(Ragazzi è lungo, ma
non credo non potesse esserlo, data la portata degli argomenti. Prendetevela
calma, per un po’ non disturbo)
Quel pazzo di Assad…
I siriani sono un popolo di inebetiti che si fanno governare
da un mentecatto sadomasochista che utilizza un esercito di deficienti. Così, nella
provincia di Ghouta, da cui terrroristi
jihadisti al soldo di Usa, Israele, Turchia e Arabia Saudita facevano il tiro
al piccione sui civili di Damasco, liberata al 90% a costo di interrabili
sacrifici e costi, con decine di migliaia fuggiti dai jihadisti che rientravano
alle loro case, cosa fanno Assad, esercito e siriani plaudenti? Cosa fanno dopo che Usa, UK e Francia, notoriamente in
fregola di massacri, avevano promesso castighi spaventosi in caso di attacco
chimico di Assad? Cosa fanno dopo che l’avevano sfangata nel 2013 dalla stessa identica accusa di aver ucciso
qualche centinaio di bimbetti siriani con i gas nervini, sfangata grazie alla
smentita dei satelliti russi, grazie alla scoperta di alcuni genitori che quei
cadaverini appartenevano a loro figli rapiti da Al Nusra settimane prima nella
zona di Latakia e grazie alla consegna e totale distruzione sotto controllo ONU
(cioè Usa) dell’INTERO arsenale di armi chimiche siriano? Cosa fanno?
Manco fosse l’idra trumpiana composta da un Bolton (Sicurezza
Nazionale Usa), o un Pompeo (Dipartimento di Stato), o una Gina Hagel (CIA), invasati
di eccidi, guerre e torture, Assad ordina un’apocalisse chimica su donne e
bambini a Douma, ultimo fortilizio in cui sono asserragliati i mercenari
israelo-saudi-Nato che si fanno forti dello scudo umano imposto alla
popolazione. Un esercito di fratelli, sorelle, padri e figli di quelle donne e
di quei bambini, esegue con la coscienza umana e civile di un cyborg alimentato
a bile nera di cobra. E il popolo? Plaude, in attesa che ad Assad gli giri di
prendersela chimicamente con un altro dei loro quartieri o villaggi.
In ogni caso, la genialata di Assad è servita a un effetto
collaterale. Sempre che collaterale sia. Negli ultimi due venerdì, Israele ha
commesso più omicidi di Jack lo Squartatore in 30 notti ad alto tasso di
neuroni roventi. Avete presenti i videogiochi con i quali i registi culturali
statunitensi educano il pupo yankee a trovare il massimo del godimento e del
riconoscimento di cittadino dabbene per quanti più bipedi disintegra, città
rade al suolo, paesi fa deflagrare? I cecchini di Tsahal appostati al sicuro
per il tiro al piccione contro manifestanti a mani nude, stomaci rinsecchiti e
vesti sbrindellate, a quella scuola si sono fermati. Ma nello Stato degli ebrei
eurocaucasici incistato in Palestina, hanno seguito corsi di perfezionamento.
Ebbene, grazie a Ghouta chi parla più di mattanze ebraiche a Gaza? E neanche di porcate di Facebook contro la
nostra incolumità-privacy-libertà?
Quel demente di Putin…
Allargando lo sguardo a un altro settore del cottolengo
puntato da Usa e soci, si elevano in tutta la loro agghiacciante demenza il
presidente di 150 milioni di russi, appena riconfermato con un adesione che
nessun governante occidentale si sogna, il suo servizio di intelligence, fin
qui considerato uno dei più professionali del mondo, e il suo popolo che agli
altri due tributano un’ irresponsabile fiducia.
Cosa fa Putin mentre le armate
Nato bussano a tutti i suoi confini, su di lui si abbatte un ciclone
mediatico di odio, calunnie, falsità,
deformazioni, invenzioni, di tutte le camarille giornalistiche
dell’Occidente e ogni elezione andata
male viene attribuita ai malefizi dello “zar del Cremlino” (salvo poi, oplà,
risultare originata dagli occidentalissimi Facebook e Cambridge Analytica)?
