Da Mario Monforte (“Il Ponte”) ripubblico in calce questa denuncia dei No Tav sulle commistioni TAV-MAFIE-+EUROPA venute alla luce
da iniziative della magistratura, fatti di cronaca e episodi già rivelati in
passato da indagini degli stessi NO Tav (criminalizzati e perseguitati anche
per questo). Commistioni occultate dai media in coerenza con l’etica del
giornalismo italiano e dei suoi organi rappresentativi, escluso l’altrimenti
malemerito “Fatto Quotidiano”.
Si tratta di fatti sconvolgenti, ma non
sorprendenti, relativi agli interessi e
complicità che muovono quest’opera inutile, di spreco spaventoso e dalle
conseguenze distruttive sul piano ambientale, sociale e politico. Una Grande
Opera, grande esclusivamente per le dimensioni della devastazione e il tasso di
cinismo di chi ne trae profitto, contro cui da trent’anni si batte tutta una
comunità e la parte migliore del paese, pagandone un prezzo altissimo in termini
di mazzate poliziesche, giudiziarie e mediatiche. Grande Opera tentacolo di uno
Stato-mafia che ha i suoi consolati, i suoi servizi segreti, le sue forze dell’ordine
su ogni lembo del territorio nazionale. Grande Opera di cui i cittadini
titolari di quella terra hanno percepito la portata regressiva e
delinquenziale, non solo per le comunità e l’ambiente interessati direttamente,
ma anche sul piano morale e culturale che caratterizza l’approccio del
totalitarismo globalista al pianeta tutto e ai suoi abitanti. Se ne dà
testimonianza anche nel mio documentario “Fronte Italia-Partigiani del
2000”.
Opera (No Tav Valsusa, No Tav Terzo
Valico, No Tav sotto Firenze) che, simbolicamente e sul piano della continuità
storica, conferma quello che è, dal 1943, sbarco degli americani in Sicilia in
base a un accordo con la mafia, al di là della “costituzione più bella del
mondo”, il tratto saliente, malavitoso, della classe dirigente postfascista.
Classe di dominanti che carnevalescamente maschera il fascismo postmoderno,
biopolitico e tecnologico, suo e delle società occidentali, facendo inneggiare
all’antifascismo sardine in piazza, corporazioni e caste varie. Dobbiamo a questa
piovra le centinaia di vittime delle stragi da “terrorismo”, ovviamente mai scoperchiate,
se non da teorici del “complottismo”, finalizzate a mantenere in piedi uno status
quo occasionalmente minacciato da ventate di “odio populista e sovranista” per
ladri, ladrocinii e saccheggi. E i militanti No Tav della Valsusa e del Terzo
Valico, più che per aver opposto striscioni ai manganelli, e mortaretti agli
idranti, anche per aver indicato e documentato i consorzi malavitosi che fanno capo
all’impresa, hanno subito indecenti abusi repressivi.
Il tema TAV ha determinato quello che forse
è il più radicale fallimento del governo detto gialloverde e la crisi del Movimento
Cinquestelle che ora, con l’ulteriormente degradante alleanza con PD e renzismo,
minaccia di divenire irreversibile, almeno nei suoi quadri dirigenti. Da una
parte la Lega del demagogo Salvini, asservita in ogni sua componente agli
interessi del grande capitale mafio-neoliberista nazionale ed europeo,
fintamente sovranista e interamente compresa nello schieramento capitalimperialista
dei guerrafondai, devastatori dell’ambiente e fautori di un controllo
orwelliano su un’umanità di sudditi espropriata, livellata e de-identificata.
Dall’altra, in perfetta sintonia strategica, non contraddetta dalle sceneggiate
di sardine e altri, il nuovo partner “nero” dei Cinquestelle,
propagandisticamente e per puro opportunismo bipolarista definito “sinistra” o “centrosinistra”.
Ambedue, nel segno di un bipolarismo finto e di un monopolarismo effettivo, con
davanti lo stesso pifferaio.
A questi due schieramenti minoritari, che
costituiscono la tenaglia mortale a cui Unione Europea e Nato hanno affidato il
controllo e la cattiva sorte degli italiani, guidati in entrambi i casi,
gialloverde e giallonero, nella tradizione del migliore trasformismo italiano,
da un classico prodotto del clerical-atlantismo democristiano, il Movimento
Cinquestelle ha consegnato la sua maggioranza parlamentare. L’altroieri con il
grottesco voto a salve anti-Tav in parlamento, che comunque non metteva
minimamente in discussione, anzi, la subalternità ai soci e al premier, ieri
con lo scandaloso voto all’iperausteritaria Von der Leyen, presidente del
consesso di euro-eunuchi (e già sotto accusa per malversazioni da ministro
della Difesa tedesco) e oggi, nascosto sotto un ridicolo rinvio, con il consenso
al MES, arma-fine-d’Italia.
