“Ogni volta che siamo testimoni di
un’ingiustizia e non reagiamo, addestriamo il nostro carattere ad essere
passivi di fronte all’ingiustizia , così, a perdere ogni capacità di difendere noi stessi e coloro che amiamo”. (Julian
Assange)
“Si parva licet componere magnis”, premettevano i latini a un azzardato
paragone che conducevano tra cose piccole grandi. Procedimento che adotto per
passare dalle nostre squallide, ma non del tutto irrilevanti, piccinerie, alle
immensità, per una parte orrendamente efferate e, per l’altra, eroiche, di
quanto va succedendo in queste settimane e ore tra i palestinesi di Gaza e gli
emuli israeliani dei macellai del ghetto di Varsavia.
Cosa ci accomuna, cosa li accomuna
Altra
premessa al discorso di oggi è la constatazione di cosa abbiano in comune
coloro che hanno portato alla novità di due fenomeni di massa che, fino
all’altro ieri, parevano patrimonio di altri, migliori, tempi. E, per converso,
a cosa ci porta l’esame epistemologico
circa la natura logica dei comportamenti di contrasto a questi fenomeni. Parlo
della rivolta di masse popolari a Gaza impegnate in un movimento, la Grande
Marcia del Ritorno, che, dopo anni di delega a rappresentanti inetti,
inefficaci, rinnegati, divisi e divisivi, si appropria del tema che fu loro fin
dal rifiuto della colonizzazione degli anni ’40 e poi nelle due Intifade degli
anni ’80 e ’90. E parlo della cacciata, in Italia, dal proprio orizzonte
politico di coloro, la coalizione di destra variamente denominata Ulivo,
governo tecnico, larghe intese, renzusconismo. Usurpatori che dalla fine del secolo scorso, eletti
rappresentanti dei bisogni collettivi, queste masse le hanno conculcate,
deprivate, escluse.
Avventandosi
settimana dopo settimana contro i reticolati dei campi di concentramento in cui
un olocausto strisciante li ha rinchiusi, finendo col sottrarre alla passività
anche i fratelli in Cisgiordania, tornando ad essere protagonisti del proprio
destino, i morituri di Gaza hanno sconfitto i propri carcerieri mostrando come
la via della libertà di un popolo passa anche per la morte. Quando un popolo è
conscio di sé e non ha più nulla da perdere, la sicurezza del suo oppressore
non troverà mai misure sufficienti per garantirne il dominio.
E’ quel
popolo, inteso in senso gramsciano che, da noi, non avrà dovuto pagare con una
carneficina la propria autonomizzazione nella lotta di liberazione, la sua riappropriazione
delle scelte fondamentali, ma, riducendo a brandelli elettorali i dominanti e decidendo di
rovesciare il tavolo sopra il quale banchettavano i propri “delegati”,
politici, sindacali, mediatici, se non la morte ha dovuto affrontare (per ora),
ma un fronte che nulla ha da invidiare alla mancanza di scrupoli democratici e
alla protervia impositiva di Israele e della sua lobby globale.
De
minimis non curat praetor
Mi pare
riduttivo, a questo punto, intrugliarmi nelle diatribe, intensificatesi in
questi giorni, sul mio sostegno ai 5 Stelle, perlopiù scatenate da rabdomanti
frustrati che andavano in cerca di responsabilità altrui per il disfacimento
delle sinistre. Lasciatemi precisare ai grilli parlanti che mi attribuiscono, a
volte apoditticamente, posizioni e schieramenti, che qui non è in gioco una
valutazione di cosa i vincitori delle elezioni sono o faranno. Anzi, da
convinto condivisore degli obiettivi dell’originale vaffa, come li ho visti praticare da militanti 5 Stelle sul
territorio, come potrei negare perplessità e sconcerto su quanto il loro gruppo
dirigente, oggi gravemente personalizzato, va dicendo e annunciando. Il
pensiero corre angosciato alla parabola catastrofica di Tsipras. Ma tra le
ricorrenze storiche c’è anche quella che ci riconduce al Berlinguer della
scelta pro-Nato e pro-compromesso storico. Nessun dubbio che la parabola,
chiusasi sulle maleodoranti scorie del PD, se non un inizio, lì ebbe
un’accelerazione significativa. Quelli che ne auspicano una ripetizione, stanno
tutti in alto e sono tutti nostri nemici, più di Di Maio.
