Le Donne in
Nero incominciarono a gironzolare in aree di conflitto alla fine degli anni’80.
Furono fondate, in piena prima Intifada, da un gruppetto di bene intenzionate
donne israeliane che ritennero di superare
lo scontro tra palestinesi in lotta di liberazione e invasori ebrei in
fregola di colonizzazione, promuovendo iniziative congiunte di pace e
riconciliazione. L’operazione aveva un vizio che ne minava ogni possibilità di
risultato positivo: l’utopia che tra dominanti e dominati si potesse arrivare
alla pacifica convivenza, rimandando a un qualche roseo futuro la soluzione del
problema. Che, invece, in questo modo, veniva sottratta a chi aveva i titoli
per richiederla “con tutti i mezzi”, come prescrive la Carta dell’ONU, a sua
disposizione. Tuttavia, diversamente da altre epifanie di donne in nero, mirate
con ogni evidenza ad annacquare le giuste lotte in un paralizzante volemose
bene a prescindere e a sabotarle condividendo i pretesti del carnefice
(“democrazia”, “diritti umani”, “donne imprigionate nel velo”, “dittatori”),
quella in Palestina ha avuto l’indubbio merito di diffondere conoscenze sulle
nequizie dei genocidi sionisti.
Cosa che molto
meno si verificò in relazione ai crimini dell’occupazione britannica, sempre
nel nome della pace e sempre con “donne per la pace”, a metà degli anni ’70 in
Irlanda del Nord. Anche qui, basta con la lotta di popolo contro coloni ed
esercito di occupazione, specie se armata, e, solo di riflesso, basta anche con
la repressione delle truppe britanniche e dei loro surrogati massonico-fascisti
dell’unionismo protestante. Visto che, come tra i repubblicani, anche tra gli
unionisti c’erano operai, che si unissero
e lasciassero perdere l’anacronistico mito “nazionalista” della
riunificazione.
Alla fine
del giorno, la lotta di liberazione era scomparsa e Londra era tornata a regnare.
E’ successo così sempre e ovunque, tanto da far pensare male, ma da prenderci:
che questo pacifismo, tanto più prestigioso perché di donne, non l’abbiano
inventato quelli che con la repressione non ne venivano a capo? Un’arma di
distrazione di massa? Le due iniziatrici del movimento, Betty Williams e
Mairead Corrigan, vennero insignite del Nobel per la pace. Quelli di Oslo sanno
bene chi premiare. Chiunque risparmi danni allo stato di cose esistenti e ne
rafforzi la presa sui subalterni. Vedi, Rabin, Kissinger, Obama, Gorbaciov. Il trucco sta nel mettere
sullo stesso piano le parti in conflitto, di solito un carnefice che gli dà giù
e una vittima che non ci sta. Privata delle sue armi la vittima, il rapporto di
forze così sancito stabilisce l’esito del confronto. In Irlanda come in
Palestina come in Serbia, come dappertutto.
Donne nere per Clinton a Belgrado
Personalmente
ho visto la maschera delle Donne in nero schiantarsi clamorosamente tra le
macerie di Belgrado durante l’aggressione Nato del 1999. Lì la lenzuolata nera
è andata a coprire nientemeno che la quinta colonna degli squartatori della
Jugoslavia. Sommessamente meno bombe, ok, ma prima ancora e a piena voce meno “dittatore
Milosevic”, meno “ultranazionalisti fascisti serbi”, meno repressione di bravi
pacifisti come i sorosiani di Radio B-92
(gemellata, ricordiamocelo, con le tutine bianche di Casarini e Radio Sherwood)
e di Otpor, formazione di nonviolenti finanziata da Washington e Berlino e
addestrata da un generale dei Marines a Budapest. Rischiarono il Nobel della
pace anche queste nere belgradesi quando, a Jugoslavia distrutta e Serbia presa
alle spalle, insistettero a servire i boia del loro paese e a esonerarli dei
loro crimini, propalando l’inganno della pulizia etnica serba a Sarajevo e del ”genocidio” serbo a
Srebrenica.
