A 96 anni, fresco e all'avanguardia come un ragazzetto, è morto a Roma Enzo Apicella. Sabato vero mezzogiorno al Verano le sue esquie.
Questa davvero è una gran brutta notizia e una perdita irrimediabile.
Con Enzo eravamo amici strettissimi da decenni, dai miei lontanissimi tempi di Londra. Ogni tanto chiamava noi, compagni italiani, per un piatto di pasta e un bicchiere di Chianti gratis in uno dei ristoranti da lui creati all'italiana. Era prima la swinging London degli anni '60, della liberazione dei costumi. Poi quella degli anni '70, della rivolta politica e sociale, in cui noi latitanti ci inserimmo con la Lotta Continua inglese, che chiamammo "Fight On!"
Pochi mesi fa sgambettava con noi in un corteo contro la guerra.
Ha lavorato con intelligenza, lucidità e coraggio fino all’ultimo giorno, grande architetto di spazi pubblici ludici, vignettista dal graffio lacerante, sempre dalla parte degli umiliati, offesi, combattenti.
Secco e svettante, mi ricorda l’agave che dalla scogliera punta contro i marosi. Fiorisce e muore senza conoscere decadenza. Lo rimpiangeranno, tra i tanti che ha portato in palmo di mano, o punito a vergate di pennello, soprattutto i palestinesi.
Dal dopo, con uno sghignazzo ai nemici e un sorriso a noi, Enzo ci ha lasciato il suo saluto.
Lo avevo pensato qualche mese fa e mi ero chiesto come mai sul blog non si vedevano le sue divertenti e spesso graffianti vignette, ma mai volgari. Mi ricordo in particolare quella di Dio che diceva al Papa Francesco appena eletto "La croce di legno l'utilitaria... Tu puoi fregare altri ma non me!". Tutto l'opposto di Vauro che da un po' di tempo usa il suo estro per seguire il senso comune dei liberisti e libertari. Proprio l'altra sera contestavano che gli assassini della tossicodipendente fossero tali in quanto immigrati, ma, udite, udite, sono tali in quanto maschi e quindi attivamente o passivamente implicati nella cultura dello stupro.
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