Cosa fa l’autocrate di Mosca mentre sta come al circo la partner del lanciatore
dei coltelli, solo che stavolta quello prova a coglierci?
Il supermago dei vecchi servizi ordina ai supermaghi di
quelli nuovi di beccare un vecchio arnese russo dello spionaggio britannico,
sparargli un po’ di gas nervino con il logo “made in Russia”, per bonus extra
spararne un po’ anche a sua figlia in visita dalla Russia, e ottenere che il
Russiagate, finora mantenuto nei limiti di una mano elettorale data a Trump,
Brexit, Di Maio e Salvini (ora entrerà in lizza anche Orban), esploda come uno
Zeppelin su tutto il pianeta, con fiamme che ci si ripromette avvolgeranno
l’intero “impero del male”.
E meno male che c’è
Bolton
Come farebbero i reggitori del mondo libero, civile,
democratico a vincere il confronto con la barbarie se non avessero di fronte
antagonisti con tali eccelsi quozienti d’intelligenza? Come farebbero a portare
avanti la loro battaglia per i diritti umani, contro le molestie alle donne,
l’odio per Hillary, Boldrini e Asia Argento, contro i fascisti perennemente
risorgenti. contro i bulli a scuola, contro chi, rigettando il neoliberismo dei
“liberal”, precipita nella regressione del sovranismo, dell’egoistica
autodeterminazione, del rifiuto del multiculturalismo che si ottiene attraverso
il ginnico movimento di popolazioni sollevate dal loro obsoleto contesto
storico, contro chi, insomma, si oppone al miglioramento della razza?
Come farebbero senza quelli, modernamente di destra, che
astutamente si fanno passare per sinistra (parlo del manifesto e di chi il
giornaletto sorosiano tiene per “quotidiano comunista” e ci scrive, vero Manlio
Dinucci?), mollando quella zavorra che non sa stare a tavola, non si veste UE e
vota populista. Quella destra rigenerata che da George Soros si è fatta insegnare
come per gabbare lo santo e farla finita con la festa della pace imbelle, della
sovranità affidata al popolino, dei diritti degli scansafatiche, del rispetto
tra Stati, basta calcare la penna o la voce quando si scrive o si dice “sinistra”. Dite che il trucco si vede?
Non quando da mane a sera (gli smart dicono h24) ti sventolano sul muso la
bandiera arcobaleno dei diritti umani con al centro Asia Argento che si bacia
con la Boldrini.
Come farebbero a sventare le mostruose macchinazioni contro
l’umanità di questa baraonda di
squinternati se non disponessero della sollecitudine di un Bolton che da sempre
perora l’annientamento nucleare di Stati delinquenti come Iran e Nordcorea; se
non ci fosse un Pompeo che, da capo Cia, con la sua sezione eugenetica era
riuscito a modificare biologicamente i testicoli degli agenti nemici in
granelli di popcorn; se non ci fosse una Gina Hagen che, nelle carceri segrete
Cia in Tailandia, ha personalmente provveduto a rimuoverli del tutto, quei
coglioni?
Watchdog di chi?
Come farebbero senza la stampa a edicole e schermi unificati,
bellezza? Per modelli supremi di giornalismo watchdog del potere vanno presi organi che, come il New York Times
o il Washington Post osannato dal noto lobbista Spielberg, invece sono da
sempre watchdog del lettore, le zanne le affondano nel lettore che, osando
divergere, diventa bodrinianamente un “hater”,
odiatore. E male gliene deve incorrere. Lo sanno bene il “manifesto” e la sua
lobby. Tanto bene che quando a Michele Giorgio, corrispondente a Tel Aviv,
incombe l’onere di stigmatizzare le carneficine israeliane a Gaza,
istantaneamente il giornale rigurgita di rievocatori della Shoah, delle infami
leggi razziali, dell’antisemitismo che infesta l’Europa come la peste del 1630,
o la spagnola del 1917. Si ristabilisce lo squilibrio.
