Raqqa prima e dopo
Avete udito
qualche borbottìo, qualche empito umanitario, qualche invocazione a smetterla
di uccidere innocenti, rispetto
all’urbicidio in atto a Raqqa? Vi è capitato di vedere, o leggere a proposito
dell’olocausto di Raqqa, nei grandi media e nel loro codazzo “di sinistra”,
“progressista”, insomma tra gli amici del giaguaro sorosiano, qualcosa di
comparabile all’uragano di indignazione, pena, raccapriccio, che costoro hanno
scatenato su Aleppo, poi su Mosul, su tutte le città liberate dai “cattivi”,
siriani, russi, hezbollah, iraniani, milizie popolari ed esercito nazionale
iracheni? E poi sulle Ong costrette ad
abbandonare i migranti in mare?
Siete andati
a scartabellare tra testate, siti, edicole, talkshow e vi siete dovuti ridurre
a rivolgervi, in rete o all’estero, a qualche produttore di quelle fake news che tanto irritano la Boldrini
e tutto il cucuzzaro umanitario, per
scoprire quella distesa ininterrotta di macerie e di edifici dalle occhiaie
vuote che oggi è Raqqa. Per scoprire che per agevolare la conquista di questa
città ur-araba, ur-siriana, da parte dei suoi ascari curdi, i bombardieri degli Usa e dei loro sottopanza
Nato hanno raso al suolo l’intera città (di Aleppo almeno metà era rimasta in piedi,
a dispetto dei “raid a tappeto russi”, o delle oniriche “bombe barile” di
Assad). E secondo calcoli non adulterati dagli amanuensi occidentali, ogni
giorno, dall’inizio dell’offensiva, hanno centrato centinaia di civili, donne, bambini.
E’ che lì a
radere al suolo e a disintegrare erano i buoni e quelli sventrati erano, magari
civili, ma pure cattivelli, dato che non stavano con l’Isis, o con Al Qaida, ma
a queste avanguardie delle armate curdo-statunitensi si erano addirittura opposti. Non solo. Se
questo massacro indiscriminato, finto anti-Isis, con ogni evidenza serve ad
allargare, a spese dell’integrità territoriale siriana, il protettorato Usa del
Nord-Est siriano (a fianco di quello turco a Nord-Ovest) da affidare al
proconsolato curdo (che ancora “il manifesto” maschera da “Forze Democratiche
Siriane composte da circassi, drusi, turkmeni, assiri”, Qui Quo Qua e anche
qualche curdo), la pervicacia con cui, dopo l’Isis, gli Usa vogliono svuotare
Raqqa delle sue genti di oggi e di sempre, ha anche un altro scopo. Quello di
cui gioiscono, campano e prosperano proprio i vari “accoglitori senza se e
senza ma” del cucuzzaro di cui sopra.
Quello che
prima l’Isis e ora gli Usa vanno facendo a Raqqa, uccidendo e, a chi scampa,
imponendo la fuga, è quanto alimenta tutta la filiera della Grande Operazione
Migranti. In questo caso non migranti da
angiporto, campi di pomodoro, aiuole davanti alle stazioni, spaccio e
prostituzione, mafia capitale, ma da imprese elettroniche, studi di architetti,
corsi di matematica, ingegneria meccanica, ospedali e studi odontoiatrici.
Trattasi di siriani, mica di contadini africani cui il land-grabbing di Monsanto
ha tolto il campetto di sorgo, o che è stato deportato per far spazio alla diga di Impregilo-Salini. Quelli che vanno benissimo al Nord, al suo bisogno di quadri qualificati, come la
Merkel del milione di siriani subito sistemati ci insegna. Alla Germania la
borghesia siriana istruita, a noi i disperati dei tucul bruciati dalle milizie
cristiane sotto padrinaggio francese in Ciad, buoni per il caporalato di
cooperativa.