Popoli fai da noi
Conta invece
la fenomenale mossa con cui 17 milioni di dominati si sono scrollati dal
groppone briglie e morsi che gli imponevano di trascinare carri e carrozze. Conta che l’hanno fatto contro una coalizione di
potenti inferociti e di certi
“oppositori” (detti di sinistra), alla vaniglia per quelli in alto, alla
vasellina per quelli in basso. E le bordate sparategli contro hanno tutta la
carica di ferocia, odio, frustrazione, dei Radetzki e dei Bava Beccaris negli albori milanesi del
movimento operaio. E, di là dal mare, i masnadieri invasori, nascosti dietro ai
loro terrapieni e resi impuniti e invulnerabili perché protetti dalla divisa
dell’ esercito “più morale del mondo” e dal silenzio sulle criminali pallottole
e bombe a espansione, a farfalla, a freccette, chimiche, finalizzate a uccidere
facendo soffrire il massimo, sono i guardiani di una Fortezza Bastiani
terrorizzati dai tartari (che in questo caso, però, ci sono e arrivano a decine
di migliaia, domani a milioni). I maggiordomi, mercenari in marsina e Acqua di
Colonia che, a Bruxelles, Washington, Londra,
Parigi, a Berlino, Roma, eseguono gli ordini di servizio degli stessi
mandanti, con o senza kippà, puntano allo stesso effetto invalidante, di coma
cerebrale, mediante le armi della menzogna, delle false notizie sparate contro
quelle vere, della diffamazione, della pioggia di cavallette se solo apri
bocca.
Voto disobbediente e bullismo
presidenziale
Sono a pari
merito stupri della libertà e assassinii della democrazia. Milioni di italiani
si vedono posti sul banco degli imputati per aver votato in modo difforme dai
gusti dell’establishment, populista, cioè per se stessi. Per aver pensato che
non sia né bene né giusto deregolamentare, privatizzare, militarizzare,
inquinare, distruggere ambiente, salute, lavoro, istruzione, condurre guerre,
corrompere tutto e ogni cosa, governare insieme a mafia, massoneria e Nato. E
subire tutto questo a beneficio di pochi eletti incistati in banche e oasi di
lusso su diktat di una manica di abusivi che brucano gli ubertosi prati pasciuti
dalle nostre tasse a Bruxelles e Francoforte. I quali, da Moscovici al cenobio
ormai catacombale del Nazareno, dai soloni del principato mediatico delle fake
news agli sguatteri buonisti che, per confonderci e alienarci tutti quanti,
strappano e alienano popolazioni alle proprie radici e a un degno futuro, hanno
sollecitato Mattarella a farsi Napolitano Tris. Anzi, ad allungare il passo:
dalla repubblica parlamentare alla repubblica presidenziale.
Tentato
l’affondo di un suo governo, con proterva ipocrisia definito “neutrale” (alla
maniera degli arbitri di Moggi), beccato con le mani nella marmellata,
l’ex-ministro della Difesa che ci difendeva massacrando la Serbia di bombe, il
presidente che ha firmato tutte le malefatte PD, incluso il Rosatellum, che non
si è fatto scrupolo di ricevere, anche a quattr’occhi, nel supremo palazzo
della Repubblica il delinquente Berlusconi, si è permesso di porre “dei
paletti”. Paletti come saracinesche nelle quali rinserrare fino all’estinzione,
o alla resa, chi non si fa tappeto rosso per le scarpe laccate dell’evasore
Juncker, per le marce contro Putin e tutti i nemici degli Stati terroristi, chi
non rifornisce di munizioni e patte sulle spalle i valorosi antisemiti che in
Medioriente eliminano dalla faccia della Terra i semiti (intesi come arabi, gli
unici che semiti sono).
