martedì 9 maggio 2017

FRANCIA: HA VINTO L'ULTRADESTRA RAZZISTA, XENOFOBA, FASCISTA, SECURITARIA, REAZIONARIA E QUANT'ALTRO.



Il dramma è tutto francese e, per la proprietà transitiva, di tutti i popoli europei il cui cammino verso l’emancipazione e una democrazia meno truffaldina ha ricevuto – negli effetti, non nei numeri – una feroce battuta d’arresto. La farsa è nostra, di un establishment  che, in forma di unità nazionale, da “sinistra a destra”, dal “manifesto” a Monti, ha reagito come se avesse vinto lui, esultando oltre ogni misura decente, lanciando inni e ghirlande, confermando la sua ormai storica, dal 1945, vocazione alla burina venerazione del legato imperiale.

Il “manifesto”, coprendo una volta di più di ridicolo la sua testatina per gonzi,  “quotidiano comunista”, ha ribadito la sua collocazione e i suoi referenti, già scurrilmente esibiti nella campagna pro Hillary Clinton.  Ovviamente il suo (e di altri sinistri imperialisti e globalisti) cannoneggiamento della Le Pen quale rigurgito xenofobo, razzista, fascista, nostalgico di Petain, Vichy e deportazioni ad Auschwitz, doveva fare da quinta dietro la quale occultare l’identità totalitaria, sociocida e antipopolare del guitto belloccio, dagli occhi azzurri. Che, oltre tutto, riscatta dalla vecchiaia le donne meglio di un lifting, stando con una di 24 anni più anziana di lui e così contando di suscitare grandi aspettative tra le cosiddette milf, un serbatoio elettorale non da poco.


L’unico giornale che, in questo tripudio di gente che prende il Tavernello per champagne, è stato il Fatto Quotidiano, raccontando un Macron almeno un tantino problematico per i suoi trascorsi  hollandiani di stragista sociale e le sue origini macchiate di criminalità plutocratica. L’inno alla gioia che una banda di esperti di demolizioni controllate, incistata in Europa dagli Usa indispettiti dalle costituzioni democratiche degli Stati europei usciti dalla battaglia antinazifascista, ha sottratto alle intenzioni del suo autore Beethoven, è stata la colonna sonora di un’operazione mafio-massonico-bancaria per suggestionare il volgo e l’inclita che le scelleratezze implicite nella promessa Macron, nel suo percorso, nelle sue intenzioni, erano invece tutte di Marine Le Pen.. Per la precisione, qui, dicendo Macron, intendiamo i soliti burattinai che piazzano i loro pupi dove occorre, che si tratti di Bush, Clinton, Blair, Obama, Sarkozy, Hollande, Macron o, nel nostro infimo, Monti, Letta, Napolitano, Mattarella, Renzi. Teste di legno, uomini di paglia, specchietti per le allodole, marionette ai fili, che soltanto l’indotta ossessione dello starsystem, del mito del superuomo, per quanto cartonato, e del relativo gossip può far passare per uomini di potere.

Ha vinto, infatti, colui che impersona con chiarezza e determinazione quanto i suoi followers hanno attribuito all’antagonista, sublimato nella capriola del “manifesto”, organo del femminismo alla baionetta, che, dopo aver ritenuto la qualità di donna nell’assassina seriale Clinton titolo sufficiente e decisivo per la presidenza degli Usa, ha sovvertito il concetto su cui ha prosperato per 50 anni, titolando a pieni paginoni sulla candidata del Front National “Speriamo che non sia femmina”..

Ha vinto il liscio e forbito pupazzetto che le due criminalità, quella organizzata clandestina e quella politico-economica ufficiale, avevano estratto dalla manica dopo che s’era confermato degno del mandato affidatogli dai Grandi Maestri e Grandi Rothschild  quando, in coppia con un autentico Gestapo gallico, Manuel Valls, aveva dato l’assalto alla Loi Travail. Mandato oggi confermato con un programma che promette soluzioni terminali ai diritti del lavoro con la fine del contratto nazionale e la consegna di ogni destino di lavoratore all’arbitrio del padrone. E se non basta, ci sono le leggi df’emergenza  in vigore da tre anni e che vedrai come verranno utili. Fanno schifo solo quelle di Al Sisi che deve confrontarsi con una bazzecola come il terrorismo 24 ore su 24 dei Fratelli Musulmani.

Ha vinto il fiduciario ed erede di Hollande per il ruolo neocoloniale della Francia, subalterno al dominio mondialista degli Usa, ma con ampi spazi di predazione e sfoltimenti umani nelle aree proconsolari concesse (Sahel, Africa Occidentale), purchè pronto a fornire ai genocidi imperiali altri contributi, in Siria, Iraq, Afghanistan, Somalia, Yemen. Curioso, a questo proposito, come vi sia, di nuovo da “sinistra” a destra, chi veda razzismo e xenofobia nell’avversione di Le Pen all’invasione islamica, forse perché ha capito che l’operazione migranti è quella che le élite mondialiste mettono in campo al fine di disintegrare stati nazione. Protagonista Soros, per sterilizzare i paesi delle risorse e ridurre all’ordine quelli dei lavoratori. E poi non veda nulla di queste disumane e incivili depravazioni in chi pratica la satanizzazione e il conseguente masskilleraggio di coloro che si trovano seduti su petrolio e gasdotti. Per carità, qui non si tratta di razzismo. Si tratta di diritti umani.