Vi lascio alla lettura della denuncia
dei No Tav (nel link) e del commento sottostante, nonché a una torta per la
nascita dell’anno nuovo, con sopra alcune candeline anti-mafia e anti-mafiosità:
quella della prescrizione bloccata dal primo giudizio, quella del bavaglio alle
intercettazioni strappato all’ex-ministro PD Orlando (auguri, Alfonso Bonafede),
quella di un reddito che ha tolto dalla miseria due milioni e mezzo di persone.
E teniamo in serbo quella che strappa dagli artigli dei malversatori le
autostrade del paese, altrettante forche caudine, a volte mortali. Per il resto
ci alziamo sulla punta dei piedi e guardiamo oltre le Alpi, nelle piazze e
nelle rotonde di Francia.
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DA MARIO MONFORTE
No tunnel Tav Firenze: per chi ha voglia di brutte notizie
un articolo in cui si parla di come emissari delle ’ndrine incontrano candidati
di FI e +Europa nella compravendita di voti. Tutto per fare il Tav piemontese. Da NoTav.Info: https://www.notav.info/top/ndranghetav-lincontro-tra-il-boss-e-i-parlamentari-di-fi-e-europa-riprendere-i-lavori-in-val-susa/?fbclid=IwAR2vUWMQ834Xx0ZVZZQAmqWVqGId-p8tG1gHtwyCQgXAsGfXuDTnYKc-YHY,
21.12.2019
In quei giorni,
il dibattito sulla seconda Torino-Lione imperversava in tutta Italia. […]
l’analisi-costi benefici del MIT ha attestato che l’opera, oltre a un impatto
ambientale devastante sull’arco alpino, è in perdita per diversi miliardi di
euro. Dopo 20 anni di battaglie, il progetto Tav sembrava ormai arrivato al capolinea.
È in questo momento che boss e
deputati convengono sulla necessità di «dover prendere il
paese in mano». Che
significa? Il punto
di convergenza tra le parti il 24 febbraio è sulla necessità che «i
lavori presso i cantieri della Tav di Chiomonte devono proseguire».
Il resto è storia. Nel maggio 2019 il futuro consigliere
regionale di FdI Roberto Rosso compra da Garacea pacchetti di voti dalle ’ndrine calabresi
e viene eletto con il record di preferenze nella giunta di Alberto Cirio. Il 23 luglio il
governo giallo-verde, per bocca del presidente del consiglio Conte, smentisce
l’analisi costi benefici e annuncia che il Tav verrà finanziato. Il deputato Osvaldo Napoli dichiara «la Tav
va avanti, come il buon senso vuole è una vittoria per l’Italia con ciò si
conferma che l’ideologia della decrescita felice è stata e rimane il piú grande
ostacolo allo sviluppo dell’Italia. Con la decisione sulla Tav, Conte si pone
come naturale punto di equilibrio fra la maggioranza e le opposizioni». Il
9 agosto, a poche settimane dall’insediamento, Cirio visita il cantiere del
tunnel geognostico di Chiomonte in compagnia del direttore di Telt Mario Virano e del consigliere
Rosso, e dichiara «l’opera è irreversibile, è venuto il momento di far
ripartire i lavori».
Questi fatti
sono noti in tutte le redazioni del nostro paese. Nessun quotidiano nazionale né Tg però ne sta
parlando, se non su qualche sperduto trafiletto. Per mesi hanno
pompato ogni minchiata riguardante il Tav, sperticandosi sui dettagli della
cromatura della talpa Federica o il guardaroba delle “madamin”, ma il fatto che
la ’ndrangheta ordini a dei parlamentari di continuare con la piú controversa
opera pubblica in Italia non è degno di nota. Come definire un’informazione del
genere? Distratta? Complice? Collusa? Quanto a questa vomitevole macchina che
vuole spolpare il nostro territorio, nota anche come Tav, che pieghino armi e
bagagli e non si facciano mai piú vedere. A cambiare i cartelli della Val di Susa in Val di Scusa ci pensiamo
noi.
Ho letto questo:
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