L’obiettivo
solennemente dichiarato è sempre la fine delle violenze. E, guarda caso, senza
eccezione questo nobile intento delle sante donne si manifesta nel momento in
cui un tipo di violenza, quello dell’aggressore o del potere costituito,
attraversa una fase di maggiore difficoltà, mentre l’altro, quello di chi si
difende o lotta per liberarsi da una condizione di sottomissione, vede balenare
all’orizzonte una prospettiva di vittoria. Ultimamente i fautori di una
soluzione non violenta della crisi siriana si sono materializzati nel preciso
momento in cui al mercenariato jihadista delle potenze attaccanti le forze
patriottiche imponevano la ritirata. Di solito, quando donne in nero e affini
riescono a far passare il discorso della pacificazione attraverso la
nonviolenza, grazie a Premi Nobel, manipolazione dell’opinione pubblica e
supporto mediatico, la parte che lo prende in quel posto sono i giusti, mentre
il prevaricatore (ri)stabilisce il proprio ordine.
La vera funzione delle Donne
in nero è quella di tagliare le gambe alle forme di lotta che al padrone fanno
male, a dispetto delle parecchie attiviste, prede di dabbenaggine e pie
illusioni, che ne costituiscono l’inconsapevole, ma poco autocritica e molto
autocompiaciuta, truppa. Tutto questo con vista, tra le pieghe delle palandrane
nere, sulle macerie fumanti e le distese di cadaveri in Iraq, Libia, Siria,
tutte attribuibili a chi su guerre, conquiste, genocidi fonda profitto e
potere, ma tutte attribuite alla “violenza” in quanto tale, categoria dello
spirito inventata con l’unico scopo di spargere nebbia su torti e ragioni e
offuscare soprattutto le seconde.
Dalla nonviolenza ad Al Qaida
Da sotto
quei panneggi che pretendono di spargere il lutto su ogni violenza, riuscì
addirittura a sbucare Al Qaida. Fu quando l’Assopace, associazione di Luisa
Morgantini, se ne usci con un’incredibile analisi in cui, sulla falsariga di
quanto Obama andava cianciando sui ribelli “moderati” in Siria, di Al Qaida si
elogiava la capacità di amministrare comunità, il sostegno delle popolazioni e,
tutto sommato, una possibile scelta per il futuro della regione alternativa ai
cattivi dell’Isis.. Meglio Al Qaida, protagonista, al soldo delle potenze
occidentali e di Israele, di efferatezze senza uguali tra Medioriente e resto
del mondo, che il “sanguinario dittatore Assad”. E a dimostrazione che l’ordine
di servizio per questa rivalutazione promanava dalla solita centrale, ecco che
anche in Siria germogliavano donne in nero e caschi bianchi a perorare il
superamento della violenza attraverso il dialogo. Dialogo tra Davide e Golia.
Con Golia che restava quello che è, ma con Davide senza la fionda.
Pornografia in nero
C’è un filo
rosso, anzi nero, nerissimo (in senso cromatico e morale), che unisce le donne
in nero, quelle apparse per calmierare insurrezioni, rivoluzioni e resistenze,
alle ciabattone hollywoodiane della recente kermesse in nero anti-molestie. Eroine
della più manipolata e manipolante industria subculturale del mondo, merce
avariata di un postribolo dove tutto –
salvo le eccezioni necessarie alle apparenze - è prostituzione agli interessi di una criminalità
storica organizzatasi in élite politica, finanziaria, militare, mondialista. Il
filo nero è quello del tessuto che, anche in occasione dei Golden Globe, ha
occultato, sotto il nero di una nobile solidarietà, i fini abietti
dell’establishment. Il tutto in una perfetta continuità degli strumenti
ideologici con cui l’establishment persegue quei fini: puritanesimo e
ipocrisia.
Puritanesimo
delle originali Donne in nero, integraliste della nonviolenza e tanto accecate
dalla purezza dei propri intenti, dalla propria superiorità morale rispetto
alle parti in causa, da non avvedersi come sistematicamente la loro equidistanza
si risolveva in una fregatura per le vittime e in un vantaggio per i carnefici.
Come storicamente dimostrato dalla Palestina all’Irlanda, dalla Serbia alla non
ancora del tutto normalizzata Siria, dato che lì la resistenza delle forze
armate e del popolo non si è fatta convincere che a stendere la mano ai tagliatori
di teste, interposte teste di legno dei necrofori USraeliani, sauditi, turchi,
qatarioti, ci si sarebbe trovati a consumare tutti quanti uniti tarallucci e
vino su una tavolata fatta di salme.
Lotta di classe o lotta di genere?
