Per un tumore al cervello, è morto il 26 agosto
2018 John McCain, senatore degli Stati Uniti, sodale di George Soros, già
prigioniero di guerra dei vietnamiti dai quali affermava di essere stato
torturato. Altri raccontano che i nordvietnamit lo chiamavano “John il canterino”
per la sua collaborazione “cantante”, onde ottenere un trattamento migliore.
Aveva 81 anni. Battuto da Bush e da Obama in due corse per la presidenza, si
incise nella storia delle campagne presidenziali soprattutto per aver scelto
come suo vice un fenomeno da baraccone come Sarah Palin, quella del Tea Party e
degli Stati Uniti in armi contro tutti, poveri in prima linea. Un suo affetto
duraturo fu anche George Soros, di cui condivideva tutte le battaglie, dalle
rivoluzioni colorate, agli spostamenti di popoli chiamati migrazioni, ai
movimenti tipo Metoo e che lo
ricambiava finanziandone la Fondazione famigliare con la sua Open Society
Foundation.
I media e politici della destrasinistra e sinistra
destra, che si riconoscono nella guida degli Usa e nei valori dell’Occidente,
lo descrivono come esemplificato dai due dei principali quotidiani
italiani che hanno affidato il
necrologio alle proprie penne di maggior prestigio. Sono questi media e i loro
editori di riferimento in politica ed economia ad alternare alle loro accuse di
populismo, razzismo, xenofobia, incitazione alla violenza, fascismo, rivolte a
critici e antagonisti, l’esaltazione di un personaggio che per tutta la sua
vita matura ha fatto delle guerre imperiali, del terrorismo al servizio delle
guerre imperiali, degli sterminii di interi popoli il valore suo e quello della
“democrazia” da lui abitata. Il corto circuito di questi campioni delle fake news è quello per cui individuano razzismo, xenofobia,
fascismo in chi si oppone alle deportazioni riconosciute come nuovo
colonialismo, nuova tratta degli schiavi, nuovo strumento di dumping sociale,
quando la forma estrema e più letale di razzismo, xenofobia e fascismo sta in
quanto perseguito dall’eroe americano da loro rimpianto e additato a modello.
Seguono, in
fondo, alcune note biografiche da me
compilate.
Federico Rampini, La Repubblica
“I vecchi soldati non muoiono mai…McCain, a
differenza di Trump, è stato un vero patriota… Veniva da una tradizione
gloriosa, in cui anche l’élite bianca andava al fronte, rischiava la vita…A un
uomo di quella tempra Trump fece l’oltraggio più ignobile…La requisitoria
implacabile di McCain: viviamo in un paese fatto di ideali, non di terra e di
sangue… McCain incarna la tradizione repubblicana più nobile e onesta, quella
che diede all’America Abraham Lincoln… fu tra i primi a ostacolare l’idillio
con Trump e varò le sanzioni contro la Russia al Congresso…”
Vittorio Zucconi, La Repubblica
“McCain era l’ultimo leone del mondo
pre-Twitter… pre-populismo, un mondo senatoriale e togato, spazzato via dalla
furia distruttiva del trumpismo e dei suoi piccoli emuli di provincia…l’eroismo
di McCain… In McCain l’idea dell’America era nel principio fondamentale di un
governo di leggi, non di persone…era la cesura tra la concezione dispotica
portata da Trump a Washington e la cultura del compromesso fra campi opposti
per ottenere il meglio possibile…… la rappresentazione esemplare del cambio
storico tra democrazia mediata, faticosa, di do ut des per costruire
maggioranze bipartisan che tenessero conto anche degli sconfitti, e il nuovo
tempo delle forzature e delle intimidazioni… era l’ultimo senatore repubblicano
che ancora credeva nella Costituzione”.