Che te lo dico a fa’: altra prova che
Usa e terroristi sono papà e figli
Che ciò che
gli Usa e loro giannizzeri curdi, non per caso santini della setta sorosiana dirittoumanista,
femminista, omofila, xenofila, vanno facendo a chi è sopravissuto ai loro
predecessori jihadisti, è solo il compimento del lavoro a questi ultimi assegnato,
lo dimostra una volta di più, la vicenda della giornalista bulgara Dilyana Gaytandzhieva. Autrice di una esplosiva
inchiesta, documentata dalle origini alla conclusione,che rivela come per anni
la CIA abbia procurato armi all’Isis e ad Al Qaida occultando sotto copertura
diplomatica il trasporto di centinaia di tonnellate di armamenti
dall’Azerbaijan, fidato alleato, grazie a una compagnia aerea privata “Silk Way
Airlines”, in Araba Saudita, Emirati Arabi e Turchia. Da qui i rifornimenti
prendevano la via per le roccaforti jihadiste in Siria e Iraq. Armi il cui
percorso la Gaytandzhieva ha saputo tracciare, con tanto di video, dalla
partenza all’arrivo e all’uso ad Aleppo. In Turchia la base d’arrivo era quella
di Incirlik, massimo centro di comando USA e Nato in Medioriente.
Alla fornitura delle armi la Cia poi aggiungeva
l’addestramento dei terroristi al loro uso da parte dei mercenari di una
società statunitense di contractors, la Purple Shovel LLC, di cui la
giornalista bulgara ha potuto esibire un paio di contratti del valore di 50
milioni di dollari, conclusi con la CIA per questo scopo. L’intera vicenda è stata ripresa
dalla tv qatariota Al Jazeera, dopo che, come era da aspettarsi, l’autrice
dell’inchiesta era stata interrogata dalla polizia bulgara e, subito dopo,
licenziata dal suo giornale “Trud”. La storia è sensazionale, ma non sorprende.
Che te lo dico a fa’: a sensazioni di
questo genere siamo abituati fin dall’11 settembre delle Torri Gemelle e da
tutto il seguito di False Flag che ci hanno dimostrato l’utilizzo del terrorismo
come arma-fine-del-mondo da parte di chi si propone, oltreché la fine di un
mondo che risparmi solo lui, anche il governo totalitario del mondo che rimane.
Bombe al tritolo e bombe dei buoni
sentimenti: stesso bersaglio
La sinergia tra predatori, bombaroli
e terroristi, che nel Sud del mondo creano le condizioni (e anche le Ong) per
sollecitare la gente che non muore a trasmigrare, costi quel che costi, verso
quello che gli viene astutamente prospettato come l’eldorado europeo e, qui da
noi, i buoni e caritatevoli che quelle condizioni mistificano facendole
apparire ineluttabili, “fenomeno epocale inarrestabile”, guerre e miserie senza
padri né madri, è da classificarsi come complicità tra agenti complementari di
una stessa strategia criminale. Vale per le Ong di mare e di terra del “nastro trasportatore”.
Vale per il papa e Zanotelli. Vale per politici e media di regime che, da un
lato, ammantandosi di buonismo solidale, tuonano contro la xenofobia di chi
pensa che bisognerebbe regolare i flussi e, dall’altro, ci assordano con una
spropositata visibilità data a misfatti di immigrati, (stupri di somali,
congolesi e marocchini).
Visibilità tesa a fomentare quel
dissesto socio-culturale che la loro accoglienza senza se e senza ma alberga
nella sua matrice e nei suoi scopi reconditi. Fenomenale fabbricazione di chi si
propone, per la propria governance politica, militare ed economica mondiale, la
spoliazione e lo svuotamento dei paesi delle risorse e, contemporaneamente, la
riduzione ai minimi termini della capacità di salvaguardarsi e autodeterminarsi
dei satelliti europei (specie del Sud).
A questo
proposito è interessante scoprire, in tutto il bailamme che i nostri buoni e
caritatevoli agitano intorno al “suprematista” Trump e la da lui fomentata
risorgenza fascista, che il loro guru, sponsor, riferimento morale e
filantropico, George Soros, come costui rischi di essere dichiarato “terrorista
interno” da una petizione lanciata su un sito della Casa Bianca e, nel giro di
poche ore, firmata da 60mila persone. Altre 30mila e il governo Usa sarà tenuto
a fornire una qualche risposta, eventualmente proponendo una mozione in
parlamento.