Di qua Netaniahu, di là
Soros
Del resto si tratta di una divisione dei compiti. Sta
diventando di evidenza solare la competizione tra due tendenze storiche
dell’ebraismo, una nazionalista e una mondialista. Non è questo il momento per
andare ad analizzarne le origini, i teorici, gli esecutori. Ma da una parte c’è
lo stato europeo (di semiti ci sono solo gli arabi convertiti) fondato in
Palestina con le sue mire espansioniste e il ruolo di sorvegliante della
regione del petrolio e delle marche al confine tra impero occidentale e il resto
del mondo. E qui ci sono i Begin, gli Sharon, le Golda Meir, i Ben Gurion,
tutto il cucuzzaro terrorista e guerrafondaio del Grande Israele, fino a
Netaniahu. Dall’altra parte c’è la globalizzazione imperialista, stadio
supremissimo del capitalismo transnazionale che, con la forza delle armi, della
sorveglianza e del dollaro, deve travolgere statualità, comunità, identità,
sovranità, per un unico governo mondiale di spirito talmudista. E qui,
dall’oceano di ricchezza e potere chiamato Wall Street, svettano i Rothschild,
i Warburg, i Barclay, i Goldman Sachs, i Rockefeller e il formidabile braccio
operativo Soros.
Quando il grande
giornalismo è investigativo
Torniamo alla stampa, baby. Particolarmente valida è
ovviamente quella investigativa. Chi, investiga meglio nelle botteghe, nei
retrobottega e negli scarichi del regime? Chi giorno dopo giorno, non
risparmiando mai nessuno, fa le pulci ai notabili corrotti, ai trasformisti, ai
tagliaborse parlamentari, ai palloni gonfiati, ai ciarlatani e saltimbanchi tra
Senato, Montecitorio e Palazzo Chigi, non risparmiando neppure i potentati di
economia, banche, industria. Nessuno come lui, Marco Travaglio! E “Il Fatto
Quotidiano”. Non per nulla su Ghouta apre a tutta pagina: “Il gas di Assad fa strage”. Perbacco che precisione, tempestività,
controllo di tutte le fonti. E naturalmente Trump deve fare “la voce grossa”, Tale Fabio Scuto ci
dimostra, indagini indipendenti alla mano, che “Assad se lo può permettere dato
che Trump ha annunciato il ritiro delle truppe Usa” (curioso, proprio alla
vigilia della strage chimica. Ci ha fatto una bella figura di moderato). Ora
però, con questi crimini di Assad, tutto cambia, per forza, e ci si può dare
dentro, il Male Assoluto, con i suoi missili pirati, ha dato il via, 17 morti
…), E poi, sempre Scuto, Assad “non ha
fatto che ripetere l’attacco chimico su larga scala del 2013” e ora si
appresta a “fare pulizia dei gruppi islamisti sul Golan e a Idlib”. Del resto,
“Assad è libero di massacrare, uccidere
(massacrare non basta), bombardare e
devastare ogni enclave dell’opposizione”.
Da “tagliagole” a “opposizione”
“Opposizione”. Ricordate quando di quella che oggi chiamano opposizione
giravano i video con civili e soldati siriani, libici e iracheni scuoiati,
linciati, impiccati, crocifissi, chiusi in gabbia e incendiati o affogati? Oggi
“Opposizione”, un po’ come i laburisti a Londra. Un po’ come quella di
Travaglio a ogni fake news, bufala, balla, panzana. Grande giornale
investigativo. Che però, non batte nessun altro giornalone, servizio tv. Tipo
quello di Sky, all’indomani di Ghouta, dove tale Coen (!) passeggia lungo la
Skywall commentando immagini di orrore bellico. La prima è la bambina al napalm
del Vietnam. Lontanissima, sbiadita, ma accredita tutte le altre, tutte di
orrori commessi da nemici degli Usa. Ovviamente comprese le foto da studio di
morticini in spiaggia e bimbi sanguinolenti in ambulanza, icone anti-Assad al
merito dei soccorritori Cia Elmetti Bianchi, fino a alle bambine schiumanti e
sotto docce purificanti a Ghouta, sempre degli Elmetti Bianchi. Quei
credibilissimi Elmetti bianchi fondati dal mercenario inglese Le Mesurier,
finanziati dai governi di Londra e Washington
e che, imparzialmente, compaiono solo nelle aree in cui poi possono
fraternizzare con i terroristi.