L’ipocrisia è quella che accompagna il consolidamento e l’espansione
di profitto e potere ovunque una minoranza
infima si fa élite oligarchica e, pretendendosi portatrice di valori superiori
alle plebi razzolanti nell’ignoranza e nell’egoismo. Nel caso di Usa e Israele
(che non si sa se dei primi sia padrino o figlioccio), ci si è autoassegnati il “manifesto destino” di un’eccezionalità
conferita da dio e che legittima ogni prevaricazione, esonera da ogni crimine,
rovescia il male in bene (di solito calcolabile con il proprio patrimonio in
banca e il numero di creature inferiori soggiogate o tolte di mezzo).
Dalle suffragette alle Star di
Hollywood
L’esibizione
pornografica (dal greco πόρνη, porne, meretrice) delle varie Mery Streep e Nicole
Kidman ai Golden Globe era il coronamento di un’operazione di cui è difficile
stabilire il punto di partenza. Sicuramente successivo al movimento delle suffragette
di inizio secolo che rivendicavano la sacrosanta parità di diritti con gli
uomini, a partire dal’elettorato attivo e passivo. Un seme se ne può forse
individuare nei movimenti femministi del post ’68 che tra queste rivendicazioni
storiche iniziarono a far balenare uno scontro femmine-maschi che
oggettivamente non sempre si poneva a fianco della lotta di classe, ma finiva
con il distrarre da essa, innescando in sua vece una guerra dei generi, paradigma
fondamentale per un progetto di autocrazia mondiale che necessita della
frantumazione di ogni coesione sociale, o nazionale (maschi-femmine,
giovani-anziani, cristiani-musulmani, sciti-sunniti, curdi-arabi,
migranti-autoctoni, ecc.).
A questo
punto il sistema non se lo fece dire due volte e, operando sulla componente più
negativamente mascolinizzata del movimento, un po’ per volta lo trasformò in
lotta del matriarcato contro il patriarcato, con per posta la gestione dello
stesso assetto capitalista, oligarchico, guerrafondaio.. Non gli parve vero di
aver sottratto alla lotta degli oppressi e sfruttati questa sua componente
cruciale. Epitome della corruzione della lotta delle donne per contribuire a
liberare l’umanità dal gioco patriarcal-borghese-capitalista è stato lo scatenamento
della rivolta femminista alla vigilia dell’insediamento di Donald Trump. Due
milioni di donne presero a pretesto alcuni borborigmi sessisti e razzisti di Trump
e, indifferenti a quelli che, prima della sua presa in ostaggio da parte di
Cia, Pentagono e Wall Street, erano i suoi propositi di riscatto operaio e di
riconciliazione con Mosca, si rivoltarono sotto la guida e nel nome della
sconfitta Hillary, corrotta beneficata da miliardi sauditi, sanguinaria assassina
in Iraq e Libia, golpista in Honduras, dell’Obama delle sette guerre d’aggressione
e del primato di vittime di sua mano rispetto a tutti i predecessori, e di
George Soros, agente mondialista di genocidi e destabilizzazioni economiche e
politiche.
Imperialismo contro sovranità
nazionale = donne contro uomini
La guerra
totale per la frantumazione della società occidentale (e non solo, vedi la
versione desnuda della donne nere: Pussy Riot) tra donne e uomini, stavolta
centrata, con ipocrisia ancora più esasperata, su una sessuofobia mascherata da
“molestie”. La campagna molestie, peraltro unidirezionali degli uomini alle
donne, sostitutrice delle ben più fondata denuncia dei femminicidi, venne affidata a un mondo da sempre contiguo e
succube al potere e portatore del suo Zeitgeist, spirito del tempo: quello dell’infotainment: cinema, televisione, media.
Molestie che, classificati tali anche i tentativi di approccio, il
corteggiamento, la seduzione, un polpastrello sul ginocchio (“Quando una donna dice no è no”. Ma quando mai!), creava i presupposti per una
separazione assoluta fondata, anziché sui naturali connotati di curiosità e
attrazione, sul sospetto e ostilità a prescindere. Con ulteriore disistima per
l’eterosessualità e la facilitazione delle sue divergenze. Thomas Robert Malthus, il teorico della
riduzione della popolazione, non avrebbe potuto inventarsi di meglio, dopo e oltre
le cospirazioni dei mondialisti affidate a USraele.