Stefano Pistolini, Il Fatto
Quotidiano
“Addio al campione dell’altra America… McCain ha incarnato l’americano
ideale, il modello dell’uomo da sposare, del padre da avere, dell’interprete
dello spirito di altruismo ed empatia, sentimento fondante della nazione, il
valore originale coltivando il quale si è arrivati fin qui” (come sanno bene i pellerossa,
coreani, vietnamiti, latinoamericani, haitiani, yemeniti, iracheni, libici, siriani, afghani,
somali…n.d.r.)… “a cominciare
dall’inestinguibile slancio a battersi per le buone cause… prototipo inossidabile dell’immaginario
americano, conservatore indipendente e romantico, colto e spiritoso… ispirato a
un culto del buonsenso e ai principi del buon vicinato, del mutuo soccorso… il
testimone dei valori nazionali… era quello dell’onore prima di tutto e de ‘il
mondo è un bel posto’ per cui vale la pena
di battersi… un monumento stabile a qualcosa che non c’è più e di cui sentire
una grandissima mancanza”.
Bernie Sanders, Partito
Democratico
Il portabandiera della sinistra Statunitense, quello fatto
fuori da un colpo di mano del Comitato Nazionale Democratico a favore di Hillary
Clinton, quello che per la sinistra sinistra italiana (“manifesto” e affini)
rappresenta lo standard aureo della politica statunitense, così si esprime su
John McCain: “John McCain era un eroe
americano, un uomo di decenza e onore e un mio amico. Non ci mancherà solo nel
Senato Usa, ma a tutti gli americani che rispettano integrità e indipendenza.”
Le opere e i giorni di John McCain
Il critico
più feroce del presidente Trump per i suoi tentativi, più o meno riusciti, ma
probabilmente sinceri nella misura in cui riusciva a sfuggire alla tenaglia
dello Stato Profondo Usa, di arrivare a un’intesa con Russia e Nord Corea e a
un mondo con meno guerre, McCain ha un curriculum da vero eroe americano, come
lo definiscono gli agiografi qui citati, contrassegnato da una serie lunga e
ininterrotta di atti che, dalle parti che li subirono, furono definiti crimini
di guerra e contro l’umanità. I suoi suggerimenti per risolvere problemi
geopolitici erano fermi e costanti: fare guerra a Libia, Siria, Iraq,
Afghanistan, Sudan, Cina, Russia, Ossezia del Sud, Ucraina, Eritrea e altre
sentine del vizio di non obbedire a Washington e Israele. Ovunque, in intima
intesa e collaborazione con il terrorismo del luogo, salafita o nazista che
fosse. Echeggia ancora in Senato la sua invocazione: “Bomb, bomb, bomb… bomb, bomb Iran”.
A dispetto
del suo estremismo guerrafondaio, a McCain fu consentito da Obama di gestire
all’interno del Comitato per i Servizi Militari del Senato un illegale
dipartimento di politica estera, grazie al quale potè assumere il ruolo di
inviato speciale del Congresso e della Presidenza in situazioni di conflitto.
Afghanistan e Iraq. Il 12/9 2001, un giorno dopo
l’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono, McCain elencò in tv i paesi che
avrebbero ospitato Al Qaida e che avrebbero dovuto essere ripuliti. In testa,
Afghanistan e Iraq.
Siria e Libia. Nella lista del 2001 era inclusa la
Siria sotto lo slogan “Assad va eliminato”, gridato fino
all’ultimo dei suoi giorni. Fu il primo a esigere massicci armamenti per le
bande jihadiste e bombardamenti sui centri abitati. Sulla Libia invocò dal
primo giorno della “rivoluzione colorata” una no-fly zone e bombardamenti a tappeto. Se la Libia fu ridotta allo
stato della pietra e a piattaforma di partenza della tratta degli schiavi, è
anche merito suo. Sia in Siria che in
Libia, McCain si incontrò e concordò piani d’azione terroristica con i massimi
dirigenti sia di Al Qaida che dell’Isis, compreso l’agente Mossad Al Baghdadi.
