s’impenna, detta legge e torniamo ad
arrabattarci, con immutata passione e convinzione, tra Hillary e The Donald e,
scadendo nell’infimo, tra Renzi e Bersani.
I Cinque Stelle li lasciamo fuori. In questa partita non
ci stanno. Sono la variabile impazzita che a volta sfugge al controllo del
pinnacolo della piramide. Succede anche negli Stati Uniti. Ma si rimedia
subito. Pensate alla dinastia Kennedy, agli spari, all’ospitale e promiscuo
letto di Marilyn Monroe, all’annegamento di Chappaquiddick. Pensate ad Al Gore,
pacifista e ambientalista (pseudo), vincitore contro Bush per mezzo milioni di voti, ma seccato dal voto
dei babbioni reazionari installati nella Corte Suprema da grandi “liberal” come Reagan e Bush padre. E
forse lo è anche Donald Trump una variabile impazzita. Se guardiamo a chi hanno
dietro, a proprio supporto, lui e lei, il tycoon pare un cammello disperso nel deserto.
Finora il pinnacolo elitista, malthusiano e mondialista ha
sempre contrapposto due burattini relativamente credibili, almeno per quella
maggioranza che si presta a farsi sodomizzare dai media: Reagan-Mondale,
Bush-Clinton, Obama-Romney, alternando un destro a un presunto sinistro e anche
un fesso a un furbo. Escono tutti dalla stessa covata del cuculo che incista le
sue uova nel gran nido dei candidati spuri e di fantasia, vedi il povero, il
miserabile Sanders, lo Scilipoti elegante. Coloro che si dialettizzano su una
contrapposizione Obama-Hillary, si sono scordati del meccanismo poliziotto
buono poliziotto cattivo. Hillary che squarta la Libia e Obama che sparge il
colera capitalista per le vie dell’Avana ottengono entrambi il risultato
ordinato dal pinnacolo, una volta con metodo soft e l’altra hard, a
seconda di cosa si tira dietro l’opinione pubblica del gregge.
Variabile
impazzita?
L’ipotesi di un Trump sfuggito al direttore d’orchestra e
che fa il solista stonando è confortata dall’armata smisurata dei poteri veri,
quelli direttamente all’orecchio del Pinnacolo, schierati davanti, di dietro e
ai lati di Hillary Rodham Clinton. Ci sono tutti: i servizi d’intelligence, gli
armieri e gli armati, Wall Street e tutta la finanza criminale, i cinque enormi
aggregati mediatici che sono quanto rimane del pluralismo dell’informazione Usa
(noi imitiamo con Stampubblica), l’industria della sicurezza, Big Pharma, Big
Oil, Agribusiness, l’industria estrattiva (HC sostiene la tecnica sismagenica
del fracking), la Federal Reserve, Hollywood,
tutta l’industria delocalizzatrice e dunque i fautori del liberoscambismo
imperiale CETA, TTIP, TTP,TISA, le androfemministe, l’intera banda terrorista
degli ex.repubblicani neocon di undicisettembrina memoria, l’intellighenzia
integrata, neri e latinos spaventati dalle sbruffonate di Trump.
Impennata d’eleganza, poi, ciliegina su questa torta di
inqualificabile materia, le Pussy Riot con il solito pornovideo anti-Trump.,
non dissimile da quello in cui si infilavano polli nella vagina, o si
masturbavano sull’altare della Madonna. Per chi, come i Clinton, è sospettato
di pratiche pedofile e omosessuali (vedere in rete i titoli di varia stampa) e
intimeggiava con tipi come Weiner che si esibiva in internet a quindicenni,
niente di strano. Infine ci sono, con l’entusiasmo del cane che scodinzola al
suo bastonatore, i vassalli, valvassini
e valvassori. E sguatteri come noi, dal 1945. E con Trump chi ci sta?