Soros terrorista e i suoi soci del
Russiagate
La pratica
delle petizioni alla Casa Bianca venne inaugurato nel 2011 sotto Barack Obama
con lo scopo di offrire ai cittadini il modo di interagire direttamente con
l’Esecutivo. Divertente è che si ritorca contro la banda degli
obamian-clintoniani, tutti tesi a far fuori The Donald, mentre ora si trova
sotto accusa popolare il loro agit-prop Soros, che della mobilitazione contro
il presidente è il massimo organizzatore e ufficiale pagatore. Imbarazzo per lo
Stato Profondo golpista anche da un altro episodio rivelatore. Robert Mueller è
un ex-direttore dell’FBI, caro a Bush e a Obama, oggi a capo della commissione
d’inchiesta sul Russiagate, l’enorme bufalona che vorrebbe marchiare con la
firma di Putin la vittoria di Trump (e anche dissimulare le interferenze degli
Usa in ogni elezione che si tenga sull’orbe terracqueo) e che, a dispetto
dell’impegno di Mueller, di passo in passo rivela la sua patetica
inconsistenza.
Chi ha scelto, Robert Mueller, come suo assistente nell’inchiesta Russiagate?
Un magistrato di chiara e indiscussa indipendenza, non coinvolto, neanche per
un’ombra, con una delle parti in gioco? Come no: il nuovo assistente si chiama
Erich Schneiderman (talmudista come Soros e come tutti del giro) ed è il
procuratore generale di New York. Non solo, è, guarda caso, anche intimissimo
della famiglia Soros.
Nell’agosto del 2016, prima delle elezioni presidenziali, in una riunione tra Schneiderman,
George Soros e suo figlio Alex, venne deciso che il caro Eric avrebbe accusato
Trump di truffa. Cosa che avvenne e che il giovane Soros festeggiò con una foto
di loro due su Instagram, nella cui didascalia Alex Soros definisce Trump un
truffatore e si congratula con il correligionario per averlo inquisito.
Tale è la
limpidezza dei procedimenti giudiziari ai vertici dello Stato Usa. Tale è la
potenza dell’ebreo ungherese padrino della flotta Ong. Ne avete sentito un
accenno nei media nostrani? No? Neppure nel “manifesto” che, pure, chiama
George Soros filantropo. Giusto per non chiamarlo papà.
Il passo falso di Hezbollah e Beirut
Il pezzo
finirebbe qui. Ma lasciatemi aggiungere una nota di disappunto. In Siria le
cose stanno andando alla grande per quel popolo eroico, per quell’esercito
dall’incredibile resilienza e bravura, per gli alleati hezbollah, russi,
iraniani, per la causa dei popoli e degli aggrediti di tutto il mondo. Stanno
andando benissimo anche per il popolo iracheno che, salvo la colonia israeliana
del Kurdistan allargato, con le sue validissime milizie popolari e con i suoi
soldati di formazione saddamista, ha potuto riprendersi il paese che i noti
avvoltoi avevano destinato allo squartamento. Sta andando bene anche al Libano,
dove la fortunata collaborazione tra Hezbollah e l’esercito libanese comandato
dal presidente patriota Michel Aoun, è
riuscita a liberare le zone di confine, Bekaa e Qalamoun, dall’infestazione
Isis e Al Qaida. Tanto da irritare i protettori israeliani di questi carcinomi
al punto da pretendere che l’ONU tramutasse il corpo di interposizione UNIFIL
in corpo di guardia degli interessi israeliani sul Libano.
Cosa diavolo
è venuto in mente a Hezbollah e Beirut, anziché eliminare definitivamente i
terroristi, di garantirgli lasciapassare, vita e attività e di spedirli con una
colonna di autobus nella provincia di Deir Ez Zor, al confine con l’Iraq,
provocando una sconcertata risposta di Al Abadi a Baghdad? Regalando al
mercenariato di Usa-Nato-Golfo non solo la possibilità di rientrare nell’Iraq
liberato, ma, soprattutto, di andare a rafforzare i compari che da 4 anni
assediano Deir Ez Zor, proprio quando l’esercito siriano stava per raggiungerla
e liberare una popolazione e una guarnigione tanto eroica quanto stremata.
Ora gli Usa
sembra stiano bloccando la colonna dei 300 jihadisti con famiglie a metà
strada. Ma non è che ce l’abbiano con loro e si curino di proteggere l’Iraq o
Deir Ez Zor. La preoccupazione è un’altra. E’ ormai deciso che il vecchio corpo
di spedizione surrogato di Isis e Al Qaida vada resettato in terrorismo urbano,
ove ciò serva ad alimentare lo scontro di civiltà e a costruire con la paura e
relativa repressione Stati di polizia. Gli spazi territoriali un tempo affidati
al jihadismo, ora spettano ai curdi, più affidabili, meno sputtanati di una
truppa di ascari di cui ormai anche le pietre sanno che sono amerikani ,
garanti istituzionali della frantumazione degli Stati arabi in questione. E
amorevolmente sostenuti come campioni di democrazia partecipativa dal cucuzzaro
di cui qualche capoverso prima.
