“Io sono convinto che è dovere di uno Stato proteggere i
confini, espellere chi è irregolare e porre un freno all’immigrazione
clandestina che puzza tanto di deportazione di massa a vantaggio del grande
capitale” (Alessandro Di Battista, “Politicamente scorretto”, Paper First)
https://twitter.com/i/status/1160153238823247872 Come sottofondo a Hong Kong e Mosca suggerisco questo
canto dell’inno nazionale Usa dalle vibranti gole dei manifestanti anticinesi.
Media italiani? In geopolitica stiamo dove dobbiamo stare
La parte prima di questo dittico si
chiudeva con il doveroso accenno al ruolo della nostra stampa: Sappiamo tutti, quei 13 gatti spelacchiati
che leggono il manifesto, ora che è diventato enigmistico e offre fumetti agli
analfabeti, che nel quotidiano comunista c’è chi è deputato dall’alto a
picchiare la Russia e Putin, chi a spernacchiare la Resistenza afghana, chi a
scatenare la foia razzista contro Gheddafi e Assad e chi a fare della Cina il
Regno di Mordor. Offrono a costoro ampi spazi di empietà giornalistica le manifestazioni
di questi giorni a Mosca e a Hong Kong, epicentri della guerra globalista
contro le due nazioni che viaggiano in direzione ostinata e contraria sui
binari del diritto internazionale e, quanto a bottino di devastazioni e morti
inflitti, stanno a chi li avversa come i blob della Solfatara stanno
all’eruzione del Vesuvio nel 79 dC. Ma tant’è, su Mosca e Hong Kong dove torme
di violenti armati vengono contenuti con mezzi che rispetto a quelli di Macron
sui Gilet Gialli sono da esercitazione di boyscout, con pochissimi feriti
(molti di più tra gli agenti) e nessun morto, ci si stracciano le vesti. Sugli
oltre 300 inermi o lanciatori di sassi fucilati e gli oltre 7000 mutilati e
feriti di Gaza ci si straccia la coscienza.
Il fronte nostrano: etero-schiavismo per
agevolare l’auto-schiavismo
Non ci volevano i tonitruanti
proclami a vuoto dell’energumeno dei “pieni poteri”, finalizzati unicamente
alla rabdomanzia dell’Italia liquida dei voti, perché gli italiani capissero,
più o meno lucidamente, che cosa si nascondesse dietro a questa Grande Armada che invade l’Italia con
bombe umane, fornitegli da altri cooperanti all’ultima fase del colonialismo a
fini di globalizzazione militar-neoliberista. Mica hanno scritto S. Egidio in fronte a credere
ai sicofanti mediatici progressisti umanitaristi che ogni due per tre c’è gente
su un gommone che si sgonfia e, puntuale sul posto, just in time nell’immenso mare, ecco la potente corazzata Ong
(Organizzazione Navette Governative) da trasbordo, con i suoi elicotteri, i
suoi mezzi da sbarco, i suoi medici, preti, parlamentari, celebrità tibetane,
agenti di Soros e, purtroppo, mai – guai! –l’ufficiale giudiziario che tra
questi operatori privati della tratta voleva inserire il pazzariello Minniti.
Ci si telefona, ci si incontra, si traghetta, si celebra
il salvataggio di naufraghi, si provoca, si scarica. L’Africa perde altri pezzi
di sè. Campi e mafie prosperano.
Mica ai suoi potenti mezzi di comunicazione
era arrivata, dalle migliaia di cellulari in mano ai migranti e ai loro tour
operator, un invito all’appuntamento. Sacrilegio a solo sospettarlo! Hanno
fatto a botte tra etnie nei luoghi di raccolta, si sono pestati a sangue per
salire sul barcone, quelli di Open Arms (provata di Soros, se ce n’è una)
ammettono che si sono scazzottati anche sul vascello umanitario. Li si tiene
nel lager di bordo finchè si possono esibire stremati. Il colonialismo in tutte
le sue più nefande forme, benedetto dalle Chiese di ogni setta, ha ricuperato
il sistema mattatoio. Poi ci dicono che portano i segni della tortura. E chi le
ha ingravidate tutte queste donne all’ottavo mese? Gli stupratori libici,
ovvio, tra una battaglia e l’altra per Tripoli. Non c’erano, secondo Save the Children, anche i soldati di
Gheddafi, alimentati a Viagra, a violentare le donne libiche per render loro
più simpatico il Leader? Saranno quelle che si portano al naufragio sicuro i
figlioletti di otto anni. Ma com’è che, se i libici della Tripolitania sono
bianchi, i bimbetti sono neri?