Alla convention di Ivrea i 5 Stelle hanno cacciato Jacopo
Iacoboni della Stampa che si stava
intrufolando con badge taroccata. Iacoboni scrive sul giornale che gareggia con
Repubblica (stessa proprietà De Benedetti-Sion, dopo la fusione in
“Stampubblica”) per chi è più filo-Stato Profondo Usa ed è diretto da Maurizio
Molinari che ha tutti i titoli per rivendicare la palma di direttore più
filoisraeliano dopo quello del Jerusalem Post. Chi si è erto indignato e zeppo
di prosopopea contro questa esclusione della sacra categoria, contro questo
liberticidio, è stato Enrico Mentana. Passi per lui, grande funambolo tra
specchi veri e specchi deformanti, ma gli è venuta dietro, come al pifferaio di
Hamelin, tutta l’armata dei galli del pollaio della nostra quotidiana
disinformazione, cresta rossa, gonfia e inalberata. In testa, a bandiere di
libertà di stampa spiegate, Federazione della Stampa e Ordine dei Giornalisti.
Farebbero bene, prima, di sciacquarsi la bocca e, poi, a sputare quel nugolo di
parassiti della verità di cui vantano la rappresentanza. A dispetto delle
parecchie cose dei 5 Stelle più recenti
che mi sconcertano, compresa la grottesca e impropria esaltazione del
fortilizio Nato Estonia a Ivrea, con la cacciata di Jacoboni ho solidarizzato.
Manifesto, Repubblica e
Hillary, uniti nella lotta
Epitome di tutto, in mancanza, il lunedì, del sinistro ma
omologo “manifesto”, è la prima pagina de “La Repubblica”. Sembra composta da
qualche emissario del rettilario che abita nei bassifondi (politici) di
Washington. “Attacco chimico, una strage,
Trump: Assad animale, paghi”; “Ordini
e divieti, la burocrazia del Califfato” su come amministra e governa, quasi
decentemente, il mercenariato jihadista degli Usa; “Non si ferma l’onda nera di Orban”. Vedeste, a proposito di
“haters”, il “manifesto”! Onda ovviamente nerissima per il giornale che ha per
figure politiche stelle polari come Hillary Clinton, George Soros, e i
rivoluzionari democratici serbi, libici e siriani. “Despota xenofobo e illiberale” (detto da chi ha quei riferimenti, è
convincente), visto che Orban preferisce Putin a Trump e qualsiasi ungherese a
Juncker, governa uno dei paesi con maggiore crescita e minore disoccupazione,
ha elevato il livello di vita delle classi lavoratrici, ha più immigrati per
abitanti di qualsiasi altro paese europeo. Tutta roba che si direbbe di
sinistra, epperò ha messo sù un muro, é sovranista, anche se un po’ meno di
Usa, Israele, Germania, Francia, UK, Vaticano, ha cacciato i sinistri di Soros e, dunque, è di destra e,
per Furio Colombo, un nazista.
Non poteva mancare il richiamo in prima, con tanto di ritrattino
carino, “Asia Argento, Laura Boldrini:
Perché in Italia MeToo (sapete, quella gigantesca operazione di vittimismo
da guerra anti-maschio) ha perso la sua
battaglia… abbiamo l’obbligo di aiutare le donne a reagire”. Detto da
queste due, imbarazzante. Per le donne, prima ancora che per tutti gli altri
generi.