Gli sfigati d’America, le classi che le reaganomics e poi Bush e Obama hanno
ridotto in miseria, quelli che un appassionato di rivoluzioni colorate e di
rovesciamenti del vero come Caldiron definisce sul “manifesto”, “la nuova destra che corre con il miliardario”.
Qui pare che non ci siano che destre, ma quella che morde, quella dei ricchi, è
oggi tutta con Hillary.
I
lipizzani del manifesto
Menzione speciale per il “manifesto”. Il giornale che,
con la sua testatina, insulta storia, martiri e tutti noi, ma, patinato com’è
ora è sicuramente caro a Soros, non poteva mancare nel sottoscala dei grandi
elettori sopra elencati. Giornale di innocua opposizione nella bassa cucina
domestica, diventa mirabilmente di servizio quando si va alle grandi questioni
del mondo. Tipo dittatori da abbattere, Putin da esorcizzare, Regeni da far
esplodere tra i piedi dell’Egitto e, appunto, Hillary da votare. Per Hillary ha
messo in campo il meglio dei suoi lipizzani
danzanti. Allo schiocco del domatore si esibiscono in mezzo
passo, counter-canter, cambio al volo, piroetta, passage, piaffe, D’Agnolo
Vallan, Moltedo, Celada, Catucci, Portelli, Tonello, Caldiron del Talmud,
addirittura, dal lontano Afghanistan, i collaudati chierici della “società
civile” afghana, quella che all’oscurantismo dei Taliban senz’altro preferisce
i civili occupanti. Tutti impegnati per la candidata sacralizzata dall’essere
donna e delle donne. Chi temerariamente turibolando sacri incensi alla Clinton,
chi, per non compromettersi davanti a futuribili vergogne, scagliando napalm
verbale sull’orrido sessista, razzista, xenofobo, misogeno, mal pettinato.
Soros, grande
elettore di Hillary
E se Trump vince? Potrebbe essere. La recente bomba
lanciata dall’FBI sulla Clinton esplodendo ha aggiunto all’alto tradimento
dell’email di Stato su server privato, già esaminato e sminuito per carità di
patria in “grave trascuratezza”, la vergogna di uno scandalo statal-sessuale di
ancora non misurate proporzioni. Hillary, la “Ersatz-figlia” di Hillary, capo
del suo staff e suo braccio destro fin dalla Segreteria di Stato, Huma Abedin e
suo marito Anthony Weiner, ex.deputato ebreo ed ex-candidato sindaco a New
York, si servivano per le loro comunicazioni tutti quanti del computer privato
di Hillary e di quello altrettanto privato di Weiner. Anche per le
comunicazioni secretate di Stato. Anche per i messaggi di Weiner nudo a
ragazzine minorenni.
Se ora la necrofaga della Libia e del linciaggio di
Gheddafi, di fronte all’inaccettabile e incontrollabile Trump, dovesse essere
portata nella stanza ovale, magari a forza dei soliti brogli, questi suoi
trascorsi, e molti altri legati al suo sistema “pay for play”, con cui, da Segretaria di Stato, offriva prestazioni
politico-economiche-militari in cambio di finanziamenti alla sua Fondazione, la
rincorrerebbero con denunce, inchieste, rivelazioni, per tutta la durata del
mandato. Rendendo assai precarie le manovre del Pinnacolo proprio nel momento
dell’assalto alla Russia, di cui Hillary si è fatta garante, e dei passi avanti
verso il comando sul mondo.
Jim
Comey, salvatore della patria, o risorsa estrema della Cupola?
Vogliamo credere che Jim Comey, direttore dell’FBI, non
abbia agito su istigazione dei russi, come allude l’establishment pro-Clinton
che ha individuato Putin dietro a ogni brutta notizia sulla candidata
democratica, ma perché proprio non ne ha potuto fare a meno di riaprire
l’inchiesta sulle mail dell’allora Segretaria di Stato. Dopo essere stato
ostacolato dal ministro della Giustizia Loretta Lynch, amica dei Clinton e da Bill portata alla ribalta governativa,
nelle ricerche sul computer di Hillary, ha invece scoperto 650mila mail relativi
a suoi affari privati e di Stato (ma si vocifera anche su giri di pedofilia
frequentati a suo tempo da Bill insieme all’amico miliardario Epstein,
condannato per prostituzione minorile) su quello dell’esibizionista Weiner. E’
la circostanza per la quale Trump presidente potrebbe diventare l’inevitabile
piano B per il Pinnacolo, anche detto “Stato profondo”. Per poi magari
liberarsene se dovesse continuare con le mattane anti-Nato e filo-Putin.