Qualcuno qui ha capito che, se lui
non ce la fa, viziato com’è dal conforto consumista del neoliberismo, a
piegarsi su pomodori 10 ore per 10 euro e una vita sotto la plastica, ecco che
ci pensa l’esercito di riserva dalla Grande Distribuzione. Qualcuno, malizioso
assai, pensa che per lasciare mafia, camorra e ‘ndrangheta ai grandi affari del
Nord industriale e grandioperista e al narcotraffico internazionale, lo
spaccio, il caporalato, la prostituzione li si potevano anche cedere a
nigeriani e albanesi. Molti si sono sentiti turlupinati da un critico
d’arte,Tommaso Montanari, di manifesto
acume politico (ricordate la coppietta rivoluzionaria Montanari-Falcone, per un
pezzo poi confluita nel PD e per l’altro in Caravaggio?) che, con le meglio teste d’uovo umanitarie, firma
appelli alla preservazione dell’identità culturale, territoriale, comunitaria,
archeologica, storica, del belpaese e poi ne firma altre che invocano
ripopolazione multiculturalista tramite Hausa e Tuareg.
O cristiano o niente
Alcuni di costoro riescono perfino a
capire, in parallelo, come si stia preservando il patrimonio umano, culturale,
comunitario, storico, territoriale, dell’Africa e di altri paesi del Sud,
deportandone le generazioni della continuità, della creazione, della difesa,
dell’identità, per far imperversare al loro posto multinazionali ed eserciti
stranieri. E qualcuno, riesce addirittura a intravvedere, tra le fumigazioni
d’incenso che annebbiano le parole del papa,
quell’enorme croce sulla quale la di lui impresa ha inchiodato, da un millennio
e mezzo, coloro che ben si facevano i fatti loro.
Sono tornato sull’argomento, sia
perché è uno dei nodi intorno ai quali si sta svolgendo lo sculettante
meretricimonio ai piedi del Colle tra chi finge di voler bloccare la
degenerazione del paese in discarica umana e chi sostiene suicidariamente
l’operazione nord-globalista che, oltre ai travasi di sangue dal Sud al Nord,
comprende finalmente la riduzione dell’Italia alla mera espressione geografica
–ma meravigliosamente papeetiana - dell’amico Metternich. E tanto è diventato
consociativo umanitarista anche Di Maio che, alla vista della strizzatina
d’occhio del PD, trasforma i sacrosanti “taxi del mare”, che l’anticolonialista
Di Battista, uno dei pochi geopolitici del MoVimento, gli aveva fatto
denunciare, in “apriamo i porti” a Soros e stracci. Del resto, che bello, come
dicono tanti, dal Grillo Straparlante al vice della Raggi, Bergamo, passare da
quelli verdi della “zingaraccia” a quelli dello Zingaretti verde,
dell’accoglienza di migranti, UE, euro, Nato, cemento, trivelle, Grandi Opere,
Tav, Tap (la “Green New Economy” di
Greta) vaccini, mafie e mafiette, autonomie perché no, basta che siano
all’emiliana….Chiamasi la definitiva normalizzazione, opacizzazione, delle 5
Stelle.