Ne esiste un’ampia documentazione fotografica e video. Dal momento che
ufficialmente gli Usa erano impegnati nella guerra a queste formazioni
terroriste, i rapporti di McCain con esse si configurano come alto tradimento e
collaborazione col nemico. MCain perorò anche interventi militari e di Forze
Speciali in Mali, Nigeria e Sudan.
Nessun Obama mai lo ostacolò. Anzi.
McCain e leader di Al Qaida-Isis
Iran. Il bersaglio di più lunga durata
nell’elenco delle nazioni che, per McCain, avrebbero dovuto essere obliterate,
è stato l’Iran. In perfetta sintonia con il premiere israeliano Netaniahu, ha
incessantemente accusato Tehran di insistere segretamente nella costruzione di
armi nucleari e di volere estendere il proprio dominio, comportante la
distruzione di Israele, su tutto il Medioriente.
Bosnia e Kosovo. Sostenitore accanito delle guerre di
Clinton-Woytila contro la Jugoslavia, ha favorito e coperto il trasferimento di
jihadisti, con tanto di vessilli di AlQaida, in Kosovo e Bosnia negli anni ’90.
Ha chiesto e ottenuto che gli Usa rifornissero di armi e sostenessero nei media
la formazione terrorista UCK, impegnata nel traffico di stupefacenti e organi,
diretto da Hashim Thaci, poi presidente del Kosovo proclamatosi indipendente.
Ucraina. A Kiev McCain è apparso per
collegarsi alle formazioni politiche e militari naziste come Svoboda e il
battaglione Azov, impegnate, tra l’altro, nella guerra terrorista ai resistenti
delle repubbliche libere del Donbass che, secondo McCain, non sarebbero altro
che mercenari russi inviati da Putin.
Russia. L’odio di McCain per la Russia e il
suo costante incitamento a provocarla,
assediarla e attaccarla, risale alla guerra fredda. Un odio per il comunismo
che poi si è evoluto in Russofobia, come condivisa dalle nostra sinistre
sinistre. In occasione dell’attacco
lanciato dalla Georgia alla Russia nell’Ossezia del Sud, McCain fu il più
virulento portavoce del partito della guerra alla Russia, invocando
l’intervento del Consiglio del Nord Atlantico per un immediato attacco della
Nato in “difesa della sicurezza della Georgia”. McCain approfittò anche
dell’accusa, mossa dall’intelligence Usa e dai media liberal alla Russia, di
aver interferito nelle elezioni americane, per esigere che questa ingerenza
fosse definita un “atto di guerra”, con tutte le conseguenze del caso.
Corea del Nord. Anche questo paese era stato incluso
da McCain nella famigerata lista del 12 settembre 2001. Profondamente irritato
per le aperture di Trump verso Pyongyang e per il riavvicinamento tra le due
Coree divise dagli Usa nel 1950, McCain attaccò duramente il presidente e non
cessò di sostenere la necessità di un attacco anche nucleare.
Il bottino di un eroe americano
Questo è il
curriculum di un eroe americano che, secondo i nostri media, ha difeso i valori
di un’America come non ce l’abbiamo più e verso la quale proveremo una grande
nostalgia. Possiamo consolare lo spirito inquieto del senatore amico di tutti i
terroristi e fautore di tutte le guerre: quell’America, l’America emersa
dall’oceano di sangue dei suoi popoli nativi, confermatasi negli assalti
all’America Latina e negli orrori delle dittature da essa installate,
rinnovatasi nel soggiogamento dell’Europa attuato nel segno della lotta al
nazifascismo, lanciatasi nel futuro di un Nuovo Ordine Mondiale globalizzato
mediante ininterrotte guerre e colpi di Stato ai danni di Stati liberi e non
sottomessi. Il tutto al costo di appena 50 milioni di morti ammazzati dal 1945,
di cui, a me noti e famigliari, 3 milioni di iracheni e, forse (hanno smesso di
contarli), mezzo milioni di siriani, altri milioni di afghani, libici, somali,
yemeniti, latinoamericani. Un bel bottino per l’eroe americano.