Risulterebbe che
Comey abbia agito anche su spinta di una rivolta dei quadri intermedi dell’FBI,
fin lì frustrati dal blocco all’inchiesta imposto da una magistratura ligia
alla Lynch. Forse avevano ancora nel gozzo quella subitanea liberazione e restituzione
a Israele dei cinque agenti del Mossad dall’FBI arrestati mentre, giubilando,
da un terrazzo di fronte filmavano la caduta delle Torri Gemelle, ovviamente
essendone a c onoscenza preventivamente. Per inciso, che Obama balli appeso
agli stessi fili che manovrano Hillary è deducibile anche dall’intimazione da
lui rivolta a Comey di “non esagerare con
Hillary che è la nostra speranza”.
Ripeto, divergenze di interessi tra diversi settori dell’economia e, dunque,
della politica americana possono anche verificarsi, per esempio petrolieri
trattativisti piuttosto che militari bombaroli. Ma da qui ad argomentare
scontri addirittura ideologici tra un Obama e una Clinton ce ne corre troppa. In
ogni caso il Pinnacolo riduce poi tutto at
unum.
Le
opere e i giorni di Hillary Clinton
A questo punto non ci resta, a documentazione delle buone
ragioni dell’intera planopia assemblatasi per caricarsi la candidata bella,
brava e buona e portarla fino alla Casa Bianca, che riesumare dalle profondità
quanto della consorte dello sventratore della Jugoslavia e masskiller dell’Iraq
è stato da questi corifei seppellito. Rottame psicofisico, minato da una serie
di emboli e commozioni cerebrali, evidenziati da svenimenti, gambe malferme su
gradini, mosse e smorfie isteriche, vuoti di memoria, ha sotto casa una tale
palude infestata da coccodrilli, per dire delitti e abusi, da far sembrare
probi statisti Bokassa o Amin e Hitler un dilettante.
Il golpe in Honduras, la guerra alla Libia con annesso
linciaggio di Gheddafi, la creazione dell’Isis mediante trasferimento di
tagliagole dalla Libia alla Siria (e, da lei non protetto, ci ha rimesso le
penne il trafficante ambasciatore Usa a Bengasi) sono opera sua. Personale.
Prima si era limitata a spingere il marito a distruggere la Serbia e a
bombardare l’Iraq sotto sanzioni. Poi a plaudire alla guerra all’uranio di Bush
sotto il pretesto che Saddam aveva armi di distruzione di massa e la mano negli
attentati dell’11 settembre. Alla sua vice al dipartimento di Stato, Victoria
Nuland, ha insegnato come organizzare la nazificazione dell’Ucraina.
A proposito di paternità dei bruti jihadisti, i loro
creatori e finanziatori, Arabia Saudita e Qatar, sono anche i massimi
contribuenti alle spese elettorali di Hillary: il 20% delle sue spese la prima
volta, 25 milioni di dollari stavolta dalla sola Arabia Saudita. “Finanziamenti
illegali clandestini” li ha definiti il principe ereditario Mohamed Bin Salman.