La grande zucca
Il meglio di sé, Calabresi Jr, direttore del tabloid
scandalistico, lo dà nelle due pagine interne dedicate alla provocazione
Usa-UK-Francia-Israele-Saudia. E il supermeglio lo dà uno che l’universo mondo
dei boccaloni considera il trombone d’oro del giornalismo, non per nulla
presente in tutte le vetrine tv ispirate a Bilderberg. Se il commentatore
dozzinale della stampa dozzinale, cioè di regime e impero, è il gonzo, dalla
grossolanità evidente a chiunque non abbia il naso otturato da fumi sinistri,
Vittorio Zucconi è il ganzo che ti avvolge nella garza profumata del pietismo e
dell’aborro “da Sarajevo a Douma, quelle
sporche guerre sporche”. E già si è parato il culo e a te ha somministrato
la vasellina.
Al termine di tre colonne di geremiadi autocelebranti la
propria integrità morale, ecco “in cauda venenum”: “A Douma sotto le bombe di Assad, si muore asfissiati anche per noi”. “Venenum
anche in medio”, però, dato che la
correttezza professionale, alimentata anche dalle approfondire inchieste non
condotte sul campo (impedite dall’ONU/ Usa) e corroborata dagli esperti russi
che sul luogo hanno trovato né gas nervino, né cloro, ma solo acqua e fumogeni
e bambini attaccati all’ossigeno, non lo esime dall’aggiungere qua e là lo
stesso concetto: “Bambini asfissiati
dalle bombe di Assad… linea rossa delle armi chimiche che Assad superò impunemente… l’apoteosi più sporca del
sudiciume bellico…”. Cazzo, come gliele canta alle sporche guerre, il
grande giornalista!
Chi prevede, chi
benedice
Ma almeno Zucconi parla ex
post, qualcosa dell’accaduto il suo talento di analista deve averlo pur
immaginato per scrivere tutte quelle cose così tranchant. Altri, dotati di preveggenza, hanno parlato addirittura ex-ante. Come quel Tiresia sciuffellato
di Boris Johnson, o quella creatura da laboratorio Bilderberg, Emmanuel
(dall’ebraico “Dio è con noi” e pour
cause) Macron, che avevano annunciato pioggia di fuoco su Assad qualora
osasse usare armi chimiche. O come la stessa Chiara Cruciati del “manifesto”
che, nella sua incontinenza orgasmatica per i toy boy curdi degli Usa, tra cui
intravedeva inesistenti assiri, turcomanni, drusi, venusiani, riuniti in
democratica, ecologica, femminista federazione, mai ha notato che questi
confederali hanno fatto pulizia etnica e consegnato un terzo della Siria e 10
basi agli americani. Dal che andava dedotto che Assad è un farabutto
nazionalista, che addirittura assediava
la povera Ghouta piena di donne e bambini.
Quanta sintonia! Anche
con Amnesty che a pochi giorni dalla bufala di Ghouta, come sempre trescava con
chiunque volesse far fuori siriani e Siria lanciando disperati appelli a
fermare il genocida assedio di Assad a Ghouta. Non mancava che la sanzione
suprema. Quella dell’autorità più alta, incorruttibile, sacra. E Bergoglio non
si è fatto pregare. A poche ore dal botto di Ghouta ha fatto lo Zucconi: “Basta guerre!” Ma, soprattutto, “Basta armi chimiche nelle bombe”. E
benedetto sia chi le ferma. Chiedetevi chi, in Siria, ha aerei e lancia bombe.
E poi non stupitevi dell’allineamento di un prete che in Argentina condivideva
fasti e nefasti della dittatura. Del resto, com’è che si chiama Macron?
