Roma-Napoli: tra stelle e bandiere cadute
12 OTTOBRE: LIBERIAMO L’ITALIA
Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello! (Dante Alighieri)
Il 12 ottobre a Roma
manifestazione nazionale per la liberazione dell’Italia dalla colonizzazione
UE, Nato e Usa. Manifestazione che io vorrei definire, con consapevole soddisfazione
e alla faccia dei vendipatria, sovranista e populista, due aggettivi qualificativi
la cui radice sta in sovranità e popolo,
concetti-principi fondanti della libertà e autodeterminazione di individui,
comunità e popoli. E necessariamente detestati dall’establishment globalista
perché percepiti, a ragione, agli antipodi del suo progetto di livellamento
oligarchico mondiale. La manifestazione è la prima del suo genere e arriva
tardi, se pensiamo alle spaventose manomissioni e devastazioni operate sul
nostro territorio, sulla nostra storia, sulla nostra identità e, dunque sul
futuro dei nostri figli (come su quelli dei popoli sradicati e poi schiavizzati
dove conviene al capitale) dal progetto antinazionale, antidemocratico,
antiumano, della globalizzazione capitalista travestita da progressismo. Ma,
per fortuna, la mobilitazione arriva e io le auguro ogni successo e ne sono
partecipe per l’auspicio e la determinazione che esprime nella sua parola d’ordine
“Liberiamo l’Italia”: riaffermare sovranità popolare e nazionale, indipendenza,
autodeterminazione, uguaglianza e socialismo.
Non sarò presente perché non mi trovo in sintonia con quella
parte dell’organizzazione che ho conosciuto
a Roma e nel Lazio e che ritengo spuria, indistinta, con presenze che non
corrispondono ai criteri per me essenziali nella lotta per gli obiettivi sopra
elencati. Per semplificare: mi sta bene la nazione sovrana, ma non coloro che
si fermano lì senza condizionarla a una precisa organizzazione della società in
termini di rivoluzione sociale. Sono d’accordo con Fusaro, ma non con le sue
frequentazioni di Casa Pound. Apprezzo il lavoro di Maurizio Blondet per
smascherare l’inganno della “guerra al terrorismo”, ma dal suo cattolicesimo
integralista e dal suo sostrato fascista mi dividono oceani di ripulsa dell’atroce
pensiero unico cristiano, cattolico o altro, matrice di ogni infelicità e
ingiustizia umana, e di rifiuto del gerarchismo totalitario, fascista o altro.
Kermesse 5 Stelle: vedi Napoli e muori?
Negli stessi giorni, ho preferito dare un’occhiata alla
festa nazionale del Movimento 5 Stelle a Napoli, nel decimo anniversario della
sua esistenza e nelle temperie, tra tragiche, grottesche e rivoltanti, della
sua metempsicosi. Kermesse che ci presenta un MoVimento che ha subito una
metamorfosi del tutto analoga a quella del romanzo di Kafka: da essere umano a
scarafaggio, da uomo contrassegnato da nome e cognome, a insetto senza nome,
identico a miliardi di altri nella categoria globale degli scarafaggi. Non
credo che mi capiterà l’occasione per un’invettiva nei confronti del “capo
politico”, responsabile primo di un’operazione che ha i tempi brevi e miopi della
scaltrezza e smarrisce completamente i tempi lunghi e lungimiranti dell’intelligenza.
Ma, dal momento che non sarebbe il primo incontro con lui, potrò forse
formulare una domanda ad Alessandro Di Battista, sempre che presenzi, sortito dalla
marginalità in cui certamente gli eventi, probabilmente il volere del “capo” e,
magari, lui stesso, lo hanno relegato.
La domanda è semplice: “E ora cosa farai? L’Alessandro
Di Battista, o lo scarafaggio anche tu? Ripieghi sul giornalismo e ci regali
altri splendidi racconti sulla condizione di uomini e cose nel tempo della
dittatura del capitale imperiale e della lotta e sofferenza dei dominati, come
hai egregiamente saputo fare dall’America Latina? O fai appello al corpo sano
del MoVimento che rifiuta la metamorfosi e si rifà alle ragioni per le quali
milioni hanno rotto il sonno ipnotico indotto dai trasformatori di uomini in
insetti, si sono incontrati, si sono organizzati (poco), e hanno sfondato la
porta del Truman Show? Milioni che oggi rumoreggiano, si agitano, ma sono fermi
al turbamento e che potrebbero avere da te, e da molti altri vicini a te, l’innesco,
l’indirizzo, la via”.