Sovranisti di cartone, nazionalisti coloniali
Comunque ci sarà da ridere a vedere le facce dei vari secessionisti,
Zaia, Fontana, Bonaccini & Co, poi Toti e Fedriga, ora che si ferma la locomotiva
tedesca che doveva camminare con le loro
melanzane e sui loro assemblaggi. Finisce nel ridicolo il teatrino dei
sovranisti cartonati e dei manichini nazionalisti di mascherare, sotto vesti
patriottiche e anti-europee, la loro libidine di impinguirsi trasferendo al servizio franco-tedesco il
comparto industriale-manifatturiero italiano, da Trieste a Savona, da Torino a
Bologna. I detriti rimasti dopo l’orgia
di svendite e dilapidazioni innescate da Soros-Draghi (1992) ed eseguite da
Amato, Prodi, D’Alema, Bersani, Renzi. Altro che tradimento dei 5 Stelle! Alto
tradimento del paese intero. Ce lo chiedeva l’Europa. O, per dirla tutta, lo
compensava con qualche cadrega ai proconsoli l’imperatore finanzcapitalista. E
cv’è ancora chi s’appassiona, come fosse Wimbledon, alla combine di ping-pong,
tuttora produttiva di voti, del noi entriamo, voi non entrate, ma poi entrate,
ma solo grazie a un magistrato simpatico alla Merkel.
ONG dal fronte piccolo al fronte grosso. Mosca, se son
russi son brogli
Tutto questo fa di noi anche
un’espressione della guerra mondiale che, oltre all’intralcio dei piccoli posti
di blocco, deve togliere di mezzo anche le grandi barriere. Andiamo a Mosca,
dove occupa le nostre prime pagine e i nostri primi schermi gente che in libere
e internazionalmente corroborate elezioni vale meno del 4%, mentre ha un
presidente eletto con il 75% dei voti e dal consenso doppio di quello di Theresa May, o Emanuel
Macron, o The Donald Trump (a garanzia di qualità è rispuntato pure quel
gentile arnese Cia che sono le Pussy Riot e il leader carismatico, Navalny, è
un pregiudicato plurimo per malversazione e appropriazione indebita).
Trovandoci in Russia, è uno scandalo che dalle prossime amministrative di
settembre siano state escluse una trentina di candidature dei partiti liberisti
filoccidentali, per firme false, irregolari, o non raccolte. Una trentina su
800 ammesse. Anche qui, naturalmente, manipolazioni d eliminazione per motivi puramente politici. Zitti tutti sulle esclusioni per gli stessi motivi dei
candidati dei partiti di maggioranza. In tutte le elezioni italiane, dal nuovo
millennio in poi, la magistratura ha confermato l’esclusione di candidati di tutti i partiti, sempre per firme false e
irregolari. Ricordate quelle del M5S in Sicilia? Da noi, sa va sans dire, esclusioni
legittime. Mica siamo nella dittatura dello Zar.
Hong Kong: il capitale, le mafie e le loro brigate
Poi andiamo a Hong Kong dove i colorati con Croce di S.Andrea fanno
le zanzare nello stormo di avvoltoi che si ingolosiscono su una Cina che vorrebbero vedere come una tavolata di
carcasse. Tipo l’America Latina d’antan. Una Cina come quella ridotta dai
britannici all’imbecillimento da oppio (da cui Hong Kong), non più padrona di
fare quel che fa, di essere la più grande industria manifatturiera, di
esportare più di chiunque, di fare la Via della Seta, di stare a fianco di
Siria, Venezuela, Pakistan, di comprare
petrolio dall’Iran, di costruire mezza Africa con gli africani, di sostenere la
Corea del Nord atomica.
Le nuove Maidan
I segni delle rivoluzioni colorate,
partite da Belgrado nel 1991 e ripetute, invano o con successo, in America
Latina, Asia centrale e Medioriente, sono tutti in gloriosa evidenza. Per non
vederli, come in effetti li hanno visti mai, quelli dei giornaloni in stampa o
schermo, con il giornaletto-soffietto “il manifesto” venenum in cauda, hanno il permesso e plauso del loro organo
sindacale e di quello di autogoverno. E
così, che manifestanti, che non vengono ostacolati quando l’iniziativa è
organizzata, ma vengono bloccati e respinti a acqua e gas (i poveracci non
hanno nemmeno i Taser da esecuzione elettrica, o i bonbon d’acciaio e gomma),
se non autorizzata (succede così anche da noi), è l’indice di una dittatura che
reprime ferocemente dimostranti, per definizione giovani inermi, pacifici ,
levissimi e purissimi Certo, al confronto la polizia di Macron, che da quasi un
anno spara granate e mutila e acceca, non vale più neanche un trafiletto.