A questo
punto, visto che, o si corre in tradotte “austerity” di terza classe, sui
binari imposti dai buro-despoti di Bruxelles, dallo sradicatore di popoli Soros
e dai tagliagole della Nato, per completare la spoliazione e sottomissione dei
popoli, o Mattarella ti cancella, cosa cazzo si vota a fare?
Davide e Golia
C’è uno che,
per come fustiga i falsari dei grandi media, si erge a vessillo della libertà
di stampa, dell’indipendenza dei giornalisti, della deontologia nella
professione. Nel giorno in cui uno Stato, che per tasso di criminalità e
sadismo non ha precedenti su questo e sicuramente su altri pianeti, celebra un
genocidio che su quello nazista ha il vantaggio di durare sette volte tanto,
titola: “Così il piccolo Davide si salvò
dal Golia arabo e fu Israele”. Le due pagine che seguono e con cui
Travaglio definitivamente disonora le parti e le firme rispettabili del Fatto
Quotidiano (nessuna delle quali presenti nelle pagine di esteri, appaltate alla
lobby), sono alla bassezza di questo sciagurato rovesciamento della verità.
Dalla fola
del “ritorno alla terra degli avi” di genti eurocaucasiche che, da quando esistono, da quelle parti non ci avevano mai messo il
naso, alle falsità sui dati demografici alla base dell’iniqua spartizione
dell’ONU, dal silenziatore sugli inventori ebrei dello stragismo terrorista con
le bande Stern, Irgun e Haganah, che poi spurgarono primi ministri assassini
seriali di massa, al piagnucolìo sui poveri e deboli scampati all’olocausto
(garantiti diplomaticamente e riforniti di ogni bene militare da tutte le
grandi potenze) che dovevano vedersela con l’immane forza degli eserciti arabi.
Con questi, infatti, sbrindellati, armati alla ‘800, da poco usciti dallo
scontro con l’impero ottomano e dalle guerre di liberazione anticoloniali, per
il “Davide” israeliano, sostenuto da Mosca, Washington, Londra e vassalli vari,
come da un’opinione pubblica decerebrata da quella che l’ebreo Finkelstein
chiama “L’industria dell’olocausto”, la partita era vinta prima di
incominciare.
Israele: Il troppo stroppia
Obnubilazione
che durava ancora nel 1967 quando, da inviato di Paese Sera alla “Guerra dei
Sei Giorni”, a raccontare le atrocità di Tsahal sui villaggi palestinesi che
vedevo, mi dovetti scontrare, non solo con la censura israeliana, anche con un
direttore fedele alla linea del PCI che la vedeva come Travaglio oggi. Come sul
Vietnam, un’altra verità emerse allora da un giornalismo ancora relativamente
libero, il PCI cambiò posizione, il direttore di Paese Sera venne sostituito e,
nel mondo, iniziò una lenta, progressiva presa di coscienza per cui l’arcaica
equazione dei pifferai sionisti alla Travaglio andava invertita. Oggi la
trafelata corsa alla compattezza filosionista dei media è, per converso, il
segno del timore che quella coscienza possa minare alla base uno dei pilastri
che sorreggono la cupola del finanzmilitarismo mondiale. Ne è dimostrazione la
furibonda campagna di Israele e della
lobby contro il movimento BDS: boicottare, disinvestire, sabotare.
Gli oltre
cento morti dell’orrenda carneficina di Gaza, gli oltre 10mila feriti e
perlopiù mutilati, le migliaia di morti da Piombo Fuso del 2008 e successive,
le centinaia di migliaia di seviziati, incarcerati, torturati, i milioni di
sradicati, le decisioni dell’ONU tutte ignorate e sbeffeggiate, l’ininterrotta,
feroce aggressività nei confronti di chi resiste, di chi si oppone, di chi
critica, di chi non plaude, i ricatti che sfruttano le vittime dei
nazifascismi, le 400 bombe atomiche agitate per ridurre all’impotenza chiunque si trovi nel mirino dello Stato
Gangster e della sua lobby, il cannibalismo nei confronti dei popoli vicini.