Ha perso chi ha contro gente così (nella foto, tra vari Rothschild, Kissinger, Rockefeller e Soros): 

Ha vinto l’omino dell’establishment contro quella che, almeno su un paio di questioni vitali – e dirimenti ! - per la sopravvivenza sociale e fisica dell’umanità, aveva detto cose fuori dai tempi nefasti che corrono: via dall’Europa maltusiana dei ricchi e della moneta che trasferisce tutto il trasferibile dal basso al vertice, per la Francia dei massacrati da costoro e via dal confronto psicotico e necrogeno con la Russia, via dalle guerre. Ha vinto l’atlantista talmudista sostenuto dalla ragnatela dal cui centro coordina e interviene la Vedova Nera con sul pungiglione la stella di David. Ha vinto l’aiutante di campo del Feldmaresciallo tedesco impegnato a liberare l’Europa che conta dalle presenze, inutilizzabili perché già svuotate e sfiatate, del suo meridione, ormai pure espressioni geografiche da lasciare in pasto a mafia, diritti civili e business migranti.

Ha vinto chi ha avuto dalla sua l’intero apparato mediatico di regime, via via addobbato da destra o sinistra: Le Figaro, Le Monde, Le Parisien, Le Point, Liberation…. Quest’ultimo un facsimile del “manifesto” con, al posto del simpatizzante miliardario Soros, il peripatetico miliardario Patrick Drahi, marocchino di doppia nazionalità franco-israeliana, proprietario di un vasto impero di media e telecomunicazioni, tra il quale il garofano rosso stinto del quotidiano voltagabbana post-68. Un bel contributo alla decerebrazione dei francesi che avrebbero dovuto decidere in base a convinzioni fondate su verità. E’ la democrazia, bellezza.

Il giovane e la marianna stagionata: colpo da maestro
Ha vinto colui  che ha suscitato soddisfazione nelle ambasciate dei paesi i cui governi hanno apertamente interferito nelle elezioni francesi (Usa., come sempre, Germania, Belgio Italia e Canada. Tutto come di consueto, insomma, mentre intollerabili erano i subdoli interventi di Putin ,a favore di Le Pen, ovviamente inventati ), tutti impegnati alla morte nel distogliere i francesi da una scelta contraria all’autentico fascismo moderno, tecnocratico, plutocratico, finanziario, deculturizzato, come impersonato dal biondino rothschildiano con moglie-mamma. E la mamma è pur sempre la mamma, tanto più commovente, femminista e matriarcale, quando è pure moglie e vetrina.

Ha vinto uno che è stato respinto da una quota di astensioni mai vista dal 1969, come dal più alto voto di oppositori della storia presidenziale e che è stato votato da un buon numero di traviati che non se la sentivano proprio di sostenere un candidato etichettato di tutte le nefandezze del mondo, da ultradestra a fascista, da una travolgente campagna internazionale di denigrazione, nonostante che non esibisse sintomi di fascismo e il suo programma favorisse gli strati deprivati e la pace mondiale.

Un presidente francese incompetente, babbalone e inetto come li si trovano solo in Italia, all’uscita di scena  ha compiuto il suo capolavoro politico. E’ riuscito a far passare lo sguattero della sua politica neoliberista, repressiva, terroristica e antisociale per il “candidato del cambiamento”, né destro, né sinistro, fresco come un bocciolo di rosa, un  “outsider”, però griffato “Rothschild”, presentabile in società. Una nuova stella politica sostenuta da tutti i vecchi politici di cui il pubblico voleva liberarsi. Potenza della comunicazione!.

La Francia, dice la mia amica e grande analista, Diana Johnstone, era percepita come anello debole, grazie alla’inconsistenza dei suoi dirigenti, nel progetto globalista dell’eliminazione di sovranità nazionali a vantaggio dell’impero mondiale del capitale. Grazie a uno sforzo eccezionale, con umile contributo vernacolare del “manifesto” e di tutte le “sinistre italiote”, tale pericolo è stato per ora evitato.

A sinistra risponde uno squillo
Tutto risolto e sistemato? Il rumoreggiare in piazza di diecimila persone autoconvocate, a poche ore dalla cerimonia massonico-napoleonica del Louvre, che necessitavano di essere pestate dai robocop, ancora di Hollande ma già anche di Macron e sempre di Rothschild, indica che i francesi tagliati fuori rientrano in campo. 


E se ora mi dite che io, e tutta la la maledetta genìa dei sovranisti che non gioisce del trionfo di Macron, parliamo come Salvini non avete capito niente. Non avete capito che Salvini l’hanno messo lì proprio perché, spargendo, a forza di minchiate da scemo del villaggio, barbarie da trogloditi (chiedendo scusa ai trogloditi), screditi, sputtani, renda inservibili coloro che i cavernicoli li hanno individuati nelle cancellerie, think tank, Ong, chiese  e bordelli dell’Occidente turbocapitalista e mondialista.   

4 commenti:

  1. Sottoscrivo parola per parola caro Fulvio.

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  2. Secondo me tra i due il piu' vecchio e' lui,non lei.
    I Francesi hanno una lunga tradizione per i criminali camuffati :da Vidocq a Lupin a Fantomas.
    Sotto la maschera di Macron in realta' si nasconde Monti .
    Luca.

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  3. Caro Fulvio, temo che il potere (quello vero) stia sperimentando nuove vie pseudo-politiche e finto-democratiche. La prima riguarda il nostro paese, in cui si sperimentano i governi non votati da nessuno. In effetti l'Italia si presta bene essendo ormai imbarbarita culturalmente. In Francia si sperimenta (con successo) il candidato fabbricato negli studi televisivi. Certo che anche i Francesi sono messi malino in quanto a cultura politica. Possibile che i cugini d'oltralpe abbiano scordato i mesi di lotta contro la legge sul lavoro che vedeva Macron protagonista? In ogni casi mi sembra che tutti possano cogliere una mano nera sovranazionale.
    Saluti

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