Gli altri donatori di punta sono Goldman Sachs, JP Morgan, Bank of Amerika (che
dividono le loro attenzioni tra politici delinquenti Usa ed europei). Questi ed
altri dello stesso giro sono però preceduti nella classifica dei massimi
donatori da cinque eccellenze ebree del mondo bancario e mediatico: Sussman,
Pritzker, Saban, Abraham e, primo della lista, George Soros il quale rivaleggia
per prestigio mondiale con followers di
Hillary come Kissinger e
Madonna-Ciccone. Riconoscimento, questo, dell’assoluta preminenza conferita
alla politica estera israeliana a
scapito spesso degli interessi Usa, compresa la guerra all’Iran, innumerevoli
volte assicurata da HC all’AIPAC e direttamente a Netaniahu.
Come
garantirsi successi elettorali
Cultrice dell’integrità dei processi elettorali, ha fatto
demolire Sanders dai trucchi e sabotaggi dell’imparziale Comitato Nazionale del
Partito Democratico. Ribadendo la sovrapposizione degli interessi israeliani su
quelli del resto del mondo, della pace e della giustizia, nel 2006 la senatrice
Hillary parlando alla pubblicazione talmudista “Jewish Press” e riferendosi
alle imminenti elezioni legislative nei territori palestinesi occupati
sentenziò: “Non credo che dovremmo
spingere per elezioni nei territori e se dovessimo farlo almeno facciamo in modo di stabilire chi vincerà”. La sua
simbiosi con quello che perfino inadeguatamente viene definito nazisionimo non
confligge, anzi, con i suoi legami organici con la Fratellanza Musulmana (da
cui la virulenta campagna del consanguineo “manifesto” per il ras islamista
Morsi, contro Al Sisi e a sfruttamento della vicenda Regeni).
Sorella
musulmana
La “figlia adottiva” e capa dello staff di Hillary, Huma
Abedin, è cresciuta in Arabia Saudita. Suo padre dirige una rivista che
sostiene la Fratellanza. Sua madre è presidente dell’Associazione Saudita delle
donne della Fratellanza e ha lavorato con la moglie di Mohamed Morsi. John
Podesta, il corrotto direttore della campagna elettorale di HC che ha tentato
di bloccare l’ìnchiesta FBI, è anche lobbista al Congresso per il regno saudita
e ne ricava 200mila dollari al mese. Del resto che i Fratelli Musulmani,
fondati dai servizi britannici negli anni ’20 del secolo scorso e rilanciati da
Cia e Mi6 nel 1951, fossero intimi della Casa Bianca con Obama e Hillary è confermato dal fatto che il fratellastro di
Barack, Abon’go Malik Obama, presidente della Barack Obama Foundation, è anche
il tesoriere dei Fratelli Musulmani in Sudan. E direttore per il “Progetto
Clima” della Clinton Foundation è Gehad el-Haddad, uno dei massimi dirigenti
mondiali della FM, poi portavoce di Morsi al Cairo. Illuminante, a proposito, è
il dato che tutti i dirigenti delle
varie formazioni jihadiste lanciate contro gli arabi e altri popoli provengono
o dalla Fratellanza, o dall’Ordine Sufi dei Naqshbandis. Ottimo motivo
perché fratelli e sorelle annidati nel “manifesto”, manipolando la tragica fine
del discepolo di spioni anglosassoni, Regeni, giustiziassero verbalmente Al
Sisi e santificassero l’islamista Morsi. Invece a capo dello staff di Trump c’è
il generale Michael Flynn che si dimise dalla Defence Intelligence Agency (servizio del Pentagono) per protesta
contro la creazione e la promozione del califfato.