ImmaginatevI
le levatrici e conduttrici delle più scurrili e culturalmente hard core
trasmissioni della nostra tv, Maria de Filippi e Barbara d’Urso (l’avete
presente, scosciata e salivante, che finge di intervistare Renzi o Berlusconi?),
assurgere a simbolo della rivolta delle donne contro molestie e abusi del
potere maschile? Noi non ci siamo arrivati, ancora. Il gineceo di Hollywood sì.
L’equivalente delle due signore del basso impero televisivo nostrano è Oprah
Winfrey, una miliardaria che a forza di salamelecchi all’eccezionalità
americana, da conduttrice è diventata la tycoon di un impero mediatico. Intima,
sodale, amica dai tempi più sospetti, del sessuomane farabutto, più orco di
tutti, Harvey Weinstein, al quale una teoria sconfinata di scaturite imputa
oscenità trent’anni dopo, urlando alla cafoneria in nero trasparente che
trascinerà l’America all’orizzonte di una nuova alba, è assurta a portavoce
dell’armata sconfinata che ha subito molestie. Anzi, la candideranno a
presidente degli Stati Uniti. Eterogenesi dei fini? Macchè: omogenesi dei
fini! Dopo il duo Clinton, i due Bush,
Obama, Trump, Bilderberg non poteva trovarsi marionetta migliore. Avesse mai
detto una parolina di critica su quanto gli israeliani fanno in Palestina, o
Obama e Clinton hanno fatto a mezzo mondo.
E che
facciamo noi uomini. Beliamo in coro appresso a quelle che, inventate le
categorie politiche contrapposte “uomini” e “donne” e fattesi categoria del
bene, ci riducono compatti a categoria del male. Nel tripudio di maschi e
femmine del progressismo liberal.
Ringraziamo
con stima e affetto e grande ammirazione per il coraggio opposto alla torma
urlante delle arpie progressiste di regime, Catherine Deneuve e le cento donne
che con lei hanno rivendicato il diritto e la bellezza dei tentativi di
seduzione, così rivelandoci dove è
custodita l’intelligenza delle donne. E, con essa, la vita della specie. “Il
manifesto”, che ha trovato in Oprah la sua nuova Hillary, ha coperta la Deneuve
di vituperi. Noi, con gli occhi lucidi, la ringraziamo per aver gradito quel
fischio che le facemmo appresso quando ci strizzò l’occhio dagli schermi.
Volete un’altra
donna vera? Date un’occhiata a questo video: AhedTamimi, 16 anni, donna palestinese.
https://www.youtube.com/watch?time_continue=26&v=MxhNRs-j6b4
Per inciso. Omaggi e peana reciproci tra la nere donne di Hollywood e un santone della propaganda USraeliana, Steven Spielberg, da sempre regista di abilmente confezionati polpettoni a sostegno delle intossicazioni, specialmente belliche, dell’establishment imperialista. L’occasione è l’ultimo suo lavoro “The Post” che, nel momento della sua massima decadenza deontologica da massimo portavoce, insieme al sionistissimo New York Times, delle fake news rigurgitate dallo Stato Profondo Usa, esalta il “Washington Post”, verniciandone le attuali oscenità con la celebrazione delle rivelazioni fatte al tempo del Vietnam.(I “Pentagon Papers”). E chi è il padrone di questo modello mediatico di intossicazioni di regime? Jeff Bezos, lo schiavista di Amazon. Il cerchio si chiude.
Intanto sono contento di questo articolo stupendo sulle "donne in nero" che oltre a tutte le considerazioni riportate, a suo tempo a Roma rifiutarono, durante la guerra di Bosnia, una delegazione di donne serbe che parlava di stupri perpetrati anche dai musulmani. Non si poteva perche' i musulmani antiyugoslavi ed antiserbi erano santificati dai democratically correct di allora e furono allontanate.
RispondiEliminaIn ogni caso condivido l'indignazione di aver lasciato quelle cento donne francesi (fra le quali la splendida Deneuve) sole davanti agli attacchi isterici portati dalla squadriglia di postfemministre misandriche capeggiate dalle varie Luisa Betti e Nadia Somma solo per aver scritto che gli uomini non devono essere criminalizzati per un semplice corteggiamento per quanto goffo e burino possa essere. Evidentemente per queste redattrici il rispetto per la donna non si applica a tutte le donne, ma solo a quelle che sono d'accordo con la loro visione sul rapporto uomo donna, nelle relazioni personali come in quelle sociali.