Del suo odio
per Donald Trump gli resta un merito, o demerito, a seconda dei punti di vista:
quello di averlo reso un punto d’onore per Trump. Gli resta un altro merito,
quello di aver sostenuto l’immigrazione e conseguente integrazione. Visti i
valori ai quali coloro che fuggono dai disvalori di Africa, Asia, Medioriente,
Latinoamerica dovranno essere assimilati, abbiamo potuto capire meglio con chi stiano e cosa vogliano i nostri, di
fautori di migrazioni, accoglienze e integrazioni.
chiudo gli occhi e immagino una serie tv, stile quelle che hanno ormai invaso i palinsesti di sky e rai, che racconti, dal punto di vista che ci espone il nostro, la politica estera americana degli ultimi venti-trenta anni, le guerre e i regime-change messi in atto, gli attentati che hanno sconvolto la nostra vita, le ingerenze e le manovre con cui il deep-state americano sovrasta le scelte dei parlamenti e dei primi ministri anche europei. Li riapro. Fine. E' tempo di andare a lavorare, sono fortunato, ne ho ancora uno...
RispondiEliminaGrazie Fulvio Grimaldi!
Grande Fulvio grazie per la lotta alla marea di bugie che inquina la società.
RispondiEliminaGrandissimo!
RispondiEliminaLudovico
ma questi giornalisti non sono altro sguatteri che corrono trafelati alla base del podio...non si parla più di mancanza di dignità...qua si parla di vite buttate via nel peggiore dei modi...grazie Fulvio...grazie veramente
RispondiEliminaDal MacCartismo al MacCainismo, senza tregua gli yankee vomitano sul mondo intero la loro bile ed i loro veleni, con cui uccidono milioni di persone il cui unico torto è avere la schiena dritta, come Madre Natura li ha fatti, è facile che tutto l'odio di mac caino verso la Russia sia dovuto alla nazionalità del missile che lo abbattè in Vietnam, a cui seguirono anni in cui dovette spifferare ai VietCong molti segreti militari, un tradimento che costò la vita a molti suoi commilitoni, ma lui da buon psicopatico non se ne assunse la responsabilità, e incolpò la Russia e a seguire il mondo intero, al punto da volere bombardare un mucchio di paesi con l'atomica, direi che una gaffe più stupida i sinistri non potevano fare, sempre ammesso che per loro sia una gaffe e non lo sputtanamento definitivo.
RispondiEliminaUna notazione che potrebbe sembrare Ot ma mica tanto, tra i pennivendoli abituati per anni a ungere con la loro saliva i precedenti governi nostrani e i loro superiori d'oltreoceano spicca tal Vittorio Zucconi che a giudicare dai suoi ultimi tweet sta subendo una gravissima crisi di nervi; tra gli effetti benefici di questa nuova maggioranza gialloverde annovero anche questo.
RispondiEliminaPiù perdono il controllo questi figuri e più vengono fuori per quello che sono sempre stati, delle presstitutes in servizio permanente effettivo ora in crisi isterica.
Tra gli effetti benefici di questo governo gialloverde che si è insediato da quasi tre mesi qui da noi annovero anche la sempre più evidente crisi isterica di un altro Pulitzer del giornalismo da slinguamento dei nostri padroni d'oltreoceano, tal Vittorio Zucconi.
RispondiEliminaE non solo Zucconi, anche Gramellini senza dimenticare che Serra stravaccato sulla sua "amaca" per mesi ha tirato stilettate al M5s ed al suo "populismo". Riguardo al possibile attacco contro la Siria, inopinatamente viva e resistente dopo sette anni di guerra e di embargo (incluso i medicinali) penso che sia le lobby finanziarie sionista che l'apparato militare non ha perdonato a Trump, ad oltre un anno e mezzo dal suo insediamento, di non aver ancora intrapreso una guerra vera e propria di sua iniziativa. Mc Cain era quello che nel 2003 proponeva di proseguire la guardia in Iraq fin dentro la Siria. Da ricordare ai "compagni" del "Manifesto".
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