Non basta? Altre perle dal caveau di Hillary. Ha
rimproverato Obama per non aver lanciato missili sulla Siria nel 2013. Ha
sghignazzato alla notizia che i suoi avevano maciullato e sodomizzato Gheddafi
con una baionetta. Si è opposta a ogni ritiro dall’Afghanistan. Appoggia l’uso
obamiano dei droni per gli assassinii extragiuziali. Ha avvertito che sarebbe
in grado di obliterare l’Iran. Ha definito Putin un Hitler e ha chiesto di
usare “la leva della forza contro la
Russia”. Ha abolito le restrizioni alla vendita di armi (mentre
l’emula-nana Pinotti le ha ignorate) a governi belligeranti come Arabia
Saudita, Kuwait, UAE, Qatar, tutti governi donatori alla Fondazione. Sollecita
da anni una No Fly Zone in Siria. E’ pronta e disposta allo scontro finale con
la Russia. Ovviamente atomico. Obama, poliziotto buono, rimodernando le armi
nucleari per 3000 miliardi di dollari, le ha indicato la strada
Dalla
palude dei coccodrilli all’armageddon
A Hillary e a coloro che l’hanno inventata, e che magari
sperano di traghettarla oltre la palude dove la si è scoperta sguazzare con i
caimani, rimane una carta nella manica: Putin e i russi. Sono anche l’asso da
buttare sul tavolo quando si ritenga giunto il momento dell’armageddon. E’
Putin che ha partorito Trump e lo spara contro gli Stati Uniti, la civiltà
occidental, l’umanità. Sono i russi che hanno fabbricato lo scandalo dell’
e-mailgate e sono russi gli hacker che sono penetrati nei sistemi americani e
che riforniscono Wikileaks di false rivelazioni. E’ Mosca che sta lanciando una
ciberguerra letale agli Stati Unit, che indirizza contro di noi Ufo e alieni,
che mobilita lo Yeti e il mostro di Lochness…. La scena è sistemata perché
Hillary possa allestirci il suo grandioso e terminale Deus ex machina.
Gli Usa sono indebitati in misura megagalattica, se non
stampassero dollari come producono pallottole sarebbero al default. L’economia
è al collasso, turbe di poveri incazzati ora votano Trump, ma domani sono materiale
per i campi di internamento che Obama ha fatto costruire in tutti gli Stati a
implementazione del Patriot Act e successive misure “antiterrorismo”. Le
infrastrutture sono fatiscenti e crollano peggio dei cavalcavia a Lecco, o
della autostrade inaugurate da Renzi. La polizia è diventata un armata di
terminator e ha licenza di violare domicili, bastonare, uccidere. L’unica
industria che tira è quella della morte: guerra, idrocarburi, agroindustria.
Come dettato dal supporter di Hillary, Kissinger: “Chi controlla il petrolio controlla le nazioni, chi controlla il cibo
controlla i popoli.”
E chi vota o fa votare Hillary, o ce la rifila come
scelta giusta, è un manipolatore a servizio, non un giornale.
CONDIVIDO TUTTO.
RispondiEliminaSEI GRANDE FULVIO
Totalmente d'accordo con questo tuo articolo,caro Fulvio!
RispondiEliminaun saluto
Alexfaro
Viene voglia di ripetere con Omero, “Ωλετο πασα καθ’αρχεσ Ιλιον” - Ilion e’ al punto della distruzione.
RispondiEliminaFulvio ha perfettamente sintetizzato la situazione. Ma.... bisogna dirlo, l’ “inqualificabile materia” che copre il truogolo d’infamia - rappresentato dal simulacro di donna papabile e presto papata, “il cui solo pronunciarne il nome infetta la bocca” - e’ solo parzialmente descritta.
Anche il sottoscritto ha dovuto limitarsi alla merda essenziale nel blog “The Clintons’ War on Women.” - http://wp.me/p2e0kb-1Xk -- A scavare di piu’ si scopre una corruzione tale che anche lo stesso termine descrittivo risulta immensamente inadeguato.
A sguazzarci e scompisciarsi di gioia sono i talmudisti, assoluti padroni del paese da Reagan in giu’.
A leggere le morti sospette degli ultimi 25 anni di persone in qualche modo legate ai Clinton mi viene la pelle d'oca..Al Capone era un fiore di campo a confronto.