Ben venga perciò la prima manifestazione nazionale per la
lotta di liberazione anticoloniale dell’Italia. Ma ben venga anche la rottura
dell’omertà, o la frantumazione di quel T.I.N.A. a 5 Stelle (“Non c’è
alternativa”) che passivizza iscritti, elettori, sostenitori, “grillini” veri, rispetto
ai taumaturghi fedifraghi, Di Maio e Grillo e i loro giannizzeri da poltrona. L’uno
azzerato dall’opportunismo di corto respiro, l’altro dalla fregola del
paradosso bizzarro che, a forza di “épater le bourgeois” con focarelli d’artificio
verbale, finisce col normalizzare ogni cosa. Fatemi sognare e credere che il
presente si salvi e salvi il futuro con l’incontro tra queste due realtà,
prospettive, volontà. Tra chi, nel MoVimento, non si rassegna a vedersi ucciso
da bambino, come implicito nel meretricio PD-Di Maio-Renzi, e chi ha capito che
lo sfondamento del Truman Show sta nell’uscita dal reality UE, Euro, Nato e nel
recupero di identità e sovranità. E della Storia.
Senza Storia non c’è storia
https://www.youtube.com/watch?v=ZJFF0f8geaE , canzone per Anita
Diceva Cicerone: “La storia è testimonianza del passato,
luce di verità, vita della memoria, maestra di vita,
annunciatrice dei tempi antichi.” E’ dunque, la Storia, da cancellare per coloro che ci
vorrebbero anonimi, acefali, amorali cartacce al vento. Come tanti ragazzi a
cui si vorrebbe, in omaggio alla demagogia gretiana, dare il voto a 16 anni, ma
che, in stragrande maggioranza, non sanno minimamente da dove vengono e, quindi,
non dovrebbero turbarsi eccessivamente per non sapere dove sono e dove vanno, essendo
dopati dal cellulare nel cui nulla affondano. E quindi sono proficuamente manipolabili.
A scuola la Storia, la Geografia, la Storia dell’arte vanno esalando l’ultimo
respiro. Per duemila anni non erano riusciti a far vincere la bibbia su Omero e,
per mille, San Tommaso su Aristotele, ma oggi un liceale non sa chi era
Garibaldi e perché Mameli scriveva fratelli d’Italia e come gli rispondeva
Radetzky e cosa è successo tra Cimabue e Caravaggio. Ripete a manetta l’annuncio
di apocalisse di Greta Thunberg e degli speculatori della Green New Economy,
ma non conosce la differenza tra governo e parlamento. Che dunque voti.
Per dire che, se si vuole
liberare l’Italia, bisogna anche sapere che cosa si sta liberando e da cosa e chi
ce l’ha insegnato dai tempi dei tempi. Banalmente: senza radici niente tronco e
niente fioritura. Se togli una creatura vivente dal suo contesto, storia,
comunità, ambiente, che sia lupo, cammello, rondine, o essere umano, ne fai un
apolide perenne. Ne hai reso vane le zanne, la gobba, le ali. Fatelo sapere ai
naives che si sono fatti abbindolare dalle Ong della tratta. E ciò per cui si è
combattuto per secoli, scrivendo, dipingendo, scolpendo, costruendo, difendendo,
versando lacrime e sangue, ciò che già Raffaello, esigendo dai papi devastatori
la custodia dei suoi beni storici e naturali, chiamava “Italia”, che spiega perchè
ora tocca a noi e come farlo. Altrimenti sembriamo solo dei bambini che
invocano la giostra. La canzone di cui vi ho scritto il link onora una donna
che ci ha insegnato quello e anche come si conquista la parità di genere.
Qualcuno, forse, si
aspettava da me qualche commento sul trapasso di Conte, vero uomo per tutte le
stagioni, come Agostino Depetris, funambolo tra destra e sinistra, e sulla bilderberghizzazione
dell’ometto svelto di Pomigliano d’Arco. Ma confesso che per ora non me la
sento, al solo pensiero di quanto ora dopo ora, giorno dopo giorno, quelli di
Di Maio vanno rovesciando nel contrario dell’assunto originale, mi esplode l’orticaria.