A proposito di serbi "cattivi" ecco un'altra uccisione di un esponente serbo del Kossovo e nonostante l'articolo parli addirittura di un prossimo processo per i crimini dell'UCK e di Tachi (molto tempestivamente direi, ed a Kossovo ormai strappato dalla madrepatria) l'autore mette il veleno nella coda dove si riporta il parere di un diplomatico secondo il quale, essendo difficile per un commando albanese penetrare nella zona di Mitrovica l'omicidio sarebbe da ascriversi a scontri all'interno delle comunita' serbe. E ti pareva.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/01/16/kosovo-ucciso-in-agguato-leader-serbo-belgrado-sospende-i-colloqui-a-bruxelles-cresce-la-tensione-nel-paese/4096235/
Articolo formidabile come sempre caro Fulvio. L'ho inviato ad amici e parenti, nella speranza che il fuoco della rivoluzione non si spenga definitivamente.
RispondiEliminaMi permetto di inviati quanto ho scritto su Facebook su uno dei peggiori attacchi alla libertà di pensiero o meglio alla libertà di pensare:
La Ministra senz'Istruzione Fedeli rompe l'ultimo tabù. Gli studenti non potranno più esprimersi liberamente su di un tema, sviluppando in questo modo un'autonoma capacità di critica e di argomentazione, ma dovranno limitarsi a sintetizzare un testo scelto dal Ministero della Pubblica Omologazione. È il più grave attacco alla libertà di pensiero che si potesse fare. Il metodo ricalca molto da vicino le tecniche di condizionamento psicologico adottate in guerra: sintetizzare per iscritto un'argomentazione preconfezionata favorisce l'introiezione dei valori in essa contenuta, creando un conflitto con le residue capacità critiche dissonanti degli studenti. Un metodo già in uso con successo in diversi paesi a nord delle Alpi. Creare un massa di capre acritiche, omologate e complessate, pronte a consumare e ad allocare compulsivamente merci inutili, è l'obbiettivo dell'élite finanziaria che governa una buona parte del pianeta.
Nell'articolo della Busjarda il "giornalista" scrive:
"ponendo una fortissima enfasi sulla corretta comprensione dei testi, premessa indispensabile di qualsiasi esercizio di pensiero e di scrittura, oggi troppo spesso trascurata, come dimostrano le rilevazioni internazionali."
Il regime vuol essere sicuro che gli escrementi letterari da loro scelti si diffondano bene tra sinapsi, dendriti, assoni e cellule gliali dei cervelli dei nostri ragazzi.
Nell'articolo si legge:
" Il gruppo di lavoro propone infatti di sostituirlo con tre tipi di prova: una sintesi ragionata degli elementi essenziali di un testo; una narrazione costruita a partire da elementi forniti dal docente (ad esempio, un incipit o un breve racconto da variare, reinterpretare o arricchire); l’argomentazione di una o più tesi, magari fra loro contrapposte."
La contrapposizione tra tesi che sono suggerite dal Ministero. Ogni altro pensiero critico deve essere coartato.
Dove non arriva la droga, deve essere la scuola a spegnere le ultime residuali capacità critiche degli studenti e prevenire così ogni forma potenziale di dissenso.
http://www.lastampa.it/2018/01/17/cultura/opinioni/editoriali/addio-al-tema-letterario-la-scuola-infrange-lultimo-tab-X3F8zSruvHFawMlP1oDanM/pagina.html
Intanto il "Manifesto" insiste con il "regeni santo e martire" rammaricandosi sui dubbi che possano venire fuori a qualcuno dal fatto che la sua advisor sia stata sentita dagli inquirenti. Leggetevi la risposta piccata alla mia osservazione
RispondiEliminaAlex1
2 ore fa
Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire. Cosa vuol dire che è stato ucciso al Cairo e non a Cambridge? Un mese fa un Bulgaro è stato ucciso in Veneto. Allora è colpa del governo italiano? o del Governatore Zaia? Il governo bulgaro doveva richiamare l'ambasciatore? il capire finalmente per quale motivo era in Egitto, e con quali compiti questo "studente" sia stato spedito li con migliaia di sterline è basilare per la ricerca dei responsabili. Cambridge è la stata l'Università che ha fornito i quadri dello spionaggio per MI6 come affermato anche nel libro di Calabresi sulle relazioni Trump - Russia, e lo sfuggire delle autorità di quel prestigioso istituto e della sua professoressa vicina ai "fratelli Musulmani" è abbastanza eloquente. Adesso solo dopo quasi due anni si degna di collaborare (bisogna vedere fino a che punto). Probabilmente si sono coperti le spalle alle spese di Regeni (una pedina sacrificabile) sullo scenario incerto dell'Egitto post Mubarak.