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RispondiEliminaAltro che lungo! Un ottimo esempio di articolo di denuncia dell'imperialismo guerrafondaio, il quale che sembra prepararsi ad un conflitto di ampia scala e lunga durata non solo militare, e delle sue "presstitute". Mi viene da chiedere come mai alcuni personaggi come Leonardo Coen e Gad Lerner si siano infiltrati in lotta continua, e se la fine di quel giornale e movimento sia stata conseguente a questa eccessiva apertura a molti demosionisti, femministe virago ed opportunisti pronti a saltare sul carro dei piu'forti. Vero e' che fino al 1967, a quanto mi raccontano, molta parte della sinistra alternativa vedeva Israele come lo "stato dei perseguitati" sulla via del socialismo. Qualche anno fa in una relazione politica di un movimento dal nome quasi identico sentivo ancora un partecipante chiedere all'oratore se il "Kibbutz" era il modello di una societa' senza classi: ottima la risposta che parlo' di come la struttura egalitaria e cooperativa del "kibbutz" non era finalizzata a portare il socialismo e la pace nel mondo ma solo a metterla in quel posto agli arabi).
RispondiEliminahttps://www.facebook.com/RealMariaFinoshina/
RispondiEliminaIl Problema dei commentari è quando non sono in linea come questo. Se per il Manifesto il sottotitolo comunista è vero che all'incirca corrisponde a un cazzotto in un occhio, il povero Dinucci non merita un simile trattamento perché il suo lavoro di denuncia e di ricerca lo sa fare e bene. Quelli che nel prosieguo non tornano sono due particolari non da poco: Il Fatto Quotidiano e i seduti sul pavimento con libro in mano come Di Battista e come Fico fico boccon boccone sullo strapuntino dell'autobus mentre, il Di Maio incravattato fa i capricci per il premierato. Allora, tempo fa hai elogiato il Fatto per un articolo su Assad (grande,molto obiettivo n.d.a) nonostante lo stesso Fatto con i suoi redattori, vicedirettori, condirettori e direttori sia di un filoatlantismo-sionismo tanto più evidenti quanto più mal repressi. Insomma un club di furbetti all'italiana. Quanto ai pentastelluti (la peggior classe dirigente a memoria d'uomo a livello ammnistrativo locale)sperare in una svolta non filoatlantista o pronoeuropeista del guaglioncello e soci non sembra stando alle premesse degno di fede. Che sia pretattica?
RispondiEliminaGrazie ancora Fulvio per la contro informazione che trovo puntualmente nel tuo blog, e grazie a giornalisti non allineati come lei che le persone che non si accontentano di vedere gli effetti ma cercano di scoprire le cause possono avere una visione più chiara e completa della geopolitica internazionale.ancora grazie
RispondiEliminaVi consiglio di leggere l'articolo di De Feo su "Repubblica" dal titolo "una donna al comando delle forza Anti Assad". Oltre al sillogismo donna al comando uguale giustizia e saggezza il resto dell'articolo è un esempio di come sia subdola la propaganda Filo Nato dando per certi aspetti che stessi. Ministri occidentale mettono in dubbio. Magari è meglio avere un Maalox con se.
RispondiEliminaPaolo@
RispondiEliminaIl "poverp" Dinucci?
Dinucci ha più fori d'espressione per le sue idee di chiunque di noi. Non ha nessun bisogno di fornire foglie di fico, in rubrichette semiclandestine, a un giornale sorosiano subimperialista, accanto a una serie di propagandisti sionisti e dello Stato Profondo Usa. Dare credibilità ai mistificatori e truffatori rende complici.
Condivido in pieno il giudizio su Di Nucci. Peccato perché su Pandora Tv fa ottimi servizi documentati. Capisco che un giornalista deve anche "vendere" i propri servizi ed articoli ma anche qualche dissociazione dalla linea editoriale dovrebbe farla.Altrimenti si diventa "organici" alla direzione. A peoposito oggi sul Corriere della sera c'era il solito sionista Henry Levi che dopo aver proposto con successo le aggressioni alla Yugoslavia ed alla Libia chiedeva un intervento militare per "fermare il dittatore " indovinate dove?
RispondiElimina