Qui, qualcosa non torna sempre,
perché i video-operatori sul posto, con la migliore buona volontà non riescono
a non riprendere quanto succede da mesi, dappertutto, negli scontri: l’assalto
di manifestanti con caschi, maschere antigas
e mazze di ferro, che sparano gas urticante e bombe incendiarie,
fiondano biglie grosse come arance, usano pistoloni ad aria compressa, occupano
e devastano il parlamento (neanche Mussolini, neanche Hitler), sede della
democrazia, distruggendone gli arredi, insozzandone finestre e pareti, spaccano
tutto, occupano per giorni l’aeroporto, arteria di comunicazione per il mondo e
del mondo. Decine di migliaia, tutti uniformati, identici, riforniti dalla
stessa centrale. Tutta roba comprata allo spaccio?
Dicono che non gradissero una legge che permetteva di
estradare in Cina, ma anche a Taiwan e altrove perseguiti dalla giustizia per
crimini commessi in Cina e fuggiti a Hong Kong. Un centro di malaffare
finanziario da sempre, come egregiamente
ci illustra l’ex-vice segretario dell’ONU e straordinario analista, Pino
Arlacchi, covo della peggiore criminalità mafiosa di mezzo mondo. Lascito della
colonia britannica, sottratta all’impero cinese nel 1842 grazie alla guerra
dell’oppio, e che il ritorno alla Cina nel 1997, sul principio di uno Stato due
sistemi, non ha saputo eliminare. Poi, congelata la legge dalla leader di HK,
Carrie Lam, le richieste si sono allargate, inchiesta e condanna delle violenze
della polizia, democrazia (?) e partono le vere parole d’ordine: non più
autonomia nello stesso Stato, ma indipendenza. Cioè rientro nel dolce lager
coloniale anglosassone. E rottura di palle alla Cina.
Da Maidan a Hong Kong/ bastano le ONG
Si ripetono pedissequamente gli
stessi moduli del regime change. Si individua un motivo di scontento di parte
della popolazione, prezzi, inflazione, lavoro, se ne incaricano le Ong
occidentali con le relative filiali, si reclutano o mandano organizzatori,
arrivano fondi, la protesta fa contagio, fino a diventare di massa. Di massa
per dire, venti-trentamila-cinquantamila su 7 milioni e mezzo, di cui migliaia
pure manifestano per la Cina, ma non se ne parla. Descritta come protesta
pacifica, ma via via più violenta. E manca un Decreto Sicurezza Bis di Salvini
per fronteggiarli. L’obiettivo è quello di provocare il governo a intervenire
con sempre maggiore durezza, tanto da far esplodere una ben mediatizzata
indignazione nelle opinioni pubbliche. Poi si vedrà che fare. Magari si manda
un po’ di Al Qaida.
Ma non è questo il punto. Il punto
sono le prove dei magheggi Usa-Uk. Media e organi governativi a Londra e
Washington appoggiano la protesta senza riserve. I manifestanti dimostrano le
loro posizioni sventolando bandiere britanniche e americane, arrivando a
cantare l’inno statunitense, come da link nel titolo. Al solito,
partono le fake news video: un’esercitazione di polizia sudcoreana
antiprotesta viene fatta passare per intervento dell’esercito cinese.
E già una bella indicazione. Ma
andiamo al sodo. La foto mostra l’incontro a HK tra la diplomatica Julie Eadeh,
capo dell’unità politica del consolato Usa, e un gruppo di leader del movimento
del partito Demosisto, legato al Partito Democratico Usa, capeggiati da Joshua
Wong Chi-fung, segretario generale del partito. Uno che si è vantato con i
giornali di essere stato più volte a Washington. Ricevono auguri per il
capodanno cinese, o istruzioni? Indovinate. Immaginiamo cosa succederebbe se un
console cinese incontrasse i capi, mettiamo, del movimento Usa Occupy Wall Street, o di manifestanti
anti-Trump.