Su ogni atto compiuto, o da compiere, fanno svettare la demagogia come fosse il
vessillo di Napoleone ad Austerlitz. Il taglio di 345 parlamentari come fosse
la presa della Bastiglia e non l’ulteriore oligarchizzazione delle istituzioni.
L’eliminazione del contante, che confonde la maggioranza anziana della
popolazione, ma fa prosperare le banche e la sorveglianza sui dominati, come
fosse il trionfo sul criminale evasore. Che sarebbe l’idraulico dei 20 euro e
mica i signori Caltagirone (Cementir), Agnelli-Elkann (Fiati, ora FCA), o Berlusconi
(Mediaset), che spostano la sede e il pagamento delle tasse (quasi niente) in
Olanda e, insieme a delocalizzatori e precarizzatori vari, sottraggono al paese
ogni anno sui 18 miliardi, un punto di PIL. Cosa che, avendo ognuno di questi
signorotti a disposizione un potente mezzo di comunicazione, al volgo non
risulta.
Pochi, ma
eunuchi
Con meno commensali a tavola,
dice il miniquisling giallo, si fa prima e si spende meno. E i media di cui sopra
non vi diranno che, come mi hanno spiegato Sandra e Mario, più perspicaci di me
che un po’, al taglio, ci avevo creduto, se calano i rappresentanti rispetto a quanti
li eleggono, e non calano le lobby, la scelta dell’elettore si riduce e il potere
delle lobby (mafia, palazzinari, massoni, Nato, Monsanto, Soros, UE, clero…. )
cresce. La meta è fare di quello europeo il modello di tutti i parlamenti: un’assemblea
di eunuchi, tutti chiacchiere e distintivo, nell’harem dove altri si divertono.
Del resto, a sentire parlare
il povero Bonafede di “carcere ai grandi evasori”, il ministro giallo-nero dell’economia,
Gualtieri, ha avuto la reazione di Ercole davanti all’Idra. La
stessa manifestata dai caritatevoli, umanissimi giudici della Corte Europea dei
Diritti Umani, quando hanno deciso che ai boss mafiosi, seppure mai pentiti e
mai parlanti, per quanto stragisti e incistati in politica ed economia, vanno
concesso i permessi, le libertà provvisorie, i domiciliari e ogni altro
strumento che possa permetterne il “recupero morale e la riabilitazione!”.
Altro modo per dire: l’operatività. Come farebbero gli Stati capitalisti senza
la mafia?
Del resto, avete visto che
maggioranza intruppata appresso a quei provvedimenti che, come il, peraltro benemerito,
reddito di cittadinanza che aveva “sconfitto la povertà”, inaugurano l’era delle
riforme costituzionali (ancora!) ? Il taglio dei propri zebedei l’ha votato
tutto l’arco anticostituzionale. Dalla destra sorosiana dei naviganti per
grazia Ong, alla destra delle mezze misure di Articolo 1, alla destra papalina
e grandoperista del PD, alla destra dalle mani leste renziana, alla destra
mafiosona di sappiamo chi, alla destra alla Bava Beccaris di FdI. Stranamente,
ma per pura fregola di dare visibilità all’atomo (peraltro di uranio sorosiano
anch’esso), ha votato contro l’ultradestra di +Europa.
Bravi e pravi, a seconda
Nel frattempo il mondo va avanti. A
forti scossoni. Il manuale di un monaco cistercense scismatico del ‘200, ritrovato
nel baule del trisavolo in soffitta, mi indica un criterio semplice semplice
per capire chi bravo e chi è pravo nelle contese. Dice che, se i papi o
imperatorti plaudono, si tratta di pravi, se deprecano, lamentano, o
minimizzano e occultano, abbiamo a che fare con i bravi. E allora ecco un viatico
per guardare, senza occhiali mediatici, agli eventi in corso.