E dall’altra
parte un popolo intero, privato di cibo, acqua, energia, salute, rinchiuso in
una Auschwitz tra deserto e mare. E i suoi ragazzi, le sue donne, con fionde e
pietre rubate ai secoli della Bibbia, contro il quarto più potente esercito del
mondo, il più immorale, il più vile. Nella Storia, domani, rimarrà un’orma a
distinguere dal subumano israeliano l’umano palestinese: quella di un popolo,
abbandonato, tradito, tormentato oltre ogni limite, che a decine di migliaia
cammina verso la libertà, inerme, sapendo di morire, morendo per la libertà.
Purchè in piedi. Non s’è mai visto niente di simile, un tale tributo al valore supremo
di ogni creatura. Grazie, palestinesi. Impossibile che non vinciate.
Hic sunt leones
scrivevano i
romani sulle aree delle loro carte geografiche dove non c’era altro interesse
che quello per le battute di caccia e la cattura di animali selvaggi. Netaniahu
vede così i territori oltre i propri mai stabiliti confini: quelli della Grande
Israele dove gli animali da uccidere o catturare camminano eretti su due gambe
e dove si trovano acqua, petrolio, quelle ricchezze che a Israele e alla
comunità che lo sostiene servono per il raggiungimento degli obiettivi storici.
Guerra dopo guerra. Possibilmente combattute per conto suo da terzi: Usa, Nato,
jihadisti, curdi, sauditi. Non sarebbe la prima volta.
Le guerre Rothschild per Israele
Le due
guerre mondiali sono state scatenate per una varietà di motivi e interessi.
Egemonia in Europa, primato coloniale, competizioni sociali, potere e ricchezza degli industriali a
partire dalla produzione di armi. Ma, forse, nella tormenta che ha insanguinato
l’Europa con due guerre mondiali, Israele c’entra. O, quanto meno, il piano per
porre in essere uno Stato ebraico ha goduto dei finanziamenti della famiglia
Rothschild e affini. Ed è un piano che si è valso di guerre. Non solo quelle
del 1948, 1956, 1967 e 2003. Il crollo dell’impero ottomano al termine del
primo conflitto consegnò alla Gran Bretagna il controllo totale sulle terre
palestinesi. E’ del 1926 la dichiarazione di Balfour che istituì il “focolare
ebraico” in Palestina. Ma è del 2 novembre 1917, con sconfitta ottomana in vista, che lord
Balfour, massone, ministro degli esteri e già primo ministro, scrive al capo di
quella che da secoli è la più potente banca del mondo:
“Caro Lord Rothschild, ho grande piacere a
comunicarle, a nome del governo di Sua Maestà, la seguente dichiarazione di
sostegno alle aspirazioni sioniste che sono state sottoposte e approvate dal
Gabinetto. Il governo di Sua Maestà vede con favore lo stabilimento in
Palestina di una patria nazionale per il popolo ebreo e farà del suo meglio per
raggiungere questo obiettivo…”
Grazie alla
prima guerra mondiale gli ebrei si assicurarono quella terra. Alla vigilia della seconda, si realizza
“L’Accordo di Trasferimento”, concluso tra i sionisti del Bund e il governo di
Hitler per lo spostamento degli ebrei in Palestina. Si può dire che se la prima
guerra mondiale preparò la terra per gli ebrei, la seconda preparò gli ebrei
per quella terra. A Monaco Chamberlain volle evitare lo scontro, ma Churchill
lo liquidò e scatenò la reazione anglosassone all’invasione della Polonia. La
famiglia di Churchill era legatissima ai Rothschild, il padre di Winston fu
amico intimo di Nathaniel, primo Lord Rothschild. Il figlio ne seguì le orme e
rafforzò il sodalizio (vedi foto). Poi bombardò l’Iraq, sottomise l’Egitto e
colonizzò la Palestina. I denari dei Rothschild non gli vennero negati. Sono i Rothschild i genitori dello Stato che
da 70 anni sconvolge e minaccia il mondo. Sono i Rothschild che tracciano il solco, sono
Bilderberg, Open Society di Soros e Trilateral che lo difendono. Si chiama
mondialismo.