RispondiEliminahttps://aurorasito.wordpress.com/2016/09/09/una-scia-di-morte-oltre-100-persone-vicine-ai-clinton-morte-in-modo-sospetto/
Lo scandalo delle email ora riaperto dall'FBI però farebbe credere sia in atto una specie di resa dei conti interna al deep state americano, tal Steve Pieczenick, già aggiunto segretario di stato sotto Kissinger e esperto di guerra psicologica nonché inviato in Italia nei caldi giorni del sequestro Moro per assicurarsi che lo statista non tornasse vivo a casa, è uscito allo scoperto nei giorni scorsi parlando di dovere morale di fermare il colpo di stato fatto con la corruzione dalla banda che sostiene la Clinton....personalmente non escluderei colpi di scena sotto forma di una vittoria del miliardario "matto" Trump.
Ho l'impressione vedendo un po' in giro per siti americani e visionando filmati degli incontri dei candidati, che Trump abbia l'appoggio popolare che Hillary neanche si sogna dato il suo tasso criminale tale da far apparire Lucky Luciano un benefattore al confronto.
Credo che stavolta per farla vincere dovranno ricorrere ai più grandi brogli della storia e sì che loro di brogli ne hanno fatti, basta ricordare la penosa sceneggiata dell'elezione del 2000 con la Florida tenuta in bilico e poi consegnata fraudolentemente a Bush Jr.
Ovviamente in tutto questo i media continuano ad apparire schifosamente per quello che sono ormai diventati, delle prostitute aduse a dire qualsiasi bugia stratosferica restando seri, senza arrossire minimamente di vergogna; proprio stasera ho potuto disgustarmi ancora una volta per un servizio della presstituta Botteri, ormai talmente convinta delle storie che racconta da apparire quasi una vittima di lavaggio del cervello del Tavistock Institute, che riportava dell'ultimo discorso di Trump e del suo subitaneo allontanamento dal palco ad opera della sicurezza per paura del gesto di un patsy, di quelli che loro da Kennedy a Luther King conoscono molto bene, dipingendolo quasi come fosse stato un colpo di teatro dello stesso Trump.
Ha fatto vedere persino l'intervista dell'uomo che avrebbe costituito la causa dell'allarme che dichiarava, che sì lui è sempre stato repubblicano ma che Trump proprio non lo sopporta e non potrà votarlo e che non voleva assolutamente fare niente, solo contestare....immagino fosse successo alla megera Hillary e vedo già la prode Botteri che si straccia le vesti e si immola per la sua candidata preferita vittima dell'odio di un folle seguace del miliardario razzista che odia le donne....
Poi però rifletto un attimo e penso che no, ad Hitlery non poteva succedere, quando mai si è visto un patsy attentare alla vita di un boss del crimine organizzato con tutto l'apparato di potere dei necrofagi e lo star system di Hollywood alle sue spalle?
Certo che sono tempi strani, non avrei mai pensato di simpatizzare per un candidato repubblicano miliardario nelle elezioni americane che tra le altre cose promette di costruire un muro...ma tanto è, a questo ci hanno portato le pseudosinistre vendute alla cupola mondialista e alle loro perversioni....Kubrik ci ha lasciato un ultimo film inquietante, Eyes Wide Shut, in cui ci mostrava tutta la loro perversione ma ovviamente è pasato come un film criptico, frutto delle sue fantasie sui media.
Caro Fulvio,
RispondiEliminacome sempre grazie per condividere informazioni così inquietanti e allo stesso tempo illuminanti.
Sono sempre più convinta che chi arriva a certi livelli di potere sia uno psicopatico, un malato mentale vero e quello che scrivi me lo conferma.
Vorrei un tuo parere su Jill Stein candidata alle presidenziali 2016 di cui nessuno parla, ho letto il suo programma online e mi sembra più che condivisibile.
Grazie
La Effe
La Effe@ Purtroppo, tra blog e impegno parossistico per finire il documentario sull'Africa-Eritrea, non ho avuto il tempo di approfondire il personaggio e programma Stein. Certo che è l'unica cosa decente apparsa negli Usa dopo la defezione la svendita di Sanders. Andrebbe votata, ma nel sistema truccato di quel verminaio che è il sistema elettorale americano, si tratta di utopia. Ciao.
RispondiElimina