Ecuador: un popolo di lavoratori, donne,
studenti, indigeni, in rivolta contro un presidente fellone, Lenin(!) Moreno,
che s’è venduto il paese (e Assange) agli Usa e all’FMI in cambio di prestiti
miliardari e misure che radono al suolo ogni prospettiva di benessere dei
tanti. Hanno occupato il parlamento e proclamato “L’Assemblea del Popolo”, il
governo è scappato dalla capitale Quito a Guayaquil, seconda città del paese e feudo
dei signorotti suoi complici. Era già successo ed è andata bene: presidente
Rafael Correa, uno dell’A.L.B.A. bolivariana. Il suo vice, questo Moreno, aveva
finto di assecondare l’emancipazione del paese e del suo popolo, di liberarlo
dalle manomissioni e devastazioni delle multinazionali del petrolio. Una volta
eletto, ha gettato la maschera. Un auto-regime
change.
http://www.resumenlatinoamericano.org/2019/10/08/ecuador-todas-las-imagenes-de-la-lucha-popular-en-quito-la-policia-de-moreno-tiro-a-matar/
Accadimenti analoghi nella martoriata,
da terremoti, dall’ONU e dai Clinton, Haiti, contro un altro presidente ladro e
venduto, Moise, installato da Washington. In Grecia, nuove massicce
manifestazioni contro il governo che, d’accordo con Tsipras (del quale ancora
formicolano alcuni detriti in Italia), ha concesso agli Usa tre nuove basi
militari, tra le quali una sul Mar Nero, chiaramente puntata contro la Russia.
L’inversione della tradizionale politica estera filorussa e filopalestinese
della Grecia era già stata anticipata dagli accordi tra Tsipras e Netaniahu per
la completa messa a disposizione del paese alle forze armate israeliane. Per
essersi calata ogni indumento davanti a UE e Nato e aver ridotto così la sua
gente allo stato naturale della povertà, la Grecia oltre alle basi Usa, che ne
fanno obiettivo di guerra, ha anche il privilegio di ospitare più profughi di ogni
altro paese europeo. In compenso guai se non sta ai memorandum e al fiscal
compact.
Brevi cenni sull’universo
Dall’altra parte, tra bravi e pravi,
ecco l’angoscioso tumulto anti-Trump dei curdi di Siria, abbandonati da colui
del quale si erano fatti mercenari per strappare, con la scusa dell’Isis
(sgominato dalle bombe Usa, più che dai combattenti curdi), vasti territori
alla Siria abitati da arabi. I meriti per la sconfitta dell’Isis, attribuiti dai
fautori della frantumazione della Siria ai combattenti curdi, sono piuttosto
delle bombe a tappeto Usa, tese più a distruggere la Siria che a eliminare i
jihadisti, ma soprattutto sono al 90% delle forze di Assad. Minacciati dai
turchi di Erdogan e non più protetti più dagli ufficiali pagatori e armieri
americani, i curdi gridano al tradimento e finiscono addirittura a chiedere
soccorso al governo di Damasco, dopo averne cacciato di casa i cittadini nelle
zone occupate abusivamente, con una pulizia etnica applaudita da sauditi e
israeliani. Al netto dei curdi onesti, di cui non si ha notizia, ma che
sicuramente esistono, questi fottitori fottuti, celebrati dai conniventi come
femministi, democratici, ecologisti, federalisti e dunque santi, sono quanto di
peggio è stato fatto scaturire in Medioriente dall’interessamento occidentale.
Comunque, tutta l’operazione ha per
obiettivo quello di garantire a Erdogan il famigerato cuscinetto di 30 km all’interno
della Siria, dal quale avere mano libera soprattutto per rilanciare, quando del
caso, i suoi miliziani Isis e Al Qaida contro la Siria. Infatti il ritiro Usa si
limita per ora ai pochi militari presenti in quella striscia, e lo sbattimento di
sciabole di Erdogan cesserà una volta guadagnato il controllo di questa “zona
di sicurezza”. Gli “aita aita!” dei valorosi curdi non sono che fuffa. La
strategia dei triplici squartatori della Siria, Usa, turchi e curdi, con a
fianco Israele, Nato e petromonarchi, non ne subirà riflessi negativi. Si
tratta soltanto di dividersi le porzioni, a seconda dei rapporti di forza.