Come al solito, articolo impeccabilmente efficace a far riflettere sulla citazione di Assange, o sull’esortazione gramsciana alla ‘partigianeria’, parola non a caso stigmatizzata dai vocabolari. Inquietante e meritevole di un commento l’ultima immagine rothschildocentrica in cui non si salva nessuno…
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaGrazie Fulvio. Alla faccia di chi Ti taccia di prolissità; hai vergato una sintesi della genesi della geopolitica contemporanea che è degna di una tesi accademica.
RispondiEliminaMa una tesi che ha un'anima, e sangue che la rendono viva.
Emilio
ottimo articolo, Fulvio. Posso dire che quello che mi sconvolge è constatare che nessuno aiuta i palestinesi? Nessuno li ha mai aiutati! Se i palestinesi fossero armati e addestrati le cose andrebbero diversamente.
RispondiEliminaroberto@
RispondiElimina"Nessuno li ha mai aiutati"? No, Roberto, i palestinesi sono stati aiutati dagli arabi a costo di enormi sacrifici, sia nelle guerre di Egitto, Siria, Iraq, contro Israele, sia nella continua assistenza finanziaria e diplomatica con Nasser, Saddam, i due Assad, gli Hezbollah, Gheddafi. Quei popoli, quegli Stati sono poi stati puniti per questo dal sion-imperialismo. Quando, all'arrivo degli americani nell'aprile 2003 lasciai Baghdad, con me viaggiava verso la Giordania e la Palestina ancora un pullmino del governo di Saddam che portava 10mila dollari alla famiglia di ogni palestinese ucciso e 20mila dollari alla famiglie che avevano la casa distrutta dagli israeliani. E già gli Usa davano la caccia a Saddam.
Bellissimo articolo che racconta la storia per come e' stata vista di persona e riesce a sfatare diversi miti che pure girano anche fra vari lettori che poi filoisraeliani non sono. Il mito ad esempio che Israele sia stato fondato per volonta' dei sopravvissuti ai lager. Il mito che in quella terra c'erano prima solo pochi rozzi pastori nomadi. Il mito diffuso fra i tanti troppi troll sionisti, che i palestinesi abbiano collaborato con i nazisti nello sterminio degli ebrei. Il mito che Israele fosse una realtà socialista ed inclusiva perché' creo' i Kibbutz.Il mito che gli israeliani avrebbero "fatto fiorire il deserto" e che si sarebbero costruiti da soli uno dei piu' forti eserciti del mondo (con i proventi dalla coltura delle arance e dei pompelmi?). Tuttavia i media non rinunciano a prendere, apertamente o velatamente le parti dell'unica civilta' del Medio Oriente. Da chi trasforma il tiro a segno sui manifestanti disarmati in "scontri alla frontiera" vedi Repubblica. A chi come nel "Fatto Quotidiano", a firma di un certo Fabio Scuto, si chiede come fara' il povero Israele a contrastare la "violenza di Hamas" ed a non cadere nella "trappola" Gaza. Forse con il lancio di gas sulla popolazione? Le tante interviste ad improvvisati e sedicenti "esperti" su canali Radio Rai pronti a rovesciare tutte le colpe sulla popolazione palestinese per "avere eletto gli estremisti" che non riconoscono la legittimita' dello stato che li assedia e li decima ogni due tre anni, mentre uno addirittura, secondo quanto riferito da "Contropiano" li avrebbe accusati su di una trasmissione per "fare troppi figli" per mandarli contro Israele. In pratica sarebbero colpevoli per non condannarsi all'autoestinzione. A proposito, questa volta Saviano cosa dice?