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il manifesto Mod alex1 • 17 minuti fa
in effetti è vero: non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Regeni non è stato "spedito" in Egitto con "migliaia di sterline". Lo dimostrano le perquisizioni sul suo computer, le sue chat e perfino il video rubato filmato per conto dei servizi egiziani da parte del capo del sindacato degli ambulanti. Fino a prova contraria, era in Egitto per motivi di studio, cosa che nessuno finora - né in Italia, né in Inghilterra, né in Egitto - ha ufficialmente messo in minimo dubbio. Era un ricercatore come ce ne sono decine di migliaia in tutto il mondo. Dalle indagini sulla sua vita privata gli inquirenti italiani e egiziani non hanno tratto - almeno finora - alcuna anomalia.
I motivi del suo rapimento e della sua feroce uccisione da parte di agenti dei numerosi apparati di sicurezza egiziani sono ad oggi ancora sconosciuti. Desta sconcerto, questo sì, l'imbarazzo e in qualche caso la reticenza con cui l'università di Cambridge difende la memoria e il lavoro di un proprio studente all'estero.
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Alex1@
RispondiEliminaPuntuale e inoppugnabile il tuo commento. Nera come la pece la malafede nella risposta. Ma quali indagini sulla vita privata? E i suoi anni di servizio per gli spioni di Oxford Analytica, banda di terroristi e provocatori anglosassoni con a capo John Negroponte? E le 10mila sterline offerte al capo del sindacato in cambio di un "progetto"??? Fanno schifo questi operativi travestiti della Cia.
Anonimo@
RispondiEliminaEccezionale contributo- Grazie. Da affiancare ad altri provvedimenti: alternanza scuola-lavoro, la riduzione degli anni delle superiori da 5 a 4, l'abolizione della Storia dell'arte e della Geografia, il preside-ras interfaccia delle aziende... Mi permetterò di postare queste considerazioni su FB
Molto interessante per chi ha ancora dubbi sui padrini dellISIS: una giornalista investigativa sui voli diplomatici della compagnia silk way (quella delle bombe da Cagliari allo Yemen)
RispondiEliminahttps://trud.bg/350-diplomatic-flights-carry-weapons-for-terrorists/
Diego
Esercizio di feic niuus.
RispondiEliminaEbola e ricerche batteriologiche...
In Sierra leone la crisi é iniziata nel 2014 (Wikipedia). Che ci faceva la Metabiota Inc dal febbraio 2012, perdipiú pagata dal dipartimento della difesa?
https://govtribe.com/contract/award/hdtra112c0024
http://government-contracts.insidegov.com/l/2321520/HDTRA112C0024
A meno che le fonti sopra non abbiano trascritto male.
Diego
Assolutamente sì, tutto questo è anche un tentativo di criminalizzare l'istinto eterosessuale e implicitamente promuoverne degli altri. Come quello esibito dalla troglodita Argento in una sua performance in cui slinguazzava un povero cane lupo. Quella la chiamerei molestia e invece solo perché la fa una donna viene perdonata come simpatica trasgressione.
RispondiEliminaErrore, era un Rottweiler non un cane lupo. Sarà stato pure drogato, poveraccio. Grande donna, grandissima...sì sì.
RispondiEliminaAnonimo@
RispondiEliminaNon vedo cosa ci sia di male nello "slinguazzare" chiunque. Neanche il mio bassotto ce lo vede.
E allora non ha fatto niente di male neanche Weinstein. Il Male è ben altro.
RispondiEliminaAnonimo@
RispondiEliminaDeduzione indebita e strumentale.
Per chiunque era scontato che ci si riferisce a partner consenzienti e liberi da costrizioni.
Ma no, deduzione logica. Per le attrici è preferibile il sistema Weinstein alla guerra tra i sessi. Così come per gli arabi è preferibile Saddam o Gheddafi alla colonizzazione americana. Bisogna essere pragmatici, caro Grimaldi...pragmatici...