Chi paga
I sediziosi di HK
sono appoggiati e finanziati, come tutti i loro predecessori qua e là, da NED,
USAID, National Democratic Institute (NDI). Una settantina di Ong del complesso umanitar-spionistico hanno
diffuso una lettera firmata dai direttori di Amnesty International, Human
Rights Watch e dalla Ong Hong Kong Human Rights Monitor. Il NED (National Endowment for Democracy),
creato dalla Cia per operazioni di cui non poteva intestarsi la paternità dopo
lo scandalo Iran-Contras, ha dal 1997 due filiali attive a HK. Ma fin dal 1994
la NED finanzia i gruppi apparsi sulla scena nel 2014 nella “rivoluzione degli
ombrelli”. L’anno scorso ha dato al Solidarity Center (SC) di HK $155.000,
$200.000 al NDI per lavoro a HK e $90.000 alla sua branca di HK, Hong Kong Human Rights Monitor (HKHRM), a cui sono
arrivati $ 1, 9 milioni tra il 1995 e il 2013. Sempre sostenuti dal NED sono
nell’ex-colonia L’Associazione dei Giornalisti, il Partito Civico, il Partito
Laburista e il Partito Democratico di HK. Non potevano mancare, nella
panoramica che ricorda il nostro scenario, i sindacati, beneficiari in 7 anni
di $540.000. Tutti operatori presenti nelle manifestazioni di queste settimane.
All’emittente Voice of America,
pagata anche da Soros (che sui nazi di Maidan si è vantato di aver fatto
piovere 5 milioni di euro), Il dirigente NED, Greve, lamenta che gli attivisti
che lavorano con il NED ora rischiano di brutto, ma che non cedono.
Serve altro per riscoprire la manina
artigliata comparsa a Kiev, il Cairo, Bengasi, Beirut, Caracas, Kirghizistan,
Algeri, Khartum? La stessa che, guardando bene, si può intravvedere come polena
sulla prua delle navi Ong?
Al rapimento orgasmatico
con cui i media atlantisti seguono le turbolenze di Mosca e Hong Kong,
svaporate quelle delle “primavere” in Algeria e Sudan e finita nel ridicolo la
sollevazione in Venezuela di quattro scapestrati, tre generali in panzuta pensione,
mezza assemblea parlamentare delegittimata, una dozzina di spie Usa, è seguito
l’anticlimax, il down,
dell’Argentina.
E anche qui si evidenzia la proterva
sciatteria di una stampa che cita fonti, o anonime, o col marchio made in USA
nel colletto. Impressionanti la dovizia di ignoranza faziosa nel “Fatto
Quotidiano” e i trafelati tentativi del “manifesto” di democratizzare da
sinistra la sedizione angloamericana di Hong Kong e Mosca, o, in perfetto parallelo strategico,
le deportazioni di cittadini africani sulle nuove navi negriere. E’ rivelatrice
l’assonanza e il sincronismo col quale esattamente gli stessi reportage, tema
per tema, parola pere parola, escono sui
main stream media di qua e di
là dall’Atlantico. Tipo, il NYT lancia dagli Usa la candidatura presidenziale
di Michelle Obama contro l’obbrobrio Trump e il giorno dopo la rilancia Guido
Moltedo del “manifesto”.