RispondiEliminahttps://www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/16/medio-oriente-il-controllo-della-violenza-di-hamas-e-le-prossime-mosse-di-israele-nella-trappola-di-gaza/4360653/
Ogni altro commento penso sia superfluo
Secondo Pandora Tv la Russia non fornira' alla Siria i missili di difesa antiaerea. Non vuole lasciare alla Siria la facolta' di difendersi autonomamente dagli attacchi israeliani per non "farsi coinvolgere in un conflitto". Mi viene da dire "begli alleati". Neanche ai tempi dell'ultima Urss si e' arrivati ad un cerchiobottismo cosi' cinici.
RispondiEliminatutto sacrosanto soprattutto sui Rothschild. Per quanto M5s aspettiamoli al governo, non credo che avranno l'involuzione da
RispondiEliminate descritta, anche perchè i 200000 iscritti e maggior ragione
la rete l'abbonderebbe
Il punto è che Israele ha in programma, proprio per le mire neocoloniali dell'impianto sionista del suo regime, la creazione di uno stato che si estenda ben oltre i confini della Palestina, uno stato che ha già denominato il "grande Israele". E per quanto riguarda le terre adiacenti a quelle già occupate mostra la chiara volontà di estendere gli insediamenti ad altri appezzamenti appartenenti a proprietari palestinesi, con l'esercito israeliano che abbatte case e sradica gli olivi dai campi per impossessarsi dei lotti da consegnare ai coloni. Quindi le cose non potranno che peggiorare perché i palestinesi pur di difendere la propria terra dimostrano di non avere paura di morire, mentre l'esercito israeliano non ha nessuna esitazione ad uccidere. L'assedio agli occupanti non finirà, né il massacro dei “rivoltosi”. Ma può permettersi lo sterminio di un intero popolo per garantirsi l'occupazione di quelle terre? Vi è troppa arroganza e Israele non potrà nascondere ancora le proprie politiche neocoloniali dietro la tragedia della shoah e accusare di antisemitismo tutti coloro che difendono la prerogativa dei palestinesi a vivere sulla propria terra, infischiandosene del diritto internazionale.
RispondiEliminaQuando ero ragazzino scoprii delle responsabilità di questa famiglia, poi crescendo capii l'impossibilità di codesta situazione...
RispondiEliminaL'informazione, le scoperte scientifiche, l'informatica...droghe&farmacia, armi..la corruzione eccetera.. rappresenta qualcosa che va ben oltre un cognome.
È un po' come dire che Hitler si occupava sia di che economia che di approvvigionamenti e tutto il resto! Rimango nell'idea che tutto ciò va oltre a quella data famiglia...anche perché le famiglie non sono unite come sembrano e i loro nascituri dovranno dimostrare non solo fedeltà e costanza...ma anche talento..e ciò non è così certo!
Slobbysta
USA, Bill Gates su Trump: "Gli ho dovuto spiegare la differenza tra l'Hiv e il papilloma virus"
RispondiEliminaDurante gli stessi incontri, Trump ha chiesto ripetutamente a Gates anche degli effetti indesiderati dei vaccini, perché stava pensando di istituire una commissione per indagarli dato che sembra convinto siano collegati all'autismo. "Gli ho detto di no - ha riferito Gates - perchè sarebbe una cosa negativa. Non farlo". Il patron di Microsoft ha dunque rivelato che Trump il mese scorso si era appassionato all'idea di un vaccino universale per l'influenza. Gates ha infine svelato che l'inquilino della Casa Bianca gli ha proposto di diventare un suo consulente scientifico, ma che lui ha declinato l'offerta.
Grazie Dott. Fulvio Grimaldi! Non smetta mai di scrivere, sappia che in molti aspettano che si faccia giorno per leggere suoi nuovi commenti oppure, non si fa mai giorno senza aver letto suoi nuovi commenti:)
RispondiEliminaFred@
RispondiEliminaGrazie a Lei, Fred, per il generosissimo e poetico apprezzamento.
Fulvio per me sei l'unica persona di cui valga la pena leggere l'opinione. Con grandissima stima . Fabio
RispondiElimina