In Iraq, sollevazione contro il
governo nel Sud del paese, dopo che il premier Abdel Mahdi aveva denunciato
Israele per i bombardamenti effettuati in giorni recenti e le Unità di Mobilitazione
Popolare, decisive nella sconfitta dell’Isis e nella liberazione di Mosul,
avevano chiesto la fine dell’occupazione Usa e si erano schierati in appoggio
alle forze governative siriane. Sostanzialmente la grande vendetta Usa-Nato,
tramite insurrezione colorata, per la sconfitta inflitta agli ascari Isis, quasi
simultanea anche in Sudan e Algeria, finalizzata a regime change che riordinino
la regione del petrolio. Di quel petrolio che, con Greta, si giura di voler
abolire.
Regime change a Washington
Così anche per quanto concerne gli sconquassi
a Washington. Lì un autentico golpe dello Stato Profondo Usa, guidato dall’Intelligence,
con cui i Democratici nostalgici della Gorgone Hillary, dopo il gigantesco flop
del Russiagate, e ora l’altrettanto fasullo Ucrainagate, stanno facendo pagare
all’uomo dalla cotenna arancione i suoi tentativi di abboccarsi con russi e
nordcoreani e i suoi reiterati tentativi di ritirare truppe Usa qua e là. Non
per nulla Stefano Feltri, del Fatto Quotidiano e di Bilderberg, avalla una
congiura di Trump contro Biden, candidato democratico alla presidenza, già di
suo parecchio rincoglionito, per occultare lo scandalo vero.
Quello grazie al quale, dopochè i
Democratici di Obama e Hillary Clinton avevano allestito il colpo di Stato a Maidan,
con relative vittime, e le multinazionali Usa avevano saccheggiato il paese come
la Russia sotto Eltsin, il sodale Biden aveva piazzato il figlio Hunter nel CDA
dell’ucraina Burisma Holdings, malfamatissima società del gas. Hunter, non
sapendo una cippa di gas,non appariva mai, ma prendeva 50.000 dollari al mese.
Per cui fu indagato, insieme a tutta la direzione, da un temerario procuratore,
Victor Shokin. Che fece allora papà Biden? Minacciò di non far arrivare a Kiev
i miliardi di aiuti stanziati se il presidente, Poroshenko, non avesse cacciato
Shokin e posto fine alla seccatura.
Ve l’hanno raccontato questo i
giornali e gli schermi? Non ve l’hanno raccontato, ma vi hanno sbaragliato i
neuroni con la fola che Conte e Trump hanno collaborato a fare del male a Biden.
Semplicemente perché un ministro
statunitense è venuto qui per accertarsi di quali mene fossero complici i
servizi italiani. Roba che, dal 1945, non c’è governo Usa che non l’abbia fatta.
Perché se è vero che peggio di Trump ci
sono solo gli anti-Trump, e peggio di Salvini ci sono solo gli anti-Salvini,
peggio dei nostri editori e redattori non c’è proprio niente.
Piccoli, miseri cenni dell’universo.
Valutate voi. Basta che i vostri voti, per essere giusti, siano il contrario di
quelli dei media.
Il presidente Trump può essere criticato per vari aspetti,ma è sincero. I Curdi dell'YPG hanno ricevuto armi e finanziamenti per milioni di dollari dall'amministrazione Obama-Hillary, e li hanno usati per costruirsi un "Grande Kurdistan" a scapito della popolazione araba di Siria ed in parte anche dell'Iraq. La narrazione "democratically correct" secondo la quale "finalmente in Medio Oriente compare una entità laica, democratica, femminista, a combattere l'Isis ed implicitamente l'arretratezza dei misogini ed ignoranti arabi" è passata ed viene data come assioma sui principali media nostrani. Va bene la condanna dei missili turchi ma non ho visto nessuna critica ad Israele per i suoi missili su "obiettivi siriani". Nessuno nei giornali fa rilevare questa asimmetria?
RispondiEliminaProprio poco fa su RAI3 dopo un'intervista a Bianca Berlinguer, il conduttore ha introdotto Mario Calabresi, con queste parole " quando aveva due anni suo padre fu assassinato da un commando di Lotta Continua", senza raccontare i precedenti riguardanti il ferroviere Pinelli,i processi impostati sulle testimonianze del pentito Marino, le contraddittorie sentenze e facendo quindi passare Lotta Continua come una organizzazione terrorista.
RispondiEliminaUn'interessante intervista a Mihajlovic: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-Mihajlovic_%C2%ABvi_Racconto_La_Mia_Serbia_Prima_Bombardata_E_Poi_Abbandonata%C2%BB/6_29460/
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