RispondiEliminaAnonimo@
RispondiEliminaAltro riferimento discutibile. Cosa c'entrano Gheddafi e Saddam? Non sono un termine di paragone, neanche in positivo, rispetto alla colonizzazione. Erano ottime scelte, il meglio che gli arabi potessero darsi. Per questo sono stati puniti dai gentiluomini dei diritti umani USraeliani. Pragmatici.
Lei, caro signor Grimaldi, appare un pò confuso.
RispondiEliminaanonimo@
RispondiEliminaDetto da lei, lieto rimbombo di fake news imperiali, mi lusinga.
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ex-signora-kaspersky-pubblica-identita-creatori-bitcoin-2c47794b-7aee-48ac-9512-82b46ad070c7.html
RispondiEliminaNatalia Kaspersky ex moglie di Evgenij Kasperskij, co-fondatrice, insieme all’ex marito, di Kaspersky Lab e titolare dell’azienda di cybersecurity Infowatch, ha rivelato che dietro il creatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto, si cela “un gruppo di crittografi americani”.
La stessa criptovaluta sarebbe un’invenzione dei servizi segreti statunitensi. L’ex signora Kaspersky ha fatto questa dichiarazione all’inaugurazione del centro di Infowatch presso l’Università nazionale di ricerca nel campo delle tecnologie informatiche, meccanica e ottica (ITMO TECH) di San Pietroburgo.
Alla presentazione di PowerPoint su un’immagine diffusa sui social network russi c’era scritto: “Bitcoin è un’invenzione dei servizi segreti statunitensi allo scopo di permettere un finanziamento veloce dei network dell’intelligence degli USA, dell’Inghilterra e del Canada in diversi paesi. Difatti è il dollaro 2.0. Il controllo del tasso di cambio è in mano ai proprietari delle borse”.
---
Non è una donna in nero e magari la notizia è da prendere con le pinze, però... Che coraggio!
Mary@
RispondiEliminaNon saprei che dire. Non ho le competenze. Bufala? Terrorismo per paralizzarci con l'idea che i servizi ci incastrino? Rivelazione?
Lasciamo il bigottone manicheo alle sue seghe mentali e falliche sul male con la m maiuscola. Apprendo con gioia che la repressione delle forze controrivoluzionarie in Venezuela non conosce mezze misure. Maduro si sta dimostrando un leader con gli attributi. Speriamo che continui su questa strada. Nessuna pietà. Grazie per quello che fai, Fulvio.
RispondiEliminaPropendo per la rivelazione... La signora in questione è seria e competente e Kaspersky studia da tempo il fenomeno delle valute digitali o "criptovalute", di cui Bitcoin è il caso più famoso, che allettano tanti evocando grandi e immediate ricchezze ma che pongono vari problemi (sicurezza, legalità, stabilità).
RispondiEliminaVedi:
https://infowatch.com/ di cui lei è presidente: https://infowatch.com/company/management
https://www.kaspersky.com/resource-center/definitions/what-is-bitcoin
http://www.valuewalk.com/2018/01/kapersky-bitcoin-dollar-2-0/
https://www.welt.de/wirtschaft/article172631820/Kaspersky-Gruenderin-Kryptowaehrung-Bitcoin-ist-Erfindung-von-US-Geheimdiensten.html
https://diepresse.com/home/wirtschaft/boerse/5356408/Kaspersky_Bitcoin-wurde-von-USGeheimdienst-gegruendet
Dulcis in fundo,
http://www.abc.net.au/news/2017-09-14/kaspersky-internet-security-software-banned-by-us-government/8943782
Ormai il quadro diventa sempre più chiaro e tu contribuisci, con lucidità e libertà di coscienza, unendo tutti i puntini.
RispondiEliminahttps://www.facebook.com/Alianza-De-Mujeres-Por-Bolivia-505887816449546/ http://www.la-razon.com/nacional/Morales-Codigo-Penal-mentiras-Bolivia_0_2859914005.html ...molte, se non tutte le pagine della 'nuova opposizione democratica' sono infarcite di uno strano(!) ecologismo. https://www.scribd.com/document/125550123/Ecofascismo-Lezioni-Dall-Esperienza-Tedesca ...per inciso, questo testo e stato anche usato in Italia da federfauna, per attaccare la pratica 'vegetariana', ribaltandone il senso, del testo, con un banale, anche Hitler era vegetariano.hs
RispondiEliminahttp://mesaredonda.cubadebate.cu/noticias/2018/01/19/estados-unidos-planea-crear-laboratorios-biologicos-con-fines-militares-en-la-amazonia hs
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