Controcanto al
ritmo di tango
In Argentina niente spazio per le
Ong e, dunque, controcanto al ritmo di un bellissimo tango. Ci ho girato un
documentario, dopo il default e la rivolta popolare del 2001, quando un popolo cacciato al 60% nella miseria nera,
passato dalle case alle baracche nel fango , nella fame e la mortalità
infantile aveva superato quella di inizio ‘900. Lì si è vista la tempra di
questa gente e lo scenario era stato occupato da una danza rivoluzionaria che
ha smosso l’intero paese. Mense sociali, unità di medici per i poveri,
fabbriche espropriate, o da cui i padroni erano fuggite, prese e rimesse al
lavoro, banche assaltate e costrette a restituire, terre requisite ai latifondisti,
scuole inventate nelle bidonville spuntate ai bordi delle metropoli, milioni di
giovani fattisi militanti del riscatto sociale e politico, le Madri di Plaza de
Majo all’avanguardia di tutto, l’inizio della caccia ai generali della
dittatura e alla banda dei vampiri di Menem, presidente che si era venduto pure
i cimiteri. Mobilitazione permanente dalla terra del fuoco al confine con la
Bolivia. E’ l’Argentina in cui poi seppe
istituzionalizzare la rivolta il peronismo di sinistra del Kirchnerismo, con Nestor Kirchner e, dopo la morte del marito,
Cristina Fernandez.
Macrì si era preparato a queste
primarie politiche. Ong, intimidazioni, repressione, terrorismo FMI. Ma né le
Ong della colonizzazione Usa, nè la corazzata mediatica del regime, hanno retto
contro una mobilitazione di popolo dalle radici profonde e dalla presenza
quotidiana. Né è venuta il crollo del macrismo, al di là di ogni speranza, con
il quasi 48% al peronismo del “Frente de
Todos”, dell’accoppiata per presidenza e vicepresidenza, Alberto Fernandez
e Cristina Fernandez Kirchner, contro il 33% di “Juntos por el Cambio” di Macrì. E la vittoria, per la prima volta
nella provincia di Buenos Aires di un candidato nettamente di sinistra Alex
Kicillof, sulla macrista storica Maria Eugenia Vidal. A Macrì resta la
consolazione della capitale e di Cordoba.
Si chiamava “Americas Reaparecidas”
quel documentario, seguito poi da un altro, “L’Asse del Bene” su
quanto seguì in Venezuela, Bolivia, Ecuador, l’A.L.B.A. E anche stavolta la derrota, el fracaso della
controffensiva imperialista potrebbe indicare un camio del vento. Fra poco si
voterà in Bolivia e Uruguay. Il Venezuela resiste. Il Nicaragua ha vinto, il
Messico avanza. Vedremo nella Terza Parte.
Caro Fulvio , evidentemente il Ferragosto mi ha incarognito .
RispondiEliminaInfatti saro ‘ stalinista , saro ‘ anti “ democratico “ .Ma se ad Hong Kong e a Mosca , una buona volta , li prendessero a cannonate e li rinchiudessero in campi di rieducazione , godrei come un riccio .
In culo alla “ democrazia “ dei due pesi e due misure !
Luca .
Dimenticavo , Fulvio , gli amerikani che non hanno piu’ alcun ritegno ed alcun pudore ,che non cercano neanche piu’ di mimetizzare la loro palese ingerenza negli affari interni di QUALSIASI paese al mondo , hanno proposto alla Cina un incontro su Hong Kong ...
RispondiEliminaCome se , dopo che la Cina avesse sponsorizzato ed istigato una rivolta secessionista liberal a New York , durante la quale i manifestanti avessero sventolato bandiere cinesi nei loro assalti ai palazzi del potere ed al JFK , proponesse un incontro a Trump per la risoluzione pacifica della vicenda ...
Il paragone e’ ESATTAMENTE lo stesso .
Quindi cannonate e campi di rieducazione come se piovesse .Che si fottano la “ democrazia “ e la “ convivenza pacifica “ dei popoli .Con gli amerikani la via della trattativa e del confronto diplomatico in un contesto civile e’ assolutamente inutile e controproducente .
Ripristinare una bella cortina di ferro e di bambu’ , fottersene dei paesi occidentali , un bell’arsenale atomico puntato sugli amerikani , e confini armati fino ai denti a tenere sotto pressione i paesi lacche’ dell’ imperialismo .
Amerikani , imperialismo e lacche’ dell’ imperialismo .Le parole sono importanti .Avere rinunciato a questa terminologia , come padroni e lotta di classe , fa il paio con le piu’ recenti ministra,presidenta , migrante .Con le parole vengono sconfitte le idee che rappresentano.
Cannonate e campi di rieducazione anche per i revisionisti del Vocabolario !