Partecipativa
con chi?
Perplessità anche quando vidi i tagliagole deportati da Aleppo liberata in comodi autobus, anziché a calci, verso zone controllate dai mandanti. Accordi di scambio?
RispondiEliminaDifficile considerarli prigionieri di guerra da scambiare: a me risulta fossero solo animali malati da sopprimere.
Anonimo#
RispondiEliminaOK, ma mai usare gli animali per termini di paragone denigratori. E' facile, ma è profondamente ingiusto.
Buonasera,
RispondiEliminaMi permetto di avanzare un'interpretazione. Oltre ai tanti foreign fighters, una parte significativa di combattenti ISIS, ma anche al qaeda, in Siria sono alla fin fine milizie locali. Assad non può limitarsi a vincere una guerra sul campo ma vuole e deve anche provare a riconciliare, per quanto possa essere difficile, le varie fazioni presenti nel paese. Per questo non può permettersi massacri indiscriminati di prigionieri, nemmeno ISIS. Evacuando coi bus i fanatici più irriducibili gli ha permesso di riprendere in mano poco per volta con infinita pazienza il paese, che qualcun altro da fuori (a suon di petrodollari) ha provato a fare a brandelli.
Andrea
Andrea@
RispondiEliminaE' un'interpretazione possibile. Però va tenuto presente che un 70% dei jihadisti non sono siriani, ma sono stati importati fin da Cecenia e Afghanistan,
Fossero anche solo 30% di siriani sarebbero comunque tanti. In ogni caso, Deir ez Zor sembra sul punto di essere liberata, fra pochi mesi l'ISIS come entità territoriale sarà probabilmente scomparso, e a parte le sacche residue ribelli/alqaeda rimarranno sul campo solo esercito Siriano e Curdi et al. Secondo lei cosa succederà dopo? Secessione curda, kurdistan autonomo in Siria formalmente integra, o che altro?
RispondiEliminaAndrea
Andrea@
RispondiEliminaBeh, ne ho scritto ripetutamente su questo blog. Mi sembra difficile che la Siria possa recuperare un nordest occupato dai curdi sotto protettorato Usa e un nordovest occupato dai turchi on i suoi finti "ribelli" siriani.
Qui trovate un articolo in italiano sull'investigazione di Dilyana Gaytandzhieva.
RispondiEliminaARMI PER I TERRORISTI
Giornalista interrogata e licenziata per una storia che collega la CIA ai voli delle armi verso la Siria
di Tyler Durden
28 agosto 2017 11:15 AM
http://freebooter.altervista.org/
Qui trovate un articolo in italiano sull'investigazione di Dilyana Gaytandzhieva.
RispondiEliminaARMI PER I TERRORISTI
Giornalista interrogata e licenziata per una storia che collega la CIA ai voli delle armi verso la Siria
di Tyler Durden
28 agosto 2017 11:15 AM
http://freebooter.altervista.org/
Aung San Suu Kyi ha preso esempio dalla Boldrini. Rispondendo alla collega Premio Nobel Malala ha bollato come "fake news" il massacro dei Rohingya, accusando le stesse ONG di "collaborazionismo". Menomale che era una paladina dei diritti umani...
RispondiEliminaVery nice topic
RispondiElimina@Fabrizio: Manca solo che dicesse che sono critiche sessiste. Potremo definire tale atteggiamento come boldrinismo. Parafrasando un famoso testo politico si potrebbe dire "Boldrinismo, fase suprema del democraticismo occidentalista"? D'altra parte si sa che i Rohingya sono musulmani, e quindi, come dicono buona parte dei media, non si integrano con gli usi e con i valori dell'occidente "faro della civiltà umana", non "rispettano le donne" e le altri religioni. E poi "non prendono le distanze tutti i giorni dagli islamici radicali". Come osano quindi tenere testa ad una donna eroina dei diritti umani certificata Doc, per di più premio Nobel?
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