Convivenza civile , diritti e “ democrazia “ un bel cazzo !!!!!!!!!!!
Luca.
Scusami Fulvio se re-invado il tuo spazio ( forse che , a forza di scriverne , sono stato contagiato dai molestatori seriali ? ),
RispondiEliminama leggendo un sacrosanto articolo di RT sul sipario calato dai MSM amerikani ed uccidentali su imponenti proteste antigovernative in Honduras e Brasile , mi sono re -incazzato .Possibile che nell’anno di grazia 2019 , l’epoca in cui grazie ad internet si doveva sapere tutto di tutti , l’ “ informazione” sia tornata ai livelli degli anni 50 ,quelli del maccartismo e della caccia alle streghe . Anzi , perfino peggio .Infatti nei paesi occidentali degli anni 50 ( Francia , Inghilterra , Italia , Scandinavia ) organi di informazione di sinistra ampiamente diffusi ( esempio italiano L’ Unita’ ) davano una versione dei fatti del mondo alternativa rispetto a quella filo-occidentale .
Oggi tale liberta’ e’ negata .Non esistono piu’ mezzi di informazione alternativi al mainstream . Quei pochi giornalisti che si azzardano a ragionare in maniera diversa dal coro vengono fatti passare da pazzi , o innocui nostalgici da compatire con un sorrisetto di superiorita’ , o da “ complottisti “ , un epiteto che e’ un classico ,un po’ come quei colori che stanno bene con tutto .
Quindi re-invoco cannonate e campi di rieducazione .Stavolta su redazioni ed emittenti tv .
P.S.
Giuro che queste sono le ultime cannonate .
Luca .
Luca@
RispondiEliminaPossibile, possibilissimo.
Però i mezzi alternativi ci sono e come. C'è RT, preziosissimo, c'è Telesur, ci sono moltissimi siti con newsletter statunitensi, forse i migliori, c'è anche robetta da noi, anche se non sempre impeccabile. Il fatto è che gli italiano non sanno l'inglese, gravissimo handicap.
Quanto a cannonate, sparane quante vuoi. E' che gli fanno poco effetto.
Buona domenica.
Grazie Fulvio ,
RispondiEliminaBuona domenica anche a te .
Eh gia’ , senza volersi un po’ acculturare , e magari sbattersi un po’ , queste fonti di informazioni non si trovano .
E quindi le masse , anche per colpa loro , si affidano al MSM , che invece e’ facilmente accessibile e porta avanti la voce del padrone a reti unificate .
Luca.
bisognerebbe, una volta per tutte, ripagare l'occidente con la sua stessa moneta. i governi russo e cinese dovrebbero iniziare a finanziare contemporaneamente le vecchie Pantere Nere, i suprematisti bianchi, gli irrededentisti messicani degli stati del sudovest (che una volta appartenevano al Messico), i nativi americani, i secessionisti scozzesi, gallesi e inglesi (esiste anche un movimento per l'indipendenza dell'Inghilterra dal Regno Unito) e i repubblicani nord-irlandesi. sai che casino verrebbe fuori...
RispondiEliminaLa Palestina, argomento sempre attuale ma riceve sempre poca attenzione. Quella poca poi è nella migliore delle ipotesi equidistante fra aggrediti ed aggressori, dove i primi vengono considerati poco più degli animali potenzialmente pericolosi, per i quali le regolari uccisioni sono da considerare una dolorosa (ma neanche tanto) necessità ed il titolo anche del fatto non lascia dubbi sulla posizione dell'articolo, su quale sia la verità ("lanciati dei missili dalla Striscia").
RispondiEliminahttps://www.ilfattoquotidiano.it/2019/08/18/gaza-militari-israeliani-uccidono-tre-palestinesi-al-confine-in-serata-lanciati-razzi-dalla-striscia-ma-hamas-nega-coinvolgimento/5393870/
Dove sono finiti gli attivisti del M5S andati in Palestina, e precisamente nei territori occupati, a denunciare coraggiosamente tale occupazione, oltre all'informazione volutamente confusa ed asimmetrica?